1. Executive summary
Il rapporto annuale Famiglie e lavoro – realizzato da Italia Lavoro sulla base della rielaborazione
dei micro dati della Rilevazione Continua sulle Forze Lavoro (RCFL) di Istat ‐ si propone di
analizzare il mercato del lavoro da una prospettiva originale, osservando i fenomeni
dell’occupazione, della disoccupazione e della inattività per nucleo familiare, con l’obiettivo di
individuare i fenomeni emergenti e trarne indicazioni anche per sviluppare politiche del lavoro più
efficaci e mirate.
La struttura delle famiglie italiane
Tra il 2004 ed il 2013 la struttura delle famiglie ha subito una significativa trasformazione. Le
“coppia con figli”, pur rappresentando la maggioranza, negli ultimi otto anni, hanno
progressivamente visto diminuire il proprio peso, passando da un’incidenza percentuale sul totale
delle famiglie del 42,5% (anno 2004), al 36,7% del 2013. Altro aspetto che sembra segnare un
forte cambiamento nella struttura familiare, è la forte crescita delle “persone sole” che sono
passate da poco meno di 5,7 milioni di unità del 2004, a poco più di 8 milioni del 2013, per un
incremento di complessivi 42,2 punti percentuali. Oltre a ciò è da rilevare anche la significativa
crescita del numero dei nuclei monogenitori1 (2 milioni) che crescono in due lustri dell’8,5%. La
struttura delle famiglie sembra interessata, quindi, da un fenomeno di sostanziale
frammentazione che è il portato di tassi di crescita asimmetrici tra popolazione e nuclei: se tra il
2006 ed il 2013 la popolazione totale ha conosciuto un incremento di 1,1 punti percentuali, il
numero complessivo delle famiglie è aumentato dell’8% .Gli squilibri demografici, puntualmente
registrati dall’indice di vecchiaia, hanno, dunque, determinato una riarticolazione delle strutture
familiari a favore della tipologia monocomponente, con larga presenza di membri over 65 e
monogenitori. Sotto il profilo della dimensione occupazionale tali fenomeni hanno almeno due
rilevanti effetti:
la crescita delle “persone sole” e delle forme monogenitoriali con uno o più figli a carico, fa
sì che in caso di sofferenza occupazionale o di perdita di lavoro la soglia di sostenibilità
economica si abbassi sensibilmente, non essendo possibile ridistribuire le chance di lavoro
su altri membri;
l’inesorabile invecchiamento della popolazione e dunque la crescita del numero di famiglie
costituite di soli “anziani” (nel 2013 sono stimabili circa 4 milioni di “persone sole” over 65),
sottrae una quota considerevole di nuclei alla partecipazione al mercato del lavoro con le
ben note ripercussioni sugli assetti pensionistici che tali fenomeni possono avere.
1 Con monogenitore si intende un nucleo familiare con uno o più figli in cui è presente un solo genitore
2. Gli effetti della crisi sulla struttura occupazionale delle famiglie
Nel 2013 si osserva una quota di famiglie con almeno un componente occupato pari a 15.230.773
di unità su un totale di 25.475.673, per un’incidenza di 59,8 punti percentuali. Tale valore varia
secondo la tipologia considerata: nel caso delle “coppie con figli”, il peso complessivo dei nuclei
con almeno un occupato è pari a circa l’89%, mentre per le “persone sole” è pari al 35,5%.
Tuttavia ciò che emerge dai dati annuali è che, a partire dal 2007, si assiste ad netta riduzione
della partecipazione delle famiglie al mercato del lavoro. Nel 2004, primo anno della serie storica
considerata, l’incidenza percentuale dei nuclei con almeno un lavoratore era pari al 63,8% e nel
2007, ultimo anno di espansione del mercato del lavoro prima della crisi, la percentuale era del
63%. Nel 2012, la percentuale delle famiglie con almeno un membro occupato era scesa al 60,8%.
Il 59,8% rilevato nel 2013 si colloca quindi a valle di una contrazione lieve e costante fino al 2007,
che diviene invece impetuosa nel lungo periodo di crisi, facendo registrare una diminuzione
significativa pari al 3%. Parallelamente l’area della disoccupazione è tornata ad espandersi. La
quota di famiglie con almeno una persona in cerca di lavoro nel 2013 è infatti pari al 10,5% del
totale (2.670.147 unità), 1,1 punti in più rispetto al 2012.
