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W. Turner nasce a Londra nel 1775.
Di origini modeste, a soli 24 anni viene accettato alla Royal
Academy, dove studia soprattutto prospettiva, disciplina che
insegnerà nella stessa istituzione londinese dal 1807.
Viaggiatore instancabile, da giovane percorre in lungo e in largo il
Galles e la Scozia, ricavandone impressioni ed emozioni che
traduce in paesaggi ad acquarello o semplicemente in schizzi.
Visita poi la Svizzera, la Francia, la Germania, molti passi alpini.
In Italia soggiornerà ben 5 volte, fermandosi a Torino, Como,
Roma, Napoli, Firenze, e soprattutto Venezia.
VENEZIA e la sua calda luce
mediterranea hanno un’importanza
decisiva nello sviluppo delle concezioni
artistiche del pittore.
Fra i pittori romantici inglesi egli è senza
dubbio l’interprete più sensibile e
appassionato della “poetica del sublime”
diffusa da Edmund Burke, secondo il
quale la natura nella sua potenza e
immensità si impone sull’uomo sino a
stordirne i sensi.
MOSSO INIZIALMENTE DAL DESIDERIO DI
FONDERE L’ADERENZA AL SOGGETTO CON
LA POSSIBILITA’ DI PRODURRE
NELL’OSSERVATORE LA SENSAZIONE DEL
PROBABILE MUTAMENTO ATMOSFERICO
DEL DIPINTO, SUCCESSIVAMENTE SI
INDIRIZZERA’ VERSO LA RICERCA
LUMINISTICA.
A TALE PROPOSITO E’FONDAMENTALE PER
TURNER L’INCONTRO CON I PAESAGGI DI
CLAUDE LORRAIN, AVVENUTO NEL 1799
DURANTE LA VISIONE DELLA COLLEZIONE
PRIVATA ANGERSTEIN.
L’APPRODO ARTISTICO DI TURNER E’
QUINDI IL COLORE, QUASI SVINCOLATO DA
OGNI RIFERIMENTO NATURALISTICO: IL
COLORE CHE SI FA PURA LUCE.
MORI’ A LONDRA NEL 1851, ALCOLIZZATO.
L’INGHILTERRA GLI RESE ESEQUIE
TRIONFALI E L’ONORE DI ESSERE SEPOLTO
NELLA CATTEDRALE LONDINESE DI SAINT
PAUL.
C. LORRAINE – “L’IMBARCAZIONE DELLA REGINA DI
SABA” -1648
C. LORRAINE – “PORTO DI MARE AL TRAMONTO” - 1648
In questo acquarello, facente parte di una
sorta di serie di “strutture cromatiche” che
l’artista stava eseguendo in quel periodo,
scopo di Turner pare essere stato il solo e puro
esercizio del colore.
In esse il colore è sempre steso per fasce
orizzontali, che da sole definiscono in modo
coerente i confini degli elementi naturali.
Questo avviene senza altra oggettiva relazione
con la realtà raffigurata, eccetto una
corrispondenza più o meno vaga delle tinte con
quelle di terra, acqua, cielo.
W.TURNER – “STRUTTURA CROMATICA” - 1819
Il dipinto fu esposto alla Royal Academy nel 1815. Come “Il
declino dell’Impero Cartaginese” non era privo di allusioni
alla situazione storica contemporanea.
Infatti tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX sec. Si era diffusa
la moda di istituire un parallelo fra l’antica Cartagine e
l’Inghilterra impegnata nelle guerre napoleoniche.
Fu accolto in parte da pareri entusiastici; ma la maggior parte
della critica giudicò eccessivo l’uso del giallo,nonostante
Turner avesse nei giorni precedenti l’esposizione ridipinto il
sole di bianco.
Nelle intenzioni dell’artista vi erano sia il riferimento che la
presa di distanza da Lorrain, che nell’andare oltre l’armonia
del francese voleva dimostrare di aver raggiunto una propria
autonomia.
