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Indice
Introduzione
Descrizione
La storia dell'e-commerce
Diffusione geografica
Aspetti tecnici
Aspetti giuridici
Problemi connessi
Aspetti fiscali
E-commerce e l'economia
Macroeconomia
Microeconomia
Occupazione
Breve dizionario inglese
Conclusioni
Bibliografia
Pag. 1
Pag. 2
Pag. 3
Da pag. 4 a 8
Pag. 9
Pag. 10 -11
Pag. 12
Pag. 13 – 14 – 15
Da pag. 16 a 17
Pag.16 – 17
Pag. 18 – 19
Pag. 20
Pag. 21
Pag. 22
Pag. 23
Aitor Cacciola 5CA – Esame di Stato 2011
Introduzione
E' ormai da diversi anni che le mie scarpe preferite e biglietti per le serate in discoteca li compro
online. Chiaramente è tutto molto più comodo è spesso risparmio parecchio ed così che mi sono
guardato intorno ed ho visto che tanti amici e tanta gente più grande si comporta allo stesso modo.
In effetti sembra che l'e-commerce abbia cambiato l'economia in modo consistente. Con questo mio
piccolo lavoro cercherò di approfondire i temi relativi al commercio elettronico.
Ho cominciato cercando, naturalmente, in internet ma ho trovato molta confusione tra messaggi
pubblicitari e documenti vecchi di 10 anni mi è stato molto difficile arrivare a trovare qualcosa di
utile. Così sono stato costretto, con difficoltà, a trovare documenti in altre lingue e in alcuni casi, ad
affinare le mie rudimentali tecniche di ricerca per l'Italia. Questo mio lavoro non è per niente
esaustivo, ma spero possa fornire un utile traccia su quello che rappresenta questa importante
innovazione.
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Aitor Cacciola 5CA – Esame di Stato 2011
Cos'è l'e-commerce
E-commerce è il termine inglese utilizzato per indicare il commercio elettronico e nello
svolgimento di attività commerciali e di transazioni per via elettronica. Comprende diverse attività,
tra cui la commercializzazione di beni e di servizi, l'effettuazione di operazioni finanziarie e di
borsa, la distribuzione di contenuti digitali, vendite all'asta e vendite dirette al consumatore.
Il commercio elettronico in genere si divide in diretto ed indiretto. In quello diretto tutte le fasi di
transizione avvengono on-line (pagamento, ordine e la consegna in maniera elettronica). Si tratta
quindi di cessioni di beni per via digitale come software, musica, e-book (libri digitali) ecc.
Per quanto riguarda il commercio elettronico indiretto si intende quando la fase preliminare di
ordine ed anche del pagamento avviene on-line, mentre il bene viene fisicamente consegnato
all'acquirente. Si tratta quindi del commercio di prodotti tradizionali come cellulari, computers,
vestiti...
Le modalità del commercio elettronico più conosciute sono:
 Business to Business (da azienda ad azienda) : transizioni commerciali fra imprese cui
utilizzano la rete per inviare fatture, effettuare ordini ai propri fornitori e adempiere i
pagamenti.
 Business to Consumer (da azienda a consumatori) : transizioni con il consumatore finale
ovvero la vendita elettronica al dettaglio. I soggetti coinvolti sono l'azienda la quale offre i
propri prodotti ed il consumatore che intende acquistarli.
 Consumer to Consumer (da consumatore a consumatore) : è un nuovo genere di
commercio elettronico nato da poco tempo in cui gli utenti della rete si scambiano i prodotti.
L'esempio più eclatante è Ebay, un sito web di vendita all'asta in cui gli utenti vendono
prodotti.
 Administration to Comunity (dalle amministrazioni pubbliche agli individui) : in
questa modalità i soggetti che entrano in vicenda sono da una parte le amministrazioni
pubbliche che offrono servizi on-line e dall'altra gli individui che possono usufruirne.
Vantaggi per i consumatori e i venditori
Chi acquista:
 Comodità: non bisogna muoversi di casa per fare gli acquisti
 Convenienza: ci sono vari promozioni e sconti sui prodotti.
 Cortesia: i commessi virtuali trattano con dovuta cura i proprio clienti nell'intento di
fidelizzarli.
 Informazione: avere la possibilità di effettuare controlli sui vari forum e siti web ufficiali.
Chi vende:
 Economicità: non richiede grossi investimenti.
 Flessibilità: è facile pianificare le vendite.
 Visibilità: grandi quantità di visite e contatti ricevuti nella piazza di Internet.
Aitor Cacciola 5CA – Esame di Stato 2011
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Aitor Cacciola 5CA – Esame di Stato 2011
La storia dell'e-commerce
L'invenzione dell'e-commerce risale al vecchio concetto di "vendere e comprare", che divenne
possibile nel 1991, quando Internet è stato reso accessibile all'uso commerciale.
In un primo momento l'e-commerce nasce come processo di esecuzione delle transazioni
commerciali elettroniche con l'ausilio delle tecnologie leader, tra cui Electronic Data Interchange
(EDI) e Electronic Found Transfer (EFT) che diedero l'opportunità agli utenti di scambiare
informazioni di business. La possibilità di utilizzare queste innovazioni apparse alla fine degli anni
'70 e permise ad aziende e organizzazioni di inviare elettronicamente le documentazioni
commerciali.
Anche se Internet iniziò ad avere diffusione tra il grande pubblico nel 1994, ci vollero circa quattro
anni per sviluppare i protocolli di sicurezza (ad esempio, HTTP) e DSL che permetteranno un
rapido accesso alla connessione Internet.
Nel 2000 un gran numero di società commerciali negli Stati Uniti e nell'Europa occidentale
cominciarono a rappresentare i loro servizi nel World Wide Web. Da questo momento il termine e-
commerce cominciò ad assumere tra la gente il significato di processo di acquisto di beni e servizi
via Internet, tramite connessioni sicure e servizi di pagamento elettronico.
Anche dopo il collasso delle dot-com nel 2000 , che portò al fallimento di molte imprese operanti
nell'e-commerce tra cui dei rivenditori conosciuti, come il negozio alimentare online Webvan o le
catene di supermercati Albertson e Safeway che furono le prime a consentire di acquistare generi
alimentari online. Questa crisi avrà breve durata poiché nel 2001 nascerà la più grande forma di e-
commerce, il “Business-to-Business” (B2B) , un modello da circa $ 700 miliardi di transizioni.
I pilastri della storia commercio elettronico furono Amazon.com e Dell.com, due società che
diedero inizio alle prime transazioni telematiche.
Amazon.com, Inc. fu fondata nel 1994 da Jeff Bezos con sede a Seattle, Washington (USA). Il
nome originale della società fu Cadabra.com, ma poco tempo dopo Bezos decise di rinominarlo in
“Amazon” paragonandolo alla voluminosità del fiume brasiliano.
All'inizio il sito vendeva semplicemente libri, ma col tempo la gamma di prodotti cominciò ad
espandersi con l'aggiunta dell'elettronica, dei software, DVD, videogiochi, CD musicali, MP3,
abbigliamento, calzature, prodotti sanitari, ecc.
Inoltre l'azienda supporta e gestisce siti web retail per molte aziende famose, tra cui Marks &
Spencer, Lacoste, l', NBA Bebe Stores, Target, ecc
Lanciato nel 1994 come una pagina statica, Dell.com ha fatto passi rapidi, ed entro la fine del 1997
è stata la prima azienda a registrare un milione di dollari di vendite online. Strategia unica della
società di vendita di merci sul World Wide Web senza negozi e senza intermediari è stato ammirato
da un sacco di clienti e imitato da un gran numero di aziende e-commerce. Il fattore chiave del
successo di Dell è Dell.com che consente ai clienti di scegliere e di controllare, cioè i visitatori
possono navigare nel sito e assemblare i PC pezzo per pezzo scegliendo ogni singolo componente in
base al loro budget e le esigenze. Secondo le statistiche, circa la metà degli utili della società
proviene dal sito web.
Nel 2007, la rivista Fortune ha classificato Dell come la 34 ° più grande azienda della lista Fortune
500 e 8 ° sulla sua annuale lista delle Top 20 le aziende di maggior successo e ammirati negli Stati
Uniti nel riconoscimento del modello di business dell'azienda.
Aitor Cacciola 5CA – Esame di Stato 2011
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Aitor Cacciola 5CA – Esame di Stato 2011
Diffusione Geografica
Lo sviluppo dell'e-commerce è principalmente legata alla diffusione della rete internet nel mondo,
che può essere verificata con i dati degli hostcount, degli host internet e dei siti web.
Per hostcount s'intende un calcolo del numero di host internet, cioè di “indirizzi IP” permanenti e
attivi, ovvero di nodi connessi alla rete, suddivisi per paese. (Sono una cosa diversa dai domain)
Non c’è una correlazione diretta fra il numero di host e il numero di persone collegate alla rete in
ciascun paese; il dato di hostcount è un indice rilevante del livello di attività nell’uso dell’internet.
Naturalmente l’appartenenza al paese dipende da dove è registrata la proprietà del domain e non
dalla collocazione fisica del “server”. Alcuni operatori, anche in Italia, usano domain “americani”
(classificati come .com o .org o .net) ma questo fenomeno non ha dimensioni tali da modificare in
modo rilevante il significato dei dati e i termini di confronto fra i diversi paesi. Tuttavia nell’analisi
dei dati sono stati introdotti alcuni correttivi per neutralizzare l’effetto di questo fattore.
Nel secondo semestre del 2006 la verifica del numero di host internet registrava, per l’unica volta in
trent’anni, una diminuzione rispetto al periodo precedente. Ma si trattava solo di una differenza nel
metodo di rilevazione riguardante gli Stati Uniti. In realtà la rete, anche in quel periodo, continuava
crescere in tutto il mondo, con un andamento analogo a quello che si era rilevato negli anni
precedenti (e, in alcune aree, più veloce).
Host Internet 1991-2010
numero di milioni
Il dato del 2006 è “ponderato” per correggere la differenza di calcolo nei dati “americani”
La tendenza ha un andamento apparentemente semplice, ma in realtà è il risultato di diversi fattori
in continua evoluzione. Perciò è difficile definire un “modello” di sviluppo. (Come è dimostrato dai
fatti rispetto ai tentativi di prevederli – vedi “proiezioni”).
Comunque la crescita continua a essere veloce. La dimensione complessiva delle attività internet è
decuplicata in undici anni, mentre è raddoppiata negli ultimi cinque.
Prima di proseguire con l’analisi basata sul numero di host internet, valutiamo brevemente un altro
dato, che riguarda i siti web.
Aitor Cacciola 5CA – Esame di Stato 2011
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Su tutte le statistiche è sempre opportuno avere qualche dubbio, ma una valutazione credibile
sembra quella pubblicata da Netcraft, che ha rilevato una forte crescita nel 2006-2008, ma si è
trovato in difficoltà di rilevazione dei dati nel 2009-2010.
Il totale ha superato i 300 milioni, ma con qualche problema come si vede in questo grafico.
Siti web nel mondo 1991-2010
numero di milioni
La linea rossa indica i siti che risultano “attivi”.
I dati più recenti da questa fonte sono del maggio 2011.
Il totale è decuplicato in dieci anni. È aumentato, però, il problema di un’alta percentuale di siti che
non risultano “attivi”. Continua a crescere e sembra salita a più di due terzi del totale. Anche da
altre fonti risulta che molte delle presenze web sono siti provvisori, incompleti, trascurati o scarsi di
contenuti. (Il fenomeno si era accentuato con la “moda blog”, ora in declino, ma è sempre più
diffuso anche in altri generi di attività come i social network).
La situazione confusa nel 2009-2010 non era dovuta a una reale diminuzione del numero di siti, ma
a problemi nel “contarli”. Alcune aggregazioni, prima non rilevabili, erano diventate “pubbliche”
nel febbraio 2009, ma poi erano “scadute” o ritornate alla non verificabilità. Pare che ci siano stati
crolli di grossi apparati di hosting non identificati. L’instabilità di quei sistemi e la discontinuità di
molte iniziative avevano assunto dimensioni tali da confondere le valutazioni su larga scala.
Questo disordine c’è sempre stato, ma si era accentuato con la più vasta diffusione di attività spesso
di breve durata e rimangono abbandonate prima di avere una durevole identità. Infatti la
“scomparsa” riguardava soprattutto i siti “non attivi”.
A partire dalla seconda metà del 2010 i problemi di rilevazione dei dati sembrano risolti (o almeno
ridotti a dimensioni che influiscono poco sull’andamento generale). Nel novembre 2010 il totale ha
superato il “livello massimo” precedente, e la crescita continua (326 milioni nel maggio 2011). Si
conferma che i “siti attivi” hanno risentito molto meno della “fase critica” con una minore, e più
breve, “apparente diminuzione” nel 2009.
Comunque è chiaro, anche in questo caso, che le tendenze devono sempre essere valutate su periodi
più lunghi.
Aitor Cacciola 5CA – Esame di Stato 2011
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Per quanto riguarda l’Italia, è opportuna una certa cautela nella valutazione dei dati di crescita nel
2002-2006, che erano probabilmente “esagerati” rispetto a quelli di altri paesi. Ma c’è un reale
cambiamento di tendenza, a partire dal 1999-2000, che risulta evidente da questo grafico: un
confronto fra l’andamento di crescita del hostcount italiano e quello mondiale dal 1995 al 2010.
Host Internet Italia e Mondo 1995-2010
numero di milioni
(Prima del 1995 la crescita in Italia era più lenta della media mondiale)
Quest’altro grafico mostra lo stesso andamento come percentuale dell’Italia rispetto al totale
mondiale.
