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i n f o r m a
ABITARE E ANZIANI INFORMA Numero 3 – 2023
Un’alternativaallestrutture
residenzialiperanziani
GLIALLOGGI
ASSISTITI
Numero 3/2023
Associazione AeA,
Abitare e Anziani
Soci 2023
Auser, associazione per
l’invecchiamento attivo
Cgil Nazionale
Spi-Cgil Nazionale, sindacato
pensionati italiani
Sunia, sindacato unitario
nazionale inquilini
e assegnatari
AeA Informa
Rivista periodica
di informazione
sui problemi abitativi
degli anziani
Numero 3/2023
Proprietà e editore
AeA, Abitare e Anziani
Via Nizza, 154 – 00198 Roma
Tel 06.8440771
Fax 06.84407777
e-mail info@abitareeanziani.it
sito web www.abitareeanziani.it
Direttore Responsabile
Giusy Colmo
Comitato di Direzione
Giusy Colmo, Marco Di Luccio,
Claudio Falasca,
Fabio Piccolino
Progetto grafico
e impaginazione
8x8 Srl
i n f o r m a
Sommario
Editoriale
Abitazioni per anziani: sperimentare e realizzare
nuove forme abitative ed organizzative sul
territorio.
Marco di Luccio – Presidente AeA
Ripensare le politiche abitative
Claudio Falasca: Direttore Abitare e Anziani
Gli alloggi assistiti: un’alternativaalle
strutture residenziali peranziani
Franco Pesaresi: Direttore ASP Ambito 9 - Jesi Network
Non Autosufficienza - NNA, Asiquas
Esperienze di alloggi assistiti
Da “Abitare in autonomia nella terza età - Esperienze e
pratiche in Italia” Ricerca promossa dalla “Alta Scuola
SPI – Luciani Lama” e curata da Marco Arlotti, Politecnico
di Milano; Giuliana Costa, Politecnico di Milano; Fiorenza
Deriu, Università La Sapienza;Marina Mastropierro,
Università La Sapienza
03
05
09
20
IN COPERTINA E NELLE PAGINE SEGUENTI:
SUPERFICI DI GIUSEPPE CAPOGROSSI
(1900-10972).
Esponente della Scuola romana, Capogrossi fu una figura di note-
vole rilievo nel panorama dell’informale italiano insieme con Lucio
Fontana e Alberto Burri.
3
Editoriale
L
a condizione abitativa degli anziani sta richia-
mandounacrescenteattenzione,comeconse-
guenza dell’invecchiamento della popolazione.
Il diritto di invecchiare in casa propria è un tema
sempre più presente nelle agende politiche per
l’invecchiamento attivo e in buona salute.
Ci si riferisce alla possibilità per gli anziani di vi-
vere nella propria casa il più a lungo possibile in
condizioni di autonomia. Tale strategia avendo
come conseguenza, tra le altre cose, il differi-
mento dell’istituzionalizzazione delle persone e
la riduzione della spesa sanitaria, trova un sem-
pre di più ampio consenso non solo tra gli anzia-
ni, ma anche tra i decisori politici e gli operatori
sanitari.
Adeguare i modelli abitativi, intervenire sul pa-
trimonio immobiliare esistente per adeguarlo ai
moderni standards di sicurezza e comfort, raf-
forzare la rete di relazioni e servizi di prossimità
civili e sociosanitari sono da sempre considerate
le linee di azione su cui puntare per supportare
l’invecchiamento in casa propria e ripensare le
politiche abitative così come si sono andate con-
figurando nel nostro Paese nella lunga fase della
sua crescita demografica e espansione urbana.
Questi temi la nostra associazione li ha indivi-
duati ed approfonditi in diverse occasioni attra-
verso ricerche e seminari nel corso degli ultimi
dieci anni, si vedano i riferimenti elencati nell’ar-
ticolo di Claudio Falasca.
Lo spessore sociale di questo tema, si lega stret-
tamente con le previsioni del PNRR ed in modo
particolare anche con i contenuti dello schema
di Legge delega sull’invecchiamento attivo e la
riforma della non autosufficienza.
Quindi se da una parte abbiamo il problema,
enorme, di come sono fatte le case, di come tra-
sformare l’esistente e come costruire il nuovo,
invertendo il metodo di approccio sin qui appli-
cato: prima costruiamo e poi vediamo come or-
ganizzare la vita delle comunità.
Si deve costruire, invece, avendo ben presente
di quali sono gli andamenti demografici e le esi-
genze e i bisogni delle persone.
Dall’altra si devono mettere in campo tutti gli
strumenti necessari, sia tecnologici che di soste-
gno dei servizi sul territorio, perché queste scelte
siano possibili, praticabili e condivise.
Quello che è assolutamente certo che i proces-
si demografici non saranno invertiti e soprattut-
to saranno in costante e progressivo aumento
le persone non auto sufficienti, ma allo stesso
tempo si ridurranno coloro che se né “prendono
cura”, quindi questi problemi assumono l’urgen-
za delle grandi sfide di questa epoca.
Pertanto è assolutamente necessario mettere in
campo, realizzare, sperimentare forme abitative
ed organizzative sul territorio adeguate a questi
obiettivi.
In questo contesto si colloca la proposta così
ben esposta da Franco Pesaresi degli Alloggi
Assistiti, che vogliono essere un’innovazione ri-
spetto all’alloggio familiare, ad un presidio resi-
denziale sanitario o sociosanitario, ma con varie
possibilità e tipologie servono a far convergere le
scelte individuali delle persone, inerenti alla vita
di ognuno, con le esigenze di sicurezza della vita
in casa, con il supporto delle relazioni sociali,
dell’inclusione sociale delle persone fragili, at-
traverso i necessari supporti tecnologici e di ser-
vizio, nei diversi ambiti territoriali.
Avendo sempre presente la complessità del-
la conformazione del nostro paese dalle grandi
aree metropolitane alle comunità interne e da
un fenomeno nuovo e sempre più grande che si
chiama solitudine.
ABITAZIONI PER ANZIANI:
sperimentare e realizzare nuove forme
abitative ed organizzative sul territorio
Marco Di Luccio: Presidente Abitare e Anziani
4
Editoriale
Questi progetti hanno bisogno di precisi presup-
posti e precise volontà, innanzitutto delle forze
politiche, delle istituzioni locali e nazionali, ma
anche delle forze sociali, delle associazioni del
terzo settore e del volontariato.
Perché abbiamo bisogno di capacità progettuali,
organizzative, risorse, norme puntuali di accom-
pagnamento di questi processi.
Occorre superare una logica di speculazione e di
consumo del territorio per recuperare una logica
di ricucitura e rigenerazione urbana che sia sem-
pre più aderente alle esigenze delle persone, alla
loro dignità, alle condizioni e qualità dell’esisten-
za di tutti a cominciare dai più fragili e non solo
per coloro, che a prescindere da tutto, possono
permettersi di organizzare la propria esistenza.
Programmare, indirizzare, normare sui territori
per armonizzare gli equilibri e la qualità della vita
di una comunità non sono inutili lacci e lacciuoli
che rallentano la crescita e lo sviluppo, ma sani
strumenti di governo reale e democratico che fa
i conti con tutti gli elementi di valutazione e che
rifiuta la semplificazione che il mercato e la com-
petizione siano, di per sé, elementi di regolazione
e di democrazia.
Se stiamo costantemente annaspando dentro
le crescenti disuguaglianze in tutto il mondo,
che questa confusa fase delle vicende umane ci
propone, a fronte di una crescita e concentrazio-
ne delle ricchezze a detrimento dei diritti e della
dignità delle persone vuol dire che queste trite
ricette neo liberiste non funzionano e non sono
vere, sono ideologismi di comodo da superare al
più presto.
5
I
n questo numero di “AeA informa” presentia-
mo un importante contributo di Franco Pesaresi*
sugli alloggi assistiti considerati come una seria
alternativa alle strutture residenziali per anziani.
Su questo argomento AeA è intervenuta ripetuta-
mente: ricordiamo in particolare il n.2 del 2019
su “La co-residenza: una possibile terza via tra
solitudine e casa di cura”; ma anche più recente-
mente nel n.3 del 2022 in cui si proponeva una
riflessione sulla necessità di “Ripensare le politi-
che abitative” e la ricerca di Fabio Musso e Mar-
gherita Angioni dell’Università degli Studi di Urbi-
no Carlo Bo, Dipartimento di Economia, Società
e Politica “Quale modello di Senior Cohousing
per la popolazione delle aree interne”.
Per comprendere compiutamente l’importanza
dell’articolo di Pesaresi pensiamo sia utile legger-
lo in rapporto: alle conseguenze dell’invecchia-
mento, alla scelta tra badante e residenze assisti-
te, alle previsioni contenute nella Legge 23 marzo
2023, n. 33 – ”Deleghe al Governo in materia di
politiche in favore delle persone anziane”, senza
perdere di vista quanto prevede il PNRR.
Conseguenze dell’invecchiamento
Con il passare degli anni, volente o nolente, au-
mentano le probabilità di riduzione del grado di
autonomia delle persone. Valutare le possibi-
li evoluzioni di questo dato è fondamentale per
comprendere le dinamiche della domanda socio-
assistenziale e, di conseguenza, le più opportune
strategie da assumere. Evidentemente farlo non è
assolutamente semplice perché numerose sono
le variabili in gioco alcune delle quali del tutto
ignote, in un senso o nell’altro, quali ad esempio
il progresso in campo medico e della prevenzione.
Volendo fare una stima molto semplicistica, per
dare comunque una idea della dimensione dei
problemi derivanti dalla crescente longevità, nel-
la tabella 1 viene calcolato, sulla base delle pre-
visioni ISTAT della popolazione, il numero delle
persone con più di 65 anni al 2045. Sulla base
di questa stima è stata valutata, nell’ipotesi che la
percentuale al 2018 di anziani non autosufficienti
rimanga immutata (A), il numero di persone con li-
mitazioni funzionali. In questo caso il numero sarà
di 4.296.598. Considerando invece che la % di li-
mitazioni funzionali aumenti costantemente dello
0,23% l’anno, come avvenuto dal 2005 al 2018
(ipotesi B), in questo caso l’incremento comples-
sivo nel periodo sarà del 28% per un totale di per-
sone dì 5.518.567. Una cifra enorme .
Badante o residenza assistita?
Una cifra enorme da cui emerge un quesito:
come far fronte a questa domanda di assisten-
za? Allo stato la situazione è caratterizzata: dalla
stragrande maggioranza degli anziani assistiti
dalle famiglie presso le loro abitazioni con l’in-
certo supporto dei servizi sociali e, quando sono
in grado di sostenerne la spesa, delle badanti
Ripensare le politiche abitative
Claudio Falasca: Direttore di Abitare e Anziani
Anziani con limitazioni funzionali nel periodo 2005/2018 – Valori assoluti e percentuali
Anni 2005 2013 2018 2045
Pop. residente 58.500.000 60.800.000 60.483.973 58.701.339
% pop. con + 65 anni 19.5 21.2 22,7 33,6
Pop. con + 65 anni 11.400.000 12.650.000 13.728.000 19.709.169
% Pop. +65 anni con Limitazioni
funzionali
18.8 19.8 21,8 21,8 / 28
Tot. persone con +65 anni
con Limitazioni funzionali
2.000.000 2.500.000 2.996.000
Ipotesi A 4.296.598
Ipotesi B 5.518.567
Fonte: elaborazione AeA su dati ISTAT.
6
e/o; circa 300.000 anziani assistiti in Residenze
Sanitarie Assistenziali (RSA); un numero impre-
cisato in case di riposo.
Una situazione che presenta non poche criticità.
Il grosso della spesa per l’assistenza grava sulle
famiglie che spesso non sono in grado di garan-
tirla; i caregiver familiari in progressiva riduzione
a causa del generale invecchiamento della popo-
lazione; le abitazioni mediamente inadeguate ad
ospitare anziani non autosufficienti; i servizi socio
assistenziali del tutto inadeguati al fabbisogno; le
badanti sempre più costose e mediamente senza
le necessarie qualifiche; il numero dei posti letto
in RSA, circa 300.000, copre una minima per-
centuale del fabbisogno e gestite secondo mo-
delli del tutto insoddisfacenti (pensiamo a quanto
emerso nel periodo pandemico); le case di riposo
un’area grigia su cui sarebbe opportuno far luce.
Come si vede la scelte è pressoché obbligata: a
fronte della inadeguatezza dei servizi territoriali
socio assistenziali e del numero limitato di posti
letto nelle RSA l’unica soluzione, per chi se la può
permettere, è la badante o la clinica privata, il re-
sto si arrangia tra mille difficoltà.
Gli alloggi assistiti
È in questo contesto che si colloca la proposta
degli alloggi assistiti. Una proposta alternati-
va che ridefinisce il campo di gioco ponendo al
centro delle politiche di assistenza una formula
abitativa di vita autonoma rivolta alle persone
anziane fragili (ed altri gruppi di persone) con l’o-
biettivo di supportarne le necessità, garantendo
al contempo protezione e vita di relazione.
Come sottolinea Pesaresi in premessa del suo ar-
ticolo “Un numero crescente di persone anziane
vuole giustamente scegliere dove vivere e con chi
condividere l’alloggio, anche in presenza di una
condizione di fragilità. Essi esprimono una richie-
sta di aiuto, di sostegno e di servizi legati all’allog-
gio, in un ambiente adattato e sicuro che garanti-
sca congiuntamente inclusione sociale, protezione
e vita indipendente, ma rimanendo a casa.
Per soddisfare questa crescente domanda,
comincia a svilupparsi una varietà di offerte di
alloggi assistiti proposti da enti locali, aziende
pubbliche, associazioni, aziende private e Fon-
dazioni. Queste formule abitative, alternative alle
strutture residenziali per anziani, contribuiscono
ad ampliare la gamma di scelte offerte alle per-
sone con graduale perdita di autonomia, per età
o disabilità, che desiderano vivere in casa”.
Se consideriamo che nessun paese è in grado di
sostenere la spesa di un sistema di RSA in grado
di soddisfare la domanda: c’è un’altra alternative
all’ipotesi degli alloggi assistiti?
Previsioni contenute nella Legge 23
marzo 2023, n. 33
La recente legge Deleghe al Governo in materia
di politiche in favore delle persone anziane cosa
prevede per dare soluzione a questo problema?
All’art. 2, che tratta i principi e criteri direttivi ge-
nerali per le politiche in favore della popolazione
anziana, nel Comma 2, lettera m, si indica l’esi-
genza di: riqualificazione dei servizi di semiresi-
denzialità, di residenzialità temporanea o di sol-
lievo e promozione dei servizi di vita comunitaria
e di coabitazione domiciliare (cohousing), nei li-
miti delle compatibilità finanziarie.
All’art. 3, che indica i criteri di Delega al Gover-
no in materia di invecchiamento attivo, promo-
zione dell’inclusione sociale e prevenzione della
fragilità, al Comma 2, lettera a, punto 6 prevede:
la promozione, anche attraverso meccanismi di
rigenerazione urbana e riuso del patrimonio co-
struito, attuati sulla base di atti di pianificazio-
ne o programmazione regionale o comunale e di
adeguata progettazione, di nuove forme di domi-
ciliarità e di coabitazione solidale domiciliare per
le persone anziane (senior cohousing) e di coa-
bitazione intergenerazionale, in particolare con i
giovani in condizioni svantaggiate (cohousing in-
tergenerazionale), da realizzare, secondo criteri
di mobilità e accessibilità sostenibili, nell’ambito
di case, case-famiglia, gruppi famiglia, gruppi
appartamento e condomini solidali, aperti ai fa-
miliari, ai volontari e ai prestatori esterni di servi-
zi sanitari, sociali e sociosanitari integrativi.
Infine l’art. 4, che riguarda la i criteri di Delega al
Governo in materia di assistenza sociale, sanitaria
e sociosanitaria per le persone anziane non auto-
sufficienti, al Comma 2, lettera q con riferimento
ai servizi residenziali prevede: misure idonee a
perseguire adeguati livelli di intensità assistenzia-
le, anche attraverso la rimodulazione della dota-
zione di personale, nell’ambito delle vigenti facol-
Editoriale
7
tà’ assunzionali, in funzione della numerosità degli
anziani residenti e delle loro specifiche esigenze,
nonché della qualità degli ambienti di vita, con
strutture con ambienti amichevoli, familiari, sicuri,
che facilitino le normali relazioni di vita e garanti-
scano la riservatezza della vita privata e la conti-
nuità relazionale delle persone anziane residenti.
Come si vede agli estensori della Legge dele-
ga non è sfuggita l’importanza del tema nel mo-
mento in cui si indica la necessità di intervenire
sulla qualità dei servizi residenziali, sui servizi di
comunità e sulla condizione abitative e anche se
non si non precisa esattamene in che senso deb-
ba avvenire la richiesta “qualificazione”, esprime
comunque la necessità di elaborare nuovi modelli
abitativi che tengano in maggior conto le esigenze
delle persone fragili. Sarà evidentemente compito
degli estensori dei decreti legislativi attuativi della
delega tradurre i criteri direttivi in indicazioni più
precise. In questo senso la riflessione di Pasaresi
fornisce indicazione particolarmente preziose.
PNRR e BONUS
Riguardo al PNRR, malgrado preveda interventi
per alleviare il disagio abitativo, si può dire che allo
stato può essere considerata, purtroppo, un’occa-
sione persa in quanto non ha impresso il cambio
di rotta auspicato. Il tema della casa è presente nel
Programma Qualità dell’Abitare, condivisibile ne-
gli obiettivi perseguiti, meno nella strumentazione
adottata, che finanzia solo gli investimenti fisici,
lasciando ai Comuni il compito di attivare altri stru-
menti e fonti di finanziamento per assicurare il con-
seguimento degli obiettivi annunciati.
É solo nelProgramma complementare, alimentato
daifondinazionali,cheritroviamolamisuraespres-
samente dedicata all’Edilizia Residenziale Pubbli-
ca, declinata però fondamentalmente in chiave di
efficienza energetica e riqualificazione sismica.
Quello che è venuta a mancare è una chiara per-
cezione delle esigenze di adeguamento delle con-
dizioni abitative a fronte della crescente fragilità
di parte consistente della popolazione. Forse si è
pensato che, essendo gli italiani anziani in larga
parte proprietari delle case in cui vivono, avrebbero
deciso in modo autonomo come migliorare le loro
condizioni abitative mettendo a loro disposizione
adeguati incentivi. Purtroppo sappiamo come è
andata a finire: i bonus, nei fatti, per come concepi-
ti, hanno impegnato enormi risorse pubbliche per
interventi che forse, se meglio indirizzati, avrebbero
potuto risolvere molti problemi.Ad esempio privile-
giando l’abbattimento delle barriere, a partire dalla
realizzazione degli ascensori in case pubbliche e
private, piuttosto che il rifacimento delle facciate.
