Gestire l’emotività, le reazioni istintive, la stanchezza della difficoltà continua e costante può portare un insegnante ad agire in modo irrazionale e poco controllato.
Il bambino che non pensa di contro agisce le sue emozioni, le sue sensazioni, e non controlla l’impulsività.
Degli spunti di riflessione per insegnanti che vogliono agire pensando ed aiutare i bambini ad uscire da “uno stato emotivo” per entrare in uno “stato pensante”.
L’INSEGNANTE E L’ALUNNO “DALL’AGIRE EMOTIVO ALL’AGIRE PENSATO”
1. L’INSEGNANTE E L’ALUNNO: DALL’AGIRE
EMOTIVO
ALL’AGIRE PENSATO
STUDIO ASS.TO DI PSICOTERAPIA E PEDAGOGIA DI
GUGLIELMIN & SCHIAVON
www.studiopsicopedagogico.com
DOTT.SSA SCHIAVON SABRINA
PEDAGOGISTA
3471769209 –
schiavon.sabrina@gmail.com
2. stare nelle difficoltà
cognitive
• L’insegnante ha strumenti
compensativi e
dispensativi per aiutare
• E’ un mettersi in gioco più
professionale che
personale
• La difficoltà del bambino
è sua e non ricade sul
gruppo
• L’insegnante si attiva ma
non ne è costretto
comportamentali
• Richiede di mettersi in
gioco come persona
• L’insegnante non ha
strumenti concreti
• La difficoltà del bambino
ricade sull’insegnante e
sulla classe
• L’insegnante è attivato
anche se non lo vuole
3. Essere dentro l’emozione
Il bambino dentro
l’emozione
• Sente l’emozione ma non
la pensa
• Agisce e non capisce
• Il suo corpo lo
padroneggia
• Il gruppo o un singolo
bambino lo attiva
• Ha bisogno di un adulto
che lo aiuti
L’insegnante dentro
l’emozione
• Agisce e non riflette
• Vive l’attacco in modo
personale
• Sente che deve tutelare
gli altri
• Cerca una comunicazione
che non avrà
4. L’emozione non fa pensare
Il Sentire
Fa agire
Non fa recepire il verbale
Non controlla il corpo
Non fa apprendere
Il pensare
Fa riflettere
Permette l’ascolto
Dà un controllo maggiore
Permette l’apprendimento
5. Uscire dall’emozione
•Si agisce se c’è una situazione di pericolo reale
MA
a volte darsi qualche minuto per riflettere è importante;
•L’attacco fisico o verbale di un bambino va accolto e
controllato
MAI
fomentato perché non è personale;
•Parlare è inutile, bisogna aspettare che si calmi
POI
ci sarà il momento giusto per parlare
7. Il linguaggio è uno strumento
“Ok , vedo che sei agitato e fai fatica,
usciamo due minuti”
“Pensi di farcela a controllarti un po’ di più
o ti devo aiutare?”
“Mi dispiace sentire che dici queste cose,
so che non le pensi realmente”
Bisogna evitare di :
DIRE TROPPO
TROPPO SPESSO
TROPPO FORTE
8. Se tu stai facendo la cosa sbagliata e tu sai che quella è la
cosa sbagliata allora tu stai avendo un momento debole
perché le tue emozioni, e non il tuo pensiero, stanno guidando
il tuo comportamento.
E’ importante che tu affronti il problema e non scappi da esso.
Affrontarlo significa essere il capo di se stessi, scappare via
invece inviterà l’insegnante ad entrare nel problema, prendere
il controllo e diventare il capo.
Facendoti queste domande che ti incoraggiano a pensare al
tuo comportamento, la tua insegnante cerca di aiutarti non
vuole ferirti. Queste domande, infatti, ti chiedono di prenderti
carico della situazione pensando a un tuo modo per
affrontarla e diventando così il capo e non la vittima dei tuoi
sentimenti.
9. “E’ la cosa giusta o la cosa sbagliata da
fare?”
Facendo questa prima domanda rinforzi i
bambini sul fatto che loro sanno
distinguere il giusto dalla sbagliato. Inoltre
gli mostri che ti aspetti che loro faranno
ciò che è giusto.
E’ importante fare la domanda anche
quando i bambini stanno facendo la cosa
giusta.
Non trasformare le domande in
affermazioni per far in modo che il
bambino faccia ciò che volete voi
10. Portare l’alunno da uno “stato emotivo”
a uno “stato pensante”
Facendo domande chiuse, lo studente
deve pensare a due possibilità opposte
e decidere quale delle due descrive la
situazione nel modo migliore.