Evento Commercialista psicologi - Roma 25 maggio 2018Dalia Bardini
Slide evento sull'avvio dell'attività professionale dello Psicologo e sulle novità del periodo
tenuto presso la Casa Internazionale delle Donne di Roma
Sei un professionista, un lavoratore autonomo od un Freelance e vuoi attivare la tua attività nel 2020 ? In queste slides troverai un pò di informazioni utili che ti aiuteranno a chiarire più di qualche dubbio.
Evento Commercialista psicologi - Roma 25 maggio 2018Dalia Bardini
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Avvio d'impresa: l'ABC per diventare imprenditore.
In questa presentazione proviamo a fornire risposte utili per chi sceglie di aprire un’attività indipendente, analizzando e comparando società di persone e di capitali, regimi fiscali agevolati e fornendo un focus particolare sulle startup innovative femminili.
Nell’autunno del 2012 il Governo ha adottato una normativa per sostenere la nascita e la crescita dimensionale di imprese innovative ad alto valore tecnologico di nuova o recente costituzione: le startup innovative. Queste imprese godono di benefici nel caso soddisfino alcuni requisiti e si iscrivano alla sezione speciale del registro delle imprese.
L'Associazione IBAN ha predisposto, in collaborazione con CBA Studio Legale e Tributario, un Libro Bianco volto a formulare proposte concrete, sintetiche e di snello recepimento, per rendere ancora più forte il settore delle start-up, in crescita esponenziale da quando è stata efficacemente introdotta la normativa di cui al D.L.179/2012.
Avvio d'impresa: l'ABC per diventare imprenditore.
In questa presentazione proviamo a fornire risposte utili per chi sceglie di aprire un’attività indipendente, analizzando e comparando società di persone e di capitali, regimi fiscali agevolati e fornendo un focus particolare sulle startup innovative femminili.
Nell’autunno del 2012 il Governo ha adottato una normativa per sostenere la nascita e la crescita dimensionale di imprese innovative ad alto valore tecnologico di nuova o recente costituzione: le startup innovative. Queste imprese godono di benefici nel caso soddisfino alcuni requisiti e si iscrivano alla sezione speciale del registro delle imprese.
L'Associazione IBAN ha predisposto, in collaborazione con CBA Studio Legale e Tributario, un Libro Bianco volto a formulare proposte concrete, sintetiche e di snello recepimento, per rendere ancora più forte il settore delle start-up, in crescita esponenziale da quando è stata efficacemente introdotta la normativa di cui al D.L.179/2012.
L'impresa e le categorie di imprenditoriDIEGO PISELLI
Una presentazione generale sull'impresa e sulle categorie di imprenditori, con qualche citazione di sentenze recenti e riferimenti alla legge fallimentare.
Nuova normativa sulle startup - Agosto 2013Parma Couture
Il Ministero dello Sviluppo Economico ha pubblicato sul proprio sito una sintesi della normativa sulle startup in considerazione delle ultime modifiche approvate.
Scheda di sintesi della policy a sostegno delle startup innovative - 26 agosto 2014 - Ministero dello Sviluppo economico, Segreteria tecnica del Ministro.
Le misure in esame mirano a promuovere la crescita sostenibile, lo sviluppo tecnologico e l’occupazione, in particolare giovanile, l’aggregazione di un ecosistema animato da una nuova cultura imprenditoriale votata all’innovazione, così come a favorire una maggiore mobilità sociale, il rafforzamento dei legami tra università e imprese nonché una più massiccia attrazione di talenti e capitali esteri nel nostro Paese.
Dr.ssa Anna Rita Costa
La fiscalità dell'impresa italiana che si sviluppa all'estero e le novità del nuovo Codice Doganale UE
Tavola Rotonda "Internazionalizzazione nei paesi di lingua francofona: Senegal e paesi zona occidentale sub-sahariana, Francia e Belgio"
14 e 15 marzo 2018 - Corciano e Umbertide
Sponsor Hotel El Patio e MC System, partecipazione Share.it.
Con il patrocinio di Regione Umbria - Assemblea Legislativa, CCIAA Perugia, CNA Umbria, ConfCommercio - Mandamento Umbertide.
Brevi riflessioni su come pianificare l'attività di impresa nel 2009.
Nel presente E-book si descrivono gli strumenti messi a disposizione dalla recente normativa che hanno l'intento di aiutare le imprese a fare fronte a una crisi economica che si preannuncia lunga e faticosa, offrendo una serie di indicazioni e suggerimenti.
La pianificazione, infatti, non deve essere prerogativa solo delle grandi imprese, ma anche di PMI e professionisti, sebbene ovviamente a diversi livelli.
Patent box 2015: incentivi fiscali per chi investe nelle opere dell'ingegnoAndrea Michinelli
Parte il Patent Box, forma di detassazione a vantaggio delle imprese che investono in opere dell'ingegno: marchi, brevetti, software, know how. Illustriamo brevemente di che si tratta, come accedervi, con quali effetti.
5. L’Imprenditore
❖ Sono imprenditore e imprenditrice quanti
esercitano “professionalmente un’attività
economica organizzata al fine della produzione o
dello scambio di beni o servizi”.
❖ Si può quindi parlare di impresa quando si tratta
di un’attività stabile e continuativa dotata di
un’organizzazione che coordina risorse
finanziarie, tecniche, logistiche e persone che
lavorano nella stessa.
6. L’Impresa: definizione codicistica
● L’art. 2082 cod.civ. recita: “… è imprenditore colui che esercita professionalmente un’attività economica organizzata
al fine della produzione o dello scambio di beni o di servizi”.
● l’art. 2135 cod.civ. definisce, poi, l’imprenditore agricolo come colui “…che esercita un’attività diretta alla
coltivazione del fondo, alla silvicoltura, all’allevamento del bestiame e attività connesse. ….”.
In un'altra disposizione, troviamo l'indicazione della tipologia delle attività che possono definirsi d’impresa.
L’art. 2195 cod.civ., infatti, elenca le seguenti categorie di attività soggette all'obbligo di iscrizione nel registro delle
imprese:
● attività industriale diretta alla produzione di beni e servizi;
● attività intermediaria alla circolazione dei beni;
● attività di trasporto per terra, acqua e aria;
● attività bancaria ed assicurativa;
● attività ausiliarie alle precedenti.
