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Tea Room Project. ,[object Object],[object Object],[object Object],[object Object]
Cos'è una “Tea Room”? ,[object Object],[object Object],[object Object],Può sembrare ovvio e banale parlarne, ma credo sia fondamentale riprendere il concetto chiave di Tea Room di derivazione anglosassone per riproporlo e rivederlo in chiave Italiana. Una Tea Room è letteralmente una sala da thé; Una casa da tè o sala da tè è una struttura centrata sul bere il thé. La sua funzione varia notevolmente a seconda della cultura.
Esempi di Tea Room in Italia 1/2. Diverse città stanno in questi anni ospitando delle piccole ma produttive sale da thé. A titolo esemplificativo vorrei porre alla vostra attenzione alcuni casi di particolare successo:  Siena.  Si chiama Tea Room, lo conosco e lo apprezzo personalmente. E' un luogo di ritrovo serale e/o notturno. E' molto accogliente, elegante, ma soprattutto accomodante. Questi sono concetti fondamentali, perchè chi è fortunato a riuscire a trovar posto, può passarvi la serata in modo molto rilassante, degustando una ampia scelta di thé e di dolci buonissimi. E' per la maggiorparte frequentato da studenti e professionisti della città, i quali lo frequentano settimanalmente (in chiusa anche una breve intervista ad Ilario Bondani, proprietario e gestore). Firenze.  Derb. E' diverso da tutti gli altri posti, appena entrati verrete subito colpiti dalla profondità del locale e dai numerosi tavolini. L’atmosfera è orientale , gli oggetti ed i libri che vi troverete sono nella maggior parte marocchini. Il Derb non è una semplice libreria, è forse la migliore sala da tè che troverete a Firenze. Le fragranze sono tutte intense, vi verranno servite in tazze e teiere tipicamente marocchine. Nel locale a due piani potrete imbattervi facilmente nella mostra di qualche artista. Sui tavoli troverete dei foglietti ed una penna che potrete usare per lasciare la vostra traccia nel Derb. I prezzi non sono eccessivi, l’ambiente è unico. Le proprietarie sono originarie di Marrakesch.
Esempi di Tea Room in Italia 2/ 2. Roma.  La Sala da The Babington. fu fondata nel 1893 da Isabel Cargill e Anna Maria Babington, due signorine inglesi di buona famiglia venute a Roma con l’intento di aprire una sala da the e di lettura per la comunità anglosassone, quando ancora il té poteva essere acquistato solo in farmacia. Gestita ancora oggi dalla famiglia di Isabel Cargill, Babington è sinonimo dell’arte di servire il té “all’inglese” nel rispetto della più rigorosa tradizione, offre alla propria clientela un menu ricco di prelibatezze dolci e salate. Nella boutique è possibile acquistare, oltre ad una selezione dei migliori tè ed infusi provenienti da tutto il mondo: Tea sets personalizzati Babington’s, prodotti di pasticceria, ceramiche ed una esclusiva gamma di accessori per la preparazione e degustazione dei vostri té preferiti. Vibo Valentia.  Tea Room. E bene sì, c'è n'è uno anche non lontano da Catanzaro; non sono riuscito a reperire molte notizie, però pare sia un locale anche ben frequentato che al thé associa anche una diversa selezione di birre da tutte il mondo. Questo riferimento ci servirà a capire che è una attività può esistere ovunque, basta solo avere a disposizione gente decisa nell'immergersi una nuova “tasting experience” e trovare una alternativa rilevante/rilassante al proprio pre -  o dopo - cena.
Perchè una Tea Room anche a Catanzaro? A questa domanda potrei scegliere di rispondere in due modalità completamente opposte, una oggettiva, l'altra soggettiva. Inizierò con la seconda. E' legge fondamentale di Economia che i mercati più interessanti sono sempre quelli in crescita, a questa si aggiunge che la nostra città stia vivendo un raro momento di fermento Culturale. Non guardate vi prego al “popolino” (quelli che in marketing chiameremo  followers  e che, di conseguenza, si troveranno nella condizione di “dover seguire” ),  guardate invece a quel pubblico che con molto interesse e partecipazione si rivolge (anche se pian piano) a nuove forme di intrattenimento serale e post serale. E' vero, riportare  cultura del viver bene  in una piccola provincia del Sud potrebbe sembrare paradossale e, a tratti, azzardato, ma è pur vero che le rivoluzioni hanno sempre un principio comune: lo stupore. Per rispondervi con la prima modalità partirei proprio da questo principio. Lo stupore, quello che più banalmente chiameremmo  effetto novità, che,  se ben programmato con campagne di comunicazione (come vedremo  Social ,  public relations ,  unconventional communication  and  guerrilla marketing , aggiungo anche il costo zero, considerata la mia ampia conoscenza in materia) potrebbe scatenare un effetto d'interessamento da parte del pubblico di riferimento. Appunto, il pubblico di riferimento, ne' consumatore giammai cliente.
