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1
Provincia di Cagliari – Provincia de Casteddu
Assessorato delle Politiche Ambientali, Energia e Tutela del territorio
Assessore Ignazio Tolu

Settore Ambiente
Dirigente Alessandro Sanna

Ufficio Sviluppo Sostenibile – Nodo In.F.E.A.
Responsabile Giuseppina Liggi
Alessandro Bordigoni
Rosalba Pinna
Simone Pusceddu


Via Cadello 9 – 09121 Cagliari
www.provincia.cagliari.it/ambiente
Tel.: 070 5284525
E-mail: infea@provincia.cagliari.it



Consulenza per la redazione del Piano e facilitazione del processo di
progettazione partecipata
Serenella Paci
con la collaborazione di Giusy F.M. Doneddu, Elena Lai, Luca Lorrai, Marco
Piccolo, Laura Pili.



Il processo di progettazione partecipata si è svolto nella sede della Provincia, nei
locali del Parco di Monte Claro e del Nodo InFEA, e presso l’Edificio Sali Scelti
del Parco Naturale Regionale Molentargius Saline.



Un ringraziamento speciale a
tutti i partecipanti al processo di definizione del Piano per il contributo attivo, la
competenza e l’impegno profusi.




Marzo 2012




                                                                                         2
“Investire nell’Educazione allo Sviluppo Sostenibile (ESS)
                          significa investire nel futuro…”
     Conferenza Mondiale UNESCO sull’Educazione allo Sviluppo Sostenibile
                                                              Bonn, 2009




                                                                            3
INDICE

PREMESSA                                                                     6


1. IL PROCESSO DI PROGETTAZIONE PARTECIPATA                                 11
L’approccio metodologico: perché attivare un processo partecipativo
                                                                            11
per la definizione del Piano?
Quali metodologie per facilitare la partecipazione?                         14
Gli stakeholder: chi ha portato un contributo attivo al processo?           16
Quale percorso di lavoro per la definizione del Piano?                      19
Quale percorso metodologico per la definizione del Piano?                   23

2. DALL’EDUCAZIONE AMBIENTALE ALL’EDUCAZIONE ALLA
   SOSTENIBILITÀ                                                            29

Un viaggio attraverso la Sostenibilità: le tappe internazionali e
                                                                            29
nazionali
Le politiche per la Sostenibilità Ambientale della Regione Sardegna         45
Il concetto di Educazione alla Sostenibilità emerso nel 1° workshop         47
Il concetto di Educazione alla Sostenibilità promosso dal DESS              51

3. LE POLITICHE PER LA SOSTENIBILITÀ DELLA PROVINCIA DI
   CAGLIARI                                                                 55

Le iniziative promosse dall’ufficio Sviluppo Sostenibile dell’Assessorato
                                                                            55
Ambiente
Le altre iniziative per lo Sviluppo Sostenibile promosse dalla Provincia    63
Le indicazioni emerse dagli incontri con la componente politica             64
L’analisi partecipata dei problemi ambientali realizzata nel 2°
                                                                            68
workshop

4. LE SCHEDE DI AZIONE DEL PIANO DI EDUCAZIONE ALLA
   SOSTENIBILITÀ                                                            79

Azione 1    Mobilitiamo - promozione della mobilità sostenibile             80
Azione 2    L’energia siamo noi!                                            82
Azione 3    Creazione di una rete di osservatori del paesaggio              84
Azione 4    Salviamo l’ambiente costiero                                    86
Azione 5    Il mio territorio                                               88
Azione 6    Impariamo recuperando insieme                                   89
Azione 7    ConsumAttore - filiera corta e agricoltura naturale             91



                                                                                 4
Azione 8     Recupero dell’agri-cultura                                     93
Azione 9     Differenziamoci: Rifiuto=Risorsa                               94
Azione 10    Di che acqua sei?                                              95
Azione 11    La rete per l’Educazione alla Sostenibilità della Provincia
                                                                            98
             di Cagliari
L’integrazione delle azioni del Piano con le politiche pubbliche per la
                                                                            99
sostenibilità
Le risorse finanziarie del Piano                                           101


5. LA GOVERNANCE DELL’EDUCAZIONE ALLA
   SOSTENIBILITÀ IN PROVINCIA DI CAGLIARI                                  105

Il Sistema InFEA della Regione Sardegna                                    105
Il Sistema InFEA provinciale                                               106
La Rete per l’Educazione alla Sostenibilità della Provincia di Cagliari    113
L’attuazione del Piano di Educazione alla Sostenibilità della Provincia
                                                                           116
di Cagliari


6. ALLEGATI
Allegato 1 – Avviso pubblico per la raccolta di Manifestazioni di
             Interesse e Schema di domanda

Allegato 2 – Elenco dei partecipanti al processo di definizione del
             Piano

Allegato 3 – Procedura PCM/GOPP di identificazione partecipativa di
             un progetto
Allegato 4 – Percorso metodologico PCM/GOPP svolto dai 10 gruppi
             di lavoro: analisi dei problemi, albero dei problemi,
             albero degli obiettivi, ambiti di intervento, Quadro
             Logico.
Allegato 5 – Schede di azione elaborate dai 10 gruppi di lavoro.




                                                                                 5
PREMESSA


Il Piano di Educazione   Sono quattro i principi fondamentali che hanno guidato
Ambientale e alla        la definizione del Piano di Educazione Ambientale e alla
Sostenibilità della      Sostenibilità della Provincia di Cagliari:
Provincia di Cagliari         la partecipazione degli attori locali,
                              l’approccio del Project Cycle Management (PCM) e la
                              progettazione partecipata con la metodologia del Goal
                              Oriented Project Planning (GOPP),
                              l’Educazione alla Sostenibilità quale strumento di life long
                              learning per tutti,
                              l’integrazione con le politiche pubbliche per la
                              Sostenibilità.


La partecipazione        L’Ufficio Sviluppo Sostenibile dell’Assessorato alle Politiche
degli attori locali      Ambientali, Energia e Tutela del Territorio della Provincia di
                         Cagliari, già da diversi anni, promuove con efficacia processi
                         partecipativi, quali l’Agenda 21 Locale per progetti pilota,
                         l’Agenda 21 Tematica per gli Acquisti Pubblici Ecologici con il
                         progetto “In Provincia di Cagliari si acquista verde”, un progetto
                         partecipato sul tema dei rifiuti, e numerose altre iniziative.
                         Negli anni l’ufficio ha fatto proprio l’approccio “bottom up”, il
                         coinvolgimento degli stakeholder nella programmazione ed
                         attuazione dei suoi interventi nel territorio, promuovendo
                         un modello innovativo di governance delle politiche
                         di sostenibilità ambientale. Nel momento in cui la
                         Provincia ha deciso di definire un Piano di Educazione
                         Ambientale e alla Sostenibilità, è stato naturale dunque
                         adottare, per la sua definizione, un approccio decisionale
                         inclusivo di tutti i punti di vista rilevanti sul tema.

L’approccio del PCM      L’approccio metodologico scelto per la redazione del Piano
Project Cycle            di Educazione Ambientale e alla Sostenibilità della Provincia di
Management e la          Cagliari è il PCM - Project Cycle Management.
progettazione            L’approccio integrato del PCM, promosso dall’Unione
partecipata con la       Europea negli anni novanta, nasce con l’obiettivo di
metodologia del GOPP     migliorare la qualità e l’efficacia di programmi, piani e progetti
Goal Oriented Project    attraverso processi decisionali di programmazione,
Planning                 pianificazione e progettazione maggiormente inclusivi.
                         Il percorso di progettazione partecipata è stato facilitato con
                         la metodologia del GOPP - Goal Oriented Project
                         Planning, che ha permesso di ottenere, a partire dall’analisi
                         dei problemi ambientali del territorio, le matrici di
                         progettazione per obiettivi, che costituiscono le Schede di
                         azione del Piano.
                         Un approccio partecipativo innovativo, nelle modalità e



                                                                                              6
metodologie che verranno descritte nel primo capitolo, ha
                            dunque guidato l’intero percorso di definizione del Piano. Le
                            Schede di azione, elaborate nel percorso di progettazione
                            partecipata con la metodologia GOPP e descritte con la
                            matrice del Quadro Logico, sono illustrate invece nel quarto
                            capitolo.

L’Educazione alla           Negli ultimi decenni il concetto di Educazione Ambientale si
Sostenibilità quale         è andato profondamente trasformando nei contenuti, nei
strumento di life long      metodi e ancora più nei target che vengono coinvolti nelle
learning per tutti          iniziative. Se trent’anni fa, infatti, l’Educazione Ambientale era
                            principalmente orientata alla comprensione dell’ambiente
                            naturale, alla trasmissione di conoscenze e rivolta agli alunni
                            delle scuole, nel tempo il suo campo di intervento si è
                            spostato alle interazioni tra l’uomo e l’ambiente, inteso in
                            senso ampio, e alle dinamiche dello Sviluppo Sostenibile.
                            L’Educazione Ambientale si è avvicinata così al concetto di
                            Educazione alla Sostenibilità, estendendo la sua azione verso
                            gli adulti e diventando uno strumento di life long learning
                            per tutti, che promuove un apprendimento che interessa
                            l’intero arco della vita. Uno strumento che deve rivolgere la
                            sua attenzione a 360° e che deve adottare metodi nuovi di
                            coinvolgimento attivo degli attori cui si indirizza. Un “viaggio”
                            nel concetto di Sviluppo Sostenibile e di Educazione
                            Ambientale e alla Sostenibilità viene proposto nel secondo
                            capitolo.

L’integrazione con le   Il contesto mondiale in forte cambiamento unito alla ormai
politiche pubbliche per diffusa consapevolezza della necessità di ricercare modelli di
la sostenibilità        sviluppo più rispettosi dell’ambiente e della persona umana,
                        ha fatto sì che negli ultimi anni l’Educazione alla Sostenibilità
                        si sia affermata come uno strumento indispensabile per agire
                        positivamente sui comportamenti dei cittadini. Uno
                        strumento imprescindibile, che deve accompagnare
                        l’attuazione delle politiche pubbliche di sostenibilità
                        rafforzandone l’azione. Nel terzo capitolo vengono
                        illustrate le iniziative portate avanti in questa direzione dalla
                        Provincia di Cagliari, unitamente ad una analisi partecipata dei
                        problemi ambientali del contesto locale.




                                                                                                 7
8
1.

     9
1. IL PROCESSO DI PROGETTAZIONE PARTECIPATA                           11
L’approccio metodologico: perché attivare un processo partecipativo
per la definizione del Piano?                                         11

Quali metodologie per facilitare la partecipazione?                   14
Gli stakeholder: chi ha portato un contributo attivo al processo?     16
Quale percorso di lavoro per la definizione del Piano?                19
Quale percorso metodologico per la definizione del Piano?             23




                                                                           10
1.   IL PROCESSO DI PROGETTAZIONE PARTECIPATA


L’approccio              La Provincia di Cagliari ha scelto, per la definizione del Piano
metodologico: perché     di Educazione Ambientale e alla Sostenibilità, di adottare un
attivare un processo     approccio metodologico orientato all’attivazione di un
partecipativo per la     processo partecipativo multistakeholder.
definizione del Piano?
                         Nell’ambito delle politiche della sostenibilità, la nascita dei
                         processi partecipativi rappresenta ancora oggi, nel panorama
                         nazionale, una delle più importanti innovazioni di metodo
                         introdotte nell’azione della pubblica amministrazione – un
                         modo nuovo di fare le cose, di agire il ruolo della PA. Sempre
                         più spesso, e con migliori risultati, vediamo infatti le
                         amministrazioni che, nella formulazione ed attuazione di
                         politiche pubbliche, promuovono e richiedono il
                         coinvolgimento degli attori locali, siano essi altre
                         amministrazioni, organizzazioni, imprese, associazioni o
                         singoli cittadini.
                         La partecipazione attiva degli attori locali è stata infatti
                         in questi anni uno dei riferimenti alla base dei processi di
                         promozione dello sviluppo sostenibile avviati dalle
                         amministrazioni locali.
                         La Provincia di Cagliari, negli anni, ha fatto proprie le
                         raccomandazioni in tal senso degli organismi internazionali e
                         dell’Unione Europea, adottando l’approccio partecipativo per
                         la programmazione ed attuazione dei propri interventi di
                         sostenibilità nel territorio.




                         A livello internazionale, la Conferenza dell’ONU su Sviluppo
                         e Ambiente, l’Earth Summit svolto a Rio de Janeiro nel
                         1992, a cui hanno partecipato 183 governi del mondo, ha
                         prodotto l’Agenda 21, il Piano d’Azione per lo sviluppo
                         sostenibile per il 21° secolo.




                                                                                            11
INIZIATIVE DELLE AMMINISTRAZIONI LOCALI A
 SUPPORTO DI AGENDA 21
 Le amministrazioni locali dovrebbero dialogare con i
 cittadini, le organizzazioni locali e le imprese private ed
 adottare una propria “Agenda 21 locale”. Attraverso la
 consultazione e la costruzione del consenso, le
 amministrazioni locali dovrebbero imparare dalla comunità
 locale e dal settore industriale e acquisire le informazioni
 necessarie per formulare le migliori strategie. Il processo di
 consultazione intende accrescere la consapevolezza delle
 famiglie sulle problematiche dello sviluppo sostenibile.
                                        Agenda 21, Capitolo 28


Da qui la nascita e la diffusione dei processi di Agenda 21
Locale (A21L), processi partecipativi per la promozione
dello sviluppo sostenibile.
Attualmente la Campagna Europea delle Città
Sostenibili, nata nel 1994, cui aderiscono circa 500 enti
locali, tra regioni, province e comuni italiani riuniti nel
Coordinamento nazionale A21L, porta avanti con successo
10 Impegni, detti Aalborg Commitments, definiti ad Aalborg
durante la IV Conferenza della Rete nel 2004, con l’obiettivo
di mettere in atto politiche integrate in grado di affrontare le
sfide crescenti della sostenibilità, attraverso un percorso di
coinvolgimento degli stakeholder e l’integrazione con
“l’esistente”. Il primo dei dieci Impegni ribadisce con forza
l’importanza della partecipazione:

 AALBORG COMMITMENTS:                 1. GOVERNANCE
 Ci impegniamo a rafforzare i nostri processi decisionali
 tramite una migliore democrazia partecipativa.


Un altro elemento importante alla base della nascita dei
processi partecipativi, è rappresentato dalla pubblicazione, da
parte della Commissione Europea nel 2001, del Libro Bianco
sulla Governance, che individua 5 principi alla base del “buon
governo”: apertura, partecipazione, responsabilità,
efficacia, coerenza. Per quanto riguarda la partecipazione, il
Libro Bianco sostiene come l’efficacia e la qualità delle
politiche dipendano dal grado di partecipazione che si saprà
assicurare in tutte le fasi del percorso, dall’elaborazione
all’attuazione. Viene introdotto così un elemento
fondamentale, legato al fattore tempo, che sottolinea
l’importanza del coinvolgimento degli attori già in fase di
programmazione delle politiche, piuttosto che limitarne il
coinvolgimento alla fase attuativa.




                                                                   12
A livello internazionale anche l’OCSE, Organizzazione
per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, pone
l’attenzione sul tema promuovendo, nel 1999-2000, due
indagini e diffondendo nel 2001 i risultati nella pubblicazione
“Cittadini come partner. Manuale dell’OCSE sull'informazione, la
consultazione e la partecipazione alla formulazione delle politiche
pubbliche”, con cui si è voluto offrire un quadro generale
delle esperienze di un gran numero di Paesi, per identificare
pratiche esemplari e per mettere in luce approcci innovativi.


 CITTADINI COME PARTNER. MANUALE DELL’OCSE
 SULL'INFORMAZIONE, LA CONSULTAZIONE E LA
 PARTECIPAZIONE ALLA FORMULAZIONE DELLE
 POLITICHE PUBBLICHE
 In quale modo le amministrazioni pubbliche possono
 rafforzare le relazioni con i cittadini?
 In termini concreti ciò significa:
 INFORMAZIONE - L’amministrazione diffonde, su propria
 iniziativa, informazioni sull’elaborazione delle politiche
 pubbliche o i cittadini ottengono informazioni su propria
 richiesta
 CONSULTAZIONE - L’amministrazione chiede e riceve
 reazioni dei cittadini sulla formulazione delle politiche
 pubbliche
 PARTECIPAZIONE ATTIVA - I cittadini partecipano
 attivamente alla presa decisionale e alla formulazione di
 politiche pubbliche.
 La partecipazione attiva significa che i cittadini svolgono un
 ruolo nella formulazione delle politiche pubbliche,
 formulando ad esempio proposte alternative, fermo
 restando che il governo sia responsabile della definizione di
 una politica o della decisione finale. Associare i cittadini
 all’elaborazione delle politiche costituisce un’elaborata
 relazione bidirezionale fra amministrazione e cittadini,
 basata sul principio del partenariato.
 L’influenza dei cittadini sul processo decisionale aumenta,
 passando dall’informazione alla consultazione e quindi alla
 partecipazione attiva.


Un forte impulso è stato dato in Italia nel 2001 dalla modifica
del Titolo V della Costituzione, che all’art. 118, in particolare
con il principio di sussidiarietà orizzontale, sancisce:
“Stato, Regioni, Province e Comuni favoriscono l’autonoma
iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di
attività di interesse generale, sulla base del principio di
sussidiarietà”. Il principio ridisegna un nuovo modo di essere
cittadini, attori attivi, persone che assumono con maggior




                                                                       13
consapevolezza diritti e doveri, partecipando alle
                         decisioni       e     all’attuazione,      in   un’ottica di
                         corresponsabilizzazione tra i diversi soggetti (PA, imprese,
                         associazioni, cittadini), delle politiche pubbliche.
                         La Provincia di Cagliari ha dunque deciso di elaborare un
                         Piano triennale per le sue azioni di Educazione alla
                         Sostenibilità e di farlo con un approccio fortemente
                         incentrato sulla partecipazione e corresponsabilizza-
                         zione degli attori territoriali.
                         Ma oltre le raccomandazioni degli organismi internazionali,
                         analizzate in precedenza, quali sono le ragioni per cui una
                         pubblica amministrazione come la Provincia di Cagliari
                         dovrebbe voler attivare il coinvolgimento degli attori locali
                         nella definizione ed attuazione delle proprie politiche?
                         I processi partecipativi hanno ricadute positive sia sulle
                         decisioni e sui prodotti che vengono elaborati, sia sulle
                         istituzioni che li promuovono, che sui partecipanti.
                         Le politiche pubbliche partecipate hanno un carattere
                         “generativo” di processi, di dinamiche, di
                         apprendimento, di responsabilità. Spesso generano
                         nuove forme di autorganizzazione dal basso, quali, ad
                         esempio, i partenariati di progetto.
                         I risultati in termini di “processo” sono rilevanti sia per le
                         amministrazioni che promuovono i processi sia per i
                         partecipanti: i principi della governance e della sussidiarietà
                         trovano modalità concrete di attuazione; si sperimentano
                         modi nuovi di fare le cose, si adottano strumenti e
                         metodologie inediti; si apprende ad avere fiducia, a fare rete,
                         si consolidano reti di relazioni tra gli attori con risultati
                         positivi in termini di sviluppo di capitale sociale; si
                         apprende a costruire “problemi e soluzioni condivise”,
                         attivando gli attori locali in un’ottica di empowerment che
                         sviluppa valore aggiunto territoriale.
                         I processi partecipativi, inoltre, sono caratterizzati da una
                         comunicazione “a rete” e generano “strutture
                         reticolari”. Questo è sempre stato per la Provincia un
                         obiettivo fondamentale del processo di redazione del Piano,
                         fare un primo passo concreto verso la costituzione di una
                         Rete provinciale per l’Educazione alla Sostenibilità.