7. L’ Azienda
Il codice civile introduce, inoltre, il concetto di azienda, che spesso viene confuso con quello di impresa, ma che, in realtà,
l’art. 2555 cod.civ. individua nel “… complesso dei beni organizzati dall’imprenditore per l’esercizio dell’impresa..”.
Se, quindi, i due termini individuano la stessa entità economica, dal punto di vista giuridico:
○ l’azienda individua un complesso di beni;
○ l’impresa è l’attività economica esercitata dall’imprenditore.
Su questo schema è, poi, intervenuta la normativa fiscale che ha voluto porre, in alcuni casi, una serie di presunzioni proprio
per definire l’ambito operativo delle norme applicabili al reddito prodotto dall’impresa.
Possiamo, quindi, parlare di una sorta di deroga alla norma civilistica, laddove si individua un reddito d’impresa quando
l’attività è esercitata, ad esempio, da:
○ soggetti IRES di cui all’art. 73 TUIR (società di capitali, enti commerciali, ecc..);
○ società di persone, quali s.a.s. e s.n.c., anche se esercitano attività agricole;
○ coloro che esercitano le attività indicate dall’art 2195 cod.civ.
In linea generale, la differenza tra l’inquadramento civilistico e quello fiscale è che, in questo secondo caso, è impresa
anche quella che esercita una delle attività predette, anche se non organizzate in forma d’impresa.
8. Categorie di imprenditori
Il Codice Civile evidenzia diverse categorie di imprenditori:
• imprenditore agricolo è chi esercita l’attività di coltivazione di un fondo, un’attività boschiva, l’allevamento di animali o
altre attività connesse.
• piccolo imprenditore è l’imprenditore individuale che esercita l’attività prevalentemente con il lavoro proprio o dei
componenti della famiglia.
• imprenditore artigiano è chi esercita professionalmente e personalmente (ma anche in società o con l’aiuto di personale
dipendente) un’attività di produzione di beni o prestazione di servizi.
• imprenditore commerciale è chi esercita un’attività di produzione o di scambio di beni o servizi.
9. ● art. 2082 cod.civ.
● art. 2135 cod.civ.
● art. 2555 cod.civ.
Imprenditore
❖ Sono imprenditore e imprenditrice quanti esercitano “professionalmente
un’attività economica organizzata al fine della produzione o dello scambio
di beni o servizi”.
Imprenditore agricolo
❖ Colui che esercita un’attività diretta alla coltivazione del fondo, alla
silvicoltura, all’allevamento del bestiame e attività connesse
Azienda
❖ Complesso dei beni organizzati dall’imprenditore per l’esercizio
dell’impresa..”
Nozioni chiave
L’impresa e l’azienda
11. Analisi del mercato,
valutazione costi/ricavi,
investimenti, flussi
finanziari (business plan)
Scelta della forma
d’impresa (individuale,
società,...) e dei patti tra
eventuali soci
Verifica aspetti giuridici
contrattuali (privacy, …)
Adempimenti ambientali
e di sicurezza sul lavoro
Analisi e Scelta del regime
fiscale e contabile e delle
opzioni conseguenti
Avvio del Piano d’Azione
Verifica dei requisiti
soggettivi per l’esercizio
di particolari attività
(iscrizione albi, elenchi,
…)
Apertura della posizione
fiscale, al registro imprese,
previdenziale
(ComUnica)
12. Le forme di impresa
• Impresa individuale: una persona fisica intraprende un’attività della quale si assume personalmente i rischi e risponde
personalmente, anche con il proprio patrimonio.
• Società di persone: due o più persone (i soci) decidono di svolgere un’attività economica comune, vi conferiscono beni
o servizi, ne dividono gli utili e ne rispondono con il patrimonio societario, ma anche con il patrimonio individuale (sas,
snc, SS).
• Società di capitali: la società assume una personalità giuridica autonoma dai soci. Ciò significa che è la società, e quindi
il solo patrimonio societario, il soggetto titolare di diritti e obblighi. I soci, pertanto, rispondono alle obbligazioni
societarie con i soli beni o capitali conferiti nella società (srl, srls, SpA, sapa, Società Cooperativa, scpa).
13. Dal Concept al Business - Lo strumento
Il Business Plan, o piano d'impresa, è un documento che descrive l'idea imprenditoriale.
Consente di valutare, prima di iniziare l’attività, se il progetto ha buone probabilità di successo e
se l’imprenditore è in grado di realizzarlo. Sintetizzando, il piano d´impresa:
• permette di verificare la reale fattibilità dell’iniziativa imprenditoriale dal punto di vista
commerciale, economico e finanziario (per comprendere le potenzialità, i possibili costi e i
potenziali ricavi);
• rappresenta un'utile guida operativa per i primi periodi di gestione dell’attività;
• rappresenta un biglietto da visita indispensabile per presentare l'impresa ai potenziali
finanziatori (banche, potenziali soci…).
14. Gli adempimenti principali per avviare la tua
impresa
Dal 1 ottobre 2009, è possibile avvalersi di una procedura semplificata online (www.registroimprese.it), chiamata
Comunicazione Unica, valida per tutte le tipologie d’impresa e con la quale si assolvono anche, contemporaneamente, i
necessari adempimenti fiscali, previdenziali e assistenziali. Dal 1 aprile 2010, la “ComUnica” ha sostituito ad ogni effetto di
legge la modulistica cartacea.
È necessario chiedere:
• attribuzione del numero di partita IVA al competente Ufficio dell’Agenzia delle Entrate, entro 30 giorni dall’inizio
dell’attività (moduli AA9/7 se si vuole aprire un’impresa individuale oppure il modello AA7/7 se si vuole avviare una
società) e codice Ateco primario;
• iscrizione dell’impresa al Registro imprese della Camera di Commercio, entro 30 giorni dall’inizio dell’attività;
• iscrizione all’INPS per il contributo previdenziale;
• iscrizione all’INAIL per l'assicurazione obbligatoria contro gli infortuni sul lavoro.