“Facciamo i seri”: cosa ci dicono i Mercati? Nielsen Italia ci dice che,  vi è un dato fondamentale  che conferma la svolta nella domanda: cambia il profilo ed il comportamento d’acquisto dei consumatori, un’evoluzione che avviene a scapito soprattutto del dettaglio tradizionale nella forma fissa (l'anno scorso la quota era al di sotto del 15%), determinando perdite, anche se meno rilevanti, per il canale ambulanti/mercati rionali, la cui incidenza in rapporto alla spesa complessiva delle famiglie italiane raggiunge il 3,7%. Il rafforzamento della Gdo, pressoché costante negli ultimi anni, è avvenuta in concomitanza con lo sviluppo di linee di prodotti di primo prezzo (le più economiche) e all'incremento della quota del private label, il marchio del distributore, che confermano, una spiccata attenzione da parte dei consumatori italiani, alla leva prezzo. Uno scenario in cui emergono due elementi di fondo:  1. la crescente sensibilità verso gli aspetti salutistici e della tutela ambientale è ormai un elemento trasversale, comune a tutte le categorie di consumatori, generando un aumento dei  consumi di prodotti biologici e in generale di alimenti percepiti come sani e "naturali"  2. la presenza di comportamenti differenti a seconda dell’età dei consumatori. Nel mercato convivono infatti la " old generation" , orientata prevalentemente verso i prodotti cosiddetti maturi, e quella d ei giovani che prediligono gli alimenti salutistici e/o a maggiore contenuto di servizi , come gli ortaggi di IV e V gamma o i cibi preparati o semipronti.  Tre sono i fattori che secondo l’Ismea hanno influito maggiormente sull'evoluzione dei consumi in Italia, sia in termini di scelta dei canali di acquisto, sia di alimenti acquistati:  -  fattori demografici: il basso tasso di natalità, l'invecchiamento della popolazione e la riduzione del numero dei componenti familiari  - fattori sociali: l’affermazione di nuovi modelli sociali hanno comportato una maggiore attenzione all'edonismo inteso come forma fisica, naturalità, cultura e culto del gusto e del piacere  - fattori lavorativi: il numero crescente di famiglie dual-career, che vedono occupati entrambi i componenti adulti, ha determinato una crescente affermazione del consumo fuori casa, con una conseguente riduzione della domanda legata agli acquisti domestici.
“Facciamo i seri”: cosa ci dicono i  comportamenti di consumo  nel post serale? Be', potrei dirvi di leggervi questo “mattonazzo” Istat  http://culturaincifre.istat.it/sito/cultura_generale/notizie_approfondimenti/rapporto_annuale.pdf , ma sarò buono e ve lo voglio riassumere in breve: si spende di più per stare fuori. Si, avete capito bene, la crisi porta anche questo effetto; si spende di più non vuol dire che si consuma di più, vuol dire che la gente (anche e soprattutto nelle piccole province) si rivolge verso i mercati delle eccellenze. E' l'esempio classico del “anzichè tutte le sere spendere 2, due volte a settimana spendo 10”. Non avete capito? Ok, anziché 10 bicchieri di  Tavernello  2 di  Moet & Chandon.  Chiedo ad alcuni di Voi di non perdere mai di vista durante la lettura il  focus  del progetto. Stiamo Sempre parlando di un centro città di quasi 100.000 abitanti e non di un  vecchio e logoro paese pre silano. Perchè questa differenza? Perchè è ovvio che una città viva di culture e tendenze di consumo importate con molta più rapidità rispetto alla provincia circostante. Non è difficile comprendere che tutto ciò che accade nella città è stato perlopiù importato (anche se con le opportune modifiche) da centri nevralgici e culturali Italiani.