Quali metodologie per Un altro aspetto sostanziale, nella progettazione e
facilitare la         facilitazione del processo multistakeholder, ha riguardato
partecipazione?       l’utilizzo delle metodologie partecipative.
                         Negli ultimi anni a livello internazionale, sono state sviluppate
                         numerose metodologie per facilitare la partecipazione e
                         gestire eventi partecipativi, che hanno consentito ad
                         organizzazioni e sistemi territoriali di affrontare con successo



                                                                                             14
percorsi di innovazione e cambiamento. Alla base infatti della
scelta di avviare un processo partecipativo c’è la
consapevolezza che solo attraverso la motivazione e il
coinvolgimento diretto degli attori interessati al
cambiamento, questo possa essere realmente attivato.
Le metodologie partecipative sono, infatti, finalizzate a
facilitare l’interazione costruttiva tra i partecipanti ad
un incontro, a promuovere il dialogo e la partecipazione dei
diversi soggetti alla soluzione di problemi e alla produzione di
nuove idee, a far sì che i partecipanti giungano a dei risultati
concreti in tempi ragionevoli.
Durante i workshop, gestiti con le metodologie di
facilitazione dei gruppi, vengono così attivate in maniera
diretta le competenze ed esperienze dei singoli, si scambia e
si genera conoscenza, si condividono esperienze, mettendo in
azione processi di apprendimento e cambiamento.
Le metodologie che possono essere individuate sono diverse
e la scelta è legata ad una attenta fase di progettazione
esecutiva del percorso e dei singoli workshop, con
individuazione degli obiettivi, dell’argomento, dei partecipanti,
del tempo a disposizione, dei risultati attesi. Ci sono
metodologie più adatte a sensibilizzare e a stimolare la
comunicazione, altre che sono finalizzate all’analisi dei
problemi e alla costruzione di progetti; alcune efficaci con
gruppi di poche persone e altre ancora ideali per
l’interazione di grandi gruppi.
Questi strumenti, che vengono spesso integrati tra loro,
attraverso percorsi strutturati e tecniche di visualizzazione,
aiutano i partecipanti a comunicare e razionalizzare le idee,
stimolando la riflessione, l’analisi e la creatività su strategie di
sviluppo comuni.
La scelta, per quanto riguarda la facilitazione dei workshop di
progettazione partecipata per la redazione del Piano è
ricaduta su un approccio metodologico strutturato e l’utilizzo
di due metodologie:
     il Metaplan®, un approccio particolarmente attento alla
     gestione dei processi di comunicazione nei gruppi di
     lavoro, che utilizza diversi strumenti di organizzazione e
     discussione con il supporto di tecniche di
     visualizzazione;

Il METAPLAN®
Si tratta di una metodologia per facilitare la partecipazione,
particolarmente attenta alla gestione dei processi di
comunicazione nei gruppi di lavoro e basata sull’alternanza
di momenti di lavoro individuale, di gruppo e in plenaria.
Consente di gestire una discussione, permettendo di




                                                                       15
raccogliere, selezionare e omogeneizzare i diversi contenuti
                          espressi dai partecipanti, utilizzando come supporto le
                          tecniche di visualizzazione.
                          L’obiettivo è evidenziare i punti di vista di un gruppo di
                          individui su un determinato tema, per arrivare ad un’analisi
                          che consideri le affermazioni di tutti e mantenga la
                          ricchezza delle proposte individuali portando il gruppo verso
                          un risultato concreto. Il metodo fornisce una versione
                          sinergica e collettiva determinata dal processo di gruppo.


                             il Goal Oriented Project Planning (GOPP), una
                             metodologia di progettazione partecipata, che facilita la
                             pianificazione di progetti attraverso una chiara definizione
                             degli obiettivi e si inquadra in un approccio integrato
                             denominato del Project Cycle Management (PCM).

                          Il PCM - PROJECT CYCLE MANAGEMENT
                          L’Unione Europea ha cominciato a definire e promuovere
                          l’approccio integrato del PCM, in diverso modo e con
                          intensità variabile a seconda dei settori di applicazione, a
                          partire dal 1993. L’idea di fondo che ispira il PCM è che sia
                          opportuno predisporre sin dall’inizio proposte che includano
                          le vere esigenze (i problemi) dei destinatari degli interventi.
                          L’obiettivo è migliorare la qualità e l’efficacia dei progetti
                          futuri e la capacità inclusiva dei processi decisionali.
                          Il metodo PCM si basa su alcuni principi chiave e si
                          compone di diversi strumenti per garantire l’efficacia degli
                          interventi, quali la struttura logica del progetto, una matrice
                          di progettazione sulla base degli obiettivi detta Logical
                          Framework o Quadro Logico, e la metodologia di
                          progettazione partecipata GOPP - Goal Oriented Project
                          Planning.



Gli stakeholder: chi ha   Gli attori fondamentali per la realizzazione di un processo
portato un contributo     partecipativo sono i partecipanti, gli stakeholder, coloro che
attivo al processo?       hanno un interesse specifico sulla posta in gioco, quindi tutti i
                          soggetti portatori di punti di vista rilevanti sulla questione
                          che vogliamo affrontare.
                          Ma come individuare dunque i partecipanti al processo
                          di redazione del Piano?
                          La Provincia, in questi anni ha individuato in maniera mirata
                          gli stakeholder da coinvolgere in relazione all’ambito
                          tematico degli interventi e ha sempre allargato la
                          partecipazione a nuovi attori locali, guidata dal principio di
                          inclusività. Per non limitarsi a coinvolgere esclusivamente
                          gli stessi soggetti che da anni partecipano ai processi attivati
                          dall’amministrazione, ha scelto dunque di dare la massima



                                                                                              16
rilevanza ed evidenza pubblica al percorso con la possibilità di
includere nuovi attori locali attivi nell’ambito dell’Educazione
alla Sostenibilità.
Nell’estate del 2011 si è deciso di diffondere un Avviso
pubblico di invito a presentare una Manifestazione
d’interesse a intervenire nel processo partecipativo per la
redazione del Piano di Educazione Ambientale e alla
Sostenibilità della Provincia di Cagliari (vedi ALLEGATO 1).

PROCESSO PARTECIPATIVO PER LA REDAZIONE
DEL PIANO DI EDUCAZIONE AMBIENTALE E ALLA
SOSTENIBILITÀ DELLA PROVINCIA DI CAGLIARI -
RACCOLTA DELLE MANIFESTAZIONI D'INTERESSE
Il Settore Ambiente dell’Assessorato delle Politiche
Ambientali, Energia e Tutela del Territorio della Provincia di
Cagliari ha avviato la redazione del Piano di Educazione
Ambientale e alla Sostenibilità per il 2013-2015. Il Piano, di
validità triennale, dovrà definire gli obiettivi e le linee di
intervento della Provincia di Cagliari in materia di
Educazione all’Ambiente e alla Sostenibilità, e dovrà essere
redatto attraverso un processo partecipativo che coinvolga
gli stakeholder più rilevanti del territorio provinciale.
Il Piano dovrà programmare attività per un triennio per un
importo pari a € 300.000,00.
…Il processo partecipativo mira a coinvolgere tutti gli
interessati, sia coloro che operano nel campo
dell’Educazione all’Ambiente e alla Sostenibilità (enti
pubblici, operatori economici, associazioni, ecc.) sia i
potenziali destinatari (genitori, insegnanti, cittadini).


L’avviso è stato pubblicato sul sito istituzionale della
Provincia e rilanciato da decine di siti e portali tematici
nazionali. Parallelamente è stata promossa una campagna
informativa attraverso i quotidiani locali e l’invio di
comunicazioni, via posta e via mail, ad uno specifico
indirizzario.
Alla scadenza dell’avviso, dopo circa due mesi, sono state
presentate oltre 150 Manifestazioni di interesse da
parte di un’ampia e qualificata varietà di attori locali.
     Agenzie regionali
     Comuni
     Centri di Educazione all’Ambiente e alla Sostenibilità
     (CEAS)
     Istituti scolastici
     Istituti scientifici e formativi
     Associazioni




                                                                   17
Imprese: società e cooperative
Professionisti
Cittadini




                                 18
Quale percorso di        A seguito della deliberazione N. 310 del 09/11/2010 avente ad
lavoro per la            oggetto “Predisposizione con metodologia partecipata del Piano
definizione del Piano?   Triennale di Educazione Ambientale – Approvazione indirizzi e
                         destinazione risorse”, la prima tappa del percorso di lavoro
                         attivato dalla Provincia è stata la selezione del consulente che,
                         utilizzando adeguate metodologie partecipative, coinvolgesse gli
                         stakeholder nella definizione del Piano. Tra novembre e
                         dicembre 2010 è stato pubblicato l’Avviso pubblico di procedura
                         comparativa per il conferimento di un incarico professionale per la
                         redazione del Piano di Educazione Ambientale e alla Sostenibilità della
                         Provincia di Cagliari. Tra gennaio e marzo 2011 si sono svolte le
                         selezioni per titoli e colloquio e la procedura per il conferimento
                         dell’incarico.
                         Il percorso di lavoro per la definizione del Piano è durato un
                         anno, da aprile 2011 a marzo 2012, ed è stato strutturato in
                         diverse fasi:
                              PIANIFICAZIONE DELLE ATTIVITÀ - Incontri di
                              lavoro del gruppo interno della Provincia con il consulente
                              per la condivisione della strategia e la programmazione del
                              processo partecipativo.

                              ANALISI DI CONTESTO - Analisi del quadro
                              programmatorio per l’Educazione Ambientale e alla
                              Sostenibilità e per le politiche di Sviluppo Sostenibile;
                              Benchmarking; Analisi dell’EAS nel territorio della Provincia
                              di Cagliari.

                              COMUNICAZIONE - Studio del logo e dell’immagine
                              coordinata e attivazione di una campagna di comunicazione.




                                                                                                   19
ANIMAZIONE TERRITORIALE - Analisi e mappatura
degli attori; Avviso pubblico per la manifestazione di
interesse; Attività di informazione e ascolto, interviste ad
alcuni stakeholder:
27 Giugno 2011 – incontro di lavoro con i referenti del
CEAS, accreditato al sistema regionale InFEA SIQUAS,
Laguna di Nora, Comune di Pula;
29 Giugno 2011 – incontro di lavoro con i referenti del
CEAS, accreditato al sistema regionale InFEA SIQUAS,
Parco Naturale Regionale Molentargius-Saline;
9 Settembre 2011 – incontro di lavoro con una referente
dell’Ambito Scolastico Territoriale di Cagliari del MIUR
Direzione Scolastica Regionale Sardegna;
13 Settembre 2011 – incontro di lavoro con il direttore
dell’AMP Capo Carbonara, Comune di Villasimius.

COINVOLGIMENTO POLITICO - Incontri con la
componente politica, della Provincia e dei Comuni, per la
condivisione del percorso di definizione del Piano e per il
recepimento degli indirizzi strategici:
10 Novembre 2011 - incontro di lavoro con l’Assessore e
il Dirigente provinciale.
18 Novembre 2011 - workshop con l’Assessore e i
componenti della Commissione Consiliare per le Politiche
Ambientali della Provincia di Cagliari.
29 Novembre 2011 - workshop con l’Assessore, i
componenti della Commissione Consiliare della Provincia
di Cagliari, Sindaci e Assessori dei Comuni del territorio
provinciale.

PROGETTAZIONE PARTECIPATA - Pianificazione,
promozione e facilitazione di cinque Workshop
partecipativi.
Il percorso di progettazione partecipata ha avuto i
seguenti obiettivi:
    Costruire un quadro di programmazione triennale per
    l’Educazione Ambientale e alla Sostenibilità della
    Provincia di Cagliari;
    Individuare la struttura logica del Piano: obiettivi, linee
    di intervento e azioni;
    Programmare le risorse a disposizione: € 300.000 per
    gli anni 2012-2013-2014;
    Attivare la Rete provinciale per l’Educazione alla
    Sostenibilità.




                                                                  20
Nell’ambito del percorso di progettazione partecipata sono stati
                         realizzati 5 Workshop, tra novembre 2011 e marzo 2012:
                           1° Workshop di avvio
                           2° Workshop di analisi dei problemi ambientali
                           3° Workshop di analisi e identificazione della strategia
                           4° Workshop di progettazione
                           5° Workshop di restituzione e di rete

                         Di seguito si descrive brevemente il percorso di lavoro
                         condotto nei diversi Workshop e le metodologie
                         partecipative utilizzate.


1° Workshop di avvio     17 Novembre 2011
                         Plenaria: presentazione e condivisione del percorso di lavoro.
                         Presentazione e conoscenza dei partecipanti.
                         Gruppi di lavoro: Qual è l’oggetto del nostro lavoro? Definizione
                         partecipata e condivisione dell’approccio all’Educazione
                         Ambientale e alla Sostenibilità.
                         Plenaria: presentazione e condivisione dei risultati prodotti
                         dai gruppi, che sono illustrati nel Capitolo 2.




2° Workshop di analisi   30 Novembre 2011
dei problemi             Plenaria: analisi partecipata dei problemi ambientali
ambientali               nel contesto territoriale della Provincia di Cagliari e
                         individuazione degli ambiti tematici di intervento;
                         suddivisione in gruppi di lavoro per ambiti tematici -
                         metodologia Metaplan®.
                         I risultati dell’analisi partecipata dei problemi, prodotta dal



                                                                                             21
gruppo in plenaria, sono riportati nei contenuti originali e
                           completi nel Capitolo 3.


3° Workshop di analisi 15 Dicembre 2011
e identificazione della N° 10 Gruppi di lavoro per ambiti tematici: specificazione
strategia               dell’ambito tematico e del contesto territoriale,
                        approfondimento dell’analisi dei problemi e definizione
                        dell’Albero dei problemi; identificazione degli obiettivi e
                        definizione dell’Albero degli obiettivi; individuazione degli
                        ambiti di intervento (clustering) – metodologia GOPP - Goal
                        Oriented Project Planning del PCM - Project Cycle Management.
                        I risultati prodotti dai dieci gruppi di lavoro attivati sono
                        illustrati nei contenuti originali e completi nell’ALLEGATO 3.




4° Workshop di             12 Gennaio 2012
progettazione              N° 10 Gruppi di lavoro per ambiti tematici: scelta degli
                           ambiti di intervento (scoping). Definizione del Quadro
                           Logico, della struttura logica di intervento: individuazione
                           degli obiettivi generali, degli obiettivi specifici, dei
                           risultati, identificazione e riformulazione delle attività;
                           elaborazione delle Schede di azione, con identificazione di
                           beneficiari, tempi, risorse, ecc. - metodologia GOPP - Goal
                           Oriented Project Planning del PCM - Project Cycle Management.
                           Le schede di azione prodotte dai dieci gruppi di lavoro,
                           attivati già nel 3° workshop, sono illustrate nei contenuti
                           originali e completi nell’ALLEGATO 4.




                                                                                           22
5° Workshop di                     8 Marzo 2012
    restituzione e di rete             Plenaria: definizione partecipata della Rete provinciale per
                                       l’Educazione alla Sostenibilità, in particolare di finalità e
                                       obiettivi; attori, ruolo e caratteristiche; azioni di sistema a
                                       supporto della Rete, da inserire nel Piano di Educazione alla
                                       Sostenibilità della Provincia di Cagliari - metodologia
                                       Metaplan®. I risultati della definizione partecipata della Rete
                                       provinciale, prodotta dal gruppo in plenaria, sono illustrati
                                       nei contenuti originali e completi nel Capitolo 5.
                                       Presentazione della struttura del Piano e delle schede di
                                       azione predisposte dai diversi gruppi di lavoro.




    Quale percorso                      Nei paragrafi precedenti è già stato brevemente illustrato
    metodologico per la                 l’approccio del PCM - Project Cycle Management che ha
    definizione del Piano?              guidato la definizione del Piano. In questo paragrafo viene
                                        presentato il percorso metodologico di progettazione
                                        partecipata GOPP – Goal Oriented Project Planning, che i
                                        gruppi di lavoro hanno seguito. Per illustrarlo si usa un
                                        esempio, preso dalla letteratura specifica1, che è stato
                                        utilizzato per guidare i gruppi nel percorso. Il lavoro svolto
                                        dai 10 gruppi si trova, invece, nei contenuti originali e
                                        completi, che hanno portato alla definizione delle Schede di
                                        Azione, nell’ALLEGATO 3.




1
    Federico Bussi – “Progettare in partenariato. Guida alla conduzione di gruppi di lavoro con il metodo GOPP” –
    Franco Angeli, 2001




                                                                                                                    23
24
25
26
27
2. DALL’EDUCAZIONE AMBIENTALE ALL’EDUCAZIONE ALLA
   SOSTENIBILITÀ                                                      29

Un viaggio attraverso la Sostenibilità: le tappe internazionali e
                                                                      29
nazionali
Le politiche per la Sostenibilità Ambientale della Regione Sardegna   45
Il concetto di Educazione alla Sostenibilità emerso nel 1° workshop   47
Il concetto di Educazione alla Sostenibilità promosso dal DESS        51




                                                                           28
2.   DALL’EDUCAZIONE AMBIENTALE ALL’EDUCAZIONE ALLA
     SOSTENIBILITÀ


Un viaggio attraverso    È stato già accennato in premessa come negli anni si sia
la sostenibilità: le     modificato ed evoluto il concetto di Educazione
tappe internazionali e   Ambientale e alla Sostenibilità, parallelamente alla
nazionali                nascita e diffusione del concetto di Sviluppo Sostenibile. In
                         questo capitolo viene presentato un “viaggio” attraverso
                         la Sostenibilità nelle sue fondamentali tappe internazionali
                         e nazionali.

                  1948 Si parla per la prima volta di Educazione Ambientale (EA)
                       a Parigi, durante la Conferenza della IUNC, Union
                       International pour la Nature. In quell’occasione Thomas
                       Pritchard,     dell’agenzia   formativa     britannica Nature
                       Conservancy, suggerisce un nuovo approccio educativo in
                       grado di creare una connessione tra scienze naturali e
                       scienze sociali. Un’educazione che potrebbe essere chiamata
                       Environmental Education ossia Educazione Ambientale.
                       Qualche anno dopo, nel 1952, la Commissione Educazione
                       della IUNC, propone di inserire l’Educazione Ambientale
                       come disciplina scolastica ed universitaria.

                  1965 La IUNC, organizza a Bangkok la Conferenza sulla
                       Conservazione della Natura. Durante la Conferenza si
                       affronta anche il tema dell’Educazione Ambientale alla quale
                       viene assegnato il tradizionale compito di conservare e
                       tutelare l’ambiente naturale.

                  1970 La definizione ufficiale di Educazione Ambientale arriva in
                       occasione di un Conferenza organizzata dalla IUNC. Questa
                       volta l’Educazione Ambientale non è più esclusivamente
                       indirizzata alla tutela del patrimonio naturale ma diventa uno
                       strumento di collegamento tra l’uomo e l’ambiente.

                         “L’educazione ambientale è quel processo di riconoscimento
                         dei valori e di chiarimento di concetti in merito allo sviluppo
                         di capacità e atteggiamenti necessari a comprendere e
                         apprezzare l’interconnessione tra l’umanità, la sua cultura e il
                         suo ambiente biofisico. L’Educazione Ambientale comporta
                         anche un esercizio di decisione e autodeterminazione di un
                         codice di comportamento sui temi che riguardano la qualità
                         ambientale.”
                                                                 Conferenza IUNC 1970




                                                                                            29
1972 Altra tappa importante per l’evoluzione del concetto di
     Educazione Ambientale risulta essere la United Nation
     Conference on the Human Enviromental, organizzata
     dall’ONU e conosciuta come Conferenza di Stoccolma.
     Questa volta si abbandona il concetto tradizionale di EA e si
     abbraccia una idea nuova di ambiente, per la prima volta,
     infatti, si parla di eco sviluppo.

       L'uomo ha un diritto fondamentale alla libertà,
       all'uguaglianza e a condizioni di vita soddisfacenti, in un
       ambiente che gli consenta di vivere nella dignità e nel
       benessere. Egli ha il dovere solenne di proteggere e migliorare
       l'ambiente a favore delle generazioni presenti e future.
                                           Dichiarazione di Stoccolma


       Con la Dichiarazione di Stoccolma, l’EA diventa uno
       strumento per infondere nell’uomo e nella società un senso
       di responsabilità per la tutela dell’ambiente.

       “L'educazione sui problemi ambientali, svolta sia fra le
       giovani generazioni sia fra gli adulti, dando la dovuta
       considerazione ai meno abbienti, è essenziale per ampliare la
       base di un'opinione informativa e per inculcare negli individui,
       nelle società e nelle collettività il senso di responsabilità per
       la protezione e il miglioramento dell'ambiente nella sua piena
       dimensione umana. E' altresì essenziale che i mezzi di
       comunicazione di massa evitino di contribuire al
       deterioramento dell'ambiente. Al contrario, essi devono
       diffondere informazioni educative sulla necessità di
       proteggere e migliorare l'ambiente, in modo da mettere in
       grado l'uomo di evolversi e progredire sotto ogni aspetto.”
                             Dichiarazione di Stoccolma, Principio 19


       Al termine della Conferenza viene, inoltre, istituito l’United
       Nation Enviromental Programme (UNEP) il quale,
       assieme      all’UNESCO,   promuove       il    Programma
       Ambientale delle Nazioni Unite (IEEP). Gli obiettivi dello
       IEEP sono quelli di promuovere lo scambio di esperienze,
       competenze, ricerche, materiali e programmi educativi a
       livello internazionale.

