IL CHIAMATO ALLA CONVERSIONE - catechesi per candidati alla Cresima
Carnevale
1. Mascherati in bauta o in uno dei tanti fantasiosi travestimenti i veneziani hanno sempre vissuto intensamente il periodo carnevalesco. Lungo le calli, per i canali, nei " liston " invasi da maschere ecco il saluto: “Buongiorno siora maschera “ : l'identit à personale, il sesso, la classe sociale non esistono pi ù , ed è questa la grande illusione del Carnevale.
2. Il Carnevale a Venezia è un momento magico, che coinvolge tutta la citt à . È la "trasgressione " a tutte le regole sociali e dello Stato. È la soddisfazione del bisogno tipico dell'uomo di abbandonarsi al gioco nell'ebbrezza della festa.
3. L'uso delle maschere di Carnevale ha origini teatrali: La commedia dell'arte ha dato vita a personaggi tipici che sono entrati a fare parte del costume italiano. Nascono dal teatro buffonesco e popolare delle fiere e pi ù tardi giungono alla tipizzazione universale sottolineando i vizi e i difetti degli uomini. La prima figura comica, diventata poi personaggio fisso della commedia, era lo " zanni ". Originario del bergamasco, rappresentava il contadino povero e ignorante. Con gli anni la figura degli zanni si distinse in due categorie: il servo furbo , o primo zanni, e il servo sciocco, o secondo zanni. LE MASCHERE
4. La prima volta che s'incontra la definizione di "commedia dell'arte" è nel 1750, nella commedia "Il teatro comico" , di Carlo Goldoni. L'autore veneziano parla di quegli attori che recitano "le commedie dell'arte" usando delle maschere e improvvisano le loro parti, ed usa la parola "arte" nell'accezione di "professione" , "mestiere “ . LA COMMEDIA DEL'ARTE
6. Pantalone è un vecchio mercante veneziano, un vecchio del tutto particolare, e, nonostante l'et à , è capace di fare "avances" amorose che non si concludono mai in modo positivo. È un uomo di grande vitalit à negli affari. Originario della "grassa e dotta" Bologna, il dottore appresenta il personaggio comico di un "dottore" soltanto di nome, a volte medico, a volte notaio o avvocato saccente. È una maschera presuntuosa, superba, amante di sproloqui, si dilunga spesso in "prediche" con citazioni in latino quasi sempre fuori posto.
7. È una maschera del teatro romano ed impersona il tipico eterno personaggio romanesco: “er bullo de Trastevere”, svelto co’ le parole e cor’ coltello”, il giovane arrogante e strafottente, ma in fono buono. Oggi è rappresentato dal tipico coatto della periferia romana. È elegante. Ama i piaceri della vita e lo scherzo. Ha finezza di cervello e lingua arguta che adopera per mettere in ridicolo i suoi avversari. Da buon piemontese è gentile, ma schietto. Servitore rozzo ma di buon senso. È molto abile nel deridere gli aristocratici. Da buon milanese è generoso e sbrigativo
8. È Maschera napoletana per antonomasia, e dei napoletani ha la gestualità vivacissima. un servitore furbo e sciocco allo stesso tempo, e a volte assume personalit à contraddittorie: può essere infatti tonto o astuto, coraggioso o vigliacco. Impersona lo spirito genuino, fatto di arguzia di spontaneit à e di generosit à . È un poltrone, sempre affamato e alla ricerca di qualcosa da mettere sotto ai denti. Brighella, non fa solo il servo come il suo compaesano Arlecchino, è anche un attaccabrighe. Si ritrova sempre in mezzo agli intrighi. La prontezza e l'agilità che Arlecchino ha nelle gambe, lui ce l'ha nella mente, per escogitare inganni e reparare trappole.
9. Arlecchino è un bergamasco dal carattere stravagante e scapestrato. Ne combina di tutti i colori, e non gliene va bene una. È un po’ingenuo, se non sciocco, ma ricco di fantasia e immaginazione. Il lavoro non è il suo forte, però fa lavorare la lingua e molto. Quando poi non sa come cavarsi da un impaccio o a liberarsi da un guaio, Arlecchino diventa un abile maestro nel far funzionare le gambe. Maliziosa e vezzosa servetta, non sempre specchio di virt ù Cos ì come il suo eterno spasimante Arlecchino, si rende simpatica per le sue civetterie, tipiche dell'astuzia femminile. Parla il dialetto toscano ma non disdegna gli altri dialetti.
10. L a stagion del Carnevale tutto il Mondo fa cambiar. Chi sta bene e chi sta male Carnevale fa rallegrar. Chi ha denari se li spende; chi non ne ha ne vuol trovar; e s'impegna, e poi si vende, per andarsi a sollazzar. Qua la moglie e l à il marito, ognuno va dove gli par; ognun corre a qualche invito, chi a giocare e chi a ballar Buon divertimento!