W.TURNER – “DIDONE COSTRUISCE CARTAGINE”-1815
W.TURNER- “DECLINO DELL’IMPERO
CARTAGINESE ”-1815 ca.
Il dipinto è un omaggio a Raffaello, nel terzo centenario
della sua morte. L’artista è rappresentato
accompagnato dalla fanciulla amata, la Fornarina, e
circondato dai suoi quadri.
Le architetture dorate accese da una luce chiara e il
cielo azzurro che si fa quasi latteo nel congiungersi
all’orizzonte sono i caratteri distintivi di un luogo che
ricordo e ammirazione sembrano avere idealizzato.
A tale convinzione porta anche lo stato vago e incerto in
cui è stato lasciato lo spazio occupato dalla figura di
Raffaello e dai suoi dipinti, nonché alcune forzature
prospettiche facilmente ravvisabili, che dilatano
illusionisticamente la scena .
W.TURNER- “ROMA VISTA DAL VATICANO-Raffaello
accompagnato dalla Fornarina lavora ai suoi quadri per la
decorazione della loggia”-1820
Anche questa tela è frutto dell’elaborazione di appunti e
ricordi del primo viaggio in Italia: vi si vede ancora l’Arco di
Tito, in primo piano, nello stato antecedente il 1821 (anno in
cui l’architetto Raffaello Stern lo isolò totalmente
integrandone le parti mancanti).
Si riconoscono a destra le ampie volte a botte cassettonate
della Basilica di Massenzio, il pronao del Tempio di Antonino e
Faustina, la cupola della Chiesa dei santi Luca e Martina. Al
centro domina la mole del Tabularium e il fornice dell’Arco di
Tito che incornicia le uniche tre colonne rimaste erette del
Tempio dei Dioscuri.
La visione del foro è inquadrata in un arco, che ha la funzione
sia di compattare uno scenario grandioso, sia di definire il
luogo di sosta che ha consentito al pittore di non essere offeso
da una luce eccessiva che investa la scena.
W.TURNER – “IL FORO ROMANO” - 1826
Dipinto a Roma nel 1828 e rielaborato in Inghilterra nel 1837
prima della sua esposizione alla British Institution, ha per
soggetto il reimbarco per Cartagine di Attilio Regolo (secondo
taluni rappresenta invece il suo arrivo nella città africana).
La luce abbacinante, quasi bianca, proveniente da un sole dalla
forma indistinguibile basso sull’orizzonte, vuole essere o la
premonizione del destino crudele a cui l’eroe romano va
incontro, oppure la visione sublime e violenta al tempo stesso
della luce che i suoi occhi privi di protezione non avrebbero
mai più potuto abbandonare.
Anche qui Turner ha come riferimento il “Porto di mare con
imbarcazione della Regina di Saba” di Lorrain, dipinto in cui
la luminosità è comunque più intima, delicata e soffusa.
Le due opere, per volontà di Turner, sono ora esposte
affiancate alla National Gallery di Londra.
W.TURNER – “REGOLO” - 1828
C. LORRAINE – “L’IMBARCAZIONE DELLA REGINA DI
SABA” -1648
L’opera rappresenta il momento di maggiore originalità dell’artista
prima dei viaggi in Italia.
La critica tende ad individuare una delle fonti di ispirazione alla
base del dipinto in una personale esperienza del pittore, una bufera
nello Yorkshire a cui egli aveva assistito estasiato nel 1810, di cui
aveva appuntato schizzi e note velocemente sul retro di una lettera.
Il soggetto, caro alla cultura romantica e pre-romantica, non è come
altri privo di suggestioni legate agli avvenimenti storici dell’epoca, in
particolare alla guerra tra Francia e Inghilterra. Inoltre nel 1802
Turner aveva visitato lo studio di David, dove aveva sicuramente
visto “Napoleone al passo del Gran San Bernardo”, in cui Napoleone
era rappresentato come un moderno Annibale.
