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LA COMMITTENZA MEDICEA
NELL’ARTE SACRA
A cura di: Ugo Colasanti
Corso Bosso 2012-2013
Un arredo che testimonia la fine del
Barocco Toscano per seguire la più
contemporanea esperienza del
Barocchetto Romano
INDICE
Premessa
Inquadramento storico e stilistico
Tecniche costruttive adoperate
Stato di conservazione
Interventi di restauro
Glossario
Ormai giunto alla fine del terzo anno di scuola,
prima di incominciare a parlare del lavoro da me
eseguito, vorrei ringraziare il Maestro Simone
Beneforti e la scuola tutta per avermi permesso
sempre di lavorare su arredi di primissima
qualità.
In questo ultimo anno mi è stato affidato il
restauro di un importante inginocchiatoio di
epoca tardo Barocca di appartenenza della
famiglia Medici e attualmente conservato presso
la Villa Medicea di Poggio a Caiano.
Prima di arrivare a parlare del restauro è bene
inquadrare l’oggetto nel suo periodo di
riferimento. È per questo motivo che la mia
indagine parte dalla spiegazione di tale stile,
perché nasce, quali sono i suoi caratteri distintivi
e come il Barocco si sia sviluppato in Toscana
alla corte di Cosimo III dé Medici e qual è stato il
contributo dell’artista Gian Battista Foggini, a cui
con molta probabilità fu commissionata la
realizzazione dell’oggetto.
INQUADRAMENTO STORICO E STILISTICO
L’origine del termine BAROCCO pare risalga al
portoghese aljofre barroco (perla scaramazza di forma
irregolare); l’espressione, passata al francese, ha subito
alluso a qualsiasi cosa dall’aspetto bizzarro.
Diffuso in Europa nel XVII secolo il Barocco veniva
giudicato “l’eccesso del ridicolo” e criticato come un
periodo di degenerazione delle arti.
Dal Concilio di Trento, svoltosi nel 1545, si apre un periodo di
grandi cambiamenti e inquietudini religiose che durerà per
circa vent’anni e prenderà il nome di Controriforma.
Essa fu la risposta alla Riforma Protestante e mirò a
rivoluzionare la Chiesa cattolica dal suo interno, partendo dal
riordino dei propri simboli.
Pertanto l’estetica barocca mira a forviare il sentimento
religioso e a suscitare emozioni dinanzi alla sua
monumentalità.
Caratterizzano lo stile barocco la
ricerca del movimento, dell'energia,
accentuando l'effetto drammatico delle
opere attraverso i forti contrasti di luce
e ombra sia delle sculture che delle
pitture. Anche in architettura è
evidente la ricerca del movimento
attraverso superfici curve e ricche di
elementi decorativi.
I nuovissimi motivi in architettura
influenzarono anche l'arte del mobile,
dell'arredamento e della decorazione
interna. In questi, comunque, il
passaggio fu graduale in quanto alcuni
mobili continuarono a mantenere le
linee del manierismo. Alla fine del
secolo tuttavia funzionalità e comodità
saranno sacrificati al capriccio della
fantasia, dell’ostentazione e del fasto.
L’arredo iniziava ad avere proporzioni
imponenti ed era pensato per
sbalordire
Gian Lorenzo Bernini, “David”, 1624, marmo, Galleria
Borghese (Roma)
I mobili avevano una struttura di tipo architettonico,
con straordinarie lavorazioni ad intaglio ed una
decorazione suntuosa che attingeva a motivi classici
e rinascimentali.
Nel corso del secolo gli scambi commerciali, soprattutto con l’Estremo Oriente,
fornirono agli artigiani grandi quantità di materiali esotici come tartaruga, madreperla,
ebano e palissandro.
Alla fine del Cinquecento i Granduchi avevano costituito a
Firenze botteghe artistiche di beni di lusso con la speranza
di rendere più magnificente la corte e stimolare un’economia
in grave difficoltà. Tuttavia, anche se le botteghe medicee
hanno prodotto mobili di grande qualità, il Barocco si è
manifestato con esiti poco eccellenti. Appare evidente la
ferma appartenenza alla scuola Manieristica del
Gianbologna.
Vere novità stilistiche appartenenti alla piena età Barocca si
possono trovare solo dal 1670, anno in cui salì al trono
Cosimo III de’Medici, penultimo Granduca di Toscana.
Regnò per 53 anni, dal 1670 al 1723. Il suo regno fu
caratterizzato da un forte declino politico ed economico,
punteggiato dalle campagne persecutorie nei confronti degli
ebrei e verso chiunque non si conformasse alla rigida morale
cattolica. Spinto dal forte senso religioso, come stava
accadendo a Roma in quell’epoca, cercò di ristrutturare il
casato dei Medici, anche attraverso il rinnovamento stilistico
che avanzava in quegli anni. Pertanto trovò in Gian Battista
Foggini forte affinità creativa e stilistica.