Ripensare le politiche abitative
Da quanto detto quello che emerge, in particola-
re dalla Legge delega, è che per rispondere alle
esigenze delle persone fragili dobbiamo ripen-
sare seriamente anche alle politiche abitative sia
pubbliche che private. Così facendo si fa fronte
anche a una domanda più generale perché, se è
vero che c’è un problema di domanda di case da
garantire, è altrettanto vero che non ce la cavia-
mo se continuiamo a considerare le case nella
loro mera dimensione quantitativa. La domanda
che esprimono le persone fragili, nelle periferie
come nei centri urbani, è si di avere una casa
dove vivere, ma se andiamo più a fondo sco-
priamo che in discussione è la qualità dei nostri
modelli abitativi che deve essere decisamente
rivista. Le esperienze a cui fa riferimento Pesa-
resi nel suo articolo stanno a dimostrare che nel
Paese, e non solo in Italia, si va esprimendo una
nuova offerta abitativa sensibile alle esigenze di
questa crescente domanda. Un offerta che per
potersi esprimere compiutamente deve essere
meglio indirizzata e sostenuta.
Qui di seguito proviamo a declinare alcuni primi
criteri di cui tener conto per elaborare una nuova
politica abitativa che, a partire dalle esperienze
di abitare condiviso e quindi dalle esigenze delle
persone fragili, di fatto risponde alle esigenze di
tutta la popolazione.
Una politica abitativa in cui la casa è compo-
nente del servizio all’abitare che non si esau-
risce con il possesso della abitazione, ma si ar-
ricchisce di una pluralità di servizi di prossimità
di cui fruire singolarmente e collettivamente.
Ripensare i modelli abitativi e quindi le tipo-
logie abitative prevalenti in relazione all’invec-
chiamento della popolazione, ai mutamenti delle
famiglie, al crescente numero di famigli mono-
nucleari, alla diffusione dello smart working.
Adottare criteri di valutazione della qualità
abitativa che non si riducano al rispetto di meri
“standard quantitativi”, ma adottino modelli di
8
valutazione integrata sulla capacità abilitante
o disabilitante, degli ambienti di vita, già in uso
in altri Paesi (l’Housing Quality
Indicators Form inglese, o il Li-
vability Index americano. https://
www.abitareeanziani.it/aea-in-
forma-febbraio-2021/)
Acquistando rilevanza la funzione di servizio, in
particolare a seguito dell’invecchiamento del-
la popolazione, è necessario che acquistino un
maggior ruolo i titolari delle politiche di wel-
fare. In altre parole è venuto il momento di affer-
mare una piena titolarità politica del Ministero del
Lavoro e delle Politiche sociali nelle politiche abi-
tative ad oggi ambito di competenza del Ministero
dell’interno e del Ministero delle infrastrutture.
Sviluppare pienamente le potenzialità della am-
ministrazione condivisa in quanto la trasfor-
mazione della cultura dell’abitare prefigurata nei
precedenti punti non è possibile realizzarla fa-
cendo affidamento solo sul ruolo pubblico e sul
mercato. È necessario definire percorsi di coin-
volgimento delle energie del Terzo settore in
iniziative di co-programmazione e co-progetta-
zione nell’ambito di programmi territoriali di po-
litiche abitative e di rigenerazione urbana.
È necessario, inoltre, che vengano coinvolte (for-
mate) nuove competenze, in particolare sul
fronte dell’intervento sociale, impegnandole in
particolare nella gestione dei complessi di edili-
zia residenziale pubblica al fine di superare la ge-
stione meramente “amministrativa” delle ATER.
Conclusione
In conclusione ci troviamo di fronte ad una tripli-
ce sfida:
● adottare nuovi modelli abitativi a seguito delle
dinamiche demografiche;
● trasformare il patrimonio immobiliare pubblico
e privato per renderlo più adeguato alle nuove
domande sociali;
● fare dei servizi sociali e civili all’abitare il tes-
suto connettivo delle politiche di rigenerazio-
ne urbana.
Per farlo sono indubbiamente necessarie risorse
pubbliche e private, ma soprattutto è indispen-
sabile, a differenza di quanto non è stato fatto
con i “bonus”, o con il PNRR, una governance
pubblica capace di indirizzare con intelligenza le
necessarie azioni individuali e collettive.
È auspicabile si apra su questi temi un dibattito
pubblico capace di ridefinire il senso dell’abitare
in una società in profonda trasformazione.
9
Gli alloggi assistiti. Un’alternativa
alle strutture residenziali per anziani
Gli alloggi assisti sono formule abitative di vita autonoma che si rivolgono alle
persone anziane fragili (ed altri gruppi di persone) con l’obiettivo di supportarne
le necessità, garantendo al contempo protezione e vita di relazione. L’articolo
ne delinea le caratteristiche, i requisiti, le tipologie e i potenziali utenti.
Un numero crescente di persone anziane vuole
giustamente scegliere dove vivere e con chi con-
dividere l’alloggio, anche in presenza di una con-
dizione di fragilità. Essi esprimono una richiesta
di aiuto, di sostegno e di servizi legati all’alloggio,
in un ambiente adattato e sicuro che garantisca
congiuntamente inclusione sociale, protezione e
vita indipendente, ma rimanendo a casa.
Per soddisfare questa crescente domanda, co-
mincia a svilupparsi una varietà di offerte di al-
loggi assistiti proposti da enti locali, aziende
pubbliche, associazioni, aziende private e Fon-
dazioni. Queste formule abitative, alternative alle
strutture residenziali per anziani, contribuiscono
ad ampliare la gamma di scelte offerte alle per-
sone con graduale perdita di autonomia, per età
o disabilità, che desiderano vivere in casa.
Gli alloggi assistiti
Con il termine “alloggi assistiti” si intende un
gruppoparticolarediappartamentiperanzia-
ni1
che in Italia, da contesto a contesto, assumono
denominazioni molto variegate come ad esempio:
alloggi protetti, alloggi sociali, mini alloggi protet-
ti, mini alloggi per persone autosufficienti, gruppi
appartamento ecc.. Le diverse esperienze italia-
ne sono tutte accomunate dallo stesso approc-
cio all’abitare, che è quello di permettere a chi è
avanti con gli anni, di vivere autonomamente,
facendo leva sulla capacità di continuare a
mantenere i propri ritmi di vita in un contesto
adeguato grazie a supporti esterni.
L’elemento caratterizzante le diverse tipologie
di alloggi è costituito da un appartamento, più
spesso di piccole dimensioni e in affitto, che ac-
coglie in genere una famiglia di anziani o un an-
ziano/a solo. Sono possibili anche altre tipologie
di convivenze come quelle intergenerazionali o
quelle fra anziani non legati da rapporti di paren-
tela, ma queste due ultime ipotesi sono poco dif-
fuse in Italia. Gli alloggi assistiti, dunque, sono in
genere destinati ad anziani singoli che conserva-
no un certo grado di autonomia o ad una coppia
dove almeno uno dei due conserva un certo gra-
do di autonomia; in entrambi i casi i residenti
degli alloggi assistiti sono in grado di auto-
gestirsi dal punto di vista delle principali at-
tività di vita quotidiana in modo autonomo o
con una serie di servizi che possono essere
forniti al loro domicilio.
Gli alloggi assistiti si rivolgono soprattutto agli
anziani fragili che avrebbero difficoltà a rimane-
re nella propria abitazione originaria perché, ad
esempio, vivono soli o non hanno reti parentali/
sociali di supporto che possano aiutarli a vivere
nella propria abitazione, sostegno che possono
invece ricevere in un contesto organizzato, atto a
garantire elevati livelli di protezione e supporto.
Gli alloggi assistiti hanno, fra l’altro, lo specifico
obiettivo di combattere i fenomeni di isolamento
e, per questo, all’interno dell’edificio che ospita
gli alloggi è opportuno che sia prevista la realiz-
zazione di spazi comuni (piccole sale per conver-
sazioni e lettura, sale comuni per la condivisione
di diverse attività) e la dotazione di servizi collet-
tivi (es. portierato attivo). Gli alloggi sono dunque
perlopiù accorpati all’interno di un edificio, il che
rende più agevole la fornitura di tali servizi (Arlotti
et al., 2022). Gli alloggi assistiti sono dunque
Franco Pesaresi: DirettoreASPAmbito 9 –Jesi Network NonAutosufficienza – NNA,Asiquas
10
appartamenti che accolgono anziani fragili
a cui vengono forniti servizi domiciliari “a
domanda” che permettono loro di continua-
re a vivere al loro domicilio.
I criteri fondamentali che definiscono
l’offerta di alloggi assistiti
L’alloggio assistito è caratterizzato dai seguenti
criteri fondamentali:
● Offre alla persona “la sua casa”, un luo-
go di vita ordinario che è permanentemente
parte dellavita della città, un supporto per con-
sentire l’inclusione sociale e un’offerta di servi-
zi individualizzati di assistenza e supervisione
secondo necessità;
● Si basa sulla libera scelta del cittadino e,
quindi, esula da ogni sistema di orientamento
sociale o sociosanitario: è la persona occu-
pante (che sceglie autonomamente l’alloggio
assistito) responsabile del proprio stile di vita,
della scelta dei servizi che utilizza e del finan-
ziamento delle spese sostenute.
Che cosa non sono gli alloggi assistiti
Costituendo un’offerta alternativa all’accoglienza in
una struttura residenziale collettiva o al singolo ap-
partamento ordinario, l’alloggio assistito non è:
● un alloggio familiare (anche composto da
una sola persona) in un ambiente ordinario,
indipendentemente dal fatto che l’occupante
utilizzi o meno servizi alla persona. In questo
caso saremmo in presenza di un’abitazione
di tipo civile in cui viene fornita, per esempio,
l’assistenza domiciliare;
● un presidio residenziale sociale, sociosa-
nitario o sanitario di tipo collettivo (come
per esempio, le R.S.A. , le residenze protette, le
case protette, le case di riposo, le case albergo,
ecc.) qualunque siano le tipologie e le mo-
dalità organizzative. Non rientrano tra gli al-
loggi assistiti neanche le strutture residenziali
preposte all’accoglienza temporanea (come
appartamenti transitori o servizi di accoglienza
familiare temporanei) di soggetti in difficoltà.
Gli alloggi assistiti non sono presidi resi-
denziali per anziani
Abbiamo già visto nelle righe precedenti che le
strutture residenziali per anziani di tipo colletti-
vo previste dalla normativa nazionale non sono
assimilabili agli alloggi assistiti. Ma quali sono i
presidi residenziali per anziani? Le regioni ita-
liane sono state straordinarie nel definire
un’ampia tipologia di strutture per anziani
resa ancora più vasta dalla varietà di deno-
minazioni adottate. Anche per questo, il Mini-
stero della Salute negli anni 2007-2008 ha
provveduto ad adottare un sistema nazionale
di classificazione delle strutture residenziali per
anziani non autosufficienti2,3
(Cfr. Tab.1).
Trale strutture residenziali sociali, oltre alle case
di riposo, le singole regioni hanno previsto una
serie di altre strutture variamente denominate
che non sono assimilabili agli alloggi assistiti.
Si tratta di strutture residenziali a carattere
comunitario (Cfr. Tab.1, ultima riga) che spes-
so assumono la denominazione di comunità al-
loggio o di casa famiglia. Si differenziano dagli
alloggi protetti per almeno due aspetti:
1. Le strutture a carattere comunitario punta-
no su un’organizzazione della vita quotidiana
di tipo comunitario guidata dagli operatori di
riferimento, mentre negli alloggi assistiti la
scelta è quella di una organizzazione della vita
quotidiana di tipo familiare, in autonomia e nel
proprio appartamento usufruendo di servizi
eventualmente richiesti;
2. Le dimensioni delle strutture residenzia-
li a carattere comunitario sono più ampie di
quelle degli alloggi assistiti. Le regioni italiane
hanno previsto strutture di tipo comunitario
che arrivano fino a 30 posti (5-30) mentre gli
alloggi assistiti mantengono una dimensione
assimilabile a quella familiare da accogliere
in un appartamento, spesso di dimensioni
contenute.
Quali possibili forme e tipologie
di alloggio assistito?
Gli alloggi assistiti sono un contenitore di espe-
rienze diverse e flessibili che si adatta alle di-
verse esigenze del territorio e delle persone da
accogliere. Ci sono diversi criteri per analizzare
le esperienze degli alloggi assistiti, mostrarne la
diversità e valorizzarne il potenziale inclusivo. La
tabella 2 li riassume (v. pagina 11).
11
Tabella 1 – Classificazione delle strutture residenziali per anziani
CODICE DI
DENOMINAZIONE
PRESTAZIONE STRUTTURE TIPICHE
STANDARD
ASSISTENZIALI*
R1
Unità d’offerta
Residenziali
intensive
Trattamenti erogati in unità d’Offerta
residenziali intensive a persone non
autosufficienti, richiedenti trattamenti
intensivi, essenziali per il supporto
alle funzioni vitali come ad esempio:
ventilazione meccanica e assistita,
nutrizione enterale o parenterale
protratta, trattamenti specialistici ad
alto impegno (tipologie di utenti: stati
vegetativi o con prolungato, persone
con gravi insufficienze respiratorie,
persone affette da malattie neurode-
generative progressive).
Strutture che ospitano per-
sone in stato vegetativo o in
coma prolungato.
Persone con gravi insufficien-
ze respiratorie.
Persone affette da malattie
neurodegenerative progressive
Guardia medica: h24;
Assistenza medica:
300 minuti /die per
nucleo;Infermiere:h24;
Assistenza globale: >
210 min.;
Assistenza infermieristi-
ca: >90 min.
R2
Unirà d’offerta
Residenziali
Estensive
Trattamenti erogati in Unità d’offerta
Residenziali estensive a persone non
autosufficienti con elevata necessità
di tutela sanitaria (come ad esempio:
cure mediche e infermieristiche quoti-
diane, trattamenti di recupero funzio-
nale, somministrazione di terapie e.v. ,
nutrizione enterale, lesioni da decubi-
to profonde, etc.).
RSA
Assistenza medica: 160
minuti/die per nucleo;
Infermiere h 24; Assi-
stenza globale: > 140
min.;
Assistenza infermieristi-
ca: >45 min.
R2D
Unità d’offerta
Residenziale a per-
sone con demenza
senile
Trattamenti erogati in Unità d’offerta
Residenziale a persone con demenza
senile nelle fasi in cui il disturbo mne-
sico è associato a disturbi del compor-
tamento e/o dell’affettività che richie-
dono trattamenti estensivi di carattere
facoltativo, riorientamento e tutela
personale in ambiente “protesico”.
RSA demenza;
Nuclei Alzheimer RSA
Assistenza: 120 minuti/
die per nucleo;
Infermiere h 12;
Assistenza globale: >
140 min.;
Assistenza infermieristi-
ca: > 36 min.
R3
Unità d’offerta
Residenziali di
mantenimento
Trattamenti erogati in Unità d’offerta
Residenziali di lungodegenza e di
mantenimento, anche di tipo riabilita-
tivo, erogate a persone non autosuf-
ficienti con bassa necessità di tutela
Sanitaria (Unità d’offerta residenziale
di Mantenimento).
Residenze protette;
Case protette
Assistenza medica: 80
minuti/die per nucleo;
Infermiere globale: <100
min.;
Assistenza infermieristi-
ca: >20 min.
Case di riposo e
altre residenze a
carattere comu-
nitario per anziani
autosufficienti
Strutture residenziali comunitarie per
anziani autosufficienti
Case di riposo ed altre struttu-
re a carattere comunitario per
anziani autosufficienti.
“eventuali prestazioni
sanitarie programmate
in relazione alle specifi-
che esigenze dell’utenza
ospitata assimilabili
alle forme di assistenza
rese a domicilio” (DM
308/2001)
Note: *Gli standard assistenziali indicati sono quelli minimi indicati dalla normativa nazionale che poi le Regioni hanno la possibilità di modificare in
aumento. Per Guardia Medica h24, si intende la presenza del medico su 24 ore nella struttura nel suo insieme. L’assistenza indicata come copertura
oraria (h) è riferita alle ore di copertura per nucleo. L’Assistenza globale è riferita al totale dei minuti lavorati giornalmente da infermieri, OSS, terapisti,
per nucleo, per ospite (tot min / 20); la specifica “assistenza infermieristica” è un “di più”.
Fonte: Ministero della Salute, 2007; Ministero del Lavoro, della Salute e delle politiche sociale, Decreto 17/12/2008; Decreto Ministero della Solida-
rietà sociale n. 308 del 21/5/2001;: Pesaresi (2018).
12
Sulla base dei criteri classificatori di cui alla
Tabella 2 è possibile pervenire ad una classifi-
cazione delle principali tipologie delle diverse
esperienze alloggiative.
Gli alloggi assistiti possono assumere le se-
guenti tipologie in base alle esigenze e ai desideri
espressi dagli occupanti:
● alloggi protetti per anziani: gruppi di pic-
coli appartamenti, in uno stesso edificio
o adiacenti, riservati ad anziani soli o in
coppia. L’area degli alloggi protetti dovrebbe
auspicabilmente disporre di spazi comuni per
socialità e attività comuni degli abitanti;
● alloggi condivisi intergenerazionali: al-
loggi singoli, riservati ad una utenza interge-
nerazionale come quella, per fare un esempio,
che preveda la presenza degli anziani e degli
studenti universitari nel medesimo alloggio al
fine di ridurre i costi di gestione e garantire una
presenza di sostegno per gli anziani. I residen-
ti, max 54
,mantengono uno spazio abitativo
privato all’interno dell’alloggio (per esempio la
camera da letto) e condividono invece l’utiliz-
zo di alcuni spazi comuni come la cucina;
● alloggi condivisi: alloggi singoli riservati a
piccoli gruppi (max 5)di persone non legate da
vincoli di parentela; potrebbero essere gruppi
di anziani o di disabili, di soggetti con pato-
logie psichiatriche o altro. I residenti manten-
gono uno spazio abitativo privato all’interno
dell’alloggio (per esempio la camera da letto)
e condividono invece l’utilizzo di alcuni spazi
comuni come la cucina (Cfr. Tab. 3).
