2. La vita
Nasce ad Atene nel 427 a.C e fin da giovane si interessa di
politica e arriverà a frequentare Socrate per saperne di più.
Platone fa la sua comparsa sulla scena politica durante il
regime dei 30 tiranni ed era a loro favorevole, ma infine
rimane deluso sia dal regime stesso sia dalla democrazia che
si instaurerà dopo (perchè condanna a morte il suo maestro
Socrate). Dopo la morte di Socrate Platone entra in crisi e
inizia a viaggiare: arriva in Magna Grecia dove conosce il
suo migliore amico Archita e si scontra con il tiranno di
Siracusa Dionigi I. A seguito di questo scontro cercherà di
lasciare la Sicilia in barca, ma la barca affonda e lui rischia di
essere venduto come schiavo.
3. Quando torna ad Atene fonda l'Accademia (scuola dedicata
all'eroe Accademo), una scuola di carattere scientifico, etico,
pedagogico (scienza che studia l'educazione) e sacro (perché
la scuola era dedicata alle muse). Sono arrivati fino a noi 34
dialoghi di Platone, una ''apologia di Socrate'' (scritto in
difesa di Socrate) e ''le leggi''. La produzione scritta di
Platone è stata divisa in gruppi da 4 in base ai contenuti. Il
protagonista dei dialoghi Platonici è Socrate, Platone infatti
mettendolo al centro delle sue opere dimostrava di sentire la
sua mancanza e che i suoi pensieri avevano una continuità
rispetto a quelli del suo maestro. Platone muore di vecchiaia
nel 347 a.C. ad Atene.
4. Le dottrine non scritte
Negli scritti di Platone non è esposto tutto il suo pensiero
perchè il filosofo vive in un momento di passaggio dalla
forma scritta a quella orale. Lui pensava che la scrittura fosse
solo un mezzo per richiamare alla memoria cose già
conosciute, nello scritto non ci si può difendere dalle critiche,
uno scritto non insegna e non educa. Platone pensava che
una volta che un discepolo aveva imparato un concetto non
lo avrebbe scordato più. Abbiamo testimonianze delle sue
dottrine non scritte perché i suoi discepoli, tradendo gli
ideali del maestro, avevano messo per iscritto le sue teorie.
5. La teoria delle Idee
Platone si domanda il perchè delle cose e riteneva che le
risposte date dagli altri filosofi non fossero corrette; a
livello fisico infatti non è possibile trovare la vera causa
delle cose, ma bisogna cercare l'essere intelligibile
soprasensibile. Gli elementi fisici non sono la vera causa
delle cose ma la concausa cioè lo strumento che usa la
vera causa per creare le cose dell'universo. Platone è il
primo che dà una spiegazione sensata della realtà.
6. La seconda navigazione
Alla conoscenza della realtà soprasensibile si arriva
attraverso la seconda navigazione, una metafora legata
al mondo della navigazione in quanto sarebbe il
momento in cui cessa il vento e si devono usare i remi.
Per Platone la prima navigazione è il metodo che
usavano tutti gli altri filosofi cioè un metodo basato
sulla conoscenza del mondo sensibile, la seconda
navigazione invece è un metodo che permette di
conoscere la vera causa di tutte le cose (quindi l'Essere
soprasensibile).
7. La teoria della sorte
dell’anima dopo la
morte
Per Platone non era sufficiente dire che l'uomo era la sua anima
(come invece sosteneva Socrate), ma bisognava dimostrare che
l'anima era immortale. L'anima umana era comparata dal filosofo
al mondo delle Idee: infatti, come il mondo delle Idee, anche
l'anima umana è eterna ed intelligibile.
Fedone: dialogo un cui Platone fa la prima dimostrazione (nella
storia) dell'immortalità dell'anima umana. In questo dialogo il
protagonista è un amico di Socrate, Fedone, che stava
attraversando la città di Fliunte, quando delle persone gli
chiedono di raccontare loro gli ultimi istanti della vita del
filosofo. Fedone quindi riferisce loro un dialogo avuto da Socrate
con un certo Simmia e Cebete: il maestro dice loro che è contento
di morire perchè così la sua anima potrà finalmente accedere al
mondo delle Idee, ma Cebete chiede una dimostrazione
dell'immortalità dell'anima.
