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Dipartimento di “Comunicazione e Ricerca Sociale”
Corso di laurea in “Organizzazione e Marketing per la
Comunicazione d’Impresa”
Comunicazione per il management d’impresa/ Martino V., Rocchi A.
“Pompi: dal 1960, una storia italiana”
Realizzato da:
Maria Rea
Lorenza Tucci
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Indice
1) Storia…………………………………………………………….. p.3
2) Marchio e identità visiva ……………………………………..... p. 6
3) Vision ………………………………………………………….....p.7
4) Mission……………………………………………………………p. 8
5) Il “tiramisù”, il dolce italiano più famoso al mondo…………..p.9
6) Punti vendita……………………………………………………..p.10
7) Pubblicità………………………………………………………...p.12
8) Impegni sociali…………………………………………………...p. 13
9) Intervista a Valentina Chirra in Pompi………………………..p.14
10) La scelta degli ingredienti………………………………………p.19
11) Sito web e canali social………………………………………….p.25
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POMPI: DAL 1960, UNA STORIA ITALIANA
1) La storia
Se dici Roma dici carbonara, amatriciana e grattachecca ma dici anche, agli occhi dei turisti, Pompi,
un nome che chi arriva nella capitale non può farsi mancare, pena la scomunica. Il bar è considerato
il regno del tiramisù e a guardare bene lo è davvero: diversi tipi di tiramisù, confezioni da asporto
per accontentare tutti e anche un accogliente bar.
Nel 1960 circa, Giuliano Pompi rileva una piccola latteria nell’antico e storico quartiere di San
Giovanni, in via Albalonga, dove ancora si respira l’anima pulsante della città eterna. San Giovanni
è infatti il centro nevralgico della gente del dopoguerra, insieme a San Lorenzo e Testaccio. C’erano
i grandi caseggiati delle case popolari, del fascismo, degli enti dei cantieri e dei conducenti dei
tram. Di conseguenza è un quartiere vivido.
Lo stabilimento Pompi di Via Albalonga, 1960
La dedizione che Giuliano mette nel suo lavoro, la passione e la maestria nell’antica arte del gelato
artigianale acquisiti nel tempo, rendono degna di nota questa piccola realtà capitolina, che diventa
un punto di incontro per gli abitanti della zona, soprattutto per quella ristretta cerchia di persone che
aveva più tempo libero per raccogliersi in questo tipo di strutture. Pompi, oltre a essere “la casa del
tiramisù” dei romani, è in questi anni diventato un punto di riferimento per ogni momento di
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consumo: dal mattino con una prima colazione golosa fino alla sera tardi, spaziando tra pranzo,
aperitivo e dopocena.
Ma come tutte le persone curiose, ambiziose e sempre pronte a mettersi in gioco e ad affrontare
nuove sfide, Giuliano Pompi decide di provare a dare il suo “tocco magico” alla ricetta del dolce più
famoso del mondo, il tiramisù, inconsapevole di aver gettato le basi per quello che sarebbe
diventato oggi il regno del tiramisù. Tutto ciò anche grazie ai suoi figli che tutti i giorni e in ogni
singolo gesto cercano di fare onore ai sacrifici del loro padre, ricercando sempre il più alto livello di
qualità possibile e garantendo l’assoluta artigianalità dei prodotti. E’ il tiramisù, certo non una
novità assoluta ma i Pompi riescono a trovare quel giusto mix di qualità al giusto prezzo, bontà e
creatività che conquistano fin da subito i romani e fanno conoscere il dolce in tutti gli angoli della
capitale. Il tiramisù è antecedente all’azienda Pompi. E’ il dolce più venduto e consumato nel
mondo. Quello che ha fatto questa azienda e nella fattispecie il signor Giuliano è aver attinto questa
ricetta da una signora dell’alta Italia, che ha poi modificato e grazie alle variazioni da lui apportate
ha iniziato a produrre artigianalmente questa prelibatezza in una condizione diversa da quella
attuale.
Il fondatore, Giuliano Pompi, era infatti un mastro gelataio. Veniva dalla scuola dell’antica gelateria
con la tiratura del gelato a mano. Naturalmente con gli anni questo tipo di tecnica di gelateria è
venuta ad evolversi e ad assecondare i protocolli sanitari che si sono susseguiti e di conseguenza
anche le tecniche della produzione sono cambiate, nonostante oggi non si parli di nessun processo
meccanico nella produzione. Parliamo dunque di un processo non automatizzato, manuale e
l’aumento della produzione è direttamente proporzionale all’aumento del personale. Ci sono gli
addetti ai caffè, all’assortimento dei biscotti, a montare la crema, sempre rispettando quelle che
sono le norme igienico-sanitarie.
Questo tiramisù inizia a piacere fin da subito in quanto esulava un po’ dal concetto di quello che era
il dolce nei bar, essendo un tipico dolce casalingo. Il primo approccio di buon marketing del signor
Pompi, anche inconsapevole, è stato quello di immettere nel mercato qualcosa che fosse
estremamente artigianale ma allo stesso tempo un “dolce al cucchiaio” e che rappresentasse,
nell’immaginario collettivo, qualcosa di fatto in casa. Nessuno mai avrebbe pensato di poter andare
in una pasticceria e mangiare il tiramisù al cucchiaio. La vendita del tiramisù ha superato la vendita
del gelato. Adesso c’era un altro prodotto che aveva il suo stesso successo, se non addirittura
maggiore. Tanto che ormai è praticamente impossibile non associare il marchio Pompi al tiramisù,
un vero e proprio monumento per i romani. Ed è dal 1960 una garanzia e un punto di incontro per
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tanti giovani che si danno appuntamento per gustare a ogni ora della sera e della notte la specialità
della casa.
E’ il 1997 e il signor Giuliano muore. Decide però di lasciare tutto in eredità ai suoi due figli,
Roberto e Cinzia, che avevano messo l’anima in questa attività fin da piccoli. Roberto era un
pochino più piccolo, Cinzia, la grande dei due, prende le redini di questa pasticceria insieme a suo
marito Massimo. La loro grande forza è stata quella di non perdersi alla morte del padre e di non
lasciarsi andare a diatribe o a querelle familiari, ma di portare avanti quello che aveva iniziato il
padre. Soprattutto perché loro erano cresciuti qui dentro. Con loro si apre un nuovo mondo. Prima il
lavoro era la vita, le due cose coincidevano. Il luogo di lavoro per un imprenditore diventava la
seconda casa, se non la prima. Questo aspetto all’interno dell’azienda è rimasto. Infatti, pur essendo
un’azienda che conta quasi 100 impiegati, mantiene comunque le caratteristiche di un’impresa di
famiglia. Ciò significa portare avanti una missione che esuli dal mero fine economico, facendo gli
stessi sacrifici e mantenendo l’aspetto umano e antropologico al primo posto. Coltivare un buon
rapporto con i collaboratori, mettersi in gioco per primi ed essere sul campo ti permette di costruire
una relazione di fiducia e di combattere insieme le battaglie che quotidianamente bisogna affrontare
anche per poter migliorare.
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2) Marchio e identità visiva
Per quanto riguarda il marchio, sono stati fatti degli studi di rendering da appositi disegnatori
esperti nella resa grafica. Il logotipo infatti riprende dallo stile romano la disposizione eidetica delle
lettere e in particolare nella “O” di Pompi è riconoscibile una “G” stilizzata che ricorda alla famiglia
e ai clienti più affezionati l’iniziale del nome del fondatore, Giuliano.
Il colore predominante è il bordeaux, una miscela di colori composto da marrone e viola che può
essere considerato come una tonalità scura del rosso. E sappiamo bene che nel prisma dei colori, il
rosso, essendo un colore caldo, stimola la circolazione sanguigna a differenza dei freddi. E’ un
colore che trasmette energia, forza, amore, passione, calore, entusiasmo, gioia e coraggio e soprattutto,
trattandosi di un settore alimentare, serve a stimolare il senso del gusto. L’altro colore presente nel logotipo è
l’oro, che fin dall’antichità è legato agli dei e dunque associato a valori positivi, quali saggezza, amore e uno
spiccato senso della famiglia, ideale portante dell’azienda. La stessa resa grafica è utilizzata sia all’interno
degli store, sia nel sito ufficiale per dare coerenza all’immagine aziendale.
Si tratta di un marchio registrato a livello internazionale, anche se alcuni paesi hanno rifiutato la richiesta di
registrazione, cosa che non si è verificata nei luoghi in cui c’è alta richiesta di affiliazione con il brand
Pompi. E’ una s.r.l., ovvero una società a responsabilità limitata, regolamentata dall’articolo 2462 del Codice
Civile.
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3) Vision
“Grazie per aiutarci ad essere quello che siamo”.
E’ questo il motto dell’azienda che tende infatti a sottolineare la centralità e la preminenza
assegnate ai clienti. Senza di loro l’azienda non avrebbe raggiunto il successo attuale mantenendo
però allo stesso tempo un’anima storica. Anche la scelta di partner che perseguivano nel loro campo
la stessa visione di Pompi è stata un’altra ragione del miglioramento continuo che l’azienda ha
raggiunto. Nulla è casuale nella ricerca dell’eccellenza e nulla capita per caso. Il lavoro, la ricerca,
l’attenzione ai particolare e la dedizione sono i veri ingredienti delle loro ricette, il resto sono i
clienti.
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4) Mission
Valori portante dell’azienda sono la ricerca della perfezione, ovvero la passione per l’eccellenza,
intesa come amore per il buono e il ben fatto, e l’etica, intesa come costruzione di valore nel tempo
attraverso la sostenibilità, la trasparenza e la valorizzazione delle persone.
Una delle attività prevalenti della famiglia Pompi è quella di perseguire il massimo livello
qualitativo, in tutta la filiera del valore, dalla produzione al consumo dei propri prodotti. Le attività
operative sono state certificate secondo gli standard europei di settore, così come sono stati definiti
gli standard di prodotto, affinché dovunque vi troviate, potrete essere certi che il tiramisù Pompi
sarà stato prodotto con metodi, materie prime e procedure di mantenimento identiche a quelle
originali. La selezione di tutti gli ingredienti ha richiesto tempo, verifiche accurate, prove e
soprattutto un’attenta analisi delle risposte dei clienti, la risorsa più preziosa. Se oggi il tiramisù
Pompi è diventato un importante esempio di eccellenza italiana, gran parte del merito va attribuito
ai clienti. Le loro osservazioni hanno costituito negli anni il principale punto di riferimento nel
processo di miglioramento continuo del prodotto.