La dimensione territoriale
La partecipazione al mercato del lavoro delle famiglie è ovviamente molto diversa
territorialmente. Nelle regioni settentrionali la quota di nuclei con almeno un componente
occupato è nettamente superiore alla media (59,8%) con punte del 70,8% della provincia
autonoma di Bolzano, del 66% a Trento del 65,7% in Veneto e del 64,7% in Lombardia, anche se
comunque la quota si riduce significativamente rispetto al 2007. Sono le realtà meridionali che, di
contro, fanno segnare le contrazioni più alte, contrazioni che, dunque, hanno interessato contesti
già strutturalmente in sofferenza. Nel 2013 la percentuale di famiglie con almeno un componente
occupato è pari al 54% in Campania e Puglia ed al 50% circa in Sicilia e Calabria. Rispetto al 2007 si
registrano riduzioni molto significative in tutte le regioni del mezzogiorno ed in particolare in
Campania (‐4,3%), Calabria (‐7,2%), Sicilia (‐5,6%), e Puglia (‐6,4%). A conferma del quadro
descritto, le regioni poc’anzi citate sono le stesse che presentano nel 2013 le quote più alte di
famiglie con almeno un componente in cerca di occupazione. Si tratta di circa 340 mila famiglie
campane (pari all’15,9% del totale), 240 mila famiglie pugliesi (15,4%) e circa 290 mila famiglie
siciliane (14,5%). Percentuali, per altro, in netta crescita rispetto ai valori del 2007, che segnalano
un forte peggioramento della condizione lavorativa dei nuclei familiari residenti nel Mezzogiorno.
Le tipologie di lavoro
L’analisi ha permesso di ricostruire anche il tipo di lavoro che i diversi componenti dei nuclei
familiari svolgono. In estrema sintesi le tipologia di lavoro presenti nei nuclei con almeno un
componente occupato sono le seguenti:
- l’81,3% delle famiglie ha almeno un componente che è occupato dipendente;
3. - il 31,1% ha almeno un occupato indipendente;
- il 73,8% ha almeno un occupato con contratto a tempo indeterminato;
- il 13,6% ha almeno un occupato con contratto a tempo determinato;
- il 89,9% ha almeno un occupato full time;
- il 24,5% ha almeno un occupato part time.
Le famiglie prive di reddito da lavoro o da pensione
Ci sono in Italia 10.244.901 famiglie che non hanno nessun occupato. In realtà, di questa platea fa
parte un numero considerevole di nuclei composti da individui che percepiscono pensioni da
lavoro. Pertanto, se la finalità è individuare un target familiare caratterizzato da soli nuclei privi di
qualsivoglia base economica derivante da un’attuale o precedente occupazione, è necessario
procedere per progressive scomposizioni. Escludendo da questa platea, progressivamente, le
famiglie che al loro interno avevano componenti che percepivano pensioni da lavoro o membri
over 65 potenziali percettori di pensioni di anzianità, si è arrivati ad individuare una target di
1.981.291 famiglie, senza reddito da lavoro o da pensione che costituiscono la platea di famiglie
con le maggiori criticità sul mercato del lavoro. Queste famiglie rappresentano il 7,7% del totale
nazionale, risultano in crescita rispetto all’incidenza del 6,9% rilevata nel 2012, e sono
realisticamente in una condizione di forte criticità materiale, giacché prive di fonti di
sostentamento economico derivanti da una qualsivoglia attività lavorativa, presente o passata che
sia.
I nuclei familiari con figli
I nuclei familiari in cui sono presenti “figli” si distinguono in due macro categorie: i nuclei con
monogenitori e le coppie con uno o più figli. Complessivamente nel 2013 si tratta di circa 11
milioni di famiglie di cui è possibile analizzare il rapporto con il lavoro.
Le “coppie con figli” sono circa 9,3 milioni ed i nuclei con almeno un componente occupato sono
l’89%, (8.319.396) una percentuale in calo dell’1,2% rispetto al 2012 e di 3,5 punti rispetto al
2004. Inoltre va sottolineato che il 17,5% delle coppie con figli ha almeno un componente in cerca
di occupazione (1.638.190) ed anche in questo caso la percentuale è in aumento dell’1,6% punti
rispetto al 2012 e di circa 5 punti percentuali rispetto al 2004. Alle coppie con figli si aggiungono i
nuclei monogenitoriali. Le famiglie composte da un solo genitore ed un solo figlio sono circa 1,18
milioni: nel 30% dei casi il genitore non è occupato mentre nel 14% è in cerca di lavoro.
