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e x e c u t i v e

MARPI
REPUTAZIONE AZIENDALE

Caso aziendale: “Azienda Ospedaliera Martino”
di Valeria Arena
L’AZIENDA
•

•

L’Azienda Ospedaliera G.
Martino è una realtà
ospedaliera
universitaria, che vede
ogni giorno convivere
attività didattiche e di
ricerca con funzioni
assistenziali.
Fattore, quest’ultimo, che
suscita nella popolazione
un’elevata aspettativa.

2
IL CASO
•

•

•

Il 26 agosto del 2010 un grave episodio ha visto
coinvolta l’UOC di Ginecologia e Ostetricia dell’AOU G.
Martino.
La “lite in sala parto”. È con questa espressione che la
stampa ha sintetizzato quanto accaduto.
Ruoli e competenze non rispettate, inadeguata
organizzazione interna,mancanza di comunicazione.
Sono solo alcuni dei difetti emersi dopo una più precisa
ricostruzione dei fatti.
3
L’OBIETTIVO DEL PROGETTO
•

•

Definire più da vicino le azioni che la Direzione
Aziendale sta portando avanti per innescare un
cambiamento sul piano comportamentale,
aspetto fondante della reputation.
Il progetto intrapreso è volto proprio a dimostrare la
profonda differenza esistente tra immagine e
reputazione.

4
LA REPUTAZIONE1
•

•

Si forma solo con il passare del tempo e la si può
perdere, ma non la si può migliorare rapidamente
Si fonda sui comportamenti e sulle azioni compiute
dall’organizzazione e quindi sulla storia reale.

1Invernizzi E., Romenti S., Relazioni pubbliche e corporate communication. La gestione dei servizi specializzati, McGraw-Hill, Milano 2012

5
ANALISI SWOT DELL’AZIENDA OSPEDALIERA
MARTINO

6
I PROCESSI PER ALIMENTARE I CAMBIAMENTI
ORGANIZZATIVI.
•

Le azioni intraprese:
•

•
•

•
•
•

La sospensione di tutti i soggetti coinvolti nel caso di
malasanità (compreso il primario) e la nomina di un nuovo
direttore.
L’adozione di nuove modalità operative.
La costituzione di un gruppo di lavoro, che ha avuto il
compito di analizzare procedure, protocolli e linee guida per
revisionarle e per redigerne di nuove.
L’adozione di azioni per creare un maggiore clima
collaborativo all’interno della struttura.
La programmazione di incontri periodici per condividere
attività, obiettivi e progetti.
La comprensione del ruolo e delle competenze dei singoli
professionisti.

7
I PROCESSI PER ALIMENTARE I CAMBIAMENTI
ORGANIZZATIVI.
•

L’audit clinico:
•

L’ascolto di esigenze fino a quel momento non espresse e la
volontà di partecipazione da soddisfare.
•

•

•

•

L’audit interno: finalizzati alla revisione delle attività svolte dagli
operatori interni per esaminare e valutare appropriatezza, efficacia e
sicurezza delle prestazioni erogate.
L’audit clinico: direttamente governato da professionisti sanitari e
focalizzato su tematiche relative all’area clinica di riferimento.

L’audit clinico valuta gli scostamenti della pratica clinica rispetto a
standard universalmente riconosciuti.
Si tratta di un processo finalizzato a migliorare le cure offerte al
paziente.
8
I PROCESSI PER ALIMENTARE I CAMBIAMENTI
ORGANIZZATIVI.
•

Le procedure:
•

La presenza di procedure cliniche assistenziali
codificate, ma nei fatti poco applicate.
• Sono state così riformulate procedure specifiche per
l'accettazione e il ricovero, per l'induzione del travaglio
di parto, di consenso per il parto cesareo e di consenso
per l'isterectomia.
• L'elemento che di certo costituisce una novità rispetto al
passato è legato al termine "condivisione”. La logica
del confronto trova una reale applicazione nella prassi
quotidiana.
• La qualità diventa il parametro misurabile per la
costruzione della reputazione.
9
I PROCESSI PER ALIMENTARE I CAMBIAMENTI
ORGANIZZATIVI.
•

Il riassetto dell’organigramma interno e la creazione
di ambulatori dedicati:
•

La razionalizzazione delle risorse attraverso una rete
di punti nascita dove vi sia un numero di parti tale da
garantire il giusto standard di sicurezza.
• L’ottimizzazione del rapporto numerico tra
personale e numeri di posti letto.
• L’istituzione di nuove attività ambulatoriali, fino a quel
momento mancanti.

10
CONCLUSIONI
•

•

L'obiettivo principale è quello di sviluppare la
reputazione aziendale e cioè modificare
comportamenti consolidati nel tempo.
E’ importante agire su due fronti:
•

I medici, infermieri, operatori sanitari, personale
amministrativo, che manifestano attraverso le proprie
azioni comportamenti funzionali e realmente efficaci ai
fini della sicurezza e della salute.
• Il "paziente" che è il principale attore che può davvero
incidere sul piano della reputazione. Un paziente che
sempre più spesso dice la sua e che in molti casi
“scrive” per esprimere i propri diritti.
“Patientempowerment”.
11
e x e c u t i v e

MARPI
Il caso è stato tratto dal libro:
“Progetti di comunicazione per la Reputazione Aziendale”
Emanuele Invernizzi e Stefania Romenti
Franco Angeli
Edizione 2013