La tela tuttavia è interamente occupata dalla violenza dell’evento
atmosferico, che sopraffà il soggetto storico, quasi accessorio rispetto
alla terribile magnificenza della natura.
W.TURNER – “TORMENTA DI NEVE-Annibale e il
suo esercito attraversano le Alpi” - 1812
Il quadro, secondo John Ruskin, il maggior ammiratore di
Turner, è il “quadro centrale della carriera di Turner”.
Esposto alla Royal Academy nel 1829 si basa su una serie di
schizzi eseguiti durante il primo soggiorno romano, e
dall’esperienza italiana trae la forza dirompente della luce.
Di fatto si tratta della prima opera in cui l’artista abbandona i
toni scuri a favore di una gamma di colori chiari esasperatamente
abbaglianti, in cui la storia mitologica è più che mai occasione per
manifestare il prepotente scatenarsi della natura.
La natura vulcanica attribuita a Polifemo, che si contorce e forma
un corpo unico con la montagna, è simboleggiata dal fumo che da
essa scaturisce. La luce irradia dal basso a ventaglio, a
simboleggiare i cavalli del carro del Sole, che appaiono come una
sagoma fiammeggiante nel cielo contornata da nubi scarlatte.
W.TURNER – “ULISSE SCHERNISCE POLIFEMO”-1829
La notte fra il 16 e il 17 ottobre 1834 il palazzo di
Westminster fu distrutto quasi interamente dal fuoco.
Una grande folla accorse a vedere lo spettacolo
terrificante, e fra questa anche Turner.
In quell’occasione realizzò due album di schizzi da un
battello preso assieme a numerosi allievi della Royal
Academy, che in quest’occasione potevano studiare dal
vero il soggetto del grande fuoco devastatore.
Dal punto di vista compositivo il dipinto non si basa
strettamente sugli schizzi ad acquerello, che presentano
per la maggior parte un punto di vista dal basso; esso
mostra infatti una visione d’insieme più ampia ed
elevata.
W.TURNER- “INCENDIO ALLA CAMERA DEI LORD”-1835
“La nave negriera”, sicuramente una delle opere più forti e
sconvolgenti della produzione tarda di Turner, fu aspramente
criticata all’esposizione del 1840.
Il soggetto si ispirava a “Summer”, di James Thomson, in cui si
narrava di una nave negriera presa in un tifone; ma
sicuramente influì sulla scelta del tema anche la notizia
dell’epidemia scoppiata sulla nave negriera Zong, riportata in
alcuni trattati di posizione anti-schiavista dell’epoca. Turner,
attento ai problemi sociali della sua epoca, sicuramente
condivise tali posizioni.
Il dipinto rappresenta un vascello che si allontana veloce
lasciando dietro di sé una scia di detriti e corpi umani,
abbandonati ai pesci e agli uccelli. In un cielo rosso e giallo,
pallidi bagliori spuntano nella zona centrale. Dall’alto verso il
basso una sorta di sentiero di fuoco attraversa la tela,
illuminandola di una luce violenta e cupa al tempo stesso.
W.TURNER – “LA NAVE DEGLI SCHIAVI-
TIFONE IN ARRIVO”-1840
Esposto alla Royal Academy nel 1844 suscitò qualche
perplessità ma anche molta ammirazione per l’audacia
della composizione, in cui il treno pare volere uscire
dalla tela e venire addosso allo spettatore. La lepre che
corre davanti alla locomotiva è stata letta come simbolo
della velocità, allegoria della forza della natura.
La tela, tutta giocata sui toni gialli, eccetto il nero della
locomotiva accesa dal fuoco, è opera di straordinaria
modernità, quasi presagio di un immaginario che
approderà alle esaltazioni di dinamicità dei futuristi.