Queste tre tipologie vengono spesso sintetizzate
con iltermine di co-housing; inverità, le esperien-
ze di co-housing sono relative alle sole tipologie
degli alloggi condivisi che costituiscono solo una
minoranza di tutte le esperienze degli alloggi as-
sistiti. Nel caso degli alloggi protetti non è infatti
corretto parlare di co-housing in quanto gli ap-
partamenti sono di tipo monofamiliare.
Che cosa devono garantire
gli alloggi assistiti
Gli alloggi assistiti garantiscono diversi supporti
a sostegno dei residenti:
● monitoraggio e sicurezza della vita in casa;
● supporto alla vita di relazioni;
Tabella 2 – Criteri per classificare le esperienze degli alloggi assistiti
SOGGETTI
PROMOTORI
● Enti locali
● Enti del terzo settore
● Società private
Le caratteristiche del progetto dipenderanno dal
tipo di soggetto promotore, che può portare a
logiche diverse
TARGET (UTENZA
DEL PROGETTO)
● Gli anziani
● Persone con patologie specifiche (es.
malattie neurodegenerative)
● Persone con disabilità
● Utenza mista (intergenerazionale, perso-
ne con disabilità e non)
Gli alloggi assistiti devono adattarsi ai profili dei
futuri abitanti, essendo sufficientemente flessi-
bili e anticipando i loro bisogni e le difficoltà che
possono incontrare.
FORMA
ABITATIVA
● Alloggi condivisi (alloggio collettivo com-
prendente aree riservate e spazi comuni)
● Gruppi di alloggi gestiti da soggetti privati
La forma abitativa scelta dipende dalla definizione
dei progetti di vita collettiva o familiare, che può
offrire più o meno autonomia a secobda delle
situazioni.
TIPOLOGIA
ABITATIVA
● Gruppi di alloggi gestiti da enti pubblici
● Gruppi di alloggi gestiti da soggetti privati
La tipologia dell’abitazione determina un quadro
giuridico specifico, in particolare sulle regole di
assegnazione e le norme applicabili.
SERVIZI
PROPOSTI
● Tipologie di servizi: servizi sanitari domi-
ciliari, sostegno negli atti di vita quotidiana,
animazione, pasti, teleassistenza, portierato
attivo, ecc.
● Servizi condivisi e individualizzati
● Professionisti utilizzati: équipe sanitarie
pubbliche, personale inviato dall’ente locale
o da altri enti del terzo settore, personale del
gestore degli alloggi assistiti, ecc.
La definizione dell’offerta di servizi e le condizioni
di accesso ai vari servizi dipendono dal profilo dei
residenti, dalla forma dell’abitazione (familiari o
condivisi), dai finanziamenti pubblici, dalla disci-
plina dei servizi, ecc.
Fonte: elaborazione dell’autore
13
● sostegno all’autonomia e sostegno all’inclu-
sione sociale (Cfr. Fig. 1).
Questi quattro supporti non sono esclusivi e
sono presenti in modo variabile secondo la tipo-
logia dei progetti.
Figura 1
Monitoraggio e sicurezza
della vita in casa
Il monitoraggio risponde all’obiettivo di garanti-
re la sicurezza della vita domestica, garantendo
l’individuazione di eventuali difficoltà e l’assi-
stenza in caso di problemi o per gestire situazio-
ni di crisi. Il livello di monitoraggio si adatta alle
esigenze dei residenti e ai problemi particolari
che essi incontrano. Il monitoraggio è assicurato
attraverso:
● gli stessi residenti dell’alloggio, in una logica
di reciproca attenzione e convivenza;
● l’eventuale presenza di operatori e volontari;
● il progetto architettonico dell’edificio e dell’a-
bitazione;
● gli strumenti tecnici (telesorveglianza, uso del-
la domotica, sistemi di allerta medica, ecc.).
Supporto alla vita di relazioni
Il sostegno per una vita di relazioni è una dimen-
sione essenziale dei progetti abitativi inclusivi
ed assistiti. Ha una funzione preventiva contro la
perdita di autonomia, prevenendo la chiusura in
sé stessi, il rischio di isolamento e di solitudine
degli abitanti. Il mantenimento dei legami sociali
può passare attraverso:
● l’organizzazione di attività collettive;
● l’animazione degli spazi comuni;
● l’integrazione delle famiglie e dei parenti;
● visite di operatori;
● la presenza di volontari;
● l’inserimento nel tessuto associativo locale;
● ecc…
Lo sviluppo delle relazioni, dell’aiuto reciproco
e del mutuo sostegno permette di sostenere al
meglio l’evoluzione dell’autonomia dei residenti
facendo affidamento sulle relazioni interperso-
nali e sulla solidarietà di vicinato.
Sostegno all’autonomia personale
Per aiutarli a rimanere in un alloggio ordinario, gli
anziani o i disabili possono aver bisogno di esse-
re sostenuti per uno o più degli aspetti seguenti:
fare i lavori domestici;
Tabella 3 – Le tipologie degli alloggi assistiti
TIPOLOGIA DESCRIZIONE
Alloggi protetti per
anziani
Gruppi di piccoli appartamenti, in uno stesso edificio o adiacenti, riservati ad anziani soli o in
coppia. L’area degli alloggi protetti dovrebbe auspicabilmente disporre di spazi comuni per soci-
laità e attività comuni degli abitanti.
Alloggi condivisi
intergenerazionali
Alloggi singoli, riservati ad una utenza intergenerazionale come quella, per fare un esempio, che
prevede la presenza degli anziani e degli studenti universitari nel medesimo alloggio al fine di
ridurre i costi di gestione e garantire una presenza di sostegno per gli anziani. I residenti (max 5)
mantengono uno spazio abitativo privato (per esempio la camera da letto) all’interno dell’allog-
gio e condividono invece l’utilizzo di alcuni spazi comuni come la cucina
Alloggi collettivi Alloggi singoli riservati a piccoli gruppi (max 5) di persone non legate da vincoli parentali;
potrebbero essere gruppi di anziani o di disabili, di soggetti con patologie psichiatriche o altro.
I residenti mantengono uno spazio abitativo privato (per esempio la camera da letto) all’interno
dell’alloggio e condividono invece l’utilizzo di alcuni spazi comuni come la cucina.
Fonte: elaborazione dell’autore
14
● cucinare i pasti;
● effettuare il bagno;
● alzarsi e andare a letto;
● spostarsi;
● ecc…
Le esperienze abitative assistite, pertanto, spes-
so forniscono diverse forme di sostegno all’au-
tonomia della persona. Tale sostegno dovreb-
be essere individuato dalle Unità di Valutazione
Multidimensionali e deve essere personalizzato
e dipendere dai bisogni espressi dalle persone.
L’accesso a questi servizi di assistenza domici-
liare può essere organizzato in due modi:
● scelta“adomanda” di servizi personalizzati;
● sistema “misto”: parte dei servizi, definibili di
base, sono forniti a tutti gli alloggi mentre una
parte dei servizi (in genere maggioritaria) viene
fornita in modo personalizzato e “a richiesta” per
soddisfare le particolari esigenze della persona.
Sostegno all’inclusione sociale delle
persone
I progetti degli alloggi assistiti possono auspica-
bilmente prevedere servizi ed attività finalizzati
all’inclusionesocialedeiresidentianzianiodisabi-
li. Il sostegno previsto deve permettere ai residenti
di partecipare allavita della città e di condurre una
vita piena. Si traduce in sostegno all’accesso ai
servizi e ai diritti (accesso alla sanità, alla forma-
zione, al lavoro, al tempo libero, alla cultura, allo
sport, ecc.). Può assumere la forma di:
● diffusione di informazioni;
● supporto nello svolgimento delle pratiche am-
ministrative (moduli cartacei o online);
● realizzazione dei contatti con gli interlocutori
competenti per usufruire dei servizi e dei diritti;
● supporto informatico (acquisti dematerializza-
ti, accesso a Internet, ecc.);
● accompagnamento dei residenti presso i luo-
ghi di fruizione dei servizi e dei diritti;
● ecc…
L’assistenza all’inclusione sociale è essenziale
per le persone più vulnerabili, ma è importante
anche per gli altri residenti che apprezzano que-
sto supporto, in particolare il supporto ammi-
nistrativo (Ministére de Solidarités et de la
Santé, 2017).
I protagonisti dei progetti degli alloggi
assistiti
Gli attori dei progetti di edilizia inclusiva ed assi-
stita sono diversi e diversi sono i possibili scena-
ri della loro realizzazione e gestione. Ci possono
essere progetti elaborati e realizzati dagli enti
pubblici, progetti che nascono per iniziativa di
soggetti privati che operano in un contesto for-
temente regolato dal settore pubblico o esserci
invece iniziative totalmente private, che operano
in un contesto non regolato in modo specifico.
Enti locali o enti pubblici
Gli enti pubblici come Comuni o enti per la ge-
stione degli alloggi di edilizia residenziale pub-
blica – che, auspicabilmente, vogliono risponde-
re ai bisogni e alle richieste di una ampia fascia
di cittadini fragili – potrebbero avviare progetti
relativi agli alloggi assistiti. Le modalità, come
abbiamo già accennato, possono essere diverse:
dalla gestione completa di tutto il progetto, dalla
ideazione alla realizzazione, oppure, per contro,
è possibile limitarsi alla sola definizione della
regolamentazione dei progetti che, poi, soggetti
privati dovranno rispettare nella realizzazione dei
loro interventi.
Anziani o persone con disabilità
Anziani o disabili, in genere, sono i fruitori dei
progetti. Quando riescono anche ad essere i
promotori dei progetti degli alloggi assistiti,
questo permette ai futuri abitanti di imma-
ginare, progettare, creare ed eventualmente
gestire il proprio habitat, al fine di soddisfa-
re al meglio le proprie esigenze, in linea con
le proprie aspirazioni. In alcuni casi, la mes-
sa in comune delle risorse all’interno di queste
forme abitative può consentire alle persone di
beneficiare di una qualità della vita che sarebbe
fuori dalla loro portata individuale.
Genitori o parenti, organizzati o meno in
associazione
Si tratta di genitori anziani che anticipano il mo-
mento in cui non potranno più vivere con i propri
figli disabili per promuovere la realizzazione di un
contesto abitativo inclusivo ed assistito per i pro-
pri familiari. In altre situazioni potrebbero essere
i figli adulti a ricercare soluzioni più protettive ed
15
inclusive per i loro genitori anziani, con un ruolo
che più spesso è di “portatori di interesse”.
Gestori di presidi residenziali per anziani
Quello degli alloggi assistiti è un settore che po-
trebbe essere implementato anche dagli attuali
gestori delle strutture residenziali per anziani,
anzi alcuni già lo fanno. Queste strutture potreb-
bero diversificare la loro offerta di servizi:
● per offrire alle persone anziane, ancora indi-
pendenti ma vulnerabili, una forma di alloggio
intermedio tra il loro alloggio tradizionale, a
volte divenuto inadatto ai loro bisogni, e quel-
lo delle strutture residenziali che riguarda le
persone non autosufficienti;
● per rispondere alle aspirazioni dei residenti
che desiderano stili di vita diversi da quelli of-
ferti dalla struttura residenziale;
● per offrire agli utenti dei loro servizi opzioni
abitative adeguate all’evoluzione della loro si-
tuazione di fragilità o non autosufficienza.
Operatori privati for profit e no profit
Gli operatori privati hanno un ruolo importante
nella messa a disposizione di alloggi assistiti, nel-
la realizzazione e nella loro gestione. I soggetti pri-
vati possono essere incaricati dai soggetti pubbli-
ci, possono operare direttamente in un contesto
fortemente regolato in modo specifico dagli enti
pubblici o possono operare senza molti vincoli
specifici in un mercato edilizio per cambiare un
settore, in genere poco attento ai soggetti fragili. I
soggetti privati possono occuparsi di tutto il pro-
getto oppure possono ripartire gli oneri realizzativi
e gestionali fra più soggetti in relazione alle diver-
se fasi e funzioni (realizzazione alloggi, gestione
della riscossione dei canoni di affitto, fornitura dei
servizi ai residenti negli alloggi, ecc.).
La collocazione degli alloggi assistiti
La disponibilità di una area edificabile non può es-
sere l’unico criterio per la scelta della collocazio-
ne degli alloggi assistiti. I promotori dei progetti
devono tenere conto dell’ambiente comples-
sivo per non penalizzare la vita quotidiana
degli anziani o dei disabili e “tagliarli fuori”
dal loro modo di vivere. Lasciare la vecchia
casa è un passo importante per i futuri residenti,
soprattutto per gli anziani. Questo cambiamento
significativo deve quindi essere accompagnato
da un reale valore aggiunto: una vita sociale più
facile, un quartiere adeguato, l’accesso ai servizi
locali, l’accesso ai servizi sanitari, ecc.
Accesso facilitato alle strade
Per evitare il rischio di cadute e l’utilizzo di ausili
esterni per potersi muovere, è importante che l’in-
gresso dell’edificio si affacci su una strada acces-
sibile alle persone a mobilità ridotta (utilizzando un
ausilio tecnico, un deambulatore o una sedia a ro-
telle). Questo requisito deve essere completato pri-
mache i futuri abitanti si trasferiscano nell’alloggio.
Accesso a servizi e attrezzature
L’ubicazione del luogo di residenza deve consen-
tire un facile accesso a tutti i servizi:
● servizi pubblici: municipio, ufficio postale, ecc.;
● servizi commerciali: negozi di alimentari locali,
supermercati, parrucchiere, ecc.;
● servizi sanitari: farmacia, medici di base e spe-
cialisti, servizi sanitari e sociali, ecc.;
● tempo libero: cinema, teatro, ristoranti, ecc.
Si consiglia di effettuare un’analisi su un perime-
tro di 500 metri intorno alla sede del progetto per
avere un’idea precisa dei servizi presenti. L’indi-
viduazione delle carenze consente di ricercare
alternative: ricorso a parenti, volontari, trasporto
occasionale, ecc.
Accesso con i mezzi pubblici
L’accesso alle infrastrutture e ai servizi che non
si trovano nelle immediate vicinanze del luogo
di residenza è un fattore essenziale. Il servizio
di trasporto pubblico deve essere regolare, age-
vole e accessibile alle persone a mobilità ridot-
ta. Occorre tenere conto della facilità di acces-
so ai taxi, soprattutto nelle aree semi-urbane.
Elemento positivo è anche la possibilità di frui-
re dei servizi di trasporto a richiesta organizzati
dalla collettività (veicoli accessibili a persone di-
sabili o non autosufficienti) e dalle organizzazioni
del terzo settore.
Un progetto architettonico che unisca fa-
miliarità, vita personale e vita collettiva
Ilprogetto deve garantire l’uso di un alloggioche
permetta a ciascuno di stare a casa propria,
16
di averne la piena disponibilità, di arredar-
lo, di ricevere parenti e amici. Diversi elementi
devono quindi essere presi in considerazione per
garantire il benessere dei residenti:
● integrazione residenziale: i progetti degli al-
loggi assistiti devono promuovere l’integrazio-
ne dei residenti nel loro ambiente circostante.
Promuovere l’integrazione residenziale con
l’ambiente circostante significa prevedere “a
monte” un lavoro con i futuri occupanti. Questo
processo di coprogettazione può essere ap-
plicato a livello dell’edificio o del quartiere per
evitare la stigmatizzazione di un habitat che sa-
rebbe “riservato” a un pubblico specifico;
● configurazione dell’habitat: gli alloggi, rag-
gruppati, attigui o confinanti devono consen-
tire il mantenimento della privacy offrendo la
possibilità di legami sociali e di vita collettiva
quando gli abitanti lo desiderano;
● sala comune: questo spazio comune è cen-
trale per l’animazione della vita collettiva. La
partecipazione degli abitanti alla progettazio-
ne del luogo (layout, attrezzature, mobili, de-
corazioni) e alla sua animazione è essenziale
per garantire un progetto unificante. La sala
comune può essere integrata direttamente
all’interno dell’habitat negli alloggi condivisi
o collocata all’esterno dei singoli alloggi pro-
tetti, in modo da facilitare l’integrazione degli
abitanti nell’ambiente circostante;
● giardino: uno spazio verde può essere un
veicolo importante per stabilire relazioni di
vicinato (attività di giardinaggio comune, con-
divisione di un pasto insieme, ecc.). La manu-
tenzione collettiva di un orto può anche raffor-
zare i legami tra gli abitanti, incoraggiando la
loro autonomia e valorizzando la loro attività
(produzione di frutta e verdura, ecc.);
● spazi e attrezzature collettive: i progetti
abitativi inclusivi possono prevedere la messa
in comune di lavanderia (che deve essere suf-
ficientemente spaziosa per gestire autonoma-
mente la biancheria di tutti i residenti), garage,
locali dell’immondizia, luogo di deposito, ec-
cetera. Tutti questi spazi e attrezzature devo-
no soddisfare gli standard di accessibilità ed
essere sufficientemente illuminati. È possibile
creare sistemi di condivisione per incoraggia-
re le interazioni tra gli abitanti e dare loro ac-
cesso ad altre opportunità (biciclette, attrezzi,
attrezzature da giardinaggio, ecc.);
● l’automazione dei cancelli, del giardino,
delle porte d’ingresso ai corridoi e del gara-
ge costituisce un innegabile vantaggio per gli
anziani e, spesso, un obbligo per l’accoglienza
dei disabili. Va quindi studiata attentamente
fin dalla fase di progettazione per ottimizzare
al meglio gli impianti e le attrezzature da forni-
re senza aumentare troppo i costi.
Adeguare l’alloggio alle esigenze degli
anziani e dei disabili
L’alloggio deve soddisfare le norme sull’acces-
sibilità ma l’esperienza dimostra che, per de-
terminate situazioni di vita o di disabilità, questi
requisiti e raccomandazioni non sono sufficienti
per rendere la vita a casa confortevole e adat-
ta. La scelta di un progettista esperto nel tema
può anche consentire di integrare al meglio que-
sta dimensione nella realizzazione del progetto.
L’obbligo di accessibilità riguarda in particolare
la circolazione comune interna ed esterna, parte
dei parcheggi, le abitazioni, gli ascensori e i locali
collettivi. È imperativo che l’edificio consenta a
un residente o visitatore disabile di circolare, di
accedere ai locali, di utilizzare le attrezzature, di
orientarsi e di comunicare alle stesse condizioni
degli altri (o, in mancanza, con una qualità equi-
valente di uso).
