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Scienza e salute
fra informazione e disinformazione
Cristina Da Rold
Giornalista scientifica freelance
cristinalaura.darold@gmail.com
www.cristinadarold.com
@CristinaDaRold
Ravenna, 16 settembre 2016
Quali problemi per chi comunica la
scienza?
pars destruens ma anche pars construens
LE FONTI
https://www.sciencedaily.com/
http://www.alphagalileo.org/
http://www.eurekalert.org/
iscriversi alla newsletter
di un istituto
scrivere a un ufficio
stampa di essere inseriti
nella lista di interessati su
un certo tema
Internet non è una fonte, semmai uno spunto
(e questo vale anche per i social network!)
Dottor Google non si è mai laureato!
Le informazioni “libere” in rete: cosa
fare
Quando ci accingiamo a trattare una notizia scientifica (magari a partire da un succinto lancio di agenzia)
dobbiamo:
* capire chi ci sta parlando: chi è l'autore e su quale sito ci stiamo informando, che lavoro fa, eventuali
conflitti di interessi, eventuali pendenze con la legge, autorevolezza da parte di altri professionisti
(attenzione ai blog: la bio la scrive l'autore stesso! Meglio cercare informazioni su siti terzi).
- visita i suoi profili sui social network, in particolare Facebook e LinkedIn;
- se lui/lei dichiara di aver pubblicato dei libri, controlla se si tratta di una casa editrice seria e
autorevole, anche se piccola, o se si tratta di self-publishing.
* prestare attenzione alle parole utilizzate: attenzione ai sensazionalismi e alle notizie presentate
come “rivoluzionarie”. Molto spesso i lanci di agenzia enfatizzano alcuni concetti usando parole
altisonanti per attirare l'attenzione, a scapito però del rigore scientifico.
* cercare eventuali conflitti di interesse della rivista o dell'autore
La prima fonte è sempre l'articolo
scientifico originale: Pubmed
http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed
COMPRENDERE UN ARTICOLO SCIENTIFICO:
Come si costrisce un trial clinico
“Sensate esperienze” e “necessarie dimostrazioni”
Un po' di terminologia:
a) EBM: evidence-based medicine
Medicina basata su “evidenze” dalla letteratura
medica, intendendo con il termine “evidenze”
informazioni aggiornate da ricerche
metodologicamente valide – soprattutto da trial
randomizzati (RCTs) e review sistematiche.
b) Studi osservazionali e studi sperimentali
Studio osservazionale: le variabili in studio (cioè, nel caso più
semplice, la variabile malattia e la variabile presunta causa)
vengono monitorate, ma il ricercatore non effettuasu di esse
alcun tipo di intervento: non determina l’assegnazione dei
soggetti a ciascun gruppo, ma si limita a registrare (osservare)
quello che avviene nella realtà.
Studio sperimentale: Il ricercatore manipola le condizioni di
ricerca e distribuisce i gruppi in modo aleatorio. L’obiettivo
degli studi sperimentali è stimare l’efficacia di un intervento
preventivo, di cura o riabilitazione. Uno studio clinico
controllato è un esempio di studio sperimentale perché il
ricercatore interviene nella costruzione dell'esperimento.
c) Studi “casi-controllo” e studi “di
coorte”
Sono entrambi studi OSSERVAZIONALI.
Studio caso controllo: questo tipo di studio identifica persone con una malattia
(o altre variabili di interesse) e le paragona ad un gruppo di controllo
appropriato che non presenti la patologia. Si esamina, con paragoni, la frequenza
di esposizione a questo o altri fattori tra i casi ed i controll per risalire alle
possibil cause. Permette di studiare la relazione effetto --> causa.
Studio di coorte: uno studio di coorte o longitudinale (in inglese cohort study) è
uno studio in cui gruppi di persone sottoposte a trattamenti diversi o a
“esposizioni” diverse (ad esempio con diverse abitudini alimentari o rischi
ambientali) vengono seguiti nel tempo per accertare in che misura vanno
incontro a esiti diversi. Permette di studiare la relazione causa --> effetto.
d) Quando uno studio si dice
“controllato”
Per approfondire: G. Dobrilla, Omeopatia e letteratura scientifica, in Acqua Fresca, a
cura di S. Garattini, Sironi 2015.
Gli studi sperimentali sono controllati, quando al gruppo di
persone che riceve il trattamento in esame si affiancano
uno o più gruppi di controllo, in cui le persone possono
ricevere il trattamento standard corrente o un placebo.
Gli studi di alta qualità, inoltre, sono di norma condotti con
lo strumento metodologico del doppio (o triplo) cieco, che
impedisce sia ai ricercatori che ai partecipanti (ed
eventualmente anche ai rilevatori nel caso del triplo cieco)
di conoscere il trattamento ricevuto, per evitare che si
producano volontariamente influenze indebite
sull'andamento della ricerca.
e) Quando uno studio si dice
“randomizzato”
L'assegnazione del trattamento ai soggetti deve avvenire con un metodo
casuale (random), poiché la randomizzazione aumenta la probabilità che
altre variabili, non considerate nel disegno dello studio, si distribuiscano in
maniera uniforme nel gruppo sperimentale e in quello di controllo. In
questo modo, le differenze eventualmente osservate tra i due gruppi
possono essere attribuite al trattamento.