Jan Frans van Douven : Cosimo III de’Medici
Il Barocco in Toscana
Giovanni Battista Foggini (Firenze, 25 aprile
1652 – Firenze, 12 aprile 1725) fu architetto
e scultore italiano, egli lavoro a firenze
presso la bottega dello zio fino a quando,
grazie all’interessamento del granduca
Cosimo III de' Medici, nel 1673 fu inviato a
Roma per entrare nell'Accademia. Ritornò a
Firenze nel 1676 con un bagaglio di novità
del barocco romano e nel 1685 Foggini fu
nominato scultore di corte, iniziando cosi la
prestigiosa carriera al servizio dei Medici.
Pur operando prevalentemente nel
territorio del Granducato di Toscana, egli
non smise mai di aggiornarsi sulle novità
romane, introducendo a Firenze alcuni
elementi del prossimo stile Roccocò.
Cosimo III de Medici commissionò, durante il primo quarto del XVIII secolo, la
realizzazione di un inginocchiatoio destinato alla corte medicea e collocato, come da
inventario n. 5209 del 1911, nella cappella della Villa Medicea di Poggio a Caiano.
L’inginocchiatoio, da studi condotti dallo storico dell’arte Enrico Colle, riprende
motivi decorativi disegnati dal Foggini per la corte degli ultimi Medici . Le
guarnizioni bronzee, ad esempio, sono assai interessanti e potrebbero derivare da
diversi studi per bocchette eseguiti dall'artista. Tali considerazioni, la linea mossa e
la ricchezza decorativa dell'arredo, favoriscono un riferimento alla produzione
Medicea avvenuta sotto la direzione del Foggini , tra il 1690 ed il 1725.
In questi anni a Roma le tendenze artistiche si
stavano trasformando, soprattutto grazie al
contatto con la casa reale francese. Le corpose
linee del Barocco si stavano alleggerendo spinte
dalla moda francese del Rococò.
Firenze aveva orami assimilato a pieno ma con
gran ritardo le tendenze barocche.
Ciò, come detto, era avvenuto grazie all’opera di artisti come Gian Battista Foggini,
che pur trovandosi in una città fortemente conservatrice, continuava ad avere
contatti con i più grandi artisti romani.
L’inginocchiatoio presenta forti linee barocche
riscontrate nella mossa della predella inferiore
e in quella superiore, dal disegno delle listre,
dalla scelta dei legni nobili e dai tratti corposi
dei sostegni laterali. Dunque le parti intagliate
e dorate risultano esprimere quella corpulenza
propria del Barocco romano, con elementi
stilistici che accennano al contemporaneo
barocchetto, come è possibile riscontrare nella forma del grembiale superiore, che
riprende il motivo a conchiglia proprio del Rococò.
Tecniche costruttive
Al fine di rendere più esplicative le tecniche costruttive nella
realizzazione dell’inginocchiatoio, scomporremmo l’analisi in
due momenti distintivi:
momento 1 – realizzazione della predella inferiore e superiore;
momento 2 – realizzazione delle parti intagliate.
momento 1
La realizzazione delle predelle parte
dalla struttura portante, che nel caso
specifico è costituita da assi di pioppo
longitudinali unite tra loro mediante
colla a caldo. Tali assi vanno a formare
i tavolati che risultano essere i piani
orizzontali delle predelle
I piani sono uniti tra loro nella struttura verticale mediante traverse anch’esse
costituite da un’ossatura di pioppo massello. Le quattro traverse, sono connesse
tra loro mediante incastri a coda di rondine e unite ai piani mediante tasselli di
legno.
A tale punto la struttura portante della predella superiore e di quella inferiore è
completata e talvolta può essere anche l’unica esistente in un mobile, come nel
caso di arredi quattrocenteschi. Proprio dall’epoca barocca in poi gli arredi
diventano più complessi e con essi anche la loro realizzazione. Nell’ebanisteria
vengono adoperati legni più pregiati, più difficili da reperire e molto più costosi.
L’ossatura viene rivestita da lamine di circa 3 mm di essenze lignee nobili, tale
tecnica ha il nome di listratura.
Pioppo per la parte strutturale, legno di palissandro per le listre dei piani e delle
traverse, e legno di ebano per le cornici; essendo queste due essenze lignee di
facile riconoscibilità non è stato necessario effettuare ulteriori analisi.
Dalbergia nigra. Denominazione: Palissandro Rio Diospyros mindanaensis. Denominazione: Ebano
Camagon
Tutte le listre sono state applicate al supporto di pioppo per mezzo di colla a caldo.
Da analisi macroscopica è deducibile che i legni adoperati per la costruzione delle
predelle sono :
Populus Alba. Denominazione: Pioppo
Il rivestimento delle traverse e dei bordi dei piani offre un esempio di alta
ebanisteria, poiché tra le commettiture degli angoli vi è un senso di continuità dato
dal taglio a quartabuono delle listre.
Le cornici sono realizzate con un’anima di pioppo listrate con legno di ebano,
testimonianza della rarità di tale legno nell’epoca di realizzazione dell’arredo, e nella
destrezza dell’artigiano che lo realizzò.
I sostegni verticali delle due predelle, i quattro piedi
d’appoggio, e le due decorazioni a grembiale, sono
state realizzate con legno massello di tiglio.