8. Nel Fedone ci sono alcune prove dell'immortalità
dell'anima:
- l'anima conosce le Idee, e dato che le Idee sono eterne
l'anima umana deve avere una natura simile a quella
delle Idee, quindi è immortale
- il dialogo si basa sul principio: ''i contrari si escludono'' e
dato che il carattere principale dell'anima umana è la
vita e vita e morte sono contrarie l'anima non può
morire
9. Secondo Platone c'erano tre destini dell'anima dopo la
morte del corpo:
- eterno premio (o isola dei beati)
-eterno castigo
- punizione temporanea (dopo di questa l'anima andrà
nell'isola dei beati, la durata della punizione dipende dai
segni di giustizia che l'anima stessa portava)
10. Platone pensava che ciascuna anima fosse destinata (dopo la
morte del corpo) a vivere una vita ultraterrena di 1.000 anni e
poi reincarnarsi; a questo punto la teoria del filosofo riprende
quella della metempsicosi (o reincarnazione) a cui dà due
significati:
-contenuta nel dialogo ''La Repubblica'', ci sono alcune anime
che fanno più fatica di altre a reincarnarsi
- la reincarnazione è il destino di tutte le anime umane, ma
esse sono libere di scegliere se vivere nella virtù o nei vizi in
base alla loro conoscenza del bene.
11. L'anima per Platone prima di reincarnarsi beveva la
dimenticanza nel fiume ''Amelete'', ma perchè l'anima doveva
reincarnarsi? Il filosofo risponde alla domanda nel dialogo
Fedro: lui immaginava che l'anima fosse un carro alato
guidato da un auriga (cocchiere) che rappresenta l'anima
razionale e trainato da un cavallo bianco, cioè l'anima
irascibile (ambizione, coraggio) e da uno nero, cioè l'anima
concupiscibile (istinti bassi). I carri alati delle anime sono nel
mondo delle Idee, ma a un certo punto il cavallo nero
appesantisce il carro e l'anima si reincarna. Quindi solo
quando l'anima è guidata dalla parte razionale può vedere il
mondo delle Idee.
12. La dialettica delle Idee
Platone pensava ci fossero due tipi di conoscenza:
- ''Doxa'' (opinione), cioè la conoscenza che riguarda il mondo
sensibile
- '' Episteme'' (vera scienza), cioè la conoscenza che riguarda il
mondo delle Idee
La dialettica delle Idee è una specie di mappa concettuale del
mondo delle Idee con cui l'uomo può conoscere e capire il
mondo stesso, la posizione e i collegamenti tra le Idee in esso.
Il primo filosofo ad avere introdotto il termine ''dialettica'' era
Zenone ma lui pensava che la dialettica fossero una serie di
concetti legati tra loro nella mente umana, invece Platone
intendeva con questo termine delle Idee legate tra di loro nel
mondo delle Idee. Il filosofo secondo Platone è un ''dialettico''
cioè colui che riesce a costruire la mappa del mondo delle Idee.
13. La dialettica in Platone prevede due percorsi:
-metodo ascensivo (o procedimento sinottico), il filosofo
parte dalle cose sensibili e da esse risale alle Idee
corrispondenti e poi al principio dell' “Uno”
- metodo discensivo (o procedimento diairetico),
l'intelletto umano che è arrivato a contemplare il
principio dell' “Uno” fa la strada opposta tornando al
mondo delle Idee e poi al mondo delle cose sensibili
Alla fine dei due percorsi della dialettica si arriverà a
conoscere il bene (dato che si è contemplato il principio
dell' “Uno”).
14. Il mito della caverna
Nel VII libro della ''Repubblica'' è contenuto il mito della
caverna che riassume in sè tutta la filosofia di Platone. Il
filosofo dice di immaginarsi degli uomini che vivono in una
caverna, incatenati al collo e alle gambe sin da quando erano
piccoli con la faccia rivolta al fondo della caverna (quindi gli
uomini non hanno mai visto l'uscita della caverna).
All'uscita della caverna c'è un muro ad altezza d'uomo e al di
là del muro ci sono degli uomini che parlano tra loro e
portano sulle spalle delle statuette raffiguranti tutte le cose
esistenti. Un grande fuoco e un grande sole illuminano
questi uomini e quindi sul fondo della caverna c'erano le loro
ombre e si sente l'eco delle loro voci; gli uomini incatenati
conoscono solo questa realtà (ombre e eco).