Si tratta di un aspetto fondamentale perché l’attribuzione casuale del
nuovo farmaco o del farmaco di controllo garantisce che i due gruppi siano
simili per tutte le caratteristiche salvo che per il medicinale assunto.
Dunque, alla fine della sperimentazione, sarà possibile attribuire ogni
differenza nella salute dei partecipanti esclusivamente al trattamento e
non a errori o al caso.
f) I bias
Obiettivo: evitare i bias!
performance bias (differenza nell'assistenza
erogata ai partecipanti all'esperimento. Il doppio
cieco nasce per far fronte a questa distorsione.
bias di rilevazione (distorsioni nella misurazione
dei risultati)
selection bias (distorsione nel processo di
selezione dei partecipanti all'esperimento. Si
utilizzano studi randomizzati per far fronte a
questo problema).
confirmation bias (distorsione data dal fatto che
siamo propensi a cercare conferme dei nostri
preconcetti, piuttosto che cercare di individuarne
le contraddizioni.
Gli studi clinici controllati e randomizzati
Fase pre-clinica Fase clinica
Risultato (cura,
trattamento,
farmaco)
10-15 anni
Disclaimer: l'aggettivo “clinico” si riferisce a risultati ottenuti grazie alla
sperimentazione sull'uomo, mentre il termine “pre-clinico” indica una fase in cui
l'uomo non è stato coinvolto, cioè i cui risultati si basano su ricerche in silico, in vitro
o in vivo su modelli animali. La fase pre-clinica precede, ed necessaria, per porre le
basi per un eventuale trial clinico.
1. La fase pre-clinica
Durata media: 2-3 anni
Costo medio: 30% dell'investimento totale

Gli studi preclinici utilizzano test in vitro ed
esperimenti su animali in vivo (cellule, tessuti, organi).

In questa fase si testano principalmente:
- efficacia (come si comporta una molecola, cioè un
principio attivo, nell'organismo: assorbimento,
distribuzione, metabolismo, eliminazione)
- tossicità, mutagenesi e carcinogenesi
- farmacocinetica
2. La fase clinica
Fase I: si studia la tolleranza
da parte dell'organismo di
dosi crescenti di queste
molecole candidate su
volontari sani (da 20 a 100
persone).
Fase II: le molecole che non vengono scartate
durante la fase I vengono testate su pazienti
volontari affetti dalla malattia che si desidera
curare per capirne l'efficacia, valutarne la
tossicità e stabilirne la dose. In questa fase si
confrontano i risultati con quelli ottenuti con il
placebo, somministrando cioè sostanze prive di
principio attivo senza che le persone sappiano a
quale gruppo appartengono
Fase III (studio clinico
controllato e
randomizzato): le molecole
rimaste in lizza vengono
testate su un gruppo più
ampio di pazienti (fino a
3000 persone) per testarne
sicurezza ed eventuali
effetti collaterali rari non
emersi nelle prime fasi.
Anche in questa fase si
utilizza il confronto con un
gruppo placebo.
Fase IV (farmacovigilanza, dopo l'immissione in commercio del farmaco): può durare decenni e
monitora efficacia e sicurezza del farmaco.
Le molecole che hanno superato la fase preclinica vengono sottoposte a esperimenti su esseri
umani in diverse fasi:
Alcuni esempi
reviews
meta analisi
randomized
control trial
control trial
studi osservazionali
case studied
Spesso non basta un articolo, meglio leggerne più di uno
sull'argomento, e magari cercare una revisione sistematica (review)
di ciò che la letteratura scientifica ha prodotto sull'argomento
Un esempio: il caso dell'omeopatia
“L'omeopatia è
indistinguibile dal placebo”
(Lancet, Review 2005)
Esistono singoli studi condotti
con il metodo scientifico che
mostrano che l'omeopatia
funziona.
Ma non basta che sia uno studio
(o due, o tre) a dirlo.
Qual è il campione esaminato?
COMPRENDERE UN ARTICOLO SCIENTIFICO:
Il concetto di CORRELAZIONE
“Correlation does not imply causation”
Per approfondire: http://medbunker.blogspot.it/2015/10/correlation-is-not-causation-di-non.html
Causa ≠ fattore di rischio

la carne rossa causa il cancro
una certa quantità di consumo giornaliero di carne
rossa lavorata è associato a un certo rischio di
contrarre il cancro al colon retto.