Si riporta qui di seguito qualche esempio non
esaustivo di quello che questo comporta:
● le caratteristiche minime devono consentire a
una persona con disabilità di utilizzare la cu-
cina, il soggiorno, una camera da letto (o uno
spazio dedicato), un wc e un bagno;
● almeno un accesso da un soggiorno per il bal-
cone o terrazzo, che deve consentire il pas-
saggio di una persona su sedia a rotelle attra-
verso accorgimenti semplici e funzionali;
● almeno un bagno che consenta, con sempli-
ci accorgimenti, la successiva installazione di
una doccia accessibile a una persona disabi-
le;
i dispositivi di controllo devono essere facilmen-
te identificabili e utilizzabili;
● l’installazione dell’ascensore è obbligatoria
negli edifici residenziali a più piani.
17
Nel caso di complessi residenziali, l’obbligo di ac-
cessibilità si applica anche ai locali di uso comune.
Un habitat adattabile, aperto e sicuro
L’alloggio deve potersi adattare ad una diminu-
zione dell’autonomia della persona. È auspica-
bile che si tenga conto di alcune previsioni per
facilitare l’uso dell’alloggio:
● automazione di alcuni elementi (tapparelle,
ecc.);
● disposizione del bagno (doccia con scarico a
pavimento, ecc.);
● posizione al piano terra, alloggio su un piano, o
servito da ascensore;
● circolazioni interne sufficientemente ampie da
consentire l’utilizzo di ausili tecnici (deambu-
latore, montacarichi, sedia a rotelle, apertura
porte, prese elettriche, predisposizione rubi-
netti, ecc.) ad anziani o disabili.
L’abitazione deve essere sufficientemente
ampia da ospitare i mobili appartenenti alla
persona. Ciò consentirà di cancellare la sensa-
zione di abbandono della precedente casa e di
facilitare l’appropriazione della nuova sistema-
zione, in particolare per gli anziani. Il progetto
architettonico deve fornire un accesso sicuro
per evitare qualsiasi intrusione sgradita, dare la
sensazione di proteggere senza farlo sembrare
“una fortezza”. Quando si organizzano momenti
di convivialità (in particolare nella sala comune),
è importante che le persone che provengono
dall’esterno abbiano la sensazione di accedere
a un luogo di vita ordinario che non appaia “dedi-
cato” ad anziani o disabili.
Assistenzadomiciliaresanitariaesociale
Nel rispetto della libera scelta della persona,
negli alloggi assistiti possono essere attivati i
servizi di cura domiciliari, di mantenimento e svi-
luppo delle capacità funzionali di competenza
del Servizio sanitario. In genere, spetta all’Unità
di valutazione multidisciplinare (UVM) stabilire,
nell’ambito di un piano assistenziale persona-
lizzato (PAI), le prestazioni sanitarie da garantire
all’anziano o al disabile secondo le loro neces-
sità. Gli alloggi assistiti, si caratterizzano per la
presenza di una pluralità di servizi sociali, pre-
valentemente “a domanda”, che vengono forniti
dagli enti locali. Si tratta di assistenza domicilia-
re di tipo sociale, assistenza familiare, portierato
attivo, telesoccorso e teleassistenza, pasti a do-
micilio, lavanderia a domicilio, spesa a domicilio,
farmaci a domicilio, ecc. Questi servizi possono
essere richiesti all’ente locale direttamente dalla
persona o dai suoi parenti all’interno di una vera
e propria presa in carico dell’utenza da parte dei
Servizi assistenziali comunali.
La presa in carico è fortemente raccomandata
per garantire un costante monitoraggio della si-
tuazione dell’utenza da parte dei servizi sociali
locali e per garantire la continuità dell’assistenza
e l’eventuale adeguamento dei servizi da eroga-
re. Alcuni dei servizi prestati dall’ente locale ed
in particolare quelli “a domanda” potrebbero ri-
chiedere una compartecipazione alle spese da
parte dei richiedenti. Questi servizi sono pensati
come dispositivi flessibili ed integrati, volti a for-
nire supporto negli ambienti di vita, il più vicino
possibile ai bisogni e alle preoccupazioni degli
utenti, al fine di garantire la permanenza degli
anziani fragili negli alloggi assistiti. L’organiz-
zazione, la composizione dei team operativi e il
quadro di intervento di questi servizi di supporto
possono essere diversificati in quanto il criterio
di riferimento è quello della personalizzazione
degli interventi. La loro azione è individualizzata e
basata su un’analisi delle aspettative, dei fattori
personali e dell’ambiente della persona.
Conclusioni
Con l’avanzare dell’età aumenta il rischio che
le persone anziane sperimentino processi di
graduale isolamento e di progressiva perdita
dell’autonomia. L’offerta dei servizi ha risposto al
problema della non autosufficienza e della fra-
gilità in modo rigido e tradizionale, mantenendo
alto per gli anziani il rischio di una accoglienza
in strutture residenziali invece di avviare anche
soluzioni alternative in grado di garantire prote-
zione e supporto per gli anziani fragili che desi-
derano vivere nei loro appartamenti. Quello che
gli anziani fragili chiedono è di continuare a vi-
vere nelle loro case, magari con quegli interven-
ti rendono ciò possibile. Per perseguire questo
obiettivo, oltre al potenziamento dell’assistenza
domiciliare, occorre offrire una nuova tipologia di
18
servizi costituita dagli “alloggi assistiti” descritti
nel presente contributo. Non si tratta di una solu-
zione nuovissima ma, in Italia, essa non ha anco-
ra avuto lo sviluppo necessario.
La comparsa di nuove modalità di offerta per
i servizi residenziali rivolti agli anziani non au-
tosufficienti si può datare nel 1979, con la rea-
lizzazione del modello Assisted Living di Keren
Wilson. Da allora, l’idea di una residenzialità
non istituzionale, ma centrata sulla persona e
con un modello strutturale e operativo derivato
dalla normale vita quotidiana di una famiglia, ha
conosciuto negli USA e in altre parti del mondo
momenti di grande sviluppo (Guaita, Trabuc-
chi, 2017). Si tratta di soluzioni che non pos-
sono dare risposte esaustive a tutte le necessità
(Giunco et al, 2013) (per esempio agli anziani
soli gravemente non autosufficienti con neces-
sità assistenziali elevate h24) ma che possono
allontanare il rischio di istituzionalizzazione e
offrire protezione e supporto alla grande mag-
gioranza degli anziani fragili, garantendo loro
una vita piena e di elevata qualità. Per questo si
sente prepotente il desiderio di fornire un quadro
concettuale e sistematico degli alloggi assisti-
ti affinché questo possa contribuire a collocarli
fra i servizi e gli interventi per la protezione e il
supporto degli anziani fragili, meritevoli di inve-
stimenti pubblici e privati.
La speranza è che questo contributo, che si offre
al dibattito e al confronto, possa servire proprio
a definire e collocare questo tipo di intervento e a
promuoverne lo sviluppo.
Note
1. Per semplicità di esposizione in questo lavoro si fa
riferimento quasi sempre agli anziani ma, come si
dirà più avanti, la tipologia degli alloggi assistiti può
essere adattata anche ad altri gruppi di persone.
2. Stabiliti prima con il documento della Commissione
per la definizione e l’aggiornamento dei livelli essen-
ziali di assistenza dal titolo «Prestazioni residenziali e
semiresidenziali» approvato in data 30 maggio 2007
e poi con il Decreto 17 dicembre 2008: “Istituzione
della banca dati finalizzata alla rilevazione delle pre-
stazioni residenziali e semiresidenziali” del Ministero
del Lavoro, della salute e delle Politiche sociali.
3. Il Ministero della Salute (2007) con il documen-
to “Prestazioni residenziali e semiresidenziali” della
Commissione nazionale per la definizione e l’aggior-
namento dei livelli essenziali di assistenza ha defi-
nito una classificazione delle prestazioni basata su
“codici di attività” utilizzabile anche come elemento
di individuazione dei “nuclei erogativi” in base alle
loro caratteristiche tecnico-organizzative. Alla clas-
sificazione delle strutture residenziali sanitarie e so-
ciosanitarie si aggiungono poi le strutture residenziali
sociali previste dal Decreto Ministro Solidarietà
sociale n. 308 del 21/5/2001.
4. Decreto interministeriale dell’11 luglio 2022; Legge
n. 234 del 30/12/2021; Decreto interministe-
riale del 23 novembre 2016.
Bibliografia
Arlotti M., Costa G., Deriu F., Mastropierro M. (2022),
Abitare in autonomia nella terza età. Esperienze e prati-
che in Italia, Alta Scuola Spi Luciano Lama.
Decreto interministeriale del 23 novembre 2016,
Requisiti per l’accesso alle misure di assistenza, cura e
protezione a carico del Fondo per l’assistenza alle per-
sone con disabilità grave prive di sostegno familiare,
articolo 3, comma 4.
Decreto interministeriale dell’11 luglio 2022, Mini-
stro del Lavoro e delle Politiche Sociali di concerto con il
ministro della Salute e con il ministro per le Pari Oppor-
tunità e la Famiglia recante i Requisiti minimi relativi ai
progetti di coabitazione delle persone che hanno supe-
rato i 65 anni di età in condizioni di difficoltà economi-
ca, ai sensi dell’articolo 1, commi 678-679 della legge
n. 234 del 2021.
Decreto Ministero del Lavoro, della salute e delle Po-
litiche sociali del 17 dicembre 2008, Istituzione della
banca dati finalizzata alla rilevazione delle prestazioni
residenziali e semiresidenziali.
Decreto Ministro Solidarietà sociale n. 308 del
21/5/2001, Regolamento concernente “Requisiti mi-
nimi strutturali e organizzativi per l’autorizzazione all’e-
sercizio dei servizi e delle strutture a ciclo residenziale e
semiresidenziale, a norma dell’articolo 11 della legge 8
novembre 2000, n. 328.
Giunco F., Predazzi M., Costa G. (2013), Verso nuovi
modelli di residenzialità. Il progetto Abitare Leggero, in I
luoghi della cura, 4, pp. 13-20.
Guaita A., Trabucchi M. (2017), La residenzialità, in
NNA: L’assistenza agli anziani non autosufficienti in Ita-
lia 2017-2018, Maggioli editore.
Legge n. 234 del 30/12/2021, Bilancio di previsione
dello Stato per l’anno finanziario 2022 e bilancio plu-
riennale per il triennio 2022-2024.
Ministero Salute, Commissione per la definizione e
l’aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza, Pre-
stazioni residenziali e semiresidenziali, 30 maggio.
Pesaresi F. (2018), Le tariffe delle Residenze protette
per anziani, I Luoghi della cura online n. 2.
Republique Francaise Ministére de Solidarités et de
la santé (2017), Guide de l’habitat inclusif, Paris.
19
20
Valle D’Aosta – Aosta
Comunità di tipo familiare
Èuncomplessodi7monolocaligestitidallaCoope-
rativaSocialeElleunoSCS,assegnati,concanone
agevolato, ad anziani e inabili, singoli, autosuffi-
cienti, dotata di un servizio stabile di sorveglian-
za 24 ore su 24 per tutto l’anno (festivi compresi).
Possono accedere al servizio persone individua-
te dall’UVMD (Unità di Valutazione Multidimen-
sionale Distrettuale) competente per territorio,
secondo le modalità definite dalla Regione Auto-
noma Valle d’Aosta.
I monolocali hanno un canone fisso mensile stabi-
lito annualmente dall’Amministrazione Comunale.
Tipologia
Comunità alloggio
Trentino Alto Adige – Trento
Coabitazione intergenerazionale Casa alla
Vela.
Convivenza tra persone anziane ultrasettanten-
ni e studentesse universitarie; assistenza venti-
quattro ore al giorno, grazie a due badanti che si
avvicendano su turni diurni e notturni; presenza
di personale volontario che nel pomeriggio orga-
nizza attività di intrattenimento a carattere ludi-
co-ricreativo; collegamento con i servizi sociosa-
nitari del territorio: visite quindicinali del medico
di base; visita settimanale della dietista e di per-
sonale infermieristico per predisporre i medici-
nali da assumere nella settimana; collegamento
con il centro diurno per anziani di Trento
Tipologia
Coabitazione intergenerazionale; gestione a cura
della cooperativa sociale di servizi Sad; nessun
contributo pubblico anche se con la nuova nor-
mativa la retta potrà essere integrata da un sus-
sidio della provincia
Toscana – Prato
Coabitazione Prato coabita.
Patto attuativo di coabitazione e modello speri-
mentale e innovativo tra: anziani o disabili, che
vivono in abitazioni di proprietà o in affitto e sono
in una condizione di fragilità, a rischio di perdita
dell’autosufficienza o dei legami sociali; persone
sole o famiglie in difficoltà sociale e abitativa, a
rischio di povertà relativa e di emarginazione so-
ciale; il rapporto di convivenza si basa sulla so-
lidarietà ed è facilitato da un patto abitativo e un
patto di inclusione
Tipologia
Coabitazione tra persone anziane e/o persone
disabili; l’Auser si occupa del coordinamento
della selezione degli ospitanti; gli ospiti invece
sono individuati esclusivamente dal servizio so-
ciale professionale del comune di Prato
Toscana – Pisa
Coabitazione Progetto Hope
Prevede la realizzazione e la gestione di un
fabbricato per la residenza di anziani di età su-
periore a 65 anni, coppie o singoli, autosuffi-
cienti e assegnatari, oppure aventi diritto a un
alloggio di edilizia residenziale pubblica; gli
anziani verranno valutati sulla base delle con-
dizioni mediche e motivazionali, psicologiche
e attitudinali, per la coabitazione in una strut-
tura non convenzionale con l’obiettivo di mi-
gliorare, l’autosufficienza ed evitare il ricovero
in strutture convenzionali di cura e assistenza
per anziani.
Esperienze di alloggi assistiti
Da “Abitare in autonomia nella terza età - Esperienze e pratiche in Italia” Ricerca
promossa dalla “Alta Scuola SPI – Luciani Lama” e curata da Marco Arlotti,
Politecnico di Milano; Giuliana Costa, Politecnico di Milano; Fiorenza Deriu,
Università La Sapienza;Marina Mastropierro, Università La Sapienza
21
Tipologia
Coabitazione tra persone anziane autosufficien-
ti assegnatarie di alloggi di edilizia residenziale
pubblica.
Toscana - Barberino, Greve, San Cascia-
no, Tavarnelle
Cohousing dell’unione comunale del Chianti
I quattro comuni del Chianti, in collaborazione
con Auser e le associazioni locali, si sono attivati
per far fronte all’emergenza abitativa, impegnan-
dosi nella realizzazione del progetto Abitare soli-
dale, finalizzato a integrare le politiche di soste-
gno del diritto alla casa con azioni di coesione
e protezione sociale per incentivare buone prati-
che di cittadinanza attiva e welfare di comunità;
progetto sperimentale supportato da privati, an-
ziani, persone sole che siano disposte a condivi-
dere la propria abitazione con cittadini e famiglie
in difficoltà.
Tipologia
Coabitazione tra persone anziane
Umbria – Perugia
Gruppo appartamento e residenza servita
Casa Serena
Il Gruppo appartamento della fondazione Casa
Serena è costituito da camere singole e doppie
e si configura come una struttura residenziale
destinata ad anziani autosufficienti; l’ospitalità
è organizzata in modo tale da facilitarne la vita
quotidiana, nel rispetto dell’autonomia indivi-
duale e della riservatezza, in un contesto colletti-
vo e organizzato.
Tipologia
Gruppo appartamento
Umbria – Foligno
Residenza servita Dinamica cooperativa so-
ciale
La struttura può accogliere fino a trenta perso-
ne anziane di oltre 65 anni, autosufficienti o con
limitazioni parziali dell’autonomia; sono disponi-
bili stanze doppie, singole e mini appartamenti,
per un massimo di due persone, con l’uso della
cucina; la finalità del servizio è quella di contra-
stare la solitudine e favorire una dimensione di
vita autonoma, garantendo protezione e favoren-
do lo scambio sociale e umano.
Tipologia
Residenza servita
Lazio – Roma
Cohousing Settecamini
Il cohousing di Settecamini ospita sei anziani in
una sorta di autogestione protetta; si tratta di un
modello che si ispira all’esperienza della comu-
nità di Sant’Egidio che, a Roma e in diversi pae-
si europei, a partire dagli anni Settanta ha pro-
mosso e realizzato esempi di cohousing per le
persone anziane, come la casa famiglia Viva gli
anziani.
Tipologia
Collaborazione tra la cooperativa Cotrad e i ser-
vizi sociali municipali; gli operatori della coope-
rativa garantiscono alcuni servizi e svolgono un
importante ruolo di mediazione e conduzione
della casa famiglia.
Lazio – Roma
Cohousing Ponte di Nona
A Ponte di Nona, nell’ambito delle abitazioni di
edilizia residenziale pubblica, si sperimenta il
cohousing; lo spazio del cohousing è al piano
terra e conta circa 250 mq; circa 160 anziani
risiedono in diversi appartamenti, dotati di cu-
cina e di palestra comune, dove i residenti svol-
gono attività fisiche seguite dal personale; sei
anziani sono ospitati in un regime di conviven-
za e autogestione, in stanze singole e doppie,
dotate di servizi igienici, cucina e anticucina,
dispensa, salottino e giardino; al piano terra vi
è una palestra di 470 mq presso la quale, dal
2012, è stato realizzato un progetto per favori-
re l’invecchiamento attivo dei residenti e degli
iscritti al vicino centro anziani, per prevenire
l’insorgenza di patologie; le tariffe, praticate
nella fase sperimentale e determinate in modo
forfettario, sono in relazione alla tipologia resi-
denziale, Collaborazione tra la cooperativa Co-
trad e i servizi sociali municipali; gli operatori
della cooperativa garantiscono alcuni servizi
e svolgono un importante ruolo di mediazio-
ne e conduzione della casa famiglia Abitazioni
22
di edilizia residenziale pubblica adattati per il
cohousing 71 Lazio Roma ai servizi e al man-
tenimento della gestione quotidiana della casa
e della convivenza: - cohousing e convivenza
in semi autonomia: quota mensile pari a 250
euro; - comunità alloggio: quota mensile pari
a 250 euro; l’amministrazione comunale di
Roma ha elaborato le Linee guida per la rior-
ganizzazione del sistema delle residenziali-
tà per gli anziani di Roma Capitale con le se-
guenti azioni strategiche: - il rafforzamento e il
sostegno della cultura della domiciliarità, con
il ricorso all’assistenza residenziale solo nei
casi in cui non siano possibili altre soluzioni;
- la riarticolazione dell’offerta residenziale per
persone anziane, con il graduale superamento
delle case di riposo tradizionali, sia attraver-
so residenze di piccole dimensioni (Comunità
alloggio) sia mediante convivenze in abitazioni
private, sul modello del cohousing e delle con-
vivenze in semi autonomia.