12

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Reputazione Aziendale – Caso aziendale “Sviluppare la reputazione per il cambiamento organizzativo: il caso Azienda Ospedaliera Martino” di Valeria Arena

  • 1. e x e c u t i v e MARPI REPUTAZIONE AZIENDALE Caso aziendale: “Azienda Ospedaliera Martino” di Valeria Arena
  • 2. L’AZIENDA • • L’Azienda Ospedaliera G. Martino è una realtà ospedaliera universitaria, che vede ogni giorno convivere attività didattiche e di ricerca con funzioni assistenziali. Fattore, quest’ultimo, che suscita nella popolazione un’elevata aspettativa. 2
  • 3. IL CASO • • • Il 26 agosto del 2010 un grave episodio ha visto coinvolta l’UOC di Ginecologia e Ostetricia dell’AOU G. Martino. La “lite in sala parto”. È con questa espressione che la stampa ha sintetizzato quanto accaduto. Ruoli e competenze non rispettate, inadeguata organizzazione interna,mancanza di comunicazione. Sono solo alcuni dei difetti emersi dopo una più precisa ricostruzione dei fatti. 3
  • 4. L’OBIETTIVO DEL PROGETTO • • Definire più da vicino le azioni che la Direzione Aziendale sta portando avanti per innescare un cambiamento sul piano comportamentale, aspetto fondante della reputation. Il progetto intrapreso è volto proprio a dimostrare la profonda differenza esistente tra immagine e reputazione. 4
  • 5. LA REPUTAZIONE1 • • Si forma solo con il passare del tempo e la si può perdere, ma non la si può migliorare rapidamente Si fonda sui comportamenti e sulle azioni compiute dall’organizzazione e quindi sulla storia reale. 1Invernizzi E., Romenti S., Relazioni pubbliche e corporate communication. La gestione dei servizi specializzati, McGraw-Hill, Milano 2012 5
  • 6. ANALISI SWOT DELL’AZIENDA OSPEDALIERA MARTINO 6
  • 7. I PROCESSI PER ALIMENTARE I CAMBIAMENTI ORGANIZZATIVI. • Le azioni intraprese: • • • • • • La sospensione di tutti i soggetti coinvolti nel caso di malasanità (compreso il primario) e la nomina di un nuovo direttore. L’adozione di nuove modalità operative. La costituzione di un gruppo di lavoro, che ha avuto il compito di analizzare procedure, protocolli e linee guida per revisionarle e per redigerne di nuove. L’adozione di azioni per creare un maggiore clima collaborativo all’interno della struttura. La programmazione di incontri periodici per condividere attività, obiettivi e progetti. La comprensione del ruolo e delle competenze dei singoli professionisti. 7
  • 8. I PROCESSI PER ALIMENTARE I CAMBIAMENTI ORGANIZZATIVI. • L’audit clinico: • L’ascolto di esigenze fino a quel momento non espresse e la volontà di partecipazione da soddisfare. • • • • L’audit interno: finalizzati alla revisione delle attività svolte dagli operatori interni per esaminare e valutare appropriatezza, efficacia e sicurezza delle prestazioni erogate. L’audit clinico: direttamente governato da professionisti sanitari e focalizzato su tematiche relative all’area clinica di riferimento. L’audit clinico valuta gli scostamenti della pratica clinica rispetto a standard universalmente riconosciuti. Si tratta di un processo finalizzato a migliorare le cure offerte al paziente. 8
  • 9. I PROCESSI PER ALIMENTARE I CAMBIAMENTI ORGANIZZATIVI. • Le procedure: • La presenza di procedure cliniche assistenziali codificate, ma nei fatti poco applicate. • Sono state così riformulate procedure specifiche per l'accettazione e il ricovero, per l'induzione del travaglio di parto, di consenso per il parto cesareo e di consenso per l'isterectomia. • L'elemento che di certo costituisce una novità rispetto al passato è legato al termine "condivisione”. La logica del confronto trova una reale applicazione nella prassi quotidiana. • La qualità diventa il parametro misurabile per la costruzione della reputazione. 9
  • 10. I PROCESSI PER ALIMENTARE I CAMBIAMENTI ORGANIZZATIVI. • Il riassetto dell’organigramma interno e la creazione di ambulatori dedicati: • La razionalizzazione delle risorse attraverso una rete di punti nascita dove vi sia un numero di parti tale da garantire il giusto standard di sicurezza. • L’ottimizzazione del rapporto numerico tra personale e numeri di posti letto. • L’istituzione di nuove attività ambulatoriali, fino a quel momento mancanti. 10
  • 11. CONCLUSIONI • • L'obiettivo principale è quello di sviluppare la reputazione aziendale e cioè modificare comportamenti consolidati nel tempo. E’ importante agire su due fronti: • I medici, infermieri, operatori sanitari, personale amministrativo, che manifestano attraverso le proprie azioni comportamenti funzionali e realmente efficaci ai fini della sicurezza e della salute. • Il "paziente" che è il principale attore che può davvero incidere sul piano della reputazione. Un paziente che sempre più spesso dice la sua e che in molti casi “scrive” per esprimere i propri diritti. “Patientempowerment”. 11
  • 12. e x e c u t i v e MARPI Il caso è stato tratto dal libro: “Progetti di comunicazione per la Reputazione Aziendale” Emanuele Invernizzi e Stefania Romenti Franco Angeli Edizione 2013 12