In occasione del 500° Anniversario della pubblicazione delle 95 tesi di Lutero, tale lavoro tratta di questo argomento: esso analizza la vita di Lutero, il contesto delle Tesi e gli argomenti cardini del pensiero luterano.
Anno pastorale 2012-13
Parrocchia Sant' Antonino Martire di Castelbuono (PA)
Parroco Don Mimmo Sideli
Ciclo di conferenze "I Maestri del sospetto e i Testimoni della fede" tenuto da P. Filippo S. Cucinotta, OFM; docente di Teologia orientale della Pontificia Facoltà Teologica "San Giovanni Evangelista" di Palermo
Incontro su Joseph Ratzinger
R. Villano - Sovrano Militare Ordine di Malta: San Giovanni Battista e la Mad...Raimondo Villano
“Importante pubblicazione che fa grande onore all’Autore perché impreziosisce la storia del Sovrano Ordine, aggiungendo particolari conoscenze che si affermano come nuove ricerche storiche e tutte di grande rilievo” (Card. Fiorenzo ANGELINI, Presid. Em. Pastorale Operatori Sanitari).
"Tutto il mondo giace nel potere del Malvagio" è un libro che analizza come il mondo intero è sotto controllo di un'intelligenza malvagia fin dalle sue origini e spiega quali strategie ( Massoneria, falsa religione, musica e cultura in generale, eventi paranormali come gli UFO ) sono usate per raggiungere questo scopo. Spiega anche come possiamo combattere tutto questo e quali speranze abbiamo...
In occasione del 500° Anniversario della pubblicazione delle 95 tesi di Lutero, tale lavoro tratta di questo argomento: esso analizza la vita di Lutero, il contesto delle Tesi e gli argomenti cardini del pensiero luterano.
Anno pastorale 2012-13
Parrocchia Sant' Antonino Martire di Castelbuono (PA)
Parroco Don Mimmo Sideli
Ciclo di conferenze "I Maestri del sospetto e i Testimoni della fede" tenuto da P. Filippo S. Cucinotta, OFM; docente di Teologia orientale della Pontificia Facoltà Teologica "San Giovanni Evangelista" di Palermo
Incontro su Joseph Ratzinger
R. Villano - Sovrano Militare Ordine di Malta: San Giovanni Battista e la Mad...Raimondo Villano
“Importante pubblicazione che fa grande onore all’Autore perché impreziosisce la storia del Sovrano Ordine, aggiungendo particolari conoscenze che si affermano come nuove ricerche storiche e tutte di grande rilievo” (Card. Fiorenzo ANGELINI, Presid. Em. Pastorale Operatori Sanitari).
"Tutto il mondo giace nel potere del Malvagio" è un libro che analizza come il mondo intero è sotto controllo di un'intelligenza malvagia fin dalle sue origini e spiega quali strategie ( Massoneria, falsa religione, musica e cultura in generale, eventi paranormali come gli UFO ) sono usate per raggiungere questo scopo. Spiega anche come possiamo combattere tutto questo e quali speranze abbiamo...
Introduzione all'uso di Slideshare. Traduzione di "Slideshare tutorial", presentazione in catalano di Immaculada Vilatersana del Centro di Formazione per Adulti di Matarò, Barcelona.
the language of art for centuries has been able to convey the truths of the Christian faith for generations. Today our children are no longer able to read and understand the beauty, lifeblood of our civilization
Lettura del racconto nel mosaico di otranto al 23 marzo 2015Andrea Biagioni
Il Libro nasce con lo scopo di comprendere e divulgare il racconto criptato che il monaco Pantaleone ha inserito nel mosaico di Otranto da lui costruito nel XII secolo.
Per quanto possa sembrare assurdo visto che il mosaico è stato costruito nel XII secolo ed a quell’epoca non si sapeva ancora nulla di DNA, secondo me il monaco Pantaleone nella sua opera ci parla di genetica.
Ci racconta di un antico esperimento realizzato in provetta da nostri antichi avi evoluti che generarono dei cloni, e cosa accadde a livello cosmico e sulla Terra una volta che quei cloni furono messi fuori dal giardino terrestre. Cioè messi fuori dal luogo dove erano tenuti e fatti mischiare con gli umani possessori di Anima iscritti nel Libro della Vita.