Host internet italiani come % del totale mondiale
1992-2010
Per alcuni anni (anche prima del 1992) la crescita dell’internet in Italia aveva avuto uno sviluppo, in
proporzione, analogo o inferiore alla media mondiale. Dopo una leggera crescita nel 1997 rimaneva
quasi costante la percentuale dell’Italia rispetto al totale (fra 0,8 e 0,9 %). A partire dal 2000 c’è
stato un cambiamento rilevante, e sembra che fino al 2008 l’attività online in Italia sia cresciuta più
velocemente della media. Una diminuzione della percentuale nel 2009-2010 non è dovuta a un
rallentamento dell’Italia, ma a una crescita più veloce in altri paesi.
La tabella che segue raccoglie i hostcount dei 50 paesi (su 240) con più di 700.000 host internet.
Aitor Cacciola 5CA – Esame di Stato 2011
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Il quadro è in continua evoluzione. In anni recenti ci sono alcune notevoli variazioni, come la
crescita della Francia (che per la prima volta nel 2004 aveva superato l’Australia e nel 2006 anche
l’Olanda), della Polonia e più recentemente della Russia. In forte sviluppo l’America Latina (in
particolare il Brasile) e alcuni paesi dell’Asia. Nel 2010 si rileva una forte accelerazione del
Sudafrica (supera quello che era il totale nel continente nel 2009). Ma in ogni caso (e in ogni parte
del mondo) gli assestamenti dovranno essere verificati nei prossimi anni.
Un “improvviso” cambiamento nel 2007 è stato un enorme aumento del hostcount in Cina. Su
“balzi” così sproporzionati è sempre necessario avere qualche dubbio. Una valutazione più
significativa si potrà fare solo nei prossimi anni. Vedi, poco più avanti, altre osservazioni sugli
sviluppi in Cina e in India.
È interessante rilevare che ci sono, di nuovo, forti indici di crescita anche in paesi a densità molto
elevata, e ciò conferma che siamo ancora lontani da ogni possibile “livello di saturazione”.
Nel 1999 c’erano sei paesi nel mondo con più di un milione di host internet (di cui due in Europa).
Nel 2000 erano dieci, nel 2001 tredici, nel 2002 diciassette. Nel 2003 sono saliti a venti, nel 2005 a
ventisei, nel 2006 a trentaquattro, nel 2007 a trentasette, nel 2008 a trentanove, nel 2009 a
quarantuno, nel 2010 a quarantacinque, di cui venticinque in Europa, dieci in Asia, sette nelle
Americhe, due in Oceania e uno in Africa.
I paesi con oltre tre milioni di host erano due nel 2001, otto nel 2003, tredici nel 2005, diciassette
nel 2006 e sono trentuno (di cui sedici in Europa) nel 2010. Venti paesi sono oltre i cinque milioni
(nove in Europa, è probabile che nel 2011 siano dieci). Oltre i dieci milioni sono diciassette, di cui
otto in Europa. L’Italia ha superato il milione nel 2000, due milioni nel 2001, tre nel 2002, cinque
nel 2003, dieci nel 2005 e venti nel 2009.
Ci sono altre tre “nazioni” (se non si tiene conto dei confini politici) con più di venti milioni di host
internet. C’è un documento che analizza la presenza online dei paesi di lingua spagnola e
portoghese e dell’area etnica cinese.
La comunità di lingua spagnola (di cui il un terzo è in Spagna e resto nell’America Latina) continua
ad avere una forte crescita (ha superato i 10 milioni di host internet nel 2005 e i 40 milioni nel
2009). Ha una presenza importante anche l’area di lingua portoghese: la somma di Brasile e
Portogallo (più alcuni altri paesi) ha superato i 20 milioni di host nel 2009.
In anni recenti si era rilevato un minore sviluppo nell’area etnica cinese (la cui attività in rete era
per il 96 % fuori dalla Cina continentale) ma da tre anni c’è una nuova evoluzione, perché sembra
che l’attività in rete sia cresciuta anche in Cina.
Nei due più grandi paesi del mondo l’attività in rete è sempre stata molto scarsa rispetto
all’ampiezza della popolazione. Ci sono recenti segnali di cambiamento, ma finora i dati sono poco
chiari e di difficile interpretazione.
Per la prima volta nel 2002 la Cina (esclusa Hong Kong) era comparsa fra i paesi con più di
100.000 host internet. C’era stato, in quel periodo, un aumento rilevante rispetto agli anni
precedenti, ma con una densità molto bassa rispetto alla popolazione (meno di 0,2 host per mille
abitanti). Non si era rilevato uno sviluppo significativo dal 2004 al primo semestre del 2006.
Nel 2007, per la prima volta, i dati segnalavano una forte crescita, con quasi due milioni di host
internet in Cina. E poi, improvvisamente, sembravano saliti a più di dieci milioni e a 14 nel 2008
(ma con un minore sviluppo nei periodi seguenti). È probabile che il numero sia “sovrastimato”
rimanendo comunque a un livello basso rispetto alla popolazione (13 host per mille abitanti).
Continua a esserci in Cina una forte repressione dell’internet insieme a un rigido controllo e a una
severa censura su tutti i mezzi di informazione e di comunicazione.
In India si parla da molti anni di un impegno per una più ampia diffusione della rete, ma
(nonostante la diffusa conoscenza dell’inglese e l’alto livello di cultura informatica in alcune parti
del paese) lo sviluppo era rimasto molto limitato fino al 2004, quando si era verificato un forte
aumento del hostcount (e, per la prima volta, l’India aveva superato la Cina).
Aitor Cacciola 5CA – Esame di Stato 2011
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Si è registrata un’ulteriore notevole crescita in India nel 2005-2006 (1.685.000 host nel 2006
rispetto a 838.000 nel 2005, 276.000 nel 2004 e 144.000 nel 2003). Lo sviluppo nel 2007-2010
appare molto “sottostimato” e perciò in questa analisi è stato provvisoriamente inserito un dato
“arbitrario” che è probabilmente inferiore a una valutazione realistica dello sviluppo.
Ma la densità rispetto alla popolazione è ancora molto bassa rispetto al potenziale che l’India
potrebbe esprimere. La situazione è peggiore nel resto del “subcontinente” indiano (vedi l’analisi
dei dati in Asia). Verifiche più significative della situazione in India (come in altri paesi)
richiederanno un più lungo periodo, probabilmente alcuni anni.
Aitor Cacciola 5CA – Esame di Stato 2011
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Aitor Cacciola 5CA – Esame di Stato 2011
Aspetti tecnici
Per poter avviare un'attività di e-commerce è necessario dover acquistare un software che sia in
grado di soddisfare le esigenze del venditore e del compratore.
Prendiamo come esempio Shop Factory Total Care, un programma in grado di gestire numerosi
servizi di e-commerce elencati di seguito:
 Hosting gratuito: Total Care è distribuito con un pacchetto di hosting appositamente ideato
per i negozi online ShopFactory. Comprende inoltre l'indirizzo Internet.
 Assistenza postvendita: il pacchetto comprende l'assistenza illimitata. Se si hanno dei
dubbi su come procedere o si ha bisogno di aiuto per qualunque versione di ShopFactory è
sufficiente contattare e si avranno le risposte necessarie.
 Aggiornamenti gratuiti: in continuo aggiornamento per poter soddisfare le esigenze nuove
del mercato.
 Transazioni di pagamento: si conforma alle normative sull'accettazione facilitata dei
pagamenti online. Si possono accettare e combinare virtualmente qualunque metodo di
pagamento e collegare a molti servizi per le transazioni di pagamento in tempo reale: da
PayPal a Google Checkout e altri ancora.
Le statistiche dimostrano chiaramente che offrendo ai clienti i metodi di pagamento più popolari, si
avrà un incremento delle vendite di almeno 10%.
Permette perfino di indirizzare i clienti verso i metodi di pagamento preferiti dal venditore,
consentendo di inserire spese aggiuntive per i metodi più onerosi.
 Gestione degli ordini: la posta elettronica ormai non è considerata un servizio affidabile
(gli studi evidenziano che oltre il 5% di tutte le email inviate non arriva mai a destinazione),
per questo Total Care consente di memorizzare e gestire gli ordini online; accessibile da
qualunque parte del mondo.
Per tale motivo Shop Factory collabora con GlobeCharge (fornitore leader dei servizi di gestione
online degli ordini).
 Gestione delle frodi: il sistema di protezione antifrode di GlobeCharge, compreso nel
pacchetto Total Care, consente di ridurre al minimo l'impatto che eventuali ordini
fraudolenti possono avere sulla tua attività. GlobeCharge permette di controllare la sicurezza
delle attività aiutando a identificare gli ordini potenzialmente fraudolenti prima di gestirli.
Sarà inviato un messaggio in presenza di un possibile ordine fraudolento. Quindi si potrà
esaminarlo prima di evaderlo o effettuare ulteriori controlli di sicurezza, come ad esempio
chiamare il cliente.
Si possono inoltre bloccare gli ordini provenienti da paesi specifici o quelli che corrispondono a
specifici profili di rischio prima del passaggio alla procedura automatica di pagamento. Questo
consente di tagliare le spese bancarie sui rimborsi dovuti in caso di accettazione di una carta di
credito rubata.
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Aitor Cacciola 5CA – Esame di Stato 2011
Aspetti giuridici
L’e-commerce è sottoposto ad alcuni vincoli giuridici che devono essere osservati diligentemente.
Innanzitutto, occorre seguire le prescrizioni indicate dal decreto legislativo 1 marzo 1998, n. 114,
infatti, l’articolo 18 prevedendo la "vendita per corrispondenza, televisione o altri sistemi di
comunicazione", comprende tutte le ipotesi di vendita al dettaglio attraverso un sito Internet.
La norma precisa che, per avviare l’attività di commercio via internet, si deve dare comunicazione
preventiva al Comune nel quale l'esercente ha la residenza, se persona fisica, o nel quale è fissata la
sede legale, se persona giuridica.
Trascorsi 30 giorni dal ricevimento della comunicazione da parte del comune, qualora non sia
pervenuto parere ostativo, l’attività può essere iniziata, sulla base del "silenzio assenso".
I CONTRATTI
Particolare attenzione si deve porre, poi, alle norme che disciplinano i contratti necessari per
svolgere la nuova attività di commercio elettronico e alle implicazioni legali che ne conseguono.
L'art. 15, comma 2, della legge 15 marzo 1997, n 59 attribuisce valore legale ad ogni effetto ai
documenti, agli atti, ai dati, ai contratti formati dai privati e dalla pubblica amministrazione
mediante strumenti informatici, trasmessi per via telematica e redatti con formalità previste dal
regolamento attuativo della stessa legge.
In attuazione della legge 59/97, infatti, è stato emanato il D.P.R. 10 novembre 1997 n. 513
denominato Regolamento, contenente i criteri e le modalità per la formazione, l'archiviazione e la
trasmissione di documenti informatici.
L'articolo 11 di tale regolamento indica i criteri giuridici oggettivi che dovranno possedere i
documenti informatici e le modalità a cui i contratti di compravendita dovranno essere sottoposti: "I
contratti stipulati con strumenti informatici o per via telematica mediante l'uso della firma digitale
secondo le disposizioni del presente regolamento sono validi e rilevanti a tutti gli effetti di legge"; e
il comma 2 stabilisce che "ai contratti indicati al comma 1 si applicano le disposizioni previste dal
decreto legislativo 15 gennaio 1992, n. 50".
Affinché ai contratti telematici sia riconosciuta validità giuridica, occorre:
•Che al cliente venga consentito di utilizzare il sistema solo in modalità dimostrativa, così da non
compiere inavvertitamente operazioni che lo potrebbero giuridicamente vincolare;
•Che sia prevista su ogni pagina visualizzata la possibilità di abbandonare la stipulazione e di
cancellare i dati fino a quel momento inseriti;
•Fare in modo che il cliente dia inequivocabilmente il proprio consenso;
•Accertarsi dell’identità del cliente.
Il contratto online si considera concluso quando il destinatario del servizio ha ricevuto dal fornitore,
per via elettronica, l’avviso di ricevimento (cioè la ricevuta di ritorno) dell’accettazione dell’ordine.
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Aitor Cacciola 5CA – Esame di Stato 2011
PRESCRIZIONI E DIVIETI
Per quanto riguarda le prescrizione e i divieti cui è tenuto l’aspirante venditore in rete occorre fare
riferimento congiunto ai decreti legislativi 50/1992, 114/98 e 185/1999.
Il D.Lgs. 15/1/1992 n. 50 , in attuazione della direttiva 85/577/CEE in materia di contratti negoziati
fuori dei locali commerciali e il D.lgs 22/5/99 n 185, in attuazione della direttiva 97/7/CE, relativa
alla tutela dei consumatori in materia di contratti stipulati a distanza, sono certamente da applicarsi
a quelle "forme particolari di vendita", tra cui sono compresi i contratti stipulati mediante l'uso di
strumenti informatici e telematici; infatti, lo stesso decreto 114/98 stabilisce l’estensione al
commercio via internet delle disposizioni previste dal decreto legislativo 50/92, in materia di
contratti negoziati fuori dei locali commerciali. Il decreto del 1998, inoltre vieta l'invio di prodotti al
consumatore, se non a seguito di specifica richiesta, consentendo, però, l'invio di campioni di
prodotti o di omaggi, purché non comportino spese o vincoli per il consumatore.