il fumo provoca il cancro
il fumo è la prima causa di cancro ai polmoni

l'esposizione prolungata all'amianto è la causa
del mesotelioma
Esempio: correlazione stress-insorgenza
cancro alla mammella
- Lo stress provoca il cancro
- Lo stress può provocare il cancro
- Lo stress è associato all'insorgenza del
cancro
Esempio: correlazione stress-insorgenza
cancro alla mammella
- Lo stress provoca il cancro
- Lo stress può provocare il cancro
- Lo stress è associato all'insorgenza del
cancro
* studio in vivo condotto sui topi
* risultati riferiti solo al caso
del cancro alla mammella
* lo stress agisce sul nostro
organismo potenziando i canali del
sistema linfatico intorno e
all'interno del tumore, che
diventano dunque delle vie
maestre per la proliferazione delle
cellule malate
La maggior parte delle malattie ha
un'origine multifattoriale
IL LINGUAGGIO SCIENTIFICO
Alzheimer, trovata causa della malattia.
Speranze per una nuova cura
Lo studio sulle cavie da laboratorio della Duke
University. Identificato collegamento fra un
aminoacido e il comparire della patologia
Dagli Stati Uniti arriva la notizia della
scoperta della possibile causa principale
dell'Alzheimer. I test, per ora solo su cavie da
laboratorio, potrebbro contribuire allo
sviluppo di una nuova cura, aprendo coì 
speranze per i pazienti.
'Vaccino' antitumore, in Germania al via i
primi test sull'uomo
In Germania un'equipe dell'Università 
Gutenberg sperimenta per la prima volta su tre
pazienti affetti da melanoma un'immunoterapia
che ha dato risultati positivi nei test sui topi.
L'obiettivo è 'smascherare' le cellule tumorali e
renderle attaccabili dalle difese 'risvegliate' del
sistema immunitario. E' ANCORA una
scommessa, ma la possibilità di realizzare un
vaccino terapeutico per combattere i tumori
potrebbe essere più vicina. Almeno ne sono
convinti gli scienziati tedeschi dell'università
Johannes Gutenberg, a Mainz, che hanno avviato
i primi test sull'uomo di una vaccinazione contro
il melanoma che, sostengono, in futuro potrebbe
funzionare anche su altri tipi di tumori.
ATTENZIONE al sensazionalismo, non dare false speranze
Se non sai, chiedi all'esperto
chiarimenti sulla terminologia
richieste di approfondimento per inquadrare
l'argomento
commenti sull'importanza o sulla non rilevanza
della notizia
...
COME FUNZIONA IL MONDO DELLE
PUBBLICAZIONI SCIENTIFICHE
Risultato scientifico
Invio a una rivista scientifica affinché il
risultato venga valutato dalla comunità
scientifica
Eventuale pubblicazione (o rifiuto)
Comunicazione al grande pubblico
Lavoro del
giornalista scientifico
Papers e Scientific Journals
Alcuni fra i scientific journals più noti
Attenzione a non confondere i scientific
journals con le riviste scientifiche che si
trovano in edicola!
Scientific journals ≠ Science magazines
La peer review
(revisione paritaria)
http://olabout.wiley.com/WileyCDA/Section/id-828096.html
L'Impact factor
Non tutte le riviste hanno uguale prestigio, l'Impact
factor ci aiuta a inquadrare l'importanza della scoperta
scientifica di cui ci stiamo occupando
Nell'editoria accademica l'impact factor è un indice
sintetico, di proprietà di Thomson Reuters, che
misura il numero medio di citazioni ricevute in un
particolare anno da articoli pubblicati in una rivista
scientifica (Journal) nei due anni precedenti.
I bias e il “Publish or perish”
- Uno studio prodotto da ricercatori afferenti alle università e
ai centri di ricerca più noti finiscono per essere favoriti dalle
alcune riviste molto prestigiose (bias).
- Certe riviste molto quotate “spingono” la pubblicazione in
particolari ambiti di ricerca piuttosto che altri (bias).
- In media si preferisce pubblicare i risultati “positivi” piuttosto
che quelli “negativi”(bias)
- Allo stesso tempo per fare carriera un ricercatore ha bisogno
di un certo numero di pubblicazioni (“publish or perish”,
pubblicare o morire).
Come fare dunque?
Le riviste Open access
Sono basate sul principio del libero accesso
per i lettori, quindi nessuna rivista richiede
un abbonamento, come invece accade per le
riviste come Nature, Science ecc.
Diverse richiedono una quota per le spese di
pubblicazione alle istituzioni di
appartenenza, ai ricercatori o agli enti di
finanziamento della ricerca. Gli articoli sono
spesso distribuiti attraverso le licenze
Creative Commons, e tendono a permettere
che gli autori mantengano i diritti d’autore
sui propri lavori.
Non tutte le riviste scientifiche Open Access
sono peer reviewed, cioè non esercitano un
controllo sui contributi che pubblicano! Ciò
significa che tutte le riviste Open Access sono
fuffa? No, un esempio è il gruppo PLOS, che
pur essendo basato sull'open access, ha un
sistema di Peer Review molto forte.
Errori e frodi
- Z. Corbyn (Nature, 2012) Il team ha analizzato 2047 articoli
ritirati da PubMed al 3 maggio 2012, scoprendo che la frode o
la sospetta tale è responsabile del 43% degli articoli ritirati
dalle riviste scientifiche, l'errore rappresenta “solo” il 20%
dei casi, mentre il plagio pesa per il 24%.