L’artista ha ormai abbandonato ogni costrizione della
forma, ogni limitazione della composizione: l’immagine
è associazione, ricordo, suggestione, puro dilatarsi nel
colore.
W.TURNER – “PIOGGIA, VAPORE E VELOCITA’”-1844
L’opera allude, anche nel titolo, alla “Teoria dei Colori” di
Goethe. Vi si è voluto vedere da parte di alcuna critica il
tentativo da parte dell’artista di ricomporre l’eguaglianza di
tono fra la luce e l’oscurità, sia nell’arte sia nella natura,
equiparando il sublime delle tenebre a quello della luce.
Vaghe forme umane, quasi allo stato larvale, sono trascinate
nel vortice di luce.
Mosè, seduto, scrive ispirato la Genesi, mentre un serpente
eretto al centro del vortice ricorda la storia salvifica vissuta
dagli Ebrei durante la permanenza nel deserto, come
narrata nel Vecchio Testamento.
Il mattino dopo il diluvio è il giorno della rinascita, e il
colore asseconda lo stato aurorale: il vortice è un vento che
si fa luce e attrae il genere umano verso un radioso futuro.
W.TURNER – “LUCE E COLORE”(la teoria di
Goethe): La mattina dopo il diluvio-1843
In questo dipinto la materia pittorica è un magma mosso da una
forza centrifuga che lascia emergere a tratti le figure degli
animali annaspanti, come sagome incerte e indefinite, che
vengono poi risucchiate all’interno, intorno al centro luminoso
su cui si stagliano le sagome di uccelli neri.
Nella spirale di uccelli Turner utilizza lo stesso espediente
compositivo ideato per lo stormo di gabbiani presente anche in
altri dipinti.
Alla massa globulare appena accennata e offuscata (forse il sole)
si contrappone la lingua di terra che si protende in direzione del
punto più abbagliante, segnando la posizione dell’arca lontana.
La volta celeste è limitata in alto da un’incombente coltre di
nubi scure, la cui struttura dinamica è rafforzata dalla forma
quadrata della tela.
W. TURNER “OMBRA E TENEBRE.LA SERA DEL
DILUVIO” - 1843

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  • 1. W. Turner nasce a Londra nel 1775. Di origini modeste, a soli 24 anni viene accettato alla Royal Academy, dove studia soprattutto prospettiva, disciplina che insegnerà nella stessa istituzione londinese dal 1807. Viaggiatore instancabile, da giovane percorre in lungo e in largo il Galles e la Scozia, ricavandone impressioni ed emozioni che traduce in paesaggi ad acquarello o semplicemente in schizzi. Visita poi la Svizzera, la Francia, la Germania, molti passi alpini. In Italia soggiornerà ben 5 volte, fermandosi a Torino, Como, Roma, Napoli, Firenze, e soprattutto Venezia.
  • 2. VENEZIA e la sua calda luce mediterranea hanno un’importanza decisiva nello sviluppo delle concezioni artistiche del pittore. Fra i pittori romantici inglesi egli è senza dubbio l’interprete più sensibile e appassionato della “poetica del sublime” diffusa da Edmund Burke, secondo il quale la natura nella sua potenza e immensità si impone sull’uomo sino a stordirne i sensi.
  • 3. MOSSO INIZIALMENTE DAL DESIDERIO DI FONDERE L’ADERENZA AL SOGGETTO CON LA POSSIBILITA’ DI PRODURRE NELL’OSSERVATORE LA SENSAZIONE DEL PROBABILE MUTAMENTO ATMOSFERICO DEL DIPINTO, SUCCESSIVAMENTE SI INDIRIZZERA’ VERSO LA RICERCA LUMINISTICA. A TALE PROPOSITO E’FONDAMENTALE PER TURNER L’INCONTRO CON I PAESAGGI DI CLAUDE LORRAIN, AVVENUTO NEL 1799 DURANTE LA VISIONE DELLA COLLEZIONE PRIVATA ANGERSTEIN.