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5) Il “tiramisù”, il dolce italiano più famoso al mondo
La sua origine si fa risalire al XIV secolo circa, nella libertina repubblica di Venezia. Una
ricostruzione piuttosto originale ma altrettanto ragionevole ne colloca la degustazione all’interno
dei bordelli della Serenissima. Pare che il “tireme su” venisse usato come corroborante delle fatiche
d’amore, per il suo alto valore energetico dai vegliardi frequentatori. Ovviamente la versione di
allora non poteva prevedere il caffè e il cacao che sarebbero entrati nella cultura europea solo dopo
le imprese colombiane. Altre fonti riferiscono l’origine del tiramisù alla città di Siena durante una
visita di Cosimo III De’ Medici, spostando conseguentemente la creazione del dolce al XVII secolo.
Questa ipotesi appare assai poco verosimile. Il mascarpone infatti è originario della Lombardia e
appare improbabile che facesse parte della tradizione pasticcera toscana.
Dato che non esistono ricette scritte antecedenti, una leggenda metropolitana di origine
sfacciatamente commerciale, ne vorrebbe l’origine negli anni ’70 in quel di Treviso grazie a un
pasticcere conosciuto come Loli. Le prime due ipotesi appaiono obiettivamente più verosimili per il
semplice fatto che il mascarpone, che costituisce l’ingrediente peculiare del tiramisù, è presente
nella tradizione culinaria italiana da diversi secoli. In quella dei maestri artigiani Pompi dal 1960.
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6) Punti Vendita
 1960, Via Albalonga. Nasce come piccola latteria e inizia così la grande avventura della
famiglia Pompi. Con il tempo, grazie al naturale incremento di percezione di buono da parte
del cliente, si avverte la necessità di espandersi acquisendo altri due locali per creare spazi
ricreativi adeguati alle più contemporanee esigenze.
 2009, Via Cassia. La sede di Ponte Milvio è un’area geografica che risponde a più target di
clientela e denaturalizza quindi il concetto di specificità del prodotto. Copre segmenti molto
ampi che si distribuiscono in base alle fasce orarie, dal lavoratore mattiniero al giovane
pronto a fare aperitivo con amici.
 2011, Via della Croce. Il target di clientela comincia ad espandersi dal punto di vista
geografico non solo locale, ma anche internazionale. Piazza di Spagna è una vetrina sul
mondo e in quanto è un crogiolo di culture diverse. Qui si accolgono clienti provenienti da
diverse località straniere. E, non meno importante per un’azienda storica romana è il
presenziare il cuore nevralgico della città.
 2013, Albano Laziale. Il locale ha una metratura inferiore a tutti gli altri romani (30 m.q.)
per rispondere alle diverse abitudini dei cittadini, meno avvezzi alla vita mondana di una
metropoli. Questa sede abbraccia un bacino di utenza molto variegato, dagli abitanti del
luogo ai turisti che, tornando dalle “fraschette”, si fermano per un caffè.
 2015, Viale G. Marconi. Questo è forse lo “store” che più esula dal concept architettonico
del caffè storico, per rispondere alla modernità degli stili. Il quartiere è estremamente
abitato, è la shopping road della Roma più contemporanea e nel contempo è un punto di
ritrovo per gli studenti della terza università qui ubicata.
Sviluppi futuri:
 Via Cola di Rienzo. Si tratta di una zona vivace e che rappresenta tanti concetti dal punto di
vista commerciale: dal turista che passa per arrivare ai Musei Vaticani collocati nelle
immediate vicinanze, al residente frenetico che si ferma per prendere un tiramisù take away.
Il locale sarà, per questo motivo, di una metratura simile a quella di Albano Laziale.
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 Pomezia. L’apertura è prevista per luglio. L’obiettivo è diventare il caffè di punta della
zona, non essendoci ancora grandi nomi.
L’apprezzamento che Pompi costantemente riceve dai suoi clienti, ha fatto sì che ricevesse continue
richieste per esportare il prodotto in altre città di Italia e in altri Paesi. Perciò sono state messe a
punto delle strategie di espansione nel rispetto dei processi produttivi attuali. Il connotato di
pasticceria artigianale rimarrà sempre la caratteristica peculiare. L’aumento di produzione si
tradurrà esclusivamente nell’aumento di pasticceri impegnati nel processo di preparazione del
tiramisù. Accordi internazionali porteranno nei prossimi 18-24 mesi il marchio Pompi in alcuni tra
le maggiori città del mondo, tra cui Londra, Madrid, Berlino, negli Emirati Arabi e forse, in qualche
capitale del Nord Europa. Nelle grandi metropoli si sottoporranno all’attenzione vie di grande
passaggio, i non luoghi per eccellenza, come aeroporti, stazioni e centri commerciali. Si risponde
infatti ai ritmi frenetici del loro modus vivendi, mentre nel Nord Europa, complice il clima più
rigido, c’è la necessità di coccolare il cliente in maniera diversa.
Piazzale Ponte Milvio
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7) Pubblicità
Qual è la più antica forma di pubblicità, e forse anche la più efficace? Molti lo sanno ma tanti altri
sottovalutano la potenza del word of mouth, il nostro passaparola. E Pompi questo lo sa bene.
Coccolare il cliente vuol dire farlo tornare ma anche far sì che questo ne parli e ne parli bene.
Campagne istituzionali più mirate sono state invece fatte ad hoc sulla radio, in quanto tra i vari mass
media tradizionali non è anacronistico come la carta stampata e continua ad essere il compagno di
milioni di persone che la ascoltano. Queste campagne prevedono messaggi formali di ricordo e di
consolidamento della posizione del brand sul mercato.
Per fidelizzare i clienti, oltre alla creazione di brochure e depliant con “dolci consigli per l’uso”,
ancora in fase di progettazione, sono stati realizzati dei calendari artistici esclusivi nel 2014 e nel
2015 e si sta lavorando su quello per il prossimo anno. L’idea parte dal voler regalare agli habitué
non il solito calendario e per questo si è investito in qualcosa di più moderno. Nel 2014 si è voluto
rappresentare un viaggio attraverso il cibo alla riscoperta del proprio corpo, con riflessioni
sull’importanza dell’equilibrio tra il corpo e un sano desiderio di piacere del palato.
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Nel 2015 invece, grazie alla collaborazione di un pittore astrattista italiano, si è svolto un lavoro più
cromatico, cercando di armonizzare le due creazioni.
8) Impegni sociali
-Una zampa sul cuore
Questo è il nome dell’iniziativa solidale in favore dei cani meno fortunati, voluta da “Pompi”. Un
brand noto anche per le azioni di beneficenza in favore dei più bisognosi. Nel 2011 ha deciso di
stare al fianco della Lega Nazionale per la Difesa del Cane – Associazione fondata nel 1950 per
aiutare gli animali in difficoltà, abbandonati, maltrattati, non rispettati – a cui donerà una parte del
ricavato sulla vendita di ogni monoporzione di tiramisù.
-Progetto ospedale senza dolore
Dal 2013, in collaborazione con vari personaggi dello spettacolo di rilevanza nazionale, vengono
organizzati degli eventi a favore del “Bambin Gesù” con cui Pompi ha iniziato un gemellaggio. E’
stato sposato il “Progetto Ospedale senza dolore” del Dottor Calandrelli. La campagna si propone
di raccogliere fondi di 1 milione di euro, per acquistare tecnologie diagnostiche di ultima
generazione con le quali prevenire l’insorgenza del dolore. Tutto il ricavato è stato devoluto in
beneficenza e nel 2013 sono stati raccolti 7.000 euro, nel 2014 sono diventati 10.000.
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9) Intervista a Valentina Chirra in Pompi, responsabile marketing dell’azienda
«Quale tappe salienti hanno segnato la storia dell’azienda?»
« E’ il 2007: prima grande trasformazione di questo bar. Vengono acquisiti altri due numeri civici
e la sede storica del bar si trasforma in quello che c’è ora, la sala con i suoi reparti e laboratori e
gli altri locali di smistamento, di magazzino e di stoccaggio. La grande sfida è stata quella di
continuare a portare avanti come “core business” il tiramisù che in realtà non ha competitor sul
territorio nazionale e internazionale. Non vi è al momento un’azienda di tale livello che abbia
puntato su un prodotto così particolare pur mantenendo tutte le caratteristiche organolettiche dello
stesso e incentrando il suo studio soprattutto sui controlli di qualità.
Nel 2009 abbiamo invece aperto la sede di Ponte Milvio, nel 2011 a Via della Croce a ridosso di
piazza di Spagna. Questi sono stati momenti salienti nel passaggio da azienda di famiglia a brand
nazionale e con la predisposizione a diventare un brand internazionale perché piazza di Spagna è
una vetrina sul mondo. Abbiamo aperto in questa zona proprio per riposizionare il nostro brand su
altri mercati. Volevamo dare ampio respiro alla nostra voglia di uscire dal quartiere e far
conoscere questa azienda ai tanti turisti stranieri che ogni giorno popolano Roma. Infatti nel piano
marketing stiamo sviluppando un business plan per l’apertura di una catena di franchising.
Successivamente c’è stata l’apertura ad Albano Laziale di un altro Pompi e circa un mese fa
abbiamo inaugurato un altro locale a Via Guglielmo Marconi. Sono tutti format diversi perché
rispondono a esigenze differenti. Uscire dall’azienda di famiglia a quella internazionale è sempre
difficile nonostante i valori portanti siano sempre gli stessi. Ponte Milvio nasce perché il target a
cui si rivolge è formato da due categorie: la mattina e il pomeriggio i nostri destinatari sono i
residenti della zona, la nicchia di persone che hanno una capacità di acquisto molto alta; la sera
Ponte Milvio si trasforma insieme al nostro locale. La movida della zona e la stessa adiacenza allo
stadio ci danno la possibilità di confrontarci con un pubblico diverso. Piazza di Spagna ha il 90%
di consumatori stranieri dei quali la maggior parte proviene dall’Asia e in particolare dalla Corea.
Oggi i coreani sono, insieme ai russi e agli spagnoli, i maggiori frequentatori del nostro punto
vendita a piazza di Spagna. Proprio per questo motivo abbiamo avuto varie richieste di affiliazione
da partner internazionali.»
«In che modo è stato festeggiato un particolare anniversario aziendale? Si è trattata di
un’occasione per promuovere eventi e iniziative speciali?»
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«E’ il terzo anno che festeggiamo l’anniversario e abbiamo voluto farlo corrispondere con il
compleanno del signor Giuliano, che cade l’11 aprile, anche perché nessuno sa la data esatta
dell’apertura del primo punto vendita. Per quella giornata la monoporzione di tiramisù,
regolarmente venduta a 3,50 euro, l’abbiamo venduta a 2,50 per tutto il giorno. Naturalmente è
una promozione a livello di sconto sul prodotto che però ha in sé un costo iniziale altissimo.