Questi obblighi variano a seconda della tipologia di impresa (artigiana, commerciale, agricola) e dell’attività intrapresa
(alcune attività richiedono infatti specifici requisiti professionali, ulteriori autorizzazioni, SCIA - Segnalazione Certificata di
Inizio Attività e la Cil - Comunicazione di Inizio Lavori)
15. Classificazione delle attività
La classificazione delle attività economiche si desume dai codici attività. La scelta del codice di attività, da indicare in atti
e dichiarazioni da presentare all’Agenzia delle Entrate e in qualsiasi altro adempimento, ove richiesto, è effettuata dal
contribuente, in relazione all’oggetto dell’attività, il cui inizio, variazione o cessazione si denuncia all’Amministrazione
Finanziaria.
Con Provvedimento del Direttore dell'Agenzia delle Entrate del 16 novembre 2007 è stata introdotta la nuova tabella di
classificazione delle attività economiche - ATECO 2007 - che, a partire dal 1° gennaio 2008, viene utilizzata dai contribuenti
negli atti e nelle dichiarazioni da presentare all'Agenzia delle Entrate.
Una delle conseguenze pratiche della scelta di un codice attività è la classificazione che, ai fini fiscali, deriva dalla tipologia
di attività esercitata. Occorre tenere presente che:
● norme specifiche possono determinare regimi speciali per singoli attività;
● il codice attività classifica l'impresa ai fini del controllo con vari strumenti, quali studi di settore e altri.
16. Classificazione
delle attività
La scelta del codice di attività, da indicare
in atti e dichiarazioni da presentare
all’Agenzia delle Entrate, e in qualsiasi
altro adempimento ove richiesto, è
effettuata dal contribuente, in relazione
all’oggetto dell’attività il cui inizio,
variazione o cessazione si denuncia
all’Amministrazione Finanziaria.
Codice Ateco
18. PMI: le dimensioni dell'impresa
Con l'art. 2 del Regolamento CE n. 364/2004 del 25 febbraio 2004, l'Unione Europea ha uniformato il concetto di PMI
dandone una definizione dimensionale che viene applicata in tutti gli Stati membri dal 1° gennaio 2005. Tale definizione
risulta particolarmente rilevante poiché individua il significato di micro, piccola e media impresa - che è la ripartizione in cui
i vari Stati UE raggruppano, dal punto di vista dimensionale, l’impresa ai fini della determinazione della qualifica aziendale
per la concessione di aiuti alle attività produttive.
Il Decreto del Ministero delle Attività Produttive del 18 aprile 2005 ha recepito, a livello nazionale, quanto definito dalla
Commissione Europea, introducendo nel nostro Paese i nuovi parametri finalizzati alla determinazione della dimensione
aziendale per la concessione di aiuti alle attività imprenditoriali, che si applicano alle imprese di tutti i settori produttivi.
L’impresa può quindi essere così definita:
● micro impresa: meno di 10 occupati e un fatturato annuo (corrispondente alla voce A.1 del conto economico redatto
secondo la vigente norma del codice civile) o, in alternativa, un totale di bilancio annuo (corrispondente al totale
dell'attivo patrimoniale) non superiore a 2 milioni di euro;
● piccola impresa: meno di 50 occupati e un fatturato annuo, o, in alternativa, un totale di bilancio annuo non
superiore a 10 milioni di euro;
● media impresa: meno di 250 occupati e un fatturato annuo non superiore a 50 milioni di euro, o, in alternativa, un
totale bilancio annuo non superiore a 43 milioni di euro.
Nelle tre tipologie, devono sussistere cumulativamente entrambi i requisiti (numero di occupati e fatturato o totale di
bilancio annuo).
20. Focus: Startup Innovative
La disciplina di riferimento è contenuta nella Legge n. 221 del 19 dicembre 2012, nella quale sono elencati i requisiti e le
regole per l’iscrizione delle startup innovative alla sezione speciale del Registro delle Imprese.
L’art. 25 del Decreto Crescita 2.0, convertito nella Legge n. 221/2012, definisce le startup innovative come imprese che
rispettano i seguenti requisiti:
❖ “società di capitali di diritto italiano, costituite anche in forma cooperativa, o europea fiscalmente residente in Italia,
che abbiano come oggetto principale della propria attività la produzione, lo sviluppo e la commercializzazione di
servizi o prodotti innovativi ad alto tasso di tecnologia. Sono startup innovative sia le srl che le spa, le sapa e le società
cooperative”.
21. Spin-off
Per spin-off si intende una nuova iniziativa imprenditoriale avviata da parte di una o più persone, da un’organizzazione o
da un’azienda pre-esistente.
Gli spin-off si possono suddividere in due macro categorie:
● spin-off industriale;
● spin-off della ricerca (universitario o accademico).
La prima tipologia racchiude le attività imprenditoriali generate da un’impresa e può essere di tipo “individuale”, quando si
tratta di imprese create da un individuo o da più persone che decidono di distaccarsi da un’organizzazione per avviare
un’attività in modo autonomo, oppure “societario”, che si verifica nel caso in cui una specifica attività dell’impresa madre
viene trasferita ad una nuova unità indipendente.
Per spin-off della ricerca o accademico si intende, invece, l'iniziativa di un ateneo mirata a mettere a disposizione di suoi
affiliati uno spettro di capitali intangibili con l'intento di facilitare lo sviluppo dell'idea fino alla possibilità di
commercializzarla. Le strutture accademiche forniscono, in tal caso, spazi, strumenti, risorse umane, assistenza
commerciale e consulenza tecnica, accompagnando l'impresa scientifica e convenendo con i titolari le modalità con le quali
capitalizzare i vantaggi scientifici ed eventualmente economici dell'impresa stessa.
22. Start Up
Innovative
“società di capitali di diritto italiano,
costituite anche in forma cooperativa,
o europea fiscalmente residente in
Italia, che abbiano come oggetto
principale della propria attività la
produzione, lo sviluppo e la
commercializzazione di servizi o
prodotti innovativi ad alto tasso di
tecnologia. Sono startup innovative
sia le srl che le spa, le sapa e le
società cooperative”.
Art. 25 del Decreto
Crescita 2.0, convertito
nella Legge n. 221/201
23. Iscrizione alla sezione speciale del
Registro delle Imprese
Le startup innovative devono registrarsi nella sezione speciale del Registro delle Imprese istituito presso le Camere di
Commercio.