- G. Begley, L. Ellis (Nature, 2012): dei 53 studi di riferimento nel
campo dell'oncologia pubblicati tra il 2001 e il 2011, solo l'11%
(6 studi) era davvero replicabile.
La denuncia di Science
“Quanto sono affidabili le riviste scientifiche open access, cioè quelle riviste che
non chiedono un pagamento per la loro consultazione? In media, decisamente
poco, pur con le dovute eccezioni, come ha scoperto una ricerca pubblicata su
“Science” nel quadro di una serie di articoli dedicati allo stato e alle prospettive
della comunicazione scientifica.
John Bohannon, biologo e giornalista scientifico collaboratore di "Science" è
giunto a questa conclusione dopo aver inviato a 304 riviste open access un
articolo con gravi carenze metodologiche che non sarebbero sfuggite a qualsiasi
esperto del settore. Ciò nonostante solo 98 riviste lo hanno rifiutato, mentre
ben 157 lo hanno accettato, nella maggior parte dei casi senza fare alcun
rilievo di carattere scientifico e limitandosi a qualche osservazione sulla forma
linguistica. (Le restanti 49 testate, non hanno risposto:in molti casi il sito della
rivista è risultato apparentemente abbandonato.)”
Fonte: http://www.lescienze.it/news/2013/10/04/news/riviste_open_access_mancato_peer_review-
1835164/
Il caso di “Stronzo Bestiale”
Un esempio più serio: il caso
Wakefield su vaccini e autismo
12 biopsie tramite colonscopia su
bambini con disturbi intestinali e del
comportamento, 10 dei quali
erano autistici.
La ricerca parlava chiaro: non si
rilevava un legame tra le vaccinazioni
ed i sintomi di quei bambini. Ma
nonostante questo il dottor Wakefield
organizza una conferenza stampa
dichiarando che il legame autismo-
vaccini era probabile e consigliava di
sospendere ogni vaccinazione per MPR.1998
La notizia fu ripresa dai media con il risultato che
dai 56 casi di morbillo del 1998, in Gran Bretagna e
Galles si arrivò ai 1348 del 2008 con due decessi
direttamente causati dal morbillo.
Più tardi si scoprì che lo studio di Wakefield non
aveva previsto dei casi di controllo.
Nel 2002, un altro studio coordinato da
Wakefield e che ricalcava il primo,
rilevava che in bambini con disturbi
del comportamento e problemi
intestinali presentavano il virus del
morbillo nei tessuti intestinali. Un
assistente di Wakefield presente alle
procedure dichiarò però che durante i
test sui tessuti intestinali tutti i test
davano risultati negativi mentre
Wakefield dichiarava il contrario.
Lo scienziato affida dunque quei test
ad un suo laboratorio (lo stesso che
aveva compiuto le analisi del primo
lavoro, quello che diede inizio alla
fobia sui vaccini) che diede delle
risposte totalmente diverse e che
davano ragione a Wakefield.
2010
Tratto da: http://medbunker.blogspot.it/2009/11/vaccini-wakefield-vaccini-autismo-e.html
Per questa evidente irregolarità
quell'assistente si dimise e chiese la
rimozione del suo nome dallo studio
che nel frattempo era stato pubblicato
su Lancet. 10 dei 12 coautori dello
studio quindi chiesero di cancellare il
proprio nome da quella ricerca. Lancet
ritirò lo studio scusandosi con i
lettori.
La peer review non è sempre
inattaccabile
Tratto da: http://www.illuminiamolasalute.it/il-conflitto-di-interesse-comunicazione-scientifica-de-fiore/
- In un articolo pubblicato nel 2005 su The Lancet, Jon Sudbø, medico dentista norvegese
presentava i risultati di uno studio su circa 900 pazienti, che sembrava dimostrare una
associazione tra assunzione di farmaci antinfiammatori non steroidei e riduzione del rischio di
cancro del cavo orale.
- Dopo la pubblicazione il lavoro investigativo di un quotidiano norvegese scoprì una strana
coincidenza nel database in appendice all’articolo: dei 908 pazienti arruolati, 250 erano nati
nello stesso giorno.
- Sudbø, sua moglie e il fratello confessarono successivamente di essere autori di diversi altri
articoli basati su dati fabbricati e usciti su riviste molto note e autorevoli, dal New England
Journal of Medicine al Journal of Clinical Oncology.
-Dopo una sospensione, l’autore ha ripreso l’attività di medico dentista e numerosi suoi articoli
non “retracted” sono ancora inclusi nei database bibliografici.
I conflitti di interesse
Key word on PubMed: “desogestrel”
Riassumiamo:
come lavora il giornalista scientifico
- trova una notizia per caso/ la cerca tramite le agenziedi stampa
specializzate
- va alla fonte originale (paper scientifico, review,...) e la esamina
(autori, rivista, metodo utilizzato, eventuali conflitti di
interesse, ...)