I TEMPI DI ESECUZIONE DEGLI ORDINI ED IL DIRITTO DI RECESSO
I decreti legislativi 50/92 e 185/99 prevedono particolari oneri informativi a carico del venditore e
la possibilità per il compratore di esercitare il diritto di recesso senza alcuna penalità e senza dover
fornire spiegazioni. In particolare, secondo il D. Lgs. 185/99 il venditore dovrà assolvere a precisi
obblighi di informativa nei confronti del consumatore in tempo utile e comunque prima della
conclusione di qualsiasi contratto a distanza, riguardanti l'identità del fornitore (incluso il suo
indirizzo geografico), le caratteristiche essenziali del prodotto o del servizio, le modalità di
consegna e impiego, il tipo di pagamento e il prezzo comprensivo di tasse, le imposte e le spese di
consegna, la durata della validità dell'offerta e del prezzo e altri dettagli.
Inoltre dovrà fare in modo che il consumatore, entro il momento dell'esecuzione del contratto,
riceva la conferma per iscritto (o su altro supporto duraturo a disposizione e accessibile da parte del
consumatore) di tutte le informazioni. Per quanto riguarda l'esecuzione dell'ordine, salvo diverso
accordo tra le parti, il fornitore deve eseguire l'ordinazione entro 30 giorni a decorrere dal giorno
successivo a quello in cui il consumatore ha trasmesso la richiesta, mentre i termini utili per poter
esercitare il diritto di recesso è di dieci giorni.
LA SCELTA DEL FORO COMPETENTE
La competenza territoriale per le controversie sui contratti e-commerce è del giudice civile "del
luogo di residenza o del domicilio del consumatore, se ubicati nel territorio dello stato". I contratti
stipulati via internet presentano tuttavia la difficoltà dell’identificazione del domicilio
"tradizionale", che potrebbe essere in qualsiasi parte del mondo. Non ha senso fare riferimento al
computer sul quale risiede il sito come luogo di residenza, né all’indirizzo elettronico attivato
presso un provider. Per stabilire la competenza territoriale, in caso di controversie, è necessario fare
riferimento al domicilio e alla residenza fisica del consumatore. Per maggiori informazioni
giuridico fiscali:
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Aitor Cacciola 5CA – Esame di Stato 2011
Problemi connessi
Naturalmente anche questa grandissima innovazione come tante che sono state inventate nella storia
presenta dei difetti, che col tempo si stanno cercando di migliorare.
Di seguito vi elenchiamo i principali problemi che si possono riscontrare per i consumatori e i
venditori.
Chi acquista:
 Assenza di dimostrazione pratiche riguardanti il bene o il servizio
 Impossibilità del possesso immediato
 Mancanza del contatto diretto
Chi vende:
 Sottovalutazione dei tempi richiesti per il raggiungimento degli obiettivi aziendali
 Incapacità di prevedere le reazioni nell'ambiente in cui opera l'impresa
 Difetti di comprensione del comportamento della clientela
I dubbi da parte della gente nascono anche per le modalità di pagamento da effettuare online, infatti
nella maggioranza dei casi viene richiesto l'uso di carte di credito e molte persone giustamente
temono di subire furti o frodi. Per questo sono stati creati dei protocolli per garantire la sicurezza
delle transazioni, tra cui i due più diffusi:
 TLS ( Transport Layer Security ): è il successore di SSL ( protocollo a livello utente che
permette di proteggere segretezza , l'integrità e l'autenticità dei dati trasmessi tra due entità
distinte su computer ). E' un protocollo crittografico che permette di comunicare attraverso
una rete TCP/IP in modo tale da prevenire la manomissione dei dati, la falsificazione e
l'intercettazione. Il funzionamento di questo protocollo è simile al SSL. E' stato migliorato
con l'aggiunta di più Alert ad Alert Protocol, certificati di verifica e altri componenti di
sicurezza. Ad oggi quindi è sicuramente il sistema più usato.
 SET ( Secure Electronic Transiction ): è un protocollo standard per rendere sicure le
transazioni con carta di credito su reti insicure quali Internet. E' stato sviluppato da Visa e
Master Card ed alcune altri aziende quali la Microsoft, IBM e Netscape a partire dal 1996.
Le fasi previste dallo standard sono:
1. Registrazione del possessore della carta di credito;
2. Registrazione del commerciante ;
3. Sottomissione di un ordine;
4. Autorizzazione del pagamento.
Le prime due fasi sono eseguite una volta sola e indipendentemente dalle due parti.
- 12 -
Aitor Cacciola 5CA – Esame di Stato 2011
Aspetti fiscali
Disciplina comunitaria
La Commissione europea ha iniziato a manifestare il proprio interesse per le problematiche fiscali
correlate al commercio elettronico sin dal momento in cui lo sviluppo di tale tipologia di transizioni
ha cominciato a svilupparsi in maniera significativa.
L'intento a livello comunitario è quello di addivenire ad un sistema impositivo il più neutrale
possibile, che, nel contempo, non avvantaggi né ostacoli lo sviluppo dell'e-commerce.
Con specifico riferimento all'IVA, la direttiva 2002/38/CE ha introdotto un regime speciale per le
operazioni di commercio elettronico diretto poste in essere da operatori non comunitari, il cui finire
era quello di garantire il corretto funzionamento del mercato interno, previa eliminazione delle
distorsioni esistenti e contestuale introduzione di nuove norme armonizzate per l'attività in discorso.
Alla luce di ciò, è parso opportuno che servizi prestati tramite mezzi elettronici da paesi terzi a
persone stabilite nella Comunità o dalla Comunità a destinatari stabiliti in paesi terzi fossero
assoggettati ad imposizione nel luogo del beneficiario dei servizi (ovvero nel paese di destinazione).
La direttiva in discorso propugna, infine, l'applicazione di un regime particolare, secondo il quale
gli operatori extra-UE possono optare, qualora non siano altrimenti identificati a fini fiscali nel
territorio comunitario, per l'identificazione in uno Stato membro.
Disciplina fiscale del commercio elettronico indiretto
Le operazioni interne
Per quanto riguarda le operazioni di commercio elettronico indiretto effettuate tra soggetti entrambi
residenti nel territorio italiano, ivi incluse le stabili organizzazioni in Italia di soggetti non residenti,
la disciplina Iva applicabile è quella delineata in via generale delle disposizioni contenute nel DPR
n.633 del 1972.
Le operazioni in esame, essendo equiparate alle vendite per corrispondenza, non sono soggette
all'obbligo di certificazione mediante emissione di fattura né all'obbligo di certificazione mediante
emissione di scontrino fiscale o di ricevuta.
Le operazioni intracomunitarie
Le operazioni di commercio elettronico indiretto che hanno luogo tra soggetti residenti in due Paesi
diversi, entrambi appartenenti all'Unione Europea, sono soggette alla disciplina IVA applicabile alle
operazioni intracomunitarie, contenute negli articoli 40, comma 4, lettera b (acquisti comunitari), e
41, comma 1, lettera b (cessioni comunitarie), del D.L. n. 331 del 1993.
- 13 -
Aitor Cacciola 5CA – Esame di Stato 2011
Il primo dei citati articoli, rubricato “Territorialità delle operazioni intracomunitarie”, prevede che
le disposizioni di cui al precedente comma 3 non trovino applicazione, inter alia,<< alle cessioni di
beni, diversi da quelli soggetti ad accisa, effettuate nel territorio dello Stato, fino ad un ammontare
nel corso dell'anno solare non superiore a lire 54 milioni (rectius € 27.888,67) e sempreché tale
limite non sia stato superato nell'anno precedente >>. Sono fatte, comunque, salve le cessioni di
cui al medesimo comma 3 effettuate da parte di soggetti passivi in altro Stato membro che abbiano
optato per l'applicazione dell'imposta nel territorio dello Stato.
Il sopra citato comma 3 dell'articolo in discorso prevede, infatti, in deroga all'articolo 7, secondo
comma del DPR 633/72, che << si considerano effettuate nel territorio dello Stato le cessioni in
base a cataloghi, per corrispondenza e simili, di beni spediti o trasportati nel territorio dello Stato
dal cedente o per suo conto da altro Stato membro nei confronti di persone fisiche non soggetti
d'imposta ovvero di cessionari che non hanno optato per l'applicazione dell'imposta sugli acquisti
intracomunitari ai sensi dell'articolo 38, comma 6, ma con esclusione in tal caso delle cessioni di
prodotti soggetti ad accisa >>. Nel caso, invece, i beni ceduti, siano importati dal cedente in altro
Stato membro, gli stessi si considerano spediti o trasportati dal territorio di tale ultimo Stato.
L'art. 41, comma 1, lettera b, del D.L. n.331 del 1993, intitolato “Cessioni intracomunitarie non
imponibili”, statuisce che sono da considerarsi non imponibili << le cessioni in base a cataloghi,
per corrispondenza e simili, di beni diversi da quelli soggetti ad accisa, spediti o trasportati dal
cedente o per suo conto nel territorio di altro Stato membro nei confronti di cessionari ivi non
tenuti ad applicare l'imposta sugli acquisti intracomunitari e che hanno optato per l'applicazione
della stessa >>. Tale disposizione non trova, peraltro, applicazione nel caso in cui l'ammontare
delle cessioni effettuate in un altro Stato membro non ha superato nell'anno solare precedente né
supera in quello in corso lire 154 milioni (rectius € 79.534,36), ovvero l'eventuale minore
ammontare al riguardo stabilito da questo Stato. In tale ultimo caso è, però, ammessa l'opzione per
l'applicazione dell'imposta nell'altro Stato membro, previa comunicazione all'ufficio, da effettuarsi
nella dichiarazione IVA relativa all'anno precedente, ovvero nella dichiarazione di inizio
dell'attività, comunque in data anteriore a quella di effettuazione della prima operazione non
imponibile.
Le operazioni internazionali
Per quanto riguarda le operazioni di commercio elettronico aventi ad oggetto beni proveniente da
Stati non appartenenti all'Unione Europea, ovvero beni ceduti da soggetti italiani ad acquirenti
residenti in Paesi non comunitari, si rendono applicabili le disposizioni previste dagli artt, 67 e ss.
del DPR n. 633/72 per le importazioni, e dell'articolo 8 del medesimo decreto per le esportazioni.
Pertanto, se il bene acquistato proviene da un Paese non appartenente all'Unione Europea, si
configura un'importazione e l'IVA, applicata in dogana, dovrà essere assolta congiuntamente alle
imposte doganali. Quanto sopra indipendentemente del fatto che l'acquirente sia o meno soggetto
passivo IVA.
Disciplina fiscale del commercio elettronico diretto
La direttiva n. 2002/38/CE, recepita nel nostro ordinamento con il D. Lgs. 1° Agosto 2003, n.273,
stabilisce, inoltre, che le operazioni di commercio elettronico diretto trova sempre l'applicazione
dell'imposta seconde le aliquote ordinarie previste dai singoli Stati membri.
- 14 -
Aitor Cacciola 5CA – Esame di Stato 2011
La possibilità dell'identificazione è riservata agli operatori stabiliti fuori dal territorio della
Comunità Europea, che effettuano le operazioni, qualificabili come di “commercio elettronico
diretto”, in ambito comunitario e nei confronti di consumatori privati.
A tal fine, l'operatore extracomunitario deve presentare un'apposita dichiarazione di inizio attività,
con contenuto predefinito, cui deve essere allegata un'autocertificazione dalla quale si evinca che il
richiedente non sia già identificato in un altro Stato membro.
All'operatore extra-UE così identificatosi sono richiesti svariati adempimenti contabili (es.
conservazione per dieci anni dei documenti e dei dati informatici relative alle transazioni,
certificazione mediante fattura, presentazione di una dichiarazione trimestrale, ecc.).
- 15 -
Aitor Cacciola 5CA – Esame di Stato 2011
E-commerce e l'economia
Macroeconomia
Le aziende credono nell’e-business, ne intensificano l’utilizzo ed in particolare i tassi di crescita
maggiori si registrano nel CRM (Customer Relationship Management, ovvero la gestione delle
relazioni con il cliente), web marketing, social media marketing e attività su mobile (35%).
“L’Osservatorio italiano dell'e-business conferma come il Web sia sempre più l’ambiente in cui il
consumatore matura la decisione di acquisto e l’importanza crescente degli strumenti di
condivisione e socializzazione dell’informazione nel processo di scelta del prodotto o servizio”,
spiega Fabrizio Angelini Amministratore Delegato di Demoskopea. Il 67% dei navigatori effettua
almeno un acquisto on line al mese mentre l’81% svolge attività sui social network (il 31% ogni
giorno).
I Social Media sono sempre più importanti anche per attività di info-commerce, infatti le aziende
allocano mediamente il 5% del budget di marketing sui social media. Circa la metà di queste apre
una pagina su Facebook e addirittura il 58% sviluppa azioni di fidelizzazione considerando anche la
creazione di gruppi di discussione o la pubblicità sui social media. Del resto è sempre in crescita la
gente che dichiara di avere un account su Facebook e di questi circa il 27% è fan di un’azienda,
connettendosi alla pagina in media 10 volte al mese. Anche in Facebook i fan delle aziende cercano
prevalentemente informazioni commerciali (novità di prodotto e servizio, sconti, indicazioni sui
punti di vendita) e in misura minore informazioni legate alla condivisione di interessi o al senso di
appartenenza alla comunità.
Il Web Marketing cresce continuamente e come conseguenza aumentano le società e che svolgono
questo tipo di attività; all’interno del segmento crescono tutti i dati, ancora prevalente, anche se di
poco, il display advertising (annunci pubblicitari), segue il marketing su Google con
l’ottimizzazione del sito per i motori di ricerca , si inseriscono sempre di più i video caricati dal
delle aziende su Youtube.
Per quanto riguarda il CRM, la maggioranza delle aziende dichiara di aver contattato i clienti
utilizzando in modo articolato più canali multimediali sfruttando anche quelli più innovativi come
Facebook e Twitter.