15. Se un prigioniero riuscisse a girare la testa verso l'uscita
della caverna inizialmente verrebbe abbagliato dalla luce
ma poi inizierebbe a vedere le statuette capendo che
quella era la vera realtà. Ma se qualcuno liberasse il
prigioniero lui uscirebbe e scavalcherebbe il muro;
inizialmente rimarrebbe abbagliato ma poi vedrà il sole
(la causa di tutte le cose) e le cose vere. Poi il prigioniero
tornerà da uomo libero nella caverna per liberare e
spiegare ai suoi compagni quale era la vera realtà, ma
verrà preso in giro dai suoi compagni e se cercasse di
liberarli loro lo ucciderebbero.
16. Platone dà vari significati al mito della caverna:
1) i diversi piani della realtà, cioè:
INTERNO DELLA CAVERNA = mondo sensibile
CIO' CHE STA AL DI LA' DEL MURO = mondo delle Idee
MURO = barriera divisoria tra mondo sensibile e
soprasensibile
SOLE = principio dell„ “Uno” bene
...RIFLESSE NELL'ACQUA = enti matematici intermedi
STATUETTE = gli oggetti del mondo sensibile
...LE POTREBBE VEDERE COME SONO IN REALTA„ =
le Idee.
17. 2) i diversi gradi della conoscenza umana, cioè:
LE OMBRE = la fantasia (conoscenza meno nobile di
tutte)
STATUETTE = le cose del mondo sensibile
IL PASSAGGIO DALLA VISIONE DELLE STATUE
ALLE COSE VERE = è una conoscenza mediana ed è la
dialettica
SOLE = principio dell„ “Uno” bene.
18. 3) si può interpretare come parte del pensiero teologico e
mistico di Platone perchè il principio dell' ''Uno'' e il
mondo delle Idee hanno una caratteristica divina, sono
il divino in senso impersonale (non con le
caratteristiche della persona). Il girarsi della testa del
prigioniero si traduce in greco con il termine
''conversione''
19. 4) può essere interpretato in chiave politica perchè il
prigioniero liberato sarebbe il filosofo politico che è
riuscito a contemplare la verità e vuole dirlo agli altri.
Per Platone il vero politico è colui che usa il bene che
conosce per servire gli altri non chi usa il potere e il
comando perchè li ama. Ma il prigioniero quando cerca
di raccontare agli altri la verità viene ucciso (riferimento
a Socrate). Infatti Platone dice che bisogna stare attenti
a far cadere i comodi stili di vita di una persona
meschina perchè chi porta un messaggio rivoluzionario
con esse rischia la vita.
20. La teoria del bello
È bello ciò che partecipa dell'idea di bellezza. Per
Platone il mondo ideale è superiore ontologicamente alla
realtà, perciò una cosa sarà tanto più bella quanto più
partecipa dell'idea del bello. Solo l'idea del bello, però,
costituisce una bellezza piena e compiuta. E' grazie alla
bellezza ideale che possiamo dire belle le cose reali, se
non esistesse quell'idea non potremmo dire nulla circa la
bellezza di un oggetto.
21. Le Idee in Platone
Per Platone l‟idea è l‟essenza eterna che spiega ogni
ambito della realtà, le Idee si dicono intelligibili perché
possono essere colte dalla mente. Le Idee esistono,
hanno realtà; per esempio, nella vita vedo tanti
rettangoli, li vedo in luoghi e tempi diversi, tutti i
rettangoli sono tali perché partecipano all‟Idea di
rettangolo e così per tutte le cose. Per Platone esiste il
mondo delle Idee che lui chiama anche “Iperuranio”.
Ogni Idea rappresenta l‟essenza eterna della realtà
sensibile che le corrisponde.
22. Le Idee di Platone hanno sei caratteristiche:
- Intelligibilità;
- Incorporeità (non sono corporee);
- Sono l‟essere in senso pieno (concilia il pensiero di
Parmenide ed Eraclito: il mondo del divenire, panta rei,
è il mondo delle cose sensibili, invece il mondo
dell‟Essere di Parmenide corrisponde al mondo delle
Idee);
23. - Immutabilità (non cambiano, come l‟Essere di
Parmenide);
- Hanno perseità (le idee sono oggettive, mai relative al
singolo soggetto) e sono trascendenti (al di là dello
spazio e del tempo);
- Hanno unità (ciascuna idea è l‟“Uno” sopra il
molteplice, cioè le molteplici cose dell‟esperienza si
possono spiegare solo riportandole all‟unità dell‟Idea
corrispondente. Le Idee non sono mai tratte
dall‟esperienza ma il mondo delle idee preesiste rispetto
al mondo dell‟esperienza sensibile).