Abbiamo regalato anche dei gadget, come la shopper di plastica che per noi si traduce in un
ritorno di immagine.»
«Come gestite la comunicazione con i vostri utenti?»
«Per quanto riguarda la comunicazione abbiamo, ovviamente, un sito ufficiale
(http://www.barpompi.it/) che stiamo aggiornando per stare al passo con le trasformazioni
dell’azienda. Proprio
per questo motivo
puntiamo molto sui
Social Network.
Facebook, Twitter e
Pinterest hanno una
capacità umana,
positiva e negativa, di
immediata percezione
da parte dell’utente
finale. Per rivolgerci
alla clientela vecchio stampo abbiamo invece ringraziato, acquistando una pagina intera, tramite i
quotidiani maggiormente diffusi a Roma, la Repubblica e Messaggero.»
«Sotto il profilo del marketing, quanto è importante per l’azienda valorizzare la propria offerta di
prodotto grazie a un posizionamento in chiave storica?»
«E’ importantissimo perché comunque far capire a delle persone che sono i titolari dell’azienda e
quindi sono da generazioni anche della vecchia scuola e soprattutto addetti ai lavori da quando
sono nati, trasformarli in imprenditori e far capire loro che oggi il marketing, da sempre esistito,
ha un’importanza preminente e superiore a quella che è la mera gestione del locale.
Il grande passaggio epocale di questa azienda è stato che un prodotto ha costruito un marchio e
oggi il marchio supera il prodotto nel senso che se io faccio bene un prodotto e lo posiziono sul
mercato e quel prodotto dà garanzia di qualità al cliente finale se fai un buon marketing e
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comunicazione che non è altro che l’onestà intellettuale di dire che quello che stai facendo lo stai
facendo bene allora il brand si posiziona nel mercato come sinonimo di buono. Se il buono che
faccio si reitera a un certo punto il marchio è riconoscibile come buono. Di conseguenza tutto
quello che fa questo marchio diventa buono. E’ questo il ciclo di vita di un prodotto nel marketing.»
«Secondo lei qual è la chiave del successo di Pompi?»
«Le chiavi del successo di Pompi sono molteplici: è un’azienda familiare con tutti i suoi pro e
contro. Quando c’è un coinvolgimento sentimentale così forte con l’azienda stessa si rischia di fare
troppi sacrifici e di non fare ragionamenti machiavellici. Il lato positivo è che puntiamo da sempre
a erogare massimi livelli di qualità possibili sotto tutti i punti di vista. Si parla di qualità, di
servizio, di prodotto, di gestione e fidelizzazione del cliente. Ci sono persone che vengono qui da 40
anni e da tutta la vita reiterano lo stesso gesto. Questo per noi è importante, mantenere la stessa
relazione nonostante l’azienda cambi. Un altro aspetto fondamentale è quello di non sentirsi
arrivati mai, sotto tutti i punti di vista, non solo quello economico. Per quanto riguarda ad esempio
il packaging è stato fatto uno studio per quella che era la possibilità di ottimizzare molti aspetti del
tiramisù. Consumavamo una quantità indecente di plastica e di alluminio che davano sì un aspetto
di artigianalità del prodotto, come se fosse preparato in casa, però avevamo un’insostenibilità a
livello ambientale e un’azienda come la nostra incentra il suo successo anche sui cambiamenti
sociali, antropologici e ambientali. Di conseguenza lo studio del packaging è stato non solo
strutturale ma anche funzionale. Ed è per questo che abbiamo scelto un materiale completamente
eco compatibile e 100% biodegradabile, compreso il cucchiaino che è all’interno.
Altro passaggio: il tiramisù da passeggio lo abbiamo proprio studiato e il packaging risponde a
questo tipo di domande. Ascoltare il cliente è comunque importante ma anche educarlo. Avere un
packaging che ti dà la fruibilità del prodotto con il cucchiaio all’interno è stata una grande
innovazione. Un’altra nostra chiave del successo è quella di non perdere mai di vista il cliente, sia
che spenda 1 euro per un caffè sia che ne spenda 500 per un catering. Hanno entrambi la stessa
importanza e senza di loro noi non avremmo mai potuto erogare questo tipo di servizio di qualità.»
«Avete intenzione di espandervi anche all’estero?»
«Ci stiamo lavorando (risata…). Sopperire a richieste di affiliazione con locali stranieri è stato
difficile. Allo stesso tempo questo comporterebbe l’apertura di laboratori di produzioni al di fuori
dell’Italia perché non è proprio possibile trasportare i nostri prodotti quotidianamente per i costi
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di trasporto inaccessibili. Questo esulerebbe però dal marchio distintivo del prodotto, il “made in
Italy” che è quello che rende Pompi unico soprattutto perché a livello internazionale non c’è un
altro competitor. Quindi ci scontriamo con due facce non indifferenti della stessa medaglia: la
volontà da parte di partner internazionali di affiliarsi a noi ma l’impossibilità di trasportare questo
prodotto per problemi di natura logistica.»
«Sotto il profilo della comunicazione e della formazione rivolte al personale interno, quali
opportunità può offrire una storia aziendale longeva?»
«Questo è un argomento un pochino problematico purtroppo, perché prima c’era un rispetto
diverso per il lavoro che si svolgeva, proprio dal punto di vista umano. Si rispettava il fatto che
quel lavoro ti permettesse di fare altro, come mantenersi gli studi, e si rispettavano requisiti minimi
richiesti dalla società. Inoltre questo lavoro è sempre più uno sbarcare il lunario. Non si percepisce
però che tu sei l’interlocutore finale del cliente quindi attraverso di te devono essere veicolati i
valori portanti dell’azienda e l’attenzione al cliente è uno dei nostri cardini. Di conseguenza se io
faccio elevatissimi controlli di qualità e spendo molto per migliorare la comunicazione, il
packaging e la tua posizione umana, tutto questo viene vanificato se tu non gli regali un momento
di piacere e l’attenzione che merita. Un settore come questo non risponde ai bisogni primari di un
essere umano, non vendiamo il pane o la pasta, ma vendiamo qualcosa di diverso, un momento di
relax e di gioia per l’anniversario, il compleanno, un thè. E’ un momento di distacco con il resto
del mondo. Se non ti coccoliamo, quello che quotidianamente facciamo verrà vanificato. Dunque i
nostri dipendenti devono trasmettere i nostri valori portanti. Qui tutti fanno parte di un momento
prezioso all’interno della vita dell’azienda. Se tu cliente non torni, io azienda avrò invalidato i miei
sforzi e avrò fallito e il messaggio che comunicheremo ai clienti è che Pompi non ti ha fatto stare
bene.»
«A suo avviso vi è realisticamente il rischio che come impresa invecchi sotto il peso della propria
storia? Come evitarlo?»
«Eh no! Ci stiamo lavorando nel senso che cerchiamo sempre di rimanere al passo con i tempi. Il
senza glutine ad esempio, il senza lattosio, il packaging eco compatibile, i social network, cose che
per un’azienda di 55 anni erano non pensabili ;) Però la capacità di rimanere anche abbastanza
istituzionali in questo è molto importante così come rispondere alle esigenze nuove del mercato.
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La stessa ristrutturazione del locale e l’apertura di nuovi che non abbiano l’aspetto invecchiato
della sede storica anche se questa esula un pochino da questo discorso perché ci piace mantenere
quel senso di vecchio, di storico nonostante siano già in progetto ristrutturazioni che diano un
ampio e vivace respiro che risponde alle nuove generazioni.
Nel voler sempre migliorarsi dal punto di vista della modernizzazione e anche dei locali c’è la
scelta di una squadra di professionisti e quindi di addetti al settore che apportano le loro
consulenze per arrivare a un concept store che risponda ai punti chiave dell’azienda (vendita e
accoglienza del cliente).»
«Siamo vivendo un periodo di crisi? Pompi come l’ha vissuto?»
«Abbiamo aperto altri 3 locali (ride…). Sapete che c’è? La crisi…questa parola che ci riempie la
bocca negli ultimi anni. Io invece ho notato una perdita di vivacità nelle persone. Prima si aveva
molto meno di quanto si abbia oggi, i bambini giocavano in cortile con la palla. La crisi più
importante che si vive oggi è una frammentazione del sé importantissima. Quello che rischia di fare
un marketing troppo aggressivo è di preformare “un’agenda setting” in cui il livello dei desideri
superi quello dei bisogni primari. Di conseguenza noi non gioiamo più per quello che abbiamo
perché non siamo capaci di creare nulla se non supportati da qualcosa di materiale. C’è proprio
una perdita di semplicità nelle persone.
Se non hai un pizzico di coraggio nel volerti trasformare e nel voler rischiare, quello spirito
imprenditoriale che non è facile avere se hai già una solidità. La forza sta nel capire che quella
solidità non può durare a lungo.
La ristrutturazione incrementa sempre le vendite di un 40% e il vero boom infatti c’è stato nel 2008
dopo le modifiche al locale.»
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10) LA SCELTA DEGLI INGREDIENTI
Il Mascarpone. La sua produzione1
ebbe origine nella bassa padana, al confine tra la provincia i
Milano e quella di Pavia. Il riferimento più certo della sua produzione è quello relativo alla Cascina
Mascherpa da cui probabilmente trae il nome. Ha l’aspetto di una crema morbida,consistente, di
colore bianco-giallo chiaro, con sapore molto dolce, altamente calorica.
Probabilmente il costo del mascarpone e la sua rapida deperibilità hanno fatto sì che il tiramisù
entrasse solo recentemente nell’offerta abituale delle pasticcerie. Dopo aver provato praticamente
tutti i tipi di mascarpone disponibili in commercio, il capostipite dei maestri pasticceri, Giuliano
Pompi, ha individuato un caseificio artigianale che faceva al caso suo. Quei sapienti contadini che
mungevano le loro vacche dal cui latte
avrebbero preparato quel mascarpone,
mai avrebbero pensato che
quell’esigente pasticcere, venuto da
così lontano, utilizzando il loro
formaggio avrebbe realizzato il
tiramisù più famoso ed apprezzato del
nostro Paese.
1
Si tratta di un prodotto da consumare fresco, visto che tende a irrancidire rapidamente. A differenza della maggior
parte dei formaggi italiani, che poi vengono realizzati tramite coagulazione presamica, ovvero attraverso l’aggiunta di
caglio al latte, il mascarpone viene prodotto tramite la coagulazione acido-termica della crema di latte: attraverso cioè
l’aggiunta di acido o citrico e lavorazione per 5 o 10 minuti ad alta temperatura 90-95 °C. Tale differente coagulazione
è la ragione della sua consistenza cremosa. In genere viene utilizzato il latte della prima mungitura del mattino che,
appena giunto in caseificio, è sottoposto a centrifugazione per ottenere la crema di latte, con una percentuale di grasso
intorno al 35%.