Tilia Parvifolia. Denominazione: Tiglio
Per le due colonne laterali ed i due
grembiali l’artigiano intagliatore è partito
dalla sbozzatura di quadrelli di legno
mediante sega, avvicinandosi il più
possibile alla sagoma finale delle parti;
per poi proseguire il lavoro di intaglio
mediante scalpelli dritti e ricurvi, detti
anche sgorbie
momento 2 – realizzazione delle parti intagliate.
Per la realizzazione dei quattro piedi, l’artigiano è partito dalla tornitura di quattro
dischi, che si avvicinassero il più possibile alla sagoma finale; per poi terminare il
lavoro con le sgorbie.
Le parti così ottenute, dopo una leggera
levigatura, sono poi state dorate a guazzo
mediante foglia d’oro.
Per la realizzazione delle bocchette in bronzo, l’artigiano è partito dalla
realizzazione di un modello scultoreo in cera, tramutando in volumetrie il disegno
preparatorio. Su tale modello in cera ha effettuato una camicia di argilla, lasciando
dei fori per la colata di bronzo. Tale tecnica prende il nome di fusione a cera
persa, in quanto durante la colata di bronzo fuso all’interno dello stampo in argilla
il modello in cera scioglie.
I bronzi sono stati successivamente dorati al mercurio, tecnica ormai soppiantata
dalla doratura con bagno galvanico dopo la scoperta della tossicità del mercurio
stesso.
Stato di Conservazione
Da una prima analisi l’inginocchiatoio risulta
complessivamente in un discreto stato di
conservazione, presentando alcune delle classiche
problematiche dovute all’ubicazione in contesto
museale.
Su tutte le superfici si presenta un grosso aggregato di
particellato atmosferico;
le predelle presentano parti con mancanza di coesione fra il supporto di pioppo e la
listratura sovrastante e macchie dovute a sgocciolature d’acqua, nonché sbiancamenti
della vernice dovute all’esposizione alla luce;
Particolare a luce diffusa del piano della predella superiore
si rileva inoltre la presenza di lacune di listratura di palissandro nelle fasce dei piani;
Particolare a luce radente della fascia del cassetto della predella superiore
e mancanze di porzioni delle cornici di ebano che connettono i piani orizzontali
a quelli verticali;
Tutte superfici sono interessate da fori di sfarfallamento ben visibili e presenza
di rosume, dovuti ad un forte attacco da parte di insetti xilofagi.
Le parti intagliate e dorate a guazzo risultano parzialmente consumate e in alcuni
punti senza coesione con il supporto ligneo, ed emergono parti assenti o addirittura
mancanti;
i quattro piedi intagliati e dorati a guazzo risultano
anch’essi parzialmente consumati e le parti più
esterne presentano ammaccature e rotture;
tutte le superfici dorate risultano particolarmente opache, poiché su di esse vi è
presente un consistente strato di residui grassi ed untuosi, che hanno
conglomerato particellato atmosferico.
Interventi di Restauro
l’intervento di restauro è avvenuto secondo i criteri dell’ormai consolidata teoria
conservativa, tesa al recupero della leggibilità dell’opera, mantenendo tuttavia la sua
originalità e integrità fisica.
Fasi Operative:
- rimozione dei bronzi e successiva asportazione del particellato atmosferi
- disinfestazione con antitarlo per legno: PER-XIL 10, composto di permetrina e
solvente (isopor j), dato prima a pennello e poi a siringa, fino a completa
imbibizione
-dopo aver rimosso le parti intagliate dalle predelle, si è provveduto alla ricostruzione
delle parti mancanti:
la mancanza di un “chiocciolo” è stata integrata con un pezzo di legno di tiglio,
uguale al legno originario, sagomato seguendo la linea del volume maggiore, ed
incollato mediante colla a caldo (colla di bue);
- le parti dorate presentavano residui untuosi che
avevano conglomerato particellato atmosferico,
pertanto è stato necessario provvedere alla loro
pulitura utilizzando un’emulsione grassa neutra;
Particolare di un chiocciolo intagliato, con visibile riscontro dei risultati della pulitura selettiva, dalla parte
sinistra (non trattata) e la parte destra (emulsionata)
- gli eventuali residui di emulsione sono stati rimossi con cotone idrofilo White spirit;
- le mancanze nei piedi, non potendo essere ricolmate con legno, sono state
ricostruite adoperando resina epossidica bi componente araldite SV 427;
- il restauro è proseguito con le operazioni di doratura:
le parti che presentavano mancanza di coesione con il supporto ligneo sono
state fermate mediante colletta con rapporto 1:20 (1: colla di coniglio Lapin in
grani – 20: acqua deionizzata) applicata a siringa e preceduta da imbibizione ad
alcool per facilitare la penetrazione della colletta stessa;
- stesura dello stucco, con rapporti 1:13 (colla di coniglio e gesso di Bologna) sulle
parti mancanti di doratura;
- rasatura dello stucco con carta abrasiva molto fine (360);
- stesura del bolo armeno con una colorazione che si avvicinasse il più possibile a
quella originale;
- doratura a guazzo con foglia d’oro a 23 e ¾ Carati; la presa della foglia al bolo
armeno è avvenuta per mezzo di acqua, che per scrupolo operativo è addizionata
in rapporto 1:10 con colla di pesce già preparata (1:24), e qualche goccia di alcool
etilico per sgrassare eventuali untuosità;
- si è poi brunito l’oro nuovo mediante pietra d’agata;
- patinatura dell’oro nuovo, in modo da renderlo più similare nelle sue consumature e
nella sua lucentezza a quello già esistente; tale operazione è stata effettuata mediante
una miscela di alcool etilico denaturato 99%, pigmenti, cera d’api e cera carnauba.