- ci sono dubbi/domande/curiosità? Chiede all'esperto (l'autore dello
studio in questione e/o una terza voce) o cerca nuove fonti
- cerca di fare sintesi (ponendo attenzione alle correlazioni che lo
studio di cui parliamo mette davvero in luce e facendo attenzione a
utilizzare un linguaggio preciso e non sensazionalista).
Ricordiamo: stiamo facendo un servizio ai cittadini e
soprattutto ai malati
E ora a voi!
Cristina Da Rold
Giornalista scientifica freelance
cristinalaura.darold@gmail.com
www.cristinadarold.com
@CristinaDaRold
Domande?

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  • 10.
  • 11.
  • 12. Le informazioni “libere” in rete: cosa fare Quando ci accingiamo a trattare una notizia scientifica (magari a partire da un succinto lancio di agenzia) dobbiamo: * capire chi ci sta parlando: chi è l'autore e su quale sito ci stiamo informando, che lavoro fa, eventuali conflitti di interessi, eventuali pendenze con la legge, autorevolezza da parte di altri professionisti (attenzione ai blog: la bio la scrive l'autore stesso! Meglio cercare informazioni su siti terzi). - visita i suoi profili sui social network, in particolare Facebook e LinkedIn; - se lui/lei dichiara di aver pubblicato dei libri, controlla se si tratta di una casa editrice seria e autorevole, anche se piccola, o se si tratta di self-publishing. * prestare attenzione alle parole utilizzate: attenzione ai sensazionalismi e alle notizie presentate come “rivoluzionarie”. Molto spesso i lanci di agenzia enfatizzano alcuni concetti usando parole altisonanti per attirare l'attenzione, a scapito però del rigore scientifico. * cercare eventuali conflitti di interesse della rivista o dell'autore
  • 13. La prima fonte è sempre l'articolo scientifico originale: Pubmed http://www.ncbi.nlm.nih.gov/pubmed
  • 14.
  • 15. COMPRENDERE UN ARTICOLO SCIENTIFICO: Come si costrisce un trial clinico “Sensate esperienze” e “necessarie dimostrazioni”
  • 16. Un po' di terminologia: a) EBM: evidence-based medicine Medicina basata su “evidenze” dalla letteratura medica, intendendo con il termine “evidenze” informazioni aggiornate da ricerche metodologicamente valide – soprattutto da trial randomizzati (RCTs) e review sistematiche.
  • 17. b) Studi osservazionali e studi sperimentali Studio osservazionale: le variabili in studio (cioè, nel caso più semplice, la variabile malattia e la variabile presunta causa) vengono monitorate, ma il ricercatore non effettuasu di esse alcun tipo di intervento: non determina l’assegnazione dei soggetti a ciascun gruppo, ma si limita a registrare (osservare) quello che avviene nella realtà. Studio sperimentale: Il ricercatore manipola le condizioni di ricerca e distribuisce i gruppi in modo aleatorio. L’obiettivo degli studi sperimentali è stimare l’efficacia di un intervento preventivo, di cura o riabilitazione. Uno studio clinico controllato è un esempio di studio sperimentale perché il ricercatore interviene nella costruzione dell'esperimento.
  • 18. c) Studi “casi-controllo” e studi “di coorte” Sono entrambi studi OSSERVAZIONALI. Studio caso controllo: questo tipo di studio identifica persone con una malattia (o altre variabili di interesse) e le paragona ad un gruppo di controllo appropriato che non presenti la patologia. Si esamina, con paragoni, la frequenza di esposizione a questo o altri fattori tra i casi ed i controll per risalire alle possibil cause. Permette di studiare la relazione effetto --> causa. Studio di coorte: uno studio di coorte o longitudinale (in inglese cohort study) è uno studio in cui gruppi di persone sottoposte a trattamenti diversi o a “esposizioni” diverse (ad esempio con diverse abitudini alimentari o rischi ambientali) vengono seguiti nel tempo per accertare in che misura vanno incontro a esiti diversi. Permette di studiare la relazione causa --> effetto.
  • 19. d) Quando uno studio si dice “controllato” Per approfondire: G. Dobrilla, Omeopatia e letteratura scientifica, in Acqua Fresca, a cura di S. Garattini, Sironi 2015. Gli studi sperimentali sono controllati, quando al gruppo di persone che riceve il trattamento in esame si affiancano uno o più gruppi di controllo, in cui le persone possono ricevere il trattamento standard corrente o un placebo. Gli studi di alta qualità, inoltre, sono di norma condotti con lo strumento metodologico del doppio (o triplo) cieco, che impedisce sia ai ricercatori che ai partecipanti (ed eventualmente anche ai rilevatori nel caso del triplo cieco) di conoscere il trattamento ricevuto, per evitare che si producano volontariamente influenze indebite sull'andamento della ricerca.