  • 4. L’APPRODO ARTISTICO DI TURNER E’ QUINDI IL COLORE, QUASI SVINCOLATO DA OGNI RIFERIMENTO NATURALISTICO: IL COLORE CHE SI FA PURA LUCE. MORI’ A LONDRA NEL 1851, ALCOLIZZATO. L’INGHILTERRA GLI RESE ESEQUIE TRIONFALI E L’ONORE DI ESSERE SEPOLTO NELLA CATTEDRALE LONDINESE DI SAINT PAUL.
  • 5. C. LORRAINE – “L’IMBARCAZIONE DELLA REGINA DI SABA” -1648
  • 6. C. LORRAINE – “PORTO DI MARE AL TRAMONTO” - 1648
  • 7. In questo acquarello, facente parte di una sorta di serie di “strutture cromatiche” che l’artista stava eseguendo in quel periodo, scopo di Turner pare essere stato il solo e puro esercizio del colore. In esse il colore è sempre steso per fasce orizzontali, che da sole definiscono in modo coerente i confini degli elementi naturali. Questo avviene senza altra oggettiva relazione con la realtà raffigurata, eccetto una corrispondenza più o meno vaga delle tinte con quelle di terra, acqua, cielo.
  • 8. W.TURNER – “STRUTTURA CROMATICA” - 1819
  • 9. Il dipinto fu esposto alla Royal Academy nel 1815. Come “Il declino dell’Impero Cartaginese” non era privo di allusioni alla situazione storica contemporanea. Infatti tra la fine del XVIII e l’inizio del XIX sec. Si era diffusa la moda di istituire un parallelo fra l’antica Cartagine e l’Inghilterra impegnata nelle guerre napoleoniche. Fu accolto in parte da pareri entusiastici; ma la maggior parte della critica giudicò eccessivo l’uso del giallo,nonostante Turner avesse nei giorni precedenti l’esposizione ridipinto il sole di bianco. Nelle intenzioni dell’artista vi erano sia il riferimento che la presa di distanza da Lorrain, che nell’andare oltre l’armonia del francese voleva dimostrare di aver raggiunto una propria autonomia.
  • 10. W.TURNER – “DIDONE COSTRUISCE CARTAGINE”-1815
  • 12. Il dipinto è un omaggio a Raffaello, nel terzo centenario della sua morte. L’artista è rappresentato accompagnato dalla fanciulla amata, la Fornarina, e circondato dai suoi quadri. Le architetture dorate accese da una luce chiara e il cielo azzurro che si fa quasi latteo nel congiungersi all’orizzonte sono i caratteri distintivi di un luogo che ricordo e ammirazione sembrano avere idealizzato. A tale convinzione porta anche lo stato vago e incerto in cui è stato lasciato lo spazio occupato dalla figura di Raffaello e dai suoi dipinti, nonché alcune forzature prospettiche facilmente ravvisabili, che dilatano illusionisticamente la scena .
  • 13. W.TURNER- “ROMA VISTA DAL VATICANO-Raffaello accompagnato dalla Fornarina lavora ai suoi quadri per la decorazione della loggia”-1820
  • 14. Anche questa tela è frutto dell’elaborazione di appunti e ricordi del primo viaggio in Italia: vi si vede ancora l’Arco di Tito, in primo piano, nello stato antecedente il 1821 (anno in cui l’architetto Raffaello Stern lo isolò totalmente integrandone le parti mancanti). Si riconoscono a destra le ampie volte a botte cassettonate della Basilica di Massenzio, il pronao del Tempio di Antonino e Faustina, la cupola della Chiesa dei santi Luca e Martina. Al centro domina la mole del Tabularium e il fornice dell’Arco di Tito che incornicia le uniche tre colonne rimaste erette del Tempio dei Dioscuri. La visione del foro è inquadrata in un arco, che ha la funzione sia di compattare uno scenario grandioso, sia di definire il luogo di sosta che ha consentito al pittore di non essere offeso da una luce eccessiva che investa la scena.