Ci racconta quindi la ragione per cui l’umanità è caduta e da allora ha dovuto girovagare e subire le catastrofi che sono avvenute, perché dobbiamo temere i tempi finali, e di chi è messaggera la figura che disegna alla fine del racconto e che scioglierà "i nodi". ·
R. VILLANO - COLOPHON LIBRO Logos e teofania nel tempo digitaleRaimondo Villano
Nasce, quindi, spontaneamente la domanda se esistano ancora punti fermi che permettono di orientarsi con sicurezza e ritrovare la strada per un cammino sereno e, se la risposta è positiva, ci si chiederebbe subito quali siano. L’Autore accetta la non facile sfida di indicarli a partire dall’antica categoria del Logos. Ma l’audacia della scelta non consiste solo nella capacità di indicare un concetto caro a chi si ricollega idealmente all’orizzonte dell’insegnamento biblico, ma anche nell’aver scelto una categoria che, essendo cruciale per la Bibbia, può costituire un riferimento universale per chi, pur non condividendo la stessa eredità di fede, desidera la comprensione della realtà, cioè cerca la verità e vuole seguirla. Il termine logos, infatti, è segnato dall’universalità, considerando che già nell’antichità diventa decisivo al di fuori del cerchio della rivelazione giudeo-cristiana e costituisce un riferimento importante per il nobile pensiero della filosofia greca. In questo libro di Villano, le categorie del Logos, della teofania e del tempo si intrecciano con varia intensità, offrendo una lettura anticonformista dell’uomo contemporaneo e della sua cultura. Nelle pagine che seguono è stato indicato un arduo ma interessante percorso di riflessione che attraversa diversi ambiti e si confronta con varie realtà: da quelle più vicine alla quotidianità come la politica e l’agire sociale a quelle sublimi della metafisica e dell’estetica. Ma, per certi versi, questo libro è anche un compendio della comprensione della cultura nelle sue molteplici espressioni alla luce degli autori classici e del magistero della Chiesa. Perciò, accanto alle riflessioni dell’autore, si potranno trovare anche ampie citazioni di alcuni testi fondamentali a comporre quasi una piccola antologia di riferimento. Un aspetto importante di questo libro è l'attenzione riservata al presente. Il tempo digitale, indicato come una componente essenziale della riflessione. Già a partire dal titolo, il libro nasconde in sé una serie di domande fondamentali. La risposta di Villano è audace e serena. L’Autore non è intimorito dal tempo virtuale, che penetrando nella cultura ne condiziona le basi cambiandole e, non di rado, sconvolgendole. In un contesto socio-culturale in cui gradualmente vengono meno le certezze, e con esse anche la speranza, il tentativo di restituire fiducia offerto da Villano incoraggia e apre insperati laboratori di ricerca.
R. Villano - Logos e teofania - Cap. XIX: Bellezza e veritàRaimondo Villano
Abstract dal volume di R. Villano “Logos e teofania nel tempo digitale”, con il Patrocinio della già Pontificia Accademia Tiberina e dell’Accademia Europea per le Relazioni Economiche e Culturali e con presentazione del Rev. Mons. Tomasz Trafny, Responsabile del Dipartimento Scienza e Fede del Pontificio Consiglio della Cultura e Direttore esecutivo del Progetto STOQ - Science, Theology and the Ontological Quest - che, in collaborazione con le sette Università Pontificie Romane (Lateranense, Gregoriana, Regina Apostolorum, San Tommaso - Angelicum, Santa Croce, Salesiana, Urbaniana), è teso a sviluppare il dialogo fra scienza, filosofia e teologia, al fine di confrontare la visione cristiana del mondo, dell’uomo e della società con le molteplici sfide teoretiche, etiche e culturali che nascono dallo sviluppo della scienza ed è diretto a studenti, scienziati, filosofi e teologi e a quanti siano interessati ad approfondire le basi razionali della propria fede o ad approfondire la possibilità di divenire credenti all’inizio del Terzo Millennio. È in varie prestigiose istituzioni governative, scientifiche, storiche, professionali, in molti Istituti Italiani di Cultura. (Chiron Praxys, ISBN 978-88-97303-12-1, CDD 215 VIL log 2012, LCC HN30-39, pagg. 260, Prima Edizione febbraio 2012; Prima ristampa: ottobre 2012; Seconda ristampa: dicembre 2012; Terza ristampa: febbraio 2013; Seconda Edizione con Patrocinio Accademia Tiberina e Accademia Europea Relazioni Economiche e Culturali, ISBN 978-88-97303-16-9, CDD 215VIL log 2014, LCC HN30-39, pp. XXII + 264, gennaio 2014).