Ma perchè ti è saltata in mente l'idea di una Tea Room? ,[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object],[object Object]
Ma perchè ti è saltata in mente l'idea di una Tea Room? E' una piattaforma social off-line.  Ok, questa è la mia materia. Mi gioco il jolly! Anche qui dovrei prima spiegarvi che è  sentenziato  che nei prossimi anni qualsiasi titpo di attività commerciale che non abbia un riscontro  social 2.0  è praticamente fuori da tutti i mercati. Non solo. Questa è una ovvia opportunità di sviluppo se saputa creare ed alimentare. Appunto per questo vorrei sviluppare un piano di business ibrido: on/off line. Cosa significa? Ok, ora ve lo spiego. Grazie all'ausilio costante e di continua evoluzione delle piattaforme  social online,  le attività continuano a vivere e a crescere anche quando gli utenti/clienti/consumatori non ne fanno uso diretto. Mi spiego meglio con qualche esempio. E' sabato sera non so cosa fare, leggo di un evento in una discoteca. Vado a ballare in discoteca, bevo, spendo e consumo e vengo  geotaggato,  cioè filmato, fotografato, citato in uno status, tutto affinche io il giorno dopo mi ritrovi  members or fan  di quel locale da ballo, ritrovandomi inconsapevolmente ad essere  ambassador  e quindi promotore e divulgatore di quella attività. E' domenica, mio cugino Antonio (notoriamente avvezzo alle discoteche, lol ...) si sveglia di buon'ora, apre  fb ,  twitter  e centinaia di altri  social network  che lo portano inconsapevolmente ad informarsi di una attività commerciale esistente, vista la mia condivisione esperenziale (a parte il fatto di avermi visto immortalato sbronzo e con le mutande in testa mentre venivo picchiato da un buttafuori). In quel momento mio cugino potrebbe aver creato un  bisogno,  una necessità di rivivere la mia stessa esperiena positiva (così riscontrata dai  pheedback  alias. Photo + feedback).
Ma Antonio ha visto te in discoteca, non in una Tea room! Qualora crediate che l'attività di socializzare con potenziali clienti sia solo di locali da ballo siete fuoristrada! Tutte le grandi aziende lo fanno, dai produttori di pasta a quelli delle calze a rete e, a loro volta, utilizzare creativamente modalità per mantenere un contatto costante. Comunicazione e Promozione sono i principali fattori di utilizzo della piattaforme social da parte delle piccole/medie imprese Italiane che necessitano di dialogare con i propri clienti, cercarne di nuovi e con loro instaurare un dialogo (vedi anche  feedback).  Si lo so, siete diffidenti e malpensanti, vi lascio pure credere che le modalità per farlo siano finite. Ma io so per certo che la creatività è un processo mentale infinito, ed a questo daremmo sfogo qualora sussistessero le condizioni per ritrovarvi insieme in questo dinamico (e mai statico) progetto di Business. Ovviamente il discorso non finisce qui, ci sono centinaia di fattori che dobbiamo (spero insieme) valutare e delineare. Per esempio ancora non vi ho parlato di cosa significhi “eccellenze alimentari”, quale tipo di intrattenimento e di manifestazioni potrebbero integrarsi al meglio, ma, soprattutto, a definire i margini di guadagno economico che, come sappiamo sono fondamentali. Ma non è ora, diamo tempo al tempo, è progetto in crescita e non sarà mai arrivato. Vi lascio con battuta di un giornalista senese: “Il Thè seleziona il cliente”.  Vi ringrazio per l'attenzione. Ps. Molte risposte ad altre vostre domande potrebbe fornirvele Ilario (proprietario e gestore del Tea Room di Siena) in questa, seppur breve, intervista. http://www.youtube.com/watch?v=oK9lrRNCQqY&feature=player_embedded#at=90

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  • 4. Esempi di Tea Room in Italia 2/ 2. Roma. La Sala da The Babington. fu fondata nel 1893 da Isabel Cargill e Anna Maria Babington, due signorine inglesi di buona famiglia venute a Roma con l’intento di aprire una sala da the e di lettura per la comunità anglosassone, quando ancora il té poteva essere acquistato solo in farmacia. Gestita ancora oggi dalla famiglia di Isabel Cargill, Babington è sinonimo dell’arte di servire il té “all’inglese” nel rispetto della più rigorosa tradizione, offre alla propria clientela un menu ricco di prelibatezze dolci e salate. Nella boutique è possibile acquistare, oltre ad una selezione dei migliori tè ed infusi provenienti da tutto il mondo: Tea sets personalizzati Babington’s, prodotti di pasticceria, ceramiche ed una esclusiva gamma di accessori per la preparazione e degustazione dei vostri té preferiti. Vibo Valentia. Tea Room. E bene sì, c'è n'è uno anche non lontano da Catanzaro; non sono riuscito a reperire molte notizie, però pare sia un locale anche ben frequentato che al thé associa anche una diversa selezione di birre da tutte il mondo. Questo riferimento ci servirà a capire che è una attività può esistere ovunque, basta solo avere a disposizione gente decisa nell'immergersi una nuova “tasting experience” e trovare una alternativa rilevante/rilassante al proprio pre - o dopo - cena.