Negli ultimi anni si registra una generale diminuzione delle barriere all’acquisto online, soprattutto
per ciò che concerne la paura delle frodi informatiche e il pericolo di clonazione delle carte di
credito. Cresce a quasi l’11% l’incidenza media dell’e-commerce sul totale delle entrate nelle
imprese e addirittura del 16 % per quelle che operano nel settore dei servizi.
Anche le attività riguardanti il Mobile registrano una crescita inarrestabile circa del 41%, difatti i
consumatori si collegano ad internet da device mobili facendo registrare tassi di attività
generalmente più alti di coloro che si collegano da postazioni fisse e una decisamente maggiore
propensione ad acquistare online. Emerge che ben il 27% delle aziende ha già sviluppato
un’applicazione mobile , dove il mondo Apple è in assoluto il più curato (seguono: Windows
mobile, Android e Symbian).
Aitor Cacciola 5CA – Esame di Stato 2011
- 16 -
E-commerce in Italia e in Europa:
A contribuire alla crescita dell’e-commerce è stata essenzialmente la recessione, che ha spinto i
consumatori a cercare i prezzi più convenienti, cosa che il web offre.
In Francia le vendite sono salite del 33% a 24,7 miliardi, in Gran Bretagna 42,7 miliardi e in
Germania a 33,4 miliardi e in tutti e tre questi paesi le previsioni parlano di ulteriori miglioramenti
per quest’anno.
L'Italia, insieme alla Spagna, non figura nelle posizioni alte di questa classifica e la spiegazione
deriva dal fatto che in questi paesi mancano sia un sistema di consegna rapido ed efficace sia la
cultura della vendita a distanza.
L'e-commerce ha ormai toccato il 9,5% delle vendite in Gran Bretagna, il 6,9% in Germania e il
4,9% in Francia, mentre in Spagna questa percentuale si abbassa all'1% e in Italia addirittura allo
0,8%.
Le enormi differenze di dimensione e di crescita del commercio elettronico vengono anche spiegate
con il tasso di collegamento alla rete: in questo caso sono Olanda e molti Paesi nordici a guidare
questa classifica con l'80%, mentre al 62% vi è l' Italia, la Polonia e la Spagna ancora in ritardo con
tassi ancor più bassi.
Nel primo trimestre del 2010 si è pero registrata un aumento delle transazioni online. A trainare la
ripresa del settore è stato decisamente l'abbigliamento che ha registrato un più 51%. Secondo
quanto emerge dalla ricerca condotta dall'Osservatorio E-Commerce B2c Netcomm e presentata alla
Borsa di Milano in occasione dell'e-Commerce Forum 2010, la crescita del settore riguarda tutti i
comparti: incrementi a doppia cifra, infatti, sono stati registrati da informatica e elettronica, turismo,
editoria, musica e audiovisivi, e assicurazioni.
Le aziende italiane hanno dichiarato un crescente impiego di strumenti di e-Business, infatti da una
media di 4 strumenti digitali utilizzati nel 2009 si è passati a 7 nel 2011. Anche le attività dei
navigatori aumentano, passando nell’ultimo anno mediamente da 10 a 12.
In Europa la vendita on line è diventata ormai un settore fondamentale dell’economia in particolare
in Gran Bretagna, Germania e Francia. A gennaio 2011 sono 270 milioni gli europei che hanno
visitato un sito e-commerce, pari al 74,5% di tutti gli utenti on line. Il mercato più attivo è il Regno
Unito dove l’89,4% dei navigatori ha visitato un sito e-commerce durante il mese con un aumento
6,3% sullo scorso anno.
Le economie di scala dovute alla gestione della logistica, la promozione ed il servizio al cliente
hanno creato una forte concentrazione del mercato. Il principale operatore è la statunitense Amazon
con 9,36 miliardi di euro fatturati nel 2010 in Europa con una crescita del 39,7% sull’anno
precedente. Segue in classifica la tedesca Otto group (3,83 miliardi di euro) e la britannica Tesco
(3,15 miliardi di euro).
- 17 -
Aitor Cacciola 5CA – Esame di Stato 2011
Microeconomia
Il trattamento contabile e fiscale dei siti internet
Sempre più spesso le aziende e gli studi professionali si dotano di siti internet dedicati per
pubblicizzare la propria attività e affiancare l’uso di internet alle tradizionali forme commerciali e
pubblicitarie tradizionali oppure, sempre più spesso, per ampliare l’attività stessa sul web.
Un sito web è un insieme di pagine internet correlate tra loro, visibili da chiunque, e raggiungibili
tramite un indirizzo internet, che presentano una struttura ipertestuale che permettono diversi gradi
di interazione (dalla semplice visualizzazione di informazioni relative all’azienda all’e-commerce e
ai servizi vari).
La realizzazione di un sito web comporta il sostenimento di un investimento più o meno variabile e
cospicuo, a seconda dello scopo che l’azienda o lo studio professionale intende raggiungere.
Possiamo quindi distinguere tre usi comuni di siti web, che rilevano anche agli effetti contabili e
fiscali:
 Sito pubblicitario: permette di presentare l’offerta di beni e servizi dell’azienda, salvo poi
invitare l’utente a contattare l’azienda al recapito fisico per gli acquisti;
 Sito e-commerce: consente l’acquisto di beni e/o servizi direttamente on-line, consentendo
sia la visualizzazione dell’offerta aziendale che la possibilità di acquistare beni e servizi,
attraverso una piattaforma di e-commerce completa che permette la gestione di molteplici
informazioni ed il trattamento di una certa quantità di dati e informazioni;
 Sito vetrina:si limita a indicare i beni e servizi forniti dall’azienda e i recapiti per
raggiungerla fisicamente.
Profilo giuridico e trattamento contabile
Ai sensi dell’articolo 2575 del Codice Civile, un sito internet può essere annoverato tra le opere
dell’ingegno di carattere creativo, così come il software, dato che è il risultato di una creazione
intellettuale originale dell’autore.
Qualora il sito internet sia stato realizzato per sviluppare l’attività commerciale dell’azienda nel
web, è evidente come il sito non potrà che appartenere al primo punto (sito e-commerce) e pertanto
i costi sostenuti saranno trattati come oneri pluriennali. Ciò è dovuto al fatto che il costo di
realizzazione del sito web ha la stessa natura del software e quindi costituisce un’attività
immateriale dato che questo tipo di costi hanno il requisito della identificabilità e sono portatori di
futuri benefici economici per l’azienda, a patto che vengano soddisfatte le condizioni per
l’iscrizione tra le attività ed i costi misurati in modo attendibile.
Secondo il principio contabile OIC (Organismo Italiano di Contabilità) n. 24 gli oneri pluriennali
del sito internet vanno iscritti nello stato patrimoniale tra i beni immateriali soggetti a tutela
giuridica e devono essere classificati tra le immobilizzazioni immateriali nella voce B.I.3 “Diritti di
brevetto industriale e utilizzazione delle opere dell’ingegno”.
Aitor Cacciola 5CA – Esame di Stato 2011
- 18 -
L’articolo 103 comma 1 del TUIR dispone invece che le quote di ammortamento del costo dei diritti
di utilizzazione di opere dell’ingegno sono deducibili in misura non superiore al 50% del costo
purché ovviamente il bene stesso partecipi al processo produttivo in modo duraturo.
Nel caso in cui il sito web si limiti ad illustrare l’azienda o i suoi prodotti e servizi, dette spese
sostenute potranno essere trattate come spese di pubblicità e quindi deducibili nell’esercizio in cui
sono state sostenute o in quote costanti nell’esercizio stesso e nei quattro successivi.
Le spese di pubblicità infatti sono per definizione quelle spese sostenute per diffondere il nome e
l’immagine dei prodotti dell’azienda e quindi incrementare le vendite.
In taluni casi le spese relative al sito web possono essere considerate anche spese di rappresentanza
poiché aumentano la visibilità dell’azienda nei confronti dei terzi.
Regole generali e particolari tipi di costi
In linea generale i costi sostenuti per la realizzazione del sito internet vengono capitalizzati a
condizione che forniscano futuri benefici economici all’azienda, che cambia così il suo modo di
operare per aumentare la sua efficienza e competitività.
I costi per la preparazione dei contenuti ed il loro inserimento nei server vanno iscritti in conto
economico nell’esercizio poiché la vita dei contenuti generalmente è molto breve.
Per quanto attiene invece ai costi di manutenzione e gestione del sito internet (hosting) vanno
iscritti in conto economico nell’esercizio poiché sono costi operativi ricorrenti e quindi di
competenza nell’esercizio.
Diversa attenzione bisogna prestare al costo del dominio internet. Il dominio internet è il nome che
contraddistingue in maniera univoca un server o un sito web e può essere acquisito esclusivamente
in concessione per l’utilizzazione e non in proprietà.
Le spese sostenute per l’utilizzo del dominio vanno capitalizzate alla voce B.I.4 e ammortizzate
come “Concessioni, licenze e simili”, mentre le altre spese sostenute in vista dell’acquisizione del
dominio, devono essere considerate costi pluriennali.
Nel caso in cui il dominio viene trattato come un marchio (e quindi registrato come tale), occorre
rispettarne la relativa normativa. La condizione per iscrivere un dominio internet come marchio in
bilancio è che lo stesso sia identificabile nel patrimonio aziendale e abbia piena individualità da
poterlo distinguere dall’azienda.
Fiscalmente, le quote di ammortamento dei marchi sono deducibili in misura non superiore ad 1/18
del costo sostenuto.
Aitor Cacciola 5CA – Esame di Stato 2011
- 19 -
Aitor Cacciola 5CA – Esame di Stato 2011
Occupazione
Nel settore terziario si include gli addetti, impiegati nell'e-commerce. In effetti è ben difficile disaggregare i dati, in quanto il normale impiegato o
commesso può avere anche funzioni rilevanti nell'attività di commercio elettronico. Si prenda come ulteriore esempio i magazzinieri che ovviamente
svolgono il loro servizio sia per i clienti fisici che per quelli virtuali. In seguito vi mostro una tabella dell'impiego nell'e-commerce redatta dalla ILO
(International Labour Organisation)
Countries: Employment in the informal economy in non-agricultural activities by component, both sexes, latest year available
Aitor Cacciola 5CA – Esame di Stato 2011
Breve dizionario inglese
Companies on the web
No company, however small, can afford not be on the Internet today. Companies spend a fortune
developing websites and registering them with the most important search engines to ensure that
when a potential custode searches the Internet for information about their products, their sites will
be listed along with the others related to the same keywords.
Commercial websites introduce the company and give information about where it is based, what
products it manufactures or what services it provides, contact names and numbers. Many websites
have a section with “FAQs” – Frequently Asked Questions. This section save the company from
having to give individual replies to the most common querce.
Many commercial websites are not for living information about the company, but for selling its
products. This type of activity is called e-commerce and nowdays there are companies that only
exist on the Internet: they do not have a physical points of sale where people can go to buy their
products.
E-commerce can be divided into different categories:
Consumer to consumer (C2C). This is when consumers use the Internet as an intermediary to sell
to each other and includes auction sites like Ebay.
Business to business (B2B). This describes the commercial transactions between a business and its
suppliers, distributors or retailers: all buying and selling where consumers are not involved.
Business to consumer (B2C). This i salso known as electronic retailing when businesses like
Amazon.com consumers. Some of the businesses may be dotcoms like Amazon, i.e. a company that
only exists on the Internet, but others may be “click and brick” businesses, traditional businesses
that have an Internet division for sales.
Mobile commerce (m-commerce). This uses mobile phones and wireless Internet access and is a
sector many believe will grow as technology becomes more sophisticated. Banking is increasingly
done via m-commerce and other key areas of activity for m-commerce include downloading music
or booking tickets.
- 21 -
Aitor Cacciola 5CA – Esame di Stato 2011
Bibliografia
 http://www.ecommerceland.com/history_ecommerce.html
 http://www.misterfisco.it/ebook/ebook2.asp?testo=11
 http://www.primaonline.it
 http://www.businessonline.it/
 http://www.cs.unibo.it/~margara/page2/page6/page25/assets/e-commerce.pdf
 http://laborsta.ilo.org/sti/DATA_FILES/20110610_Informal_Economy.pdf
 http://web.mclink.it/MC8216/dati/dati1.htm
 http://www.casaleggio.it/
 http://www.tommasofederici.it/tesiericerche/statob2c.pdf
 http://www.romaexplorer.it/marketing/e-commerce/leggi_internet.htm
 Good Practice in business – Autori: Heather Bedell, Carla Rho Fiorina, Denis
Delaney, Anna Bellini, Katy Miller
-23 -
Aitor Cacciola 5CA – Esame di Stato 2011
Conclusioni
Mi risulta difficile trarre delle conclusioni sul commercio elettronico, preferirei indicare dei punti
d'interesse, ed è per questa ragione che presenterò questo breve schema come conclusione.
 Storia ed evoluzione dell'e-commerce
Quali saranno le evoluzioni tecniche dell'e-commerce, soprattutto in termini di sicurezza?
Sarà forse come in quella pubblicità della Visa dove l'identificazione avviene attraverso la
pupilla? O chissà, forse controlleranno il DNA online?
 Geografia
Ovviamente, a parte l'evidente arretratezza dell'Italia (che speriamo di colmare), saranno
sicuramente i paesi che poco figurano nelle statistiche che ho riportato a diventare i protagonisti
dell'e-commerce. Penso alla Cina, all'India, al Brasile e a tutti gli altri paesi emergenti.
 Dal punto di vista giuridico si dovrà andare verso delle leggi e regole comuni, altrimenti vi
saranno delle grosse difficoltà.