L’iscrizione si effettua in modalità telematica, inviando una dichiarazione di autocertificazione del possesso dei requisiti
richiesti. Saranno poi le autorità competenti a controllare l’effettiva corrispondenza tra i requisiti di legge e quelli dichiarati.
Inoltre, i soggetti titolari di startup innovative sono tenuti ad aggiornare ogni 6 mesi, il 30 giugno e il 31 dicembre, i dati
forniti al momento dell’iscrizione al Registro Speciale, di modo da confermare (a cadenza annuale) il possesso dei requisiti
richiesti.
26. In cosa consiste?
È un processo ciclico che va effettuato e ridefinito ad intervalli
temporali predefiniti (è consigliabile un monitoraggio annuale con
verifiche periodiche trimestrali).
Per rendere efficace il controllo è importante identificare con
precisione:
- gli elementi e gli obiettivi da monitorare, che chiameremo
indicatori (ad esempio volume di vendita, numero di
commesse, fatturato etc)
- i valori obiettivo” di tali elementi che saranno il punto di
riferimento per le verifiche degli scostamenti.
Il Monitoraggio Aziendale
Gli indicatori costituiscono la base informativa del sistema di monitoraggio; permettono
di misurare e verificare, in maniera sintetica ed attendibile, il raggiungimento degli
obiettivi prefissati.
27. Cos’é Il Monitoraggio Aziendale ?
Si possono distinguere:
1. Indicatori Quantitativi. Hanno come riferimento un valore numerico e possono essere sia
indicatori finanziari che indicatori fisici;
2. Indicatori Qualitativi. Hanno come riferimento dei giudizi (grado di soddisfazione dei clienti,
grado di soddisfazione del personale, propensione al consumo della zona di riferimento,
etc.)
28. Ambiti di applicazione
- Sono identificabili i seguenti ambiti di applicazione del
monitoraggio:
- ambito finanziario: valutazione della redditività, liquidità e
solidità patrimoniale di un’azienda. In questo ambito il
monitoraggio mira a programmare incassi ed uscite e
prevenire rischi di liquidità e di eccessivo indebitamento
(vengono utilizzati indici economico - finanziari quali ROI,
ROE, ROS, ROA, ROD, Leverage ecc..).
- ambito commerciale: analizza i rapporti con la clientela in
termini di consumatori finali e fornitori.
- ambito produttivo: anche in questo caso, imprese
maggiormente complesse possono fare riferimento a indicatori
di redditività delle vendite.
Il Monitoraggio Aziendale
29. Un passo indietro...
Finalità e postulati del bilancio d’esercizio.
Il bilancio d’esercizio è il documento che rappresenta la situazione patrimoniale, finanziaria ed economica di un’impresa in
funzionamento.
Assolve ad una funzione informativa di carattere finanziario e patrimoniale, valuta il grado di efficacia e il livello di
efficienza gestionale dell’impresa.
PRINCIPI DI REDAZIONE DEL BILANCIO D’ESERCIZIO (art. 2423 c.c.)
• chiarezza, verità e correttezza (art. 2423, co.2, c.c.);
• prudenza, sancisce il divieto di imputare all’esercizio utili sperati (art. 2423 bis, n. 1,2,4, c.c.);
• prevalenza della sostanza sulla forma (introdotto dalla Direttiva, n.51/2003) (art. 2423 bis, n.1, c.c.)
• continuità della gestione (going concern), si valuta l’azienda in funzionamento (art. 2423 bis, n.1.c.c.)
31. ● OIC 11
● art. 2423 cod.civ.
● art. 2423, co.2, c.c.
● art. 2423 bis
● art. 2423 bis
❖ chiarezza, verità e correttezza
❖ prudenza, sancisce il divieto di imputare all’esercizio utili
sperati
❖ prevalenza della sostanza sulla forma
❖ continuità della gestione (going concern),
❖ Il bilancio d’esercizio è il documento che rappresenta la
situazione patrimoniale, finanziaria ed economica di un’impresa
in funzionamento.
❖ È l’insieme di tre documenti:
- Stato Patrimoniale
- Conto Economico
- Nota Integrativa
Il bilancio
Finalità e postulati
1
2
3
32. Il bilancio è l’insieme di tre documenti:
a) Stato patrimoniale, nel quale viene redatto un elenco dettagliato di tutte le attività e di tutte le passività dell’azienda
alla fine dell’esercizio;
b) Conto Economico, nel quale l’azienda mette in evidenza il valore della produzione realizzata nel corso dell’esercizio, i
costi sostenuti e, quindi, calcola il reddito realizzato, la porzione di esso che deve andare al fisco e quella da destinare ai
dividendi o all’autofinanziamento.
c) Nota Integrativa, nella quale vengono descritte le principali operazioni messe a segno nel corso dell’esercizio, fornendo
dettagli relativamente a voci o numeri riportati sinteticamente nel conto economico o nello stato patrimoniale.
Dal bilancio si evince una rappresentazione adeguata della situazione finanziaria?
È necessario rielaborare il bilancio:
- Riclassificazione
- Indici
- Rendiconto finanziario
33. Aree gestionali e natura delle operazioni
GESTIONE DI IMPRESA
CARATTERISTICA EXTRA - CARATTERISTICA
GESTIONE CARATTERISTICA ED EXTRA CARATTERISTICA
Criterio della natura dei fatti
amministrativi
Criterio temporale di realizzazione
degli investimenti
Criterio della non concorrenza e della
non intenzionalità
Economico Monetario Corrente Non corrente Ordinario Straordinario
34. I dati sono aggregati nelle seguenti aree:
Gestione caratteristica: accoglie i costi e i ricavi conseguenti all’attività di acquisto, trasformazione e vendita
Reddito operativo
Gestione extra-caratteristica:
✓ gestione finanziaria: accoglie i risultati delle operazioni di reperimento del capitale necessario e dell’investimento di risorse
liquide;
✓ gestione accessoria: accoglie i risultati delle attività svolte con continuità che non costituiscono l’obiettivo della gestione
aziendale;
✓ gestione straordinaria: accoglie gli elementi di carattere eccezionale (INGLOBATA IN GEST.CARATTERISTICA – D.LGS 139/15);
✓ gestione fiscale:accoglie gli elementi di natura fiscale.