20
Il Biscotto di Novara. Altro elemento
fondamentale del tiramisù è il biscotto e nella
tradizione culinaria italiana molte ricette
prevedono l’uso dei savoiardi. La ricetta del
tiramisù Pompi invece impone che vengano
usati esclusivamente i biscottini di Novara2
,
un biscotto di forma rettangolare con angoli
arrotondati, molto leggero ( circa 3 grammi) e
senza grassi, in quanto composto solo da
farina di frumento (38%), zucchero (38%) e
uova intere (24%).
Lo zucchero. La parola italiana “zucchero” deriva dal termine arabo sukkar.3
Lo zucchero è la
dominazione del comune saccarosio, composto organico della famiglia dei carboidrati , che
costituisce il più comune dei glucidi. Lo zucchero è usato principalmente nell’alimentazione e
costituisce un alimento facilmente assimilabile apportando circa 4 chilocalorie per grammo.
Attualmente si ricava estraendolo dalla barbabietola da zucchero e dalla canna da zucchero; in
appositi stabilimenti, chiamati zuccherifici, dal processo di estrazione si ricava lo zucchero grezzo,
formato da cristalli di colore giallastro dal quale, attraverso una successiva raffinazione, si ottiene lo
zucchero raffinato o zucchero bianco.
2
Dai monasteri femminili del XVI secolo arrivano le prime notizie degli ormai celebri biscottini. In quei luoghi di
preghiera, infatti, vi erano laboratori dove si preparavano ghiottonerie per i forestieri di passaggio. Proprio in questi
monasteri alcune monache avrebbero inventato la ricetta di “quel biscotto che avrebbe dato la rinomanza al capoluogo
novarese”. Era usanza tipica di quei tempi (durata fino alla Grande Guerra) che nella prima domenica di Pasqua il clero
della cattedrale e della Basilica di San Gaudenzio e i parroci della città distribuissero ai poveri un pane di frumento
chiamato “Pane di Polla”. Con l’affermarsi di questa consuetudine al “pane di San Gaudenzio” venne affiancato il
“biscottino delle monache di Novara” e così rimase sino alla soppressione dei conventi voluta da Napoleone Bonaparte
nel 1800. Le suore, espulse dai conventi, dovettero cambiare vita: alcune di esse, rifugiatesi presso le famiglie abbienti
della città portarono e diffusero le loro conoscenze. Da quel momento il biscotto, più segreta la sua ricetta, venne messo
in commercio da un farmacista-droghiere: Prina, nella sua bottega con il nome “Biscottino di Novara del Prina”.
3
La prima forma di zucchero di cui di ha notizia è quello di canna da zucchero, che rimase per molti secoli l’unico
disponibile. Si ritiene che sia stato portato dagli abitanti delle isole polinesiane in Cina e India. Qui i persiano di Dario I
trovarono, nel 510 a.C., coltivazioni di un vegetale da cui si ricavava uno sciroppo denso e dolcissimo. Fatto asciugare
in larghe foglie produceva cristalli che duravano a lungo, dalle spiccate proprietà energetiche. I persiani portarono le
piante con loro e ne estesero la coltivazione al Medio Oriente Nel 325 a.C. Alessandro Magno portò la notizia che nei
territori orientali si trovava un “miele che non aveva bisogno di api”.
21
Le uova. L’uovo è un alimento naturale utilizzato nella preparazione di diverse ricette, è composto
dal 65% di acqua, dal 12% di proteine, dall’11% di grassi4
e dall’11,5% di Sali minerali e fornisce
un grande apporto vitaminico per la presenza delle vitamine A, B6 e delle vitamine D ed E.
Nel settore della pasticceria e nell’industria alimentare in genere vengono molto utilizzate uova
sgusciate pastorizzate. La pastorizzazione è un processo di riscaldamento applicato ad alcuni
alimenti allo scopo di eliminare microrganismi non sporigeni patogeni o dannosi. Diversamente
dalla sterilizzazione, la pastorizzazione non ha lo scopo di uccidere tutti i microrganismi presenti
nel cibo. Lo scopo è invece quello di ridurne il numero in modo che per un certo periodo di tempo
non siano in grado di sviluppare effetti patogeni.
Il cacao. L’elemento caratterizzante la ricetta del tiramisù classico è il cioccolato. L’uso alimentare
del cacao, che veniva consumato come bibita aromatica,
risale alle antiche civiltà dei Maya e degli Aztechi, i quali
ritenevano che tale elemento fosse un dono divino che
alleviava la fatica, stimolava le forze fisiche e allietava il
riposo. Furono poi gli uomini al seguito di Cristoforo
Colombo i primi europei a conoscere i piccoli semi scuri del
cacao che gli indios utilizzavano come moneta.
4
I grassi contenuti nell’uovo sono per la maggior parte monoinsaturi e polinsaturi, quindi benefici per la salute perché
sono utili all’abbassamento del colesterolo “LDL” (cattivo) e contribuiscono ad alzare quello “HDL” (buono). A
seconda delle caratteristiche sono suddivise in due categorie: Categoria A, uova pulite ed integre destinate al commercio
al dettaglio. Le uova di categoria A non devono essere sottoposte a procedure di lavaggio o refrigerazione; Categoria B,
uova destinate all’industria alimentare di trasformazione previa pastorizzazione.
22
Il caffè. Può sembrare una semplice bevanda, ma il caffè è qualcosa è qualcosa di molto complesso.
Vi concorrono più di 1500 sostanze chimiche (circa 800 volatili e 700 solubili), mentre 13 variabili
chimico-fisiche incidono sulla preparazione. La scienza del caffè è quindi una branca di studio
altamente specialistica, che coinvolge molte discipline. Tra le altre, genetica, agronomia, botanica,
fisica, matematica, chimica, biochimica, biologia, ingegneria e fisiologia. Per questo motivo il
tiramisù Pompi viene prodotto esclusivamente con caffè Illy, sicuramente il migliore del mondo,
quello che ha dato vita all’Università del Caffè.
Il caffè verde. La scienza del caffè comincia già nella fase di coltivazione, dove molti fattori
influenzano la qualità e la composizione chimica del chicco grezzo: il luogo, l’altitudine, le
condizioni
meteorologiche, la
composizione e la
fertilizzazione del
terreno, e infine i
metodi di coltivazione,
raccolta ed
essiccazione. Con la
tostatura, i chicchi di
caffè verde si
trasformano in grani,
chicchi friabili, leggeri,
bruni e profumati da
cui si ricava la polvere per l’espresso e le altre preparazioni. In questo cruciale quarto d’ora si
trasformano circa 800 sostanze responsabili del gusto e dell’aroma del caffè. In un grande tamburo
rotante il caffè verde viene prima asciugato per eliminare qualsiasi residuo di umidità e poi portato a
una temperatura di circa 200 °C, per poi essere raffreddato.
Due soli ingredienti: l’acqua e la polvere di cinquanta chicchi di caffè tostato appena macinato. Ma
un metodo di preparazione rapido ed esclusivo, che sfrutta la forza della pressione dell’acqua a nove
atmosfere per estrarre dal caffè solo la parte migliore. La temperatura dell’acqua, a circa 90 °C, non
brucia il caffè ma ne conserva intatto tutto l’aroma. Questa semplicità dà vita a una tazzina di caffè
espresso non superiore ai 25/30 ml, la più ricca di gusto e la più povera di caffeina rispetto alle altre
preparazioni.
23
Nel tiramisù Pompi, nel caffè con cui vengono impregnati i biscottini di Novara, è preparato una
tazzina alla volta. Una serie infinita di espressi che contribuiscono a rendere infinito il sapore del
tiramisù persistente nelle papille gustative anche ore dopo averlo consumato.
Il pistacchio. Questo frutto in Italia viene coltivato quasi esclusivamente in Sicilia e Bronte, con
oltre tremila ettari di coltura specializzata, ne esprime l’area di coltivazione principale (più
dell’80% della superficie regionale) con una produzione dalle caratteristiche peculiari. Bronte, Eden
di pistacchio, con un frutto dal gusto e dall’aroma universalmente riconosciuti come unici e
particolari ed un colore – il verde smeraldo – unico e particolare. Il pistacchio di Bronte,
perennemente minacciato da importazioni di qualità assolutamente inferiore, ha oggi conquistato il
dovuto riconoscimento europeo do prodotto DOP. La versione al pistacchio del tiramisù Pompi è
realizzata
esclusivamente con
frutti di Bronte.
24
La fragola. E’ originaria delle
zone alpine europee,
del’America del nord e del sud.
I romani la apprezzavano
particolarmente e grazie al suo
profumo la chiamarono
fragrans.5
Nel tiramisù di
Pompi alla fragola vengono
utilizzate oltre 25 tonnellate di
fragole l’anno.
La nocciola. Grazie alle condizioni
climatiche favorevoli questa pianta
prospera nel bacino del
Mediterraneo.. i maggiori produttori
sono: Turchia e Italia. Le nocciole
italiane più pregiate sono: Tonda
gentile delle Langhe piemontesi,
Tonda di Giffoni, Tonda gentile
romana, Tonda tardiva. La nocciola
usata nel Tiramisù Pompi è la
Nocciola Tonda Gentile Romana6
a
Denominazione di Origine Protetta.
Nel 2012 Pompi ha partecipato al Premio Internazionale “Dessert con nocciola gentile romana”
svoltosi a Ronciglione (VT). Il premio, organizzato dall’Associazione 1728 di Ronciglione, era
finalizzato alla promozione della nocciola tonda gentile nel mondo, in quanto prodotto tipico del
comprensorio dei Monti Cimini. La pasticceria di Pompi si è aggiudicata il primo premio con il suo
5
Le fragole venivano consumate specialmente nel periodo delle festività in onore di Adone. Infatti, secondo la
leggenda, alla morte di Adone Venere pianse le lacrime che, cadute a terra, si trasformarono in piccoli cuori rossi (le
fragole).
6
La produzione della Nocciola Romana è tipica di alcuni comuni a nord di Roma, dove fin dal 1412 è stata oggetto di
un paziente e tenace lavoro da parte dei coltivatori. Tessitura compatta e croccante, senza vuoti interni, con sapore e
aroma finissimo e persistente: sono queste alcune peculiarità della nocciola romana, che l’hanno fatta preferire.
25
“Tiramisù alla Nocciola” che da allora è entrato a far parte dell’offerta dei gusti normalmente
prodotti.