R. Villano - La sede delle Epifanie divine nell’intreccio fra tempo ed eternitàRaimondo Villano
patrocinio di: Pontificia Accademia Tiberina; Accademia di Storia dell’Arte Sanitaria; Nobile Collegio Chimico Farmaceutico; Accademia Europea per le Relazioni Economiche e Culturali; Studiorum University Ruggero II dello Stato della Florida (USA), Jean Monnet Université Europenne, Università Telematica Pegaso, Norman Academy USA-Gambia. Presentazione del Libro (alla presenza del Presidente Emerito del Pontificio Consiglio per la Cultura Card. Paul Poupard e del Direttore dei Servizi del Quirinale Prof. Comm. Tito Lucrezio Rizzo) sotto l’Alto Patrocinio del Ministero dei Beni e le Attività Culturali (MBAC-UDCM Gabinetto 0009440-14/05/2010 Cl. 09.01.00/5491). Vincitore della LXXIV edizione del Premio nazionale Massimo Piccinini per la ricerca storico-scientifica (già assegnato ai massimi Storici Conci e Pedrazzini) conferito dall’Accademia di Storia dell’Arte Sanitaria-Mi.BACT (Roma, 12 dicembre 2014). Presentazioni di: Ven. Balì Gran Croce di Giustizia del Sovrano Militare Ordine di Malta Ecc.mo Fra’ Franz von Lobstein, già Gran Priore di Roma; Past District Governor 2100 Italia del Rotary International e critico letterario Prof. Antonio Carosella; Presidente della Commissione Internazionale dell’UNESCO per le Biotecnologie Prof. Gr. Uff. Giulio Tarro. Saggio di filosofia della storia dal titolo bellissimo e dalle profonde, coerenti e ben articolate riflessioni (secondo lo storico Fra’ Giovanni SCARABELLI).
Monsignor gianni carrù trasfigurazione di uno strumento di morteDailyFocusNews
Monsignor Giovanni Carrù nel 2011 approfondisce il tema della parabola della croce, da patibolo a simbolo di resurrezione. Carrù riporta infatti che nell’antichità erano molte le denominazioni della croce ma alla fine è il cristogramma a divenire il segno inconfondibile dell' anàstasis che decora i monumenti dei morti, dei vivi, dei neofiti, dei catecumeni, di tutto il popolo di Dio.
Pellegrino, nato a Forlì nel 1265 circa, trascorse la giovinezza partecipando alle lotte politiche locali tra guelfi e ghibellini.
Fece il noviziato e la professione a Siena e fu poi inviato nel convento di Forlì dove visse fino alla morte avvenuta nel 1345.
Nel 1325 fu colpito da cancrena ad una gamba, causata dalla penitenza che Pellegrino si era imposto di non sedersi e distendersi mai, ma la notte prima dell’amputazione fu miracolosamente guarito mentre pregava davanti al Crocifisso
Annalena Tonelli (Forlì, 2 aprile 1943 – Borama, Somalia, 5 ottobre 2003), missionaria italiana cattolica. Fu insignita dall'Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati del prestigioso premio Nansen per l'assistenza ai profughi (Nansen Refugee Award), il 25 giugno 2003[2]. Spese circa trentatré anni della sua vita come volontaria in Africa prima di venir uccisa il 5 ottobre 2003 da un commando islamico nel centro assistenziale che dirigeva in Somalia.
Da GIOTTO a CARAVAGGIO - Testimonianze di fede nell'arteUmberto Giordano
Come gli Artisti hanno rappresentato immagini sacre, nel corso dei secoli, con spirito religioso, con particolare riferimento a Giotto, Leonardo, Michelangelo e Caravaggio
L'Abbazia di San MERCURIALE a Forlì, una bella chiesa Romanica, con importanti opere pittoriche e scultoree.
Molto bello il campanile, in stile Romanico Lombardo, uno dei più alti ed eleganti
1. INSEGNARE LA RELIGIONE CON
L’ARTE
QUESTIONI GIUSTIFICATIVE E MODELLO DI ANALISI DEL TESTO-ARTE
Maria Franca Tricarico – ed. Elledici, 2002
Annunciazione del corridoio Nord, affresco di Beato Angelico nel
convento di San Marco – 1440 - 1450
2. Andrea della Robbia, Annunciazione, 1490 circa, Firenze, Museo dello Spedale degli Innocenti
3. COS'È COMUNICAZIONE
Senza la pretesa di inoltrarci nell'ambito episte-mologico della comunicazione, né
di esaurirne tutte le definizioni, cosa del resto impossibile se si considera che
sono sempre più numerose le discipline che se ne interessano, è sufficiente dire,
in termini generali, che si possono individuare due definizioni di comunicazio-ne,
peraltro sempre chiamate in causa ogni qualvolta ci si accosta a questa realtà
complessa e variegata e si tenta di teorizzarla.
La prima definizione fa riferimento al «circuito seduttivo» nel senso che il
processo comunicativo prevede un emittente il quale invia un messaggio ad un
ricevente con lo scopo di provocare in questo un ben preciso effetto.
La seconda definizione intende la comunicazione come un «processo
cooperativo», ossia come processo di negoziazione, di scambio e di creazione di
significati.
In guest'ottica è chiaro che la comunicazione fa riferimento al processo di
interazione fra emittente, messaggio e destinatario. Precisamente, si tratta di un
processo che vede implicati l'emittente nella costruzione del messaggio, e il
ricevente nell'attività interpretativa mediante la quale ricostruisce il messaggio.
