Comportamento scorretto nel bambino, quali strategie
1. La gestione del comportamento scorretto. Cosa fare se…
Nel nostro lavoro di educatori la gestione di una condotta scorretta da parte di un bambino del
gruppo, comporta un disagio per tutti i soggetti coinvolti: l’educatrice, gli altri bambini, lo stesso
bambino, protagonista di tale agito.
La nostra capacità di gestione deve essere orientata non soltanto alla gestione del momento ma,
piuttosto, a fare in modo che l’evento possa essere attivatore di un processo di consapevolezza e
costruzione di modelli di autoregolazione.
I punti focali sui quali è necessario riflettere riguardano innanzi tutto come e quando reagire nei
confronti di un bimbo che attiva un comportamento scorretto:
1) CONTEMPORANEITA’
DELLA
REAZIONE
Qualunque
reazione
ad
un
comportamento
scorretto
è
utile
solo
se
agita
immediatamente.
Con
i
bambini
piccoli
risposte
del
tipo
“ti
sei
comportato
male
quindi
domani
non
andrai
a
giocare
fuori….”,
hanno
veramente
poco
senso.
Così
come
non
ha
alcuna
utilità
il
riportare
il
comportamento
scorretto
ai
genitori,
alla
fine
della
giornata,
invitandoli
ad
intervenire.
Il
bambino
difficilmente
collegherà
la
reazione
alla
sua
azione
e
avrà
l’impressione
di
ricevere
immotivatamente
un
torto,
subendo
una
frustrazione
gratuita.
2) DISTINGUERE
AZIONE
DALL’ATTORE
Un
bambino
che
“fa
una
cosa
monella”
non
è
un
bambino
monello.
I
comportamenti
dei
bambini
vanno
contestualizzati
e
compresi.
Nessun
bambino
agisce
in
maniera
violenta
o
disturbante
solo
per
farlo.
E’
necessario
non
costruirsi
pregiudizi
e
andare
a
fondo
capendo
quali
sono
le
reali
ragioni
del
comportamento
(ha
bisogno
di
attenzione?
E’
successo
qualcosa
a
casa?
Non
capisce
la
consegna?
La
consegna
è
troppo
semplice/complessa?
Non
riesce
ad
integrarsi
nel
gruppo?...)
3) REAZIONE
COMMISURATA
ALL’EVENTO
I
comportamenti
scorretti
dei
bambini
provocano
nell’adulto
emozioni
forti:
delusione,
nervosismo,
paura.
La
nostra
reazione
è
spesso
provocata
più
dal
nostro
2. stato
d’animo
che
all’evento.
A
volte,
inoltre,
(spesso
direi),
il
bambino
è
realmente
inconsapevole
delle
conseguenze
delle
proprie
azioni;
un
bimbo
piccolo
entra
in
relazione
con
l’altro
attraverso
il
contatto,
non
sempre
delicato.
Altre
volte
i
bambini
sono
maldestri,
si
muovono
senza
avere
piena
contezza
dello
spazio
attorno
a
loro.
Le
conseguenze
possono
essere
dannose
per
i
bimbi
vicini,
ma
l’intenzione
non
era
sicuramente
quella
di
fare
del
male.
Un
rimprovero
esagerato
è
quindi
superfluo.
Cerchiamo
prima
di
capire,
gestiamo
la
nostra
emozione
e
moduliamo
la
reazione
sull’accaduto.
4) GESTIRE,
PRIMA,
L’EMOZIONE
PROVOCATA
IN
NOI
E’
necessario
essere
consapevoli
dell’emozione
provocata
in
noi
dal
comportamento
del
bambino
al
fine
di
modulare
la
nostra
reazione.
Fermiamoci
un
attimo
prima
di
reagire,
capiamo
se
la
nostra
emozione
sta
compromettendo
la
reazione.
Il
nostro
compito
è
aiutare
il
bambino,
non
usarlo
come
capro
espiatorio.
Se
la
situazione
ci
pone
in
una
situazione
di
estrema
difficoltà
chiediamo
di
essere
brevemente
sostituite
e
imponiamoci
un
momento
di
TIME
OUT
che
ci
aiuti
a
ritrovare
la
calma.
5) INDIVIDUARE
E
GESTIRE
TUTTE
‘LE
VITTIME’
Quando
due
bimbi
“entrano
in
contatto”
violentemente,
qualunque
sia
la
dinamica
attivata,
siamo
di
fronte
a
due
vittime,
E’
naturale
che
la
nostra
attenzione
e
preoccupazione
sia
orientata
a
quello
che
più
evidentemente
sta
soffrendo
(il
bimbo
che
prende
un
morso,
un
graffio,
uno
spintone).