11) Siti web e canali social:
http://www.barpompi.it/
Il sito è in fase di aggiornamento, sarà in varie lingue, interattivo, con una struttura piramidale e
gerarchizzata e con vari sotto siti che rispondono ai vari aspetti dell’azienda.
https://www.youtube.com/channel/UChhiik447yFLLWVb0y6YoeQ/videos
Canale ufficiale Youtube del brand con video di eventi ufficiali.
https://www.facebook.com/pages/Pompi-Il-Regno-del-Tiramis%C3%B9-dal-
1960/171149649604790
Pagina Facebook ufficiale.
26

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Pompi: dal 1960 una storia italiana

  • 1. 1 Dipartimento di “Comunicazione e Ricerca Sociale” Corso di laurea in “Organizzazione e Marketing per la Comunicazione d’Impresa” Comunicazione per il management d’impresa/ Martino V., Rocchi A. “Pompi: dal 1960, una storia italiana” Realizzato da: Maria Rea Lorenza Tucci
  • 2. 2 Indice 1) Storia…………………………………………………………….. p.3 2) Marchio e identità visiva ……………………………………..... p. 6 3) Vision ………………………………………………………….....p.7 4) Mission……………………………………………………………p. 8 5) Il “tiramisù”, il dolce italiano più famoso al mondo…………..p.9 6) Punti vendita……………………………………………………..p.10 7) Pubblicità………………………………………………………...p.12 8) Impegni sociali…………………………………………………...p. 13 9) Intervista a Valentina Chirra in Pompi………………………..p.14 10) La scelta degli ingredienti………………………………………p.19 11) Sito web e canali social………………………………………….p.25
  • 3. 3 POMPI: DAL 1960, UNA STORIA ITALIANA 1) La storia Se dici Roma dici carbonara, amatriciana e grattachecca ma dici anche, agli occhi dei turisti, Pompi, un nome che chi arriva nella capitale non può farsi mancare, pena la scomunica. Il bar è considerato il regno del tiramisù e a guardare bene lo è davvero: diversi tipi di tiramisù, confezioni da asporto per accontentare tutti e anche un accogliente bar. Nel 1960 circa, Giuliano Pompi rileva una piccola latteria nell’antico e storico quartiere di San Giovanni, in via Albalonga, dove ancora si respira l’anima pulsante della città eterna. San Giovanni è infatti il centro nevralgico della gente del dopoguerra, insieme a San Lorenzo e Testaccio. C’erano i grandi caseggiati delle case popolari, del fascismo, degli enti dei cantieri e dei conducenti dei tram. Di conseguenza è un quartiere vivido. Lo stabilimento Pompi di Via Albalonga, 1960 La dedizione che Giuliano mette nel suo lavoro, la passione e la maestria nell’antica arte del gelato artigianale acquisiti nel tempo, rendono degna di nota questa piccola realtà capitolina, che diventa un punto di incontro per gli abitanti della zona, soprattutto per quella ristretta cerchia di persone che aveva più tempo libero per raccogliersi in questo tipo di strutture. Pompi, oltre a essere “la casa del tiramisù” dei romani, è in questi anni diventato un punto di riferimento per ogni momento di
  • 4. 4 consumo: dal mattino con una prima colazione golosa fino alla sera tardi, spaziando tra pranzo, aperitivo e dopocena. Ma come tutte le persone curiose, ambiziose e sempre pronte a mettersi in gioco e ad affrontare nuove sfide, Giuliano Pompi decide di provare a dare il suo “tocco magico” alla ricetta del dolce più famoso del mondo, il tiramisù, inconsapevole di aver gettato le basi per quello che sarebbe diventato oggi il regno del tiramisù. Tutto ciò anche grazie ai suoi figli che tutti i giorni e in ogni singolo gesto cercano di fare onore ai sacrifici del loro padre, ricercando sempre il più alto livello di qualità possibile e garantendo l’assoluta artigianalità dei prodotti. E’ il tiramisù, certo non una novità assoluta ma i Pompi riescono a trovare quel giusto mix di qualità al giusto prezzo, bontà e creatività che conquistano fin da subito i romani e fanno conoscere il dolce in tutti gli angoli della capitale. Il tiramisù è antecedente all’azienda Pompi. E’ il dolce più venduto e consumato nel mondo. Quello che ha fatto questa azienda e nella fattispecie il signor Giuliano è aver attinto questa ricetta da una signora dell’alta Italia, che ha poi modificato e grazie alle variazioni da lui apportate ha iniziato a produrre artigianalmente questa prelibatezza in una condizione diversa da quella attuale. Il fondatore, Giuliano Pompi, era infatti un mastro gelataio. Veniva dalla scuola dell’antica gelateria con la tiratura del gelato a mano. Naturalmente con gli anni questo tipo di tecnica di gelateria è venuta ad evolversi e ad assecondare i protocolli sanitari che si sono susseguiti e di conseguenza anche le tecniche della produzione sono cambiate, nonostante oggi non si parli di nessun processo meccanico nella produzione. Parliamo dunque di un processo non automatizzato, manuale e l’aumento della produzione è direttamente proporzionale all’aumento del personale. Ci sono gli addetti ai caffè, all’assortimento dei biscotti, a montare la crema, sempre rispettando quelle che sono le norme igienico-sanitarie. Questo tiramisù inizia a piacere fin da subito in quanto esulava un po’ dal concetto di quello che era il dolce nei bar, essendo un tipico dolce casalingo. Il primo approccio di buon marketing del signor Pompi, anche inconsapevole, è stato quello di immettere nel mercato qualcosa che fosse estremamente artigianale ma allo stesso tempo un “dolce al cucchiaio” e che rappresentasse, nell’immaginario collettivo, qualcosa di fatto in casa. Nessuno mai avrebbe pensato di poter andare in una pasticceria e mangiare il tiramisù al cucchiaio. La vendita del tiramisù ha superato la vendita del gelato. Adesso c’era un altro prodotto che aveva il suo stesso successo, se non addirittura maggiore. Tanto che ormai è praticamente impossibile non associare il marchio Pompi al tiramisù, un vero e proprio monumento per i romani. Ed è dal 1960 una garanzia e un punto di incontro per
  • 5. 5 tanti giovani che si danno appuntamento per gustare a ogni ora della sera e della notte la specialità della casa. E’ il 1997 e il signor Giuliano muore. Decide però di lasciare tutto in eredità ai suoi due figli, Roberto e Cinzia, che avevano messo l’anima in questa attività fin da piccoli. Roberto era un pochino più piccolo, Cinzia, la grande dei due, prende le redini di questa pasticceria insieme a suo marito Massimo. La loro grande forza è stata quella di non perdersi alla morte del padre e di non lasciarsi andare a diatribe o a querelle familiari, ma di portare avanti quello che aveva iniziato il padre. Soprattutto perché loro erano cresciuti qui dentro. Con loro si apre un nuovo mondo. Prima il lavoro era la vita, le due cose coincidevano. Il luogo di lavoro per un imprenditore diventava la seconda casa, se non la prima. Questo aspetto all’interno dell’azienda è rimasto. Infatti, pur essendo un’azienda che conta quasi 100 impiegati, mantiene comunque le caratteristiche di un’impresa di famiglia. Ciò significa portare avanti una missione che esuli dal mero fine economico, facendo gli stessi sacrifici e mantenendo l’aspetto umano e antropologico al primo posto. Coltivare un buon rapporto con i collaboratori, mettersi in gioco per primi ed essere sul campo ti permette di costruire una relazione di fiducia e di combattere insieme le battaglie che quotidianamente bisogna affrontare anche per poter migliorare.
  • 6. 6 2) Marchio e identità visiva Per quanto riguarda il marchio, sono stati fatti degli studi di rendering da appositi disegnatori esperti nella resa grafica. Il logotipo infatti riprende dallo stile romano la disposizione eidetica delle lettere e in particolare nella “O” di Pompi è riconoscibile una “G” stilizzata che ricorda alla famiglia e ai clienti più affezionati l’iniziale del nome del fondatore, Giuliano. Il colore predominante è il bordeaux, una miscela di colori composto da marrone e viola che può essere considerato come una tonalità scura del rosso. E sappiamo bene che nel prisma dei colori, il rosso, essendo un colore caldo, stimola la circolazione sanguigna a differenza dei freddi. E’ un colore che trasmette energia, forza, amore, passione, calore, entusiasmo, gioia e coraggio e soprattutto, trattandosi di un settore alimentare, serve a stimolare il senso del gusto. L’altro colore presente nel logotipo è l’oro, che fin dall’antichità è legato agli dei e dunque associato a valori positivi, quali saggezza, amore e uno spiccato senso della famiglia, ideale portante dell’azienda. La stessa resa grafica è utilizzata sia all’interno degli store, sia nel sito ufficiale per dare coerenza all’immagine aziendale. Si tratta di un marchio registrato a livello internazionale, anche se alcuni paesi hanno rifiutato la richiesta di registrazione, cosa che non si è verificata nei luoghi in cui c’è alta richiesta di affiliazione con il brand Pompi. E’ una s.r.l., ovvero una società a responsabilità limitata, regolamentata dall’articolo 2462 del Codice Civile.
  • 7. 7 3) Vision “Grazie per aiutarci ad essere quello che siamo”. E’ questo il motto dell’azienda che tende infatti a sottolineare la centralità e la preminenza assegnate ai clienti. Senza di loro l’azienda non avrebbe raggiunto il successo attuale mantenendo però allo stesso tempo un’anima storica. Anche la scelta di partner che perseguivano nel loro campo la stessa visione di Pompi è stata un’altra ragione del miglioramento continuo che l’azienda ha raggiunto. Nulla è casuale nella ricerca dell’eccellenza e nulla capita per caso. Il lavoro, la ricerca, l’attenzione ai particolare e la dedizione sono i veri ingredienti delle loro ricette, il resto sono i clienti.
  • 8. 8 4) Mission Valori portante dell’azienda sono la ricerca della perfezione, ovvero la passione per l’eccellenza, intesa come amore per il buono e il ben fatto, e l’etica, intesa come costruzione di valore nel tempo attraverso la sostenibilità, la trasparenza e la valorizzazione delle persone. Una delle attività prevalenti della famiglia Pompi è quella di perseguire il massimo livello qualitativo, in tutta la filiera del valore, dalla produzione al consumo dei propri prodotti. Le attività operative sono state certificate secondo gli standard europei di settore, così come sono stati definiti gli standard di prodotto, affinché dovunque vi troviate, potrete essere certi che il tiramisù Pompi sarà stato prodotto con metodi, materie prime e procedure di mantenimento identiche a quelle originali. La selezione di tutti gli ingredienti ha richiesto tempo, verifiche accurate, prove e soprattutto un’attenta analisi delle risposte dei clienti, la risorsa più preziosa. Se oggi il tiramisù Pompi è diventato un importante esempio di eccellenza italiana, gran parte del merito va attribuito ai clienti. Le loro osservazioni hanno costituito negli anni il principale punto di riferimento nel processo di miglioramento continuo del prodotto.