- Il restauro prosegue sulla lavorazione delle predelle,
- la presenza di sgocciolature d’acqua e le sbiancature della vernice hanno
reso indispensabile una pulitura selettiva a base di Solvent gel (100 ml di
alcool, 20 ml di Ethomeen, 2 gr di Carbopol, poche gocce d’acqua);
- reintegrazione delle parti mancanti della listratura delle fasce dei piani con legno di
palissandro rio;
- e nelle cornici con legno d’ebano;
- alla scollatura delle listre si è ovviato, dove possibile, mediante l’uso del termocauterio,
riattivando la colla sottostante già esistente ;
- nei casi in cui non era possibile riattivare la colla originaria in quanto insufficiente, si è
intervenuti mediante foratura e iniezione di colla forte calda mediante siringa, in modo da
non dover necessariamente rimuovere la listra dal supporto;
- è stato necessario rimuovere piccole porzioni di cornici, che presentavano mancanza di
coesione col supporto ligneo, pertanto sono state rincollate mediante colla a caldo;
- il restauro dell’inginocchiatoio volge al termine con le operazioni di finitura; stuccatura a
finire (amalgama di gesso di Bologna, pigmenti e colla a caldo),
- pertanto si è
verniciato l’arredo
utilizzando
gomma lacca Angel,
sciolta in alcool etilico
denaturato al 99%.
si è provveduto ad assemblare le due predelle con i montanti verticali, e si sono
ricollocate le bocchette di bronzo dorato, dopo averle ripulite da una leggera
ossidazione.
- Nel rispetto della tradizione artigiana la stesura e la lucidatura della vernice è avvenuta
per mezzo di tampone, olio di vasellina e polvere di pomice, partendo dalla vecchia
patina originale;
TAMPONE
Prima… …Dopo
Fine
- Araldite SV427
GLOSSARIO
- Bolo Armeno
- Colla di coniglio
- Colla a Caldo
- Colla di pesce
- Cere da legno:
La cera carnauba
La cera d’api
- Emulsione Grassa Neutra
10 ml ACQUA DISTILLATA
4 ml TWENN 201
90 ml LIGROINA, poco per volta miscelando 2
Proteine, gesso
+ gocce di acido acetico + gocce d’ammonio idrossido
6
7
8
5 9ph
Oli, grassi, resine
2 - (miscela apolare di idrocarburi alifatici,utilizzato come solvente nelle fasi di pulitura)
1 - ( tensioattivo neutro derivato dall’ossido d’etile, solubile in acqua ed alcol)
- Foglia D’oro
- Gesso di Bologna
- Gommalacca Angel
Gommalacca naturale ANGEL
Gommalacca naturale e decerata
- Polvere di pomice
- White Spirit denaturato
- Per-xil 10
100 ml alcool etilico
20 ml Ethomeen (tensioattivo alcalino)
2 g Carbopol (addensante polimerico)
Poche gocce d’acqua denaturalizzata
- Solvent gel
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Importante Inginocchiatoio proveniente dalla Villa Medicea di Poggio a Caiano

  • 1. LA COMMITTENZA MEDICEA NELL’ARTE SACRA A cura di: Ugo Colasanti Corso Bosso 2012-2013 Un arredo che testimonia la fine del Barocco Toscano per seguire la più contemporanea esperienza del Barocchetto Romano
  • 2. INDICE Premessa Inquadramento storico e stilistico Tecniche costruttive adoperate Stato di conservazione Interventi di restauro Glossario
  • 3. Ormai giunto alla fine del terzo anno di scuola, prima di incominciare a parlare del lavoro da me eseguito, vorrei ringraziare il Maestro Simone Beneforti e la scuola tutta per avermi permesso sempre di lavorare su arredi di primissima qualità. In questo ultimo anno mi è stato affidato il restauro di un importante inginocchiatoio di epoca tardo Barocca di appartenenza della famiglia Medici e attualmente conservato presso la Villa Medicea di Poggio a Caiano. Prima di arrivare a parlare del restauro è bene inquadrare l’oggetto nel suo periodo di riferimento. È per questo motivo che la mia indagine parte dalla spiegazione di tale stile, perché nasce, quali sono i suoi caratteri distintivi e come il Barocco si sia sviluppato in Toscana alla corte di Cosimo III dé Medici e qual è stato il contributo dell’artista Gian Battista Foggini, a cui con molta probabilità fu commissionata la realizzazione dell’oggetto.