Spesso
però
il
bimbo
attore
dell’evento
non
era
assolutamente
consapevole
delle
conseguenze
delle
proprie
azioni
e
la
reazione
provocata
sull’altro
lo
turba
e
lo
sconforta,
in
maniera
esattamente
analoga
a
colui
che
ha
subito
l’evento.
Vanno
quindi
consolati
entrambi,
in
modalità,
evidentemente
differente,
ma
con
la
stessa
attenzione
ed
enfasi.
Sarebbe
preferibile
che
sia
l’educatrice
a
prendere
in
carico
il
bimbo
“attore”
lasciando
all’assistente
il
compito
di
consolare
l’altro.
L’educatrice
utilizzerà
l’evento
per
parlare
con
il
bambino
facendolo
riflettere
sull’accaduto,
in
maniera
tranquilla
e
pacata.
6) FARE
PREVENZIONE
3. La
prevenzione
è
senz’altro
la
modalità
più
efficace
per
evitare
comportamenti
scorretti:
dopo
qualche
settimana
dall’inizio
della
scuola,
siamo
ben
consapevoli
dei
tempi
di
tenuta
del
nostro
gruppo,
del
temperamento
di
ogni
bambino,
dei
punti
critici
della
nostra
giornata.
Spesso
sarebbe
sufficiente
evitare
di
lasciare
i
bambini
in
gioco
libero
troppo
“libero”,
o
evitare
di
proporre
attività
troppo
lunghe
che,
inevitabilmente,
fanno
perdere
attenzione
ai
più
vivaci.
7) CONOSCERE
I
BAMBINI
Conoscere
ogni
bambino
del
nostro
gruppo
non
è
solo
necessario,
è
un
nostro
dovere.
Le
proposte
educative
devono
essere
modulate
su
OGNUNO
di
loro.
Dobbiamo
sapere
quali
sono
i
bimbi
più
vivaci,
quali
di
loro
si
attivano
reciprocamente,
si
disturbano
volentieri.
A
volte
sarebbe
efficace
tenerli
lontani
nelle
giornate
in
cui
vi
sembrano
“particolarmente
ispirati”
o
tenerli
occupati
in
compiti
progettati
appositamente
per
loro.
E se un bimbo diventa “ingestibile”? Cosa faccio?
I
nostri
sforzi
nel
prevenire
non
sempre
sono
efficaci.
Le
variabili
da
gestire
sono
infinite:
i
bimbi
sono
quello
che
vivono,
possono
avere
la
giornata
storta,
possono
essere
particolarmente
nervosi,
possono
avere
difficoltà
di
autoregolazione
(è
un
processo
di
acquisizione
lento).
Il
ruolo
dell’educatrice
è
quello
di
mettere
in
sicurezza
il
gruppo
e
il
bambino
e
usare
questo
momento
per
creare
una
modalità
regolativa
che,
nel
tempo,
possa
divenire
una
competenza
autonoma.
Le
fasi
da
attivare
sono
le
seguenti:
1) CONTENIMENTO
(prendere
il
bambino
in
braccio,
abbracciarlo,
fermarlo)
2) ALLONTANAMENTO
CON
L’EDUCATORE
(andiamo
un
momento
nel
nostro
angolino
a
calmarci
un
momento)
2.1
riconoscere/mediare/condividere
le
emozioni
che
sta
vivendo
l’adulto
(sai,
mi
sono
veramente
spaventata
quando
hai….,
ora
sono
un
po’
triste
di
ciò
che
è
successo).
4. 2.2
fare
emergere
o
aiutare
il
bimbo
a
decodificare
le
proprie
emozioni
Dare
noi,
eventualmente,
un
nome
all’emozione,
soprattutto
nel
caso
dei
bimbi
più
piccoli
che
ancora
devono
strutturare
un
“linguaggio
emotivo”
(tu
come
ti
senti?
Hai
avuto
paura/eri
arrabbiato?
/Sei
triste
per
quello
che
è
successo?).
2.3
adottare
strumenti
per
la
gestione
delle
emozioni
(La
scatola
della
calma*).
2.4
riprendere
le
fila
(vedi,
quello
che
è
accaduto
può
succedere
ma
non
è
un’azione
bella,
non
fa
bene
a
nessuno,
tutti
siamo
stati
male
per
quello
che
è
successo…).
2.5
invitare/aiutare
il
bimbo
a
scegliere
un’attività
riparativa
(cosa
possiamo
fare
per
fare
dimenticare
ai
nostri
amici
la
cosa
brutta
che
è
successa?).