35. Scopi della riclassificazione di bilancio:
● raggruppare le voci di bilancio per classi omogenee;
● evidenziare risultati parziali;
● facilitare la comprensione delle relazioni tra gli aggregati di bilancio;
● facilitare i confronti nello spazio e nel tempo.
La riclassificazione è il punto di partenza per l’analisi di bilancio e per le analisi finanziarie.
36. Scopo della
riclassifica
- Esprimere l’attitudine degli
investimenti e delle fonti di
finanziamento a procurare e a
richiedere mezzi di pagamento
monitorando l’equilibrio tra le
scadenze temporali degli
investimenti e dei
finanziamenti
- Evidenziare gli impieghi e le
fonti generati dall’attività tipica
d’impresa e separarli dalle
altre aree della gestione
Riclassifica secondo il
criterio di pertinenza
gestionale
Riclassifica secondo
criterio finanziario
Riclassificazione
Stato
Patrimoniale
Permette di superare le logiche
puramente civilistiche che
presidiano la sua redazione, a
favore di logiche prettamente
“aziendalistiche”, in modo da
costruire aggregati di più elevato
livello informativo, soprattutto in
vista di un analisi di bilancio, e
quindi della costruzione di indici
e margini.
37. Schema di riclassifica di Conto Economico
Scopo
• procedura che viene utilizzata per ottenere delle informazioni aggiuntive sul conto in cui sono racchiusi i costi e ricavi di
competenza dell’esercizio
Conto economico a costo dei prodotti venduti Conto economico a valore della produzione e
valore aggiunto
RICAVI NETTI DI VENDITA
- COSTO DEI PRODOTTI VENDUTI
q Acquisti
q +/- variazione rimanenze materie prime
q = consumi
q + mano d’opera e oneri accessori
q + costi generali industriali
q + ammortamenti industriali
q +/- variazione rimanenze semilavorati
q - incrementi immobilizzazioni per lavori interni
q = costo dei prodotti finiti
q +/- variazione rimanenze prodotti finiti
q = COSTO DEI PRODOTTI VENDUTI
= MARGINE LORDO INDUSTRIALE
- Costi amministrativi e generali
- Costi commerciali e distributivi
= RISULTATO OPERATIVO
RICAVI NETTI DI VENDITA
+/- variazione di prodotti finiti e semilavorati
+ costi capitalizzati per produzioni interne
= PRODOTTO DI ESERCIZIO
- consumi di materie prime (acquisti +/- variazioni
rimanenze)
- spese per servizi
+ costi capitalizzati per prestazione di servizi
- altri costi esterni
= VALORE AGGIUNTO
- costo del personale
= MARGINE OPERATIVO LORDO
- accantonamenti
- ammortamenti
= RISULTATO OPERATIVO (margine operativo
netto)
38. Schema di riclassifica di Conto Economico
REDDITO OPERATIVO
+ PROVENTI FINANZIARI GESTIONE
- ONERI FINANZIARI (compresa quota irap)
= UTILE CORRENTE
- ONERI PATRIMONIALI E ACCESSORI
+ PROVENTI PATRIMONIALI E ACCESSORI,
+/- ONERI E PROVENTI STRAORDINARI
= REDDITO PRIMA DELLE IMPOSTE
- IMPOSTE NETTE
= RISULTATO NETTO D’ESERCIZIO
GESTIONE FINANZIARIA
GESTIONE PATRIMONIALE,
ACCESSORIA (+RO = MON) E
STRAORDINARIA (D.lgs
139/15)
GESTIONE FISCALE
39. Riclassificazione
Conto Economico
Permette di facilitare la
“lettura” dei dati in base alla
finalità scelta (funzionale,
gestionale, finanziaria, etc.),
rendere omogenei i dati per
consentire il confronto nel
tempo e nello spazio,
ricostruire ed evidenziare
parametri e grandezze
maggiormente indicative
dell’andamento gestionale,
separare gli elementi attinenti
la gestione caratteristica
dell’impresa da quelli che si
riferiscono alle gestioni
accessorie o extra
caratteristiche.
Scopo della
riclassifica
RICAVI NETTI DI VENDITA
+/-variazionediprodottifinitiesemilavorati
+costicapitalizzatiperproduzioniinterne
=PRODOTTODIESERCIZIO
-consumidimaterieprime(acquisti+/-
variazionirimanenze)
-speseperservizi
+costicapitalizzatiperprestazionediservizi
-altricostiesterni
=VALORE AGGIUNTO
-costodelpersonale
=MARGINEOPERATIVOLORDO
-accantonamenti
-ammortamenti
=RISULTATO OPERATIVO (margine
operativonetto)
- Raggruppare le voci di bilancio
per classi omogenee
- Evidenziare risultati parziali
- Facilitare la comprensione
delle relazioni tra gli aggregati
di bilancio facilitare i confronti
nello spazio e nel tempo
- Ottenere delle informazioni
aggiuntive sul conto in cui
sono racchiusi i costi e ricavi di
competenza dell’esercizioRiclassifica a valore
della produzione e
valore aggiunto
Riclassifica costo dei
prodotti venduti
RICAVI NETTI DI VENDITA
- COSTODEIPRODOTTIVENDUTI
qAcquisti
q+/-variazionerimanenzematerieprime
q=consumi
q+manod’operaeoneriaccessori
q+costigeneraliindustriali
q+ammortamentiindustriali
q+/-variazionerimanenzesemilavorati
q-incrementiimmobilizzazioniperlavori
interni
q=costodeiprodottifiniti
q+/-variazionerimanenzeprodottifiniti
q=COSTODEIPRODOTTIVENDUTI
= MARGINE LORDO INDUSTRIALE
- Costiamministrativiegenerali
- Costicommercialiedistributivi
= RISULTATO OPERATIVO
40. Quando è necessaria la riclassificazione
- Stato Patrimoniale
Lo Stato Patrimoniale, oltre ad evidenziare la composizione del patrimonio e la consistenza del capitale netto ad una certa
data, consente di evidenziare la correlazione esistente tra investimenti effettuati e fonti di finanziamento, necessaria ai
fini dell’analisi di liquidità e solidità patrimoniale.