  • 4. INQUADRAMENTO STORICO E STILISTICO L’origine del termine BAROCCO pare risalga al portoghese aljofre barroco (perla scaramazza di forma irregolare); l’espressione, passata al francese, ha subito alluso a qualsiasi cosa dall’aspetto bizzarro. Diffuso in Europa nel XVII secolo il Barocco veniva giudicato “l’eccesso del ridicolo” e criticato come un periodo di degenerazione delle arti. Dal Concilio di Trento, svoltosi nel 1545, si apre un periodo di grandi cambiamenti e inquietudini religiose che durerà per circa vent’anni e prenderà il nome di Controriforma. Essa fu la risposta alla Riforma Protestante e mirò a rivoluzionare la Chiesa cattolica dal suo interno, partendo dal riordino dei propri simboli. Pertanto l’estetica barocca mira a forviare il sentimento religioso e a suscitare emozioni dinanzi alla sua monumentalità.
  • 5. Caratterizzano lo stile barocco la ricerca del movimento, dell'energia, accentuando l'effetto drammatico delle opere attraverso i forti contrasti di luce e ombra sia delle sculture che delle pitture. Anche in architettura è evidente la ricerca del movimento attraverso superfici curve e ricche di elementi decorativi. I nuovissimi motivi in architettura influenzarono anche l'arte del mobile, dell'arredamento e della decorazione interna. In questi, comunque, il passaggio fu graduale in quanto alcuni mobili continuarono a mantenere le linee del manierismo. Alla fine del secolo tuttavia funzionalità e comodità saranno sacrificati al capriccio della fantasia, dell’ostentazione e del fasto. L’arredo iniziava ad avere proporzioni imponenti ed era pensato per sbalordire Gian Lorenzo Bernini, “David”, 1624, marmo, Galleria Borghese (Roma)
  • 6. I mobili avevano una struttura di tipo architettonico, con straordinarie lavorazioni ad intaglio ed una decorazione suntuosa che attingeva a motivi classici e rinascimentali. Nel corso del secolo gli scambi commerciali, soprattutto con l’Estremo Oriente, fornirono agli artigiani grandi quantità di materiali esotici come tartaruga, madreperla, ebano e palissandro.
  • 7. Alla fine del Cinquecento i Granduchi avevano costituito a Firenze botteghe artistiche di beni di lusso con la speranza di rendere più magnificente la corte e stimolare un’economia in grave difficoltà. Tuttavia, anche se le botteghe medicee hanno prodotto mobili di grande qualità, il Barocco si è manifestato con esiti poco eccellenti. Appare evidente la ferma appartenenza alla scuola Manieristica del Gianbologna. Vere novità stilistiche appartenenti alla piena età Barocca si possono trovare solo dal 1670, anno in cui salì al trono Cosimo III de’Medici, penultimo Granduca di Toscana. Regnò per 53 anni, dal 1670 al 1723. Il suo regno fu caratterizzato da un forte declino politico ed economico, punteggiato dalle campagne persecutorie nei confronti degli ebrei e verso chiunque non si conformasse alla rigida morale cattolica. Spinto dal forte senso religioso, come stava accadendo a Roma in quell’epoca, cercò di ristrutturare il casato dei Medici, anche attraverso il rinnovamento stilistico che avanzava in quegli anni. Pertanto trovò in Gian Battista Foggini forte affinità creativa e stilistica. Jan Frans van Douven : Cosimo III de’Medici Il Barocco in Toscana
  • 8. Giovanni Battista Foggini (Firenze, 25 aprile 1652 – Firenze, 12 aprile 1725) fu architetto e scultore italiano, egli lavoro a firenze presso la bottega dello zio fino a quando, grazie all’interessamento del granduca Cosimo III de' Medici, nel 1673 fu inviato a Roma per entrare nell'Accademia. Ritornò a Firenze nel 1676 con un bagaglio di novità del barocco romano e nel 1685 Foggini fu nominato scultore di corte, iniziando cosi la prestigiosa carriera al servizio dei Medici. Pur operando prevalentemente nel territorio del Granducato di Toscana, egli non smise mai di aggiornarsi sulle novità romane, introducendo a Firenze alcuni elementi del prossimo stile Roccocò.
  • 9. Cosimo III de Medici commissionò, durante il primo quarto del XVIII secolo, la realizzazione di un inginocchiatoio destinato alla corte medicea e collocato, come da inventario n. 5209 del 1911, nella cappella della Villa Medicea di Poggio a Caiano.
  • 10. L’inginocchiatoio, da studi condotti dallo storico dell’arte Enrico Colle, riprende motivi decorativi disegnati dal Foggini per la corte degli ultimi Medici . Le guarnizioni bronzee, ad esempio, sono assai interessanti e potrebbero derivare da diversi studi per bocchette eseguiti dall'artista. Tali considerazioni, la linea mossa e la ricchezza decorativa dell'arredo, favoriscono un riferimento alla produzione Medicea avvenuta sotto la direzione del Foggini , tra il 1690 ed il 1725. In questi anni a Roma le tendenze artistiche si stavano trasformando, soprattutto grazie al contatto con la casa reale francese. Le corpose linee del Barocco si stavano alleggerendo spinte dalla moda francese del Rococò. Firenze aveva orami assimilato a pieno ma con gran ritardo le tendenze barocche.