1975 Lo IEEP organizza, a Belgrado, un Seminario durante il quale
     viene elaborato lo Schema mondiale per l’Educazione
     Ambientale, conosciuto soprattutto come Carta di
     Belgrado, che racchiude al suo interno obiettivi, scopi,
     destinatari e linee direttrici dei programmi didattici relativi
     all’ambiente. In riferimento ai destinatari la Carta specifica
     che “Il pubblico principale al quale si rivolge



                                                                           30
l'educazione in materia di ambiente è il grande
       pubblico”. La Carta di Belgrado è tuttora considerata uno
       dei documenti più importanti per l’evoluzione del concetto di
       educazione ambientale in quanto si stacca dall’idea di
       un’educazione limitata alla conoscenza della natura; ad essa
       viene attribuito un valore sociale ed un carattere
       multidisciplinare.

       “Lo scopo dell’educazione ambientale è di: Formare una
       popolazione mondiale cosciente e preoccupata dell'ambiente
       e dei problemi connessi, una popolazione che possieda le
       conoscenze, le competenze, lo stato d'animo, le motivazioni e
       il senso del dovere che le permettano di operare
       individualmente e collettivamente alla soluzione dei problemi
       attuali e di impedire che se ne creino di nuovi”.
                                                    Carta di Belgrado


1977 Lo IEEP organizza, a Tbilisi, la prima Conferenza
     Intergovernativa sull’Educazione Ambientale, da cui
     emergono la Dichiarazione di Tbilisi e le 41
     Raccomandazioni.

       “L’Educazione all’Ambiente deve essere impartita a tutte le
       età e ad ogni livello di educazione, formale ed informale.
       […] deve essere globale, deve protrarsi per tutta la durata
       dell'esistenza umana e aver presenti i cambiamenti di un
       universo in rapida trasformazione. Deve preparare l'individuo
       alla vita, grazie alla comprensione dei gravi problemi del
       mondo contemporaneo e all'acquisizione delle capacità e
       delle qualità necessarie ad adempiere un compito produttivo,
       al fine di migliorare le condizioni della vita e di proteggere
       l'ambiente, tenendo nel debito conto i valori etici. […]
       L'educazione all'ambiente deve essere aperta alla comunità.
       Deve associare il singolo ad un processo attivo di soluzione
       dei problemi nel contesto di specifiche realtà, deve animare
       l'iniziativa, la responsabilità e l'impegno a costruire un
       avvenire migliore. […]”
                                               Dichiarazione di Tbilisi


1980 Si comincia a parlare di Sviluppo Sostenibile. La IUNC,
     infatti, pubblica il World Conservation Strategy: Living Resource
     Concervation for Sustainable Development, un documento in cui
     per la prima volta si parla di uno sviluppo basato sulla
     preservazione delle risorse naturali, di un nuovo ordine
     mondiale caratterizzato da una migliore distribuzione delle
     ricchezze e orientato al miglioramento delle condizioni di vita
     dell’intera popolazione mondiale.




                                                                          31
1987 Ma è con la pubblicazione del rapporto Our common future
     elaborato dalla World Commission on Environment and
     Development (WCED), la Commissione Mondiale per
     l’ambiente e lo sviluppo, che viene data una prima
     definizione di Sviluppo Sostenibile.

       “Lo sviluppo è sostenibile se soddisfa i bisogni delle
       generazioni presenti senza compromettere le possibilità per le
       generazioni future di soddisfare i propri bisogni”
                         Our common future o Rapporto Brundtland


       Il rapporto, conosciuto anche come Rapporto Brundtland,
       dopo aver analizzato lo stato di salute del Pianeta, mette in
       evidenza come lo sviluppo e l’ambiente non possano avere
       due percorsi separati, ma sia necessario costruire una
       strategia di sviluppo nuova, in grado di integrare le esigenze
       dello sviluppo con quelle dell’ambiente.

       “Lo sviluppo sostenibile, lungi dall'essere una definitiva
       condizione di armonia, è piuttosto un processo di
       cambiamento tale per cui lo sfruttamento delle risorse, la
       direzione degli investimenti, l'orientamento dello sviluppo
       tecnologico e i cambiamenti istituzionali siano resi coerenti
       con i bisogni futuri oltre che con gli attuali”
                         Our common future o Rapporto Brundtland


       Sempre nel 1987 si tiene a Mosca la Conferenza
       Intergovernativa sull’Educazione Ambientale, che
       intende fare un bilancio sugli sviluppi dell’Educazione
       Ambientale a dieci anni dalla Conferenza di Tbilisi e lanciare
       una nuova strategia internazionale in grado di diffondere
       l’Educazione Ambientale. L’idea è quella di studiare una
       strategia che tenga conto del neonato concetto di
       “sviluppo sostenibile” e sia orientata ai problemi concreti
       dell’ambiente umano. A Mosca si precisa l’importanza di una
       presa di coscienza collettiva sulle problematiche ambientali e
       si sottolinea come sia necessario modificare i comportamenti
       di ciascuno per risolvere i problemi legati all’ambiente.

1992 Il concetto di Sviluppo Sostenibile si rafforza
     ulteriormente con la United Conference Environment and
     Development di Rio de Janeiro, conosciuta anche come il
     Vertice della Terra. L’obiettivo dei Paesi partecipanti è
     stato quello di elaborare un Piano d’Azione che guidasse
     l’economia mondiale verso uno sviluppo più sostenibile. Uno
     sviluppo che, per essere sostenibile, comprendesse due
     dimensioni: una economico-sociale e una ambientale.




                                                                        32
Al Vertice di Rio vengono elaborate due Convenzioni e tre
Dichiarazioni di Principi:
     La Convenzione quadro sui cambiamenti climatici,
     La Convenzione quadro sulla biodiversità,
     La Dichiarazione dei principi per la gestione sostenibile
     delle foreste,
     La Dichiarazione di Rio su Ambiente e Sviluppo,
     L'Agenda 21 ossia il Piano d’Azione per il XXI secolo.
L’Agenda 21 elaborata a Rio de Janeiro, composta da 40
capitoli, nasce come un Piano d’azione, come un programma
da seguire a livello internazionale, nazionale e locale, per la
costruzione di un modello di sviluppo sostenibile per il XXI
secolo e prevede il coinvolgimento di numerosi stakeholder.
Un articolo dell’Agenda 21, considerato fondamentale per il
cammino verso un Sviluppo Sostenibile, è il capitolo 28 che
invita le comunità locali ad impegnarsi in prima linea per la
promozione di uno sviluppo sostenibile in quanto sono loro
“il livello di governo più vicino ai cittadini.”

“Dal momento che gran parte dei problemi e delle soluzioni
cui si rivolge Agenda 21 hanno origine in attività locali, la
partecipazione e la cooperazione delle amministrazioni locali
rappresenta un fattore determinante per il raggiungimento
dei suoi obiettivi. Le amministrazioni locali gestiscono i settori
economico, sociale ed ambientale, sovrintendono ai processi
di pianificazione, elaborano le politiche e fissano le regole in
materia ambientale a livello locale, e collaborano
nell’attuazione delle politiche ambientali nazionali e
regionali. Rappresentando il livello di governo più vicino ai
cittadini, svolgono un ruolo fondamentale nel sensibilizzare,
mobilitare e rispondere alla cittadinanza per promuovere lo
sviluppo sostenibile.”
                                         Agenda 21, Capitolo 28


All’interno dell’Agenda 21 non si parla solo di Sviluppo
Sostenibile ma anche di Educazione Ambientale, ad essa
infatti viene dedicato un intero capitolo, il capitolo 36
“Promoting Education, Public Awereness, and Training”.
Nell’A21 l’EA viene descritta come strumento per
promuovere stili di vita sostenibili.

“L’Educazione riveste una notevole importanza per la
promozione di uno sviluppo sostenibile e per migliorare la
capacità degli individui ad interessarsi dei problemi
dell’ambiente e dello sviluppo”.
                                         Agenda 21, Capitolo 36




                                                                     33
Contemporaneamente al Vertice della Terra si svolge il
       forum delle Organizzazioni Non Governative che approva il
       Trattato di educazione ambientale per società sostenibili
       e la responsabilità globale. Il Trattato sottolinea come
       l’Educazione Ambientale debba essere un’educazione globale,
       che abbraccia le varie dimensioni legate allo sviluppo e
       all’ambiente e indirizzata verso una società sostenibile.

       In questo stesso anno l’Unione Europea elabora il Quinto
       Piano d’Azione Ambientale "Per uno Sviluppo
       Durevole e Sostenibile", che verrà poi approvato nel 1993.
       Il V Piano d’Azione sposa completamente i principi dello
       Sviluppo Sostenibile e diventa lo strumento di attuazione
       dell’Agenda 21.

       “Il presente programma rappresenta una svolta per la
       comunità […] uno dei più importanti obiettivi degli anni 90,
       non solo per la Comunità, ma per tutto il Pianeta, sarà la
       riconciliazione tra ambiente e sviluppo […]
       Il programma delinea un nuovo approccio all’ambiente e allo
       sviluppo e alle attività economiche e sociali e richiede, per
       essere realizzato praticamente, una volontà reale a tutti i
       livelli politici e professionali e la partecipazione di tutta la
       collettività in quanto cittadini e consumatori.”
                                   Quinto Piano d’Azione Ambientale


1993 Sempre in attuazione dell’Agenda 21, il Ministero
     dell’Ambiente italiano definisce Il Piano Nazione per lo
     Sviluppo Sostenibile, che viene approvato dal CIPE
     (Comitato Interministeriale per la Programmazione
     Economica) il 28 dicembre 1993.

1994 In Danimarca, ad Aalborg, l’ICLEI Consiglio Internazionale per
     le Iniziative Ambientali Locali organizza la Prima Conferenza
     Europea sulle Città Sostenibili durante la quale viene
     elaborata la Carta delle città europee per uno sviluppo
     sostenibile e durevole o Carta di Aalborg. La Carta è
     suddivisa in tre parti:
            Dichiarazione di principi: le città europee per un
            modello urbano sostenibile;
            La campagna delle città europee sostenibili;
            L’impegno nel processo d’attuazione dell’Agenda 21 a
            livello locale: piani locali d’azione per un modello urbano
            sostenibile.




                                                                          34
“Con la firma della Carta le città e le regioni europee si
       impegnano ad attuare l'Agenda 21 a livello locale e ad
       elaborare piani d'azione a lungo termine per uno sviluppo
       durevole e sostenibile, nonché ad avviare la campagna per
       uno sviluppo durevole e sostenibile delle città europee.”
                                                        Carta di Aalborg


1996 Viene organizzata a Lisbona la Seconda Conferenza
     Europea sulle Città Sostenibili. Mentre l’intento della
     prima Conferenza era stato quello di diffondere la Carta e
     trovare nuove adesioni, con la seconda i partecipanti
     s’impegnano a realizzare i principi da essa sanciti, ad avviare
     un piano locale della sostenibilità e un processo di Agenda 21
     locale. A Lisbona viene, inoltre, elaborato un Piano d’Azione
     dal titolo Dalla Carta all’Azione, con il quale i Paesi
     partecipanti dichiarano di volere adottare anche i principi
     stabiliti nella Carta Habitat di Istanbul, un Piano di Azione
     elaborato, quello stesso anno, alla Conferenza Onu On
     human settlements.

1997 A New York si riunisce la XIX Sessione Speciale
     dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite per fare il punto
     sullo stato di attuazione dell’Agenda 21 e a Salonicco si tiene
     la Conferenza Internazionale Ambiente e società:
     educazione e sensibilizzazione per la sostenibilità.
     Salonicco segna un'altra tappa importante per l’evoluzione
     del concetto di educazione ambientale. Qui, infatti,
     “l’educazione dovrà essere riconosciuta come uno dei
     pilastri della sostenibilità” diventando “un’Educazione
     per l’Ambiente e la Sostenibilità”.

       8. È necessario un processo di apprendimento collettivo,
       collaborazioni, uguali opportunità ed un continuo dialogo tra
       governi, autorità locali, università, imprese, consumatori,
       ONG, mezzi di informazioni e altri soggetti per creare
       consapevolezza, ricerca di alternative e cambiamenti in
       comportamenti e stili di vita, inclusi consumi e modelli di
       produzione orientati alla sostenibilità.
       9. L'educazione è uno strumento indispensabile per dare a
       tutte le donne e gli uomini nel mondo la capacità di essere
       protagonisti della propria esistenza, per esercitare scelte
       personali e responsabili, per apprendere nel corso di tutta la
       vita senza frontiere, siano esse geografiche, politiche,
       culturali, religiose, linguistiche e di genere.
       10. Il riorientamento dell'educazione nel suo complesso verso
       la sostenibilità coinvolge tutti i livelli dell'educazione formale,
       non formale ed informale in tutti i paesi. Il concetto di
       sostenibilità comprende non solo l'ambiente ma povertà,
       popolazione, salute, sicurezza alimentare, democrazia, diritti
       umani e pace. La sostenibilità è, in ultima analisi, un



                                                                             35
imperativo morale ed etico in cui devono essere rispettate
        diversità culturale e conoscenze tradizionali.
        11. L'educazione ambientale, così come concepita sulla base
        delle raccomandazioni di Tbilisi e come si e' evoluta fino a
        permeare l'intero campo di azione delle indicazioni contenute
        nell'Agenda 21 ed enunciate dalle maggiori Conferenze delle
        Nazioni Unite, deve anche esser intesa come educazione
        verso la sostenibilità. Ciò comporta che può essere
        considerata come educazione per l'ambiente e la sostenibilità.
                                                           Salonicco 1997


        Sempre nel 1997 in Italia i Ministeri dell’Ambiente e
        della Pubblica Istruzione elaborano il primo
        documento nazionale sull’Educazione Ambientale, la
        Carta dei principi dell’Educazione Ambientale,
        conosciuta soprattutto come Carta dei Principi di Fiuggi,
        che si allinea perfettamente con le indicazioni presenti nei
        documenti internazionali. Essa è “rivolta ai cittadini di ogni età
        come alla Pubblica Amministrazione, alle imprese come ai
        lavoratori, alle scuole come alle agenzie educative del territorio”.

        “4. L'educazione allo sviluppo sostenibile deve divenire un
        elemento strategico per la promozione di comportamenti
        critici e propositivi dei cittadini verso il proprio contesto
        ambientale. L'educazione ambientale forma alla cittadinanza
        attiva e consente di comprendere la complessità delle
        relazioni tra natura e attività umane, tra risorse ereditate, da
        risparmiare e da trasmettere, e dinamiche della produzione,
        del consumo e della solidarietà. L'educazione ambientale è
        globale e comprende l'istruzione formale, la sensibilizzazione
        e la formazione. L'educazione ambientale si protrae per tutta
        la durata dell'esistenza, prepara l'individuo alla vita e
        coinvolge tutte le generazioni. […]
        5. L'educazione ambientale deve divenire componente
        organica di tutte le politiche pubbliche, quelle formative ed
        ambientali innanzitutto […] deve orientare l'intervento delle
        istituzioni e il ruolo delle comunicazioni di massa.
        10. […] E' compito delle amministrazioni pubbliche centrali e
        periferiche, organizzare, promuovere e favorire attività di
        educazione ambientale, che è anche una competenza
        istituzionale propria e specifica, da coordinare e integrare in
        una rete costituita dai soggetti pubblici e privati che svolgono
        attività di educazione ambientale sul territorio. […]”
                                                           Carta di Fiuggi


1999 Un’altra tappa nazionale importante è l’incontro a Ferrara
     tra gli amministratori locali delle città italiane. Essi, infatti, si
     riuniscono per sottoscrivere un documento, la Carta di
     Ferrara, con la quale istituiscono un Coordinamento
     delle Agende 21 Locali Italiane. In particolare, le



                                                                               36
amministrazioni pubbliche s’impegnano “a promuovere i
       processi di Agenda 21 in Italia e a monitorare, diffondere e
       valorizzare le esperienze positive in corso, al fine di identificare
       «modelli» di riferimento di Agenda 21 Locale a livello comunale,
       provinciale e regionale. […]”

2000 A Genova il Comitato Tecnico Interministeriale per
     l'attuazione dell'Accordo di Programma fra Ministero
     dell'Ambiente e Ministero della Pubblica Istruzione,
     organizza la Prima Conferenza Nazionale di
     Educazione Ambientale mentre a Santiago de
     Compostela        si tiene l’International Experts Meeting on
     Enviromental Education, un appuntamento promosso
     dall’UNESCO per approfondire e discutere di un’Educazione
     ambientale orientata allo Sviluppo Sostenibile. In questo stesso
     anno ad Hannover viene organizzata la Terza Conferenza sulle
     città e i comuni sostenibili.

2001 La Commissione Europea elabora il Sesto Programma di
     Azione per l’Ambiente “Ambiente 2010: Il nostro futuro,
     la nostra scelta”, per gli anni 2001-2010, individuando 4
     aree d’azione prioritarie:
            Cambiamento climatico,
            Natura e biodiversità,
            Ambiente e salute,
            Uso sostenibile delle risorse naturali e gestione dei
            rifiuti.
       Il Piano definisce inoltre le azioni e gli strumenti da adottare
       per perseguire gli obiettivi fissati. Nel documento si legge,
       inoltre, come “un aspetto centrale del Sesto programma, nonché
       il fattore determinante per il suo successo, sarà il coinvolgimento
       delle parti interessate, che dovrà permeare ogni fase del processo
       politico, dalla fissazione degli obiettivi alla concretizzazione delle
       misure […]”.
       In questo stesso anno l’Unione Europea, a Goteborg, elabora
       la Strategia Europea per lo Sviluppo Sostenibile, ossia
       un quadro politico comunitario a favore di uno sviluppo
       sostenibile. La strategia ha avuto poi delle integrazioni nel
       2005 e nel 2009.

       “19. Lo sviluppo sostenibile - soddisfare i bisogni dell’attuale
       generazione senza compromettere quelli delle generazioni
       future - è un obiettivo fondamentale fissato dai trattati. A tal
       fine è necessario affrontare le politiche economiche, sociali e
       ambientali in modo sinergico. La mancata inversione delle
       tendenze che minacciano la qualità futura della vita
       provocherà un vertiginoso aumento dei costi per la società o
       renderà tali tendenze irreversibili. […]



                                                                                37
20. Il Consiglio europeo ha convenuto una strategia per lo
        sviluppo sostenibile che integra l’impegno politico dell’Unione
        per il rinnovamento economico e sociale, aggiunge alla
        strategia di Lisbona una terza dimensione, quella ambientale,
        e stabilisce un nuovo approccio alla definizione delle
        politiche. Le modalità di attuazione di detta strategia saranno
        messe a punto dal Consiglio.
        21. Obiettivi chiari e stabili per lo sviluppo sostenibile
        offriranno opportunità economiche significative. Ciò
        costituirà un potenziale per una nuova ondata di innovazione
        tecnologica e di investimenti, generatrice di crescita e di
        occupazione. Il Consiglio europeo invita l’industria a
        partecipare allo sviluppo e a un più ampio ricorso a nuove
        tecnologie rispettose dell’ambiente in settori quali l’energia e
        i trasporti. Al riguardo il Consiglio europeo sottolinea
        l'importanza di dissociare crescita economica e sfruttamento
        delle risorse. […]”
                          Strategia Europea per lo Sviluppo Sostenibile


2002 Anche a livello nazionale viene sviluppata la Strategia
     d’Azione Ambientale per lo Sviluppo Sostenibile in
     Italia, elaborata dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela
     del Territorio e approvata dal CIPE. Il documento, elaborato
     tre settimane prima del Vertice Mondiale sullo Sviluppo
     Sostenibile, appare perfettamente in linea con il VI
     Programma d’Azione per l’Ambiente della Comunità
     Europea. La strategia, infatti, indica come ambiti di intervento
     prioritari gli stessi indicati dall’Unione Europea: clima; natura
     e biodiversità; qualità dell'ambiente e della vita negli ambienti
     urbani; uso sostenibile e gestione delle risorse naturali e dei
     rifiuti. Per ognuno di essi specifica obiettivi e azioni. Come
     strumenti dell’azione la Strategia indica “la promozione di
     comportamenti volontari da parte di tutti gli attori sociali verso la
     protezione dell’ambiente”.