  • 9. 9 5) Il “tiramisù”, il dolce italiano più famoso al mondo La sua origine si fa risalire al XIV secolo circa, nella libertina repubblica di Venezia. Una ricostruzione piuttosto originale ma altrettanto ragionevole ne colloca la degustazione all’interno dei bordelli della Serenissima. Pare che il “tireme su” venisse usato come corroborante delle fatiche d’amore, per il suo alto valore energetico dai vegliardi frequentatori. Ovviamente la versione di allora non poteva prevedere il caffè e il cacao che sarebbero entrati nella cultura europea solo dopo le imprese colombiane. Altre fonti riferiscono l’origine del tiramisù alla città di Siena durante una visita di Cosimo III De’ Medici, spostando conseguentemente la creazione del dolce al XVII secolo. Questa ipotesi appare assai poco verosimile. Il mascarpone infatti è originario della Lombardia e appare improbabile che facesse parte della tradizione pasticcera toscana. Dato che non esistono ricette scritte antecedenti, una leggenda metropolitana di origine sfacciatamente commerciale, ne vorrebbe l’origine negli anni ’70 in quel di Treviso grazie a un pasticcere conosciuto come Loli. Le prime due ipotesi appaiono obiettivamente più verosimili per il semplice fatto che il mascarpone, che costituisce l’ingrediente peculiare del tiramisù, è presente nella tradizione culinaria italiana da diversi secoli. In quella dei maestri artigiani Pompi dal 1960.
  • 10. 10 6) Punti Vendita  1960, Via Albalonga. Nasce come piccola latteria e inizia così la grande avventura della famiglia Pompi. Con il tempo, grazie al naturale incremento di percezione di buono da parte del cliente, si avverte la necessità di espandersi acquisendo altri due locali per creare spazi ricreativi adeguati alle più contemporanee esigenze.  2009, Via Cassia. La sede di Ponte Milvio è un’area geografica che risponde a più target di clientela e denaturalizza quindi il concetto di specificità del prodotto. Copre segmenti molto ampi che si distribuiscono in base alle fasce orarie, dal lavoratore mattiniero al giovane pronto a fare aperitivo con amici.  2011, Via della Croce. Il target di clientela comincia ad espandersi dal punto di vista geografico non solo locale, ma anche internazionale. Piazza di Spagna è una vetrina sul mondo e in quanto è un crogiolo di culture diverse. Qui si accolgono clienti provenienti da diverse località straniere. E, non meno importante per un’azienda storica romana è il presenziare il cuore nevralgico della città.  2013, Albano Laziale. Il locale ha una metratura inferiore a tutti gli altri romani (30 m.q.) per rispondere alle diverse abitudini dei cittadini, meno avvezzi alla vita mondana di una metropoli. Questa sede abbraccia un bacino di utenza molto variegato, dagli abitanti del luogo ai turisti che, tornando dalle “fraschette”, si fermano per un caffè.  2015, Viale G. Marconi. Questo è forse lo “store” che più esula dal concept architettonico del caffè storico, per rispondere alla modernità degli stili. Il quartiere è estremamente abitato, è la shopping road della Roma più contemporanea e nel contempo è un punto di ritrovo per gli studenti della terza università qui ubicata. Sviluppi futuri:  Via Cola di Rienzo. Si tratta di una zona vivace e che rappresenta tanti concetti dal punto di vista commerciale: dal turista che passa per arrivare ai Musei Vaticani collocati nelle immediate vicinanze, al residente frenetico che si ferma per prendere un tiramisù take away. Il locale sarà, per questo motivo, di una metratura simile a quella di Albano Laziale.
  • 11. 11  Pomezia. L’apertura è prevista per luglio. L’obiettivo è diventare il caffè di punta della zona, non essendoci ancora grandi nomi. L’apprezzamento che Pompi costantemente riceve dai suoi clienti, ha fatto sì che ricevesse continue richieste per esportare il prodotto in altre città di Italia e in altri Paesi. Perciò sono state messe a punto delle strategie di espansione nel rispetto dei processi produttivi attuali. Il connotato di pasticceria artigianale rimarrà sempre la caratteristica peculiare. L’aumento di produzione si tradurrà esclusivamente nell’aumento di pasticceri impegnati nel processo di preparazione del tiramisù. Accordi internazionali porteranno nei prossimi 18-24 mesi il marchio Pompi in alcuni tra le maggiori città del mondo, tra cui Londra, Madrid, Berlino, negli Emirati Arabi e forse, in qualche capitale del Nord Europa. Nelle grandi metropoli si sottoporranno all’attenzione vie di grande passaggio, i non luoghi per eccellenza, come aeroporti, stazioni e centri commerciali. Si risponde infatti ai ritmi frenetici del loro modus vivendi, mentre nel Nord Europa, complice il clima più rigido, c’è la necessità di coccolare il cliente in maniera diversa. Piazzale Ponte Milvio
  • 12. 12 7) Pubblicità Qual è la più antica forma di pubblicità, e forse anche la più efficace? Molti lo sanno ma tanti altri sottovalutano la potenza del word of mouth, il nostro passaparola. E Pompi questo lo sa bene. Coccolare il cliente vuol dire farlo tornare ma anche far sì che questo ne parli e ne parli bene. Campagne istituzionali più mirate sono state invece fatte ad hoc sulla radio, in quanto tra i vari mass media tradizionali non è anacronistico come la carta stampata e continua ad essere il compagno di milioni di persone che la ascoltano. Queste campagne prevedono messaggi formali di ricordo e di consolidamento della posizione del brand sul mercato. Per fidelizzare i clienti, oltre alla creazione di brochure e depliant con “dolci consigli per l’uso”, ancora in fase di progettazione, sono stati realizzati dei calendari artistici esclusivi nel 2014 e nel 2015 e si sta lavorando su quello per il prossimo anno. L’idea parte dal voler regalare agli habitué non il solito calendario e per questo si è investito in qualcosa di più moderno. Nel 2014 si è voluto rappresentare un viaggio attraverso il cibo alla riscoperta del proprio corpo, con riflessioni sull’importanza dell’equilibrio tra il corpo e un sano desiderio di piacere del palato.
  • 13. 13 Nel 2015 invece, grazie alla collaborazione di un pittore astrattista italiano, si è svolto un lavoro più cromatico, cercando di armonizzare le due creazioni. 8) Impegni sociali -Una zampa sul cuore Questo è il nome dell’iniziativa solidale in favore dei cani meno fortunati, voluta da “Pompi”. Un brand noto anche per le azioni di beneficenza in favore dei più bisognosi. Nel 2011 ha deciso di stare al fianco della Lega Nazionale per la Difesa del Cane – Associazione fondata nel 1950 per aiutare gli animali in difficoltà, abbandonati, maltrattati, non rispettati – a cui donerà una parte del ricavato sulla vendita di ogni monoporzione di tiramisù. -Progetto ospedale senza dolore Dal 2013, in collaborazione con vari personaggi dello spettacolo di rilevanza nazionale, vengono organizzati degli eventi a favore del “Bambin Gesù” con cui Pompi ha iniziato un gemellaggio. E’ stato sposato il “Progetto Ospedale senza dolore” del Dottor Calandrelli. La campagna si propone di raccogliere fondi di 1 milione di euro, per acquistare tecnologie diagnostiche di ultima generazione con le quali prevenire l’insorgenza del dolore. Tutto il ricavato è stato devoluto in beneficenza e nel 2013 sono stati raccolti 7.000 euro, nel 2014 sono diventati 10.000.
  • 14. 14 9) Intervista a Valentina Chirra in Pompi, responsabile marketing dell’azienda «Quale tappe salienti hanno segnato la storia dell’azienda?» « E’ il 2007: prima grande trasformazione di questo bar. Vengono acquisiti altri due numeri civici e la sede storica del bar si trasforma in quello che c’è ora, la sala con i suoi reparti e laboratori e gli altri locali di smistamento, di magazzino e di stoccaggio. La grande sfida è stata quella di continuare a portare avanti come “core business” il tiramisù che in realtà non ha competitor sul territorio nazionale e internazionale. Non vi è al momento un’azienda di tale livello che abbia puntato su un prodotto così particolare pur mantenendo tutte le caratteristiche organolettiche dello stesso e incentrando il suo studio soprattutto sui controlli di qualità. Nel 2009 abbiamo invece aperto la sede di Ponte Milvio, nel 2011 a Via della Croce a ridosso di piazza di Spagna. Questi sono stati momenti salienti nel passaggio da azienda di famiglia a brand nazionale e con la predisposizione a diventare un brand internazionale perché piazza di Spagna è una vetrina sul mondo. Abbiamo aperto in questa zona proprio per riposizionare il nostro brand su altri mercati. Volevamo dare ampio respiro alla nostra voglia di uscire dal quartiere e far conoscere questa azienda ai tanti turisti stranieri che ogni giorno popolano Roma. Infatti nel piano marketing stiamo sviluppando un business plan per l’apertura di una catena di franchising. Successivamente c’è stata l’apertura ad Albano Laziale di un altro Pompi e circa un mese fa abbiamo inaugurato un altro locale a Via Guglielmo Marconi. Sono tutti format diversi perché rispondono a esigenze differenti. Uscire dall’azienda di famiglia a quella internazionale è sempre difficile nonostante i valori portanti siano sempre gli stessi. Ponte Milvio nasce perché il target a cui si rivolge è formato da due categorie: la mattina e il pomeriggio i nostri destinatari sono i residenti della zona, la nicchia di persone che hanno una capacità di acquisto molto alta; la sera Ponte Milvio si trasforma insieme al nostro locale. La movida della zona e la stessa adiacenza allo stadio ci danno la possibilità di confrontarci con un pubblico diverso. Piazza di Spagna ha il 90% di consumatori stranieri dei quali la maggior parte proviene dall’Asia e in particolare dalla Corea. Oggi i coreani sono, insieme ai russi e agli spagnoli, i maggiori frequentatori del nostro punto vendita a piazza di Spagna. Proprio per questo motivo abbiamo avuto varie richieste di affiliazione da partner internazionali.» «In che modo è stato festeggiato un particolare anniversario aziendale? Si è trattata di un’occasione per promuovere eventi e iniziative speciali?»