24. In Platone l‟Idea è il criterio per valutare il grado di
realtà di una cosa. Per esempio, un cartonato umano che
non abbia le caratteristiche dell‟idea di uomo (socialità,
linguaggio, intelligenza) non è reale. Le prove a sostegno
della realtà (cioè il fatto che esista) il mondo delle Idee
sono contenuti in 4 dialoghi:
- Teeteto;
- Cratilo;
- Menone;
- Fedone.
25. Dialogo Menone (387 a.C)
Platone vuole dimostrare che quando cerchiamo di
definire un concetto a partire dall‟esperienza, in realtà
questo concetto preesiste nella nostra mente. Fa un
esempio: per definire il concetto di nave noi partiamo
dai diversi tipi di nave, ma se non avessimo in noi l‟idea
di nave non potremmo distinguerla da un albero. La tesi
del Menone è: per gli uomini conoscere è ricordare
concetti che noi abbiamo già nella nostra mente e
l‟esperienza delle cose che ci circondano non è una
nostra fonte di conoscenza, ma la sollecitazione per
richiamare alla nostra mente Idee che noi abbiamo.
26. Dialogo Fedone
Platone mette vicine tre persone, cioè Socrate, Fedone e
un certo Simmia e vede che Simmia è più basso di
Socrate ma più alto di Fedone, quindi è
contemporaneamente basso e alto. Platone dice che
sarebbe paradossale se Simmia fosse sia alto che basso se
non avessimo in noi l‟Idea della grandezza. Così
dicendo, Platone vuole dimostrare che il mondo
dell‟esperienza non si può spiegare da solo, ma serve una
vera causa (mondo delle Idee). Il mondo dell‟esperienza
è causato (prodotto) dal mondo delle Idee.
27. Secondo Platone esiste un rapporto tra le cose sensibili e le cose
intelligibili (Idee), di cui dà diverse spiegazioni:
- È un rapporto di IMITAZIONE, il sensibile imita
l‟intelligibile;
- È un rapporto di METESSI o PARTECIPAZIONE, il
sensibile partecipa al mondo delle Idee. Partecipare significa
assorbire nella propria natura una realtà differente. Esempio:
una pietra riscaldata dal sole ha la natura di pietra, però noi la
chiamiamo “calda” perché ha assorbito i raggi del sole, quindi
la pietra ha partecipato ai raggi del sole. Platone fa un esempio
più complesso: una vicenda giusta del mondo delle esperienze,
che fa parte del nostro mondo, non coincide totalmente con
l‟Idea di giustizia, però la vicenda giusta deve aver partecipato
in qualche modo all‟Idea superiore di giustizia, sennò non
sarebbe classificabile come giusta;
- È un rapporto di PRESENZA, per cui l‟intelligibile è presente
nel sensibile (la vera causa è presente nel causato).
28. Platone dice che sono rimasti in sospeso due problemi:
Dove stanno di preciso le Idee?
Le Idee le abbiamo anche nella nostra mente, come mai se
fanno parte del mondo soprasensibile? Platone cerca di
rispondere ad entrambe le domande ricorrendo al mito.
MITO: per Platone il mito ha una funzione didattica
(esso serve a spiegare a tutti, riportando ad immagini i
concetti astratti filosofici), ma il mito gli serve a dare
una soluzione ai problemi che non hanno soluzione.
29. 1) Platone dice che le Idee stanno in un‟altra dimensione
chiamata “Iperuranio” (“luogo sopra il cielo”).
Nell‟Iperuranio le Idee risplendono della loro purezza non
corrotta da elementi sensibili. Il mondo delle idee per lui è
contemplabile solo dalle anime.
2) Nel dialogo “Fedro”, Platone afferma che l‟anima preesiste
al corpo, è immortale e l‟anima prima di incarnarsi in un
corpo ha vissuto nel mondo delle Idee, quindi ha potuto
contemplare tutte le Idee. Da qui deriva anche la sua teoria
del “conoscere = ricordare”. Il corpo in cui l‟anima si incarna,
per Platone, va ad oscurare la visione delle Idee che l‟anima
ha avuto nell‟Iperuranio.