  • 15. W.TURNER – “IL FORO ROMANO” - 1826
  • 16. Dipinto a Roma nel 1828 e rielaborato in Inghilterra nel 1837 prima della sua esposizione alla British Institution, ha per soggetto il reimbarco per Cartagine di Attilio Regolo (secondo taluni rappresenta invece il suo arrivo nella città africana). La luce abbacinante, quasi bianca, proveniente da un sole dalla forma indistinguibile basso sull’orizzonte, vuole essere o la premonizione del destino crudele a cui l’eroe romano va incontro, oppure la visione sublime e violenta al tempo stesso della luce che i suoi occhi privi di protezione non avrebbero mai più potuto abbandonare. Anche qui Turner ha come riferimento il “Porto di mare con imbarcazione della Regina di Saba” di Lorrain, dipinto in cui la luminosità è comunque più intima, delicata e soffusa. Le due opere, per volontà di Turner, sono ora esposte affiancate alla National Gallery di Londra.
  • 18. C. LORRAINE – “L’IMBARCAZIONE DELLA REGINA DI SABA” -1648
  • 19. L’opera rappresenta il momento di maggiore originalità dell’artista prima dei viaggi in Italia. La critica tende ad individuare una delle fonti di ispirazione alla base del dipinto in una personale esperienza del pittore, una bufera nello Yorkshire a cui egli aveva assistito estasiato nel 1810, di cui aveva appuntato schizzi e note velocemente sul retro di una lettera. Il soggetto, caro alla cultura romantica e pre-romantica, non è come altri privo di suggestioni legate agli avvenimenti storici dell’epoca, in particolare alla guerra tra Francia e Inghilterra. Inoltre nel 1802 Turner aveva visitato lo studio di David, dove aveva sicuramente visto “Napoleone al passo del Gran San Bernardo”, in cui Napoleone era rappresentato come un moderno Annibale. La tela tuttavia è interamente occupata dalla violenza dell’evento atmosferico, che sopraffà il soggetto storico, quasi accessorio rispetto alla terribile magnificenza della natura.
  • 20. W.TURNER – “TORMENTA DI NEVE-Annibale e il suo esercito attraversano le Alpi” - 1812
  • 21. Il quadro, secondo John Ruskin, il maggior ammiratore di Turner, è il “quadro centrale della carriera di Turner”. Esposto alla Royal Academy nel 1829 si basa su una serie di schizzi eseguiti durante il primo soggiorno romano, e dall’esperienza italiana trae la forza dirompente della luce. Di fatto si tratta della prima opera in cui l’artista abbandona i toni scuri a favore di una gamma di colori chiari esasperatamente abbaglianti, in cui la storia mitologica è più che mai occasione per manifestare il prepotente scatenarsi della natura. La natura vulcanica attribuita a Polifemo, che si contorce e forma un corpo unico con la montagna, è simboleggiata dal fumo che da essa scaturisce. La luce irradia dal basso a ventaglio, a simboleggiare i cavalli del carro del Sole, che appaiono come una sagoma fiammeggiante nel cielo contornata da nubi scarlatte.
  • 22. W.TURNER – “ULISSE SCHERNISCE POLIFEMO”-1829
  • 23. La notte fra il 16 e il 17 ottobre 1834 il palazzo di Westminster fu distrutto quasi interamente dal fuoco. Una grande folla accorse a vedere lo spettacolo terrificante, e fra questa anche Turner. In quell’occasione realizzò due album di schizzi da un battello preso assieme a numerosi allievi della Royal Academy, che in quest’occasione potevano studiare dal vero il soggetto del grande fuoco devastatore. Dal punto di vista compositivo il dipinto non si basa strettamente sugli schizzi ad acquerello, che presentano per la maggior parte un punto di vista dal basso; esso mostra infatti una visione d’insieme più ampia ed elevata.
