Piano di Educazione alla Sostenibilità 2013/2015 della Provincia di Cagliari. Info: http://marraiafura.com/piano-di-educazione-alla-sostenibilita-della-provincia-di-cagliari
2. Provincia di Cagliari – Provincia de Casteddu
Assessorato delle Politiche Ambientali, Energia e Tutela del territorio
Assessore Ignazio Tolu
Settore Ambiente
Dirigente Alessandro Sanna
Ufficio Sviluppo Sostenibile – Nodo In.F.E.A.
Responsabile Giuseppina Liggi
Alessandro Bordigoni
Rosalba Pinna
Simone Pusceddu
Via Cadello 9 – 09121 Cagliari
www.provincia.cagliari.it/ambiente
Tel.: 070 5284525
E-mail: infea@provincia.cagliari.it
Consulenza per la redazione del Piano e facilitazione del processo di
progettazione partecipata
Serenella Paci
con la collaborazione di Giusy F.M. Doneddu, Elena Lai, Luca Lorrai, Marco
Piccolo, Laura Pili.
Il processo di progettazione partecipata si è svolto nella sede della Provincia, nei
locali del Parco di Monte Claro e del Nodo InFEA, e presso l’Edificio Sali Scelti
del Parco Naturale Regionale Molentargius Saline.
Un ringraziamento speciale a
tutti i partecipanti al processo di definizione del Piano per il contributo attivo, la
competenza e l’impegno profusi.
Marzo 2012
2
3. “Investire nell’Educazione allo Sviluppo Sostenibile (ESS)
significa investire nel futuro…”
Conferenza Mondiale UNESCO sull’Educazione allo Sviluppo Sostenibile
Bonn, 2009
3
4. INDICE
PREMESSA 6
1. IL PROCESSO DI PROGETTAZIONE PARTECIPATA 11
L’approccio metodologico: perché attivare un processo partecipativo
11
per la definizione del Piano?
Quali metodologie per facilitare la partecipazione? 14
Gli stakeholder: chi ha portato un contributo attivo al processo? 16
Quale percorso di lavoro per la definizione del Piano? 19
Quale percorso metodologico per la definizione del Piano? 23
2. DALL’EDUCAZIONE AMBIENTALE ALL’EDUCAZIONE ALLA
SOSTENIBILITÀ 29
Un viaggio attraverso la Sostenibilità: le tappe internazionali e
29
nazionali
Le politiche per la Sostenibilità Ambientale della Regione Sardegna 45
Il concetto di Educazione alla Sostenibilità emerso nel 1° workshop 47
Il concetto di Educazione alla Sostenibilità promosso dal DESS 51
3. LE POLITICHE PER LA SOSTENIBILITÀ DELLA PROVINCIA DI
CAGLIARI 55
Le iniziative promosse dall’ufficio Sviluppo Sostenibile dell’Assessorato
55
Ambiente
Le altre iniziative per lo Sviluppo Sostenibile promosse dalla Provincia 63
Le indicazioni emerse dagli incontri con la componente politica 64
L’analisi partecipata dei problemi ambientali realizzata nel 2°
68
workshop
4. LE SCHEDE DI AZIONE DEL PIANO DI EDUCAZIONE ALLA
SOSTENIBILITÀ 79
Azione 1 Mobilitiamo - promozione della mobilità sostenibile 80
Azione 2 L’energia siamo noi! 82
Azione 3 Creazione di una rete di osservatori del paesaggio 84
Azione 4 Salviamo l’ambiente costiero 86
Azione 5 Il mio territorio 88
Azione 6 Impariamo recuperando insieme 89
Azione 7 ConsumAttore - filiera corta e agricoltura naturale 91
4
5. Azione 8 Recupero dell’agri-cultura 93
Azione 9 Differenziamoci: Rifiuto=Risorsa 94
Azione 10 Di che acqua sei? 95
Azione 11 La rete per l’Educazione alla Sostenibilità della Provincia
98
di Cagliari
L’integrazione delle azioni del Piano con le politiche pubbliche per la
99
sostenibilità
Le risorse finanziarie del Piano 101
5. LA GOVERNANCE DELL’EDUCAZIONE ALLA
SOSTENIBILITÀ IN PROVINCIA DI CAGLIARI 105
Il Sistema InFEA della Regione Sardegna 105
Il Sistema InFEA provinciale 106
La Rete per l’Educazione alla Sostenibilità della Provincia di Cagliari 113
L’attuazione del Piano di Educazione alla Sostenibilità della Provincia
116
di Cagliari
6. ALLEGATI
Allegato 1 – Avviso pubblico per la raccolta di Manifestazioni di
Interesse e Schema di domanda
Allegato 2 – Elenco dei partecipanti al processo di definizione del
Piano
Allegato 3 – Procedura PCM/GOPP di identificazione partecipativa di
un progetto
Allegato 4 – Percorso metodologico PCM/GOPP svolto dai 10 gruppi
di lavoro: analisi dei problemi, albero dei problemi,
albero degli obiettivi, ambiti di intervento, Quadro
Logico.