Questo significa che un messaggio è un oggetto materiale, un intreccio di segni
(testo) che incomincia a vivere, cioè a significare nel momento in cui viene letto
(percepito), compreso e interpretato.
4. Questo secondo approccio alla comunicazione, ed è quello che per il nostro
argomento ci interessa, è di tipo strutturale proprio perché si focalizza sulle
relazioni che intercorrono fra le componenti necessarie per la costruzione di
significati. Queste possono essere così identificate:
il testo e i segni che lo compongono;
colui che «legge» il testo-arte alla luce della sua esperienza culturale e
sociale, esperienza che gli consente non solo di usare, ma anche di
comprendere e di interpretare certi segni;
la consapevolezza che un testo dice oltre se stesso (dal senso letterale
al senso simbolico).
Il modo con cui l'interazione fra le componenti indicate produce significato
è oggetto di studio della semio-tica, la scienza che si interessa dei segni.
E l'arte cristiana è appunto un sistema segnico che veicola significati.
5. L'ARTE NEL CONTESTO COMUNICATIVO
L'opera d'arte, nel nostro caso l'arte cristiana, è un testo, un insieme
complesso di strutture segniche sistemiche che vanno lette, comprese e
interpretate. Ciascuna struttura è portatrice di significato e contribuisce,
insieme ad altre, a creare il significato complessivo dell'opera. In altri termini,
l'arte cristiana generalmente non «fotografa» un evento singolo della
storia della salvezza, ma riunisce vari eventi e li rappresenta insieme per
richiamare, con la forza della sintesi, il significato e il valore di un fatto
salvifico.
In questo senso, il testo-arte cristiana può essere oggetto di considerazione
semiotica.
Al riguardo, A. Grabar dice che mettendo l'accento sull'analisi delle forme e
sulle tecniche artistiche, si è rinunciato allo studio del valore semiotico delle
immagini, cioè della loro iconografia. Al contrario, il valore semiotico del testo-
arte va riconosciuto e riconsiderato proprio perché esso è costituito da segni
molteplici i quali intessono trame espressivo-comunicative.
L'arte cristiana, dunque, è un prodotto di significazione e, pertanto, di
comunicazione.
Il messaggio di questa comunicazione continua, lungo i secoli, ad essere
potenzialmente leggibile, comprensibile, interpretabile da ogni destinatario,
continua ad essere una potente forma espressivo-comunicativa dei
contenuti della religione.
6. L'ARTE QUALE ESPRESSIONE DEL «RELIGIOSO»
Le radici dell'arte come forma di comunicazione simbolica con il trascendente
affondano nella preistoria.
Le prime espressioni religiose dell'uomo primitivo si trovano nelle pitture
rinvenute sulle pareti e sulle volte delle caverne scoperte nell'area mediterranea.
Le incisioni rupestri che rappresentano animali e figure antropomorfe in scene di
guerra o in scene corali di danze sacre, sono tutte testimonianze che svelano non
solo le abitudini di vita dell'uomo preistorico, ma anche le sue credenze, il suo
intessere, una rete di rapporti di tipo simbolico per comunicare con i propri simili,
con la natura (magia) e con il trascendente (religione).
Nel corso dei secoli, l'arte pittorica, musiva, architettonica si fa ,via via, sempre di
più spazio del e spazio per il divino fino a diventare, con il cristianesimo,
espressione di fede e al servizio della fede.
Il testo-arte cristiana è una potente forma espressivo-comunicativa dei dogmi
e della predicazione. Se è vero, infatti, che la religione cristiana è stata conservata
e tramandata attraverso le formule dogmatiche, è pure vero che si è tramandata e
conservata nelle «formule iconografiche» le quali sono in sintonia con quelle
dogmatiche. E anche con le formule iconografiche i cristiani hanno mostrato la loro
fede, e imparato la fede contemplandola.
7. Le pitture catacombali, infatti, in una maniera estremamente semplice,
perpetuano, celebrano e confermano la fede dei primi cristiani, fede che ha
meritato loro la vita eterna. Queste pitture possono essere definite come voce
della «Chiesa-discepola».
I cicli pittorici e musivi delle basiliche, invece, richiamavano alla mente e
rendevano accessibile ai fedeli il complesso delle verità rivelate, quelle verità
che venivano loro proposte per credere e per godere la salvezza eterna. Sono
l'eco della voce della «Chiesa-docente».
In entrambi i casi la connotazione simbolica del testo-arte cristiana è
antropologica nel senso che non è parola di Dio rivolta all'uomo, ma è il dire
dell'uomo su Dio. Un dire simbolico che ha bisogno di essere interpretato per
svelare le verità che contiene.
