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•I prodotti devono avere una scadenza intorno ai 6 mesi (a
temperature ambiente);
•I prodotti non devono richiedere supporto di refrigeratore/freezer a
terra ed in volo, devono cioè essere conservabili a temperatura
ambiente;
• Se vengono scelti piatti da consumare caldi, bisogna utilizzare cibi
già pre-cotti da scaldare con gli speciali “riscaldatori” americano o
russo;
I requisiti fondamentali per
il confezionamento del cibo spaziale:
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• I prodotti non devono produrre briciole. Nello spazio le briciole
non restano sul tavolo ma vagano ovunque e, in assenza di gravità,
potrebbero causare danni alla vista e all’udito degli astronauti.
• I prodotti vanno confezionati in buste di plastica (meglio sotto
vuoto) o inscatolati. Nessun prodotto deve essere messo dentro
contenitori di vetro;
• Il pasto deve essere il più possibile bilanciato e completo dal punto
di vista dietetico e calorico;
I requisiti fondamentali per
il confezionamento del cibo spaziale:
5. Per garantire una scadenza di circa 6 mesi a temperatura ambiente,
il prodotto deve essere trattato in qualche modo. Le tecniche più
utilizzate sono:
•Deidratazione (totale o parziale): l’acqua contenuta nel cibo viene
tolta per impedire la proliferazione di batteri, poi il cibo viene
reidratato in orbita con l’aggiunta di acqua calda o fredda.
•Termostabilizzazione: il cibo viene trattato ad alte temperature per
uccidere tutti i microorganismi che potrebbero eventualmente
riprodursi.
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METODI DI CONSERVAZIONE
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•Ionizzazione: il cibo viene irradiato con ioni per eliminare i
microorganismi. Processo utilizzato principalmente con la carne.
•Liofilizzazione: i prodotti vengono congelati velocemente a -30-
40°C, poi la pressione viene ridotta fino al punto in cui l’acqua
contenuta nel cibo può sublimare (ovvero passare da ghiaccio a
vapore) mediante un opportuno riscaldamento a una temperatura
di +30 °C.
METODI DI CONSERVAZIONE
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Un discorso a parte meritano le bevande, confezionate in speciali
buste fornite di cannuccia per consentire la consumazione a
bordo senza disperdere il liquido; infatti eventuali gocce vaganti
sono pericolosissime a bordo della stazione spaziale: potrebbero
dare origine a corto circuiti entrando in contatto con
apparecchiature elettriche.
BEVANDE
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Nata a Milano 37 anni fa e cresciuta a Malè (Trento),
Samantha Cristoforetti è la cinquantanovesima donna a
volare tra le stelle. Nei quasi sei mesi che sta trascorrendo
sulla Stazione spaziale ha moltissimi compiti da svolgere:
almeno 200 esperimenti, che eseguirà con gli altri cinque
astronauti a bordo.
Dieci esperimenti sono italiani, come ad esempio
la stampante in 3D che in futuro permetterà di fabbricare in
orbita pezzi di ricambio per i veicoli spaziali, e l’angolo
bar che, oltre a rilassare gli astronauti con un caffè espresso,
permetterà di saperne di più sul comportamento dei fluidi
nello spazio.
Nutrizione e salute sono il tema di fondo
della sua missione, con ingredienti che
combinerà in orbita e con un fitto
programma educativo. LINK!
11. Argotec ha scelto la tecnica della liofilizzazione essenzialmente per due ragioni: la shelf-
life (ovvero il periodo di conservazione) che risulta molto più lunga rispetto alla
semplice disidratazione, superiore ai due anni anche a temperatura ambiente; inoltre si
tratta di un processo che rispetta maggiormente gli alimenti e i valori nutrizionali.
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L’arte culinaria italiana arriva anche nello Spazio. Lo fa grazie ad Argotec, un’azienda
nella quale lavora una squadra di giovani ingegneri che, in sinergia con chef e
astronauti italiani, è riuscita in questo piano ambizioso.
Il progetto si chiama “Space food lab” ed è svolto in collaborazione con ESA (European
Space Agency) e ASI (Agenzia Spaziale Italiana).
I tecnici e gli chef si sono specializzati nel “bonus food”, il cibo delle grandi occasioni,
studiato appositamente per ogni astronauta europeo e consumato sulla Stazione
spaziale internazionale (ISS) durante le missioni di lunga durata.
“BONUS FOOD”
14. Il menù “spaziale” italiano, però, non si ferma al cibo;
ma, come vuole la tradizione, a fine pasto ci vuole un
ottimo caffè, o meglio, un espresso. Anche a bordo della
Iss non ci sono eccezioni.
“Portare il caffè, come noi lo intendiamo, sulla Stazione,
è una cosa veramente complicata – ha detto David
Avino (Argotec managing director) -.
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Tutte le leggi alla base della fluidodinamica sono
totalmente diverse. Abbiamo dovuto ridisegnare una
macchinetta totalmente nuova, insieme a Lavazza e Asi,
ma soprattutto questa macchinetta avrà anche la
possibilità di reidratare il cibo sulla stazione”.