Allegato 5 – Schede di azione elaborate dai 10 gruppi di lavoro.
5
6. PREMESSA
Il Piano di Educazione Sono quattro i principi fondamentali che hanno guidato
Ambientale e alla la definizione del Piano di Educazione Ambientale e alla
Sostenibilità della Sostenibilità della Provincia di Cagliari:
Provincia di Cagliari la partecipazione degli attori locali,
l’approccio del Project Cycle Management (PCM) e la
progettazione partecipata con la metodologia del Goal
Oriented Project Planning (GOPP),
l’Educazione alla Sostenibilità quale strumento di life long
learning per tutti,
l’integrazione con le politiche pubbliche per la
Sostenibilità.
La partecipazione L’Ufficio Sviluppo Sostenibile dell’Assessorato alle Politiche
degli attori locali Ambientali, Energia e Tutela del Territorio della Provincia di
Cagliari, già da diversi anni, promuove con efficacia processi
partecipativi, quali l’Agenda 21 Locale per progetti pilota,
l’Agenda 21 Tematica per gli Acquisti Pubblici Ecologici con il
progetto “In Provincia di Cagliari si acquista verde”, un progetto
partecipato sul tema dei rifiuti, e numerose altre iniziative.
Negli anni l’ufficio ha fatto proprio l’approccio “bottom up”, il
coinvolgimento degli stakeholder nella programmazione ed
attuazione dei suoi interventi nel territorio, promuovendo
un modello innovativo di governance delle politiche
di sostenibilità ambientale. Nel momento in cui la
Provincia ha deciso di definire un Piano di Educazione
Ambientale e alla Sostenibilità, è stato naturale dunque
adottare, per la sua definizione, un approccio decisionale
inclusivo di tutti i punti di vista rilevanti sul tema.
L’approccio del PCM L’approccio metodologico scelto per la redazione del Piano
Project Cycle di Educazione Ambientale e alla Sostenibilità della Provincia di
Management e la Cagliari è il PCM - Project Cycle Management.
progettazione L’approccio integrato del PCM, promosso dall’Unione
partecipata con la Europea negli anni novanta, nasce con l’obiettivo di
metodologia del GOPP migliorare la qualità e l’efficacia di programmi, piani e progetti
Goal Oriented Project attraverso processi decisionali di programmazione,
Planning pianificazione e progettazione maggiormente inclusivi.
Il percorso di progettazione partecipata è stato facilitato con
la metodologia del GOPP - Goal Oriented Project
Planning, che ha permesso di ottenere, a partire dall’analisi
dei problemi ambientali del territorio, le matrici di
progettazione per obiettivi, che costituiscono le Schede di
azione del Piano.
Un approccio partecipativo innovativo, nelle modalità e
6
7. metodologie che verranno descritte nel primo capitolo, ha
dunque guidato l’intero percorso di definizione del Piano. Le
Schede di azione, elaborate nel percorso di progettazione
partecipata con la metodologia GOPP e descritte con la
matrice del Quadro Logico, sono illustrate invece nel quarto
capitolo.