30. Secondo Platone, esiste un mediatore nel rapporto tra
cose sensibili e Idee, cioè un qualcuno che mette in atto
il rapporto di partecipazione, imitazione e presenza tra
di esse. Nel “Timeo” afferma che esiste questa
intelligenza suprema che pone in rapporto idee e cose
sensibili (imitazioni del loro modello ideale).
Demiurgo: intelligenza suprema che sarebbe il
mediatore tra idee e cose sensibili. Lui avrebbe operato
una mescolanza tra Idee e KORA (materia informe). Il
demiurgo avrebbe plasmato la kora secondo il modello
delle idee, formando tutte le cose sensibili.
31. Concezione semicreazionista: il demiurgo di Platone
non crea dal nulla, ma ha già due elementi, cioè la kora e
il mondo delle Idee.
In Platone il mondo delle Idee è eterno. Secondo lui il
molteplice non spiega mai se stesso, ma ha sempre
bisogno dell‟unità, ma anche le Idee sono molteplici,
quindi nemmeno le Idee sono la spiegazione ultima
della realtà in quanto devono fare riferimento a qualcosa
che sia Uno.
32. La teoria dei principi
primi e supremi
Platone dice che in una sfera superiore di realtà al di
sopra delle Idee ci sono due principi primi chiamati
“Uno” e “Diade indefinita”: ”Uno” viene anche
chiamato “la misura suprema di tute le cose” o “il bene”,
mentre la Diade indefinita è la radice della molteplicità
delle Idee e delle cose sensibili. Secondo Platone l‟”Uno”
funziona da limite sulla Diade, in quanto esso la
determina.
33. 1) Uno e Diade indefinita
2) Mondo delle Idee (Iperuranio) e Numeri Ideali
3) Piano degli enti matematici intermedi
4) Mondo delle cose sensibili
I numeri ideali esprimono le essenze dei numeri matematici
con cui non si possono compiere operazioni matematiche, i
rapporti matematici che esistono tra le Idee, cioè ogni Idea
nell‟Iperuranio è collocata in un posto preciso a seconda della
sua maggiore o minore universalità: esistono Idee generali
suddivisibili in altre Idee fino a quando si arriva alle Idee non
più divisibili. I numeri ideali quindi esprimono i rapporti tra
le Idee.
34. Il piano degli enti matematici intermedi esprime i numeri
con cui opera la matematica, questi numeri li utilizza il
demiurgo. Quando il demiurgo crea le cose sensibili porta
l‟ordine nel caos, cioè trasforma il principio caotico del
mondo in cosmo ordinato. Il demiurgo si sarebbe servito di
questi numeri per creare il mondo dell‟esperienza, in questo
modo crea tutte le cose del mondo con i numeri come copie
delle Idee. La regola suprema a cui il demiurgo guarda è il
principio dell‟ “Uno”, egli scioglie l‟“Uno” nei molti.
Siccome il demiurgo guarda sempre all‟“Uno”, egli è il più
buono degli artefici e il nostro mondo è la più buona delle
realtà generale.
35. La Repubblica
Contiene la dottrina di stato di Platone. Strutturata in 10
libri, il protagonista è Socrate e l'ambientazione è un
pomeriggio di primavera nell'Atene del 408 a.C.
Platone vuole formare lo Stato Perfetto per formare
l'Uomo Perfetto, perche secondo Platone l'uomo può
raggiungere il Bene solo se vive all'interno di uno stato
costruito sulla base dell'idea di giustizia. Dice che lo
stato è l'ingrandimento dell'anima umana. Lo stato
nasce dal bisogno reciproco degli uomini, ma gli uomini
hanno tanti bisogni e quindi ciascun uomo ha bisogno di
tutti gli altri uomini.
36. Secondo Platone in base ai diversi bisogni uno stato deve
essere suddiviso in:
- CLASSE DEI PRODUTTORI: artigiani, mercanti,
contadini (classe dell'economia)
- CUSTODI GUERRIERI: chi ha il compito di custodire
lo stato da attacchi esterni
- CUSTODI FILOSOFI: i veri governanti dello stato.
Secondo Platone questa classe è superiore alle altre.