        “Occorre una rivisitazione degli strumenti della politica
        ambientale in direzione del miglioramento della legislazione
        di protezione ambientale e della sua applicazione;
        dell’integrazione dell’ambiente nelle politiche di settore e nei
        mercati; dell’attuazione della riforma fiscale ecologica; della
        mitigazione delle esternalità ambientali e della eliminazione
        dei sussidi perversi; della introduzione della contabilità
        ambientale; della maggiore efficacia dei processi di
        informazione e partecipazione del pubblico; della crescita del
        ruolo decisionale dei cittadini; dello sviluppo della ricerca
        scientifica e tecnologica; della formazione e
        dell’informazione.”
             Strategia d’Azione Ambientale per lo Sviluppo Sostenibile


        Sempre nel 2002 a Johannesburg viene organizzato il



                                                                             38
World Summit on Sustainable Development (WSSD), il
        Vertice Mondiale sullo Sviluppo Sostenibile. Al Summit
        di Johannesburg, gli Stati ribadiscono il loro impegno nel
        promuovere i principi dello sviluppo sostenibile, ossia uno
        sviluppo che sia contemporaneamente economico, sociale
        ed ambientale, e nel dare continuità alla realizzazione dei
        processi di A21. In pratica vengono riconfermati gli impegni
        presi a Rio de Janeiro nel 1992. È durante il Summit di
        Johannesburg che inizia a delinearsi l’idea di dedicare un
        decennio all’Educazione dello Sviluppo Sostenibile.
        Nel Plan of Implementation di Johannesburg si trovano
        diversi richiami all’educazione, nel documento si fa
        riferimento all’educazione come ad uno strumento in grado
        di incoraggiare processi partecipativi e promuovere
        comportamenti “eco saggi”.
        Parallelamente al Summit di Johannesburg, l’UNESCO e le
        ONG, organizzano l’Education for a Sustainable Future:
        Action, Commitments and Partnerships. Qui i partecipanti
        sottolineano come dovrebbero promuovere l’Educazione alla
        Sostenibilità non solo i Ministri dell’educazione, ma anche
        rappresentanti degli altri Ministeri.

2003 Viene organizzato ad Espinho (Portogallo) il First World
     Environmental Education Congress (WEEC), ossia il
     Primo Congresso Mondiale dedicato esclusivamente
     all’Educazione Ambientale. Si dà vita così ad una rete, la
     rete WEEC, ossia “una rete mondiale di discussione e ricerca,
     nata per dare continuità ai congressi e al dibattito sui temi chiave
     dell’educazione ambientale, per consentire lo scambio di riflessioni,
     esperienze e proposte tra un congresso e l'altro, per costruire una
     comunità mondiale di ricerca e di pratica dell'educazione
     ambientale e alla sostenibilità”.
        Al Congresso di Espinho seguono poi le diverse edizioni:
             2004 San Paolo (Brasile)
             2005 Torino (Italia)
             2007 Durban (Sud Africa)
             2009 Montreal (Canada)
             2011 Brisbane (Australia)
             La prossima nel 2013 Marrakech (Marocco)

2004 Si svolge ad Aalborg la quarta Conferenza Europea
     delle Città Sostenibili dove i paesi partecipanti
     confermano la loro visione per un futuro sostenibile delle
     loro città. “Una visione che prevede città ospitali, prospere,
     creative e sostenibili, in grado di offrire una buona qualità della
     vita a tutti i cittadini, consentendo loro di partecipare a tutti gli



                                                                             39
aspetti della vita urbana.” La Conferenza, con 1000
       partecipanti, si conclude con la sottoscrizione degli Aalborg
       Commitments, una carta di impegni su 10 temi principali che
       le amministrazioni locali s’impegnano a rispettare per
       supportare lo sviluppo sostenibile locale.

       1. GOVERNANCE. Ci impegniamo a rafforzare i nostri
          processi decisionali tramite una migliore democrazia
          partecipatoria.
       2. GESTIONE URBANA PER LA SOSTENIBILITÀ. Ci
          impegniamo a mettere in atto cicli di gestione efficienti,
          dalla loro formulazione alla loro implementazione e
          valutazione.
       3. RISORSE NATURALI COMUNI. Ci impegniamo ad
          assumerci la piena responsabilità per la protezione e la
          preservazione delle risorse naturali comuni.
       4. CONSUMO RESPONSABILE E STILI DI VITA. Ci
          impegniamo a promuovere e a incentivare un uso
          prudente delle risorse, incoraggiando un consumo e una
          produzione sostenibili.
       5. PIANIFICAZIONE E PROGETTAZIONE URBANA. Ci
          impegniamo a svolgere un ruolo strategico nella
          pianificazione e progettazione urbane, affrontando
          problematiche ambientali, sociali, economiche, sanitarie e
          culturali per il beneficio di tutti.
       6. MIGLIORE MOBILITÀ, MENO TRAFFICO. Riconosciamo
          l’interdipendenza di trasporti, salute e ambiente e ci
          impegniamo a promuovere scelte di mobilità sostenibili.
       7. AZIONE LOCALE PER LA SALUTE. Ci impegniamo a
          proteggere e a promuovere la salute e il benessere dei
          nostri cittadini.
       8. ECONOMIA LOCALE SOSTENIBILE. Ci impegniamo a
          creare e ad assicurare una vivace economia locale, che
          promuova l’occupazione senza danneggiare l’ambiente.
       9. EQUITÀ E GIUSTIZIA SOCIALE. Ci impegniamo a
          costruire comunità solidali e aperte a tutti.
      10. DA LOCALE A GLOBALE Ci impegniamo in una azione
          locale per una pace, giustizia, equità e sviluppo sostenibile
          a livello globale.
                                                Aalborg Commitments


2005 L’Assemblea Generale dell’ONU proclama per gli anni
     2005-2014 il      DESS Decennio dell’Educazione allo
     Sviluppo Sostenibile, affidando il coordinamento delle
     attività all’UNESCO, e confermando in questo modo il
     ruolo determinante dell’educazione per la realizzazione di
     uno sviluppo sostenibile. Un’educazione che deve essere
     intesa in senso ampio e deve avere il compito di istruire,
     informare, formare e sensibilizzare tanto i giovani quanto gli
     adulti e la società civile. Per far ciò è necessaria una


                                                                          40
collaborazione tra i vari stakeholder che siano essi singoli
individui o istituzioni. L’obiettivo è quello di creare una rete
di soggetti in grado di rispondere alle esigenze reali del
territorio e delle società.
L’Educazione alla Sostenibilità deve essere caratterizzata dai
seguenti elementi:
       Interdisciplinarietà
       Acquisizione di valori
       Sviluppo del pensiero         critico   e    ricerca    della
       risoluzione dei problemi
       Molteplicità di metodologie
       Decisioni condivise e “partecipate”
       Importanza del contesto locale.
Per tutti coloro che intendono contribuire al Decennio,
l’UNESCO elabora un documento di riferimento per i
partner, lo Schema Internazionale di Implementazione
(SII). All’interno del SII vengono indicate le finalità e gli
obiettivi del DESS, alcune indicazioni su come fornire un
contributo al Decennio sia a livello internazionale, che
nazionale, regionale e locale, sette strategie fondamentali
per intervenire nel campo dell’Educazione allo
Sviluppo Sostenibile ed infine alcune caratteristiche
fondamentali per l’Educazione alla Sostenibilità.

Lo scopo ultimo del DESS è l’integrazione dei principi, dei
valori e delle pratiche dello sviluppo sostenibile in tutti gli
aspetti dell’educazione e dell’apprendimento. Questo sforzo
educativo dovrà stimolare nei comportamenti cambiamenti
tali da rendere il futuro più sostenibile in termini di
salvaguardia ambientale, progresso economico e equità della
società per le generazioni presenti e future.
             DESS Schema Internazionale di Implementazione


Le sette strategie, elementi essenziali per procedere
nella predisposizione di piani d’attuazione a livello
regionale, nazionale e sub-nazionale:
       Costruzione di           scenari    e       creazione     di
       aggregazione;
       Consultazione degli interessati e ispirazione
       del senso d’appartenenza;
       Creazione di partenariati e reti;
       Costruzione di capacità (capacity-building) e
       formazione;
       Stimolo della ricerca e dell’innovazione;



                                                                       41
Uso delle Tecnologie dell’Informazione e della
              Comunicazione (ICT);
              Monitoraggio e valutazione.

       Sempre nel 2005, a Vilnius, il Comitato per la Politica
       Ambientale della Commissione Economica per l’Europa
       promuove un High-level meeting dei Ministeri dell’Ambiente e
       dell’Educazione per adottare la Strategia UNECE per
       l’Educazione per lo Sviluppo Sostenibile ossia una
       strategia in grado di promuovere il DESS nell’United
       Nations Economic Commission for Europe.

       La nostra visione del futuro è quella di una regione che
       comprenda valori comuni di solidarietà, equità e rispetto
       reciproco tra popoli, nazioni e generazioni. È una regione
       caratterizzata dallo sviluppo sostenibile, che include vitalità
       economica, giustizia, coesione sociale, protezione
       dell’ambiente e gestione sostenibile delle risorse naturali, così
       da soddisfare i bisogni delle generazioni presenti senza
       compromettere la capacità delle generazioni future di fare
       altrettanto.
       L’educazione, oltre ad essere un diritto umano, è un pre-
       requisito per raggiungere lo sviluppo sostenibile, e uno
       strumento essenziale per il buon governo, per i processi
       decisionali consapevoli e per la promozione della democrazia.
       Per questo motivo, l’educazione per lo sviluppo sostenibile
       può aiutare a tradurre la nostra visione in realtà.
       L’educazione per lo sviluppo sostenibile migliora e rafforza la
       capacità di individui, gruppi, comunità, organizzazioni e
       nazioni di formulare giudizi e decisioni a favore dello sviluppo
       sostenibile. Essa può promuovere un cambiamento nella
       mentalità della gente così da farla diventare capace di
       rendere il nostro mondo più sicuro, salubre e prospero,
       insomma di migliorare la qualità della vita. L’educazione per
       lo sviluppo sostenibile può fornire capacità critica, maggiore
       consapevolezza e forza per esplorare nuove visioni e concetti
       e per sviluppare metodi e strumenti nuovi.
                                  La nostra Visione - Strategia UNECE
                          per l’Educazione per lo Sviluppo Sostenibile


2007 Si svolge a Siviglia la quinta Conferenza Europea delle
     Città Sostenibili, “Portare gli Impegni di Aalborg nelle
     strade” dove i governi locali fanno il punto sulle azioni sino a
     quel momento realizzate e sugli strumenti a disposizione per
     l’attuazione degli impegni presi ad Aalborg.
       Sempre nel 2007, la Conferenza Permanente Stato-
       Regioni e Province Autonome ha approvato il
       documento politico “Orientamenti e obiettivi per il nuovo quadro
       programmatico per l’educazione all’ambiente e allo sviluppo



                                                                           42
sostenibile”, che riafferma la validità del Sistema InFEA
       Nazionale come integrazione di sistemi a scala regionale,
       impegna i sottoscrittori a sviluppare la propria azione
       congiunta per la crescita di una cultura della sostenibilità da
       attuarsi anche favorendo una forte integrazione delle
       politiche di settore, necessaria per rendere i processi della
       formazione, dell’educazione e della sensibilizzazione per lo
       sviluppo sostenibile organici alle politiche del territorio.
       Sulla base degli orientamenti ed obiettivi sopra richiamati è
       stato redatto, e approvato dalla Conferenza Permanente
       Stato-Regioni in data 1° agosto 2007, il “Nuovo Quadro
       Programmatico Stato-Regioni e Province Autonome per
       l’educazione all’ambiente e alla sostenibilità”, che
       rappresenta il principale strumento di attuazione ed indirizzo
       per l’attività delle Amministrazioni centrali e regionali.

2009 A cinque anni dal lancio del DESS, l’UNESCO organizza a
     Bonn la Conferenza Mondiale sull’Educazione allo
     Sviluppo Sostenibile con l’obiettivo di fare il punto sul
     percorso fatto con il DESS e dare la possibilità ai partner di
     scambiarsi esperienze e buone pratiche per l’ESS.
       A Bonn gli Stati fissano nuovi obiettivi da raggiungere negli
       anni successivi:
            dare rilievo all’importanza dell’ESS per tutte le forme di
            educazione;
            incoraggiare gli scambi internazionali            sull’ESS,
            specialmente tra il Nord e il Sud del mondo;
            verificare lo stato di implementazione del Decennio;
            incrementare strategie per la sua prosecuzione.
       La conferenza termina con l’approvazione di un documento
       finale conosciuto come Dichiarazione di Bonn.

2010 Si svolge la Sesta Conferenza Europea delle Città
     Sostenibili, a Dunkerque, dalla quale sono emerse due
     dichiarazioni:
            la Dichiarazione di Dunkerque 2010 sul Clima;
            la Dichiarazione di Dunkerque 2010 sulla Sostenibilità.

2012 A giugno di quest’anno si terrà, nuovamente a Rio de Janeiro,
     la Conferenza sullo Sviluppo Sostenibile, Rio+20, così
     chiamata perché organizzata a vent’anni dal Vertice della
     Terra. Il Vertice, organizzato sempre dall’ONU, ha come
     obiettivo finale quello di rafforzare l’impegno politico degli
     stati ad agire in favore di uno sviluppo sostenibile globale, e
     di porsi nuovi traguardi da raggiungere. I temi trattati saranno



                                                                          43
principalmente due:
    L’economia verde nel contesto dello sviluppo sostenibile
    e riduzione della povertà;
    Il quadro istituzionale per lo sviluppo sostenibile.




                                                               44
Le politiche per la          Già da anni la Regione Sardegna, in linea con la
Sostenibilità                programmazione internazionale e nazionale, è impegnata
Ambientale della             nella promozione di politiche di Sostenibilità
Regione Sardegna             Ambientale e di programmi di Educazione alla
                             Sostenibilità. Di seguito si riportano i programmi più
                             rilevanti degli ultimi anni, che sono stati di riferimento per la
                             programmazione provinciale.

                      2009 Nel luglio del 2009 la Regione Sardegna, adotta il Piano per
                           gli Acquisti Pubblici Ecologici - il PAPERS per gli anni
                           2009-2013. Il Piano, redatto dall’Assessorato della Difesa
                           dell’Ambiente (Servizio Sostenibilità Ambientale) e
                           dall’Assessorato degli Enti Locali (Servizio Provveditorato),
                           entro il 2013 si impegna a:
                                 raggiungere la quota del 50% del fabbisogno regionale
                                 delle forniture di beni e servizi necessari all’ordinario
                                 funzionamento            dell’Amministrazione      aventi
                                 caratteristiche di ridotto impatto ambientale e il 20%
                                 negli appalti di lavori;
                                 far attecchire la politica del GPP in tutto il territorio
                                 regionale, e, in particolare, in tutte le Amministrazioni
                                 provinciali ed Enti parco regionali, nel 50% delle
                                 amministrazioni comunali, nel 30% degli altri Enti
                                 Pubblici;
                                 sviluppare nell’Amministrazione regionale e in almeno il
                                 50% degli Enti Locali il ricorso a fonti energetiche
                                 rinnovabili, il risparmio, la riduzione dell'intensità e
                                 l'efficienza energetica.


                      2009 Nell’agosto del 2009 la Regione Sardegna approva il
                           Programma triennale per l’Educazione Ambientale e
                           alla Sostenibilità per gli anni 2009-2011 con il fine di
                           sensibilizzare e responsabilizzare la cittadinanza verso stili di
                           vita più sostenibili.
                             I destinatari del Programma triennale regionale sono le
                             scuole; il sistema produttivo ed imprenditoriale; il sistema
                             della produzione dei servizi pubblici; i soggetti istituzionali, gli
                             attori, le strutture e le reti del sistema educativo formale,
                             non formale ed informale; i cittadini in generale.
                             Le aree di intervento del Programma rispondono ad un
                             complesso di necessità strutturali ed operative che
                             interessano i diversi livelli e le categorie che compongono il
                             Sistema Regionale InFEA. In particolare, si intende attuare
                             azioni tese a favorire il completamento strutturale e
                             funzionale della rete, incrementare la dotazione di strumenti
                             efficaci per un’efficace azione di rete, sviluppare il dialogo tra
                             i componenti della rete e con altre reti ed, infine, potenziare



                                                                                                    45
e sviluppare le funzioni correlate alla progettualità dei CEAS.
        Il Programma si articola in quattro aree di intervento:
          1. strutturazione e potenziamento funzionale e delle azioni
              del Sistema Regionale InFEA;
          2. realizzazione di progetti regionali in materia di
              Educazione all’Ambiente e alla Sostenibilità da svilupparsi
              in modalità di rete;
          3. realizzazione di azioni innovative per l’Educazione alla
              Sostenibilità;
          4. potenziamento e adeguamento infrastrutturale dei
              CEAS, dei Nodi e del Centro Regionale di
              Coordinamento InFEA.


2009 Nel dicembre 2009 la Regione Sardegna approva il Piano
     d’Azione Ambientale Regionale (PAAR) 2009-2013
     che si configura come uno strumento di attuazione delle
     politiche ambientali regionali. Il PAAR individua 4 Aree di
     azione prioritaria, secondo l’impostazione adottata a
     livello europeo dal VI Programma comunitario di Azione in
     materia di Ambiente. Per ciascuna delle 4 Aree individua
     alcuni obiettivi generali e specifici, circa 39 azioni suddivise
     per area tematica ed accorpate in 6 Macroazioni.
     Di seguito si riportano le 4 Aree di azione prioritaria e le 6
     Macroazioni:
           Cambiamenti climatici
                 A - Sostegno per la mobilità alternativa
                 B - Energia sostenibile
           Natura, biodiversità e difesa del suolo
                 C - Gestione sostenibile del territorio
           Ambiente e salute
                 D - Tutela della salute del cittadino
           Uso sostenibile delle risorse naturali e gestione dei
           rifiuti
                 E - Gestione sostenibile dei rifiuti e bonifica dei siti
                 inquinati
                 F - Tutela della risorsa idrica
     Le azioni derivanti dagli obiettivi trasversali hanno portato
     all’identificazione di una settima macroazione definita:
                 G - Trasversalità ambientale.




                                                                            46
Il concetto di         Il percorso di progettazione partecipata ha preso avvio il 17
Educazione alla        Novembre 2011 con un primo Workshop, a cui hanno preso
Sostenibilità emerso   parte oltre 80 partecipanti.
nel 1° workshop        La prima parte dei lavori è stata rivolta alla presentazione e
                       condivisione del processo partecipativo. La seconda parte,
                       con l’obiettivo di attivare una prima riflessione sul tema e
                       dunque sulla domanda Qual è l’oggetto del nostro lavoro?, è
                       stata dedicata alla definizione partecipata e alla condivisione
                       dell’approccio all’Educazione Ambientale e alla Sostenibilità e
                       in particolare a rispondere, suddivisi in sette gruppi di lavoro
                       alle seguenti domande:
                       Cos’è per noi l’Educazione Ambientale e alla Sostenibilità?
                       …a quali target si indirizza?
                       …quali sono i suoi ambiti tematici di intervento?
                       …con quali strumenti si attua?




                       Di seguito si riportano le risposte prodotte dai sette
                       gruppi di lavoro, dalle quali emerge un’idea e un approccio
                       all’Educazione alla Sostenibilità innovativo e pienamente
                       coerente con il quadro programmatorio internazionale.




                                                                                          47
Cos’è per noi
l’Educazione
Ambientale e alla
Sostenibilità?

                     Insieme di azioni mirate a creare o sviluppare
                     consapevolezza sul nostro impatto ambientale e a modificare
                     gli stili di vita.
                     Processo di educazione alla consapevolezza del nostro
                     rapporto con l’ambiente vissuto attraverso esperienze che
                     permettano di riappropriarsi di ritmi naturali per adottare
                     scelte proiettate in un futuro sostenibile.
                     Percorsi di crescita individuale collettivi al rispetto, allo
                     sviluppo dell’empatia, all’informazione orientata al
                     cambiamento dei comportamenti.
                     Attivare processi educativi che portino all’assunzione di
                     responsabilità, attaccamento e affetto dell’individuo e della
                     collettività nei confronti dell’ambiente nel quale si vive.
                     È un percorso educativo permanente finalizzato ad un
                     cambiamento responsabile dei propri stili di vita.
                     Far capire concretamente come rendere equilibrate le nostre
                     scelte e portando al cambiamento delle coscienze consapevoli
                     che le risorse sono finite.
                     Un processo che, attraverso metodologie specifiche al target,
                     porti ad una consapevolezza con l’obiettivo di un
                     cambiamento comportamentale verso l’ambiente esterno ed
                     interno.