  • 11. Ciò, come detto, era avvenuto grazie all’opera di artisti come Gian Battista Foggini, che pur trovandosi in una città fortemente conservatrice, continuava ad avere contatti con i più grandi artisti romani. L’inginocchiatoio presenta forti linee barocche riscontrate nella mossa della predella inferiore e in quella superiore, dal disegno delle listre, dalla scelta dei legni nobili e dai tratti corposi dei sostegni laterali. Dunque le parti intagliate e dorate risultano esprimere quella corpulenza propria del Barocco romano, con elementi stilistici che accennano al contemporaneo barocchetto, come è possibile riscontrare nella forma del grembiale superiore, che riprende il motivo a conchiglia proprio del Rococò.
  • 12. Tecniche costruttive Al fine di rendere più esplicative le tecniche costruttive nella realizzazione dell’inginocchiatoio, scomporremmo l’analisi in due momenti distintivi: momento 1 – realizzazione della predella inferiore e superiore; momento 2 – realizzazione delle parti intagliate. momento 1 La realizzazione delle predelle parte dalla struttura portante, che nel caso specifico è costituita da assi di pioppo longitudinali unite tra loro mediante colla a caldo. Tali assi vanno a formare i tavolati che risultano essere i piani orizzontali delle predelle
  • 13. I piani sono uniti tra loro nella struttura verticale mediante traverse anch’esse costituite da un’ossatura di pioppo massello. Le quattro traverse, sono connesse tra loro mediante incastri a coda di rondine e unite ai piani mediante tasselli di legno.
  • 14. A tale punto la struttura portante della predella superiore e di quella inferiore è completata e talvolta può essere anche l’unica esistente in un mobile, come nel caso di arredi quattrocenteschi. Proprio dall’epoca barocca in poi gli arredi diventano più complessi e con essi anche la loro realizzazione. Nell’ebanisteria vengono adoperati legni più pregiati, più difficili da reperire e molto più costosi. L’ossatura viene rivestita da lamine di circa 3 mm di essenze lignee nobili, tale tecnica ha il nome di listratura.
  • 15. Pioppo per la parte strutturale, legno di palissandro per le listre dei piani e delle traverse, e legno di ebano per le cornici; essendo queste due essenze lignee di facile riconoscibilità non è stato necessario effettuare ulteriori analisi. Dalbergia nigra. Denominazione: Palissandro Rio Diospyros mindanaensis. Denominazione: Ebano Camagon Tutte le listre sono state applicate al supporto di pioppo per mezzo di colla a caldo. Da analisi macroscopica è deducibile che i legni adoperati per la costruzione delle predelle sono : Populus Alba. Denominazione: Pioppo
  • 16. Il rivestimento delle traverse e dei bordi dei piani offre un esempio di alta ebanisteria, poiché tra le commettiture degli angoli vi è un senso di continuità dato dal taglio a quartabuono delle listre. Le cornici sono realizzate con un’anima di pioppo listrate con legno di ebano, testimonianza della rarità di tale legno nell’epoca di realizzazione dell’arredo, e nella destrezza dell’artigiano che lo realizzò.
  • 17. I sostegni verticali delle due predelle, i quattro piedi d’appoggio, e le due decorazioni a grembiale, sono state realizzate con legno massello di tiglio. Tilia Parvifolia. Denominazione: Tiglio Per le due colonne laterali ed i due grembiali l’artigiano intagliatore è partito dalla sbozzatura di quadrelli di legno mediante sega, avvicinandosi il più possibile alla sagoma finale delle parti; per poi proseguire il lavoro di intaglio mediante scalpelli dritti e ricurvi, detti anche sgorbie momento 2 – realizzazione delle parti intagliate.
  • 18. Per la realizzazione dei quattro piedi, l’artigiano è partito dalla tornitura di quattro dischi, che si avvicinassero il più possibile alla sagoma finale; per poi terminare il lavoro con le sgorbie. Le parti così ottenute, dopo una leggera levigatura, sono poi state dorate a guazzo mediante foglia d’oro.
  • 19. Per la realizzazione delle bocchette in bronzo, l’artigiano è partito dalla realizzazione di un modello scultoreo in cera, tramutando in volumetrie il disegno preparatorio. Su tale modello in cera ha effettuato una camicia di argilla, lasciando dei fori per la colata di bronzo. Tale tecnica prende il nome di fusione a cera persa, in quanto durante la colata di bronzo fuso all’interno dello stampo in argilla il modello in cera scioglie. I bronzi sono stati successivamente dorati al mercurio, tecnica ormai soppiantata dalla doratura con bagno galvanico dopo la scoperta della tossicità del mercurio stesso.
  • 20. Stato di Conservazione Da una prima analisi l’inginocchiatoio risulta complessivamente in un discreto stato di conservazione, presentando alcune delle classiche problematiche dovute all’ubicazione in contesto museale. Su tutte le superfici si presenta un grosso aggregato di particellato atmosferico;
  • 21. le predelle presentano parti con mancanza di coesione fra il supporto di pioppo e la listratura sovrastante e macchie dovute a sgocciolature d’acqua, nonché sbiancamenti della vernice dovute all’esposizione alla luce; Particolare a luce diffusa del piano della predella superiore si rileva inoltre la presenza di lacune di listratura di palissandro nelle fasce dei piani; Particolare a luce radente della fascia del cassetto della predella superiore
  • 22.