Tipologia
Abitazioni di edilizia residenziale pubblica adat-
tati per il cohousing.
Campania – Acerra
Progetto di cohousing Facciamoci compa-
gnia
Progetto di coabitazione tra giovani e anziani; i
residenti giocano a scacchi, disegnano, coltiva-
no hobby e si fanno compagnia; progetto innova-
tivo per abbattere i costi, ma anche la solitudine
e rischi quali le truffe e gli incidenti domestici; gli
anziani sono assistiti da operatori sociosanitari,
una cuoca e una psicologa; sono presenti sette
posti letto, distribuiti in diverse camere, di cui
alcune doppie, una sala soggiorno e una cucina
aperti anche agli amici e ai familiari per il proget-
to “Nonno parking”.
Tipologia
Cohousing intergenerazionale realizzato dalla
cooperativa La Fenice
Puglia – Bitonto
Condominio solidale Villa Giovanni XXIII
Struttura residenziale, a bassa intensità assi-
stenziale, per l’accoglienza di anziani autosuf-
ficienti, di otto mini appartamenti; l’obiettivo è
quello di conciliare la privacy e l’autonomia, con
la garanzia di avere dei punti di riferimento in
caso di bisogno; tutti gli appartamenti sono do-
tati di telefono, internet e televisione, di una ca-
mera da letto, un locale cucina/soggiorno e ser-
vizi igienici attrezzati per la non autosufficienza
con campanello di emergenza.
Tipologia
Condominio solidale
23
idea
comunicazione
-
illustraz.
costanza
favero

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Abitare e Anziani: gli alloggi assistiti

  • 1. i n f o r m a ABITARE E ANZIANI INFORMA Numero 3 – 2023 Un’alternativaallestrutture residenzialiperanziani GLIALLOGGI ASSISTITI
  • 2. Numero 3/2023 Associazione AeA, Abitare e Anziani Soci 2023 Auser, associazione per l’invecchiamento attivo Cgil Nazionale Spi-Cgil Nazionale, sindacato pensionati italiani Sunia, sindacato unitario nazionale inquilini e assegnatari AeA Informa Rivista periodica di informazione sui problemi abitativi degli anziani Numero 3/2023 Proprietà e editore AeA, Abitare e Anziani Via Nizza, 154 – 00198 Roma Tel 06.8440771 Fax 06.84407777 e-mail info@abitareeanziani.it sito web www.abitareeanziani.it Direttore Responsabile Giusy Colmo Comitato di Direzione Giusy Colmo, Marco Di Luccio, Claudio Falasca, Fabio Piccolino Progetto grafico e impaginazione 8x8 Srl i n f o r m a Sommario Editoriale Abitazioni per anziani: sperimentare e realizzare nuove forme abitative ed organizzative sul territorio. Marco di Luccio – Presidente AeA Ripensare le politiche abitative Claudio Falasca: Direttore Abitare e Anziani Gli alloggi assistiti: un’alternativaalle strutture residenziali peranziani Franco Pesaresi: Direttore ASP Ambito 9 - Jesi Network Non Autosufficienza - NNA, Asiquas Esperienze di alloggi assistiti Da “Abitare in autonomia nella terza età - Esperienze e pratiche in Italia” Ricerca promossa dalla “Alta Scuola SPI – Luciani Lama” e curata da Marco Arlotti, Politecnico di Milano; Giuliana Costa, Politecnico di Milano; Fiorenza Deriu, Università La Sapienza;Marina Mastropierro, Università La Sapienza 03 05 09 20 IN COPERTINA E NELLE PAGINE SEGUENTI: SUPERFICI DI GIUSEPPE CAPOGROSSI (1900-10972). Esponente della Scuola romana, Capogrossi fu una figura di note- vole rilievo nel panorama dell’informale italiano insieme con Lucio Fontana e Alberto Burri.
  • 3. 3 Editoriale L a condizione abitativa degli anziani sta richia- mandounacrescenteattenzione,comeconse- guenza dell’invecchiamento della popolazione. Il diritto di invecchiare in casa propria è un tema sempre più presente nelle agende politiche per l’invecchiamento attivo e in buona salute. Ci si riferisce alla possibilità per gli anziani di vi- vere nella propria casa il più a lungo possibile in condizioni di autonomia. Tale strategia avendo come conseguenza, tra le altre cose, il differi- mento dell’istituzionalizzazione delle persone e la riduzione della spesa sanitaria, trova un sem- pre di più ampio consenso non solo tra gli anzia- ni, ma anche tra i decisori politici e gli operatori sanitari. Adeguare i modelli abitativi, intervenire sul pa- trimonio immobiliare esistente per adeguarlo ai moderni standards di sicurezza e comfort, raf- forzare la rete di relazioni e servizi di prossimità civili e sociosanitari sono da sempre considerate le linee di azione su cui puntare per supportare l’invecchiamento in casa propria e ripensare le politiche abitative così come si sono andate con- figurando nel nostro Paese nella lunga fase della sua crescita demografica e espansione urbana. Questi temi la nostra associazione li ha indivi- duati ed approfonditi in diverse occasioni attra- verso ricerche e seminari nel corso degli ultimi dieci anni, si vedano i riferimenti elencati nell’ar- ticolo di Claudio Falasca. Lo spessore sociale di questo tema, si lega stret- tamente con le previsioni del PNRR ed in modo particolare anche con i contenuti dello schema di Legge delega sull’invecchiamento attivo e la riforma della non autosufficienza. Quindi se da una parte abbiamo il problema, enorme, di come sono fatte le case, di come tra- sformare l’esistente e come costruire il nuovo, invertendo il metodo di approccio sin qui appli- cato: prima costruiamo e poi vediamo come or- ganizzare la vita delle comunità. Si deve costruire, invece, avendo ben presente di quali sono gli andamenti demografici e le esi- genze e i bisogni delle persone. Dall’altra si devono mettere in campo tutti gli strumenti necessari, sia tecnologici che di soste- gno dei servizi sul territorio, perché queste scelte siano possibili, praticabili e condivise. Quello che è assolutamente certo che i proces- si demografici non saranno invertiti e soprattut- to saranno in costante e progressivo aumento le persone non auto sufficienti, ma allo stesso tempo si ridurranno coloro che se né “prendono cura”, quindi questi problemi assumono l’urgen- za delle grandi sfide di questa epoca. Pertanto è assolutamente necessario mettere in campo, realizzare, sperimentare forme abitative ed organizzative sul territorio adeguate a questi obiettivi. In questo contesto si colloca la proposta così ben esposta da Franco Pesaresi degli Alloggi Assistiti, che vogliono essere un’innovazione ri- spetto all’alloggio familiare, ad un presidio resi- denziale sanitario o sociosanitario, ma con varie possibilità e tipologie servono a far convergere le scelte individuali delle persone, inerenti alla vita di ognuno, con le esigenze di sicurezza della vita in casa, con il supporto delle relazioni sociali, dell’inclusione sociale delle persone fragili, at- traverso i necessari supporti tecnologici e di ser- vizio, nei diversi ambiti territoriali. Avendo sempre presente la complessità del- la conformazione del nostro paese dalle grandi aree metropolitane alle comunità interne e da un fenomeno nuovo e sempre più grande che si chiama solitudine. ABITAZIONI PER ANZIANI: sperimentare e realizzare nuove forme abitative ed organizzative sul territorio Marco Di Luccio: Presidente Abitare e Anziani
  • 4. 4 Editoriale Questi progetti hanno bisogno di precisi presup- posti e precise volontà, innanzitutto delle forze politiche, delle istituzioni locali e nazionali, ma anche delle forze sociali, delle associazioni del terzo settore e del volontariato. Perché abbiamo bisogno di capacità progettuali, organizzative, risorse, norme puntuali di accom- pagnamento di questi processi. Occorre superare una logica di speculazione e di consumo del territorio per recuperare una logica di ricucitura e rigenerazione urbana che sia sem- pre più aderente alle esigenze delle persone, alla loro dignità, alle condizioni e qualità dell’esisten- za di tutti a cominciare dai più fragili e non solo per coloro, che a prescindere da tutto, possono permettersi di organizzare la propria esistenza. Programmare, indirizzare, normare sui territori per armonizzare gli equilibri e la qualità della vita di una comunità non sono inutili lacci e lacciuoli che rallentano la crescita e lo sviluppo, ma sani strumenti di governo reale e democratico che fa i conti con tutti gli elementi di valutazione e che rifiuta la semplificazione che il mercato e la com- petizione siano, di per sé, elementi di regolazione e di democrazia. Se stiamo costantemente annaspando dentro le crescenti disuguaglianze in tutto il mondo, che questa confusa fase delle vicende umane ci propone, a fronte di una crescita e concentrazio- ne delle ricchezze a detrimento dei diritti e della dignità delle persone vuol dire che queste trite ricette neo liberiste non funzionano e non sono vere, sono ideologismi di comodo da superare al più presto.
  • 5. 5 I n questo numero di “AeA informa” presentia- mo un importante contributo di Franco Pesaresi* sugli alloggi assistiti considerati come una seria alternativa alle strutture residenziali per anziani. Su questo argomento AeA è intervenuta ripetuta- mente: ricordiamo in particolare il n.2 del 2019 su “La co-residenza: una possibile terza via tra solitudine e casa di cura”; ma anche più recente- mente nel n.3 del 2022 in cui si proponeva una riflessione sulla necessità di “Ripensare le politi- che abitative” e la ricerca di Fabio Musso e Mar- gherita Angioni dell’Università degli Studi di Urbi- no Carlo Bo, Dipartimento di Economia, Società e Politica “Quale modello di Senior Cohousing per la popolazione delle aree interne”. Per comprendere compiutamente l’importanza dell’articolo di Pesaresi pensiamo sia utile legger- lo in rapporto: alle conseguenze dell’invecchia- mento, alla scelta tra badante e residenze assisti- te, alle previsioni contenute nella Legge 23 marzo 2023, n. 33 – ”Deleghe al Governo in materia di politiche in favore delle persone anziane”, senza perdere di vista quanto prevede il PNRR. Conseguenze dell’invecchiamento Con il passare degli anni, volente o nolente, au- mentano le probabilità di riduzione del grado di autonomia delle persone. Valutare le possibi- li evoluzioni di questo dato è fondamentale per comprendere le dinamiche della domanda socio- assistenziale e, di conseguenza, le più opportune strategie da assumere. Evidentemente farlo non è assolutamente semplice perché numerose sono le variabili in gioco alcune delle quali del tutto ignote, in un senso o nell’altro, quali ad esempio il progresso in campo medico e della prevenzione. Volendo fare una stima molto semplicistica, per dare comunque una idea della dimensione dei problemi derivanti dalla crescente longevità, nel- la tabella 1 viene calcolato, sulla base delle pre- visioni ISTAT della popolazione, il numero delle persone con più di 65 anni al 2045. Sulla base di questa stima è stata valutata, nell’ipotesi che la percentuale al 2018 di anziani non autosufficienti rimanga immutata (A), il numero di persone con li- mitazioni funzionali. In questo caso il numero sarà di 4.296.598. Considerando invece che la % di li- mitazioni funzionali aumenti costantemente dello 0,23% l’anno, come avvenuto dal 2005 al 2018 (ipotesi B), in questo caso l’incremento comples- sivo nel periodo sarà del 28% per un totale di per- sone dì 5.518.567. Una cifra enorme . Badante o residenza assistita? Una cifra enorme da cui emerge un quesito: come far fronte a questa domanda di assisten- za? Allo stato la situazione è caratterizzata: dalla stragrande maggioranza degli anziani assistiti dalle famiglie presso le loro abitazioni con l’in- certo supporto dei servizi sociali e, quando sono in grado di sostenerne la spesa, delle badanti Ripensare le politiche abitative Claudio Falasca: Direttore di Abitare e Anziani Anziani con limitazioni funzionali nel periodo 2005/2018 – Valori assoluti e percentuali Anni 2005 2013 2018 2045 Pop. residente 58.500.000 60.800.000 60.483.973 58.701.339 % pop. con + 65 anni 19.5 21.2 22,7 33,6 Pop. con + 65 anni 11.400.000 12.650.000 13.728.000 19.709.169 % Pop. +65 anni con Limitazioni funzionali 18.8 19.8 21,8 21,8 / 28 Tot. persone con +65 anni con Limitazioni funzionali 2.000.000 2.500.000 2.996.000 Ipotesi A 4.296.598 Ipotesi B 5.518.567 Fonte: elaborazione AeA su dati ISTAT.
  • 6. 6 e/o; circa 300.000 anziani assistiti in Residenze Sanitarie Assistenziali (RSA); un numero impre- cisato in case di riposo. Una situazione che presenta non poche criticità. Il grosso della spesa per l’assistenza grava sulle famiglie che spesso non sono in grado di garan- tirla; i caregiver familiari in progressiva riduzione a causa del generale invecchiamento della popo- lazione; le abitazioni mediamente inadeguate ad ospitare anziani non autosufficienti; i servizi socio assistenziali del tutto inadeguati al fabbisogno; le badanti sempre più costose e mediamente senza le necessarie qualifiche; il numero dei posti letto in RSA, circa 300.000, copre una minima per- centuale del fabbisogno e gestite secondo mo- delli del tutto insoddisfacenti (pensiamo a quanto emerso nel periodo pandemico); le case di riposo un’area grigia su cui sarebbe opportuno far luce. Come si vede la scelte è pressoché obbligata: a fronte della inadeguatezza dei servizi territoriali socio assistenziali e del numero limitato di posti letto nelle RSA l’unica soluzione, per chi se la può permettere, è la badante o la clinica privata, il re- sto si arrangia tra mille difficoltà. Gli alloggi assistiti È in questo contesto che si colloca la proposta degli alloggi assistiti. Una proposta alternati- va che ridefinisce il campo di gioco ponendo al centro delle politiche di assistenza una formula abitativa di vita autonoma rivolta alle persone anziane fragili (ed altri gruppi di persone) con l’o- biettivo di supportarne le necessità, garantendo al contempo protezione e vita di relazione. Come sottolinea Pesaresi in premessa del suo ar- ticolo “Un numero crescente di persone anziane vuole giustamente scegliere dove vivere e con chi condividere l’alloggio, anche in presenza di una condizione di fragilità. Essi esprimono una richie- sta di aiuto, di sostegno e di servizi legati all’allog- gio, in un ambiente adattato e sicuro che garanti- sca congiuntamente inclusione sociale, protezione e vita indipendente, ma rimanendo a casa. Per soddisfare questa crescente domanda, comincia a svilupparsi una varietà di offerte di alloggi assistiti proposti da enti locali, aziende pubbliche, associazioni, aziende private e Fon- dazioni. Queste formule abitative, alternative alle strutture residenziali per anziani, contribuiscono ad ampliare la gamma di scelte offerte alle per- sone con graduale perdita di autonomia, per età o disabilità, che desiderano vivere in casa”. Se consideriamo che nessun paese è in grado di sostenere la spesa di un sistema di RSA in grado di soddisfare la domanda: c’è un’altra alternative all’ipotesi degli alloggi assistiti? Previsioni contenute nella Legge 23 marzo 2023, n. 33 La recente legge Deleghe al Governo in materia di politiche in favore delle persone anziane cosa prevede per dare soluzione a questo problema? All’art. 2, che tratta i principi e criteri direttivi ge- nerali per le politiche in favore della popolazione anziana, nel Comma 2, lettera m, si indica l’esi- genza di: riqualificazione dei servizi di semiresi- denzialità, di residenzialità temporanea o di sol- lievo e promozione dei servizi di vita comunitaria e di coabitazione domiciliare (cohousing), nei li- miti delle compatibilità finanziarie. All’art. 3, che indica i criteri di Delega al Gover- no in materia di invecchiamento attivo, promo- zione dell’inclusione sociale e prevenzione della fragilità, al Comma 2, lettera a, punto 6 prevede: la promozione, anche attraverso meccanismi di rigenerazione urbana e riuso del patrimonio co- struito, attuati sulla base di atti di pianificazio- ne o programmazione regionale o comunale e di adeguata progettazione, di nuove forme di domi- ciliarità e di coabitazione solidale domiciliare per le persone anziane (senior cohousing) e di coa- bitazione intergenerazionale, in particolare con i giovani in condizioni svantaggiate (cohousing in- tergenerazionale), da realizzare, secondo criteri di mobilità e accessibilità sostenibili, nell’ambito di case, case-famiglia, gruppi famiglia, gruppi appartamento e condomini solidali, aperti ai fa- miliari, ai volontari e ai prestatori esterni di servi- zi sanitari, sociali e sociosanitari integrativi. Infine l’art. 4, che riguarda la i criteri di Delega al Governo in materia di assistenza sociale, sanitaria e sociosanitaria per le persone anziane non auto- sufficienti, al Comma 2, lettera q con riferimento ai servizi residenziali prevede: misure idonee a perseguire adeguati livelli di intensità assistenzia- le, anche attraverso la rimodulazione della dota- zione di personale, nell’ambito delle vigenti facol- Editoriale
  • 7. 7 tà’ assunzionali, in funzione della numerosità degli anziani residenti e delle loro specifiche esigenze, nonché della qualità degli ambienti di vita, con strutture con ambienti amichevoli, familiari, sicuri, che facilitino le normali relazioni di vita e garanti- scano la riservatezza della vita privata e la conti- nuità relazionale delle persone anziane residenti. Come si vede agli estensori della Legge dele- ga non è sfuggita l’importanza del tema nel mo- mento in cui si indica la necessità di intervenire sulla qualità dei servizi residenziali, sui servizi di comunità e sulla condizione abitative e anche se non si non precisa esattamene in che senso deb- ba avvenire la richiesta “qualificazione”, esprime comunque la necessità di elaborare nuovi modelli abitativi che tengano in maggior conto le esigenze delle persone fragili. Sarà evidentemente compito degli estensori dei decreti legislativi attuativi della delega tradurre i criteri direttivi in indicazioni più precise. In questo senso la riflessione di Pasaresi fornisce indicazione particolarmente preziose. PNRR e BONUS Riguardo al PNRR, malgrado preveda interventi per alleviare il disagio abitativo, si può dire che allo stato può essere considerata, purtroppo, un’occa- sione persa in quanto non ha impresso il cambio di rotta auspicato. Il tema della casa è presente nel Programma Qualità dell’Abitare, condivisibile ne- gli obiettivi perseguiti, meno nella strumentazione adottata, che finanzia solo gli investimenti fisici, lasciando ai Comuni il compito di attivare altri stru- menti e fonti di finanziamento per assicurare il con- seguimento degli obiettivi annunciati. É solo nelProgramma complementare, alimentato daifondinazionali,cheritroviamolamisuraespres- samente dedicata all’Edilizia Residenziale Pubbli- ca, declinata però fondamentalmente in chiave di efficienza energetica e riqualificazione sismica. Quello che è venuta a mancare è una chiara per- cezione delle esigenze di adeguamento delle con- dizioni abitative a fronte della crescente fragilità di parte consistente della popolazione. Forse si è pensato che, essendo gli italiani anziani in larga parte proprietari delle case in cui vivono, avrebbero deciso in modo autonomo come migliorare le loro condizioni abitative mettendo a loro disposizione adeguati incentivi. Purtroppo sappiamo come è andata a finire: i bonus, nei fatti, per come concepi- ti, hanno impegnato enormi risorse pubbliche per interventi che forse, se meglio indirizzati, avrebbero potuto risolvere molti problemi.Ad esempio privile- giando l’abbattimento delle barriere, a partire dalla realizzazione degli ascensori in case pubbliche e private, piuttosto che il rifacimento delle facciate. Ripensare le politiche abitative Da quanto detto quello che emerge, in particola- re dalla Legge delega, è che per rispondere alle esigenze delle persone fragili dobbiamo ripen- sare seriamente anche alle politiche abitative sia pubbliche che private. Così facendo si fa fronte anche a una domanda più generale perché, se è vero che c’è un problema di domanda di case da garantire, è altrettanto vero che non ce la cavia- mo se continuiamo a considerare le case nella loro mera dimensione quantitativa. La domanda che esprimono le persone fragili, nelle periferie come nei centri urbani, è si di avere una casa dove vivere, ma se andiamo più a fondo sco- priamo che in discussione è la qualità dei nostri modelli abitativi che deve essere decisamente rivista. Le esperienze a cui fa riferimento Pesa- resi nel suo articolo stanno a dimostrare che nel Paese, e non solo in Italia, si va esprimendo una nuova offerta abitativa sensibile alle esigenze di questa crescente domanda. Un offerta che per potersi esprimere compiutamente deve essere meglio indirizzata e sostenuta. Qui di seguito proviamo a declinare alcuni primi criteri di cui tener conto per elaborare una nuova politica abitativa che, a partire dalle esperienze di abitare condiviso e quindi dalle esigenze delle persone fragili, di fatto risponde alle esigenze di tutta la popolazione. Una politica abitativa in cui la casa è compo- nente del servizio all’abitare che non si esau- risce con il possesso della abitazione, ma si ar- ricchisce di una pluralità di servizi di prossimità di cui fruire singolarmente e collettivamente. Ripensare i modelli abitativi e quindi le tipo- logie abitative prevalenti in relazione all’invec- chiamento della popolazione, ai mutamenti delle famiglie, al crescente numero di famigli mono- nucleari, alla diffusione dello smart working. Adottare criteri di valutazione della qualità abitativa che non si riducano al rispetto di meri “standard quantitativi”, ma adottino modelli di
  • 8. 8 valutazione integrata sulla capacità abilitante o disabilitante, degli ambienti di vita, già in uso in altri Paesi (l’Housing Quality Indicators Form inglese, o il Li- vability Index americano. https:// www.abitareeanziani.it/aea-in- forma-febbraio-2021/) Acquistando rilevanza la funzione di servizio, in particolare a seguito dell’invecchiamento del- la popolazione, è necessario che acquistino un maggior ruolo i titolari delle politiche di wel- fare. In altre parole è venuto il momento di affer- mare una piena titolarità politica del Ministero del Lavoro e delle Politiche sociali nelle politiche abi- tative ad oggi ambito di competenza del Ministero dell’interno e del Ministero delle infrastrutture. Sviluppare pienamente le potenzialità della am- ministrazione condivisa in quanto la trasfor- mazione della cultura dell’abitare prefigurata nei precedenti punti non è possibile realizzarla fa- cendo affidamento solo sul ruolo pubblico e sul mercato. È necessario definire percorsi di coin- volgimento delle energie del Terzo settore in iniziative di co-programmazione e co-progetta- zione nell’ambito di programmi territoriali di po- litiche abitative e di rigenerazione urbana. È necessario, inoltre, che vengano coinvolte (for- mate) nuove competenze, in particolare sul fronte dell’intervento sociale, impegnandole in particolare nella gestione dei complessi di edili- zia residenziale pubblica al fine di superare la ge- stione meramente “amministrativa” delle ATER. Conclusione In conclusione ci troviamo di fronte ad una tripli- ce sfida: ● adottare nuovi modelli abitativi a seguito delle dinamiche demografiche; ● trasformare il patrimonio immobiliare pubblico e privato per renderlo più adeguato alle nuove domande sociali; ● fare dei servizi sociali e civili all’abitare il tes- suto connettivo delle politiche di rigenerazio- ne urbana. Per farlo sono indubbiamente necessarie risorse pubbliche e private, ma soprattutto è indispen- sabile, a differenza di quanto non è stato fatto con i “bonus”, o con il PNRR, una governance pubblica capace di indirizzare con intelligenza le necessarie azioni individuali e collettive. È auspicabile si apra su questi temi un dibattito pubblico capace di ridefinire il senso dell’abitare in una società in profonda trasformazione.
