2. Cittaslow made in Umbria
Cittaslow è nata in Umbria, il 15 Ottobre 1999 al teatro Mancinelli di Orvieto per opera
di 4 Sindaci e di Carlo Petrini di Slow Food.
Cittaslow ha maturato in campo turistico proprie esperienze che furono pioniere nel
settore e che oggi sono prese come modello in tutto il mondo.
10 Cittaslow in Umbria 2013:
• Amelia
• Città della Pieve
• Montecastello di Vibio
• Montefalco
• Orvieto
• Preci
• Sangemini
• Todi
• Torgiano
• Trevi
6. LA MODERNITA’
DELL’ESSERE “SLOW”
come dice la fonte del World Watch Institute, il CONSUMO DELLE RISORSE
NATURALI è aumentato del + 600% dal 1960 al 2010 (60 MLD/TON anno)
Land grabbing: neo colonialismo agricolo e turistico
Eurisko ci informa che in 5 anni, dal 2008 al 2012 il 37% degli italiani over diciotto
sono diventati “consumatori eco-pragmatici”, ovvero assumono comportamenti
LOHAS(Life Style of Health and Sustainability)
7. CONTRADDIZIONI E IPOCRISIE
DEL MODELLO DI SVILUPPO
“OCCIDENTALE”
ruralismo e l’antiruralismo
divorzio dell’agricoltura (ma quale?) dal rurale
«transizione rurale»= integrazione della produzione agricola e alimentare all’interno
dell’economia e della società industriali,
<< il divorzio tra agricoltura e ruralità >> (Corrado Barberis)
«un’agricoltura senza campagne e di campagne senza agricoltura» (Franco Cassola)
campagna-loisir: rischio prospettive apertamente colonialiste del «naturalismo ideologico» e del
«neoruralismo espropriativo».
Cittaslow: c’è spazio per un’agricoltura rurale?
slow = snob? Per qualcuno le produzioni rurali, ottenute nell’ambito della piccola scala,
rifacendosi a tecniche tradizionali o «biologiche» e a procedimenti di trasformazione artigianali,
sono l’espressione di una «moda», qualcosa di tenuto in piedi artificialmente dai media, “slow
food” = roba da sognatori e nostalgici che possono permetterselo.
8. WHICH NEW CAP?
Oggi: 57 MLD €/anno per sostenere il sistema agricolo
europeo, il 35% bilancio UE
5,3 MLD all’Italia – 10 alla F – 7 alla D – 4 a GB e E
10 milioni az. Agricole in EU – 2 milioni in Italia per 7
ha di superficie media – in D: 50 ha – in F: 100 ha
(dati: Inea)
11. CITTASLOW + SLOW FOOD = una
nuova prospettiva di sistema per
le comunità e per il pianeta
nuove figure (neo o post-contadini, agriturismi e aziende biologiche) quali protagonisti di una
«rinascita agricola»
il rurale è in grado di esprimere, oggi come ieri, valori endogeni
Arcaico e iper-moderno si fondono e confondono e si delinea una situazione di nuove
opportunità per le forme di produzione (e consumo) tradizionali tanto che sistemi «marginali»
possono non solo recuperare lo svantaggio ma dimostrarsi più dinamici e in grado di adattarsi ai
nuovi scenari dei sistemi irrigiditi nelle strutture dell’industrialismo ed esposti alla competizione
globale.
Terry Marsden: modello per la «nuova transizione rurale» che mette in evidenza come il
passaggio attraverso la fase della modernizzazione (a livello aziendale o territoriale) non risulti più
obbligato, ma come la presenza di permanenze culturali (e di connesse pratiche agricole
tradizionali) nelle aree «marginali» possa costituire una risorsa strategica per i processi di sviluppo
rurale.
12. TRADIZIONE ED
ESPERIENZA
le Cittaslow non solo rivalutano la tradizione agricolturale locale secondo Slow Food, ma
sanno mettere in valore tutto il “saper fare “ della città, l’artigianato e la cultura materiale,
la socialità, la difesa dell’ambiente e del paesaggio storico, quello urbano, quello
naturale…
Dal Manifesto delle Cittaslow
"Siamo alla ricerca di città animate da uomini curiosi del tempo ritrovato, ricche di piazze, di teatri, di botteghe, di
caffè, di ristoranti, di luo-ghi dello spirito, di paesaggi non violati, di arti-giani affascinanti, dove l'uomo ancora
riconosce il lento, benefico succedersi delle stagioni, rit-mato dalla genuinità dei prodotti, rispettosi del gusto e della
salute, della spontaneità dei riti..."(...)