 Da un punto di vista macroeconomico, i fattori in gioco sono molteplici:
i rischi per l'occupazione;
i limiti delle attuali strutture merci e comunicazioni;
la necessità di una generale formazione in campo informatico e le probabili ridistribuzioni
territoriali dei fattori produttivi;
 In quanto agli aspetti microeconomici, innanzitutto sarà necessaria una riorganizzazione
delle imprese:
l'ufficio preposto all'e-commerce avrà un'importanza crescente. Ed infine mi domando se la stessa
struttura della contabilità non dovrà essere riformata.
Aitor Cacciola 5CA – Esame di Stato 2011
- 22 -
Aitor Cacciola 5CA – Esame di Stato 2011

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  • 1.
  • 2. Indice Introduzione Descrizione La storia dell'e-commerce Diffusione geografica Aspetti tecnici Aspetti giuridici Problemi connessi Aspetti fiscali E-commerce e l'economia Macroeconomia Microeconomia Occupazione Breve dizionario inglese Conclusioni Bibliografia Pag. 1 Pag. 2 Pag. 3 Da pag. 4 a 8 Pag. 9 Pag. 10 -11 Pag. 12 Pag. 13 – 14 – 15 Da pag. 16 a 17 Pag.16 – 17 Pag. 18 – 19 Pag. 20 Pag. 21 Pag. 22 Pag. 23 Aitor Cacciola 5CA – Esame di Stato 2011
  • 3. Introduzione E' ormai da diversi anni che le mie scarpe preferite e biglietti per le serate in discoteca li compro online. Chiaramente è tutto molto più comodo è spesso risparmio parecchio ed così che mi sono guardato intorno ed ho visto che tanti amici e tanta gente più grande si comporta allo stesso modo. In effetti sembra che l'e-commerce abbia cambiato l'economia in modo consistente. Con questo mio piccolo lavoro cercherò di approfondire i temi relativi al commercio elettronico. Ho cominciato cercando, naturalmente, in internet ma ho trovato molta confusione tra messaggi pubblicitari e documenti vecchi di 10 anni mi è stato molto difficile arrivare a trovare qualcosa di utile. Così sono stato costretto, con difficoltà, a trovare documenti in altre lingue e in alcuni casi, ad affinare le mie rudimentali tecniche di ricerca per l'Italia. Questo mio lavoro non è per niente esaustivo, ma spero possa fornire un utile traccia su quello che rappresenta questa importante innovazione. - 1 - Aitor Cacciola 5CA – Esame di Stato 2011
  • 4. Cos'è l'e-commerce E-commerce è il termine inglese utilizzato per indicare il commercio elettronico e nello svolgimento di attività commerciali e di transazioni per via elettronica. Comprende diverse attività, tra cui la commercializzazione di beni e di servizi, l'effettuazione di operazioni finanziarie e di borsa, la distribuzione di contenuti digitali, vendite all'asta e vendite dirette al consumatore. Il commercio elettronico in genere si divide in diretto ed indiretto. In quello diretto tutte le fasi di transizione avvengono on-line (pagamento, ordine e la consegna in maniera elettronica). Si tratta quindi di cessioni di beni per via digitale come software, musica, e-book (libri digitali) ecc. Per quanto riguarda il commercio elettronico indiretto si intende quando la fase preliminare di ordine ed anche del pagamento avviene on-line, mentre il bene viene fisicamente consegnato all'acquirente. Si tratta quindi del commercio di prodotti tradizionali come cellulari, computers, vestiti... Le modalità del commercio elettronico più conosciute sono:  Business to Business (da azienda ad azienda) : transizioni commerciali fra imprese cui utilizzano la rete per inviare fatture, effettuare ordini ai propri fornitori e adempiere i pagamenti.  Business to Consumer (da azienda a consumatori) : transizioni con il consumatore finale ovvero la vendita elettronica al dettaglio. I soggetti coinvolti sono l'azienda la quale offre i propri prodotti ed il consumatore che intende acquistarli.  Consumer to Consumer (da consumatore a consumatore) : è un nuovo genere di commercio elettronico nato da poco tempo in cui gli utenti della rete si scambiano i prodotti. L'esempio più eclatante è Ebay, un sito web di vendita all'asta in cui gli utenti vendono prodotti.  Administration to Comunity (dalle amministrazioni pubbliche agli individui) : in questa modalità i soggetti che entrano in vicenda sono da una parte le amministrazioni pubbliche che offrono servizi on-line e dall'altra gli individui che possono usufruirne. Vantaggi per i consumatori e i venditori Chi acquista:  Comodità: non bisogna muoversi di casa per fare gli acquisti  Convenienza: ci sono vari promozioni e sconti sui prodotti.  Cortesia: i commessi virtuali trattano con dovuta cura i proprio clienti nell'intento di fidelizzarli.  Informazione: avere la possibilità di effettuare controlli sui vari forum e siti web ufficiali. Chi vende:  Economicità: non richiede grossi investimenti.  Flessibilità: è facile pianificare le vendite.  Visibilità: grandi quantità di visite e contatti ricevuti nella piazza di Internet. Aitor Cacciola 5CA – Esame di Stato 2011
  • 5. - 2 - Aitor Cacciola 5CA – Esame di Stato 2011
  • 6. La storia dell'e-commerce L'invenzione dell'e-commerce risale al vecchio concetto di "vendere e comprare", che divenne possibile nel 1991, quando Internet è stato reso accessibile all'uso commerciale. In un primo momento l'e-commerce nasce come processo di esecuzione delle transazioni commerciali elettroniche con l'ausilio delle tecnologie leader, tra cui Electronic Data Interchange (EDI) e Electronic Found Transfer (EFT) che diedero l'opportunità agli utenti di scambiare informazioni di business. La possibilità di utilizzare queste innovazioni apparse alla fine degli anni '70 e permise ad aziende e organizzazioni di inviare elettronicamente le documentazioni commerciali. Anche se Internet iniziò ad avere diffusione tra il grande pubblico nel 1994, ci vollero circa quattro anni per sviluppare i protocolli di sicurezza (ad esempio, HTTP) e DSL che permetteranno un rapido accesso alla connessione Internet. Nel 2000 un gran numero di società commerciali negli Stati Uniti e nell'Europa occidentale cominciarono a rappresentare i loro servizi nel World Wide Web. Da questo momento il termine e- commerce cominciò ad assumere tra la gente il significato di processo di acquisto di beni e servizi via Internet, tramite connessioni sicure e servizi di pagamento elettronico. Anche dopo il collasso delle dot-com nel 2000 , che portò al fallimento di molte imprese operanti nell'e-commerce tra cui dei rivenditori conosciuti, come il negozio alimentare online Webvan o le catene di supermercati Albertson e Safeway che furono le prime a consentire di acquistare generi alimentari online. Questa crisi avrà breve durata poiché nel 2001 nascerà la più grande forma di e- commerce, il “Business-to-Business” (B2B) , un modello da circa $ 700 miliardi di transizioni. I pilastri della storia commercio elettronico furono Amazon.com e Dell.com, due società che diedero inizio alle prime transazioni telematiche. Amazon.com, Inc. fu fondata nel 1994 da Jeff Bezos con sede a Seattle, Washington (USA). Il nome originale della società fu Cadabra.com, ma poco tempo dopo Bezos decise di rinominarlo in “Amazon” paragonandolo alla voluminosità del fiume brasiliano. All'inizio il sito vendeva semplicemente libri, ma col tempo la gamma di prodotti cominciò ad espandersi con l'aggiunta dell'elettronica, dei software, DVD, videogiochi, CD musicali, MP3, abbigliamento, calzature, prodotti sanitari, ecc. Inoltre l'azienda supporta e gestisce siti web retail per molte aziende famose, tra cui Marks & Spencer, Lacoste, l', NBA Bebe Stores, Target, ecc Lanciato nel 1994 come una pagina statica, Dell.com ha fatto passi rapidi, ed entro la fine del 1997 è stata la prima azienda a registrare un milione di dollari di vendite online. Strategia unica della società di vendita di merci sul World Wide Web senza negozi e senza intermediari è stato ammirato da un sacco di clienti e imitato da un gran numero di aziende e-commerce. Il fattore chiave del successo di Dell è Dell.com che consente ai clienti di scegliere e di controllare, cioè i visitatori possono navigare nel sito e assemblare i PC pezzo per pezzo scegliendo ogni singolo componente in base al loro budget e le esigenze. Secondo le statistiche, circa la metà degli utili della società proviene dal sito web. Nel 2007, la rivista Fortune ha classificato Dell come la 34 ° più grande azienda della lista Fortune 500 e 8 ° sulla sua annuale lista delle Top 20 le aziende di maggior successo e ammirati negli Stati Uniti nel riconoscimento del modello di business dell'azienda. Aitor Cacciola 5CA – Esame di Stato 2011
  • 7. - 3 - Aitor Cacciola 5CA – Esame di Stato 2011
  • 8. Diffusione Geografica Lo sviluppo dell'e-commerce è principalmente legata alla diffusione della rete internet nel mondo, che può essere verificata con i dati degli hostcount, degli host internet e dei siti web. Per hostcount s'intende un calcolo del numero di host internet, cioè di “indirizzi IP” permanenti e attivi, ovvero di nodi connessi alla rete, suddivisi per paese. (Sono una cosa diversa dai domain) Non c’è una correlazione diretta fra il numero di host e il numero di persone collegate alla rete in ciascun paese; il dato di hostcount è un indice rilevante del livello di attività nell’uso dell’internet. Naturalmente l’appartenenza al paese dipende da dove è registrata la proprietà del domain e non dalla collocazione fisica del “server”. Alcuni operatori, anche in Italia, usano domain “americani” (classificati come .com o .org o .net) ma questo fenomeno non ha dimensioni tali da modificare in modo rilevante il significato dei dati e i termini di confronto fra i diversi paesi. Tuttavia nell’analisi dei dati sono stati introdotti alcuni correttivi per neutralizzare l’effetto di questo fattore. Nel secondo semestre del 2006 la verifica del numero di host internet registrava, per l’unica volta in trent’anni, una diminuzione rispetto al periodo precedente. Ma si trattava solo di una differenza nel metodo di rilevazione riguardante gli Stati Uniti. In realtà la rete, anche in quel periodo, continuava crescere in tutto il mondo, con un andamento analogo a quello che si era rilevato negli anni precedenti (e, in alcune aree, più veloce). Host Internet 1991-2010 numero di milioni Il dato del 2006 è “ponderato” per correggere la differenza di calcolo nei dati “americani” La tendenza ha un andamento apparentemente semplice, ma in realtà è il risultato di diversi fattori in continua evoluzione. Perciò è difficile definire un “modello” di sviluppo. (Come è dimostrato dai fatti rispetto ai tentativi di prevederli – vedi “proiezioni”). Comunque la crescita continua a essere veloce. La dimensione complessiva delle attività internet è decuplicata in undici anni, mentre è raddoppiata negli ultimi cinque. Prima di proseguire con l’analisi basata sul numero di host internet, valutiamo brevemente un altro dato, che riguarda i siti web. Aitor Cacciola 5CA – Esame di Stato 2011
  • 9. - 4 - Su tutte le statistiche è sempre opportuno avere qualche dubbio, ma una valutazione credibile sembra quella pubblicata da Netcraft, che ha rilevato una forte crescita nel 2006-2008, ma si è trovato in difficoltà di rilevazione dei dati nel 2009-2010. Il totale ha superato i 300 milioni, ma con qualche problema come si vede in questo grafico. Siti web nel mondo 1991-2010 numero di milioni La linea rossa indica i siti che risultano “attivi”. I dati più recenti da questa fonte sono del maggio 2011. Il totale è decuplicato in dieci anni. È aumentato, però, il problema di un’alta percentuale di siti che non risultano “attivi”. Continua a crescere e sembra salita a più di due terzi del totale. Anche da altre fonti risulta che molte delle presenze web sono siti provvisori, incompleti, trascurati o scarsi di contenuti. (Il fenomeno si era accentuato con la “moda blog”, ora in declino, ma è sempre più diffuso anche in altri generi di attività come i social network). La situazione confusa nel 2009-2010 non era dovuta a una reale diminuzione del numero di siti, ma a problemi nel “contarli”. Alcune aggregazioni, prima non rilevabili, erano diventate “pubbliche” nel febbraio 2009, ma poi erano “scadute” o ritornate alla non verificabilità. Pare che ci siano stati crolli di grossi apparati di hosting non identificati. L’instabilità di quei sistemi e la discontinuità di molte iniziative avevano assunto dimensioni tali da confondere le valutazioni su larga scala. Questo disordine c’è sempre stato, ma si era accentuato con la più vasta diffusione di attività spesso di breve durata e rimangono abbandonate prima di avere una durevole identità. Infatti la “scomparsa” riguardava soprattutto i siti “non attivi”. A partire dalla seconda metà del 2010 i problemi di rilevazione dei dati sembrano risolti (o almeno ridotti a dimensioni che influiscono poco sull’andamento generale). Nel novembre 2010 il totale ha superato il “livello massimo” precedente, e la crescita continua (326 milioni nel maggio 2011). Si conferma che i “siti attivi” hanno risentito molto meno della “fase critica” con una minore, e più breve, “apparente diminuzione” nel 2009. Comunque è chiaro, anche in questo caso, che le tendenze devono sempre essere valutate su periodi più lunghi. Aitor Cacciola 5CA – Esame di Stato 2011