  • 23. e mancanze di porzioni delle cornici di ebano che connettono i piani orizzontali a quelli verticali; Tutte superfici sono interessate da fori di sfarfallamento ben visibili e presenza di rosume, dovuti ad un forte attacco da parte di insetti xilofagi.
  • 24. Le parti intagliate e dorate a guazzo risultano parzialmente consumate e in alcuni punti senza coesione con il supporto ligneo, ed emergono parti assenti o addirittura mancanti; i quattro piedi intagliati e dorati a guazzo risultano anch’essi parzialmente consumati e le parti più esterne presentano ammaccature e rotture;
  • 25. tutte le superfici dorate risultano particolarmente opache, poiché su di esse vi è presente un consistente strato di residui grassi ed untuosi, che hanno conglomerato particellato atmosferico.
  • 26. Interventi di Restauro l’intervento di restauro è avvenuto secondo i criteri dell’ormai consolidata teoria conservativa, tesa al recupero della leggibilità dell’opera, mantenendo tuttavia la sua originalità e integrità fisica. Fasi Operative: - rimozione dei bronzi e successiva asportazione del particellato atmosferi - disinfestazione con antitarlo per legno: PER-XIL 10, composto di permetrina e solvente (isopor j), dato prima a pennello e poi a siringa, fino a completa imbibizione
  • 27. -dopo aver rimosso le parti intagliate dalle predelle, si è provveduto alla ricostruzione delle parti mancanti: la mancanza di un “chiocciolo” è stata integrata con un pezzo di legno di tiglio, uguale al legno originario, sagomato seguendo la linea del volume maggiore, ed incollato mediante colla a caldo (colla di bue);
  • 28. - le parti dorate presentavano residui untuosi che avevano conglomerato particellato atmosferico, pertanto è stato necessario provvedere alla loro pulitura utilizzando un’emulsione grassa neutra; Particolare di un chiocciolo intagliato, con visibile riscontro dei risultati della pulitura selettiva, dalla parte sinistra (non trattata) e la parte destra (emulsionata)
  • 29. - gli eventuali residui di emulsione sono stati rimossi con cotone idrofilo White spirit;
  • 30. - le mancanze nei piedi, non potendo essere ricolmate con legno, sono state ricostruite adoperando resina epossidica bi componente araldite SV 427; - il restauro è proseguito con le operazioni di doratura: le parti che presentavano mancanza di coesione con il supporto ligneo sono state fermate mediante colletta con rapporto 1:20 (1: colla di coniglio Lapin in grani – 20: acqua deionizzata) applicata a siringa e preceduta da imbibizione ad alcool per facilitare la penetrazione della colletta stessa;
  • 31. - stesura dello stucco, con rapporti 1:13 (colla di coniglio e gesso di Bologna) sulle parti mancanti di doratura; - rasatura dello stucco con carta abrasiva molto fine (360); - stesura del bolo armeno con una colorazione che si avvicinasse il più possibile a quella originale;
  • 32. - doratura a guazzo con foglia d’oro a 23 e ¾ Carati; la presa della foglia al bolo armeno è avvenuta per mezzo di acqua, che per scrupolo operativo è addizionata in rapporto 1:10 con colla di pesce già preparata (1:24), e qualche goccia di alcool etilico per sgrassare eventuali untuosità; - si è poi brunito l’oro nuovo mediante pietra d’agata;
  • 33. - patinatura dell’oro nuovo, in modo da renderlo più similare nelle sue consumature e nella sua lucentezza a quello già esistente; tale operazione è stata effettuata mediante una miscela di alcool etilico denaturato 99%, pigmenti, cera d’api e cera carnauba. - Il restauro prosegue sulla lavorazione delle predelle, - la presenza di sgocciolature d’acqua e le sbiancature della vernice hanno reso indispensabile una pulitura selettiva a base di Solvent gel (100 ml di alcool, 20 ml di Ethomeen, 2 gr di Carbopol, poche gocce d’acqua);
  • 34. - reintegrazione delle parti mancanti della listratura delle fasce dei piani con legno di palissandro rio;
  • 35. - e nelle cornici con legno d’ebano;
  • 36. - alla scollatura delle listre si è ovviato, dove possibile, mediante l’uso del termocauterio, riattivando la colla sottostante già esistente ; - nei casi in cui non era possibile riattivare la colla originaria in quanto insufficiente, si è intervenuti mediante foratura e iniezione di colla forte calda mediante siringa, in modo da non dover necessariamente rimuovere la listra dal supporto; - è stato necessario rimuovere piccole porzioni di cornici, che presentavano mancanza di coesione col supporto ligneo, pertanto sono state rincollate mediante colla a caldo;
  • 37.
  • 38. - il restauro dell’inginocchiatoio volge al termine con le operazioni di finitura; stuccatura a finire (amalgama di gesso di Bologna, pigmenti e colla a caldo), - pertanto si è verniciato l’arredo utilizzando gomma lacca Angel, sciolta in alcool etilico denaturato al 99%.