13. CITTASLOW TOURISM
In un mondo sempre più segnato dall’incertezza nei suoi fondamenti economici e sociali,
i concetti chiave in cui si colloca il CITTASLOW TOURISM, sono:
la ri-localizzazione: emerge oggi la necessità di ripensare lo sviluppo autocentrato sui
territori locali, sui loro diversi valori ed esperienze
la resilienza: “Un futuro migliore da ottenere anche SENZA crescita” come dice
Serge Latouche / SOCIAL ECOLOGICAL RESILIENCE Jana Carp
l’economia di comunità:
rivedere la gerarchia dei valori e governare il limite
• comunicare e conoscere
• il turismo responsabile: esempio, Alpi, sempre più turisti (+20 % si stima nei prossimi
15 anni, dati CIPRA) vogliono conoscere e incontrare le comunità locali
• turismo esperienziale: tra gli altri case history, la Cittaslow di Tirano(Valtellina) che
già ora non solo è il terminale del trenino rosso del Bernina ma offre visite in vigna sulle
terrazze retiche dove si produce lo Sfurzàt e organizza gruppi guidati per conoscere
l’impianto di cogenerazione per il teleriscaldamento che funziona con i residui di alcune
falegnamerie e segherie locali
14. SLOW TOURISM
le forme di turismo slow sono espressione di una più vasta CONTROCULTURA SLOW
a favore di un futuro identitario dinamico basato sulla qualità,la sostenibilità, lo scambio,
la responsabilità condivisa.
all’urbanistica e
alle politiche di pianificazione e gestione territoriale,
attraverso la proposta di un rallentamento del consumo di:
• prodotti
• di risorse
• di paesaggio
• di biodiversità
• di culture
15. IL TEMA DELL’IDENTITA’
AUTENTICITA’ e IDENTITA’ = concetti dinamici e relazionali
(es i PRODOTTI TIPICI: il pesce Coregone introdotto a Bolsena nel 1883 dal Lago di Costanza)
Manuel Cruz, “I brutti scherzi del passato”,identità,responsabilità,storia, Bollati Boringhieri, 2010
Francesco Remotti, “L’ossessione identitaria”, Laterza, 2010
Identità sociale Autorappresentazione
Identità culturale Passatismo
Identità personale Ritorno all’errore
Identità di clan Provincialismo
Charles Taylor: “identità: risponde alla domanda chi siamo, da dove veniamo, è il background, lo sfondo sul quale
acquistano un senso i ns. gusti, desideri, opinioni e aspirazioni”
16. QUAL’E’ IL PRODOTTO
TURISTICO CITTASLOW ?
Dalle centinaia di PROGETTI DI CITTASLOW TOURISM all’interno delle Cittaslow
mondiali, si evince che turismo è sì “il confezionamento e la vendita di sogni”, ma non solo
questo, è pure molto di più :
Cittaslow Tourism è:
- esperienza, conoscenza
- contatto, scambio di cultura
- eco-nomìa
- responsabilità ed educazione permanente
- valori relazionali
- cibo e cultura materiale
- salute fisica e mentale
- nuovo approccio al consumo
28. CONCLUSIONI
NON SI TRATTA DELLA BATTAGLIA tra TURISMO INDUSTRIALE-codificato e TURISMO
SLOW-spontaneo-sartoriale,
ma di un CONTRASTO ECONOMICO tra un prima insostenibile e un futuro turistico possibile in
armonia con i luoghi e le comunità
Il valore della lentezza per il turismo del futuro: Essere tradizionali o “slow” non significa essere
conservatori, tutto il contrario
ALLA RICERCA DI UN EQUILIBRIO TRA TURISMO COME ATTIVITA’ PRODUTTIVA
EFFICACE E REMUNERATIVA PER I TERRITORI E LE COMUNITA’ LOCALI , E LA
NECESSITA’ / URGENZA DI AUTOPROTEGGERE il FISIOLOGICO DIVENIRE DELLE
COMUNITA’ LOCALI;
PROMUOVERE LO SVILUPPO DELLE CULTURE DEI LUOGHI SENZA
GLOBALIZZAZIONI FORZATE, SENZA FORME DI DOPING TURISTICO…(es. voli low cost:
fino a quando…? E le esternalità negative? Che le mette in conto? Progetto economico ed ecologico…)
Alcuni temi sul tavolo:
- CAPACITA’ DI CARICO dei luoghi per mantenere nel tempo una loro attrattività…
- TEMPO DEL TURISMO E DEL TURISTA
- IMPATTO SOCIALE DEL TURISMO
- I GIOVANI E LO SLOW TOURISM
29. Pier Giorgio Oliveti
Direttore Cittaslow International
@cittaslow_intl
facebook.com/cittaslow
youtube.com/cittaslownews
Grazie per la vostra attenzione