In particolare, la riclassificazione dello stato patrimoniale permette di superare le logiche puramente civilistiche che
presidiano la sua redazione, a favore di logiche prettamente “aziendalisitiche”, in modo da costruire aggregati di più
elevato livello informativo, soprattutto in vista di un analisi di bilancio e, quindi, della costruzione di indici e margini.
Si possono individuare due criteri di riclassificazione dello stato patrimoniale per acquisire migliori informazioni sulle
dinamiche aziendali: il criterio finanziario e quello funzionale.
Con il criterio finanziario, le attività (impieghi) sono classificate e raggruppate secondo il loro grado di liquidabilità ovvero
in funzione della loro capacità di trasformarsi in liquidità in tempi più o meno rapidi, mentre le passività (fonti), in base alla
loro durata temporale ovvero in base alla loro velocità di estinzione.
L’arco temporale preso a riferimento, con termine congruo per circoscrivere il breve dal medio-lungo termine, corrisponde
a 12 mesi.
41. Quando è necessaria la riclassificazione
- Conto Economico
Per facilitare la lettura delle dinamiche aziendali e favorire il confronto dei dati nel tempo e nello spazio attraverso la
determinazione di una serie di risultati intermedi, si rende necessario procedere con la riclassificazione di bilancio, in
particolare del Conto Economico.
L’attività di analisi di bilancio richiede la necessità di procedere con la riclassificazione ovvero con la rielaborazione degli
schemi e dei documenti informativi obbligatori, strutturati ai sensi della normativa che ne disciplina la redazione, in quanto
non risultano idonei ad indicare informazioni di carattere gestionale e finanziario.
La riclassificazione del Conto economico consente di:
● facilitare la “lettura” dei dati in base alla finalità scelta (funzionale, gestionale, finanziaria, etc.),
● rendere omogenei i dati per consentire il confronto nel tempo e nello spazio,
● ricostruire ed evidenziare parametri e grandezze maggiormente indicative dell’andamento gestionale (ad esempio,
il reddito operativo, il valore aggiunto, etc.),
● separare gli elementi attinenti la gestione caratteristica dell’impresa da quelli che si riferiscono alle gestioni
accessorie o extra caratteristiche.
43. Attitudini all'imprenditorialità
Molti sono convinti che l’imprenditorialità sia scritta nel codice genetico. Diverse ricerche dimostrano, però, il contrario:
imprenditori si diventa, soprattutto, con una adeguata formazione (oltre che, ovviamente, con l’esperienza).
Conoscere le proprie aree di forza e debolezza è il primo passo, infatti, per tentare di migliorarsi. Ma ha anche un altro
vantaggio: sapendo ad esempio di essere ricco di idee ma scarsamente dotato quanto a capacità di trattare con clienti e
fornitori, l’aspirante imprenditore potrà cercare un socio con caratteristiche complementari alle sue.
Abbiamo detto che per cambiare noi stessi, dobbiamo conoscere noi stessi. In questo contesto, ciò significa sapere se
possediamo o meno determinate:
• attitudini,
• motivazioni,
• conoscenze tecniche
per svolgere un'attività in proprio.
44. Attitudini, motivazioni, competenze
In primo luogo, le capacità personali dell’imprenditore sono certo molto importanti ma non determinano tout-court il
successo dell’impresa, specie nelle organizzazioni complesse in cui diverse persone intervengono nella gestione aziendale e
nel processo produttivo (soci, manager, impiegati, operai ecc.).
In secondo luogo quello dell’imprenditore è un «mestiere» complesso, in cui è la sinergia di più attitudini che determina la
«capacità finale». Ogni singola attitudine non è semplicemente complementare, ma ha valore e significato solo se
rapportata ad un’altra, o ad un insieme di altre attitudini.
Abbiamo le giuste motivazioni?
Dobbiamo poi interrogarci sulle motivazioni a metterci in proprio e ad avviare, in particolare, l’attività prescelta.
Va considerato che questa decisione produce effetti importanti sulla nostra vita personale.
Abbiamo le giuste competenze?
Dal punto di vista tecnico, dobbiamo infine accertarci di possedere i «ferri del mestiere», cioè il know-how richiesto per
svolgere quel particolare tipo di attività.
Se non abbiamo mai operato nel settore specifico, è opportuno:
• effettuare, ove possibile, stage presso una o più aziende del comparto;
• associarsi con persone che hanno già lavorato in quel tipo di attività;
• frequentare corsi di formazione professionale ad hoc.
45. Molti sono convinti che l’imprenditorialità sia scritta nel codice genetico. Diverse ricerche
dimostrano però il contrario: imprenditori si diventa, soprattutto con una adeguata formazione
(oltre che, ovviamente, con l’esperienza).
Conoscere le proprie aree di forza e debolezza è il primo passo, infatti, per tentare di
migliorarsi. Ma ha anche un altro vantaggio: sapendo ad esempio di essere ricco di idee ma
scarsamente dotato quanto a capacità di trattare con clienti e fornitori, l’aspirante
imprenditore potrà cercarsi un socio con caratteristiche complementari alle sue. Insieme
faranno sicuramente più strada che da soli.
Abbiamo le giuste motivazioni?
Abbiamo le giuste competenze?
Attitutidine Motivazione Conoscenze
tecniche
Consapevolezza
Attitudine all’imprenditorialità
47. Alcuni consigli
1) Il tempo: prenditi quello necessario per fare impresa
Un'impresa si può costruire anche la notte, dopo giornate infinite in ufficio. Bisogna comunque crederci, nonostante il
tempo a disposizione sembri poco. In molti non riescono a conciliare il lavoro con il creare qualcosa di proprio, e dopo
essersi licenziati dal vecchio lavoro, investono tutto nel progetto.
Non importa come, ma devi prenderti il tempo necessario, quello che serve a te per migliorare, colmare lacune,
sperimentare. Non esiste un lasso di tempo giusto o sbagliato.
48. Alcuni consigli
2) Competenze: trova le persone giuste con cui collaborare
Le competenze giuste non sono solo le proprie, ma quelle di tutto il team.
Come dicono i teorici del Lean Startup, per fare azienda serve avere internamente 3 competenze:
● il saper sviluppare il prodotto (se è software serve un programmatore, se è una sedia un falegname, ecc.);
● il renderlo bello e utilizzabile;
● il saperlo vendere.