  • 39. si è provveduto ad assemblare le due predelle con i montanti verticali, e si sono ricollocate le bocchette di bronzo dorato, dopo averle ripulite da una leggera ossidazione. - Nel rispetto della tradizione artigiana la stesura e la lucidatura della vernice è avvenuta per mezzo di tampone, olio di vasellina e polvere di pomice, partendo dalla vecchia patina originale; TAMPONE
  • 40.
  • 41.
  • 45. - Colla di coniglio
  • 46. - Colla a Caldo - Colla di pesce
  • 47. - Cere da legno: La cera carnauba La cera d’api
  • 48. - Emulsione Grassa Neutra 10 ml ACQUA DISTILLATA 4 ml TWENN 201 90 ml LIGROINA, poco per volta miscelando 2 Proteine, gesso + gocce di acido acetico + gocce d’ammonio idrossido 6 7 8 5 9ph Oli, grassi, resine 2 - (miscela apolare di idrocarburi alifatici,utilizzato come solvente nelle fasi di pulitura) 1 - ( tensioattivo neutro derivato dall’ossido d’etile, solubile in acqua ed alcol)
  • 50. - Gesso di Bologna
  • 51. - Gommalacca Angel Gommalacca naturale ANGEL Gommalacca naturale e decerata
  • 52. - Polvere di pomice - White Spirit denaturato - Per-xil 10
  • 53. 100 ml alcool etilico 20 ml Ethomeen (tensioattivo alcalino) 2 g Carbopol (addensante polimerico) Poche gocce d’acqua denaturalizzata - Solvent gel I componenti vanno mescolati vigorosamente nell’ordine sopra indicata

Editor's Notes

  1. Scalpelli , pialetto e rasiera
  2. resina epossidica termoindurente disponibile come sistema bi componente. I due componenti, la resina e l’indurente, sono da miscelare in un rapporto 1/1
  3. Colla di coniglio: detta anche “Lapin” è costituita da sostanze proteiche, in particolare dalla proteina animale collagene che costituisce maggiormente i tessuti cutanei. Si ottiene dalla macinazione di pelli e cartilagini di conigli o lepri immerse in un bagno di acqua di calce. Solubile in acqua è facilmente reversibile. La preparazione avviene sciogliendo a bagnomaria la colla in acqua in rapporti variabili dall’utilizzo Colla in lastre è conosciuta come “totin” ed è ottenuta solo dalle pelli. Quella prodotta dalla macinazione delle ossa ha più potere adesivo e spesso è realizzata in trucioli; quella più pura è ricavata dalle sole cartilagini ed è fatta in grani.
  4. Colla di pesce: è di natura proteica ottenuta dalla vescica natatoria dello storione e affini e dalle loro cartilagini. E’ solubile in acqua e di facile reversibilità. Si trova in commercio sotto forma di lastre trasparenti che vanno lasciate rigonfiare in acqua per circa 24 ore e poi scaldate a bagnomaria Colla a Caldo o forte :Colla di natura proteica ottenuta dalla cottura dei ritagli di pelle e ossa bovine. E’ commercializzata in perle bruno giallastre opache Preparata mettendo i grani di colla a rigonfiare in acqua per circa una notte (colla/acqua circa 1/3). Poi può essere riscaldata a bagnomaria.
  5. - Foglia D’oro: l’oro da doratore è prodotto in tre spessori: scempio, doppio e triplo. Le misure delle foglie sono di cm e 8 x 8 o cm 9 x 9 confezionate in libretti di carta da 20 o 24 foglie. Le colorazioni sono tre e variano a seconda della sua caratura: verde 22 Kt , il giallo 23 Kt , l’arancio 23 e ¾.
  6. Gesso di Bologna: si tratta di solfato di calcio bi idrato (CaSO4 x 2H2O), conosciuto anche con il nome di gesso oro o gesso da doratori, in riferimento al suo utilizzo principale. Il Gesso di Bologna viene infatti utilizzato per la preparazione delle superfici da dorare e come stucco su tele e tavole Preparazione : si mette in acqua la colla di coniglio con un rapporto variabile da 1:12 a 1:14 e si lascia rigonfiare dalle 4 alle 12 ore,e successivamente scaldata a bagnomaria. Durante lo scioglimento della colla si inizia a versare il gesso spargendolo in piccole dosi
  7. La gommalacca è una fragile e scagliosa secrezione dell'insetto della famiglia degli emitteri Kerria lacca, presente nelle foreste della Thailandia.
  8. White Spirit denaturato: miscela di idrocarburi alifatici denaturata con dicloropropano. Liquido incolore apolare.
  9. - Ethomeen C 25: proprietà tensioattive utilizzata nella preparazione dei “Solvent Gels” per neutralizzare l’acido poliacrilico (Carbopol). L’Ethomeen C25 è indicato per addensare solventi polari (acqua, alcoli, chetoni, esteri, dimetilformammide, dimetilsolfossido). - Carbopol : è un polimero di vinile solubile in acqua e spesso usato come agente emulsionante, stabilizzante, addensante, gelificante. La sua gelificazione viene effettuata attraverso la dispersione del carbopol in acqua, si viene così a creare un ambiente leggermente acido