1. I VULCANI
Il nome vulcano deriva da Vulcanus, il Dio del fuoco latino, a
dimostrazione della natura di questo fenomeno.
Con vulcano si intende una struttura che si forma sulla superficie
terrestre nelle zone in cui si verifica emissione di magma, cioè
dove avviene un'eruzione.
Molti vulcani hanno la forma di una montagna conica, costruita
dalla sovrapposizione dei prodotti eruttati. Il cono è percorso
all'interno da uno o più condotti, che rappresentano l'ultimo tratto
di risalita del magma. I condotti si aprono all'esterno con bocche
eruttive o crateri.
Quando la risalita di magma avviene per molto tempo lungo lo
stesso condotto, i prodotti delle eruzioni si accumulano intorno a
questo formando un vulcano centrale.
Se al termine di un'eruzione il condotto centrale resta vuoto, il
cratere si presenta come una profonda cavità. In alcuni casi,
l'ultimo magma solidifica all'interno del cratere e del condotto,
formando una specie di tappo.
La risalita di nuovo magma lungo il condotto centrale può diventare difficile in un vulcano molto
alto o con il condotto occupato da magma solidificato. Il magma si accumula e preme contro le
pareti del vulcano fino a fratturarle. Le fratture costituiscono la via di uscita sui fianchi o alla base
del cono, dove si formano bocche eruttive o crateri laterali, detti coni parassiti.
I vulcani possono avere dimensioni e forme molto diverse, strettamente collegate al tipo di attività
eruttiva. Le eruzioni effusive tendono ad accrescere un vulcano accumulando colate di lava, le
eruzioni esplosive possono invece rimuoverne intere parti.
Il magma
Il magma è una miscela costituita da roccia fusa, in quantità variabile, ossidi di silicio, alluminio,
ferro, calcio, magnesio, potassio, sodio e titanio; minerali, e da gas disciolti, soprattutto acqua, ma
anche anidride carbonica, acido fluoridrico, acido cloridrico, idrogeno solforato, che sono molto
pericolosi. La sua temperatura è molto elevata, compresa tra i 800 e i 1200 °C. Quando il magma ha
perso la maggior parte del suo contenuto originario in gas, non può più eruttare in modo esplosivo,
viene detto lava.
L’apparato vulcanico interno è formato da:
una camera magmatica, alimentata dal magma; quando questa si svuota in seguito ad
un'eruzione, il vulcano può collassare e dar vita ad una caldera. Le camere magmatiche si
trovano tra i 10 e i 50 km di profondità nella litosfera in cui ristagna la pasta ignea (dal
latino ignis = fuoco) alimentatrice dei prodotti vulcanici.
un condotto principale(o camino), è la spaccatura attraverso la quale ascende il magma (dal
greco magma= “impasto”).
2. un cratere sommitale, (dal greco kratér = coppa) è lo sbocco esterno del camino, che
presenta una conformazione a guisa di voragine più o meno ampia.
uno o più condotti secondari, i quali, sgorgando dai fianchi del vulcano o dalla stessa base,
danno vita a dei coni secondari.
delle fessure laterali, fratture longitudinali sul fianco del vulcano, provocate dalla pressione
del magma. Esse permettono la fuoriuscita di lava sotto forma di eruzione fessurale.
L’apparato vulcanico esterno è rappresentato dal rilievo che costituisce il prodotto della stessa
attività vulcanica in quanto deve la sua formazione ai materiali espulsi attraverso il cratere durante
le eruzioni. Questo è il motivo per cui quasi sempre gli apparati vulcanici hanno la forma di un
tronco di cono regolare ma l’aspetto dell’edificio vulcanico dipende tuttavia anche dal tipo di lave
eruttate (lava è un termine napoletano che a sua volta deriva dal latino labēs che vuol dire
“scivolare”): le lave fluide riescono ad espandersi coprendo in breve tempo distanze anche di molti
kilometri, mentre lave viscose si fermano presto e danno luogo a coni vulcanici ripidi. Come
abbiamo detto il monte vulcanico potrebbe anche mancare perché il cratere, invece che come un
foro, potrebbe presentarsi come una lunga frattura del terreno.
Classificazione dei vulcani
I vulcani possono essere classificati in base al tipo di apparato vulcanico esterno o al tipo di
attività eruttiva: entrambe queste caratteristiche sono strettamente legate alla composizione del
magma e della camera magmatica (e quindi della lava che emettono). Tale classificazione è
detta Classificazione Lacroix dal geologo francese Alfred Lacroix che per primo la ideò.