49. Alcuni consigli
3) La vicinanza all'ecosistema: relazionati con più persone possibili
● Questo ha aiutato tantissimo a capire le esigenze e le priorità. Il bello di questo mondo è che con due gradi di
connessione puoi arrivare a chiunque, e chiunque è disposto a parlarti senza problemi.
● Sfruttare questa cosa, in Italia e all’estero, significa avere una marcia in più da utilizzare e sfruttare per il proprio
business.
50. Alcuni consigli
4) Inizia a Fatturare: dalla startup alla scale up?
● Dalle nostre parti devi fatturare se vuoi sopravvivere. Se vuoi fare un’app da milioni di utenti per poi capire come
monetizzare la tua idea, l’Italia non è il mercato giusto. Se non altro perché non ci sono proprio abbastanza clienti per
arrivare a quei numeri.
● Se da una parte è fattibilissimo anche da qui, mettere su una società basata negli USA, con servizi come ad esempio
Stripe Atlas, e rivolgersi ad un mercato globale; dall’altra non è facile crescere dove la competizione è così alta, e con
lei i costi di acquisizione dei clienti.
● Se quindi vuoi testare la tua idea qui, per poi espanderti all’estero, devi capire come fare business fin dall’inizio. E del
resto il fatto che qualcuno sia disposto a pagare per la tua soluzione, è un’importante forma di validazione, da
inseguire e non trascurare.
51. Alcuni consigli
5) Devi essere data-driven: imponiti obiettivi concreti e misurabili
● Il prodotto lo fanno i tuoi clienti, non tu. Se vuoi offrire valore ed essere pagato, devi dare alle persone quello di cui
hanno bisogno, ed il miglior modo per farlo è chiedere direttamente a loro cosa produrre, o capirlo dai dati, che puoi
e devi raccogliere.
53. Concludendo
Ogni realizzazione umana nasce da un’idea, e l’impresa non fa eccezione. Per partire col piede giusto occorre avere, quindi,
una buona idea d’impresa (o «business idea»).
Una buona idea? Con i piedi per terra
Nell’idea d’impresa non conta tanto l’originalità (anche se spesso le iniziative di maggior successo sono proprio quelle più
innovative), quanto la realizzabilità. Tante trovate all’apparenza geniali, non hanno avuto in realtà applicazione pratica.
L’improvvisazione non paga
Molto spesso una nuova impresa muore di troppa fretta (perché abbiamo preteso di bruciare le tappe) o superficialità
(perché ci siamo fidati esclusivamente del nostro fiuto). L’idea d’impresa, invece, deve essere sempre valutata
attentamente. Sedersi ad un tavolo, cercare di raccogliere tutte le informazioni necessarie per valutare la business idea che
abbiamo in testa non è mai tempo perso. Non garantisce di per sé il successo, però permette di ridurre ragionevolmente il
rischio di un fallimento.
54. Concludendo
Misurare il rischio d’impresa
Nella fase iniziale occorre effettuare una prima verifica della fattibilità della nostra idea d’impresa, procedendo, se
necessario, ad una prima revisione dell’idea stessa prima di avventurarci sul mercato. Più avanti, quello che avremo
imparato in questa fase ci sarà molto utile per affrontare l’ultimo tratto del percorso, il più difficile: la redazione del
business plan.
Non c’è impresa senza rischio: il pericolo che qualcosa vada storto è connesso all’idea stessa di mettersi in proprio. Se il
rischio non si può eliminare, lo si può tuttavia calcolare.
In questa fase è quanto mai opportuno compiere una prima «analisi interna», che consente di:
• valutare i «punti forti» e i «punti deboli» dell’idea d’impresa (fattori di rischio);
• stimare il grado di rischio complessivo.
55. Concludendo
Nella fase iniziale, quella di valutazione delle attitudini a mettersi in proprio, eravamo di fronte a fattori soggettivi, cioè alle
nostre caratteristiche personali. Ora dobbiamo invece prendere in considerazione tutti quei fattori che influiscono
oggettivamente sul successo della nostra impresa: ad es. la presenza nel nostro settore di imprese concorrenti, la
localizzazione dell’iniziativa, l’andamento del mercato, la copertura finanziaria dell’investimento, ecc.
Se non teniamo conto di questi fondamentali fattori di rischio, alla prima tempesta del mercato il naufragio della nostra
iniziativa è quantomeno probabile.
Effettuando una prima analisi di fattibilità, invece, ci sarà possibile procedere – prima di essere effettivamente partiti – a
tutte le «correzioni di tiro» che si renderanno necessarie. A tal fine occorre analizzare diverse aree di rischio, che possono
variare a seconda dei diversi settori di attività.
57. Esempio
Ad esempio se volessimo creare una nuova impresa di servizi, dovremmo porci le seguenti domande:
Io (ed i miei eventuali soci):
• abbiamo forte motivazione ed esperienze significative di lavoro (rischio basso) o no (rischio alto)?
• abbiamo esperienze nel settore specifico di attività (rischio basso) o no (rischio alto)?
• abbiamo esperienze di gestione aziendale (rischio basso) o no (rischio alto)?
• possiamo ricoprire tutti i ruoli chiave: direzione, produzione, erogazione/vendita dei servizi (rischio basso), solo alcuni
(rischio medio) o nessuno (rischio alto)?
I servizi che offriamo:
• sono tradizionali e conosciuti (rischio basso) o nuovi e non conosciuti (rischio alto)?
• sono semplici e facilmente valutabili da parte dell’utente, come ad es. i servizi di lavanderia industriale (rischio basso)?
Oppure sono complessi e difficilmente valutabili da parte dell’utente, come ad es. i servizi di certificazione dei bilanci (rischio
alto)?
• hanno un livello di know-how basso, accessibile a tutti gli utenti (rischio basso) o elevato, inaccessibile all’utente medio
(rischio alto)?
• a parità di prezzo, hanno un livello qualitativo migliore (rischio basso), allineato (rischio medio) o peggiore (rischio alto)
rispetto a quelli della concorrenza? Gli standard qualitativi richiesti sono modesti (rischio basso) o elevati (rischio alto)?
58. Esempio
Nel mercato di riferimento e nel settore scelto:
• i prezzi dei nostri servizi – a parità di qualità – sono inferiori (rischio basso), allineati (rischio medio) o superiori (rischio alto) a
quelli della concorrenza?