  • 20. e) Quando uno studio si dice “randomizzato” L'assegnazione del trattamento ai soggetti deve avvenire con un metodo casuale (random), poiché la randomizzazione aumenta la probabilità che altre variabili, non considerate nel disegno dello studio, si distribuiscano in maniera uniforme nel gruppo sperimentale e in quello di controllo. In questo modo, le differenze eventualmente osservate tra i due gruppi possono essere attribuite al trattamento. Si tratta di un aspetto fondamentale perché l’attribuzione casuale del nuovo farmaco o del farmaco di controllo garantisce che i due gruppi siano simili per tutte le caratteristiche salvo che per il medicinale assunto. Dunque, alla fine della sperimentazione, sarà possibile attribuire ogni differenza nella salute dei partecipanti esclusivamente al trattamento e non a errori o al caso.
  • 21. f) I bias Obiettivo: evitare i bias! performance bias (differenza nell'assistenza erogata ai partecipanti all'esperimento. Il doppio cieco nasce per far fronte a questa distorsione. bias di rilevazione (distorsioni nella misurazione dei risultati) selection bias (distorsione nel processo di selezione dei partecipanti all'esperimento. Si utilizzano studi randomizzati per far fronte a questo problema). confirmation bias (distorsione data dal fatto che siamo propensi a cercare conferme dei nostri preconcetti, piuttosto che cercare di individuarne le contraddizioni.
  • 22. Gli studi clinici controllati e randomizzati Fase pre-clinica Fase clinica Risultato (cura, trattamento, farmaco) 10-15 anni Disclaimer: l'aggettivo “clinico” si riferisce a risultati ottenuti grazie alla sperimentazione sull'uomo, mentre il termine “pre-clinico” indica una fase in cui l'uomo non è stato coinvolto, cioè i cui risultati si basano su ricerche in silico, in vitro o in vivo su modelli animali. La fase pre-clinica precede, ed necessaria, per porre le basi per un eventuale trial clinico.
  • 23. 1. La fase pre-clinica Durata media: 2-3 anni Costo medio: 30% dell'investimento totale  Gli studi preclinici utilizzano test in vitro ed esperimenti su animali in vivo (cellule, tessuti, organi).  In questa fase si testano principalmente: - efficacia (come si comporta una molecola, cioè un principio attivo, nell'organismo: assorbimento, distribuzione, metabolismo, eliminazione) - tossicità, mutagenesi e carcinogenesi - farmacocinetica
  • 24. 2. La fase clinica Fase I: si studia la tolleranza da parte dell'organismo di dosi crescenti di queste molecole candidate su volontari sani (da 20 a 100 persone). Fase II: le molecole che non vengono scartate durante la fase I vengono testate su pazienti volontari affetti dalla malattia che si desidera curare per capirne l'efficacia, valutarne la tossicità e stabilirne la dose. In questa fase si confrontano i risultati con quelli ottenuti con il placebo, somministrando cioè sostanze prive di principio attivo senza che le persone sappiano a quale gruppo appartengono Fase III (studio clinico controllato e randomizzato): le molecole rimaste in lizza vengono testate su un gruppo più ampio di pazienti (fino a 3000 persone) per testarne sicurezza ed eventuali effetti collaterali rari non emersi nelle prime fasi. Anche in questa fase si utilizza il confronto con un gruppo placebo. Fase IV (farmacovigilanza, dopo l'immissione in commercio del farmaco): può durare decenni e monitora efficacia e sicurezza del farmaco. Le molecole che hanno superato la fase preclinica vengono sottoposte a esperimenti su esseri umani in diverse fasi:
  • 26. reviews meta analisi randomized control trial control trial studi osservazionali case studied Spesso non basta un articolo, meglio leggerne più di uno sull'argomento, e magari cercare una revisione sistematica (review) di ciò che la letteratura scientifica ha prodotto sull'argomento
  • 27. Un esempio: il caso dell'omeopatia “L'omeopatia è indistinguibile dal placebo” (Lancet, Review 2005) Esistono singoli studi condotti con il metodo scientifico che mostrano che l'omeopatia funziona. Ma non basta che sia uno studio (o due, o tre) a dirlo. Qual è il campione esaminato?
  • 28. COMPRENDERE UN ARTICOLO SCIENTIFICO: Il concetto di CORRELAZIONE “Correlation does not imply causation” Per approfondire: http://medbunker.blogspot.it/2015/10/correlation-is-not-causation-di-non.html
  • 29.