  • 10. - 5 - Per quanto riguarda l’Italia, è opportuna una certa cautela nella valutazione dei dati di crescita nel 2002-2006, che erano probabilmente “esagerati” rispetto a quelli di altri paesi. Ma c’è un reale cambiamento di tendenza, a partire dal 1999-2000, che risulta evidente da questo grafico: un confronto fra l’andamento di crescita del hostcount italiano e quello mondiale dal 1995 al 2010. Host Internet Italia e Mondo 1995-2010 numero di milioni (Prima del 1995 la crescita in Italia era più lenta della media mondiale) Quest’altro grafico mostra lo stesso andamento come percentuale dell’Italia rispetto al totale mondiale. Host internet italiani come % del totale mondiale 1992-2010 Per alcuni anni (anche prima del 1992) la crescita dell’internet in Italia aveva avuto uno sviluppo, in proporzione, analogo o inferiore alla media mondiale. Dopo una leggera crescita nel 1997 rimaneva quasi costante la percentuale dell’Italia rispetto al totale (fra 0,8 e 0,9 %). A partire dal 2000 c’è stato un cambiamento rilevante, e sembra che fino al 2008 l’attività online in Italia sia cresciuta più velocemente della media. Una diminuzione della percentuale nel 2009-2010 non è dovuta a un rallentamento dell’Italia, ma a una crescita più veloce in altri paesi. La tabella che segue raccoglie i hostcount dei 50 paesi (su 240) con più di 700.000 host internet. Aitor Cacciola 5CA – Esame di Stato 2011
  • 11. - 6 - Il quadro è in continua evoluzione. In anni recenti ci sono alcune notevoli variazioni, come la crescita della Francia (che per la prima volta nel 2004 aveva superato l’Australia e nel 2006 anche l’Olanda), della Polonia e più recentemente della Russia. In forte sviluppo l’America Latina (in particolare il Brasile) e alcuni paesi dell’Asia. Nel 2010 si rileva una forte accelerazione del Sudafrica (supera quello che era il totale nel continente nel 2009). Ma in ogni caso (e in ogni parte del mondo) gli assestamenti dovranno essere verificati nei prossimi anni. Un “improvviso” cambiamento nel 2007 è stato un enorme aumento del hostcount in Cina. Su “balzi” così sproporzionati è sempre necessario avere qualche dubbio. Una valutazione più significativa si potrà fare solo nei prossimi anni. Vedi, poco più avanti, altre osservazioni sugli sviluppi in Cina e in India. È interessante rilevare che ci sono, di nuovo, forti indici di crescita anche in paesi a densità molto elevata, e ciò conferma che siamo ancora lontani da ogni possibile “livello di saturazione”. Nel 1999 c’erano sei paesi nel mondo con più di un milione di host internet (di cui due in Europa). Nel 2000 erano dieci, nel 2001 tredici, nel 2002 diciassette. Nel 2003 sono saliti a venti, nel 2005 a ventisei, nel 2006 a trentaquattro, nel 2007 a trentasette, nel 2008 a trentanove, nel 2009 a quarantuno, nel 2010 a quarantacinque, di cui venticinque in Europa, dieci in Asia, sette nelle Americhe, due in Oceania e uno in Africa. I paesi con oltre tre milioni di host erano due nel 2001, otto nel 2003, tredici nel 2005, diciassette nel 2006 e sono trentuno (di cui sedici in Europa) nel 2010. Venti paesi sono oltre i cinque milioni (nove in Europa, è probabile che nel 2011 siano dieci). Oltre i dieci milioni sono diciassette, di cui otto in Europa. L’Italia ha superato il milione nel 2000, due milioni nel 2001, tre nel 2002, cinque nel 2003, dieci nel 2005 e venti nel 2009. Ci sono altre tre “nazioni” (se non si tiene conto dei confini politici) con più di venti milioni di host internet. C’è un documento che analizza la presenza online dei paesi di lingua spagnola e portoghese e dell’area etnica cinese. La comunità di lingua spagnola (di cui il un terzo è in Spagna e resto nell’America Latina) continua ad avere una forte crescita (ha superato i 10 milioni di host internet nel 2005 e i 40 milioni nel 2009). Ha una presenza importante anche l’area di lingua portoghese: la somma di Brasile e Portogallo (più alcuni altri paesi) ha superato i 20 milioni di host nel 2009. In anni recenti si era rilevato un minore sviluppo nell’area etnica cinese (la cui attività in rete era per il 96 % fuori dalla Cina continentale) ma da tre anni c’è una nuova evoluzione, perché sembra che l’attività in rete sia cresciuta anche in Cina. Nei due più grandi paesi del mondo l’attività in rete è sempre stata molto scarsa rispetto all’ampiezza della popolazione. Ci sono recenti segnali di cambiamento, ma finora i dati sono poco chiari e di difficile interpretazione. Per la prima volta nel 2002 la Cina (esclusa Hong Kong) era comparsa fra i paesi con più di 100.000 host internet. C’era stato, in quel periodo, un aumento rilevante rispetto agli anni precedenti, ma con una densità molto bassa rispetto alla popolazione (meno di 0,2 host per mille abitanti). Non si era rilevato uno sviluppo significativo dal 2004 al primo semestre del 2006. Nel 2007, per la prima volta, i dati segnalavano una forte crescita, con quasi due milioni di host internet in Cina. E poi, improvvisamente, sembravano saliti a più di dieci milioni e a 14 nel 2008 (ma con un minore sviluppo nei periodi seguenti). È probabile che il numero sia “sovrastimato” rimanendo comunque a un livello basso rispetto alla popolazione (13 host per mille abitanti). Continua a esserci in Cina una forte repressione dell’internet insieme a un rigido controllo e a una severa censura su tutti i mezzi di informazione e di comunicazione. In India si parla da molti anni di un impegno per una più ampia diffusione della rete, ma (nonostante la diffusa conoscenza dell’inglese e l’alto livello di cultura informatica in alcune parti del paese) lo sviluppo era rimasto molto limitato fino al 2004, quando si era verificato un forte aumento del hostcount (e, per la prima volta, l’India aveva superato la Cina). Aitor Cacciola 5CA – Esame di Stato 2011
  • 12. - 7 - Si è registrata un’ulteriore notevole crescita in India nel 2005-2006 (1.685.000 host nel 2006 rispetto a 838.000 nel 2005, 276.000 nel 2004 e 144.000 nel 2003). Lo sviluppo nel 2007-2010 appare molto “sottostimato” e perciò in questa analisi è stato provvisoriamente inserito un dato “arbitrario” che è probabilmente inferiore a una valutazione realistica dello sviluppo. Ma la densità rispetto alla popolazione è ancora molto bassa rispetto al potenziale che l’India potrebbe esprimere. La situazione è peggiore nel resto del “subcontinente” indiano (vedi l’analisi dei dati in Asia). Verifiche più significative della situazione in India (come in altri paesi) richiederanno un più lungo periodo, probabilmente alcuni anni. Aitor Cacciola 5CA – Esame di Stato 2011
  • 13. - 8 - Aitor Cacciola 5CA – Esame di Stato 2011
  • 14. Aspetti tecnici Per poter avviare un'attività di e-commerce è necessario dover acquistare un software che sia in grado di soddisfare le esigenze del venditore e del compratore. Prendiamo come esempio Shop Factory Total Care, un programma in grado di gestire numerosi servizi di e-commerce elencati di seguito:  Hosting gratuito: Total Care è distribuito con un pacchetto di hosting appositamente ideato per i negozi online ShopFactory. Comprende inoltre l'indirizzo Internet.  Assistenza postvendita: il pacchetto comprende l'assistenza illimitata. Se si hanno dei dubbi su come procedere o si ha bisogno di aiuto per qualunque versione di ShopFactory è sufficiente contattare e si avranno le risposte necessarie.  Aggiornamenti gratuiti: in continuo aggiornamento per poter soddisfare le esigenze nuove del mercato.  Transazioni di pagamento: si conforma alle normative sull'accettazione facilitata dei pagamenti online. Si possono accettare e combinare virtualmente qualunque metodo di pagamento e collegare a molti servizi per le transazioni di pagamento in tempo reale: da PayPal a Google Checkout e altri ancora. Le statistiche dimostrano chiaramente che offrendo ai clienti i metodi di pagamento più popolari, si avrà un incremento delle vendite di almeno 10%. Permette perfino di indirizzare i clienti verso i metodi di pagamento preferiti dal venditore, consentendo di inserire spese aggiuntive per i metodi più onerosi.  Gestione degli ordini: la posta elettronica ormai non è considerata un servizio affidabile (gli studi evidenziano che oltre il 5% di tutte le email inviate non arriva mai a destinazione), per questo Total Care consente di memorizzare e gestire gli ordini online; accessibile da qualunque parte del mondo. Per tale motivo Shop Factory collabora con GlobeCharge (fornitore leader dei servizi di gestione online degli ordini).  Gestione delle frodi: il sistema di protezione antifrode di GlobeCharge, compreso nel pacchetto Total Care, consente di ridurre al minimo l'impatto che eventuali ordini fraudolenti possono avere sulla tua attività. GlobeCharge permette di controllare la sicurezza delle attività aiutando a identificare gli ordini potenzialmente fraudolenti prima di gestirli. Sarà inviato un messaggio in presenza di un possibile ordine fraudolento. Quindi si potrà esaminarlo prima di evaderlo o effettuare ulteriori controlli di sicurezza, come ad esempio chiamare il cliente. Si possono inoltre bloccare gli ordini provenienti da paesi specifici o quelli che corrispondono a specifici profili di rischio prima del passaggio alla procedura automatica di pagamento. Questo consente di tagliare le spese bancarie sui rimborsi dovuti in caso di accettazione di una carta di credito rubata. - 9 - Aitor Cacciola 5CA – Esame di Stato 2011
  • 15. Aspetti giuridici L’e-commerce è sottoposto ad alcuni vincoli giuridici che devono essere osservati diligentemente. Innanzitutto, occorre seguire le prescrizioni indicate dal decreto legislativo 1 marzo 1998, n. 114, infatti, l’articolo 18 prevedendo la "vendita per corrispondenza, televisione o altri sistemi di comunicazione", comprende tutte le ipotesi di vendita al dettaglio attraverso un sito Internet. La norma precisa che, per avviare l’attività di commercio via internet, si deve dare comunicazione preventiva al Comune nel quale l'esercente ha la residenza, se persona fisica, o nel quale è fissata la sede legale, se persona giuridica. Trascorsi 30 giorni dal ricevimento della comunicazione da parte del comune, qualora non sia pervenuto parere ostativo, l’attività può essere iniziata, sulla base del "silenzio assenso". I CONTRATTI Particolare attenzione si deve porre, poi, alle norme che disciplinano i contratti necessari per svolgere la nuova attività di commercio elettronico e alle implicazioni legali che ne conseguono. L'art. 15, comma 2, della legge 15 marzo 1997, n 59 attribuisce valore legale ad ogni effetto ai documenti, agli atti, ai dati, ai contratti formati dai privati e dalla pubblica amministrazione mediante strumenti informatici, trasmessi per via telematica e redatti con formalità previste dal regolamento attuativo della stessa legge. In attuazione della legge 59/97, infatti, è stato emanato il D.P.R. 10 novembre 1997 n. 513 denominato Regolamento, contenente i criteri e le modalità per la formazione, l'archiviazione e la trasmissione di documenti informatici. L'articolo 11 di tale regolamento indica i criteri giuridici oggettivi che dovranno possedere i documenti informatici e le modalità a cui i contratti di compravendita dovranno essere sottoposti: "I contratti stipulati con strumenti informatici o per via telematica mediante l'uso della firma digitale secondo le disposizioni del presente regolamento sono validi e rilevanti a tutti gli effetti di legge"; e il comma 2 stabilisce che "ai contratti indicati al comma 1 si applicano le disposizioni previste dal decreto legislativo 15 gennaio 1992, n. 50". Affinché ai contratti telematici sia riconosciuta validità giuridica, occorre: •Che al cliente venga consentito di utilizzare il sistema solo in modalità dimostrativa, così da non compiere inavvertitamente operazioni che lo potrebbero giuridicamente vincolare; •Che sia prevista su ogni pagina visualizzata la possibilità di abbandonare la stipulazione e di cancellare i dati fino a quel momento inseriti; •Fare in modo che il cliente dia inequivocabilmente il proprio consenso; •Accertarsi dell’identità del cliente. Il contratto online si considera concluso quando il destinatario del servizio ha ricevuto dal fornitore, per via elettronica, l’avviso di ricevimento (cioè la ricevuta di ritorno) dell’accettazione dell’ordine. - 10 - Aitor Cacciola 5CA – Esame di Stato 2011
  • 16. PRESCRIZIONI E DIVIETI Per quanto riguarda le prescrizione e i divieti cui è tenuto l’aspirante venditore in rete occorre fare riferimento congiunto ai decreti legislativi 50/1992, 114/98 e 185/1999. Il D.Lgs. 15/1/1992 n. 50 , in attuazione della direttiva 85/577/CEE in materia di contratti negoziati fuori dei locali commerciali e il D.lgs 22/5/99 n 185, in attuazione della direttiva 97/7/CE, relativa alla tutela dei consumatori in materia di contratti stipulati a distanza, sono certamente da applicarsi a quelle "forme particolari di vendita", tra cui sono compresi i contratti stipulati mediante l'uso di strumenti informatici e telematici; infatti, lo stesso decreto 114/98 stabilisce l’estensione al commercio via internet delle disposizioni previste dal decreto legislativo 50/92, in materia di contratti negoziati fuori dei locali commerciali. Il decreto del 1998, inoltre vieta l'invio di prodotti al consumatore, se non a seguito di specifica richiesta, consentendo, però, l'invio di campioni di prodotti o di omaggi, purché non comportino spese o vincoli per il consumatore. I TEMPI DI ESECUZIONE DEGLI ORDINI ED IL DIRITTO DI RECESSO I decreti legislativi 50/92 e 185/99 prevedono particolari oneri informativi a carico del venditore e la possibilità per il compratore di esercitare il diritto di recesso senza alcuna penalità e senza dover fornire spiegazioni. In particolare, secondo il D. Lgs. 185/99 il venditore dovrà assolvere a precisi obblighi di informativa nei confronti del consumatore in tempo utile e comunque prima della conclusione di qualsiasi contratto a distanza, riguardanti l'identità del fornitore (incluso il suo indirizzo geografico), le caratteristiche essenziali del prodotto o del servizio, le modalità di consegna e impiego, il tipo di pagamento e il prezzo comprensivo di tasse, le imposte e le spese di consegna, la durata della validità dell'offerta e del prezzo e altri dettagli. Inoltre dovrà fare in modo che il consumatore, entro il momento dell'esecuzione del contratto, riceva la conferma per iscritto (o su altro supporto duraturo a disposizione e accessibile da parte del consumatore) di tutte le informazioni. Per quanto riguarda l'esecuzione dell'ordine, salvo diverso accordo tra le parti, il fornitore deve eseguire l'ordinazione entro 30 giorni a decorrere dal giorno successivo a quello in cui il consumatore ha trasmesso la richiesta, mentre i termini utili per poter esercitare il diritto di recesso è di dieci giorni. LA SCELTA DEL FORO COMPETENTE La competenza territoriale per le controversie sui contratti e-commerce è del giudice civile "del luogo di residenza o del domicilio del consumatore, se ubicati nel territorio dello stato". I contratti stipulati via internet presentano tuttavia la difficoltà dell’identificazione del domicilio "tradizionale", che potrebbe essere in qualsiasi parte del mondo. Non ha senso fare riferimento al computer sul quale risiede il sito come luogo di residenza, né all’indirizzo elettronico attivato presso un provider. Per stabilire la competenza territoriale, in caso di controversie, è necessario fare riferimento al domicilio e alla residenza fisica del consumatore. Per maggiori informazioni giuridico fiscali: - 11 - Aitor Cacciola 5CA – Esame di Stato 2011