• la domanda attuale dei nostri servizi è in aumento (rischio basso), stabile (rischio medio) o in calo (rischio alto)?
Quali sono le previsioni per il prossimo futuro? È diffusa nella zona in cui operiamo o no?
• i nostri concorrenti sono pochi e di piccole dimensioni (rischio basso) o molti e di grandi dimensioni (rischio alto)?
• abbiamo già clienti potenziali in numero sufficiente (rischio basso) o dobbiamo sviluppare la clientela completamente da zero
(rischio alto)?
• nel primo caso, abbiamo clienti-chiave (in grado di portare continuamente molto lavoro) o clienti minori (che richiedono di
rado servizi modesti)?
La localizzazione dell’azienda:
• è prevista in una zona economicamente sviluppata e ricca di infrastrutture (rischio basso) o in un’area in via di sviluppo e
scarsamente infrastrutturata (rischio alto)?
59. Esempio
Il personale che ci serve:
• è prevalentemente non specializzato, facile da reperire e da addestrare (rischio basso) o altamente specializzato, di difficile
reperimento e addestramento (rischio alto)?
Per la copertura finanziaria dell’investimento:
• possiamo utilizzare esclusivamente risorse proprie (rischio basso)? Possiamo ricorrere a un mix di risorse proprie e risorse
esterne (rischio medio)? Oppure dobbiamo ricorrere esclusivamente ad agevolazioni o finanziamenti bancari (rischio alto)?
Se siamo riusciti a dare una risposta a tutte queste domande, la nostra idea di impresa comincia a prendere corpo.
Spesso però non disponiamo di tutti i dati e gli elementi conoscitivi necessari.
Possiamo, ad esempio, ignorare la situazione generale della domanda del nostro prodotto o servizio, o non avere ben chiari i
ruoli e le competenze dei nostri soci e collaboratori. In questo caso non saremo in grado di effettuare l’analisi di prefattibilità.
In tale eventualità, che peraltro nella realtà si verifica molto frequentemente, è opportuno reperire le informazioni mancanti
(per es. attraverso la consultazione di pubblicazioni specializzate, di siti web o di apposite banche dati).
61. Bibliografia
1. Steve Jobs: la biografia autorizzata del fondatore di Apple – Walter Isaacson
L’avvincente storia di una figura simbolo dell’inventiva e dell’imprenditoria, capace grazie al proprio carisma ed alla passione quasi
maniacale per la perfezione di rivoluzionare ben sei settori dell’economia e del business: computer, cinema d’animazione, musica,
telefonia, tablet, editoria elettronica.
2. Teniamoci in contatto. La vita come impresa – Reid Hoffman
Dal fondatore di Linkedin, una sorta di manuale di sopravvivenza per imparare a gestire il proprio percorso professionale come una
vera e propria impresa. In un mondo in cui il rischio lavoro è sempre più alto, anche nelle relazioni tra datore di lavoro e dipendente,
saper predisporre un piano, essere pronti al cambiamento, avere una soluzione di riserva sono le basi per garantirsi un vantaggio
competitivo.
3. Startupper. Guida alla creazione di imprese innovative – Steve Blank, Bob Dorf
In questo agile manuale potrai trovare tutte le indicazioni per avviare e far crescere la tua nuova impresa procedendo passo passo ed
implementando al meglio ogni singola fase. Gli autori si soffermano in particolare sul cruciale aspetto del processo di sviluppo clienti,
insegnando al lettore ad immergersi nel mondo in cui vivono i suoi potenziali clienti, così da proporre prodotti e servizi non soltanto
innovativi, ma che rispondano a tutte le caratteristiche per renderli desiderabili ed acquistabili. Dalla ricerca del mercato potenziale
alla formulazione del modello di business, dall’analisi dei desiderata dei clienti al test di prodotto, fino alla verifica operativa del
business model, il lancio del nuovo prodotto, la preparazione della vendita ed il posizionamento del prodotto e dell’azienda
all’interno del mercato.
62. Bibliografia
4. Mad in Italy: Quindici consigli per fare business in Italia. Nonostante l’Italia (Gianpiero Cito, Antonio Paolo)
Sorta di vero e proprio vademecum per l’imprenditore “pazzo” destinato a tutti coloro i quali, oggigiorno, scelgono di aprire
un’attività e fare impresa in Italia nonostante le evidenti difficoltà del periodo: 15 pratici consigli rafforzati dal racconto di molteplici
esperienze vissute da aziende consolidate come Olivetti e Ferrari e da personaggi di spicco tipo Paolo Barberis, Federico Grom e
Guido Martinetti (rispettivamente amministratori delegati di Paluani, Ferrino ed Acqua Sant’Anna) che nel libro si trasformano nelle
voci di quei “cervelli non in fuga”, pronti a tutto pur di spronare il coraggio “italico”, in un momento durante cui chi vuole ottenere il
successo deve imparare a vedere la realtà da una prospettiva più “mad”.
5. Teniamoci in contatto. La vita come impresa (Reid Hoffman, Ben Casnocha)
Opera scritta dal celebre Reid Hoffman, fondatore del social network LinkedIn, e da Ben Casnocha, che racconta la possibilità di
fronteggiare le insidie di un mondo nel quale il rischio lavoro risulta particolarmente elevato, semplicemente imparando a gestire il
proprio percorso professionale come fosse quello di un’impresa o di una Start Up. Predisporre una strategia, prepararsi al
cambiamento e munirsi di una via di fuga e/o soluzione di riserva sono solo i primi suggerimenti da mettere in pratica per garantirsi
un solido vantaggio competitivo, che possa apportare risultati concreti fin dai primi passi. Altra regola fondamentale si incentra sulla
capacità del singolo di saper creare-gestire con intelligenza un’ampia rete di relazioni da sfruttare nel corso del tempo
comestrumento cardine per acquisire massima visibilità nel settore di appartenenza. A tal proposito, Hoffmann, forte della sua
grande esperienza, sceglie di soffermarsi soprattutto sull’ormai indispensabile corretto utilizzo dei social network e di fornire delle
indicazioni di massima pensate apposta per evitare ai professionisti di commettere errori in grado di comprometterne la reputazione.