  • 30. Causa ≠ fattore di rischio  la carne rossa causa il cancro una certa quantità di consumo giornaliero di carne rossa lavorata è associato a un certo rischio di contrarre il cancro al colon retto.  il fumo provoca il cancro il fumo è la prima causa di cancro ai polmoni  l'esposizione prolungata all'amianto è la causa del mesotelioma
  • 31. Esempio: correlazione stress-insorgenza cancro alla mammella - Lo stress provoca il cancro - Lo stress può provocare il cancro - Lo stress è associato all'insorgenza del cancro
  • 32. Esempio: correlazione stress-insorgenza cancro alla mammella - Lo stress provoca il cancro - Lo stress può provocare il cancro - Lo stress è associato all'insorgenza del cancro * studio in vivo condotto sui topi * risultati riferiti solo al caso del cancro alla mammella * lo stress agisce sul nostro organismo potenziando i canali del sistema linfatico intorno e all'interno del tumore, che diventano dunque delle vie maestre per la proliferazione delle cellule malate
  • 33. La maggior parte delle malattie ha un'origine multifattoriale
  • 34. IL LINGUAGGIO SCIENTIFICO Alzheimer, trovata causa della malattia. Speranze per una nuova cura Lo studio sulle cavie da laboratorio della Duke University. Identificato collegamento fra un aminoacido e il comparire della patologia Dagli Stati Uniti arriva la notizia della scoperta della possibile causa principale dell'Alzheimer. I test, per ora solo su cavie da laboratorio, potrebbro contribuire allo sviluppo di una nuova cura, aprendo coì  speranze per i pazienti. 'Vaccino' antitumore, in Germania al via i primi test sull'uomo In Germania un'equipe dell'Università  Gutenberg sperimenta per la prima volta su tre pazienti affetti da melanoma un'immunoterapia che ha dato risultati positivi nei test sui topi. L'obiettivo è 'smascherare' le cellule tumorali e renderle attaccabili dalle difese 'risvegliate' del sistema immunitario. E' ANCORA una scommessa, ma la possibilità di realizzare un vaccino terapeutico per combattere i tumori potrebbe essere più vicina. Almeno ne sono convinti gli scienziati tedeschi dell'università Johannes Gutenberg, a Mainz, che hanno avviato i primi test sull'uomo di una vaccinazione contro il melanoma che, sostengono, in futuro potrebbe funzionare anche su altri tipi di tumori. ATTENZIONE al sensazionalismo, non dare false speranze
  • 35. Se non sai, chiedi all'esperto chiarimenti sulla terminologia richieste di approfondimento per inquadrare l'argomento commenti sull'importanza o sulla non rilevanza della notizia ...
  • 36. COME FUNZIONA IL MONDO DELLE PUBBLICAZIONI SCIENTIFICHE
  • 37. Risultato scientifico Invio a una rivista scientifica affinché il risultato venga valutato dalla comunità scientifica Eventuale pubblicazione (o rifiuto) Comunicazione al grande pubblico Lavoro del giornalista scientifico
  • 39. Alcuni fra i scientific journals più noti
  • 40. Attenzione a non confondere i scientific journals con le riviste scientifiche che si trovano in edicola! Scientific journals ≠ Science magazines
  • 43. L'Impact factor Non tutte le riviste hanno uguale prestigio, l'Impact factor ci aiuta a inquadrare l'importanza della scoperta scientifica di cui ci stiamo occupando Nell'editoria accademica l'impact factor è un indice sintetico, di proprietà di Thomson Reuters, che misura il numero medio di citazioni ricevute in un particolare anno da articoli pubblicati in una rivista scientifica (Journal) nei due anni precedenti.
  • 44. I bias e il “Publish or perish” - Uno studio prodotto da ricercatori afferenti alle università e ai centri di ricerca più noti finiscono per essere favoriti dalle alcune riviste molto prestigiose (bias). - Certe riviste molto quotate “spingono” la pubblicazione in particolari ambiti di ricerca piuttosto che altri (bias). - In media si preferisce pubblicare i risultati “positivi” piuttosto che quelli “negativi”(bias) - Allo stesso tempo per fare carriera un ricercatore ha bisogno di un certo numero di pubblicazioni (“publish or perish”, pubblicare o morire). Come fare dunque?
  • 45. Le riviste Open access Sono basate sul principio del libero accesso per i lettori, quindi nessuna rivista richiede un abbonamento, come invece accade per le riviste come Nature, Science ecc. Diverse richiedono una quota per le spese di pubblicazione alle istituzioni di appartenenza, ai ricercatori o agli enti di finanziamento della ricerca. Gli articoli sono spesso distribuiti attraverso le licenze Creative Commons, e tendono a permettere che gli autori mantengano i diritti d’autore sui propri lavori.
  • 46. Non tutte le riviste scientifiche Open Access sono peer reviewed, cioè non esercitano un controllo sui contributi che pubblicano! Ciò significa che tutte le riviste Open Access sono fuffa? No, un esempio è il gruppo PLOS, che pur essendo basato sull'open access, ha un sistema di Peer Review molto forte.
  • 47. Errori e frodi - Z. Corbyn (Nature, 2012) Il team ha analizzato 2047 articoli ritirati da PubMed al 3 maggio 2012, scoprendo che la frode o la sospetta tale è responsabile del 43% degli articoli ritirati dalle riviste scientifiche, l'errore rappresenta “solo” il 20% dei casi, mentre il plagio pesa per il 24%. - G. Begley, L. Ellis (Nature, 2012): dei 53 studi di riferimento nel campo dell'oncologia pubblicati tra il 2001 e il 2011, solo l'11% (6 studi) era davvero replicabile.