  • 15. 15 «E’ il terzo anno che festeggiamo l’anniversario e abbiamo voluto farlo corrispondere con il compleanno del signor Giuliano, che cade l’11 aprile, anche perché nessuno sa la data esatta dell’apertura del primo punto vendita. Per quella giornata la monoporzione di tiramisù, regolarmente venduta a 3,50 euro, l’abbiamo venduta a 2,50 per tutto il giorno. Naturalmente è una promozione a livello di sconto sul prodotto che però ha in sé un costo iniziale altissimo. Abbiamo regalato anche dei gadget, come la shopper di plastica che per noi si traduce in un ritorno di immagine.» «Come gestite la comunicazione con i vostri utenti?» «Per quanto riguarda la comunicazione abbiamo, ovviamente, un sito ufficiale (http://www.barpompi.it/) che stiamo aggiornando per stare al passo con le trasformazioni dell’azienda. Proprio per questo motivo puntiamo molto sui Social Network. Facebook, Twitter e Pinterest hanno una capacità umana, positiva e negativa, di immediata percezione da parte dell’utente finale. Per rivolgerci alla clientela vecchio stampo abbiamo invece ringraziato, acquistando una pagina intera, tramite i quotidiani maggiormente diffusi a Roma, la Repubblica e Messaggero.» «Sotto il profilo del marketing, quanto è importante per l’azienda valorizzare la propria offerta di prodotto grazie a un posizionamento in chiave storica?» «E’ importantissimo perché comunque far capire a delle persone che sono i titolari dell’azienda e quindi sono da generazioni anche della vecchia scuola e soprattutto addetti ai lavori da quando sono nati, trasformarli in imprenditori e far capire loro che oggi il marketing, da sempre esistito, ha un’importanza preminente e superiore a quella che è la mera gestione del locale. Il grande passaggio epocale di questa azienda è stato che un prodotto ha costruito un marchio e oggi il marchio supera il prodotto nel senso che se io faccio bene un prodotto e lo posiziono sul mercato e quel prodotto dà garanzia di qualità al cliente finale se fai un buon marketing e
  • 16. 16 comunicazione che non è altro che l’onestà intellettuale di dire che quello che stai facendo lo stai facendo bene allora il brand si posiziona nel mercato come sinonimo di buono. Se il buono che faccio si reitera a un certo punto il marchio è riconoscibile come buono. Di conseguenza tutto quello che fa questo marchio diventa buono. E’ questo il ciclo di vita di un prodotto nel marketing.» «Secondo lei qual è la chiave del successo di Pompi?» «Le chiavi del successo di Pompi sono molteplici: è un’azienda familiare con tutti i suoi pro e contro. Quando c’è un coinvolgimento sentimentale così forte con l’azienda stessa si rischia di fare troppi sacrifici e di non fare ragionamenti machiavellici. Il lato positivo è che puntiamo da sempre a erogare massimi livelli di qualità possibili sotto tutti i punti di vista. Si parla di qualità, di servizio, di prodotto, di gestione e fidelizzazione del cliente. Ci sono persone che vengono qui da 40 anni e da tutta la vita reiterano lo stesso gesto. Questo per noi è importante, mantenere la stessa relazione nonostante l’azienda cambi. Un altro aspetto fondamentale è quello di non sentirsi arrivati mai, sotto tutti i punti di vista, non solo quello economico. Per quanto riguarda ad esempio il packaging è stato fatto uno studio per quella che era la possibilità di ottimizzare molti aspetti del tiramisù. Consumavamo una quantità indecente di plastica e di alluminio che davano sì un aspetto di artigianalità del prodotto, come se fosse preparato in casa, però avevamo un’insostenibilità a livello ambientale e un’azienda come la nostra incentra il suo successo anche sui cambiamenti sociali, antropologici e ambientali. Di conseguenza lo studio del packaging è stato non solo strutturale ma anche funzionale. Ed è per questo che abbiamo scelto un materiale completamente eco compatibile e 100% biodegradabile, compreso il cucchiaino che è all’interno. Altro passaggio: il tiramisù da passeggio lo abbiamo proprio studiato e il packaging risponde a questo tipo di domande. Ascoltare il cliente è comunque importante ma anche educarlo. Avere un packaging che ti dà la fruibilità del prodotto con il cucchiaio all’interno è stata una grande innovazione. Un’altra nostra chiave del successo è quella di non perdere mai di vista il cliente, sia che spenda 1 euro per un caffè sia che ne spenda 500 per un catering. Hanno entrambi la stessa importanza e senza di loro noi non avremmo mai potuto erogare questo tipo di servizio di qualità.» «Avete intenzione di espandervi anche all’estero?» «Ci stiamo lavorando (risata…). Sopperire a richieste di affiliazione con locali stranieri è stato difficile. Allo stesso tempo questo comporterebbe l’apertura di laboratori di produzioni al di fuori dell’Italia perché non è proprio possibile trasportare i nostri prodotti quotidianamente per i costi
  • 17. 17 di trasporto inaccessibili. Questo esulerebbe però dal marchio distintivo del prodotto, il “made in Italy” che è quello che rende Pompi unico soprattutto perché a livello internazionale non c’è un altro competitor. Quindi ci scontriamo con due facce non indifferenti della stessa medaglia: la volontà da parte di partner internazionali di affiliarsi a noi ma l’impossibilità di trasportare questo prodotto per problemi di natura logistica.» «Sotto il profilo della comunicazione e della formazione rivolte al personale interno, quali opportunità può offrire una storia aziendale longeva?» «Questo è un argomento un pochino problematico purtroppo, perché prima c’era un rispetto diverso per il lavoro che si svolgeva, proprio dal punto di vista umano. Si rispettava il fatto che quel lavoro ti permettesse di fare altro, come mantenersi gli studi, e si rispettavano requisiti minimi richiesti dalla società. Inoltre questo lavoro è sempre più uno sbarcare il lunario. Non si percepisce però che tu sei l’interlocutore finale del cliente quindi attraverso di te devono essere veicolati i valori portanti dell’azienda e l’attenzione al cliente è uno dei nostri cardini. Di conseguenza se io faccio elevatissimi controlli di qualità e spendo molto per migliorare la comunicazione, il packaging e la tua posizione umana, tutto questo viene vanificato se tu non gli regali un momento di piacere e l’attenzione che merita. Un settore come questo non risponde ai bisogni primari di un essere umano, non vendiamo il pane o la pasta, ma vendiamo qualcosa di diverso, un momento di relax e di gioia per l’anniversario, il compleanno, un thè. E’ un momento di distacco con il resto del mondo. Se non ti coccoliamo, quello che quotidianamente facciamo verrà vanificato. Dunque i nostri dipendenti devono trasmettere i nostri valori portanti. Qui tutti fanno parte di un momento prezioso all’interno della vita dell’azienda. Se tu cliente non torni, io azienda avrò invalidato i miei sforzi e avrò fallito e il messaggio che comunicheremo ai clienti è che Pompi non ti ha fatto stare bene.» «A suo avviso vi è realisticamente il rischio che come impresa invecchi sotto il peso della propria storia? Come evitarlo?» «Eh no! Ci stiamo lavorando nel senso che cerchiamo sempre di rimanere al passo con i tempi. Il senza glutine ad esempio, il senza lattosio, il packaging eco compatibile, i social network, cose che per un’azienda di 55 anni erano non pensabili ;) Però la capacità di rimanere anche abbastanza istituzionali in questo è molto importante così come rispondere alle esigenze nuove del mercato.
  • 18. 18 La stessa ristrutturazione del locale e l’apertura di nuovi che non abbiano l’aspetto invecchiato della sede storica anche se questa esula un pochino da questo discorso perché ci piace mantenere quel senso di vecchio, di storico nonostante siano già in progetto ristrutturazioni che diano un ampio e vivace respiro che risponde alle nuove generazioni. Nel voler sempre migliorarsi dal punto di vista della modernizzazione e anche dei locali c’è la scelta di una squadra di professionisti e quindi di addetti al settore che apportano le loro consulenze per arrivare a un concept store che risponda ai punti chiave dell’azienda (vendita e accoglienza del cliente).» «Siamo vivendo un periodo di crisi? Pompi come l’ha vissuto?» «Abbiamo aperto altri 3 locali (ride…). Sapete che c’è? La crisi…questa parola che ci riempie la bocca negli ultimi anni. Io invece ho notato una perdita di vivacità nelle persone. Prima si aveva molto meno di quanto si abbia oggi, i bambini giocavano in cortile con la palla. La crisi più importante che si vive oggi è una frammentazione del sé importantissima. Quello che rischia di fare un marketing troppo aggressivo è di preformare “un’agenda setting” in cui il livello dei desideri superi quello dei bisogni primari. Di conseguenza noi non gioiamo più per quello che abbiamo perché non siamo capaci di creare nulla se non supportati da qualcosa di materiale. C’è proprio una perdita di semplicità nelle persone. Se non hai un pizzico di coraggio nel volerti trasformare e nel voler rischiare, quello spirito imprenditoriale che non è facile avere se hai già una solidità. La forza sta nel capire che quella solidità non può durare a lungo. La ristrutturazione incrementa sempre le vendite di un 40% e il vero boom infatti c’è stato nel 2008 dopo le modifiche al locale.»
  • 19. 19 10) LA SCELTA DEGLI INGREDIENTI Il Mascarpone. La sua produzione1 ebbe origine nella bassa padana, al confine tra la provincia i Milano e quella di Pavia. Il riferimento più certo della sua produzione è quello relativo alla Cascina Mascherpa da cui probabilmente trae il nome. Ha l’aspetto di una crema morbida,consistente, di colore bianco-giallo chiaro, con sapore molto dolce, altamente calorica. Probabilmente il costo del mascarpone e la sua rapida deperibilità hanno fatto sì che il tiramisù entrasse solo recentemente nell’offerta abituale delle pasticcerie. Dopo aver provato praticamente tutti i tipi di mascarpone disponibili in commercio, il capostipite dei maestri pasticceri, Giuliano Pompi, ha individuato un caseificio artigianale che faceva al caso suo. Quei sapienti contadini che mungevano le loro vacche dal cui latte avrebbero preparato quel mascarpone, mai avrebbero pensato che quell’esigente pasticcere, venuto da così lontano, utilizzando il loro formaggio avrebbe realizzato il tiramisù più famoso ed apprezzato del nostro Paese. 1 Si tratta di un prodotto da consumare fresco, visto che tende a irrancidire rapidamente. A differenza della maggior parte dei formaggi italiani, che poi vengono realizzati tramite coagulazione presamica, ovvero attraverso l’aggiunta di caglio al latte, il mascarpone viene prodotto tramite la coagulazione acido-termica della crema di latte: attraverso cioè l’aggiunta di acido o citrico e lavorazione per 5 o 10 minuti ad alta temperatura 90-95 °C. Tale differente coagulazione è la ragione della sua consistenza cremosa. In genere viene utilizzato il latte della prima mungitura del mattino che, appena giunto in caseificio, è sottoposto a centrifugazione per ottenere la crema di latte, con una percentuale di grasso intorno al 35%.