  • 5. Perchè una Tea Room anche a Catanzaro? A questa domanda potrei scegliere di rispondere in due modalità completamente opposte, una oggettiva, l'altra soggettiva. Inizierò con la seconda. E' legge fondamentale di Economia che i mercati più interessanti sono sempre quelli in crescita, a questa si aggiunge che la nostra città stia vivendo un raro momento di fermento Culturale. Non guardate vi prego al “popolino” (quelli che in marketing chiameremo followers e che, di conseguenza, si troveranno nella condizione di “dover seguire” ), guardate invece a quel pubblico che con molto interesse e partecipazione si rivolge (anche se pian piano) a nuove forme di intrattenimento serale e post serale. E' vero, riportare cultura del viver bene in una piccola provincia del Sud potrebbe sembrare paradossale e, a tratti, azzardato, ma è pur vero che le rivoluzioni hanno sempre un principio comune: lo stupore. Per rispondervi con la prima modalità partirei proprio da questo principio. Lo stupore, quello che più banalmente chiameremmo effetto novità, che, se ben programmato con campagne di comunicazione (come vedremo Social , public relations , unconventional communication and guerrilla marketing , aggiungo anche il costo zero, considerata la mia ampia conoscenza in materia) potrebbe scatenare un effetto d'interessamento da parte del pubblico di riferimento. Appunto, il pubblico di riferimento, ne' consumatore giammai cliente.
  • 6. “Facciamo i seri”: cosa ci dicono i Mercati? Nielsen Italia ci dice che, vi è un dato fondamentale che conferma la svolta nella domanda: cambia il profilo ed il comportamento d’acquisto dei consumatori, un’evoluzione che avviene a scapito soprattutto del dettaglio tradizionale nella forma fissa (l'anno scorso la quota era al di sotto del 15%), determinando perdite, anche se meno rilevanti, per il canale ambulanti/mercati rionali, la cui incidenza in rapporto alla spesa complessiva delle famiglie italiane raggiunge il 3,7%. Il rafforzamento della Gdo, pressoché costante negli ultimi anni, è avvenuta in concomitanza con lo sviluppo di linee di prodotti di primo prezzo (le più economiche) e all'incremento della quota del private label, il marchio del distributore, che confermano, una spiccata attenzione da parte dei consumatori italiani, alla leva prezzo. Uno scenario in cui emergono due elementi di fondo: 1. la crescente sensibilità verso gli aspetti salutistici e della tutela ambientale è ormai un elemento trasversale, comune a tutte le categorie di consumatori, generando un aumento dei consumi di prodotti biologici e in generale di alimenti percepiti come sani e "naturali" 2. la presenza di comportamenti differenti a seconda dell’età dei consumatori. Nel mercato convivono infatti la " old generation" , orientata prevalentemente verso i prodotti cosiddetti maturi, e quella d ei giovani che prediligono gli alimenti salutistici e/o a maggiore contenuto di servizi , come gli ortaggi di IV e V gamma o i cibi preparati o semipronti. Tre sono i fattori che secondo l’Ismea hanno influito maggiormente sull'evoluzione dei consumi in Italia, sia in termini di scelta dei canali di acquisto, sia di alimenti acquistati: - fattori demografici: il basso tasso di natalità, l'invecchiamento della popolazione e la riduzione del numero dei componenti familiari - fattori sociali: l’affermazione di nuovi modelli sociali hanno comportato una maggiore attenzione all'edonismo inteso come forma fisica, naturalità, cultura e culto del gusto e del piacere - fattori lavorativi: il numero crescente di famiglie dual-career, che vedono occupati entrambi i componenti adulti, ha determinato una crescente affermazione del consumo fuori casa, con una conseguente riduzione della domanda legata agli acquisti domestici.