Analogamente le famiglie con un solo genitore ma con più di un figlio sono 779 mila: nel 23% dei
casi il genitore non è occupato e nel 17,5% è in cerca di lavoro.
La presenza di NEET nelle famiglie italiane
Un aspetto di grande interesse nel rapporto di quest’anno è l’analisi dei nuclei familiari in cui sono
presenti uno o più giovani NEET, ossia i giovani con età compresa tra 15 e 29 anni che sono al di
4. fuori dei percorsi formativi e contemporaneamente si trovano nella condizione di persone prive di
occupazione. In Italia, nel 2013, 2.121.284 famiglie aveva almeno un NEET tra i suoi componenti. Il
“tasso familiare di NEET” – costruito tenendo conto del numero di famiglie con almeno un
componente tra 15 e 29 anni (pari a 6.753.383 unità) – si attesta al 31,4%.
Esistono inoltre casi in cui si registra la presenza di più individui ascrivibili alla categoria dei giovani
che non studiano e non lavorano. Scomponendo, infatti, l’insieme stimato di 2.121.284 famiglie
con almeno un componente NEET è possibile osservare come circa il 13,2% delle famiglie ne ha
addirittura più di uno.
Disaggregando tali dati a livello territoriale, la quota più alta di famiglie con almeno un NEET, sul
totale di quelle che hanno almeno un componente tra 15 e 29 anni, è assai rilevante nei contesti
territoriali del Mezzogiorno: in Campania si registrano poco meno di 321 mila famiglie nella
suddetta condizione (44%), in Sicilia circa 302 mila (47,4%), in Calabria circa 106 mila (43,3%) e in
Puglia pressappoco 209 mila (42,2%).
Figli NEET e genitori non occupati
Considerando l’intera platea dei giovani NEET tra il 15 ed i 29 anni e distinguendo per posizione
all’interno del nucleo familiare, si osserva come la quasi totalità dei soggetti sia nella condizione di
“figlio” (pari all’81,2% del totale) ed il 18,3% del totale sia invece “genitore”.
Con riferimento ai NEET “figli” circa la metà dei ragazzi che non lavorano e non studiano (il 46,7%)
ha un solo genitore occupato, il 23,5% ha entrambi i genitori inseriti nel mercato del lavoro e ben il
29,7% ha entrambi i genitori privi di un’occupazione; quest’ultimo dato segnala una condizione di
grave criticità laddove lo scarso attachment al mercato del lavoro dei giovani NEET si accompagna
all’esclusione occupazionale dell’intero nucleo famigliare di appartenenza. Considerando invece i
NEET “genitori” si osserva sì una maggioranza di individui con coniuge occupato (73,3%)
prevalentemente con qualifica di lavoro manuale specializzato e non qualificato, ma anche una
platea di soggetti (pari al 26,7% del totale considerato) che non può contare su alcun sostegno
economico derivante da un’attività lavorativa.
La condizione di madre nel mercato del lavoro
Un importante ambito di analisi del rapporto tra famiglia e lavoro riguarda il ruolo delle madri. In
età lavorativa le donne con figli sono in Italia circa 10 milioni, di cui 8 milioni e 795 mila vivono in
coppia e 1 milione e 271 mila sono monogenitore. Ovviamente la tipologia familiare influenza la
loro partecipazione al mercato del lavoro. Il tasso di occupazione è pari al 50,2% se la madre ha un
coniuge mentre sale al 62% se è da sola. Parallelamente il tasso di disoccupazione risulta più alto
per le madri monogenitore (12%) contro il 9,7% di quelle che vivono in coppia, ed anche per il
tasso di inattività le differenze sono molto significative, laddove tra le madri che vivono in nuclei
familiari in coppia la quota di inattive è del 44,4% mentre tra quelle mononogenitore è del 29%.
Per individuare le madri che subiscono gli effetti più drammatici della crisi è necessario
considerare due tipologie: quelle che vivono in nuclei monogenitoriali e che non essendo
5. occupate sono in cerca di lavoro (circa 107 mila) e quelle non occupate che vivono in coppie con
figli dove anche il coniuge è senza lavoro (1,3 milioni). Si tratta di una platea molto ampia di
madri, circa 1,4 milioni di donne con figli, che vivono in contesti familiari dove non si registra alcun
reddito da lavoro e dove verosimilmente la disoccupazione genera condizioni di gravissimo
disagio. Ovviamente la condizione di madre è comunque penalizzante nel rapporto con il mercato
del lavoro: il tasso di occupazione è più alto di circa 3 punti percentuali per le donne senza figli
rispetto alle donne con i figli (54,6% vs. 51,7%) mentre Il tasso di disoccupazione risulta più alto
per le donne con i figli (10,1%) rispetto a quelle senza figli (8,6%).