  • 20. 20 Il Biscotto di Novara. Altro elemento fondamentale del tiramisù è il biscotto e nella tradizione culinaria italiana molte ricette prevedono l’uso dei savoiardi. La ricetta del tiramisù Pompi invece impone che vengano usati esclusivamente i biscottini di Novara2 , un biscotto di forma rettangolare con angoli arrotondati, molto leggero ( circa 3 grammi) e senza grassi, in quanto composto solo da farina di frumento (38%), zucchero (38%) e uova intere (24%). Lo zucchero. La parola italiana “zucchero” deriva dal termine arabo sukkar.3 Lo zucchero è la dominazione del comune saccarosio, composto organico della famiglia dei carboidrati , che costituisce il più comune dei glucidi. Lo zucchero è usato principalmente nell’alimentazione e costituisce un alimento facilmente assimilabile apportando circa 4 chilocalorie per grammo. Attualmente si ricava estraendolo dalla barbabietola da zucchero e dalla canna da zucchero; in appositi stabilimenti, chiamati zuccherifici, dal processo di estrazione si ricava lo zucchero grezzo, formato da cristalli di colore giallastro dal quale, attraverso una successiva raffinazione, si ottiene lo zucchero raffinato o zucchero bianco. 2 Dai monasteri femminili del XVI secolo arrivano le prime notizie degli ormai celebri biscottini. In quei luoghi di preghiera, infatti, vi erano laboratori dove si preparavano ghiottonerie per i forestieri di passaggio. Proprio in questi monasteri alcune monache avrebbero inventato la ricetta di “quel biscotto che avrebbe dato la rinomanza al capoluogo novarese”. Era usanza tipica di quei tempi (durata fino alla Grande Guerra) che nella prima domenica di Pasqua il clero della cattedrale e della Basilica di San Gaudenzio e i parroci della città distribuissero ai poveri un pane di frumento chiamato “Pane di Polla”. Con l’affermarsi di questa consuetudine al “pane di San Gaudenzio” venne affiancato il “biscottino delle monache di Novara” e così rimase sino alla soppressione dei conventi voluta da Napoleone Bonaparte nel 1800. Le suore, espulse dai conventi, dovettero cambiare vita: alcune di esse, rifugiatesi presso le famiglie abbienti della città portarono e diffusero le loro conoscenze. Da quel momento il biscotto, più segreta la sua ricetta, venne messo in commercio da un farmacista-droghiere: Prina, nella sua bottega con il nome “Biscottino di Novara del Prina”. 3 La prima forma di zucchero di cui di ha notizia è quello di canna da zucchero, che rimase per molti secoli l’unico disponibile. Si ritiene che sia stato portato dagli abitanti delle isole polinesiane in Cina e India. Qui i persiano di Dario I trovarono, nel 510 a.C., coltivazioni di un vegetale da cui si ricavava uno sciroppo denso e dolcissimo. Fatto asciugare in larghe foglie produceva cristalli che duravano a lungo, dalle spiccate proprietà energetiche. I persiani portarono le piante con loro e ne estesero la coltivazione al Medio Oriente Nel 325 a.C. Alessandro Magno portò la notizia che nei territori orientali si trovava un “miele che non aveva bisogno di api”.
  • 21. 21 Le uova. L’uovo è un alimento naturale utilizzato nella preparazione di diverse ricette, è composto dal 65% di acqua, dal 12% di proteine, dall’11% di grassi4 e dall’11,5% di Sali minerali e fornisce un grande apporto vitaminico per la presenza delle vitamine A, B6 e delle vitamine D ed E. Nel settore della pasticceria e nell’industria alimentare in genere vengono molto utilizzate uova sgusciate pastorizzate. La pastorizzazione è un processo di riscaldamento applicato ad alcuni alimenti allo scopo di eliminare microrganismi non sporigeni patogeni o dannosi. Diversamente dalla sterilizzazione, la pastorizzazione non ha lo scopo di uccidere tutti i microrganismi presenti nel cibo. Lo scopo è invece quello di ridurne il numero in modo che per un certo periodo di tempo non siano in grado di sviluppare effetti patogeni. Il cacao. L’elemento caratterizzante la ricetta del tiramisù classico è il cioccolato. L’uso alimentare del cacao, che veniva consumato come bibita aromatica, risale alle antiche civiltà dei Maya e degli Aztechi, i quali ritenevano che tale elemento fosse un dono divino che alleviava la fatica, stimolava le forze fisiche e allietava il riposo. Furono poi gli uomini al seguito di Cristoforo Colombo i primi europei a conoscere i piccoli semi scuri del cacao che gli indios utilizzavano come moneta. 4 I grassi contenuti nell’uovo sono per la maggior parte monoinsaturi e polinsaturi, quindi benefici per la salute perché sono utili all’abbassamento del colesterolo “LDL” (cattivo) e contribuiscono ad alzare quello “HDL” (buono). A seconda delle caratteristiche sono suddivise in due categorie: Categoria A, uova pulite ed integre destinate al commercio al dettaglio. Le uova di categoria A non devono essere sottoposte a procedure di lavaggio o refrigerazione; Categoria B, uova destinate all’industria alimentare di trasformazione previa pastorizzazione.
  • 22. 22 Il caffè. Può sembrare una semplice bevanda, ma il caffè è qualcosa è qualcosa di molto complesso. Vi concorrono più di 1500 sostanze chimiche (circa 800 volatili e 700 solubili), mentre 13 variabili chimico-fisiche incidono sulla preparazione. La scienza del caffè è quindi una branca di studio altamente specialistica, che coinvolge molte discipline. Tra le altre, genetica, agronomia, botanica, fisica, matematica, chimica, biochimica, biologia, ingegneria e fisiologia. Per questo motivo il tiramisù Pompi viene prodotto esclusivamente con caffè Illy, sicuramente il migliore del mondo, quello che ha dato vita all’Università del Caffè. Il caffè verde. La scienza del caffè comincia già nella fase di coltivazione, dove molti fattori influenzano la qualità e la composizione chimica del chicco grezzo: il luogo, l’altitudine, le condizioni meteorologiche, la composizione e la fertilizzazione del terreno, e infine i metodi di coltivazione, raccolta ed essiccazione. Con la tostatura, i chicchi di caffè verde si trasformano in grani, chicchi friabili, leggeri, bruni e profumati da cui si ricava la polvere per l’espresso e le altre preparazioni. In questo cruciale quarto d’ora si trasformano circa 800 sostanze responsabili del gusto e dell’aroma del caffè. In un grande tamburo rotante il caffè verde viene prima asciugato per eliminare qualsiasi residuo di umidità e poi portato a una temperatura di circa 200 °C, per poi essere raffreddato. Due soli ingredienti: l’acqua e la polvere di cinquanta chicchi di caffè tostato appena macinato. Ma un metodo di preparazione rapido ed esclusivo, che sfrutta la forza della pressione dell’acqua a nove atmosfere per estrarre dal caffè solo la parte migliore. La temperatura dell’acqua, a circa 90 °C, non brucia il caffè ma ne conserva intatto tutto l’aroma. Questa semplicità dà vita a una tazzina di caffè espresso non superiore ai 25/30 ml, la più ricca di gusto e la più povera di caffeina rispetto alle altre preparazioni.
  • 23. 23 Nel tiramisù Pompi, nel caffè con cui vengono impregnati i biscottini di Novara, è preparato una tazzina alla volta. Una serie infinita di espressi che contribuiscono a rendere infinito il sapore del tiramisù persistente nelle papille gustative anche ore dopo averlo consumato. Il pistacchio. Questo frutto in Italia viene coltivato quasi esclusivamente in Sicilia e Bronte, con oltre tremila ettari di coltura specializzata, ne esprime l’area di coltivazione principale (più dell’80% della superficie regionale) con una produzione dalle caratteristiche peculiari. Bronte, Eden di pistacchio, con un frutto dal gusto e dall’aroma universalmente riconosciuti come unici e particolari ed un colore – il verde smeraldo – unico e particolare. Il pistacchio di Bronte, perennemente minacciato da importazioni di qualità assolutamente inferiore, ha oggi conquistato il dovuto riconoscimento europeo do prodotto DOP. La versione al pistacchio del tiramisù Pompi è realizzata esclusivamente con frutti di Bronte.
  • 24. 24 La fragola. E’ originaria delle zone alpine europee, del’America del nord e del sud. I romani la apprezzavano particolarmente e grazie al suo profumo la chiamarono fragrans.5 Nel tiramisù di Pompi alla fragola vengono utilizzate oltre 25 tonnellate di fragole l’anno. La nocciola. Grazie alle condizioni climatiche favorevoli questa pianta prospera nel bacino del Mediterraneo.. i maggiori produttori sono: Turchia e Italia. Le nocciole italiane più pregiate sono: Tonda gentile delle Langhe piemontesi, Tonda di Giffoni, Tonda gentile romana, Tonda tardiva. La nocciola usata nel Tiramisù Pompi è la Nocciola Tonda Gentile Romana6 a Denominazione di Origine Protetta. Nel 2012 Pompi ha partecipato al Premio Internazionale “Dessert con nocciola gentile romana” svoltosi a Ronciglione (VT). Il premio, organizzato dall’Associazione 1728 di Ronciglione, era finalizzato alla promozione della nocciola tonda gentile nel mondo, in quanto prodotto tipico del comprensorio dei Monti Cimini. La pasticceria di Pompi si è aggiudicata il primo premio con il suo 5 Le fragole venivano consumate specialmente nel periodo delle festività in onore di Adone. Infatti, secondo la leggenda, alla morte di Adone Venere pianse le lacrime che, cadute a terra, si trasformarono in piccoli cuori rossi (le fragole). 6 La produzione della Nocciola Romana è tipica di alcuni comuni a nord di Roma, dove fin dal 1412 è stata oggetto di un paziente e tenace lavoro da parte dei coltivatori. Tessitura compatta e croccante, senza vuoti interni, con sapore e aroma finissimo e persistente: sono queste alcune peculiarità della nocciola romana, che l’hanno fatta preferire.
  • 25. 25 “Tiramisù alla Nocciola” che da allora è entrato a far parte dell’offerta dei gusti normalmente prodotti. 11) Siti web e canali social: http://www.barpompi.it/ Il sito è in fase di aggiornamento, sarà in varie lingue, interattivo, con una struttura piramidale e gerarchizzata e con vari sotto siti che rispondono ai vari aspetti dell’azienda. https://www.youtube.com/channel/UChhiik447yFLLWVb0y6YoeQ/videos Canale ufficiale Youtube del brand con video di eventi ufficiali. https://www.facebook.com/pages/Pompi-Il-Regno-del-Tiramis%C3%B9-dal- 1960/171149649604790 Pagina Facebook ufficiale.
  • 26. 26