  • 7. “Facciamo i seri”: cosa ci dicono i comportamenti di consumo nel post serale? Be', potrei dirvi di leggervi questo “mattonazzo” Istat http://culturaincifre.istat.it/sito/cultura_generale/notizie_approfondimenti/rapporto_annuale.pdf , ma sarò buono e ve lo voglio riassumere in breve: si spende di più per stare fuori. Si, avete capito bene, la crisi porta anche questo effetto; si spende di più non vuol dire che si consuma di più, vuol dire che la gente (anche e soprattutto nelle piccole province) si rivolge verso i mercati delle eccellenze. E' l'esempio classico del “anzichè tutte le sere spendere 2, due volte a settimana spendo 10”. Non avete capito? Ok, anziché 10 bicchieri di Tavernello 2 di Moet & Chandon. Chiedo ad alcuni di Voi di non perdere mai di vista durante la lettura il focus del progetto. Stiamo Sempre parlando di un centro città di quasi 100.000 abitanti e non di un vecchio e logoro paese pre silano. Perchè questa differenza? Perchè è ovvio che una città viva di culture e tendenze di consumo importate con molta più rapidità rispetto alla provincia circostante. Non è difficile comprendere che tutto ciò che accade nella città è stato perlopiù importato (anche se con le opportune modifiche) da centri nevralgici e culturali Italiani.
  • 8.
  • 9. Ma perchè ti è saltata in mente l'idea di una Tea Room? E' una piattaforma social off-line. Ok, questa è la mia materia. Mi gioco il jolly! Anche qui dovrei prima spiegarvi che è sentenziato che nei prossimi anni qualsiasi titpo di attività commerciale che non abbia un riscontro social 2.0 è praticamente fuori da tutti i mercati. Non solo. Questa è una ovvia opportunità di sviluppo se saputa creare ed alimentare. Appunto per questo vorrei sviluppare un piano di business ibrido: on/off line. Cosa significa? Ok, ora ve lo spiego. Grazie all'ausilio costante e di continua evoluzione delle piattaforme social online, le attività continuano a vivere e a crescere anche quando gli utenti/clienti/consumatori non ne fanno uso diretto. Mi spiego meglio con qualche esempio. E' sabato sera non so cosa fare, leggo di un evento in una discoteca. Vado a ballare in discoteca, bevo, spendo e consumo e vengo geotaggato, cioè filmato, fotografato, citato in uno status, tutto affinche io il giorno dopo mi ritrovi members or fan di quel locale da ballo, ritrovandomi inconsapevolmente ad essere ambassador e quindi promotore e divulgatore di quella attività. E' domenica, mio cugino Antonio (notoriamente avvezzo alle discoteche, lol ...) si sveglia di buon'ora, apre fb , twitter e centinaia di altri social network che lo portano inconsapevolmente ad informarsi di una attività commerciale esistente, vista la mia condivisione esperenziale (a parte il fatto di avermi visto immortalato sbronzo e con le mutande in testa mentre venivo picchiato da un buttafuori). In quel momento mio cugino potrebbe aver creato un bisogno, una necessità di rivivere la mia stessa esperiena positiva (così riscontrata dai pheedback alias. Photo + feedback).
  • 10. Ma Antonio ha visto te in discoteca, non in una Tea room! Qualora crediate che l'attività di socializzare con potenziali clienti sia solo di locali da ballo siete fuoristrada! Tutte le grandi aziende lo fanno, dai produttori di pasta a quelli delle calze a rete e, a loro volta, utilizzare creativamente modalità per mantenere un contatto costante. Comunicazione e Promozione sono i principali fattori di utilizzo della piattaforme social da parte delle piccole/medie imprese Italiane che necessitano di dialogare con i propri clienti, cercarne di nuovi e con loro instaurare un dialogo (vedi anche feedback). Si lo so, siete diffidenti e malpensanti, vi lascio pure credere che le modalità per farlo siano finite. Ma io so per certo che la creatività è un processo mentale infinito, ed a questo daremmo sfogo qualora sussistessero le condizioni per ritrovarvi insieme in questo dinamico (e mai statico) progetto di Business. Ovviamente il discorso non finisce qui, ci sono centinaia di fattori che dobbiamo (spero insieme) valutare e delineare. Per esempio ancora non vi ho parlato di cosa significhi “eccellenze alimentari”, quale tipo di intrattenimento e di manifestazioni potrebbero integrarsi al meglio, ma, soprattutto, a definire i margini di guadagno economico che, come sappiamo sono fondamentali. Ma non è ora, diamo tempo al tempo, è progetto in crescita e non sarà mai arrivato. Vi lascio con battuta di un giornalista senese: “Il Thè seleziona il cliente”. Vi ringrazio per l'attenzione. Ps. Molte risposte ad altre vostre domande potrebbe fornirvele Ilario (proprietario e gestore del Tea Room di Siena) in questa, seppur breve, intervista. http://www.youtube.com/watch?v=oK9lrRNCQqY&feature=player_embedded#at=90