1. Il mito Europa
• Europa: colei che ha gli occhi grandi
• Così da una fanciulla d’Oriente nacque
l’Occidente
• E il toro era la forma giusta per amare Europa,
quindi Zeus volle averlo sempre vicino in cielo
e lo trasformò in una costellazione
• E quando il sole una volta all’anno gli passa
accanto in Europa è primavera
2. Amore e Psiche
• Psiche ed Eros stanno l’uno di fronte all’altro
in un rapporto di uguaglianza. Ma essere di
fronte significa sempre essere separati
• Rapporto: luce = conoscenza - Psiche
• Rapporto: buio = nascondersi - Eros
3. Psiche, simbolo mitico dell’anima
femminile-umana, nonostante la
sua identità individuale, si
comporta attivamente
4. L’amore come espressione della
totalità femminile non è possibile
nell’oscurità; il vero incontro con
l’altra persona include la coscienza
della presenza e con ciò, però,
anche la presenza della sofferenza
e della separazione
5. Il mito di ORFEO
• La vita senza Euridice era così intollerabile che
decise di scendere nell’Ade per strapparla al
regno dei morti
• L’Euridice che cerca, però, non era quella che
lo seguiva carica di gelida morte
• Orfeo, che lo ha capito, si volta per perderla
per sempre. Quello che cercava non era lei,
ma era se stesso: “non si cerca che questo”
6. Cosa insegna il mito di Orfeo?
• Gli esseri umani non possono vincere la
morte, ma la poesia e la musica possono farlo
e lo fanno
• Poesia e musica sono immortali
7. Amor cortese
• Si sviluppa nella corte
• Donna = essere sublime e irraggiungibile
• Uomo = suo umile servitore
• L’amore è inappagato e genera sofferenza
Amore si identifica con cortesia ed esige il
segreto perché è un amore adultero
8. Il dolce stil novo
• Identificazione tra amore e gentilezza
• L’equiparazione tra una donna e un angelo
• La lode dell’eccellenza della donna paragonata
alle bellezze più elette della natura
• Gli effetti della passione sull’amante che si
consuma e strugge
9. Paolo e Francesca
Amor,ch’al cor gentile ratto s’apprende,
Prese costui della bella persona
Che mi fu tolta; e il mondo ancor m’offende
Amor,ch’a nullo amato amar perdona,
Mi prese del costui piacer sì forte,
Che, come vedi, ancor non m’abbandona.
Amor condusse noi ad una morte.
Caina attende chi ha vita ci spense
10. Lettera dal confino di Leone Ginzburg
• Natalia cara, amore mio
ogni volta spero che non sia l’ultima lettera che ti scrivo, prima della partenza o in
genere; e così è anche oggi…
• Del resto, bisogna continuare a sperare che finiremo col rivederci, e tante
emozioni si comporranno e si smorzeranno nel ricordo, formando di sé un tutto
diventato sopportabile e coerente. Ma parliamo d’altro. Una delle cose che più mi
addolora è la facilità con cui le persone intorno a me (e qualche volta io stesso)
perdono il gusto dei problemi generali dinanzi al pericolo personale. Cercherò di
conseguenza di non parlarti di me, ma di te. La mia aspirazione è che tu normalizzi,
appena ti sia possibile, la tua esistenza; che tu lavori e scriva e sia utile agli altri.
Questi consigli ti parranno facili e irritanti; invece sono il miglior frutto della mia
tenerezza e del mio senso di responsabilità. Attraverso la creazione artistica ti
libererai delle troppe lacrime che ti fanno groppo dentro; attraverso l’attività
sociale, qualunque essa sia, rimarrai vicina al mondo delle altre persone, per il
quale io ti ero così spesso l’unico ponte di passaggio. A ogni modo, avere i bambini
significherà per te avere una grande riserva di forza a tua disposizione. Vorrei che
anche Andrea si ricordasse di me, se non dovesse più rivedermi…
11. Pablo Neruda
• Ho fame della tua bocca, della tua voce, del tuoi capelli
e vado per le strade senza nutrirmi, silenzioso, non mi
sostiene il pane, l'alba mi sconvolge, cerco il suono
liquido dei tuoi piedi nel giorno. Sono affamato del tuo
riso che scorre, delle tue mani color di furioso granaio,
ho fame della pallida pietra delle tue unghie, voglio
mangiare la tua pelle come mandorla intatta. Voglio
mangiare il fulmine bruciato nella tua bellezza, il naso
sovrano dell'aitante volto, voglio mangiare l'ombra
fugace delle tue ciglia e affamato vado e vengo
annusando il crepuscolo, cercandoti, cercando il tuo
cuore caldo come un puma nella solitudine di
Quitratúe
12. Eugenio Montale
• Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
Ho sceso, dandoti il braccio, almeno un milione di scale
e ora che non ci sei è il vuoto ad ogni gradino.
Anche così è stato breve il nostro lungo viaggio.
Il mio dura tuttora, né più mi occorrono
le coincidenze, le prenotazioni,
le trappole, gli scorni di chi crede
che la realtà sia quella che si vede.
• Ho sceso milioni di scale dandoti il braccio
non già perchè con quattr'occhi forse si vede di più.
Con te le ho scese perchè sapevo che di noi due
le sole vere pupille, sebbene tanto offuscate,
erano le tue.
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