Purismo e protezionismo linguistico sono di sicuro tratti sciovinisti specialmente quando diventano ossessivi e maniacali e si rivelano spesso controproducenti perché sintomo di avvertita debolezza, tipici di un falso problema sollevato da una classe dirigente ipocrita e incolta che se ne serve come alibi per l’elusione dei propri impegni e interpreta la difesa della lingua come una sorta di Fortezza Bastiani. I traduttori sono tra i più fervidi difensori della lingua anche se dovrebbero esserne soprattutto testimoni dell’evoluzione e sono impegnati soprattutto sul fronte della lotta all’impoverimento della lingua di cui la semplificazione sarebbe il primo passo. Ma la semplicità rappresenta davvero un pericolo?