3) Ritornare
nel
gruppo,
spiegare
cosa
è
accaduto
e
aiutare
il
bimbo
ad
attivare
l’azione
riparativa
(bimbi,
è
successa
una
cosa
brutta,
ma
ne
abbiamo
parlato
e
il
vostro
amico
adesso
vorrebbe
fare
una
cosa
bella
per
voi…).
4) Rinforzare
l’azione
positiva
(hai
fatto
proprio
una
bella
cosa,
sono
molto
contenta).
*La scatola della calma (liberamente adattato da L.M. Bomber “Feriti dentro. Strumenti a sostegno dei
bambini con difficoltà di attaccamento a scuola” ed. FrancoAngeli):
è una scatola che deve avere un valore magico per i bimbi. Sarà custodita in un posto non accessibile ma
visibile ai bambini. Conterrà alcuni oggetti che possano permettere al bimbo di concentrarsi su altro,
trovando una modalità per raggiungere uno stato emotivo tale da potere riaprire il dialogo costruttivo con
l’adulto. All’interno potrete inserire un piccolo libro illustrato, tre colori, una matita, cinque o sei fogli
bianchi (non di più), un piccolo puzzle di massimo 20 pezzi, un pezzo di plastilina, delle bolle di sapone,
una piccola pallina di gomma piuma da schiacciare o delle perle da infilare….o altro che riteniate possa
servire.
Una valida alternativa può essere anche di qualcosa di “immateriale” (es: facciamo una passeggiata di 50
passi, coccoliamoci in un angolo tranquillo….)
Per mantenere il concetto di ‘scatola’ potreste raffigurare le possibili attività su cartoncini da inserire
all’interno, tra i quali il bimbo sceglierà su vostra proposta.
5. Il bambino dovrà scegliere una sola attività che potrà svolgere per cinque o dieci minuti (valutate voi la
durata, non troppo, non troppo poco), alla fine della quale si ripone la carta, e l’eventuale materiale, nella
scatola.
Importante: durante l’attività scelta, l’adulto scandisce con le parole il ritorno alla calma, propria e del
bambino: “ecco, adesso pian piano sento che mi sto calmando, sento di non essere più arrabbiato,
triste….ecc.”. Ne descrive le fasi, in modo che il bambino possa percepire il cambiamento. Offre quindi un
contenimento ma anche un rispecchiamento emotivo.
Il conflitto nei bimbi 4 e 5 anni (liberamente tratto da L'ABC delle mie emozioni - 4-7 anni
Programma di alfabetizzazione socio-affettiva secondo il metodo REBT - Mario Di Pietro)
Con
i
bimbi
più
grandetti
la
gestione
dei
conflitti
può
divenire
un’importante
occasione
di
crescita
e
di
autonomia.
Il
ruolo
dell’educatrice,
in
questo
caso
è
importante
nei
primi
giorni,
per
guidare
le
modalità
e
aiutare
i
bambini
ad
avviare
il
“dialogo
della
pace”.
Come
fare:
1. costruite
insieme
un
cartellone
usando
forma
e
colori
che
per
i
bambini
rappresentino
la
pace.
2. Disegnate
su
più
cartoncini
piccoli
(tondi
o
quadrati)
dei
diametro
di
non
più
di
15cm,
tutte
le
possibili
ragioni
che
attivano
un
conflitto
tra
i
bambini
(rompere
un
giocattolo,
togliere
un
gioco
dalle
mani,
fare
male
ad
un
altro
bambino,
dire
una
cosa
brutta…..).
3. Discutete
con
i
bambini
di
tutte
le
cause
che
avete
disegnato,
facendo
trovare
loro
le
soluzioni
possibili
(in
circle
time
e
in
un
momento
in
cui
nessun
conflitto
è
attivo).
4. Quando
accade
il
conflitto,
invitate
i
bambini
a
trovare
nel
cartello
nel
cartellone
la
carta
che
più
rappresenta
la
causa
del
conflitto.
5. Invitate
i
bambini,
con
la
carta
in
mano,
a
sedersi
nell’angolo
della
pace
e
trovare
insieme
una
soluzione
tra
quelle
che
avevano
espresso
durante
il
circle
time.
6. Quest’ultima fase va, inizialmente, monitorata ma, nel tempo, diverranno autonomi e
competenti.
Altri spunti e approfondimenti sul tema del conflitto e della gestione delle situazioni difficili
in:
• D.
Novara
-‐
“Litigare
per
crescere”
-‐
ed.
Erickson
• D.
Novara
-‐
“Urlare
non
serve
a
nulla”
-‐
ed.
BUR
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