In base al tipo di attività eruttiva
PELEEIANO
3. Eruzione parossistica con violente esplosioni, nubi ardenti e nube di cenere a forma di fungo.
L'eruzione di tipo Peléeiano, è rappresentata da molti vulcani dell'America Centrale e delle Indie
Occidentali. Questo tipo fu riconosciuto per la prima volta nell'eruzione del monte Pelée, nell'isola
della Martinicca nelle Piccole Antille, avvenuta il 9/5/1902. Anche se può sembrare strano, le
eruzioni di tipo Peléeiano sono associate con la fase finale dell'attività del vulcano. Il vulcano
sembra reagire con un comportamento quasi umano, e, per finire in bellezza, prima di estinguersi
mette in scena una stupenda eruzione.
VULCANIANO
Eruzioni poco frequenti, crosta del cratere solidificata, accumulo di gas, alla fine l'ostruzione viene
fatta saltare con forti esplosioni; nube eruttiva a forma di fungo di colore scuro. Le eruzioni di tipo
vulcaniano, che occupano la posizione intermedia nello schema della classificazione, sono comuni
in molti vulcani attivi del mondo.
VESUVIANO
Dal nome del vulcano Vesuvio, è simile al tipo vulcaniano ma con la differenza che l'esplosione
iniziale è tremendamente violenta tanto da svuotare gran parte della camera magmatica: il magma
allora risale dalle zone profonde ad alte velocità fino ad uscire dal cratere e dissolversi in minuscole
goccioline. Quando questo tipo di eruzione raggiunge il suo aspetto più violento viene chiamata
eruzione di tipo pliniano (in onore di Plinio il Giovane che per primo ne descrisse lo svolgimento,
nel 79 d.C.)
PLINIANO O PELE’ANO
Il nome deriva dal giovane Plino, che fu il primo a descrivere l'eruzione
del Vesuvio del 79 d.C. Appartiene a questo tipo quando le esplosioni
raggiungono l'aspetto più violento.
STROMBOLIANO
Emissione di frammenti lavici accompagnati da una nube eruttiva bianca,
la colonna lavica solidifica appena sulla parte superiore e, a brevi
intervalli, esplosioni di media intensità frantumano la crosta, gettando
frammenti pastosi ed incandescenti nell'aria. Il tipo di eruzione
stromboliano fu introdotto nella letteratura vulcanologica da Mercalli e
fu in seguito adottato come uno dei tipi più importanti nella
classificazione.
HAWAIANO
Molti terremoti prima dell'apertura di una fessura da cui fuoriesce lava
basaltica; fontane di lava chiamate: "cortine di lava". Nelle eruzioni di
tipo Hawaiiano la lava basaltica fuoriesce in modo più o meno tranquillo da una frattura che può
estendersi per parecchi chilometri. Nello stadio iniziale di una eruzione, fontane di lava spettacolari
fluttuano in molti punti lungo la frattura, lanciando fiumi di lava per decine di metri verso l'alto.
Due vulcani tipici sono il "Mauna Loa" e il "Kilawea".
4. ISLANDESE
Eruzioni lineari, la lava fuoriesce da una frattura molto lunga. Le eruzioni di tipo islandese
presentano molte caratteristiche comuni con il tipo hawaiano. In entrambi i casi la lava è un basalto
primario e le eruzioni sono quasi simili. Nel tipo hawaiiano la lava, si accumula in grandi rilievi a
forma di domo (scudo vulcanico), mentre nel tipo islandese le colate laviche originano un altopiano
formato dalla sovrapposizione di diversi strati ad andamento quasi orizzontale. Una eruzione lineare
differisce da una normale eruzione vulcanica in quanto il materiale fuoriesce da una lunga
spaccatura, o fessura, piuttosto che da una bocca eruttiva centrale.
In base al tipo di apparato vulcanico esterno
VULCANI A SCUDO
Un vulcano a scudo presenta fianchi con pendenza moderata, ed è costruito dall'eruzione di lava
basaltica fluida. La lava basaltica tende a costruire tali enormi coni a bassa pendenza in quanto la
sua scarsa viscosità le consente di scorrere agevolmente sul terreno o sotto di esso, nei tubi di lava,
fino ad arrivare a molti km di distanza senza consistente raffreddamento. I maggiori vulcani del
pianeta sono vulcani a scudo. Il nome viene dalla geometria degli stessi, che li fa assomigliare a
scudi appoggiati al terreno.