  • 48. La denuncia di Science “Quanto sono affidabili le riviste scientifiche open access, cioè quelle riviste che non chiedono un pagamento per la loro consultazione? In media, decisamente poco, pur con le dovute eccezioni, come ha scoperto una ricerca pubblicata su “Science” nel quadro di una serie di articoli dedicati allo stato e alle prospettive della comunicazione scientifica. John Bohannon, biologo e giornalista scientifico collaboratore di "Science" è giunto a questa conclusione dopo aver inviato a 304 riviste open access un articolo con gravi carenze metodologiche che non sarebbero sfuggite a qualsiasi esperto del settore. Ciò nonostante solo 98 riviste lo hanno rifiutato, mentre ben 157 lo hanno accettato, nella maggior parte dei casi senza fare alcun rilievo di carattere scientifico e limitandosi a qualche osservazione sulla forma linguistica. (Le restanti 49 testate, non hanno risposto:in molti casi il sito della rivista è risultato apparentemente abbandonato.)” Fonte: http://www.lescienze.it/news/2013/10/04/news/riviste_open_access_mancato_peer_review- 1835164/
  • 49. Il caso di “Stronzo Bestiale”
  • 50. Un esempio più serio: il caso Wakefield su vaccini e autismo 12 biopsie tramite colonscopia su bambini con disturbi intestinali e del comportamento, 10 dei quali erano autistici. La ricerca parlava chiaro: non si rilevava un legame tra le vaccinazioni ed i sintomi di quei bambini. Ma nonostante questo il dottor Wakefield organizza una conferenza stampa dichiarando che il legame autismo- vaccini era probabile e consigliava di sospendere ogni vaccinazione per MPR.1998
  • 51. La notizia fu ripresa dai media con il risultato che dai 56 casi di morbillo del 1998, in Gran Bretagna e Galles si arrivò ai 1348 del 2008 con due decessi direttamente causati dal morbillo. Più tardi si scoprì che lo studio di Wakefield non aveva previsto dei casi di controllo.
  • 52. Nel 2002, un altro studio coordinato da Wakefield e che ricalcava il primo, rilevava che in bambini con disturbi del comportamento e problemi intestinali presentavano il virus del morbillo nei tessuti intestinali. Un assistente di Wakefield presente alle procedure dichiarò però che durante i test sui tessuti intestinali tutti i test davano risultati negativi mentre Wakefield dichiarava il contrario. Lo scienziato affida dunque quei test ad un suo laboratorio (lo stesso che aveva compiuto le analisi del primo lavoro, quello che diede inizio alla fobia sui vaccini) che diede delle risposte totalmente diverse e che davano ragione a Wakefield. 2010 Tratto da: http://medbunker.blogspot.it/2009/11/vaccini-wakefield-vaccini-autismo-e.html
  • 53. Per questa evidente irregolarità quell'assistente si dimise e chiese la rimozione del suo nome dallo studio che nel frattempo era stato pubblicato su Lancet. 10 dei 12 coautori dello studio quindi chiesero di cancellare il proprio nome da quella ricerca. Lancet ritirò lo studio scusandosi con i lettori.
  • 54. La peer review non è sempre inattaccabile Tratto da: http://www.illuminiamolasalute.it/il-conflitto-di-interesse-comunicazione-scientifica-de-fiore/ - In un articolo pubblicato nel 2005 su The Lancet, Jon Sudbø, medico dentista norvegese presentava i risultati di uno studio su circa 900 pazienti, che sembrava dimostrare una associazione tra assunzione di farmaci antinfiammatori non steroidei e riduzione del rischio di cancro del cavo orale. - Dopo la pubblicazione il lavoro investigativo di un quotidiano norvegese scoprì una strana coincidenza nel database in appendice all’articolo: dei 908 pazienti arruolati, 250 erano nati nello stesso giorno. - Sudbø, sua moglie e il fratello confessarono successivamente di essere autori di diversi altri articoli basati su dati fabbricati e usciti su riviste molto note e autorevoli, dal New England Journal of Medicine al Journal of Clinical Oncology. -Dopo una sospensione, l’autore ha ripreso l’attività di medico dentista e numerosi suoi articoli non “retracted” sono ancora inclusi nei database bibliografici.
  • 55. I conflitti di interesse Key word on PubMed: “desogestrel”
  • 56. Riassumiamo: come lavora il giornalista scientifico - trova una notizia per caso/ la cerca tramite le agenziedi stampa specializzate - va alla fonte originale (paper scientifico, review,...) e la esamina (autori, rivista, metodo utilizzato, eventuali conflitti di interesse, ...) - ci sono dubbi/domande/curiosità? Chiede all'esperto (l'autore dello studio in questione e/o una terza voce) o cerca nuove fonti - cerca di fare sintesi (ponendo attenzione alle correlazioni che lo studio di cui parliamo mette davvero in luce e facendo attenzione a utilizzare un linguaggio preciso e non sensazionalista). Ricordiamo: stiamo facendo un servizio ai cittadini e soprattutto ai malati
  • 57. E ora a voi! Cristina Da Rold Giornalista scientifica freelance cristinalaura.darold@gmail.com www.cristinadarold.com @CristinaDaRold Domande?