8. IL PERCHÉ DELLE FORME ICONOGRAFICHE
Se la trasmissione orale e/o scritta del messaggio della salvezza fa ricorso
direttamente alla parola rivelata nel documento per eccellenza che è la Bibbia,
oppure ricorre alle altre fonti della religione cristiana quali la letteratura patristica, la
liturgia, l'omiletica, l'insegnamento autentico del Magistero della Chiesa, la
trasmissione visiva della salvezza media la parola rivelata attraverso il colore, i
segni e i simboli, il gesto, il drammatismo di una scena. Si tratta degli elementi che
strutturano le «formule iconografiche» della fede.
Scaturita dalle radici della Rivelazione, l'arte cristiana non è arte per l'arte; essa
ha un ben preciso scopo religioso: rendere visibile l'Invisibile. E su questa
via si afferma con gradualità.
Per la lettura e l'interpretazione della produzione artistica cristiana è importante
aver ben presente che Gesù Cristo è la «vera immagine storica di Dio»: «Se
conoscete me, conoscerete anche il Padre [...]. Chi ha visto me ha visto il Padre»
(Gv 14,6.9). «Chi vede me, vede colui che mi ha mandato» (Gv 12,45). Come
pure è importante aver ben chiaro che ciò che del Cristo si rappresenta non è la
sua natura divina. Essa, in quan-to tale, è incircoscrivibile, e neppure la sua
natura umana, che è inseparabile dalla sua natura divina, ma ciò che si
rappresenta, come ha spiegato Teodoro Studita, un asceta bizantino delI'VIII-IX
sec., è la persona di Gesù di Nazaret che per rivelazione e fede sappiamo essere
la seconda Persona della Trinità.
9. E la rappresentabilità del Cristo nelle sue sembianze umane viene sancita
ufficialmente dal Concilio Trullano del 692.
Fino al III sec. l'arte cristiana non registra rappresentazioni figurative, ma
fa ricorso al grafismo simbolico anche di derivazione verbale. Il passaggio
da questo tipo di simbolismo alla rappresentatività di Dio in forme sensibili
è dato dalla presa di coscienza della centralità dell'Incarnazione.
Infatti, poiché Dio non solo ha parlato, ma ha anche preso un volto
umano in Cristo, questo giustifica che lo si possa in qualche modo
rappresentare. Il superamento di tutta la crisi iconoclasta sta esattamente
in questa presa di coscienza.
Il Concilio di Nicea del 787, fondandosi sul mistero
dell'Incarnazione, giustificava contro gli iconoclasti una nuova
«economia» delle immagini, non solo quelle del Cristo, ma anche
quelle di Maria, Madre di Dio, degli Angeli e dei Santi.
10. LE FONTI DELL'ARTE CRISTIANA
Dato il carattere simbolico delle figurazioni dell'arte cristiana, per la loro
interpretazione occorre fare riferimento alle fonti letterarie quali la Sacra
Scrittura, i testi patristici, i testi liturgici (Sacramentari), le omelie, i libri apocrifi,
specialmente quelli del Nuovo Testamento.
Sono pure utili, soprattutto per la conoscenza delle catacombe, le fonti
epigrafiche, storiografiche, topografiche; gli Itineraria, ossia dei diari-guide scritti
dai pellegrini dei primi secoli; i Cronografi, ossia dei calendari tra i quali molto
famoso è quello che risale all'anno 354 dov'è raccolta tutta una serie di
documenti relativi anche al giorno della morte (il dies natalis, ossia il giorno della
«vera nascita» nell'aldilà) dei vescovi e dei martiri, e al luogo dove sono venerati;
il Liber pontificalis che è uno dei documenti più preziosi per la storia della Chiesa
in quanto contiene le biografie dei Papi da Pietro a Martino V (XV sec), nonché
notizie relative ai santuari suburbani dei martiri, particolarmente i santuari delle
catacombe.
11. L'ARTE CRISTIANA E L'INSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE
L'arte cristiana è un testo importantissimo non solo per la teologia, ma anche
per l'insegnamento della religione in quanto è «rappresentazione, in simboli e
immagini, dei testi della fede cristiana su Dio».
Il testo-arte, cioè, non è «la rappresentazione del Mistero, di una realtà che non
si può rappresentare in alcun modo», ma è un documento che può dire in quale
modo una verità di fede è creduta e interpretata dal popolo cristiano in un
determinato momento storico e in un dato ambiente geografico.
Nel Documento conclusivo della sperimentazione nazionale
sull'insegnamento di religione cattolica (2001), in più punti si fa riferimento
alla necessità di valorizzare l'arte quale espressione percepibile di realtà
invisibili.
Questo sta a dire che la scuola vuole iniziare gli alunni al linguaggio dei segni e
dei simboli dell'arte che si richiamano alla fede dei cristiani. Si tratta di una
strategia didattica particolarmente adeguata alla mentalità mediale degli alunni i
quali, proprio attraverso le espressioni visive, più facilmente che non attraverso
la parola, riescono a cogliere e a fissare nella mente il messaggio veicolato dal
testo-arte.