  • 17. Problemi connessi Naturalmente anche questa grandissima innovazione come tante che sono state inventate nella storia presenta dei difetti, che col tempo si stanno cercando di migliorare. Di seguito vi elenchiamo i principali problemi che si possono riscontrare per i consumatori e i venditori. Chi acquista:  Assenza di dimostrazione pratiche riguardanti il bene o il servizio  Impossibilità del possesso immediato  Mancanza del contatto diretto Chi vende:  Sottovalutazione dei tempi richiesti per il raggiungimento degli obiettivi aziendali  Incapacità di prevedere le reazioni nell'ambiente in cui opera l'impresa  Difetti di comprensione del comportamento della clientela I dubbi da parte della gente nascono anche per le modalità di pagamento da effettuare online, infatti nella maggioranza dei casi viene richiesto l'uso di carte di credito e molte persone giustamente temono di subire furti o frodi. Per questo sono stati creati dei protocolli per garantire la sicurezza delle transazioni, tra cui i due più diffusi:  TLS ( Transport Layer Security ): è il successore di SSL ( protocollo a livello utente che permette di proteggere segretezza , l'integrità e l'autenticità dei dati trasmessi tra due entità distinte su computer ). E' un protocollo crittografico che permette di comunicare attraverso una rete TCP/IP in modo tale da prevenire la manomissione dei dati, la falsificazione e l'intercettazione. Il funzionamento di questo protocollo è simile al SSL. E' stato migliorato con l'aggiunta di più Alert ad Alert Protocol, certificati di verifica e altri componenti di sicurezza. Ad oggi quindi è sicuramente il sistema più usato.  SET ( Secure Electronic Transiction ): è un protocollo standard per rendere sicure le transazioni con carta di credito su reti insicure quali Internet. E' stato sviluppato da Visa e Master Card ed alcune altri aziende quali la Microsoft, IBM e Netscape a partire dal 1996. Le fasi previste dallo standard sono: 1. Registrazione del possessore della carta di credito; 2. Registrazione del commerciante ; 3. Sottomissione di un ordine; 4. Autorizzazione del pagamento. Le prime due fasi sono eseguite una volta sola e indipendentemente dalle due parti. - 12 - Aitor Cacciola 5CA – Esame di Stato 2011
  • 18. Aspetti fiscali Disciplina comunitaria La Commissione europea ha iniziato a manifestare il proprio interesse per le problematiche fiscali correlate al commercio elettronico sin dal momento in cui lo sviluppo di tale tipologia di transizioni ha cominciato a svilupparsi in maniera significativa. L'intento a livello comunitario è quello di addivenire ad un sistema impositivo il più neutrale possibile, che, nel contempo, non avvantaggi né ostacoli lo sviluppo dell'e-commerce. Con specifico riferimento all'IVA, la direttiva 2002/38/CE ha introdotto un regime speciale per le operazioni di commercio elettronico diretto poste in essere da operatori non comunitari, il cui finire era quello di garantire il corretto funzionamento del mercato interno, previa eliminazione delle distorsioni esistenti e contestuale introduzione di nuove norme armonizzate per l'attività in discorso. Alla luce di ciò, è parso opportuno che servizi prestati tramite mezzi elettronici da paesi terzi a persone stabilite nella Comunità o dalla Comunità a destinatari stabiliti in paesi terzi fossero assoggettati ad imposizione nel luogo del beneficiario dei servizi (ovvero nel paese di destinazione). La direttiva in discorso propugna, infine, l'applicazione di un regime particolare, secondo il quale gli operatori extra-UE possono optare, qualora non siano altrimenti identificati a fini fiscali nel territorio comunitario, per l'identificazione in uno Stato membro. Disciplina fiscale del commercio elettronico indiretto Le operazioni interne Per quanto riguarda le operazioni di commercio elettronico indiretto effettuate tra soggetti entrambi residenti nel territorio italiano, ivi incluse le stabili organizzazioni in Italia di soggetti non residenti, la disciplina Iva applicabile è quella delineata in via generale delle disposizioni contenute nel DPR n.633 del 1972. Le operazioni in esame, essendo equiparate alle vendite per corrispondenza, non sono soggette all'obbligo di certificazione mediante emissione di fattura né all'obbligo di certificazione mediante emissione di scontrino fiscale o di ricevuta. Le operazioni intracomunitarie Le operazioni di commercio elettronico indiretto che hanno luogo tra soggetti residenti in due Paesi diversi, entrambi appartenenti all'Unione Europea, sono soggette alla disciplina IVA applicabile alle operazioni intracomunitarie, contenute negli articoli 40, comma 4, lettera b (acquisti comunitari), e 41, comma 1, lettera b (cessioni comunitarie), del D.L. n. 331 del 1993. - 13 - Aitor Cacciola 5CA – Esame di Stato 2011
  • 19. Il primo dei citati articoli, rubricato “Territorialità delle operazioni intracomunitarie”, prevede che le disposizioni di cui al precedente comma 3 non trovino applicazione, inter alia,<< alle cessioni di beni, diversi da quelli soggetti ad accisa, effettuate nel territorio dello Stato, fino ad un ammontare nel corso dell'anno solare non superiore a lire 54 milioni (rectius € 27.888,67) e sempreché tale limite non sia stato superato nell'anno precedente >>. Sono fatte, comunque, salve le cessioni di cui al medesimo comma 3 effettuate da parte di soggetti passivi in altro Stato membro che abbiano optato per l'applicazione dell'imposta nel territorio dello Stato. Il sopra citato comma 3 dell'articolo in discorso prevede, infatti, in deroga all'articolo 7, secondo comma del DPR 633/72, che << si considerano effettuate nel territorio dello Stato le cessioni in base a cataloghi, per corrispondenza e simili, di beni spediti o trasportati nel territorio dello Stato dal cedente o per suo conto da altro Stato membro nei confronti di persone fisiche non soggetti d'imposta ovvero di cessionari che non hanno optato per l'applicazione dell'imposta sugli acquisti intracomunitari ai sensi dell'articolo 38, comma 6, ma con esclusione in tal caso delle cessioni di prodotti soggetti ad accisa >>. Nel caso, invece, i beni ceduti, siano importati dal cedente in altro Stato membro, gli stessi si considerano spediti o trasportati dal territorio di tale ultimo Stato. L'art. 41, comma 1, lettera b, del D.L. n.331 del 1993, intitolato “Cessioni intracomunitarie non imponibili”, statuisce che sono da considerarsi non imponibili << le cessioni in base a cataloghi, per corrispondenza e simili, di beni diversi da quelli soggetti ad accisa, spediti o trasportati dal cedente o per suo conto nel territorio di altro Stato membro nei confronti di cessionari ivi non tenuti ad applicare l'imposta sugli acquisti intracomunitari e che hanno optato per l'applicazione della stessa >>. Tale disposizione non trova, peraltro, applicazione nel caso in cui l'ammontare delle cessioni effettuate in un altro Stato membro non ha superato nell'anno solare precedente né supera in quello in corso lire 154 milioni (rectius € 79.534,36), ovvero l'eventuale minore ammontare al riguardo stabilito da questo Stato. In tale ultimo caso è, però, ammessa l'opzione per l'applicazione dell'imposta nell'altro Stato membro, previa comunicazione all'ufficio, da effettuarsi nella dichiarazione IVA relativa all'anno precedente, ovvero nella dichiarazione di inizio dell'attività, comunque in data anteriore a quella di effettuazione della prima operazione non imponibile. Le operazioni internazionali Per quanto riguarda le operazioni di commercio elettronico aventi ad oggetto beni proveniente da Stati non appartenenti all'Unione Europea, ovvero beni ceduti da soggetti italiani ad acquirenti residenti in Paesi non comunitari, si rendono applicabili le disposizioni previste dagli artt, 67 e ss. del DPR n. 633/72 per le importazioni, e dell'articolo 8 del medesimo decreto per le esportazioni. Pertanto, se il bene acquistato proviene da un Paese non appartenente all'Unione Europea, si configura un'importazione e l'IVA, applicata in dogana, dovrà essere assolta congiuntamente alle imposte doganali. Quanto sopra indipendentemente del fatto che l'acquirente sia o meno soggetto passivo IVA. Disciplina fiscale del commercio elettronico diretto La direttiva n. 2002/38/CE, recepita nel nostro ordinamento con il D. Lgs. 1° Agosto 2003, n.273, stabilisce, inoltre, che le operazioni di commercio elettronico diretto trova sempre l'applicazione dell'imposta seconde le aliquote ordinarie previste dai singoli Stati membri. - 14 - Aitor Cacciola 5CA – Esame di Stato 2011
  • 20. La possibilità dell'identificazione è riservata agli operatori stabiliti fuori dal territorio della Comunità Europea, che effettuano le operazioni, qualificabili come di “commercio elettronico diretto”, in ambito comunitario e nei confronti di consumatori privati. A tal fine, l'operatore extracomunitario deve presentare un'apposita dichiarazione di inizio attività, con contenuto predefinito, cui deve essere allegata un'autocertificazione dalla quale si evinca che il richiedente non sia già identificato in un altro Stato membro. All'operatore extra-UE così identificatosi sono richiesti svariati adempimenti contabili (es. conservazione per dieci anni dei documenti e dei dati informatici relative alle transazioni, certificazione mediante fattura, presentazione di una dichiarazione trimestrale, ecc.). - 15 - Aitor Cacciola 5CA – Esame di Stato 2011
  • 21. E-commerce e l'economia Macroeconomia Le aziende credono nell’e-business, ne intensificano l’utilizzo ed in particolare i tassi di crescita maggiori si registrano nel CRM (Customer Relationship Management, ovvero la gestione delle relazioni con il cliente), web marketing, social media marketing e attività su mobile (35%). “L’Osservatorio italiano dell'e-business conferma come il Web sia sempre più l’ambiente in cui il consumatore matura la decisione di acquisto e l’importanza crescente degli strumenti di condivisione e socializzazione dell’informazione nel processo di scelta del prodotto o servizio”, spiega Fabrizio Angelini Amministratore Delegato di Demoskopea. Il 67% dei navigatori effettua almeno un acquisto on line al mese mentre l’81% svolge attività sui social network (il 31% ogni giorno). I Social Media sono sempre più importanti anche per attività di info-commerce, infatti le aziende allocano mediamente il 5% del budget di marketing sui social media. Circa la metà di queste apre una pagina su Facebook e addirittura il 58% sviluppa azioni di fidelizzazione considerando anche la creazione di gruppi di discussione o la pubblicità sui social media. Del resto è sempre in crescita la gente che dichiara di avere un account su Facebook e di questi circa il 27% è fan di un’azienda, connettendosi alla pagina in media 10 volte al mese. Anche in Facebook i fan delle aziende cercano prevalentemente informazioni commerciali (novità di prodotto e servizio, sconti, indicazioni sui punti di vendita) e in misura minore informazioni legate alla condivisione di interessi o al senso di appartenenza alla comunità. Il Web Marketing cresce continuamente e come conseguenza aumentano le società e che svolgono questo tipo di attività; all’interno del segmento crescono tutti i dati, ancora prevalente, anche se di poco, il display advertising (annunci pubblicitari), segue il marketing su Google con l’ottimizzazione del sito per i motori di ricerca , si inseriscono sempre di più i video caricati dal delle aziende su Youtube. Per quanto riguarda il CRM, la maggioranza delle aziende dichiara di aver contattato i clienti utilizzando in modo articolato più canali multimediali sfruttando anche quelli più innovativi come Facebook e Twitter. Negli ultimi anni si registra una generale diminuzione delle barriere all’acquisto online, soprattutto per ciò che concerne la paura delle frodi informatiche e il pericolo di clonazione delle carte di credito. Cresce a quasi l’11% l’incidenza media dell’e-commerce sul totale delle entrate nelle imprese e addirittura del 16 % per quelle che operano nel settore dei servizi. Anche le attività riguardanti il Mobile registrano una crescita inarrestabile circa del 41%, difatti i consumatori si collegano ad internet da device mobili facendo registrare tassi di attività generalmente più alti di coloro che si collegano da postazioni fisse e una decisamente maggiore propensione ad acquistare online. Emerge che ben il 27% delle aziende ha già sviluppato un’applicazione mobile , dove il mondo Apple è in assoluto il più curato (seguono: Windows mobile, Android e Symbian). Aitor Cacciola 5CA – Esame di Stato 2011