La condizione occupazionale dei “padri”
I padri occupati sono quasi 7 milioni, il 72,7% del totale dei genitori maschi, mentre le madri che
lavorano sono 5,2 milioni, pari al 46,9%. I padri disoccupati (persone in cerca di lavoro) sono
complessivamente il 5,4% del totale mentre le madri nella stessa condizione sono 5,2%. Si tratta
quindi di percentuali molto vicine per quanto riguarda le persone in cerca di lavoro, mentre ci
sono ben 25 punti percentuali di differenza in termini di tasso di occupazione.
A livello territoriale nel 2013, a fronte di una media nazionale del 72%, appena il 63,7% dei
genitori maschi nel Mezzogiorno risulta occupato, mentre al Nord la quota corrispondente
raggiunge il 77,8% e nel Centro supera il 75%. Per quanto riguarda la disoccupazione al Nord, i
genitori maschi disoccupati sono poco più del 3% del totale, al Centro la quota è di un punto
percentuale superiore (4,3%) mentre nel Mezzogiorno la percentuale di padri in cerca di lavoro
raggiunge l’8,4%.
Quattro tipologie di Famiglie
Dopo aver rappresentato gli aspetti strutturali del rapporto tra famiglie e lavoro è stata effettuata
una cluster analysis per con lo scopo di individuare dei gruppi omogenei di famiglie rispetto ai
fenomeni di maggiore o minore disagio nel rapporto con il mercato del lavoro. Su una popolazione
di 18 milioni famiglie (escludendo cioè quelle composte da tutti componenti sopra i 65 anni) sono
stati individuati 4 gruppi tipologici:
Gruppo 1 ‐ Famiglie con alta sofferenza occupazionale. Il primo cluster che include il 21% dei
nuclei familiari (3,9 milioni di famiglie) e quello in cui si registrano le maggiori condizioni di
disagio. È composto per circa il 40% da nuclei con figli (27,4% coppie e 15,2% monogenitori)
mentre per il 60% si tratta di persone sole o coppie giovani senza figli. Complessivamente è il
gruppo nel quale si manifesta il maggior disagio occupazionale laddove nel 90% dei casi i
componenti adulti sono non occupati e nel 30% sono alla ricerca di lavoro.
Gruppo 2 ‐ Famiglie con occupazione dipendente in difficoltà. Il secondo gruppo è composto dal
34% delle famiglie (6,4 milioni) e contiene prevalentemente nuclei con figli (70% coppia e 16%
monogenitori) mentre non sono presenti in questo gruppo persone sole. Nel secondo cluster si
registra una maggiore presenza rispetto agli altri gruppi di lavoratori part time e di giovani NEET
ed nettamente maggiore della media la quota di persone che ha perso il lavoro. Si tratta
6. prevalentemente di famiglie monoreddito con lavoro dipendente e nel 17% dei casi è presente
uno o più componenti in cerca di lavoro. In questo caso le condizioni di disagio derivano
principalmente dalla numerosità dei nuclei familiari e dalla mancanza di lavoro per gli altri
componenti adulti.
Gruppo 3 ‐ Famiglie in piena occupazione. Il terzo gruppo include il 24,4% delle famiglie oggetto di
analisi (4,6 milioni) e contiene per quasi la metà persone sole (45,6%). Il 28,4% è composto da
coppie con figli e il 19,5% coppie senza figli. Nel gruppo si registra un’incidenza molto superiore
alla media di occupati ed è contenuta quota di inattivi. Si tratta, quindi, di un gruppo che non
presenta particolari criticità nel rapporto con il mercato del lavoro. Basti pensare che solo il 2,6%
delle famiglie che compongono tale cluster ha un componente in cerca di lavoro.
Gruppo 4 ‐ Famiglie con occupazione indipendente in parziale crisi occupazionale. Il quarto
gruppo include il 20,5% delle famiglie considerate (3,8 milioni) ed è composto nel 70% da nuclei
con figli, (62% coppie e 8% monogenitori). In questo gruppo le famiglie sono composte
prevalentemente da lavoratori indipendenti e nel 44% dei casi lavorano entrambi i componenti
adulti. La crisi, comunque, non ha risparmiato anche tale cluster dal momento che nel 7,2% dei
casi uno o più componenti dei nuclei familiari del gruppo è alla ricerca di lavoro.