  • 9. 9 Gli alloggi assistiti. Un’alternativa alle strutture residenziali per anziani Gli alloggi assisti sono formule abitative di vita autonoma che si rivolgono alle persone anziane fragili (ed altri gruppi di persone) con l’obiettivo di supportarne le necessità, garantendo al contempo protezione e vita di relazione. L’articolo ne delinea le caratteristiche, i requisiti, le tipologie e i potenziali utenti. Un numero crescente di persone anziane vuole giustamente scegliere dove vivere e con chi con- dividere l’alloggio, anche in presenza di una con- dizione di fragilità. Essi esprimono una richiesta di aiuto, di sostegno e di servizi legati all’alloggio, in un ambiente adattato e sicuro che garantisca congiuntamente inclusione sociale, protezione e vita indipendente, ma rimanendo a casa. Per soddisfare questa crescente domanda, co- mincia a svilupparsi una varietà di offerte di al- loggi assistiti proposti da enti locali, aziende pubbliche, associazioni, aziende private e Fon- dazioni. Queste formule abitative, alternative alle strutture residenziali per anziani, contribuiscono ad ampliare la gamma di scelte offerte alle per- sone con graduale perdita di autonomia, per età o disabilità, che desiderano vivere in casa. Gli alloggi assistiti Con il termine “alloggi assistiti” si intende un gruppoparticolarediappartamentiperanzia- ni1 che in Italia, da contesto a contesto, assumono denominazioni molto variegate come ad esempio: alloggi protetti, alloggi sociali, mini alloggi protet- ti, mini alloggi per persone autosufficienti, gruppi appartamento ecc.. Le diverse esperienze italia- ne sono tutte accomunate dallo stesso approc- cio all’abitare, che è quello di permettere a chi è avanti con gli anni, di vivere autonomamente, facendo leva sulla capacità di continuare a mantenere i propri ritmi di vita in un contesto adeguato grazie a supporti esterni. L’elemento caratterizzante le diverse tipologie di alloggi è costituito da un appartamento, più spesso di piccole dimensioni e in affitto, che ac- coglie in genere una famiglia di anziani o un an- ziano/a solo. Sono possibili anche altre tipologie di convivenze come quelle intergenerazionali o quelle fra anziani non legati da rapporti di paren- tela, ma queste due ultime ipotesi sono poco dif- fuse in Italia. Gli alloggi assistiti, dunque, sono in genere destinati ad anziani singoli che conserva- no un certo grado di autonomia o ad una coppia dove almeno uno dei due conserva un certo gra- do di autonomia; in entrambi i casi i residenti degli alloggi assistiti sono in grado di auto- gestirsi dal punto di vista delle principali at- tività di vita quotidiana in modo autonomo o con una serie di servizi che possono essere forniti al loro domicilio. Gli alloggi assistiti si rivolgono soprattutto agli anziani fragili che avrebbero difficoltà a rimane- re nella propria abitazione originaria perché, ad esempio, vivono soli o non hanno reti parentali/ sociali di supporto che possano aiutarli a vivere nella propria abitazione, sostegno che possono invece ricevere in un contesto organizzato, atto a garantire elevati livelli di protezione e supporto. Gli alloggi assistiti hanno, fra l’altro, lo specifico obiettivo di combattere i fenomeni di isolamento e, per questo, all’interno dell’edificio che ospita gli alloggi è opportuno che sia prevista la realiz- zazione di spazi comuni (piccole sale per conver- sazioni e lettura, sale comuni per la condivisione di diverse attività) e la dotazione di servizi collet- tivi (es. portierato attivo). Gli alloggi sono dunque perlopiù accorpati all’interno di un edificio, il che rende più agevole la fornitura di tali servizi (Arlotti et al., 2022). Gli alloggi assistiti sono dunque Franco Pesaresi: DirettoreASPAmbito 9 –Jesi Network NonAutosufficienza – NNA,Asiquas
  • 10. 10 appartamenti che accolgono anziani fragili a cui vengono forniti servizi domiciliari “a domanda” che permettono loro di continua- re a vivere al loro domicilio. I criteri fondamentali che definiscono l’offerta di alloggi assistiti L’alloggio assistito è caratterizzato dai seguenti criteri fondamentali: ● Offre alla persona “la sua casa”, un luo- go di vita ordinario che è permanentemente parte dellavita della città, un supporto per con- sentire l’inclusione sociale e un’offerta di servi- zi individualizzati di assistenza e supervisione secondo necessità; ● Si basa sulla libera scelta del cittadino e, quindi, esula da ogni sistema di orientamento sociale o sociosanitario: è la persona occu- pante (che sceglie autonomamente l’alloggio assistito) responsabile del proprio stile di vita, della scelta dei servizi che utilizza e del finan- ziamento delle spese sostenute. Che cosa non sono gli alloggi assistiti Costituendo un’offerta alternativa all’accoglienza in una struttura residenziale collettiva o al singolo ap- partamento ordinario, l’alloggio assistito non è: ● un alloggio familiare (anche composto da una sola persona) in un ambiente ordinario, indipendentemente dal fatto che l’occupante utilizzi o meno servizi alla persona. In questo caso saremmo in presenza di un’abitazione di tipo civile in cui viene fornita, per esempio, l’assistenza domiciliare; ● un presidio residenziale sociale, sociosa- nitario o sanitario di tipo collettivo (come per esempio, le R.S.A. , le residenze protette, le case protette, le case di riposo, le case albergo, ecc.) qualunque siano le tipologie e le mo- dalità organizzative. Non rientrano tra gli al- loggi assistiti neanche le strutture residenziali preposte all’accoglienza temporanea (come appartamenti transitori o servizi di accoglienza familiare temporanei) di soggetti in difficoltà. Gli alloggi assistiti non sono presidi resi- denziali per anziani Abbiamo già visto nelle righe precedenti che le strutture residenziali per anziani di tipo colletti- vo previste dalla normativa nazionale non sono assimilabili agli alloggi assistiti. Ma quali sono i presidi residenziali per anziani? Le regioni ita- liane sono state straordinarie nel definire un’ampia tipologia di strutture per anziani resa ancora più vasta dalla varietà di deno- minazioni adottate. Anche per questo, il Mini- stero della Salute negli anni 2007-2008 ha provveduto ad adottare un sistema nazionale di classificazione delle strutture residenziali per anziani non autosufficienti2,3 (Cfr. Tab.1). Trale strutture residenziali sociali, oltre alle case di riposo, le singole regioni hanno previsto una serie di altre strutture variamente denominate che non sono assimilabili agli alloggi assistiti. Si tratta di strutture residenziali a carattere comunitario (Cfr. Tab.1, ultima riga) che spes- so assumono la denominazione di comunità al- loggio o di casa famiglia. Si differenziano dagli alloggi protetti per almeno due aspetti: 1. Le strutture a carattere comunitario punta- no su un’organizzazione della vita quotidiana di tipo comunitario guidata dagli operatori di riferimento, mentre negli alloggi assistiti la scelta è quella di una organizzazione della vita quotidiana di tipo familiare, in autonomia e nel proprio appartamento usufruendo di servizi eventualmente richiesti; 2. Le dimensioni delle strutture residenzia- li a carattere comunitario sono più ampie di quelle degli alloggi assistiti. Le regioni italiane hanno previsto strutture di tipo comunitario che arrivano fino a 30 posti (5-30) mentre gli alloggi assistiti mantengono una dimensione assimilabile a quella familiare da accogliere in un appartamento, spesso di dimensioni contenute. Quali possibili forme e tipologie di alloggio assistito? Gli alloggi assistiti sono un contenitore di espe- rienze diverse e flessibili che si adatta alle di- verse esigenze del territorio e delle persone da accogliere. Ci sono diversi criteri per analizzare le esperienze degli alloggi assistiti, mostrarne la diversità e valorizzarne il potenziale inclusivo. La tabella 2 li riassume (v. pagina 11).
  • 11. 11 Tabella 1 – Classificazione delle strutture residenziali per anziani CODICE DI DENOMINAZIONE PRESTAZIONE STRUTTURE TIPICHE STANDARD ASSISTENZIALI* R1 Unità d’offerta Residenziali intensive Trattamenti erogati in unità d’Offerta residenziali intensive a persone non autosufficienti, richiedenti trattamenti intensivi, essenziali per il supporto alle funzioni vitali come ad esempio: ventilazione meccanica e assistita, nutrizione enterale o parenterale protratta, trattamenti specialistici ad alto impegno (tipologie di utenti: stati vegetativi o con prolungato, persone con gravi insufficienze respiratorie, persone affette da malattie neurode- generative progressive). Strutture che ospitano per- sone in stato vegetativo o in coma prolungato. Persone con gravi insufficien- ze respiratorie. Persone affette da malattie neurodegenerative progressive Guardia medica: h24; Assistenza medica: 300 minuti /die per nucleo;Infermiere:h24; Assistenza globale: > 210 min.; Assistenza infermieristi- ca: >90 min. R2 Unirà d’offerta Residenziali Estensive Trattamenti erogati in Unità d’offerta Residenziali estensive a persone non autosufficienti con elevata necessità di tutela sanitaria (come ad esempio: cure mediche e infermieristiche quoti- diane, trattamenti di recupero funzio- nale, somministrazione di terapie e.v. , nutrizione enterale, lesioni da decubi- to profonde, etc.). RSA Assistenza medica: 160 minuti/die per nucleo; Infermiere h 24; Assi- stenza globale: > 140 min.; Assistenza infermieristi- ca: >45 min. R2D Unità d’offerta Residenziale a per- sone con demenza senile Trattamenti erogati in Unità d’offerta Residenziale a persone con demenza senile nelle fasi in cui il disturbo mne- sico è associato a disturbi del compor- tamento e/o dell’affettività che richie- dono trattamenti estensivi di carattere facoltativo, riorientamento e tutela personale in ambiente “protesico”. RSA demenza; Nuclei Alzheimer RSA Assistenza: 120 minuti/ die per nucleo; Infermiere h 12; Assistenza globale: > 140 min.; Assistenza infermieristi- ca: > 36 min. R3 Unità d’offerta Residenziali di mantenimento Trattamenti erogati in Unità d’offerta Residenziali di lungodegenza e di mantenimento, anche di tipo riabilita- tivo, erogate a persone non autosuf- ficienti con bassa necessità di tutela Sanitaria (Unità d’offerta residenziale di Mantenimento). Residenze protette; Case protette Assistenza medica: 80 minuti/die per nucleo; Infermiere globale: <100 min.; Assistenza infermieristi- ca: >20 min. Case di riposo e altre residenze a carattere comu- nitario per anziani autosufficienti Strutture residenziali comunitarie per anziani autosufficienti Case di riposo ed altre struttu- re a carattere comunitario per anziani autosufficienti. “eventuali prestazioni sanitarie programmate in relazione alle specifi- che esigenze dell’utenza ospitata assimilabili alle forme di assistenza rese a domicilio” (DM 308/2001) Note: *Gli standard assistenziali indicati sono quelli minimi indicati dalla normativa nazionale che poi le Regioni hanno la possibilità di modificare in aumento. Per Guardia Medica h24, si intende la presenza del medico su 24 ore nella struttura nel suo insieme. L’assistenza indicata come copertura oraria (h) è riferita alle ore di copertura per nucleo. L’Assistenza globale è riferita al totale dei minuti lavorati giornalmente da infermieri, OSS, terapisti, per nucleo, per ospite (tot min / 20); la specifica “assistenza infermieristica” è un “di più”. Fonte: Ministero della Salute, 2007; Ministero del Lavoro, della Salute e delle politiche sociale, Decreto 17/12/2008; Decreto Ministero della Solida- rietà sociale n. 308 del 21/5/2001;: Pesaresi (2018).