37. La classe dei filosofi ha dei compiti:
1) Controllare che lo stato non subisca mutamenti, che lo
porterebbero alla rovina (es. Che non diventi troppo
grande/piccolo)
2) Controllare che ciascuna classe adempia alle proprie
funzioni senza uscire dal proprio ruolo
3) Controllare che ciascun cittadino all‟interno dello stato
eserciti la propria funzione in base al proprio carattere
38. Secondo Platone come ci sono tre classi, ci sono anche tre
parti (facoltà) che determinano ciascun'anima
dell'uomo:
1) ANIMA RAZIONALE: parte intellettiva
2) ANIMA IRASCIBILE: volontà
3) ANIMA CONCUPISCIBILE: istinti del corpo
E di conseguenza, secondo Platone l'anima razionale
governa lo stato, l'anima irascibile governa i guerrieri e
l'anima concupiscibile governa i produttori.
39. L'uomo giusto è colui che riesce a mantenere un'armonia
interiore tra le diversi parti della propria anima, cosi come lo
stato giusto è quello in cui c'è il perfetto ordine tra le classi.
Nello stato perfetto non si sa di chi sono i figli proprio perche
secondo Platone un giovane non deve accedere alle cariche
dello stato solo perche è figlio di famiglia potente.
Lo stato che funziona nel modo migliore è quello guidato da una
signoria di filosofi, perche il filosofo è colui che è riuscito a
contemplare il mondo delle Idee e che è riuscito a conoscere il
principio del Bene, e se ne serve per costruire lo stato Perfetto.
Il Bene quindi è la regola su cui basa la vita il filosofo per
primo, e sul quale basa poi la vita dello Stato.
40. Forme di governo
condannate da Platone
Platone condanna diverse forme di governo dell‟epoca:
1) Timocrazia (a Sparta) : fondato sulla ricerca esasperata
dell'onore e della gloria guerriera. Guidati solo dal
desiderio di potere e onore. (prevale l'anima irascibile).
2) Oligarchia: governo dei pochi ricchi; la ricchezza si
sostituisce alla virtù. (Anima concupiscibile).
41. 3) Democrazia (che condanna più di tutte): governo in cui
c'è una libertà che non ha nessun controllo di ordine
morale, in cui la giustizia diventa troppo tollerante.
Platone ha sempre in mente le democrazia che ha messo
a morte Socrate. Dice che una libertà eccessiva porta alla
quarta forma di governo che lui condanna:
4) Tirannide: schiavitù per il popolo, perchè il tiranno si
finge amico del popolo per poi prendere il potere con
forza. Secondo Platone il tiranno è anche un uomo
infelice, schiavo del desiderio di potere.
42. Invece, per Platone, l'uomo aristocratico, che è il
migliore e il più giusto per natura e per educazione, è
anche il più felice perché riesce a mantenere in sé stesso
il dominio della parte razionale di sé.
Quindi secondo Platone la massima virtù per l'uomo è la
razionalità e coincide con la nostra libertà --> libertà
della ragione dai nostri istinti più bassi e irrazionali.
43. Gli storici si chiedono: ma la repubblica di Platone è
qualcosa di concreto?
Platone risponde dicendo che nel suo libro la repubblica
non è un manuale di scienza politica, e che non si può
mai imitare lo stato perfetto. Dice che la persona che
riesce a costruire in sé stesso un ordine interiore e che
segue la legge del bene è colui che che costruisce in sé lo
stato ideale da intendersi come un ordine superiore.
44. Altre opere di Platone sono il Politico e le Leggi.
1) Nel Politico dice che il vero politico dovrebbe saper
scegliere ciò che è più opportuno per lo stato.
2) Le Leggi sono invece il testamento politico di Platone,
cioè il modello di una legislazione completa. Infatti
nelle Leggi dice che il tipo di costituzione migliore è
quella mista, cioè quella che unisce i pregi
dell'aristocrazia e della democrazia, eliminando i difetti
(la troppa libertà della democrazia).
45. Nel decimo e ultimo libro della Repubblica Platone parla
dell'arte dicendo che essa è la via bandita dello stato Perfetto
perché è corruttrice. Dice che l'arte è imitazione di
un'imitazione, cioè imita gli oggetti della realtà sensibile, la
quale a sua volta, secondo Platone, è imitazione del Mondo
delle Idee.
Quindi pone l'arte ancora più lontana dal Bene di quanto lo sia
il mondo delle cose sensibili. L'arte quindi non si rivolge alla
parte razionale dell'uomo. Riconosce però che l'arte abbia un
suo potere, e solo nel momento in cui la poesia servirà la
filosofia allora potrà essere riammessa nella vita dello stato.