Il più grande vulcano a scudo del mondo si trova nelle Hawaii, il suo nome è Mauna Loa. È alto
circa 4000 m s.l.m. ma la sua base è situata 5000 metri sotto il livello del mare, perciò la sua altezza
effettiva è di 9000 metri, mentre il suo diametro alla base è di circa 250 km.
VULCANI A CONO(STRATOVULCANI)
Il Vesuvio, a pochi Km da Napoli
Troviamo un vulcano a cono quando le lave sono acide. In questi casi il magma è molto viscoso e
trova difficoltà nel risalire, solidificando velocemente una volta fuori. Alle emissioni laviche si
alternano emissioni di piroclastiti, materiale solido che viene sparato fuori e che, alternandosi con le
colate, forma gli strati dell'edificio. Eruzioni di questo tipo possono essere molto violente (come
quella del Vesuvio che seppellì Pompei), poiché il magma tende ad ostruire il camino vulcanico
creando un “tappo”; solo quando le pressioni interne sono sufficienti a superare l'ostruzione
l'eruzione riprende (eruzione di tipo vulcaniano), ma nei casi estremi ci può essere un'esplosione
che può arrivare a distruggere l'intero vulcano (eruzione di tipo peleèano). Il vulcanismo di questo
5. tipo è presente lungo il margine continentale delle fosse o dei sistemi arco-fossa, dove il magma
proviene dalla crosta, dove le rocce sono di composizione più eterogenea.
Vulcano(Isole Eolie)
Caldere e vulcani attivi
I vulcani attivi possono essere sventrati da esplosioni e sprofondare nella camera magmatica
sottostante a causa del crollo della volta. La depressione conseguente al collasso dell'edificio
vulcanico è chiamata caldera (termine spagnolo che vuol dire "pentolone"). Un esempio di caldera
sono i Campi Flegrei, in Campania. Se l'azione riprende con la ricostruzione dell'edificio vulcanico
all'interno della caldera, l'intera struttura è detta vulcano a recinto. La caldera più grande non si
trova sulla Terra, ma su Marte. Essa appartiene al Monte Olimpo. Si hanno vulcani attivi (in fase
solfatarica, permanente moderata o in eruzione), vulcani quiescenti e vulcani spenti.
Sulla Terra esistono circa 700 vulcani attivi subaerei, di cui il 60% concentrato attorno al Pacifico a
formare la cosiddetta "cintura di fuoco".
I vulcani considerati attivi in Italia sono dieci: il Vulcano Laziale, corrispondente all'area dei Colli
Albani nel Lazio; il Vesuvio, i Campi Flegrei, Ischia e Procida in Campania; l'Etna, lo Stromboli,
Lipari, Vulcano e Pantelleria in Sicilia.
I vulcani esplosivi sono situati in zone orogenetiche, quelli effusivi ai margini di zolle contigue in
allontanamento.
La distribuzione dei vulcani
I vulcani, come si è già fatto notare, non sono distribuiti a caso sulla superficie terrestre ma, salvo
quei pochi esistenti all’interno dei continenti (cioè al centro delle zolle rigide), tutti gli altri sono
localizzati in fasce ristrette che rivelano maggiore instabilità e che rappresentano solo un decimo
della crosta terrestre; si è anche osservato che quelle stesse aree sono interessate da frequente
attività sismica. In precedenza abbiamo anche evidenziato il fatto che la correlazione fra fenomeni
sismici e vulcanici è divenuta immediatamente chiara con l’elaborazione della teoria della tettonica
globale, la quale ha mostrato come i margini delle placche siano aree estremamente tormentate ed
attive. I movimenti di una placca rispetto ad un’altra creano tensioni di notevole intensità che
producono le fratture della litosfera attraverso le quali le rocce fuse dell’interno del pianeta possono
raggiungere la superficie formando i vulcani.
6. La distribuzione geografica degli oltre 500 vulcani attivi del pianeta rivela pertanto uno stretto
collegamento con le aree di corrugamento recente e di frattura della crosta terrestre. L’attività
magmatica in alcuni casi si realizza infatti presso i limiti di placca divergenti, cioè in
corrispondenza delle dorsali medio-oceaniche e in prossimità delle fosse tettoniche mentre, in altri
casi, è localizzata presso i limiti di placca convergenti cioè in corrispondenza delle zone in cui le
zolle tendono ad avvicinarsi l’una all’altra.