…a quali target si
indirizza?



                     Tutti in maniera orizzontale e trasversale
                     Bambini + genitori, Anziani, Adulti, Turisti, Aziende, Politici,
                     Enti Pubblici, Religiosi, Imprese, Associazioni, Insegnanti
                     Tutti!
                     Cittadinanza: giovani e scuole, Imprese, P.A.
                     Pubblica Amministrazione, Cittadini, Imprese, Organizzazioni
                     di vario tipo
                     Politici, Nipoti, Genitori, Nonni
                     Politici, Bambini, Adolescenti, Adulti, Anziani, Casalinghe,
                     Consumatori, Cittadini, Imprese, Insegnanti



                                                                                        48
…quali sono i suoi
ambiti tematici di
intervento?


                     Rifiuti, Energie naturali, Acquisti verdi, Mobilità, Biodiversità,
                     Beni comuni (acqua, terra, spiagge), Etica nella politica,
                     Turismo rurale e sostenibile, Agricoltura, Alimentazione
                     Mobilità, Biodiversità, Rifiuti e Riciclo, Consumi critici e
                     Produzioni sostenibili, Alimentazione, Energie rinnovabili,
                     Culture e identità locali
                     Prioritariamente il consumo di risorse, in termini settoriali:
                     Acqua, Energia, Rifiuti, Mobilità, ecc.
                     Trasversale
                     Ecosistema, la natura come esempio (acqua di consumo,
                     acque e coste, ecologia urbana, foreste, energia, innovazione,
                     relazioni, rifiuti, risparmio, produzione)
                     Riduzione dei consumi (e consumo responsabile), Trasporti e
                     mobilità, Alimentazione, Biodiversità, Agricoltura, Rifiuti
                     Rifiuti, energia, mobilità, acqua-aria-terra, materie prime,
                     alimentazione, biodiversità, cittadinanza attiva, educazione,
                     “contestualizzati” nel target




                                                                                          49
…con quali strumenti si
attua?




                          Cittadinanza attiva (orti condivisi etc…), Percorsi di
                          educazione e informazione, Conoscenza del territorio, Buone
                          pratiche, Regole “verdi”, Onestà e responsabilità
                          Con la coerenza nello stile di vita, Con la condivisione delle
                          buone pratiche, Con azioni concrete (giochi, laboratori
                          educativi e partecipativi), Comunicazione e informazione,
                          Lavoro sull’immaginario, Consapevolezza delle proprie
                          capacità
                          Informazione, Formazione e Aggiornamento (a tutti i livelli),
                          Esplorazione ed Esperienza diretta
                          Si attua con: Informazione, Formazione, Sensibilizzazione,
                          Comunicazione in rete/circolare, Esperienza attiva
                          Gioco e altre metodologie, Processi partecipativi, Campagne
                          di sensibilizzazione, Social Marketing, Trasmissione di buone
                          pratiche, Promozione sociale
                          Azioni concrete e integrate di sperimentazione diretta, atte a
                          stimolare la curiosità critica per portare alla conoscenza dei
                          cicli produttivi di trasformazione e smaltimento
                          Laboratori didattici, Spot pubblicitari, Materiale informativo,
                          Laboratori di quartiere, Visite guidate, Giochi, Eventi,
                          Seminari, Legislazione, Scambio di buone pratiche, Fattorie
                          didattiche




                                                                                            50
Piano di Educazione alla Sostenibilità 2013/2015 della Provincia di Cagliari
Piano di Educazione alla Sostenibilità 2013/2015 della Provincia di Cagliari
Piano di Educazione alla Sostenibilità 2013/2015 della Provincia di Cagliari
Piano di Educazione alla Sostenibilità 2013/2015 della Provincia di Cagliari
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Piano di Educazione alla Sostenibilità 2013/2015 della Provincia di Cagliari
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Piano di Educazione alla Sostenibilità 2013/2015 della Provincia di Cagliari
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Piano di Educazione alla Sostenibilità 2013/2015 della Provincia di Cagliari
Piano di Educazione alla Sostenibilità 2013/2015 della Provincia di Cagliari
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Piano di Educazione alla Sostenibilità 2013/2015 della Provincia di Cagliari