  • 12. 12 Sulla base dei criteri classificatori di cui alla Tabella 2 è possibile pervenire ad una classifi- cazione delle principali tipologie delle diverse esperienze alloggiative. Gli alloggi assistiti possono assumere le se- guenti tipologie in base alle esigenze e ai desideri espressi dagli occupanti: ● alloggi protetti per anziani: gruppi di pic- coli appartamenti, in uno stesso edificio o adiacenti, riservati ad anziani soli o in coppia. L’area degli alloggi protetti dovrebbe auspicabilmente disporre di spazi comuni per socialità e attività comuni degli abitanti; ● alloggi condivisi intergenerazionali: al- loggi singoli, riservati ad una utenza interge- nerazionale come quella, per fare un esempio, che preveda la presenza degli anziani e degli studenti universitari nel medesimo alloggio al fine di ridurre i costi di gestione e garantire una presenza di sostegno per gli anziani. I residen- ti, max 54 ,mantengono uno spazio abitativo privato all’interno dell’alloggio (per esempio la camera da letto) e condividono invece l’utiliz- zo di alcuni spazi comuni come la cucina; ● alloggi condivisi: alloggi singoli riservati a piccoli gruppi (max 5)di persone non legate da vincoli di parentela; potrebbero essere gruppi di anziani o di disabili, di soggetti con pato- logie psichiatriche o altro. I residenti manten- gono uno spazio abitativo privato all’interno dell’alloggio (per esempio la camera da letto) e condividono invece l’utilizzo di alcuni spazi comuni come la cucina (Cfr. Tab. 3). Queste tre tipologie vengono spesso sintetizzate con iltermine di co-housing; inverità, le esperien- ze di co-housing sono relative alle sole tipologie degli alloggi condivisi che costituiscono solo una minoranza di tutte le esperienze degli alloggi as- sistiti. Nel caso degli alloggi protetti non è infatti corretto parlare di co-housing in quanto gli ap- partamenti sono di tipo monofamiliare. Che cosa devono garantire gli alloggi assistiti Gli alloggi assistiti garantiscono diversi supporti a sostegno dei residenti: ● monitoraggio e sicurezza della vita in casa; ● supporto alla vita di relazioni; Tabella 2 – Criteri per classificare le esperienze degli alloggi assistiti SOGGETTI PROMOTORI ● Enti locali ● Enti del terzo settore ● Società private Le caratteristiche del progetto dipenderanno dal tipo di soggetto promotore, che può portare a logiche diverse TARGET (UTENZA DEL PROGETTO) ● Gli anziani ● Persone con patologie specifiche (es. malattie neurodegenerative) ● Persone con disabilità ● Utenza mista (intergenerazionale, perso- ne con disabilità e non) Gli alloggi assistiti devono adattarsi ai profili dei futuri abitanti, essendo sufficientemente flessi- bili e anticipando i loro bisogni e le difficoltà che possono incontrare. FORMA ABITATIVA ● Alloggi condivisi (alloggio collettivo com- prendente aree riservate e spazi comuni) ● Gruppi di alloggi gestiti da soggetti privati La forma abitativa scelta dipende dalla definizione dei progetti di vita collettiva o familiare, che può offrire più o meno autonomia a secobda delle situazioni. TIPOLOGIA ABITATIVA ● Gruppi di alloggi gestiti da enti pubblici ● Gruppi di alloggi gestiti da soggetti privati La tipologia dell’abitazione determina un quadro giuridico specifico, in particolare sulle regole di assegnazione e le norme applicabili. SERVIZI PROPOSTI ● Tipologie di servizi: servizi sanitari domi- ciliari, sostegno negli atti di vita quotidiana, animazione, pasti, teleassistenza, portierato attivo, ecc. ● Servizi condivisi e individualizzati ● Professionisti utilizzati: équipe sanitarie pubbliche, personale inviato dall’ente locale o da altri enti del terzo settore, personale del gestore degli alloggi assistiti, ecc. La definizione dell’offerta di servizi e le condizioni di accesso ai vari servizi dipendono dal profilo dei residenti, dalla forma dell’abitazione (familiari o condivisi), dai finanziamenti pubblici, dalla disci- plina dei servizi, ecc. Fonte: elaborazione dell’autore
  • 13. 13 ● sostegno all’autonomia e sostegno all’inclu- sione sociale (Cfr. Fig. 1). Questi quattro supporti non sono esclusivi e sono presenti in modo variabile secondo la tipo- logia dei progetti. Figura 1 Monitoraggio e sicurezza della vita in casa Il monitoraggio risponde all’obiettivo di garanti- re la sicurezza della vita domestica, garantendo l’individuazione di eventuali difficoltà e l’assi- stenza in caso di problemi o per gestire situazio- ni di crisi. Il livello di monitoraggio si adatta alle esigenze dei residenti e ai problemi particolari che essi incontrano. Il monitoraggio è assicurato attraverso: ● gli stessi residenti dell’alloggio, in una logica di reciproca attenzione e convivenza; ● l’eventuale presenza di operatori e volontari; ● il progetto architettonico dell’edificio e dell’a- bitazione; ● gli strumenti tecnici (telesorveglianza, uso del- la domotica, sistemi di allerta medica, ecc.). Supporto alla vita di relazioni Il sostegno per una vita di relazioni è una dimen- sione essenziale dei progetti abitativi inclusivi ed assistiti. Ha una funzione preventiva contro la perdita di autonomia, prevenendo la chiusura in sé stessi, il rischio di isolamento e di solitudine degli abitanti. Il mantenimento dei legami sociali può passare attraverso: ● l’organizzazione di attività collettive; ● l’animazione degli spazi comuni; ● l’integrazione delle famiglie e dei parenti; ● visite di operatori; ● la presenza di volontari; ● l’inserimento nel tessuto associativo locale; ● ecc… Lo sviluppo delle relazioni, dell’aiuto reciproco e del mutuo sostegno permette di sostenere al meglio l’evoluzione dell’autonomia dei residenti facendo affidamento sulle relazioni interperso- nali e sulla solidarietà di vicinato. Sostegno all’autonomia personale Per aiutarli a rimanere in un alloggio ordinario, gli anziani o i disabili possono aver bisogno di esse- re sostenuti per uno o più degli aspetti seguenti: fare i lavori domestici; Tabella 3 – Le tipologie degli alloggi assistiti TIPOLOGIA DESCRIZIONE Alloggi protetti per anziani Gruppi di piccoli appartamenti, in uno stesso edificio o adiacenti, riservati ad anziani soli o in coppia. L’area degli alloggi protetti dovrebbe auspicabilmente disporre di spazi comuni per soci- laità e attività comuni degli abitanti. Alloggi condivisi intergenerazionali Alloggi singoli, riservati ad una utenza intergenerazionale come quella, per fare un esempio, che prevede la presenza degli anziani e degli studenti universitari nel medesimo alloggio al fine di ridurre i costi di gestione e garantire una presenza di sostegno per gli anziani. I residenti (max 5) mantengono uno spazio abitativo privato (per esempio la camera da letto) all’interno dell’allog- gio e condividono invece l’utilizzo di alcuni spazi comuni come la cucina Alloggi collettivi Alloggi singoli riservati a piccoli gruppi (max 5) di persone non legate da vincoli parentali; potrebbero essere gruppi di anziani o di disabili, di soggetti con patologie psichiatriche o altro. I residenti mantengono uno spazio abitativo privato (per esempio la camera da letto) all’interno dell’alloggio e condividono invece l’utilizzo di alcuni spazi comuni come la cucina. Fonte: elaborazione dell’autore
  • 14. 14 ● cucinare i pasti; ● effettuare il bagno; ● alzarsi e andare a letto; ● spostarsi; ● ecc… Le esperienze abitative assistite, pertanto, spes- so forniscono diverse forme di sostegno all’au- tonomia della persona. Tale sostegno dovreb- be essere individuato dalle Unità di Valutazione Multidimensionali e deve essere personalizzato e dipendere dai bisogni espressi dalle persone. L’accesso a questi servizi di assistenza domici- liare può essere organizzato in due modi: ● scelta“adomanda” di servizi personalizzati; ● sistema “misto”: parte dei servizi, definibili di base, sono forniti a tutti gli alloggi mentre una parte dei servizi (in genere maggioritaria) viene fornita in modo personalizzato e “a richiesta” per soddisfare le particolari esigenze della persona. Sostegno all’inclusione sociale delle persone I progetti degli alloggi assistiti possono auspica- bilmente prevedere servizi ed attività finalizzati all’inclusionesocialedeiresidentianzianiodisabi- li. Il sostegno previsto deve permettere ai residenti di partecipare allavita della città e di condurre una vita piena. Si traduce in sostegno all’accesso ai servizi e ai diritti (accesso alla sanità, alla forma- zione, al lavoro, al tempo libero, alla cultura, allo sport, ecc.). Può assumere la forma di: ● diffusione di informazioni; ● supporto nello svolgimento delle pratiche am- ministrative (moduli cartacei o online); ● realizzazione dei contatti con gli interlocutori competenti per usufruire dei servizi e dei diritti; ● supporto informatico (acquisti dematerializza- ti, accesso a Internet, ecc.); ● accompagnamento dei residenti presso i luo- ghi di fruizione dei servizi e dei diritti; ● ecc… L’assistenza all’inclusione sociale è essenziale per le persone più vulnerabili, ma è importante anche per gli altri residenti che apprezzano que- sto supporto, in particolare il supporto ammi- nistrativo (Ministére de Solidarités et de la Santé, 2017). I protagonisti dei progetti degli alloggi assistiti Gli attori dei progetti di edilizia inclusiva ed assi- stita sono diversi e diversi sono i possibili scena- ri della loro realizzazione e gestione. Ci possono essere progetti elaborati e realizzati dagli enti pubblici, progetti che nascono per iniziativa di soggetti privati che operano in un contesto for- temente regolato dal settore pubblico o esserci invece iniziative totalmente private, che operano in un contesto non regolato in modo specifico. Enti locali o enti pubblici Gli enti pubblici come Comuni o enti per la ge- stione degli alloggi di edilizia residenziale pub- blica – che, auspicabilmente, vogliono risponde- re ai bisogni e alle richieste di una ampia fascia di cittadini fragili – potrebbero avviare progetti relativi agli alloggi assistiti. Le modalità, come abbiamo già accennato, possono essere diverse: dalla gestione completa di tutto il progetto, dalla ideazione alla realizzazione, oppure, per contro, è possibile limitarsi alla sola definizione della regolamentazione dei progetti che, poi, soggetti privati dovranno rispettare nella realizzazione dei loro interventi. Anziani o persone con disabilità Anziani o disabili, in genere, sono i fruitori dei progetti. Quando riescono anche ad essere i promotori dei progetti degli alloggi assistiti, questo permette ai futuri abitanti di imma- ginare, progettare, creare ed eventualmente gestire il proprio habitat, al fine di soddisfa- re al meglio le proprie esigenze, in linea con le proprie aspirazioni. In alcuni casi, la mes- sa in comune delle risorse all’interno di queste forme abitative può consentire alle persone di beneficiare di una qualità della vita che sarebbe fuori dalla loro portata individuale. Genitori o parenti, organizzati o meno in associazione Si tratta di genitori anziani che anticipano il mo- mento in cui non potranno più vivere con i propri figli disabili per promuovere la realizzazione di un contesto abitativo inclusivo ed assistito per i pro- pri familiari. In altre situazioni potrebbero essere i figli adulti a ricercare soluzioni più protettive ed
  • 15. 15 inclusive per i loro genitori anziani, con un ruolo che più spesso è di “portatori di interesse”. Gestori di presidi residenziali per anziani Quello degli alloggi assistiti è un settore che po- trebbe essere implementato anche dagli attuali gestori delle strutture residenziali per anziani, anzi alcuni già lo fanno. Queste strutture potreb- bero diversificare la loro offerta di servizi: ● per offrire alle persone anziane, ancora indi- pendenti ma vulnerabili, una forma di alloggio intermedio tra il loro alloggio tradizionale, a volte divenuto inadatto ai loro bisogni, e quel- lo delle strutture residenziali che riguarda le persone non autosufficienti; ● per rispondere alle aspirazioni dei residenti che desiderano stili di vita diversi da quelli of- ferti dalla struttura residenziale; ● per offrire agli utenti dei loro servizi opzioni abitative adeguate all’evoluzione della loro si- tuazione di fragilità o non autosufficienza. Operatori privati for profit e no profit Gli operatori privati hanno un ruolo importante nella messa a disposizione di alloggi assistiti, nel- la realizzazione e nella loro gestione. I soggetti pri- vati possono essere incaricati dai soggetti pubbli- ci, possono operare direttamente in un contesto fortemente regolato in modo specifico dagli enti pubblici o possono operare senza molti vincoli specifici in un mercato edilizio per cambiare un settore, in genere poco attento ai soggetti fragili. I soggetti privati possono occuparsi di tutto il pro- getto oppure possono ripartire gli oneri realizzativi e gestionali fra più soggetti in relazione alle diver- se fasi e funzioni (realizzazione alloggi, gestione della riscossione dei canoni di affitto, fornitura dei servizi ai residenti negli alloggi, ecc.). La collocazione degli alloggi assistiti La disponibilità di una area edificabile non può es- sere l’unico criterio per la scelta della collocazio- ne degli alloggi assistiti. I promotori dei progetti devono tenere conto dell’ambiente comples- sivo per non penalizzare la vita quotidiana degli anziani o dei disabili e “tagliarli fuori” dal loro modo di vivere. Lasciare la vecchia casa è un passo importante per i futuri residenti, soprattutto per gli anziani. Questo cambiamento significativo deve quindi essere accompagnato da un reale valore aggiunto: una vita sociale più facile, un quartiere adeguato, l’accesso ai servizi locali, l’accesso ai servizi sanitari, ecc. Accesso facilitato alle strade Per evitare il rischio di cadute e l’utilizzo di ausili esterni per potersi muovere, è importante che l’in- gresso dell’edificio si affacci su una strada acces- sibile alle persone a mobilità ridotta (utilizzando un ausilio tecnico, un deambulatore o una sedia a ro- telle). Questo requisito deve essere completato pri- mache i futuri abitanti si trasferiscano nell’alloggio. Accesso a servizi e attrezzature L’ubicazione del luogo di residenza deve consen- tire un facile accesso a tutti i servizi: ● servizi pubblici: municipio, ufficio postale, ecc.; ● servizi commerciali: negozi di alimentari locali, supermercati, parrucchiere, ecc.; ● servizi sanitari: farmacia, medici di base e spe- cialisti, servizi sanitari e sociali, ecc.; ● tempo libero: cinema, teatro, ristoranti, ecc. Si consiglia di effettuare un’analisi su un perime- tro di 500 metri intorno alla sede del progetto per avere un’idea precisa dei servizi presenti. L’indi- viduazione delle carenze consente di ricercare alternative: ricorso a parenti, volontari, trasporto occasionale, ecc. Accesso con i mezzi pubblici L’accesso alle infrastrutture e ai servizi che non si trovano nelle immediate vicinanze del luogo di residenza è un fattore essenziale. Il servizio di trasporto pubblico deve essere regolare, age- vole e accessibile alle persone a mobilità ridot- ta. Occorre tenere conto della facilità di acces- so ai taxi, soprattutto nelle aree semi-urbane. Elemento positivo è anche la possibilità di frui- re dei servizi di trasporto a richiesta organizzati dalla collettività (veicoli accessibili a persone di- sabili o non autosufficienti) e dalle organizzazioni del terzo settore. Un progetto architettonico che unisca fa- miliarità, vita personale e vita collettiva Ilprogetto deve garantire l’uso di un alloggioche permetta a ciascuno di stare a casa propria,
  • 16. 16 di averne la piena disponibilità, di arredar- lo, di ricevere parenti e amici. Diversi elementi devono quindi essere presi in considerazione per garantire il benessere dei residenti: ● integrazione residenziale: i progetti degli al- loggi assistiti devono promuovere l’integrazio- ne dei residenti nel loro ambiente circostante. Promuovere l’integrazione residenziale con l’ambiente circostante significa prevedere “a monte” un lavoro con i futuri occupanti. Questo processo di coprogettazione può essere ap- plicato a livello dell’edificio o del quartiere per evitare la stigmatizzazione di un habitat che sa- rebbe “riservato” a un pubblico specifico; ● configurazione dell’habitat: gli alloggi, rag- gruppati, attigui o confinanti devono consen- tire il mantenimento della privacy offrendo la possibilità di legami sociali e di vita collettiva quando gli abitanti lo desiderano; ● sala comune: questo spazio comune è cen- trale per l’animazione della vita collettiva. La partecipazione degli abitanti alla progettazio- ne del luogo (layout, attrezzature, mobili, de- corazioni) e alla sua animazione è essenziale per garantire un progetto unificante. La sala comune può essere integrata direttamente all’interno dell’habitat negli alloggi condivisi o collocata all’esterno dei singoli alloggi pro- tetti, in modo da facilitare l’integrazione degli abitanti nell’ambiente circostante; ● giardino: uno spazio verde può essere un veicolo importante per stabilire relazioni di vicinato (attività di giardinaggio comune, con- divisione di un pasto insieme, ecc.). La manu- tenzione collettiva di un orto può anche raffor- zare i legami tra gli abitanti, incoraggiando la loro autonomia e valorizzando la loro attività (produzione di frutta e verdura, ecc.); ● spazi e attrezzature collettive: i progetti abitativi inclusivi possono prevedere la messa in comune di lavanderia (che deve essere suf- ficientemente spaziosa per gestire autonoma- mente la biancheria di tutti i residenti), garage, locali dell’immondizia, luogo di deposito, ec- cetera. Tutti questi spazi e attrezzature devo- no soddisfare gli standard di accessibilità ed essere sufficientemente illuminati. È possibile creare sistemi di condivisione per incoraggia- re le interazioni tra gli abitanti e dare loro ac- cesso ad altre opportunità (biciclette, attrezzi, attrezzature da giardinaggio, ecc.); ● l’automazione dei cancelli, del giardino, delle porte d’ingresso ai corridoi e del gara- ge costituisce un innegabile vantaggio per gli anziani e, spesso, un obbligo per l’accoglienza dei disabili. Va quindi studiata attentamente fin dalla fase di progettazione per ottimizzare al meglio gli impianti e le attrezzature da forni- re senza aumentare troppo i costi. Adeguare l’alloggio alle esigenze degli anziani e dei disabili L’alloggio deve soddisfare le norme sull’acces- sibilità ma l’esperienza dimostra che, per de- terminate situazioni di vita o di disabilità, questi requisiti e raccomandazioni non sono sufficienti per rendere la vita a casa confortevole e adat- ta. La scelta di un progettista esperto nel tema può anche consentire di integrare al meglio que- sta dimensione nella realizzazione del progetto. L’obbligo di accessibilità riguarda in particolare la circolazione comune interna ed esterna, parte dei parcheggi, le abitazioni, gli ascensori e i locali collettivi. È imperativo che l’edificio consenta a un residente o visitatore disabile di circolare, di accedere ai locali, di utilizzare le attrezzature, di orientarsi e di comunicare alle stesse condizioni degli altri (o, in mancanza, con una qualità equi- valente di uso). Si riporta qui di seguito qualche esempio non esaustivo di quello che questo comporta: ● le caratteristiche minime devono consentire a una persona con disabilità di utilizzare la cu- cina, il soggiorno, una camera da letto (o uno spazio dedicato), un wc e un bagno; ● almeno un accesso da un soggiorno per il bal- cone o terrazzo, che deve consentire il pas- saggio di una persona su sedia a rotelle attra- verso accorgimenti semplici e funzionali; ● almeno un bagno che consenta, con sempli- ci accorgimenti, la successiva installazione di una doccia accessibile a una persona disabi- le; i dispositivi di controllo devono essere facilmen- te identificabili e utilizzabili; ● l’installazione dell’ascensore è obbligatoria negli edifici residenziali a più piani.