  • 24. W.TURNER- “INCENDIO ALLA CAMERA DEI LORD”-1835
  • 25. “La nave negriera”, sicuramente una delle opere più forti e sconvolgenti della produzione tarda di Turner, fu aspramente criticata all’esposizione del 1840. Il soggetto si ispirava a “Summer”, di James Thomson, in cui si narrava di una nave negriera presa in un tifone; ma sicuramente influì sulla scelta del tema anche la notizia dell’epidemia scoppiata sulla nave negriera Zong, riportata in alcuni trattati di posizione anti-schiavista dell’epoca. Turner, attento ai problemi sociali della sua epoca, sicuramente condivise tali posizioni. Il dipinto rappresenta un vascello che si allontana veloce lasciando dietro di sé una scia di detriti e corpi umani, abbandonati ai pesci e agli uccelli. In un cielo rosso e giallo, pallidi bagliori spuntano nella zona centrale. Dall’alto verso il basso una sorta di sentiero di fuoco attraversa la tela, illuminandola di una luce violenta e cupa al tempo stesso.
  • 26. W.TURNER – “LA NAVE DEGLI SCHIAVI- TIFONE IN ARRIVO”-1840
  • 27. Esposto alla Royal Academy nel 1844 suscitò qualche perplessità ma anche molta ammirazione per l’audacia della composizione, in cui il treno pare volere uscire dalla tela e venire addosso allo spettatore. La lepre che corre davanti alla locomotiva è stata letta come simbolo della velocità, allegoria della forza della natura. La tela, tutta giocata sui toni gialli, eccetto il nero della locomotiva accesa dal fuoco, è opera di straordinaria modernità, quasi presagio di un immaginario che approderà alle esaltazioni di dinamicità dei futuristi. L’artista ha ormai abbandonato ogni costrizione della forma, ogni limitazione della composizione: l’immagine è associazione, ricordo, suggestione, puro dilatarsi nel colore.
  • 28. W.TURNER – “PIOGGIA, VAPORE E VELOCITA’”-1844
  • 29. L’opera allude, anche nel titolo, alla “Teoria dei Colori” di Goethe. Vi si è voluto vedere da parte di alcuna critica il tentativo da parte dell’artista di ricomporre l’eguaglianza di tono fra la luce e l’oscurità, sia nell’arte sia nella natura, equiparando il sublime delle tenebre a quello della luce. Vaghe forme umane, quasi allo stato larvale, sono trascinate nel vortice di luce. Mosè, seduto, scrive ispirato la Genesi, mentre un serpente eretto al centro del vortice ricorda la storia salvifica vissuta dagli Ebrei durante la permanenza nel deserto, come narrata nel Vecchio Testamento. Il mattino dopo il diluvio è il giorno della rinascita, e il colore asseconda lo stato aurorale: il vortice è un vento che si fa luce e attrae il genere umano verso un radioso futuro.
  • 30. W.TURNER – “LUCE E COLORE”(la teoria di Goethe): La mattina dopo il diluvio-1843
  • 31. In questo dipinto la materia pittorica è un magma mosso da una forza centrifuga che lascia emergere a tratti le figure degli animali annaspanti, come sagome incerte e indefinite, che vengono poi risucchiate all’interno, intorno al centro luminoso su cui si stagliano le sagome di uccelli neri. Nella spirale di uccelli Turner utilizza lo stesso espediente compositivo ideato per lo stormo di gabbiani presente anche in altri dipinti. Alla massa globulare appena accennata e offuscata (forse il sole) si contrappone la lingua di terra che si protende in direzione del punto più abbagliante, segnando la posizione dell’arca lontana. La volta celeste è limitata in alto da un’incombente coltre di nubi scure, la cui struttura dinamica è rafforzata dalla forma quadrata della tela.
  • 32. W. TURNER “OMBRA E TENEBRE.LA SERA DEL DILUVIO” - 1843