Il tipo di vulcanismo nei due casi è molto diverso per origine e composizione dei magmi nonché
per carattere e pericolosità delle eruzioni. Anche i magmi prodotti sono molto diversi perché
diverse sono le rocce originarie coinvolte nella fusione.
Una lunga e imponente serie di vulcani attivi (il 70% del totale) si estende ad arco lungo l’orlo
dei continenti che si affacciano sull’Oceano Pacifico formando la cosiddetta “cintura di fuoco
circumpacifica”. Si tratta di un insieme di vulcani subaerei che comprende quelli sistemati sul
versante occidentale delle Americhe, su quello orientale dell’Asia e sugli archi insulari del
Giappone, delle Filippine e della Nuova Guinea. Sono tutti vulcani fortemente esplosivi i cui
prodotti (in gran parte piroclastici) sono in prevalenza di natura acida anche se non mancano quelli
basici. L’ambiente geodinamico che sta all’origine di tale vulcanismo è quello delle fosse di
subduzione: una condizione che giustifica la natura dei materiali emessi, generati a loro volta dalla
fusione parziale delle rocce della camera magmatica e dalla successiva differenziazione del
materiale in essa contenuto.
Altre zone ricchissime di vulcani sono le dorsali medio-oceaniche. Qui la maggior parte delle
eruzioni sono sommerse e quindi generalmente inosservate, ma in alcuni casi le sommità dei coni
emergono a formare delle isole per l’appunto di origine vulcanica. Fanno parte, ad esempio, della
dorsale medio-atlantica gli edifici che culminano nelle isole Azzorre, Canarie, Capo Verde e
Sant’Elena per proseguire, nell’altro emisfero, con Ascensione e Tristan da Cunha. La stessa
grande isola dell’Islanda in parte può essere considerata una culminazione della dorsale. Analoghi
casi si hanno lungo le dorsali dell’Oceano Indiano e dell’Oceano Pacifico.
Un terzo distretto di intensa attività vulcanica è la cosiddetta “zona dei Mediterranei” che
comprende i vulcani del mare delle Antille (es. La Pelée), del nostro Mediterraneo (Etna, Stromboli,
Vulcano, Vesuvio, Santorini, ecc.) e delle isole della Sonda (con i terrificanti Krakatoa e Tambora).
Un’ultima grande fascia di attività vulcanica è la zona delle grandi fratture dell’Africa che dal
Madagascar sale attraverso la regione dei grandi laghi africani (Kilimangiaro, Kenya, Ruwenzori)
fino ai distretti eruttivi dell’Etiopia, dell’Eritrea e della costa arabica.
Laghi vulcanici
Si originano quando forme vulcaniche negative come crateri di vulcani sia spenti che quiescenti o
caldere generate in vario modo dall'attività vulcanica vengono parzialmente o completamente
riempite dalle acque meteoriche o sorgive. Per esempio, il Crater Lake (Oregon) è un lago ospitato
in una caldera formatasi quando la cima del Monte Mazama collassò circa 6600 anni fa. Ne
troviamo alcuni anche in Italia, soprattutto nel Lazio e Campania (Laghi di Bolsena, Vico,
Bracciano, Albano, Nemi, Averno). La presenza di un lago all'interno del cratere di un vulcano non
estinto ne aumenta notevolmente il rischio vulcanico associato, inteso come potenziale distruttivo
del vulcano. La ripresa della attività vulcanica può innescare infatti sia colate di fango calde (lahars
caldi), che scendono ad alta velocità lungo i fianchi del vulcano con effetti catastrofici, che iniziali
fenomenologie esplosive di tipo idromagmatico,anche molto intense, per interazione violenta acqua
7. - magma e conseguente brusca frammentazione del magma anche quando questo è povero di
componenti volatili primari.
Gli aspetti positivi dei vulcani
I vulcani sono stati partecipi di violente eruzioni, che hanno contribuito alla distruzione di numerose
civiltà. I vulcani presentano, comunque, un aspetto meno critico; in effetti, sono essenziali nella
creazione, in un pianeta, della vita.
Molti scienziati, appunto, tendono ad identificarli come i creatori degli oceani e dell'atmosfera
terrestre, tramite l'emissione e successiva condensazione di gas e vapori, emessi nel corso dei
millenni. Anche gli strati di cenere che coprono i terreni intorno ai vulcani hanno un'azione
benefica. Le particelle che li compongono, frantumandosi, liberano alcuni fertilizzanti, come il
potassio o il fosforo, essenziali per l'agricoltura.