12. Come ogni testo, anche quello dell'arte, è un fatto culturale che va letto e
interpretato alla luce dei codici epocali. In definitiva, usare l'arte significa
anche recuperare le origini del cristianesimo, significa far memoria di un
passato in gran parte testimoniato dalla vasta produzione artistica.
D'altra parte, negare o ignorare il passato sarebbe per la scuola un votarsi
all'oblio per quanto attiene a una dimensione fondamentale della cultura
italiana, appunto quella religiosa. Al contrario, facendo memoria,
recuperando anche il linguaggio dell'arte cristiana, la scuola aiuta i
ragazzi a sviluppare la coscienza dell'identità e dell'appartenenza a un
gruppo culturale e sociale.
Di qui la necessità che la scuola aiuti i ragazzi a imparare e a possedere il
linguaggio dell'arte cristiana che, indubbiamente, è un linguaggio complesso
proprio perché simbolico.
Perché l'arte cristiana continui a comunicare, è dunque necessario che si
sappia non solo leggere, ma anche comprendere e interpretare il suo
significato intrinseco a partire dagli elementi formali, compositivi.
13. METODO DI LETTURA
Nell'insegnamento della religione, l'accostamento all'arte non sarà fatto
nell'ottica della storia dell'arte che studia i diversi manufatti come
espressione dei gusti estetici di una data epoca e di un dato contesto
geografico; sarà, invece, un accostamento finalizzato a leggere e a
interpretare quello che un'opera ha detto e continua a dire ancora oggi.
In quest'ottica, dunque, nella strategia didattica non interesserà tanto
considerare la plasticità dei corpi, il realismo dei panneggi, ecc., ma piuttosto
certi atteggiamenti, certi colori, certe disposizioni, ecc. che per la loro spiccata
valenza simbolica, sono portatori di un messaggio. Ad esempio, per esprimere la
formula dogmatica del Concilio di Efeso (431) che ha proclamato «Maria
Theotokos», ossia Madre di Dio, l'arte fa uso di attributi regali quali altrettanti
segni-simbolo: veste color porpora, trono, predella.
Per l'analisi di un testo-arte, fin dalla scuola di base, con i dovuti adattamenti
rispondenti alle capacità degli alunni, si può adottare il metodo di E. Panofsky
che prevede: la descrizione preiconografica; l'analisi iconografica;
l'interpretazione iconologica. Si tratta di tre operazioni di ricerca che si
fondono in un processo organico e indivisibile, e che consentono di recuperare il
significato unitario di un'opera evitando il pericolo di soggettivismo.
14. La descrizione preiconografica consiste nell'individuazione dei «motivi» (gli
oggetti raffigurati) presenti in un'opera, ad esempio: linee, colori, volumi, oggetti,
ani-mali, piante, utensili, persone, ecc. I motivi vanno indicati con termini generali:
un bambino, non Gesù Bambino; una donna, non Maria; un anziano, non S.
Giuseppe; un giovane con le ali, non un angelo; un libro, non il Vangelo; una
colomba, non lo Spirito Santo, ecc.
L'analisi iconografica, appoggiandosi alle fonti letterarie, alla tradizione (anche
orale) consente di riconoscere il soggetto di un'opera evocato dai motivi: non una
nascita, ma la nascita di Gesù, non una cena, ma l'Ultima Cena. Questo tipo di
analisi è legato alla cultura, cioè alla capacità degli alunni che, forniti di strumenti
culturali connessi a fattori storico-sociali, sono in grado di associare i motivi e di
coglierne il significato oltre la loro rappresentazione formale.
L'interpretazione iconologica, fondandosi sulla convinzione che ogni forma
esprime particolari valori simbolici, consente di individuare non solo il significato
intrinseco o contenuto di un testo-arte, ma individuare pure che con il mutare delle
situazioni storico-culturali, muta anche l'universo dei simboli, vale a dire il modo di
visualizzare personaggi, concetti, eventi (nel nostro caso personaggi, concetti,
eventi della salvezza). Così, ad esempio, i diversi modi di presentare la Croce, la
Natività, a seconda dei periodi storici e in diverse aree geografiche, non
costituiscono un semplice elemento di stile, ma costituiscono altrettante forme
simboliche mediante le quali un dato contenuto spirituale è connesso a un
particolare segno visibile che lo evoca.