  • 22. - 16 - E-commerce in Italia e in Europa: A contribuire alla crescita dell’e-commerce è stata essenzialmente la recessione, che ha spinto i consumatori a cercare i prezzi più convenienti, cosa che il web offre. In Francia le vendite sono salite del 33% a 24,7 miliardi, in Gran Bretagna 42,7 miliardi e in Germania a 33,4 miliardi e in tutti e tre questi paesi le previsioni parlano di ulteriori miglioramenti per quest’anno. L'Italia, insieme alla Spagna, non figura nelle posizioni alte di questa classifica e la spiegazione deriva dal fatto che in questi paesi mancano sia un sistema di consegna rapido ed efficace sia la cultura della vendita a distanza. L'e-commerce ha ormai toccato il 9,5% delle vendite in Gran Bretagna, il 6,9% in Germania e il 4,9% in Francia, mentre in Spagna questa percentuale si abbassa all'1% e in Italia addirittura allo 0,8%. Le enormi differenze di dimensione e di crescita del commercio elettronico vengono anche spiegate con il tasso di collegamento alla rete: in questo caso sono Olanda e molti Paesi nordici a guidare questa classifica con l'80%, mentre al 62% vi è l' Italia, la Polonia e la Spagna ancora in ritardo con tassi ancor più bassi. Nel primo trimestre del 2010 si è pero registrata un aumento delle transazioni online. A trainare la ripresa del settore è stato decisamente l'abbigliamento che ha registrato un più 51%. Secondo quanto emerge dalla ricerca condotta dall'Osservatorio E-Commerce B2c Netcomm e presentata alla Borsa di Milano in occasione dell'e-Commerce Forum 2010, la crescita del settore riguarda tutti i comparti: incrementi a doppia cifra, infatti, sono stati registrati da informatica e elettronica, turismo, editoria, musica e audiovisivi, e assicurazioni. Le aziende italiane hanno dichiarato un crescente impiego di strumenti di e-Business, infatti da una media di 4 strumenti digitali utilizzati nel 2009 si è passati a 7 nel 2011. Anche le attività dei navigatori aumentano, passando nell’ultimo anno mediamente da 10 a 12. In Europa la vendita on line è diventata ormai un settore fondamentale dell’economia in particolare in Gran Bretagna, Germania e Francia. A gennaio 2011 sono 270 milioni gli europei che hanno visitato un sito e-commerce, pari al 74,5% di tutti gli utenti on line. Il mercato più attivo è il Regno Unito dove l’89,4% dei navigatori ha visitato un sito e-commerce durante il mese con un aumento 6,3% sullo scorso anno. Le economie di scala dovute alla gestione della logistica, la promozione ed il servizio al cliente hanno creato una forte concentrazione del mercato. Il principale operatore è la statunitense Amazon con 9,36 miliardi di euro fatturati nel 2010 in Europa con una crescita del 39,7% sull’anno precedente. Segue in classifica la tedesca Otto group (3,83 miliardi di euro) e la britannica Tesco (3,15 miliardi di euro). - 17 - Aitor Cacciola 5CA – Esame di Stato 2011
  • 23. Microeconomia Il trattamento contabile e fiscale dei siti internet Sempre più spesso le aziende e gli studi professionali si dotano di siti internet dedicati per pubblicizzare la propria attività e affiancare l’uso di internet alle tradizionali forme commerciali e pubblicitarie tradizionali oppure, sempre più spesso, per ampliare l’attività stessa sul web. Un sito web è un insieme di pagine internet correlate tra loro, visibili da chiunque, e raggiungibili tramite un indirizzo internet, che presentano una struttura ipertestuale che permettono diversi gradi di interazione (dalla semplice visualizzazione di informazioni relative all’azienda all’e-commerce e ai servizi vari). La realizzazione di un sito web comporta il sostenimento di un investimento più o meno variabile e cospicuo, a seconda dello scopo che l’azienda o lo studio professionale intende raggiungere. Possiamo quindi distinguere tre usi comuni di siti web, che rilevano anche agli effetti contabili e fiscali:  Sito pubblicitario: permette di presentare l’offerta di beni e servizi dell’azienda, salvo poi invitare l’utente a contattare l’azienda al recapito fisico per gli acquisti;  Sito e-commerce: consente l’acquisto di beni e/o servizi direttamente on-line, consentendo sia la visualizzazione dell’offerta aziendale che la possibilità di acquistare beni e servizi, attraverso una piattaforma di e-commerce completa che permette la gestione di molteplici informazioni ed il trattamento di una certa quantità di dati e informazioni;  Sito vetrina:si limita a indicare i beni e servizi forniti dall’azienda e i recapiti per raggiungerla fisicamente. Profilo giuridico e trattamento contabile Ai sensi dell’articolo 2575 del Codice Civile, un sito internet può essere annoverato tra le opere dell’ingegno di carattere creativo, così come il software, dato che è il risultato di una creazione intellettuale originale dell’autore. Qualora il sito internet sia stato realizzato per sviluppare l’attività commerciale dell’azienda nel web, è evidente come il sito non potrà che appartenere al primo punto (sito e-commerce) e pertanto i costi sostenuti saranno trattati come oneri pluriennali. Ciò è dovuto al fatto che il costo di realizzazione del sito web ha la stessa natura del software e quindi costituisce un’attività immateriale dato che questo tipo di costi hanno il requisito della identificabilità e sono portatori di futuri benefici economici per l’azienda, a patto che vengano soddisfatte le condizioni per l’iscrizione tra le attività ed i costi misurati in modo attendibile. Secondo il principio contabile OIC (Organismo Italiano di Contabilità) n. 24 gli oneri pluriennali del sito internet vanno iscritti nello stato patrimoniale tra i beni immateriali soggetti a tutela giuridica e devono essere classificati tra le immobilizzazioni immateriali nella voce B.I.3 “Diritti di brevetto industriale e utilizzazione delle opere dell’ingegno”. Aitor Cacciola 5CA – Esame di Stato 2011
  • 24. - 18 - L’articolo 103 comma 1 del TUIR dispone invece che le quote di ammortamento del costo dei diritti di utilizzazione di opere dell’ingegno sono deducibili in misura non superiore al 50% del costo purché ovviamente il bene stesso partecipi al processo produttivo in modo duraturo. Nel caso in cui il sito web si limiti ad illustrare l’azienda o i suoi prodotti e servizi, dette spese sostenute potranno essere trattate come spese di pubblicità e quindi deducibili nell’esercizio in cui sono state sostenute o in quote costanti nell’esercizio stesso e nei quattro successivi. Le spese di pubblicità infatti sono per definizione quelle spese sostenute per diffondere il nome e l’immagine dei prodotti dell’azienda e quindi incrementare le vendite. In taluni casi le spese relative al sito web possono essere considerate anche spese di rappresentanza poiché aumentano la visibilità dell’azienda nei confronti dei terzi. Regole generali e particolari tipi di costi In linea generale i costi sostenuti per la realizzazione del sito internet vengono capitalizzati a condizione che forniscano futuri benefici economici all’azienda, che cambia così il suo modo di operare per aumentare la sua efficienza e competitività. I costi per la preparazione dei contenuti ed il loro inserimento nei server vanno iscritti in conto economico nell’esercizio poiché la vita dei contenuti generalmente è molto breve. Per quanto attiene invece ai costi di manutenzione e gestione del sito internet (hosting) vanno iscritti in conto economico nell’esercizio poiché sono costi operativi ricorrenti e quindi di competenza nell’esercizio. Diversa attenzione bisogna prestare al costo del dominio internet. Il dominio internet è il nome che contraddistingue in maniera univoca un server o un sito web e può essere acquisito esclusivamente in concessione per l’utilizzazione e non in proprietà. Le spese sostenute per l’utilizzo del dominio vanno capitalizzate alla voce B.I.4 e ammortizzate come “Concessioni, licenze e simili”, mentre le altre spese sostenute in vista dell’acquisizione del dominio, devono essere considerate costi pluriennali. Nel caso in cui il dominio viene trattato come un marchio (e quindi registrato come tale), occorre rispettarne la relativa normativa. La condizione per iscrivere un dominio internet come marchio in bilancio è che lo stesso sia identificabile nel patrimonio aziendale e abbia piena individualità da poterlo distinguere dall’azienda. Fiscalmente, le quote di ammortamento dei marchi sono deducibili in misura non superiore ad 1/18 del costo sostenuto. Aitor Cacciola 5CA – Esame di Stato 2011
  • 25. - 19 - Aitor Cacciola 5CA – Esame di Stato 2011
  • 26. Occupazione Nel settore terziario si include gli addetti, impiegati nell'e-commerce. In effetti è ben difficile disaggregare i dati, in quanto il normale impiegato o commesso può avere anche funzioni rilevanti nell'attività di commercio elettronico. Si prenda come ulteriore esempio i magazzinieri che ovviamente svolgono il loro servizio sia per i clienti fisici che per quelli virtuali. In seguito vi mostro una tabella dell'impiego nell'e-commerce redatta dalla ILO (International Labour Organisation) Countries: Employment in the informal economy in non-agricultural activities by component, both sexes, latest year available Aitor Cacciola 5CA – Esame di Stato 2011
  • 27. Breve dizionario inglese Companies on the web No company, however small, can afford not be on the Internet today. Companies spend a fortune developing websites and registering them with the most important search engines to ensure that when a potential custode searches the Internet for information about their products, their sites will be listed along with the others related to the same keywords. Commercial websites introduce the company and give information about where it is based, what products it manufactures or what services it provides, contact names and numbers. Many websites have a section with “FAQs” – Frequently Asked Questions. This section save the company from having to give individual replies to the most common querce. Many commercial websites are not for living information about the company, but for selling its products. This type of activity is called e-commerce and nowdays there are companies that only exist on the Internet: they do not have a physical points of sale where people can go to buy their products. E-commerce can be divided into different categories: Consumer to consumer (C2C). This is when consumers use the Internet as an intermediary to sell to each other and includes auction sites like Ebay. Business to business (B2B). This describes the commercial transactions between a business and its suppliers, distributors or retailers: all buying and selling where consumers are not involved. Business to consumer (B2C). This i salso known as electronic retailing when businesses like Amazon.com consumers. Some of the businesses may be dotcoms like Amazon, i.e. a company that only exists on the Internet, but others may be “click and brick” businesses, traditional businesses that have an Internet division for sales. Mobile commerce (m-commerce). This uses mobile phones and wireless Internet access and is a sector many believe will grow as technology becomes more sophisticated. Banking is increasingly done via m-commerce and other key areas of activity for m-commerce include downloading music or booking tickets. - 21 - Aitor Cacciola 5CA – Esame di Stato 2011
  • 28. Bibliografia  http://www.ecommerceland.com/history_ecommerce.html  http://www.misterfisco.it/ebook/ebook2.asp?testo=11  http://www.primaonline.it  http://www.businessonline.it/  http://www.cs.unibo.it/~margara/page2/page6/page25/assets/e-commerce.pdf  http://laborsta.ilo.org/sti/DATA_FILES/20110610_Informal_Economy.pdf  http://web.mclink.it/MC8216/dati/dati1.htm  http://www.casaleggio.it/  http://www.tommasofederici.it/tesiericerche/statob2c.pdf  http://www.romaexplorer.it/marketing/e-commerce/leggi_internet.htm  Good Practice in business – Autori: Heather Bedell, Carla Rho Fiorina, Denis Delaney, Anna Bellini, Katy Miller -23 - Aitor Cacciola 5CA – Esame di Stato 2011
  • 29. Conclusioni Mi risulta difficile trarre delle conclusioni sul commercio elettronico, preferirei indicare dei punti d'interesse, ed è per questa ragione che presenterò questo breve schema come conclusione.  Storia ed evoluzione dell'e-commerce Quali saranno le evoluzioni tecniche dell'e-commerce, soprattutto in termini di sicurezza? Sarà forse come in quella pubblicità della Visa dove l'identificazione avviene attraverso la pupilla? O chissà, forse controlleranno il DNA online?  Geografia Ovviamente, a parte l'evidente arretratezza dell'Italia (che speriamo di colmare), saranno sicuramente i paesi che poco figurano nelle statistiche che ho riportato a diventare i protagonisti dell'e-commerce. Penso alla Cina, all'India, al Brasile e a tutti gli altri paesi emergenti.  Dal punto di vista giuridico si dovrà andare verso delle leggi e regole comuni, altrimenti vi saranno delle grosse difficoltà.  Da un punto di vista macroeconomico, i fattori in gioco sono molteplici: i rischi per l'occupazione; i limiti delle attuali strutture merci e comunicazioni; la necessità di una generale formazione in campo informatico e le probabili ridistribuzioni territoriali dei fattori produttivi;  In quanto agli aspetti microeconomici, innanzitutto sarà necessaria una riorganizzazione delle imprese: l'ufficio preposto all'e-commerce avrà un'importanza crescente. Ed infine mi domando se la stessa struttura della contabilità non dovrà essere riformata. Aitor Cacciola 5CA – Esame di Stato 2011
  • 30. - 22 - Aitor Cacciola 5CA – Esame di Stato 2011