  • 1. 1
  • 2. Provincia di Cagliari – Provincia de Casteddu Assessorato delle Politiche Ambientali, Energia e Tutela del territorio Assessore Ignazio Tolu Settore Ambiente Dirigente Alessandro Sanna Ufficio Sviluppo Sostenibile – Nodo In.F.E.A. Responsabile Giuseppina Liggi Alessandro Bordigoni Rosalba Pinna Simone Pusceddu Via Cadello 9 – 09121 Cagliari www.provincia.cagliari.it/ambiente Tel.: 070 5284525 E-mail: infea@provincia.cagliari.it Consulenza per la redazione del Piano e facilitazione del processo di progettazione partecipata Serenella Paci con la collaborazione di Giusy F.M. Doneddu, Elena Lai, Luca Lorrai, Marco Piccolo, Laura Pili. Il processo di progettazione partecipata si è svolto nella sede della Provincia, nei locali del Parco di Monte Claro e del Nodo InFEA, e presso l’Edificio Sali Scelti del Parco Naturale Regionale Molentargius Saline. Un ringraziamento speciale a tutti i partecipanti al processo di definizione del Piano per il contributo attivo, la competenza e l’impegno profusi. Marzo 2012 2
  • 3. “Investire nell’Educazione allo Sviluppo Sostenibile (ESS) significa investire nel futuro…” Conferenza Mondiale UNESCO sull’Educazione allo Sviluppo Sostenibile Bonn, 2009 3
  • 4. INDICE PREMESSA 6 1. IL PROCESSO DI PROGETTAZIONE PARTECIPATA 11 L’approccio metodologico: perché attivare un processo partecipativo 11 per la definizione del Piano? Quali metodologie per facilitare la partecipazione? 14 Gli stakeholder: chi ha portato un contributo attivo al processo? 16 Quale percorso di lavoro per la definizione del Piano? 19 Quale percorso metodologico per la definizione del Piano? 23 2. DALL’EDUCAZIONE AMBIENTALE ALL’EDUCAZIONE ALLA SOSTENIBILITÀ 29 Un viaggio attraverso la Sostenibilità: le tappe internazionali e 29 nazionali Le politiche per la Sostenibilità Ambientale della Regione Sardegna 45 Il concetto di Educazione alla Sostenibilità emerso nel 1° workshop 47 Il concetto di Educazione alla Sostenibilità promosso dal DESS 51 3. LE POLITICHE PER LA SOSTENIBILITÀ DELLA PROVINCIA DI CAGLIARI 55 Le iniziative promosse dall’ufficio Sviluppo Sostenibile dell’Assessorato 55 Ambiente Le altre iniziative per lo Sviluppo Sostenibile promosse dalla Provincia 63 Le indicazioni emerse dagli incontri con la componente politica 64 L’analisi partecipata dei problemi ambientali realizzata nel 2° 68 workshop 4. LE SCHEDE DI AZIONE DEL PIANO DI EDUCAZIONE ALLA SOSTENIBILITÀ 79 Azione 1 Mobilitiamo - promozione della mobilità sostenibile 80 Azione 2 L’energia siamo noi! 82 Azione 3 Creazione di una rete di osservatori del paesaggio 84 Azione 4 Salviamo l’ambiente costiero 86 Azione 5 Il mio territorio 88 Azione 6 Impariamo recuperando insieme 89 Azione 7 ConsumAttore - filiera corta e agricoltura naturale 91 4
  • 5. Azione 8 Recupero dell’agri-cultura 93 Azione 9 Differenziamoci: Rifiuto=Risorsa 94 Azione 10 Di che acqua sei? 95 Azione 11 La rete per l’Educazione alla Sostenibilità della Provincia 98 di Cagliari L’integrazione delle azioni del Piano con le politiche pubbliche per la 99 sostenibilità Le risorse finanziarie del Piano 101 5. LA GOVERNANCE DELL’EDUCAZIONE ALLA SOSTENIBILITÀ IN PROVINCIA DI CAGLIARI 105 Il Sistema InFEA della Regione Sardegna 105 Il Sistema InFEA provinciale 106 La Rete per l’Educazione alla Sostenibilità della Provincia di Cagliari 113 L’attuazione del Piano di Educazione alla Sostenibilità della Provincia 116 di Cagliari 6. ALLEGATI Allegato 1 – Avviso pubblico per la raccolta di Manifestazioni di Interesse e Schema di domanda Allegato 2 – Elenco dei partecipanti al processo di definizione del Piano Allegato 3 – Procedura PCM/GOPP di identificazione partecipativa di un progetto Allegato 4 – Percorso metodologico PCM/GOPP svolto dai 10 gruppi di lavoro: analisi dei problemi, albero dei problemi, albero degli obiettivi, ambiti di intervento, Quadro Logico. Allegato 5 – Schede di azione elaborate dai 10 gruppi di lavoro. 5
  • 6. PREMESSA Il Piano di Educazione Sono quattro i principi fondamentali che hanno guidato Ambientale e alla la definizione del Piano di Educazione Ambientale e alla Sostenibilità della Sostenibilità della Provincia di Cagliari: Provincia di Cagliari la partecipazione degli attori locali, l’approccio del Project Cycle Management (PCM) e la progettazione partecipata con la metodologia del Goal Oriented Project Planning (GOPP), l’Educazione alla Sostenibilità quale strumento di life long learning per tutti, l’integrazione con le politiche pubbliche per la Sostenibilità. La partecipazione L’Ufficio Sviluppo Sostenibile dell’Assessorato alle Politiche degli attori locali Ambientali, Energia e Tutela del Territorio della Provincia di Cagliari, già da diversi anni, promuove con efficacia processi partecipativi, quali l’Agenda 21 Locale per progetti pilota, l’Agenda 21 Tematica per gli Acquisti Pubblici Ecologici con il progetto “In Provincia di Cagliari si acquista verde”, un progetto partecipato sul tema dei rifiuti, e numerose altre iniziative. Negli anni l’ufficio ha fatto proprio l’approccio “bottom up”, il coinvolgimento degli stakeholder nella programmazione ed attuazione dei suoi interventi nel territorio, promuovendo un modello innovativo di governance delle politiche di sostenibilità ambientale. Nel momento in cui la Provincia ha deciso di definire un Piano di Educazione Ambientale e alla Sostenibilità, è stato naturale dunque adottare, per la sua definizione, un approccio decisionale inclusivo di tutti i punti di vista rilevanti sul tema. L’approccio del PCM L’approccio metodologico scelto per la redazione del Piano Project Cycle di Educazione Ambientale e alla Sostenibilità della Provincia di Management e la Cagliari è il PCM - Project Cycle Management. progettazione L’approccio integrato del PCM, promosso dall’Unione partecipata con la Europea negli anni novanta, nasce con l’obiettivo di metodologia del GOPP migliorare la qualità e l’efficacia di programmi, piani e progetti Goal Oriented Project attraverso processi decisionali di programmazione, Planning pianificazione e progettazione maggiormente inclusivi. Il percorso di progettazione partecipata è stato facilitato con la metodologia del GOPP - Goal Oriented Project Planning, che ha permesso di ottenere, a partire dall’analisi dei problemi ambientali del territorio, le matrici di progettazione per obiettivi, che costituiscono le Schede di azione del Piano. Un approccio partecipativo innovativo, nelle modalità e 6
  • 7. metodologie che verranno descritte nel primo capitolo, ha dunque guidato l’intero percorso di definizione del Piano. Le Schede di azione, elaborate nel percorso di progettazione partecipata con la metodologia GOPP e descritte con la matrice del Quadro Logico, sono illustrate invece nel quarto capitolo. L’Educazione alla Negli ultimi decenni il concetto di Educazione Ambientale si Sostenibilità quale è andato profondamente trasformando nei contenuti, nei strumento di life long metodi e ancora più nei target che vengono coinvolti nelle learning per tutti iniziative. Se trent’anni fa, infatti, l’Educazione Ambientale era principalmente orientata alla comprensione dell’ambiente naturale, alla trasmissione di conoscenze e rivolta agli alunni delle scuole, nel tempo il suo campo di intervento si è spostato alle interazioni tra l’uomo e l’ambiente, inteso in senso ampio, e alle dinamiche dello Sviluppo Sostenibile. L’Educazione Ambientale si è avvicinata così al concetto di Educazione alla Sostenibilità, estendendo la sua azione verso gli adulti e diventando uno strumento di life long learning per tutti, che promuove un apprendimento che interessa l’intero arco della vita. Uno strumento che deve rivolgere la sua attenzione a 360° e che deve adottare metodi nuovi di coinvolgimento attivo degli attori cui si indirizza. Un “viaggio” nel concetto di Sviluppo Sostenibile e di Educazione Ambientale e alla Sostenibilità viene proposto nel secondo capitolo. L’integrazione con le Il contesto mondiale in forte cambiamento unito alla ormai politiche pubbliche per diffusa consapevolezza della necessità di ricercare modelli di la sostenibilità sviluppo più rispettosi dell’ambiente e della persona umana, ha fatto sì che negli ultimi anni l’Educazione alla Sostenibilità si sia affermata come uno strumento indispensabile per agire positivamente sui comportamenti dei cittadini. Uno strumento imprescindibile, che deve accompagnare l’attuazione delle politiche pubbliche di sostenibilità rafforzandone l’azione. Nel terzo capitolo vengono illustrate le iniziative portate avanti in questa direzione dalla Provincia di Cagliari, unitamente ad una analisi partecipata dei problemi ambientali del contesto locale. 7
  • 8. 8
  • 9. 1. 9
  • 10. 1. IL PROCESSO DI PROGETTAZIONE PARTECIPATA 11 L’approccio metodologico: perché attivare un processo partecipativo per la definizione del Piano? 11 Quali metodologie per facilitare la partecipazione? 14 Gli stakeholder: chi ha portato un contributo attivo al processo? 16 Quale percorso di lavoro per la definizione del Piano? 19 Quale percorso metodologico per la definizione del Piano? 23 10
  • 11. 1. IL PROCESSO DI PROGETTAZIONE PARTECIPATA L’approccio La Provincia di Cagliari ha scelto, per la definizione del Piano metodologico: perché di Educazione Ambientale e alla Sostenibilità, di adottare un attivare un processo approccio metodologico orientato all’attivazione di un partecipativo per la processo partecipativo multistakeholder. definizione del Piano? Nell’ambito delle politiche della sostenibilità, la nascita dei processi partecipativi rappresenta ancora oggi, nel panorama nazionale, una delle più importanti innovazioni di metodo introdotte nell’azione della pubblica amministrazione – un modo nuovo di fare le cose, di agire il ruolo della PA. Sempre più spesso, e con migliori risultati, vediamo infatti le amministrazioni che, nella formulazione ed attuazione di politiche pubbliche, promuovono e richiedono il coinvolgimento degli attori locali, siano essi altre amministrazioni, organizzazioni, imprese, associazioni o singoli cittadini. La partecipazione attiva degli attori locali è stata infatti in questi anni uno dei riferimenti alla base dei processi di promozione dello sviluppo sostenibile avviati dalle amministrazioni locali. La Provincia di Cagliari, negli anni, ha fatto proprie le raccomandazioni in tal senso degli organismi internazionali e dell’Unione Europea, adottando l’approccio partecipativo per la programmazione ed attuazione dei propri interventi di sostenibilità nel territorio. A livello internazionale, la Conferenza dell’ONU su Sviluppo e Ambiente, l’Earth Summit svolto a Rio de Janeiro nel 1992, a cui hanno partecipato 183 governi del mondo, ha prodotto l’Agenda 21, il Piano d’Azione per lo sviluppo sostenibile per il 21° secolo. 11
  • 12. INIZIATIVE DELLE AMMINISTRAZIONI LOCALI A SUPPORTO DI AGENDA 21 Le amministrazioni locali dovrebbero dialogare con i cittadini, le organizzazioni locali e le imprese private ed adottare una propria “Agenda 21 locale”. Attraverso la consultazione e la costruzione del consenso, le amministrazioni locali dovrebbero imparare dalla comunità locale e dal settore industriale e acquisire le informazioni necessarie per formulare le migliori strategie. Il processo di consultazione intende accrescere la consapevolezza delle famiglie sulle problematiche dello sviluppo sostenibile. Agenda 21, Capitolo 28 Da qui la nascita e la diffusione dei processi di Agenda 21 Locale (A21L), processi partecipativi per la promozione dello sviluppo sostenibile. Attualmente la Campagna Europea delle Città Sostenibili, nata nel 1994, cui aderiscono circa 500 enti locali, tra regioni, province e comuni italiani riuniti nel Coordinamento nazionale A21L, porta avanti con successo 10 Impegni, detti Aalborg Commitments, definiti ad Aalborg durante la IV Conferenza della Rete nel 2004, con l’obiettivo di mettere in atto politiche integrate in grado di affrontare le sfide crescenti della sostenibilità, attraverso un percorso di coinvolgimento degli stakeholder e l’integrazione con “l’esistente”. Il primo dei dieci Impegni ribadisce con forza l’importanza della partecipazione: AALBORG COMMITMENTS: 1. GOVERNANCE Ci impegniamo a rafforzare i nostri processi decisionali tramite una migliore democrazia partecipativa. Un altro elemento importante alla base della nascita dei processi partecipativi, è rappresentato dalla pubblicazione, da parte della Commissione Europea nel 2001, del Libro Bianco sulla Governance, che individua 5 principi alla base del “buon governo”: apertura, partecipazione, responsabilità, efficacia, coerenza. Per quanto riguarda la partecipazione, il Libro Bianco sostiene come l’efficacia e la qualità delle politiche dipendano dal grado di partecipazione che si saprà assicurare in tutte le fasi del percorso, dall’elaborazione all’attuazione. Viene introdotto così un elemento fondamentale, legato al fattore tempo, che sottolinea l’importanza del coinvolgimento degli attori già in fase di programmazione delle politiche, piuttosto che limitarne il coinvolgimento alla fase attuativa. 12
  • 13. A livello internazionale anche l’OCSE, Organizzazione per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, pone l’attenzione sul tema promuovendo, nel 1999-2000, due indagini e diffondendo nel 2001 i risultati nella pubblicazione “Cittadini come partner. Manuale dell’OCSE sull'informazione, la consultazione e la partecipazione alla formulazione delle politiche pubbliche”, con cui si è voluto offrire un quadro generale delle esperienze di un gran numero di Paesi, per identificare pratiche esemplari e per mettere in luce approcci innovativi. CITTADINI COME PARTNER. MANUALE DELL’OCSE SULL'INFORMAZIONE, LA CONSULTAZIONE E LA PARTECIPAZIONE ALLA FORMULAZIONE DELLE POLITICHE PUBBLICHE In quale modo le amministrazioni pubbliche possono rafforzare le relazioni con i cittadini? In termini concreti ciò significa: INFORMAZIONE - L’amministrazione diffonde, su propria iniziativa, informazioni sull’elaborazione delle politiche pubbliche o i cittadini ottengono informazioni su propria richiesta CONSULTAZIONE - L’amministrazione chiede e riceve reazioni dei cittadini sulla formulazione delle politiche pubbliche PARTECIPAZIONE ATTIVA - I cittadini partecipano attivamente alla presa decisionale e alla formulazione di politiche pubbliche. La partecipazione attiva significa che i cittadini svolgono un ruolo nella formulazione delle politiche pubbliche, formulando ad esempio proposte alternative, fermo restando che il governo sia responsabile della definizione di una politica o della decisione finale. Associare i cittadini all’elaborazione delle politiche costituisce un’elaborata relazione bidirezionale fra amministrazione e cittadini, basata sul principio del partenariato. L’influenza dei cittadini sul processo decisionale aumenta, passando dall’informazione alla consultazione e quindi alla partecipazione attiva. Un forte impulso è stato dato in Italia nel 2001 dalla modifica del Titolo V della Costituzione, che all’art. 118, in particolare con il principio di sussidiarietà orizzontale, sancisce: “Stato, Regioni, Province e Comuni favoriscono l’autonoma iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di attività di interesse generale, sulla base del principio di sussidiarietà”. Il principio ridisegna un nuovo modo di essere cittadini, attori attivi, persone che assumono con maggior 13
  • 14. consapevolezza diritti e doveri, partecipando alle decisioni e all’attuazione, in un’ottica di corresponsabilizzazione tra i diversi soggetti (PA, imprese, associazioni, cittadini), delle politiche pubbliche. La Provincia di Cagliari ha dunque deciso di elaborare un Piano triennale per le sue azioni di Educazione alla Sostenibilità e di farlo con un approccio fortemente incentrato sulla partecipazione e corresponsabilizza- zione degli attori territoriali. Ma oltre le raccomandazioni degli organismi internazionali, analizzate in precedenza, quali sono le ragioni per cui una pubblica amministrazione come la Provincia di Cagliari dovrebbe voler attivare il coinvolgimento degli attori locali nella definizione ed attuazione delle proprie politiche? I processi partecipativi hanno ricadute positive sia sulle decisioni e sui prodotti che vengono elaborati, sia sulle istituzioni che li promuovono, che sui partecipanti. Le politiche pubbliche partecipate hanno un carattere “generativo” di processi, di dinamiche, di apprendimento, di responsabilità. Spesso generano nuove forme di autorganizzazione dal basso, quali, ad esempio, i partenariati di progetto. I risultati in termini di “processo” sono rilevanti sia per le amministrazioni che promuovono i processi sia per i partecipanti: i principi della governance e della sussidiarietà trovano modalità concrete di attuazione; si sperimentano modi nuovi di fare le cose, si adottano strumenti e metodologie inediti; si apprende ad avere fiducia, a fare rete, si consolidano reti di relazioni tra gli attori con risultati positivi in termini di sviluppo di capitale sociale; si apprende a costruire “problemi e soluzioni condivise”, attivando gli attori locali in un’ottica di empowerment che sviluppa valore aggiunto territoriale. I processi partecipativi, inoltre, sono caratterizzati da una comunicazione “a rete” e generano “strutture reticolari”. Questo è sempre stato per la Provincia un obiettivo fondamentale del processo di redazione del Piano, fare un primo passo concreto verso la costituzione di una Rete provinciale per l’Educazione alla Sostenibilità. Quali metodologie per Un altro aspetto sostanziale, nella progettazione e facilitare la facilitazione del processo multistakeholder, ha riguardato partecipazione? l’utilizzo delle metodologie partecipative. Negli ultimi anni a livello internazionale, sono state sviluppate numerose metodologie per facilitare la partecipazione e gestire eventi partecipativi, che hanno consentito ad organizzazioni e sistemi territoriali di affrontare con successo 14
  • 15. percorsi di innovazione e cambiamento. Alla base infatti della scelta di avviare un processo partecipativo c’è la consapevolezza che solo attraverso la motivazione e il coinvolgimento diretto degli attori interessati al cambiamento, questo possa essere realmente attivato. Le metodologie partecipative sono, infatti, finalizzate a facilitare l’interazione costruttiva tra i partecipanti ad un incontro, a promuovere il dialogo e la partecipazione dei diversi soggetti alla soluzione di problemi e alla produzione di nuove idee, a far sì che i partecipanti giungano a dei risultati concreti in tempi ragionevoli. Durante i workshop, gestiti con le metodologie di facilitazione dei gruppi, vengono così attivate in maniera diretta le competenze ed esperienze dei singoli, si scambia e si genera conoscenza, si condividono esperienze, mettendo in azione processi di apprendimento e cambiamento. Le metodologie che possono essere individuate sono diverse e la scelta è legata ad una attenta fase di progettazione esecutiva del percorso e dei singoli workshop, con individuazione degli obiettivi, dell’argomento, dei partecipanti, del tempo a disposizione, dei risultati attesi. Ci sono metodologie più adatte a sensibilizzare e a stimolare la comunicazione, altre che sono finalizzate all’analisi dei problemi e alla costruzione di progetti; alcune efficaci con gruppi di poche persone e altre ancora ideali per l’interazione di grandi gruppi. Questi strumenti, che vengono spesso integrati tra loro, attraverso percorsi strutturati e tecniche di visualizzazione, aiutano i partecipanti a comunicare e razionalizzare le idee, stimolando la riflessione, l’analisi e la creatività su strategie di sviluppo comuni. La scelta, per quanto riguarda la facilitazione dei workshop di progettazione partecipata per la redazione del Piano è ricaduta su un approccio metodologico strutturato e l’utilizzo di due metodologie: il Metaplan®, un approccio particolarmente attento alla gestione dei processi di comunicazione nei gruppi di lavoro, che utilizza diversi strumenti di organizzazione e discussione con il supporto di tecniche di visualizzazione; Il METAPLAN® Si tratta di una metodologia per facilitare la partecipazione, particolarmente attenta alla gestione dei processi di comunicazione nei gruppi di lavoro e basata sull’alternanza di momenti di lavoro individuale, di gruppo e in plenaria. Consente di gestire una discussione, permettendo di 15
  • 16. raccogliere, selezionare e omogeneizzare i diversi contenuti espressi dai partecipanti, utilizzando come supporto le tecniche di visualizzazione. L’obiettivo è evidenziare i punti di vista di un gruppo di individui su un determinato tema, per arrivare ad un’analisi che consideri le affermazioni di tutti e mantenga la ricchezza delle proposte individuali portando il gruppo verso un risultato concreto. Il metodo fornisce una versione sinergica e collettiva determinata dal processo di gruppo. il Goal Oriented Project Planning (GOPP), una metodologia di progettazione partecipata, che facilita la pianificazione di progetti attraverso una chiara definizione degli obiettivi e si inquadra in un approccio integrato denominato del Project Cycle Management (PCM). Il PCM - PROJECT CYCLE MANAGEMENT L’Unione Europea ha cominciato a definire e promuovere l’approccio integrato del PCM, in diverso modo e con intensità variabile a seconda dei settori di applicazione, a partire dal 1993. L’idea di fondo che ispira il PCM è che sia opportuno predisporre sin dall’inizio proposte che includano le vere esigenze (i problemi) dei destinatari degli interventi. L’obiettivo è migliorare la qualità e l’efficacia dei progetti futuri e la capacità inclusiva dei processi decisionali. Il metodo PCM si basa su alcuni principi chiave e si compone di diversi strumenti per garantire l’efficacia degli interventi, quali la struttura logica del progetto, una matrice di progettazione sulla base degli obiettivi detta Logical Framework o Quadro Logico, e la metodologia di progettazione partecipata GOPP - Goal Oriented Project Planning. Gli stakeholder: chi ha Gli attori fondamentali per la realizzazione di un processo portato un contributo partecipativo sono i partecipanti, gli stakeholder, coloro che attivo al processo? hanno un interesse specifico sulla posta in gioco, quindi tutti i soggetti portatori di punti di vista rilevanti sulla questione che vogliamo affrontare. Ma come individuare dunque i partecipanti al processo di redazione del Piano? La Provincia, in questi anni ha individuato in maniera mirata gli stakeholder da coinvolgere in relazione all’ambito tematico degli interventi e ha sempre allargato la partecipazione a nuovi attori locali, guidata dal principio di inclusività. Per non limitarsi a coinvolgere esclusivamente gli stessi soggetti che da anni partecipano ai processi attivati dall’amministrazione, ha scelto dunque di dare la massima 16
  • 17. rilevanza ed evidenza pubblica al percorso con la possibilità di includere nuovi attori locali attivi nell’ambito dell’Educazione alla Sostenibilità. Nell’estate del 2011 si è deciso di diffondere un Avviso pubblico di invito a presentare una Manifestazione d’interesse a intervenire nel processo partecipativo per la redazione del Piano di Educazione Ambientale e alla Sostenibilità della Provincia di Cagliari (vedi ALLEGATO 1). PROCESSO PARTECIPATIVO PER LA REDAZIONE DEL PIANO DI EDUCAZIONE AMBIENTALE E ALLA SOSTENIBILITÀ DELLA PROVINCIA DI CAGLIARI - RACCOLTA DELLE MANIFESTAZIONI D'INTERESSE Il Settore Ambiente dell’Assessorato delle Politiche Ambientali, Energia e Tutela del Territorio della Provincia di Cagliari ha avviato la redazione del Piano di Educazione Ambientale e alla Sostenibilità per il 2013-2015. Il Piano, di validità triennale, dovrà definire gli obiettivi e le linee di intervento della Provincia di Cagliari in materia di Educazione all’Ambiente e alla Sostenibilità, e dovrà essere redatto attraverso un processo partecipativo che coinvolga gli stakeholder più rilevanti del territorio provinciale. Il Piano dovrà programmare attività per un triennio per un importo pari a € 300.000,00. …Il processo partecipativo mira a coinvolgere tutti gli interessati, sia coloro che operano nel campo dell’Educazione all’Ambiente e alla Sostenibilità (enti pubblici, operatori economici, associazioni, ecc.) sia i potenziali destinatari (genitori, insegnanti, cittadini). L’avviso è stato pubblicato sul sito istituzionale della Provincia e rilanciato da decine di siti e portali tematici nazionali. Parallelamente è stata promossa una campagna informativa attraverso i quotidiani locali e l’invio di comunicazioni, via posta e via mail, ad uno specifico indirizzario. Alla scadenza dell’avviso, dopo circa due mesi, sono state presentate oltre 150 Manifestazioni di interesse da parte di un’ampia e qualificata varietà di attori locali. Agenzie regionali Comuni Centri di Educazione all’Ambiente e alla Sostenibilità (CEAS) Istituti scolastici Istituti scientifici e formativi Associazioni 17
  • 18. Imprese: società e cooperative Professionisti Cittadini 18