16. DESCRIZIONE PREICONOGRAFICA
Al centro del mosaico, su tre pietre sovrapposte, è seduto un giovane. Indossa
una tunica (chiton) color oro ornata con due clavi blu e un mantello (imation) color
porpora viola. Porta i calzari. Dietro il suo capo c'è un disco color oro. Con il
braccio sinistro sorregge un'asta dorata attraversata nella parte superiore da un
asse orizzontale. Con la mano destra tocca un agnello che guarda verso di lui. Lo
sguardo del giovane è rivolto verso destra. Ai suoi lati, tre per parte disposti in
modo simmetrico, ci sono sei agnelli che guardano verso il giovane. Quattro
agnelli sono in piedi, due seduti.
Sullo sfondo ci sono due rilievi rocciosi. La vegetazione è costituita da palme.
17. Il giovane al centro della composizione è il Buon Pastore dì cui parla l'evangelista
Giovanni. Il suo volto «bello» esprime visivamente il termine greco kalós (bello nel
senso di esemplare, ideale) che nella traduzione italiana viene reso con l'aggettivo
«buono»: «lo sono il buon Pastore» (Gv10,11).
II Cristo è rappresentato con le sembianze giovanili e senza barba. È il Cristo
Logos. In questo modo si vuole evidenziare la sua natura divina e la sua
coesistenza eterna con il Padre visualizzando quanto è affermato dal Concilio di
Nicea del 325 contro Ario, ossia che Gesù è «generato, non creato, della stessa
sostanza (homousios) del Padre».
18. II Cristo è pure presentato quale Sol invictus. Que-sto lo si ricava dal nimbo
raffigurato come disco solare. È lui il «sole che sorge per rischiarare quelli che
stanno nelle tenebre e nell'ombra della morte» (Lc 1,78-79). È «la luce del mondo;
chi [...lo] segue non camminerà nelle tenebre, ma avrà la luce della vita» (Gf
8,12). È il «sole di giustizia» di cui parla Malachia (Ml 3,20). La tunica (chiton)
dorata ne indica la sacralità e la regalità.
II Cristo, come una divinità, come un sovrano antico, si appoggia ad uno scettro
d'oro, ad una croce-scettro di vittoria contro la morte. Il contesto ambientale in cui
è inserita la scena, con la sua vegetazione, rafforza il simbolismo della vittoria: le
palme, infatti, venivano portate nei cortei trionfali dopo il successo in una battaglia
(cf 1Mac 13,51).
19. Il Cristo è pure il pastore-re. L'ufficio di pastore come simbolo della potestà regale
era molto comune nell'antichità. Nell'antico Oriente il titolo di pastore era attribuito
ai sovrani, «pastori dei popoli». Nelle iscrizioni assire e babilonesi re'ǔ (pascolare)
significa regnare, governare. La mitologia greca è consapevole dell'affinità fra la
natura del pastore e quella del re quando, ad esempio, presenta Paride, figlio di
re, che pascola il gregge sulle falde del monte Ida. Nella Sacra Scrittura si
attribuiscono a Dio espressioni che fanno riferimento alle prerogative del pastore
quali, ad esempio: radunare, difendere, condurre, guidare, dare la vita per il
gregge (cf Ger23,3-4; Sal23,2-3; Ez34,23; Gv10,11).
20. II Cristo pastore-re è venuto a convocare attorno a sé il «piccolo gregge» (Lc12,32).
Le sei pecore (il sei è l'abbreviazione di dodici) simboleggiano sia i cristiani, sia gli
apostoli che sono «il seme del nuovo Israle». Le pecore guardano verso il Cristo-
sole. In questo modo è simboleggiata la conversio ad lucem (concezione del divino
come luce) dei cristiani di cui parla S. Agostino, conversio che è fonte di
conoscenza.
La postura del Cristo rivela un'accentuazione del significato della «destra» (yad
[mano] yamìn [destra]). Poiché il termine yamìn deriva dalla radice ebraica ymn, può
essere tradotto anche con i termini «fiducia», «confidenza»; la fiducia e la
confidenza di coloro che hanno creduto e che per questo hanno meritato di essere
alla «destra di Dio». In questo mosaico, pertanto, il Cristo è rappresentato anche
come il Salvatore di coloro che stanno alla sua destra (cf Mt25,34). Questo è reso
visivamente dal suo sguardo volto verso destra e dalla sua mano destra protesa
verso la pecora.
21. Il Cristo è «Sommo Sacerdote del sacrificio redentore». Il suo mantello (imation)
porpora viola richiama la veste liturgica che doveva essere indossata dal sommo
sacerdote per officiare nel santuario (cf Es 39,1).
II Cristo è seduto su tre pietre, una sorta di altare. Come nel gruppo del Laocoonte (I
sec. a. C. - Musei Vaticani) c'è un rapporto con l'altare, ara sacrificale per l'uomo
che diventa vittima della non obbedienza alle forze divine degli dei dell'Olimpo,
anche qui, nel mosaico di Ravenna, c'è un rapporto con l'altare, la mensa
eucaristica su cui si compie il sacrificio redentore. Qui è una sorta di altare-trono
formato da pietre sovrapposte la cui «pietra di fondamento» è il Cristo stesso perché
nelle costruzioni «nessuno può porre un fondamento diverso da quello che già vi si
trova, che è Gesù Cristo» (7 Cor 3,11).