  • 17. 17 Nel caso di complessi residenziali, l’obbligo di ac- cessibilità si applica anche ai locali di uso comune. Un habitat adattabile, aperto e sicuro L’alloggio deve potersi adattare ad una diminu- zione dell’autonomia della persona. È auspica- bile che si tenga conto di alcune previsioni per facilitare l’uso dell’alloggio: ● automazione di alcuni elementi (tapparelle, ecc.); ● disposizione del bagno (doccia con scarico a pavimento, ecc.); ● posizione al piano terra, alloggio su un piano, o servito da ascensore; ● circolazioni interne sufficientemente ampie da consentire l’utilizzo di ausili tecnici (deambu- latore, montacarichi, sedia a rotelle, apertura porte, prese elettriche, predisposizione rubi- netti, ecc.) ad anziani o disabili. L’abitazione deve essere sufficientemente ampia da ospitare i mobili appartenenti alla persona. Ciò consentirà di cancellare la sensa- zione di abbandono della precedente casa e di facilitare l’appropriazione della nuova sistema- zione, in particolare per gli anziani. Il progetto architettonico deve fornire un accesso sicuro per evitare qualsiasi intrusione sgradita, dare la sensazione di proteggere senza farlo sembrare “una fortezza”. Quando si organizzano momenti di convivialità (in particolare nella sala comune), è importante che le persone che provengono dall’esterno abbiano la sensazione di accedere a un luogo di vita ordinario che non appaia “dedi- cato” ad anziani o disabili. Assistenzadomiciliaresanitariaesociale Nel rispetto della libera scelta della persona, negli alloggi assistiti possono essere attivati i servizi di cura domiciliari, di mantenimento e svi- luppo delle capacità funzionali di competenza del Servizio sanitario. In genere, spetta all’Unità di valutazione multidisciplinare (UVM) stabilire, nell’ambito di un piano assistenziale persona- lizzato (PAI), le prestazioni sanitarie da garantire all’anziano o al disabile secondo le loro neces- sità. Gli alloggi assistiti, si caratterizzano per la presenza di una pluralità di servizi sociali, pre- valentemente “a domanda”, che vengono forniti dagli enti locali. Si tratta di assistenza domicilia- re di tipo sociale, assistenza familiare, portierato attivo, telesoccorso e teleassistenza, pasti a do- micilio, lavanderia a domicilio, spesa a domicilio, farmaci a domicilio, ecc. Questi servizi possono essere richiesti all’ente locale direttamente dalla persona o dai suoi parenti all’interno di una vera e propria presa in carico dell’utenza da parte dei Servizi assistenziali comunali. La presa in carico è fortemente raccomandata per garantire un costante monitoraggio della si- tuazione dell’utenza da parte dei servizi sociali locali e per garantire la continuità dell’assistenza e l’eventuale adeguamento dei servizi da eroga- re. Alcuni dei servizi prestati dall’ente locale ed in particolare quelli “a domanda” potrebbero ri- chiedere una compartecipazione alle spese da parte dei richiedenti. Questi servizi sono pensati come dispositivi flessibili ed integrati, volti a for- nire supporto negli ambienti di vita, il più vicino possibile ai bisogni e alle preoccupazioni degli utenti, al fine di garantire la permanenza degli anziani fragili negli alloggi assistiti. L’organiz- zazione, la composizione dei team operativi e il quadro di intervento di questi servizi di supporto possono essere diversificati in quanto il criterio di riferimento è quello della personalizzazione degli interventi. La loro azione è individualizzata e basata su un’analisi delle aspettative, dei fattori personali e dell’ambiente della persona. Conclusioni Con l’avanzare dell’età aumenta il rischio che le persone anziane sperimentino processi di graduale isolamento e di progressiva perdita dell’autonomia. L’offerta dei servizi ha risposto al problema della non autosufficienza e della fra- gilità in modo rigido e tradizionale, mantenendo alto per gli anziani il rischio di una accoglienza in strutture residenziali invece di avviare anche soluzioni alternative in grado di garantire prote- zione e supporto per gli anziani fragili che desi- derano vivere nei loro appartamenti. Quello che gli anziani fragili chiedono è di continuare a vi- vere nelle loro case, magari con quegli interven- ti rendono ciò possibile. Per perseguire questo obiettivo, oltre al potenziamento dell’assistenza domiciliare, occorre offrire una nuova tipologia di
  • 18. 18 servizi costituita dagli “alloggi assistiti” descritti nel presente contributo. Non si tratta di una solu- zione nuovissima ma, in Italia, essa non ha anco- ra avuto lo sviluppo necessario. La comparsa di nuove modalità di offerta per i servizi residenziali rivolti agli anziani non au- tosufficienti si può datare nel 1979, con la rea- lizzazione del modello Assisted Living di Keren Wilson. Da allora, l’idea di una residenzialità non istituzionale, ma centrata sulla persona e con un modello strutturale e operativo derivato dalla normale vita quotidiana di una famiglia, ha conosciuto negli USA e in altre parti del mondo momenti di grande sviluppo (Guaita, Trabuc- chi, 2017). Si tratta di soluzioni che non pos- sono dare risposte esaustive a tutte le necessità (Giunco et al, 2013) (per esempio agli anziani soli gravemente non autosufficienti con neces- sità assistenziali elevate h24) ma che possono allontanare il rischio di istituzionalizzazione e offrire protezione e supporto alla grande mag- gioranza degli anziani fragili, garantendo loro una vita piena e di elevata qualità. Per questo si sente prepotente il desiderio di fornire un quadro concettuale e sistematico degli alloggi assisti- ti affinché questo possa contribuire a collocarli fra i servizi e gli interventi per la protezione e il supporto degli anziani fragili, meritevoli di inve- stimenti pubblici e privati. La speranza è che questo contributo, che si offre al dibattito e al confronto, possa servire proprio a definire e collocare questo tipo di intervento e a promuoverne lo sviluppo. Note 1. Per semplicità di esposizione in questo lavoro si fa riferimento quasi sempre agli anziani ma, come si dirà più avanti, la tipologia degli alloggi assistiti può essere adattata anche ad altri gruppi di persone. 2. Stabiliti prima con il documento della Commissione per la definizione e l’aggiornamento dei livelli essen- ziali di assistenza dal titolo «Prestazioni residenziali e semiresidenziali» approvato in data 30 maggio 2007 e poi con il Decreto 17 dicembre 2008: “Istituzione della banca dati finalizzata alla rilevazione delle pre- stazioni residenziali e semiresidenziali” del Ministero del Lavoro, della salute e delle Politiche sociali. 3. Il Ministero della Salute (2007) con il documen- to “Prestazioni residenziali e semiresidenziali” della Commissione nazionale per la definizione e l’aggior- namento dei livelli essenziali di assistenza ha defi- nito una classificazione delle prestazioni basata su “codici di attività” utilizzabile anche come elemento di individuazione dei “nuclei erogativi” in base alle loro caratteristiche tecnico-organizzative. Alla clas- sificazione delle strutture residenziali sanitarie e so- ciosanitarie si aggiungono poi le strutture residenziali sociali previste dal Decreto Ministro Solidarietà sociale n. 308 del 21/5/2001. 4. Decreto interministeriale dell’11 luglio 2022; Legge n. 234 del 30/12/2021; Decreto interministe- riale del 23 novembre 2016. Bibliografia Arlotti M., Costa G., Deriu F., Mastropierro M. (2022), Abitare in autonomia nella terza età. Esperienze e prati- che in Italia, Alta Scuola Spi Luciano Lama. Decreto interministeriale del 23 novembre 2016, Requisiti per l’accesso alle misure di assistenza, cura e protezione a carico del Fondo per l’assistenza alle per- sone con disabilità grave prive di sostegno familiare, articolo 3, comma 4. Decreto interministeriale dell’11 luglio 2022, Mini- stro del Lavoro e delle Politiche Sociali di concerto con il ministro della Salute e con il ministro per le Pari Oppor- tunità e la Famiglia recante i Requisiti minimi relativi ai progetti di coabitazione delle persone che hanno supe- rato i 65 anni di età in condizioni di difficoltà economi- ca, ai sensi dell’articolo 1, commi 678-679 della legge n. 234 del 2021. Decreto Ministero del Lavoro, della salute e delle Po- litiche sociali del 17 dicembre 2008, Istituzione della banca dati finalizzata alla rilevazione delle prestazioni residenziali e semiresidenziali. Decreto Ministro Solidarietà sociale n. 308 del 21/5/2001, Regolamento concernente “Requisiti mi- nimi strutturali e organizzativi per l’autorizzazione all’e- sercizio dei servizi e delle strutture a ciclo residenziale e semiresidenziale, a norma dell’articolo 11 della legge 8 novembre 2000, n. 328. Giunco F., Predazzi M., Costa G. (2013), Verso nuovi modelli di residenzialità. Il progetto Abitare Leggero, in I luoghi della cura, 4, pp. 13-20. Guaita A., Trabucchi M. (2017), La residenzialità, in NNA: L’assistenza agli anziani non autosufficienti in Ita- lia 2017-2018, Maggioli editore. Legge n. 234 del 30/12/2021, Bilancio di previsione dello Stato per l’anno finanziario 2022 e bilancio plu- riennale per il triennio 2022-2024. Ministero Salute, Commissione per la definizione e l’aggiornamento dei livelli essenziali di assistenza, Pre- stazioni residenziali e semiresidenziali, 30 maggio. Pesaresi F. (2018), Le tariffe delle Residenze protette per anziani, I Luoghi della cura online n. 2. Republique Francaise Ministére de Solidarités et de la santé (2017), Guide de l’habitat inclusif, Paris.
  • 19. 19
  • 20. 20 Valle D’Aosta – Aosta Comunità di tipo familiare Èuncomplessodi7monolocaligestitidallaCoope- rativaSocialeElleunoSCS,assegnati,concanone agevolato, ad anziani e inabili, singoli, autosuffi- cienti, dotata di un servizio stabile di sorveglian- za 24 ore su 24 per tutto l’anno (festivi compresi). Possono accedere al servizio persone individua- te dall’UVMD (Unità di Valutazione Multidimen- sionale Distrettuale) competente per territorio, secondo le modalità definite dalla Regione Auto- noma Valle d’Aosta. I monolocali hanno un canone fisso mensile stabi- lito annualmente dall’Amministrazione Comunale. Tipologia Comunità alloggio Trentino Alto Adige – Trento Coabitazione intergenerazionale Casa alla Vela. Convivenza tra persone anziane ultrasettanten- ni e studentesse universitarie; assistenza venti- quattro ore al giorno, grazie a due badanti che si avvicendano su turni diurni e notturni; presenza di personale volontario che nel pomeriggio orga- nizza attività di intrattenimento a carattere ludi- co-ricreativo; collegamento con i servizi sociosa- nitari del territorio: visite quindicinali del medico di base; visita settimanale della dietista e di per- sonale infermieristico per predisporre i medici- nali da assumere nella settimana; collegamento con il centro diurno per anziani di Trento Tipologia Coabitazione intergenerazionale; gestione a cura della cooperativa sociale di servizi Sad; nessun contributo pubblico anche se con la nuova nor- mativa la retta potrà essere integrata da un sus- sidio della provincia Toscana – Prato Coabitazione Prato coabita. Patto attuativo di coabitazione e modello speri- mentale e innovativo tra: anziani o disabili, che vivono in abitazioni di proprietà o in affitto e sono in una condizione di fragilità, a rischio di perdita dell’autosufficienza o dei legami sociali; persone sole o famiglie in difficoltà sociale e abitativa, a rischio di povertà relativa e di emarginazione so- ciale; il rapporto di convivenza si basa sulla so- lidarietà ed è facilitato da un patto abitativo e un patto di inclusione Tipologia Coabitazione tra persone anziane e/o persone disabili; l’Auser si occupa del coordinamento della selezione degli ospitanti; gli ospiti invece sono individuati esclusivamente dal servizio so- ciale professionale del comune di Prato Toscana – Pisa Coabitazione Progetto Hope Prevede la realizzazione e la gestione di un fabbricato per la residenza di anziani di età su- periore a 65 anni, coppie o singoli, autosuffi- cienti e assegnatari, oppure aventi diritto a un alloggio di edilizia residenziale pubblica; gli anziani verranno valutati sulla base delle con- dizioni mediche e motivazionali, psicologiche e attitudinali, per la coabitazione in una strut- tura non convenzionale con l’obiettivo di mi- gliorare, l’autosufficienza ed evitare il ricovero in strutture convenzionali di cura e assistenza per anziani. Esperienze di alloggi assistiti Da “Abitare in autonomia nella terza età - Esperienze e pratiche in Italia” Ricerca promossa dalla “Alta Scuola SPI – Luciani Lama” e curata da Marco Arlotti, Politecnico di Milano; Giuliana Costa, Politecnico di Milano; Fiorenza Deriu, Università La Sapienza;Marina Mastropierro, Università La Sapienza
  • 21. 21 Tipologia Coabitazione tra persone anziane autosufficien- ti assegnatarie di alloggi di edilizia residenziale pubblica. Toscana - Barberino, Greve, San Cascia- no, Tavarnelle Cohousing dell’unione comunale del Chianti I quattro comuni del Chianti, in collaborazione con Auser e le associazioni locali, si sono attivati per far fronte all’emergenza abitativa, impegnan- dosi nella realizzazione del progetto Abitare soli- dale, finalizzato a integrare le politiche di soste- gno del diritto alla casa con azioni di coesione e protezione sociale per incentivare buone prati- che di cittadinanza attiva e welfare di comunità; progetto sperimentale supportato da privati, an- ziani, persone sole che siano disposte a condivi- dere la propria abitazione con cittadini e famiglie in difficoltà. Tipologia Coabitazione tra persone anziane Umbria – Perugia Gruppo appartamento e residenza servita Casa Serena Il Gruppo appartamento della fondazione Casa Serena è costituito da camere singole e doppie e si configura come una struttura residenziale destinata ad anziani autosufficienti; l’ospitalità è organizzata in modo tale da facilitarne la vita quotidiana, nel rispetto dell’autonomia indivi- duale e della riservatezza, in un contesto colletti- vo e organizzato. Tipologia Gruppo appartamento Umbria – Foligno Residenza servita Dinamica cooperativa so- ciale La struttura può accogliere fino a trenta perso- ne anziane di oltre 65 anni, autosufficienti o con limitazioni parziali dell’autonomia; sono disponi- bili stanze doppie, singole e mini appartamenti, per un massimo di due persone, con l’uso della cucina; la finalità del servizio è quella di contra- stare la solitudine e favorire una dimensione di vita autonoma, garantendo protezione e favoren- do lo scambio sociale e umano. Tipologia Residenza servita Lazio – Roma Cohousing Settecamini Il cohousing di Settecamini ospita sei anziani in una sorta di autogestione protetta; si tratta di un modello che si ispira all’esperienza della comu- nità di Sant’Egidio che, a Roma e in diversi pae- si europei, a partire dagli anni Settanta ha pro- mosso e realizzato esempi di cohousing per le persone anziane, come la casa famiglia Viva gli anziani. Tipologia Collaborazione tra la cooperativa Cotrad e i ser- vizi sociali municipali; gli operatori della coope- rativa garantiscono alcuni servizi e svolgono un importante ruolo di mediazione e conduzione della casa famiglia. Lazio – Roma Cohousing Ponte di Nona A Ponte di Nona, nell’ambito delle abitazioni di edilizia residenziale pubblica, si sperimenta il cohousing; lo spazio del cohousing è al piano terra e conta circa 250 mq; circa 160 anziani risiedono in diversi appartamenti, dotati di cu- cina e di palestra comune, dove i residenti svol- gono attività fisiche seguite dal personale; sei anziani sono ospitati in un regime di conviven- za e autogestione, in stanze singole e doppie, dotate di servizi igienici, cucina e anticucina, dispensa, salottino e giardino; al piano terra vi è una palestra di 470 mq presso la quale, dal 2012, è stato realizzato un progetto per favori- re l’invecchiamento attivo dei residenti e degli iscritti al vicino centro anziani, per prevenire l’insorgenza di patologie; le tariffe, praticate nella fase sperimentale e determinate in modo forfettario, sono in relazione alla tipologia resi- denziale, Collaborazione tra la cooperativa Co- trad e i servizi sociali municipali; gli operatori della cooperativa garantiscono alcuni servizi e svolgono un importante ruolo di mediazio- ne e conduzione della casa famiglia Abitazioni
  • 22. 22 di edilizia residenziale pubblica adattati per il cohousing 71 Lazio Roma ai servizi e al man- tenimento della gestione quotidiana della casa e della convivenza: - cohousing e convivenza in semi autonomia: quota mensile pari a 250 euro; - comunità alloggio: quota mensile pari a 250 euro; l’amministrazione comunale di Roma ha elaborato le Linee guida per la rior- ganizzazione del sistema delle residenziali- tà per gli anziani di Roma Capitale con le se- guenti azioni strategiche: - il rafforzamento e il sostegno della cultura della domiciliarità, con il ricorso all’assistenza residenziale solo nei casi in cui non siano possibili altre soluzioni; - la riarticolazione dell’offerta residenziale per persone anziane, con il graduale superamento delle case di riposo tradizionali, sia attraver- so residenze di piccole dimensioni (Comunità alloggio) sia mediante convivenze in abitazioni private, sul modello del cohousing e delle con- vivenze in semi autonomia. Tipologia Abitazioni di edilizia residenziale pubblica adat- tati per il cohousing. Campania – Acerra Progetto di cohousing Facciamoci compa- gnia Progetto di coabitazione tra giovani e anziani; i residenti giocano a scacchi, disegnano, coltiva- no hobby e si fanno compagnia; progetto innova- tivo per abbattere i costi, ma anche la solitudine e rischi quali le truffe e gli incidenti domestici; gli anziani sono assistiti da operatori sociosanitari, una cuoca e una psicologa; sono presenti sette posti letto, distribuiti in diverse camere, di cui alcune doppie, una sala soggiorno e una cucina aperti anche agli amici e ai familiari per il proget- to “Nonno parking”. Tipologia Cohousing intergenerazionale realizzato dalla cooperativa La Fenice Puglia – Bitonto Condominio solidale Villa Giovanni XXIII Struttura residenziale, a bassa intensità assi- stenziale, per l’accoglienza di anziani autosuf- ficienti, di otto mini appartamenti; l’obiettivo è quello di conciliare la privacy e l’autonomia, con la garanzia di avere dei punti di riferimento in caso di bisogno; tutti gli appartamenti sono do- tati di telefono, internet e televisione, di una ca- mera da letto, un locale cucina/soggiorno e ser- vizi igienici attrezzati per la non autosufficienza con campanello di emergenza. Tipologia Condominio solidale
  • 23. 23