  • 19. Quale percorso di A seguito della deliberazione N. 310 del 09/11/2010 avente ad lavoro per la oggetto “Predisposizione con metodologia partecipata del Piano definizione del Piano? Triennale di Educazione Ambientale – Approvazione indirizzi e destinazione risorse”, la prima tappa del percorso di lavoro attivato dalla Provincia è stata la selezione del consulente che, utilizzando adeguate metodologie partecipative, coinvolgesse gli stakeholder nella definizione del Piano. Tra novembre e dicembre 2010 è stato pubblicato l’Avviso pubblico di procedura comparativa per il conferimento di un incarico professionale per la redazione del Piano di Educazione Ambientale e alla Sostenibilità della Provincia di Cagliari. Tra gennaio e marzo 2011 si sono svolte le selezioni per titoli e colloquio e la procedura per il conferimento dell’incarico. Il percorso di lavoro per la definizione del Piano è durato un anno, da aprile 2011 a marzo 2012, ed è stato strutturato in diverse fasi: PIANIFICAZIONE DELLE ATTIVITÀ - Incontri di lavoro del gruppo interno della Provincia con il consulente per la condivisione della strategia e la programmazione del processo partecipativo. ANALISI DI CONTESTO - Analisi del quadro programmatorio per l’Educazione Ambientale e alla Sostenibilità e per le politiche di Sviluppo Sostenibile; Benchmarking; Analisi dell’EAS nel territorio della Provincia di Cagliari. COMUNICAZIONE - Studio del logo e dell’immagine coordinata e attivazione di una campagna di comunicazione. 19
  • 20. ANIMAZIONE TERRITORIALE - Analisi e mappatura degli attori; Avviso pubblico per la manifestazione di interesse; Attività di informazione e ascolto, interviste ad alcuni stakeholder: 27 Giugno 2011 – incontro di lavoro con i referenti del CEAS, accreditato al sistema regionale InFEA SIQUAS, Laguna di Nora, Comune di Pula; 29 Giugno 2011 – incontro di lavoro con i referenti del CEAS, accreditato al sistema regionale InFEA SIQUAS, Parco Naturale Regionale Molentargius-Saline; 9 Settembre 2011 – incontro di lavoro con una referente dell’Ambito Scolastico Territoriale di Cagliari del MIUR Direzione Scolastica Regionale Sardegna; 13 Settembre 2011 – incontro di lavoro con il direttore dell’AMP Capo Carbonara, Comune di Villasimius. COINVOLGIMENTO POLITICO - Incontri con la componente politica, della Provincia e dei Comuni, per la condivisione del percorso di definizione del Piano e per il recepimento degli indirizzi strategici: 10 Novembre 2011 - incontro di lavoro con l’Assessore e il Dirigente provinciale. 18 Novembre 2011 - workshop con l’Assessore e i componenti della Commissione Consiliare per le Politiche Ambientali della Provincia di Cagliari. 29 Novembre 2011 - workshop con l’Assessore, i componenti della Commissione Consiliare della Provincia di Cagliari, Sindaci e Assessori dei Comuni del territorio provinciale. PROGETTAZIONE PARTECIPATA - Pianificazione, promozione e facilitazione di cinque Workshop partecipativi. Il percorso di progettazione partecipata ha avuto i seguenti obiettivi: Costruire un quadro di programmazione triennale per l’Educazione Ambientale e alla Sostenibilità della Provincia di Cagliari; Individuare la struttura logica del Piano: obiettivi, linee di intervento e azioni; Programmare le risorse a disposizione: € 300.000 per gli anni 2012-2013-2014; Attivare la Rete provinciale per l’Educazione alla Sostenibilità. 20
  • 21. Nell’ambito del percorso di progettazione partecipata sono stati realizzati 5 Workshop, tra novembre 2011 e marzo 2012: 1° Workshop di avvio 2° Workshop di analisi dei problemi ambientali 3° Workshop di analisi e identificazione della strategia 4° Workshop di progettazione 5° Workshop di restituzione e di rete Di seguito si descrive brevemente il percorso di lavoro condotto nei diversi Workshop e le metodologie partecipative utilizzate. 1° Workshop di avvio 17 Novembre 2011 Plenaria: presentazione e condivisione del percorso di lavoro. Presentazione e conoscenza dei partecipanti. Gruppi di lavoro: Qual è l’oggetto del nostro lavoro? Definizione partecipata e condivisione dell’approccio all’Educazione Ambientale e alla Sostenibilità. Plenaria: presentazione e condivisione dei risultati prodotti dai gruppi, che sono illustrati nel Capitolo 2. 2° Workshop di analisi 30 Novembre 2011 dei problemi Plenaria: analisi partecipata dei problemi ambientali ambientali nel contesto territoriale della Provincia di Cagliari e individuazione degli ambiti tematici di intervento; suddivisione in gruppi di lavoro per ambiti tematici - metodologia Metaplan®. I risultati dell’analisi partecipata dei problemi, prodotta dal 21
  • 22. gruppo in plenaria, sono riportati nei contenuti originali e completi nel Capitolo 3. 3° Workshop di analisi 15 Dicembre 2011 e identificazione della N° 10 Gruppi di lavoro per ambiti tematici: specificazione strategia dell’ambito tematico e del contesto territoriale, approfondimento dell’analisi dei problemi e definizione dell’Albero dei problemi; identificazione degli obiettivi e definizione dell’Albero degli obiettivi; individuazione degli ambiti di intervento (clustering) – metodologia GOPP - Goal Oriented Project Planning del PCM - Project Cycle Management. I risultati prodotti dai dieci gruppi di lavoro attivati sono illustrati nei contenuti originali e completi nell’ALLEGATO 3. 4° Workshop di 12 Gennaio 2012 progettazione N° 10 Gruppi di lavoro per ambiti tematici: scelta degli ambiti di intervento (scoping). Definizione del Quadro Logico, della struttura logica di intervento: individuazione degli obiettivi generali, degli obiettivi specifici, dei risultati, identificazione e riformulazione delle attività; elaborazione delle Schede di azione, con identificazione di beneficiari, tempi, risorse, ecc. - metodologia GOPP - Goal Oriented Project Planning del PCM - Project Cycle Management. Le schede di azione prodotte dai dieci gruppi di lavoro, attivati già nel 3° workshop, sono illustrate nei contenuti originali e completi nell’ALLEGATO 4. 22
  • 23. 5° Workshop di 8 Marzo 2012 restituzione e di rete Plenaria: definizione partecipata della Rete provinciale per l’Educazione alla Sostenibilità, in particolare di finalità e obiettivi; attori, ruolo e caratteristiche; azioni di sistema a supporto della Rete, da inserire nel Piano di Educazione alla Sostenibilità della Provincia di Cagliari - metodologia Metaplan®. I risultati della definizione partecipata della Rete provinciale, prodotta dal gruppo in plenaria, sono illustrati nei contenuti originali e completi nel Capitolo 5. Presentazione della struttura del Piano e delle schede di azione predisposte dai diversi gruppi di lavoro. Quale percorso Nei paragrafi precedenti è già stato brevemente illustrato metodologico per la l’approccio del PCM - Project Cycle Management che ha definizione del Piano? guidato la definizione del Piano. In questo paragrafo viene presentato il percorso metodologico di progettazione partecipata GOPP – Goal Oriented Project Planning, che i gruppi di lavoro hanno seguito. Per illustrarlo si usa un esempio, preso dalla letteratura specifica1, che è stato utilizzato per guidare i gruppi nel percorso. Il lavoro svolto dai 10 gruppi si trova, invece, nei contenuti originali e completi, che hanno portato alla definizione delle Schede di Azione, nell’ALLEGATO 3. 1 Federico Bussi – “Progettare in partenariato. Guida alla conduzione di gruppi di lavoro con il metodo GOPP” – Franco Angeli, 2001 23
  • 24. 24
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  • 28. 2. DALL’EDUCAZIONE AMBIENTALE ALL’EDUCAZIONE ALLA SOSTENIBILITÀ 29 Un viaggio attraverso la Sostenibilità: le tappe internazionali e 29 nazionali Le politiche per la Sostenibilità Ambientale della Regione Sardegna 45 Il concetto di Educazione alla Sostenibilità emerso nel 1° workshop 47 Il concetto di Educazione alla Sostenibilità promosso dal DESS 51 28
  • 29. 2. DALL’EDUCAZIONE AMBIENTALE ALL’EDUCAZIONE ALLA SOSTENIBILITÀ Un viaggio attraverso È stato già accennato in premessa come negli anni si sia la sostenibilità: le modificato ed evoluto il concetto di Educazione tappe internazionali e Ambientale e alla Sostenibilità, parallelamente alla nazionali nascita e diffusione del concetto di Sviluppo Sostenibile. In questo capitolo viene presentato un “viaggio” attraverso la Sostenibilità nelle sue fondamentali tappe internazionali e nazionali. 1948 Si parla per la prima volta di Educazione Ambientale (EA) a Parigi, durante la Conferenza della IUNC, Union International pour la Nature. In quell’occasione Thomas Pritchard, dell’agenzia formativa britannica Nature Conservancy, suggerisce un nuovo approccio educativo in grado di creare una connessione tra scienze naturali e scienze sociali. Un’educazione che potrebbe essere chiamata Environmental Education ossia Educazione Ambientale. Qualche anno dopo, nel 1952, la Commissione Educazione della IUNC, propone di inserire l’Educazione Ambientale come disciplina scolastica ed universitaria. 1965 La IUNC, organizza a Bangkok la Conferenza sulla Conservazione della Natura. Durante la Conferenza si affronta anche il tema dell’Educazione Ambientale alla quale viene assegnato il tradizionale compito di conservare e tutelare l’ambiente naturale. 1970 La definizione ufficiale di Educazione Ambientale arriva in occasione di un Conferenza organizzata dalla IUNC. Questa volta l’Educazione Ambientale non è più esclusivamente indirizzata alla tutela del patrimonio naturale ma diventa uno strumento di collegamento tra l’uomo e l’ambiente. “L’educazione ambientale è quel processo di riconoscimento dei valori e di chiarimento di concetti in merito allo sviluppo di capacità e atteggiamenti necessari a comprendere e apprezzare l’interconnessione tra l’umanità, la sua cultura e il suo ambiente biofisico. L’Educazione Ambientale comporta anche un esercizio di decisione e autodeterminazione di un codice di comportamento sui temi che riguardano la qualità ambientale.” Conferenza IUNC 1970 29
  • 30. 1972 Altra tappa importante per l’evoluzione del concetto di Educazione Ambientale risulta essere la United Nation Conference on the Human Enviromental, organizzata dall’ONU e conosciuta come Conferenza di Stoccolma. Questa volta si abbandona il concetto tradizionale di EA e si abbraccia una idea nuova di ambiente, per la prima volta, infatti, si parla di eco sviluppo. L'uomo ha un diritto fondamentale alla libertà, all'uguaglianza e a condizioni di vita soddisfacenti, in un ambiente che gli consenta di vivere nella dignità e nel benessere. Egli ha il dovere solenne di proteggere e migliorare l'ambiente a favore delle generazioni presenti e future. Dichiarazione di Stoccolma Con la Dichiarazione di Stoccolma, l’EA diventa uno strumento per infondere nell’uomo e nella società un senso di responsabilità per la tutela dell’ambiente. “L'educazione sui problemi ambientali, svolta sia fra le giovani generazioni sia fra gli adulti, dando la dovuta considerazione ai meno abbienti, è essenziale per ampliare la base di un'opinione informativa e per inculcare negli individui, nelle società e nelle collettività il senso di responsabilità per la protezione e il miglioramento dell'ambiente nella sua piena dimensione umana. E' altresì essenziale che i mezzi di comunicazione di massa evitino di contribuire al deterioramento dell'ambiente. Al contrario, essi devono diffondere informazioni educative sulla necessità di proteggere e migliorare l'ambiente, in modo da mettere in grado l'uomo di evolversi e progredire sotto ogni aspetto.” Dichiarazione di Stoccolma, Principio 19 Al termine della Conferenza viene, inoltre, istituito l’United Nation Enviromental Programme (UNEP) il quale, assieme all’UNESCO, promuove il Programma Ambientale delle Nazioni Unite (IEEP). Gli obiettivi dello IEEP sono quelli di promuovere lo scambio di esperienze, competenze, ricerche, materiali e programmi educativi a livello internazionale. 1975 Lo IEEP organizza, a Belgrado, un Seminario durante il quale viene elaborato lo Schema mondiale per l’Educazione Ambientale, conosciuto soprattutto come Carta di Belgrado, che racchiude al suo interno obiettivi, scopi, destinatari e linee direttrici dei programmi didattici relativi all’ambiente. In riferimento ai destinatari la Carta specifica che “Il pubblico principale al quale si rivolge 30
  • 31. l'educazione in materia di ambiente è il grande pubblico”. La Carta di Belgrado è tuttora considerata uno dei documenti più importanti per l’evoluzione del concetto di educazione ambientale in quanto si stacca dall’idea di un’educazione limitata alla conoscenza della natura; ad essa viene attribuito un valore sociale ed un carattere multidisciplinare. “Lo scopo dell’educazione ambientale è di: Formare una popolazione mondiale cosciente e preoccupata dell'ambiente e dei problemi connessi, una popolazione che possieda le conoscenze, le competenze, lo stato d'animo, le motivazioni e il senso del dovere che le permettano di operare individualmente e collettivamente alla soluzione dei problemi attuali e di impedire che se ne creino di nuovi”. Carta di Belgrado 1977 Lo IEEP organizza, a Tbilisi, la prima Conferenza Intergovernativa sull’Educazione Ambientale, da cui emergono la Dichiarazione di Tbilisi e le 41 Raccomandazioni. “L’Educazione all’Ambiente deve essere impartita a tutte le età e ad ogni livello di educazione, formale ed informale. […] deve essere globale, deve protrarsi per tutta la durata dell'esistenza umana e aver presenti i cambiamenti di un universo in rapida trasformazione. Deve preparare l'individuo alla vita, grazie alla comprensione dei gravi problemi del mondo contemporaneo e all'acquisizione delle capacità e delle qualità necessarie ad adempiere un compito produttivo, al fine di migliorare le condizioni della vita e di proteggere l'ambiente, tenendo nel debito conto i valori etici. […] L'educazione all'ambiente deve essere aperta alla comunità. Deve associare il singolo ad un processo attivo di soluzione dei problemi nel contesto di specifiche realtà, deve animare l'iniziativa, la responsabilità e l'impegno a costruire un avvenire migliore. […]” Dichiarazione di Tbilisi 1980 Si comincia a parlare di Sviluppo Sostenibile. La IUNC, infatti, pubblica il World Conservation Strategy: Living Resource Concervation for Sustainable Development, un documento in cui per la prima volta si parla di uno sviluppo basato sulla preservazione delle risorse naturali, di un nuovo ordine mondiale caratterizzato da una migliore distribuzione delle ricchezze e orientato al miglioramento delle condizioni di vita dell’intera popolazione mondiale. 31
  • 32. 1987 Ma è con la pubblicazione del rapporto Our common future elaborato dalla World Commission on Environment and Development (WCED), la Commissione Mondiale per l’ambiente e lo sviluppo, che viene data una prima definizione di Sviluppo Sostenibile. “Lo sviluppo è sostenibile se soddisfa i bisogni delle generazioni presenti senza compromettere le possibilità per le generazioni future di soddisfare i propri bisogni” Our common future o Rapporto Brundtland Il rapporto, conosciuto anche come Rapporto Brundtland, dopo aver analizzato lo stato di salute del Pianeta, mette in evidenza come lo sviluppo e l’ambiente non possano avere due percorsi separati, ma sia necessario costruire una strategia di sviluppo nuova, in grado di integrare le esigenze dello sviluppo con quelle dell’ambiente. “Lo sviluppo sostenibile, lungi dall'essere una definitiva condizione di armonia, è piuttosto un processo di cambiamento tale per cui lo sfruttamento delle risorse, la direzione degli investimenti, l'orientamento dello sviluppo tecnologico e i cambiamenti istituzionali siano resi coerenti con i bisogni futuri oltre che con gli attuali” Our common future o Rapporto Brundtland Sempre nel 1987 si tiene a Mosca la Conferenza Intergovernativa sull’Educazione Ambientale, che intende fare un bilancio sugli sviluppi dell’Educazione Ambientale a dieci anni dalla Conferenza di Tbilisi e lanciare una nuova strategia internazionale in grado di diffondere l’Educazione Ambientale. L’idea è quella di studiare una strategia che tenga conto del neonato concetto di “sviluppo sostenibile” e sia orientata ai problemi concreti dell’ambiente umano. A Mosca si precisa l’importanza di una presa di coscienza collettiva sulle problematiche ambientali e si sottolinea come sia necessario modificare i comportamenti di ciascuno per risolvere i problemi legati all’ambiente. 1992 Il concetto di Sviluppo Sostenibile si rafforza ulteriormente con la United Conference Environment and Development di Rio de Janeiro, conosciuta anche come il Vertice della Terra. L’obiettivo dei Paesi partecipanti è stato quello di elaborare un Piano d’Azione che guidasse l’economia mondiale verso uno sviluppo più sostenibile. Uno sviluppo che, per essere sostenibile, comprendesse due dimensioni: una economico-sociale e una ambientale. 32
  • 33. Al Vertice di Rio vengono elaborate due Convenzioni e tre Dichiarazioni di Principi: La Convenzione quadro sui cambiamenti climatici, La Convenzione quadro sulla biodiversità, La Dichiarazione dei principi per la gestione sostenibile delle foreste, La Dichiarazione di Rio su Ambiente e Sviluppo, L'Agenda 21 ossia il Piano d’Azione per il XXI secolo. L’Agenda 21 elaborata a Rio de Janeiro, composta da 40 capitoli, nasce come un Piano d’azione, come un programma da seguire a livello internazionale, nazionale e locale, per la costruzione di un modello di sviluppo sostenibile per il XXI secolo e prevede il coinvolgimento di numerosi stakeholder. Un articolo dell’Agenda 21, considerato fondamentale per il cammino verso un Sviluppo Sostenibile, è il capitolo 28 che invita le comunità locali ad impegnarsi in prima linea per la promozione di uno sviluppo sostenibile in quanto sono loro “il livello di governo più vicino ai cittadini.” “Dal momento che gran parte dei problemi e delle soluzioni cui si rivolge Agenda 21 hanno origine in attività locali, la partecipazione e la cooperazione delle amministrazioni locali rappresenta un fattore determinante per il raggiungimento dei suoi obiettivi. Le amministrazioni locali gestiscono i settori economico, sociale ed ambientale, sovrintendono ai processi di pianificazione, elaborano le politiche e fissano le regole in materia ambientale a livello locale, e collaborano nell’attuazione delle politiche ambientali nazionali e regionali. Rappresentando il livello di governo più vicino ai cittadini, svolgono un ruolo fondamentale nel sensibilizzare, mobilitare e rispondere alla cittadinanza per promuovere lo sviluppo sostenibile.” Agenda 21, Capitolo 28 All’interno dell’Agenda 21 non si parla solo di Sviluppo Sostenibile ma anche di Educazione Ambientale, ad essa infatti viene dedicato un intero capitolo, il capitolo 36 “Promoting Education, Public Awereness, and Training”. Nell’A21 l’EA viene descritta come strumento per promuovere stili di vita sostenibili. “L’Educazione riveste una notevole importanza per la promozione di uno sviluppo sostenibile e per migliorare la capacità degli individui ad interessarsi dei problemi dell’ambiente e dello sviluppo”. Agenda 21, Capitolo 36 33
  • 34. Contemporaneamente al Vertice della Terra si svolge il forum delle Organizzazioni Non Governative che approva il Trattato di educazione ambientale per società sostenibili e la responsabilità globale. Il Trattato sottolinea come l’Educazione Ambientale debba essere un’educazione globale, che abbraccia le varie dimensioni legate allo sviluppo e all’ambiente e indirizzata verso una società sostenibile. In questo stesso anno l’Unione Europea elabora il Quinto Piano d’Azione Ambientale "Per uno Sviluppo Durevole e Sostenibile", che verrà poi approvato nel 1993. Il V Piano d’Azione sposa completamente i principi dello Sviluppo Sostenibile e diventa lo strumento di attuazione dell’Agenda 21. “Il presente programma rappresenta una svolta per la comunità […] uno dei più importanti obiettivi degli anni 90, non solo per la Comunità, ma per tutto il Pianeta, sarà la riconciliazione tra ambiente e sviluppo […] Il programma delinea un nuovo approccio all’ambiente e allo sviluppo e alle attività economiche e sociali e richiede, per essere realizzato praticamente, una volontà reale a tutti i livelli politici e professionali e la partecipazione di tutta la collettività in quanto cittadini e consumatori.” Quinto Piano d’Azione Ambientale 1993 Sempre in attuazione dell’Agenda 21, il Ministero dell’Ambiente italiano definisce Il Piano Nazione per lo Sviluppo Sostenibile, che viene approvato dal CIPE (Comitato Interministeriale per la Programmazione Economica) il 28 dicembre 1993. 1994 In Danimarca, ad Aalborg, l’ICLEI Consiglio Internazionale per le Iniziative Ambientali Locali organizza la Prima Conferenza Europea sulle Città Sostenibili durante la quale viene elaborata la Carta delle città europee per uno sviluppo sostenibile e durevole o Carta di Aalborg. La Carta è suddivisa in tre parti: Dichiarazione di principi: le città europee per un modello urbano sostenibile; La campagna delle città europee sostenibili; L’impegno nel processo d’attuazione dell’Agenda 21 a livello locale: piani locali d’azione per un modello urbano sostenibile. 34
  • 35. “Con la firma della Carta le città e le regioni europee si impegnano ad attuare l'Agenda 21 a livello locale e ad elaborare piani d'azione a lungo termine per uno sviluppo durevole e sostenibile, nonché ad avviare la campagna per uno sviluppo durevole e sostenibile delle città europee.” Carta di Aalborg 1996 Viene organizzata a Lisbona la Seconda Conferenza Europea sulle Città Sostenibili. Mentre l’intento della prima Conferenza era stato quello di diffondere la Carta e trovare nuove adesioni, con la seconda i partecipanti s’impegnano a realizzare i principi da essa sanciti, ad avviare un piano locale della sostenibilità e un processo di Agenda 21 locale. A Lisbona viene, inoltre, elaborato un Piano d’Azione dal titolo Dalla Carta all’Azione, con il quale i Paesi partecipanti dichiarano di volere adottare anche i principi stabiliti nella Carta Habitat di Istanbul, un Piano di Azione elaborato, quello stesso anno, alla Conferenza Onu On human settlements. 1997 A New York si riunisce la XIX Sessione Speciale dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite per fare il punto sullo stato di attuazione dell’Agenda 21 e a Salonicco si tiene la Conferenza Internazionale Ambiente e società: educazione e sensibilizzazione per la sostenibilità. Salonicco segna un'altra tappa importante per l’evoluzione del concetto di educazione ambientale. Qui, infatti, “l’educazione dovrà essere riconosciuta come uno dei pilastri della sostenibilità” diventando “un’Educazione per l’Ambiente e la Sostenibilità”. 8. È necessario un processo di apprendimento collettivo, collaborazioni, uguali opportunità ed un continuo dialogo tra governi, autorità locali, università, imprese, consumatori, ONG, mezzi di informazioni e altri soggetti per creare consapevolezza, ricerca di alternative e cambiamenti in comportamenti e stili di vita, inclusi consumi e modelli di produzione orientati alla sostenibilità. 9. L'educazione è uno strumento indispensabile per dare a tutte le donne e gli uomini nel mondo la capacità di essere protagonisti della propria esistenza, per esercitare scelte personali e responsabili, per apprendere nel corso di tutta la vita senza frontiere, siano esse geografiche, politiche, culturali, religiose, linguistiche e di genere. 10. Il riorientamento dell'educazione nel suo complesso verso la sostenibilità coinvolge tutti i livelli dell'educazione formale, non formale ed informale in tutti i paesi. Il concetto di sostenibilità comprende non solo l'ambiente ma povertà, popolazione, salute, sicurezza alimentare, democrazia, diritti umani e pace. La sostenibilità è, in ultima analisi, un 35
  • 36. imperativo morale ed etico in cui devono essere rispettate diversità culturale e conoscenze tradizionali. 11. L'educazione ambientale, così come concepita sulla base delle raccomandazioni di Tbilisi e come si e' evoluta fino a permeare l'intero campo di azione delle indicazioni contenute nell'Agenda 21 ed enunciate dalle maggiori Conferenze delle Nazioni Unite, deve anche esser intesa come educazione verso la sostenibilità. Ciò comporta che può essere considerata come educazione per l'ambiente e la sostenibilità. Salonicco 1997 Sempre nel 1997 in Italia i Ministeri dell’Ambiente e della Pubblica Istruzione elaborano il primo documento nazionale sull’Educazione Ambientale, la Carta dei principi dell’Educazione Ambientale, conosciuta soprattutto come Carta dei Principi di Fiuggi, che si allinea perfettamente con le indicazioni presenti nei documenti internazionali. Essa è “rivolta ai cittadini di ogni età come alla Pubblica Amministrazione, alle imprese come ai lavoratori, alle scuole come alle agenzie educative del territorio”. “4. L'educazione allo sviluppo sostenibile deve divenire un elemento strategico per la promozione di comportamenti critici e propositivi dei cittadini verso il proprio contesto ambientale. L'educazione ambientale forma alla cittadinanza attiva e consente di comprendere la complessità delle relazioni tra natura e attività umane, tra risorse ereditate, da risparmiare e da trasmettere, e dinamiche della produzione, del consumo e della solidarietà. L'educazione ambientale è globale e comprende l'istruzione formale, la sensibilizzazione e la formazione. L'educazione ambientale si protrae per tutta la durata dell'esistenza, prepara l'individuo alla vita e coinvolge tutte le generazioni. […] 5. L'educazione ambientale deve divenire componente organica di tutte le politiche pubbliche, quelle formative ed ambientali innanzitutto […] deve orientare l'intervento delle istituzioni e il ruolo delle comunicazioni di massa. 10. […] E' compito delle amministrazioni pubbliche centrali e periferiche, organizzare, promuovere e favorire attività di educazione ambientale, che è anche una competenza istituzionale propria e specifica, da coordinare e integrare in una rete costituita dai soggetti pubblici e privati che svolgono attività di educazione ambientale sul territorio. […]” Carta di Fiuggi 1999 Un’altra tappa nazionale importante è l’incontro a Ferrara tra gli amministratori locali delle città italiane. Essi, infatti, si riuniscono per sottoscrivere un documento, la Carta di Ferrara, con la quale istituiscono un Coordinamento delle Agende 21 Locali Italiane. In particolare, le 36