22. LAVORARE A SCUOLA CON IL TESTO-ARTE
Maria Luisa Mazzarello - Insegnare la religione con l’arte, ed. Elledici, 2002
L'ARTE CRISTIANA VA INTESA COME TESTO-DOCUMENTO
Una delle metodologie didattiche più rispondenti all'IRC viene identificata come
lavoro sui documenti-fonte della tradizione cristiana. In questo senso, dell'arte
come criterio ispiratore dell'azione didattica ne parlano i programmi di tutti i cicli
scolastici.
Il testo-arte, rientrando nella tipologia dei documenti-fonte, si presta a un
laboratorio di alfabetizzazione, di comprensione e di interpretazione della
cultura religiosa.
Si lavora su un materiale sensibile qual è l'immagine visiva che veicola
informazioni, che offre prove e conferme. Allo stesso tempo il testo-arte, aperto
all'integrazione con altri linguaggi e documenti, stimola l'intelligenza, l'affettività,
l'individualità e la socializzazione; crea un clima, un linguaggio comune.
A questo riguardo è opportuno ricordare che Vygotskj e la psicologia culturale
evidenziano la natura storico-culturale non solo dei processi psichici, ma anche
dell'origine sociale dei processi mentali individuali.
Questo significa che s'impara dagli altri e insieme agli altri per il fatto che si è
inseriti in una rete di relazioni sociali che consentono di imparare a condividere
significati.
23. Indichiamo di seguito alcune considerazioni.
■ Il testo-arte si pone nell'universo del simbolo
Il simbolo ha come sua caratteristica quella di «far pensare», ossia non svela
immediatamente il suo significato, ma si lascia scoprire. Così davanti all'e-
spressione visiva della Parola rivelata ci si trova come di fronte a una porta che
si apre in misura che si posseggono le chiavi per dischiuderla.
Questo significa aprire uno spazio alla parola dei ragazzi che,
confrontandosi con ciò che vedono, cominciano a dar parola a quanto è
rappresentato.
Una didattica che si avvale del linguaggio dei segni e dei simboli assume
rilevanza indiscutibile in ordine al messaggio cristiano. I segni-simboli dell'arte,
opportunamente investigati, diventano indicatori del Credo cristiano nel corso
dei secoli.
24. ■ Il testo-arte introduce nell'esperienza del bello
Esiste un rapporto tra l'esperienza estetica e l'esperienza conoscitiva comune.
Entrambe esprimono novità e da entrambe il ragazzo riceve informazioni.
Si tratta di due vie che si completano e si integrano a vicenda. A questo
riguardo, diventa fondamentale l'incontro con le opere d'arte, un incontro che
potrà anche essere facilitato avvalendosi del patrimonio artistico dell'ambiente
(segni cristiani d'ambiente).
L'accostamento al testo-arte, non solo permette di scoprire una delle radici
culturali attorno a cui la comunità cristiana fin dalle sue origini è cresciuta e si è
espressa, ma consente pure di far maturare nei ragazzi una sensibilità artistica.
La valenza estetica, infatti, permette di andare oltre le barriere del tempo e
dello spazio per concentrare le energie conoscitive e affettive sul bello
che per sua natura è anche bene.
Una ragione in più per dire come la didattica che si articola at-torno al testo-
arte si colora di un umanesimo che è una dimensione imprescindibile per una
formazione armonica e integrale della persona (crescita culturale e crescita
umana).
25. ■ Il testo-arte va correttamente interpretato
Il ruolo dell'educatore si può paragonare a quello del maestro d'arte che aiuta gli
apprendisti del suo laboratorio a dare voce e vita alla materia inerte. E questo
perché la voce racchiusa nell'immagine sia proprio la sua e non quella
dell'immaginario.
Come nel laboratorio-bottega erano compresenti diverse competenze, allo
stesso modo nel laboratorio-aula possono essere compresenti e
confrontarsi esperienze diverse di cui i ragazzi sono portatori, compresi i
disabili e i bambini più piccoli i quali già posseggono un patrimonio di
conoscenze che vengono loro dall'universo mediatico che li circonda.
In questo modo ciascuno, al proprio livello, può partecipare alla realizzazione di
progetti comuni.
In quest'ottica il laboratorio d'arte è la metafora di come si articola
l'apprendimento: è il luogo dove si fanno esperienze, si impara l'uso di
procedure, si usano materiali che consentono la costruzione di conoscen-ze.
Così imparare è un processo attivo che richiede di saper gestire conoscenze
previe su cui innestarne delle nuove.