  • 37. amministrazioni pubbliche s’impegnano “a promuovere i processi di Agenda 21 in Italia e a monitorare, diffondere e valorizzare le esperienze positive in corso, al fine di identificare «modelli» di riferimento di Agenda 21 Locale a livello comunale, provinciale e regionale. […]” 2000 A Genova il Comitato Tecnico Interministeriale per l'attuazione dell'Accordo di Programma fra Ministero dell'Ambiente e Ministero della Pubblica Istruzione, organizza la Prima Conferenza Nazionale di Educazione Ambientale mentre a Santiago de Compostela si tiene l’International Experts Meeting on Enviromental Education, un appuntamento promosso dall’UNESCO per approfondire e discutere di un’Educazione ambientale orientata allo Sviluppo Sostenibile. In questo stesso anno ad Hannover viene organizzata la Terza Conferenza sulle città e i comuni sostenibili. 2001 La Commissione Europea elabora il Sesto Programma di Azione per l’Ambiente “Ambiente 2010: Il nostro futuro, la nostra scelta”, per gli anni 2001-2010, individuando 4 aree d’azione prioritarie: Cambiamento climatico, Natura e biodiversità, Ambiente e salute, Uso sostenibile delle risorse naturali e gestione dei rifiuti. Il Piano definisce inoltre le azioni e gli strumenti da adottare per perseguire gli obiettivi fissati. Nel documento si legge, inoltre, come “un aspetto centrale del Sesto programma, nonché il fattore determinante per il suo successo, sarà il coinvolgimento delle parti interessate, che dovrà permeare ogni fase del processo politico, dalla fissazione degli obiettivi alla concretizzazione delle misure […]”. In questo stesso anno l’Unione Europea, a Goteborg, elabora la Strategia Europea per lo Sviluppo Sostenibile, ossia un quadro politico comunitario a favore di uno sviluppo sostenibile. La strategia ha avuto poi delle integrazioni nel 2005 e nel 2009. “19. Lo sviluppo sostenibile - soddisfare i bisogni dell’attuale generazione senza compromettere quelli delle generazioni future - è un obiettivo fondamentale fissato dai trattati. A tal fine è necessario affrontare le politiche economiche, sociali e ambientali in modo sinergico. La mancata inversione delle tendenze che minacciano la qualità futura della vita provocherà un vertiginoso aumento dei costi per la società o renderà tali tendenze irreversibili. […] 37
  • 38. 20. Il Consiglio europeo ha convenuto una strategia per lo sviluppo sostenibile che integra l’impegno politico dell’Unione per il rinnovamento economico e sociale, aggiunge alla strategia di Lisbona una terza dimensione, quella ambientale, e stabilisce un nuovo approccio alla definizione delle politiche. Le modalità di attuazione di detta strategia saranno messe a punto dal Consiglio. 21. Obiettivi chiari e stabili per lo sviluppo sostenibile offriranno opportunità economiche significative. Ciò costituirà un potenziale per una nuova ondata di innovazione tecnologica e di investimenti, generatrice di crescita e di occupazione. Il Consiglio europeo invita l’industria a partecipare allo sviluppo e a un più ampio ricorso a nuove tecnologie rispettose dell’ambiente in settori quali l’energia e i trasporti. Al riguardo il Consiglio europeo sottolinea l'importanza di dissociare crescita economica e sfruttamento delle risorse. […]” Strategia Europea per lo Sviluppo Sostenibile 2002 Anche a livello nazionale viene sviluppata la Strategia d’Azione Ambientale per lo Sviluppo Sostenibile in Italia, elaborata dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e approvata dal CIPE. Il documento, elaborato tre settimane prima del Vertice Mondiale sullo Sviluppo Sostenibile, appare perfettamente in linea con il VI Programma d’Azione per l’Ambiente della Comunità Europea. La strategia, infatti, indica come ambiti di intervento prioritari gli stessi indicati dall’Unione Europea: clima; natura e biodiversità; qualità dell'ambiente e della vita negli ambienti urbani; uso sostenibile e gestione delle risorse naturali e dei rifiuti. Per ognuno di essi specifica obiettivi e azioni. Come strumenti dell’azione la Strategia indica “la promozione di comportamenti volontari da parte di tutti gli attori sociali verso la protezione dell’ambiente”. “Occorre una rivisitazione degli strumenti della politica ambientale in direzione del miglioramento della legislazione di protezione ambientale e della sua applicazione; dell’integrazione dell’ambiente nelle politiche di settore e nei mercati; dell’attuazione della riforma fiscale ecologica; della mitigazione delle esternalità ambientali e della eliminazione dei sussidi perversi; della introduzione della contabilità ambientale; della maggiore efficacia dei processi di informazione e partecipazione del pubblico; della crescita del ruolo decisionale dei cittadini; dello sviluppo della ricerca scientifica e tecnologica; della formazione e dell’informazione.” Strategia d’Azione Ambientale per lo Sviluppo Sostenibile Sempre nel 2002 a Johannesburg viene organizzato il 38
  • 39. World Summit on Sustainable Development (WSSD), il Vertice Mondiale sullo Sviluppo Sostenibile. Al Summit di Johannesburg, gli Stati ribadiscono il loro impegno nel promuovere i principi dello sviluppo sostenibile, ossia uno sviluppo che sia contemporaneamente economico, sociale ed ambientale, e nel dare continuità alla realizzazione dei processi di A21. In pratica vengono riconfermati gli impegni presi a Rio de Janeiro nel 1992. È durante il Summit di Johannesburg che inizia a delinearsi l’idea di dedicare un decennio all’Educazione dello Sviluppo Sostenibile. Nel Plan of Implementation di Johannesburg si trovano diversi richiami all’educazione, nel documento si fa riferimento all’educazione come ad uno strumento in grado di incoraggiare processi partecipativi e promuovere comportamenti “eco saggi”. Parallelamente al Summit di Johannesburg, l’UNESCO e le ONG, organizzano l’Education for a Sustainable Future: Action, Commitments and Partnerships. Qui i partecipanti sottolineano come dovrebbero promuovere l’Educazione alla Sostenibilità non solo i Ministri dell’educazione, ma anche rappresentanti degli altri Ministeri. 2003 Viene organizzato ad Espinho (Portogallo) il First World Environmental Education Congress (WEEC), ossia il Primo Congresso Mondiale dedicato esclusivamente all’Educazione Ambientale. Si dà vita così ad una rete, la rete WEEC, ossia “una rete mondiale di discussione e ricerca, nata per dare continuità ai congressi e al dibattito sui temi chiave dell’educazione ambientale, per consentire lo scambio di riflessioni, esperienze e proposte tra un congresso e l'altro, per costruire una comunità mondiale di ricerca e di pratica dell'educazione ambientale e alla sostenibilità”. Al Congresso di Espinho seguono poi le diverse edizioni: 2004 San Paolo (Brasile) 2005 Torino (Italia) 2007 Durban (Sud Africa) 2009 Montreal (Canada) 2011 Brisbane (Australia) La prossima nel 2013 Marrakech (Marocco) 2004 Si svolge ad Aalborg la quarta Conferenza Europea delle Città Sostenibili dove i paesi partecipanti confermano la loro visione per un futuro sostenibile delle loro città. “Una visione che prevede città ospitali, prospere, creative e sostenibili, in grado di offrire una buona qualità della vita a tutti i cittadini, consentendo loro di partecipare a tutti gli 39
  • 40. aspetti della vita urbana.” La Conferenza, con 1000 partecipanti, si conclude con la sottoscrizione degli Aalborg Commitments, una carta di impegni su 10 temi principali che le amministrazioni locali s’impegnano a rispettare per supportare lo sviluppo sostenibile locale. 1. GOVERNANCE. Ci impegniamo a rafforzare i nostri processi decisionali tramite una migliore democrazia partecipatoria. 2. GESTIONE URBANA PER LA SOSTENIBILITÀ. Ci impegniamo a mettere in atto cicli di gestione efficienti, dalla loro formulazione alla loro implementazione e valutazione. 3. RISORSE NATURALI COMUNI. Ci impegniamo ad assumerci la piena responsabilità per la protezione e la preservazione delle risorse naturali comuni. 4. CONSUMO RESPONSABILE E STILI DI VITA. Ci impegniamo a promuovere e a incentivare un uso prudente delle risorse, incoraggiando un consumo e una produzione sostenibili. 5. PIANIFICAZIONE E PROGETTAZIONE URBANA. Ci impegniamo a svolgere un ruolo strategico nella pianificazione e progettazione urbane, affrontando problematiche ambientali, sociali, economiche, sanitarie e culturali per il beneficio di tutti. 6. MIGLIORE MOBILITÀ, MENO TRAFFICO. Riconosciamo l’interdipendenza di trasporti, salute e ambiente e ci impegniamo a promuovere scelte di mobilità sostenibili. 7. AZIONE LOCALE PER LA SALUTE. Ci impegniamo a proteggere e a promuovere la salute e il benessere dei nostri cittadini. 8. ECONOMIA LOCALE SOSTENIBILE. Ci impegniamo a creare e ad assicurare una vivace economia locale, che promuova l’occupazione senza danneggiare l’ambiente. 9. EQUITÀ E GIUSTIZIA SOCIALE. Ci impegniamo a costruire comunità solidali e aperte a tutti. 10. DA LOCALE A GLOBALE Ci impegniamo in una azione locale per una pace, giustizia, equità e sviluppo sostenibile a livello globale. Aalborg Commitments 2005 L’Assemblea Generale dell’ONU proclama per gli anni 2005-2014 il DESS Decennio dell’Educazione allo Sviluppo Sostenibile, affidando il coordinamento delle attività all’UNESCO, e confermando in questo modo il ruolo determinante dell’educazione per la realizzazione di uno sviluppo sostenibile. Un’educazione che deve essere intesa in senso ampio e deve avere il compito di istruire, informare, formare e sensibilizzare tanto i giovani quanto gli adulti e la società civile. Per far ciò è necessaria una 40
  • 41. collaborazione tra i vari stakeholder che siano essi singoli individui o istituzioni. L’obiettivo è quello di creare una rete di soggetti in grado di rispondere alle esigenze reali del territorio e delle società. L’Educazione alla Sostenibilità deve essere caratterizzata dai seguenti elementi: Interdisciplinarietà Acquisizione di valori Sviluppo del pensiero critico e ricerca della risoluzione dei problemi Molteplicità di metodologie Decisioni condivise e “partecipate” Importanza del contesto locale. Per tutti coloro che intendono contribuire al Decennio, l’UNESCO elabora un documento di riferimento per i partner, lo Schema Internazionale di Implementazione (SII). All’interno del SII vengono indicate le finalità e gli obiettivi del DESS, alcune indicazioni su come fornire un contributo al Decennio sia a livello internazionale, che nazionale, regionale e locale, sette strategie fondamentali per intervenire nel campo dell’Educazione allo Sviluppo Sostenibile ed infine alcune caratteristiche fondamentali per l’Educazione alla Sostenibilità. Lo scopo ultimo del DESS è l’integrazione dei principi, dei valori e delle pratiche dello sviluppo sostenibile in tutti gli aspetti dell’educazione e dell’apprendimento. Questo sforzo educativo dovrà stimolare nei comportamenti cambiamenti tali da rendere il futuro più sostenibile in termini di salvaguardia ambientale, progresso economico e equità della società per le generazioni presenti e future. DESS Schema Internazionale di Implementazione Le sette strategie, elementi essenziali per procedere nella predisposizione di piani d’attuazione a livello regionale, nazionale e sub-nazionale: Costruzione di scenari e creazione di aggregazione; Consultazione degli interessati e ispirazione del senso d’appartenenza; Creazione di partenariati e reti; Costruzione di capacità (capacity-building) e formazione; Stimolo della ricerca e dell’innovazione; 41
  • 42. Uso delle Tecnologie dell’Informazione e della Comunicazione (ICT); Monitoraggio e valutazione. Sempre nel 2005, a Vilnius, il Comitato per la Politica Ambientale della Commissione Economica per l’Europa promuove un High-level meeting dei Ministeri dell’Ambiente e dell’Educazione per adottare la Strategia UNECE per l’Educazione per lo Sviluppo Sostenibile ossia una strategia in grado di promuovere il DESS nell’United Nations Economic Commission for Europe. La nostra visione del futuro è quella di una regione che comprenda valori comuni di solidarietà, equità e rispetto reciproco tra popoli, nazioni e generazioni. È una regione caratterizzata dallo sviluppo sostenibile, che include vitalità economica, giustizia, coesione sociale, protezione dell’ambiente e gestione sostenibile delle risorse naturali, così da soddisfare i bisogni delle generazioni presenti senza compromettere la capacità delle generazioni future di fare altrettanto. L’educazione, oltre ad essere un diritto umano, è un pre- requisito per raggiungere lo sviluppo sostenibile, e uno strumento essenziale per il buon governo, per i processi decisionali consapevoli e per la promozione della democrazia. Per questo motivo, l’educazione per lo sviluppo sostenibile può aiutare a tradurre la nostra visione in realtà. L’educazione per lo sviluppo sostenibile migliora e rafforza la capacità di individui, gruppi, comunità, organizzazioni e nazioni di formulare giudizi e decisioni a favore dello sviluppo sostenibile. Essa può promuovere un cambiamento nella mentalità della gente così da farla diventare capace di rendere il nostro mondo più sicuro, salubre e prospero, insomma di migliorare la qualità della vita. L’educazione per lo sviluppo sostenibile può fornire capacità critica, maggiore consapevolezza e forza per esplorare nuove visioni e concetti e per sviluppare metodi e strumenti nuovi. La nostra Visione - Strategia UNECE per l’Educazione per lo Sviluppo Sostenibile 2007 Si svolge a Siviglia la quinta Conferenza Europea delle Città Sostenibili, “Portare gli Impegni di Aalborg nelle strade” dove i governi locali fanno il punto sulle azioni sino a quel momento realizzate e sugli strumenti a disposizione per l’attuazione degli impegni presi ad Aalborg. Sempre nel 2007, la Conferenza Permanente Stato- Regioni e Province Autonome ha approvato il documento politico “Orientamenti e obiettivi per il nuovo quadro programmatico per l’educazione all’ambiente e allo sviluppo 42
  • 43. sostenibile”, che riafferma la validità del Sistema InFEA Nazionale come integrazione di sistemi a scala regionale, impegna i sottoscrittori a sviluppare la propria azione congiunta per la crescita di una cultura della sostenibilità da attuarsi anche favorendo una forte integrazione delle politiche di settore, necessaria per rendere i processi della formazione, dell’educazione e della sensibilizzazione per lo sviluppo sostenibile organici alle politiche del territorio. Sulla base degli orientamenti ed obiettivi sopra richiamati è stato redatto, e approvato dalla Conferenza Permanente Stato-Regioni in data 1° agosto 2007, il “Nuovo Quadro Programmatico Stato-Regioni e Province Autonome per l’educazione all’ambiente e alla sostenibilità”, che rappresenta il principale strumento di attuazione ed indirizzo per l’attività delle Amministrazioni centrali e regionali. 2009 A cinque anni dal lancio del DESS, l’UNESCO organizza a Bonn la Conferenza Mondiale sull’Educazione allo Sviluppo Sostenibile con l’obiettivo di fare il punto sul percorso fatto con il DESS e dare la possibilità ai partner di scambiarsi esperienze e buone pratiche per l’ESS. A Bonn gli Stati fissano nuovi obiettivi da raggiungere negli anni successivi: dare rilievo all’importanza dell’ESS per tutte le forme di educazione; incoraggiare gli scambi internazionali sull’ESS, specialmente tra il Nord e il Sud del mondo; verificare lo stato di implementazione del Decennio; incrementare strategie per la sua prosecuzione. La conferenza termina con l’approvazione di un documento finale conosciuto come Dichiarazione di Bonn. 2010 Si svolge la Sesta Conferenza Europea delle Città Sostenibili, a Dunkerque, dalla quale sono emerse due dichiarazioni: la Dichiarazione di Dunkerque 2010 sul Clima; la Dichiarazione di Dunkerque 2010 sulla Sostenibilità. 2012 A giugno di quest’anno si terrà, nuovamente a Rio de Janeiro, la Conferenza sullo Sviluppo Sostenibile, Rio+20, così chiamata perché organizzata a vent’anni dal Vertice della Terra. Il Vertice, organizzato sempre dall’ONU, ha come obiettivo finale quello di rafforzare l’impegno politico degli stati ad agire in favore di uno sviluppo sostenibile globale, e di porsi nuovi traguardi da raggiungere. I temi trattati saranno 43
  • 44. principalmente due: L’economia verde nel contesto dello sviluppo sostenibile e riduzione della povertà; Il quadro istituzionale per lo sviluppo sostenibile. 44
  • 45. Le politiche per la Già da anni la Regione Sardegna, in linea con la Sostenibilità programmazione internazionale e nazionale, è impegnata Ambientale della nella promozione di politiche di Sostenibilità Regione Sardegna Ambientale e di programmi di Educazione alla Sostenibilità. Di seguito si riportano i programmi più rilevanti degli ultimi anni, che sono stati di riferimento per la programmazione provinciale. 2009 Nel luglio del 2009 la Regione Sardegna, adotta il Piano per gli Acquisti Pubblici Ecologici - il PAPERS per gli anni 2009-2013. Il Piano, redatto dall’Assessorato della Difesa dell’Ambiente (Servizio Sostenibilità Ambientale) e dall’Assessorato degli Enti Locali (Servizio Provveditorato), entro il 2013 si impegna a: raggiungere la quota del 50% del fabbisogno regionale delle forniture di beni e servizi necessari all’ordinario funzionamento dell’Amministrazione aventi caratteristiche di ridotto impatto ambientale e il 20% negli appalti di lavori; far attecchire la politica del GPP in tutto il territorio regionale, e, in particolare, in tutte le Amministrazioni provinciali ed Enti parco regionali, nel 50% delle amministrazioni comunali, nel 30% degli altri Enti Pubblici; sviluppare nell’Amministrazione regionale e in almeno il 50% degli Enti Locali il ricorso a fonti energetiche rinnovabili, il risparmio, la riduzione dell'intensità e l'efficienza energetica. 2009 Nell’agosto del 2009 la Regione Sardegna approva il Programma triennale per l’Educazione Ambientale e alla Sostenibilità per gli anni 2009-2011 con il fine di sensibilizzare e responsabilizzare la cittadinanza verso stili di vita più sostenibili. I destinatari del Programma triennale regionale sono le scuole; il sistema produttivo ed imprenditoriale; il sistema della produzione dei servizi pubblici; i soggetti istituzionali, gli attori, le strutture e le reti del sistema educativo formale, non formale ed informale; i cittadini in generale. Le aree di intervento del Programma rispondono ad un complesso di necessità strutturali ed operative che interessano i diversi livelli e le categorie che compongono il Sistema Regionale InFEA. In particolare, si intende attuare azioni tese a favorire il completamento strutturale e funzionale della rete, incrementare la dotazione di strumenti efficaci per un’efficace azione di rete, sviluppare il dialogo tra i componenti della rete e con altre reti ed, infine, potenziare 45
  • 46. e sviluppare le funzioni correlate alla progettualità dei CEAS. Il Programma si articola in quattro aree di intervento: 1. strutturazione e potenziamento funzionale e delle azioni del Sistema Regionale InFEA; 2. realizzazione di progetti regionali in materia di Educazione all’Ambiente e alla Sostenibilità da svilupparsi in modalità di rete; 3. realizzazione di azioni innovative per l’Educazione alla Sostenibilità; 4. potenziamento e adeguamento infrastrutturale dei CEAS, dei Nodi e del Centro Regionale di Coordinamento InFEA. 2009 Nel dicembre 2009 la Regione Sardegna approva il Piano d’Azione Ambientale Regionale (PAAR) 2009-2013 che si configura come uno strumento di attuazione delle politiche ambientali regionali. Il PAAR individua 4 Aree di azione prioritaria, secondo l’impostazione adottata a livello europeo dal VI Programma comunitario di Azione in materia di Ambiente. Per ciascuna delle 4 Aree individua alcuni obiettivi generali e specifici, circa 39 azioni suddivise per area tematica ed accorpate in 6 Macroazioni. Di seguito si riportano le 4 Aree di azione prioritaria e le 6 Macroazioni: Cambiamenti climatici A - Sostegno per la mobilità alternativa B - Energia sostenibile Natura, biodiversità e difesa del suolo C - Gestione sostenibile del territorio Ambiente e salute D - Tutela della salute del cittadino Uso sostenibile delle risorse naturali e gestione dei rifiuti E - Gestione sostenibile dei rifiuti e bonifica dei siti inquinati F - Tutela della risorsa idrica Le azioni derivanti dagli obiettivi trasversali hanno portato all’identificazione di una settima macroazione definita: G - Trasversalità ambientale. 46
  • 47. Il concetto di Il percorso di progettazione partecipata ha preso avvio il 17 Educazione alla Novembre 2011 con un primo Workshop, a cui hanno preso Sostenibilità emerso parte oltre 80 partecipanti. nel 1° workshop La prima parte dei lavori è stata rivolta alla presentazione e condivisione del processo partecipativo. La seconda parte, con l’obiettivo di attivare una prima riflessione sul tema e dunque sulla domanda Qual è l’oggetto del nostro lavoro?, è stata dedicata alla definizione partecipata e alla condivisione dell’approccio all’Educazione Ambientale e alla Sostenibilità e in particolare a rispondere, suddivisi in sette gruppi di lavoro alle seguenti domande: Cos’è per noi l’Educazione Ambientale e alla Sostenibilità? …a quali target si indirizza? …quali sono i suoi ambiti tematici di intervento? …con quali strumenti si attua? Di seguito si riportano le risposte prodotte dai sette gruppi di lavoro, dalle quali emerge un’idea e un approccio all’Educazione alla Sostenibilità innovativo e pienamente coerente con il quadro programmatorio internazionale. 47
  • 48. Cos’è per noi l’Educazione Ambientale e alla Sostenibilità? Insieme di azioni mirate a creare o sviluppare consapevolezza sul nostro impatto ambientale e a modificare gli stili di vita. Processo di educazione alla consapevolezza del nostro rapporto con l’ambiente vissuto attraverso esperienze che permettano di riappropriarsi di ritmi naturali per adottare scelte proiettate in un futuro sostenibile. Percorsi di crescita individuale collettivi al rispetto, allo sviluppo dell’empatia, all’informazione orientata al cambiamento dei comportamenti. Attivare processi educativi che portino all’assunzione di responsabilità, attaccamento e affetto dell’individuo e della collettività nei confronti dell’ambiente nel quale si vive. È un percorso educativo permanente finalizzato ad un cambiamento responsabile dei propri stili di vita. Far capire concretamente come rendere equilibrate le nostre scelte e portando al cambiamento delle coscienze consapevoli che le risorse sono finite. Un processo che, attraverso metodologie specifiche al target, porti ad una consapevolezza con l’obiettivo di un cambiamento comportamentale verso l’ambiente esterno ed interno. …a quali target si indirizza? Tutti in maniera orizzontale e trasversale Bambini + genitori, Anziani, Adulti, Turisti, Aziende, Politici, Enti Pubblici, Religiosi, Imprese, Associazioni, Insegnanti Tutti! Cittadinanza: giovani e scuole, Imprese, P.A. Pubblica Amministrazione, Cittadini, Imprese, Organizzazioni di vario tipo Politici, Nipoti, Genitori, Nonni Politici, Bambini, Adolescenti, Adulti, Anziani, Casalinghe, Consumatori, Cittadini, Imprese, Insegnanti 48
  • 49. …quali sono i suoi ambiti tematici di intervento? Rifiuti, Energie naturali, Acquisti verdi, Mobilità, Biodiversità, Beni comuni (acqua, terra, spiagge), Etica nella politica, Turismo rurale e sostenibile, Agricoltura, Alimentazione Mobilità, Biodiversità, Rifiuti e Riciclo, Consumi critici e Produzioni sostenibili, Alimentazione, Energie rinnovabili, Culture e identità locali Prioritariamente il consumo di risorse, in termini settoriali: Acqua, Energia, Rifiuti, Mobilità, ecc. Trasversale Ecosistema, la natura come esempio (acqua di consumo, acque e coste, ecologia urbana, foreste, energia, innovazione, relazioni, rifiuti, risparmio, produzione) Riduzione dei consumi (e consumo responsabile), Trasporti e mobilità, Alimentazione, Biodiversità, Agricoltura, Rifiuti Rifiuti, energia, mobilità, acqua-aria-terra, materie prime, alimentazione, biodiversità, cittadinanza attiva, educazione, “contestualizzati” nel target 49
  • 50. …con quali strumenti si attua? Cittadinanza attiva (orti condivisi etc…), Percorsi di educazione e informazione, Conoscenza del territorio, Buone pratiche, Regole “verdi”, Onestà e responsabilità Con la coerenza nello stile di vita, Con la condivisione delle buone pratiche, Con azioni concrete (giochi, laboratori educativi e partecipativi), Comunicazione e informazione, Lavoro sull’immaginario, Consapevolezza delle proprie capacità Informazione, Formazione e Aggiornamento (a tutti i livelli), Esplorazione ed Esperienza diretta Si attua con: Informazione, Formazione, Sensibilizzazione, Comunicazione in rete/circolare, Esperienza attiva Gioco e altre metodologie, Processi partecipativi, Campagne di sensibilizzazione, Social Marketing, Trasmissione di buone pratiche, Promozione sociale Azioni concrete e integrate di sperimentazione diretta, atte a stimolare la curiosità critica per portare alla conoscenza dei cicli produttivi di trasformazione e smaltimento Laboratori didattici, Spot pubblicitari, Materiale informativo, Laboratori di quartiere, Visite guidate, Giochi, Eventi, Seminari, Legislazione, Scambio di buone pratiche, Fattorie didattiche 50