L’Educazione alla Negli ultimi decenni il concetto di Educazione Ambientale si
Sostenibilità quale è andato profondamente trasformando nei contenuti, nei
strumento di life long metodi e ancora più nei target che vengono coinvolti nelle
learning per tutti iniziative. Se trent’anni fa, infatti, l’Educazione Ambientale era
principalmente orientata alla comprensione dell’ambiente
naturale, alla trasmissione di conoscenze e rivolta agli alunni
delle scuole, nel tempo il suo campo di intervento si è
spostato alle interazioni tra l’uomo e l’ambiente, inteso in
senso ampio, e alle dinamiche dello Sviluppo Sostenibile.
L’Educazione Ambientale si è avvicinata così al concetto di
Educazione alla Sostenibilità, estendendo la sua azione verso
gli adulti e diventando uno strumento di life long learning
per tutti, che promuove un apprendimento che interessa
l’intero arco della vita. Uno strumento che deve rivolgere la
sua attenzione a 360° e che deve adottare metodi nuovi di
coinvolgimento attivo degli attori cui si indirizza. Un “viaggio”
nel concetto di Sviluppo Sostenibile e di Educazione
Ambientale e alla Sostenibilità viene proposto nel secondo
capitolo.
L’integrazione con le Il contesto mondiale in forte cambiamento unito alla ormai
politiche pubbliche per diffusa consapevolezza della necessità di ricercare modelli di
la sostenibilità sviluppo più rispettosi dell’ambiente e della persona umana,
ha fatto sì che negli ultimi anni l’Educazione alla Sostenibilità
si sia affermata come uno strumento indispensabile per agire
positivamente sui comportamenti dei cittadini. Uno
strumento imprescindibile, che deve accompagnare
l’attuazione delle politiche pubbliche di sostenibilità
rafforzandone l’azione. Nel terzo capitolo vengono
illustrate le iniziative portate avanti in questa direzione dalla
Provincia di Cagliari, unitamente ad una analisi partecipata dei
problemi ambientali del contesto locale.
7
10. 1. IL PROCESSO DI PROGETTAZIONE PARTECIPATA 11
L’approccio metodologico: perché attivare un processo partecipativo
per la definizione del Piano? 11
Quali metodologie per facilitare la partecipazione? 14
Gli stakeholder: chi ha portato un contributo attivo al processo? 16
Quale percorso di lavoro per la definizione del Piano? 19
Quale percorso metodologico per la definizione del Piano? 23
10
11. 1. IL PROCESSO DI PROGETTAZIONE PARTECIPATA
L’approccio La Provincia di Cagliari ha scelto, per la definizione del Piano
metodologico: perché di Educazione Ambientale e alla Sostenibilità, di adottare un
attivare un processo approccio metodologico orientato all’attivazione di un
partecipativo per la processo partecipativo multistakeholder.
definizione del Piano?
Nell’ambito delle politiche della sostenibilità, la nascita dei
processi partecipativi rappresenta ancora oggi, nel panorama
nazionale, una delle più importanti innovazioni di metodo
introdotte nell’azione della pubblica amministrazione – un
modo nuovo di fare le cose, di agire il ruolo della PA. Sempre
più spesso, e con migliori risultati, vediamo infatti le
amministrazioni che, nella formulazione ed attuazione di
politiche pubbliche, promuovono e richiedono il
coinvolgimento degli attori locali, siano essi altre
amministrazioni, organizzazioni, imprese, associazioni o
singoli cittadini.
La partecipazione attiva degli attori locali è stata infatti
in questi anni uno dei riferimenti alla base dei processi di
promozione dello sviluppo sostenibile avviati dalle
amministrazioni locali.
La Provincia di Cagliari, negli anni, ha fatto proprie le
raccomandazioni in tal senso degli organismi internazionali e
dell’Unione Europea, adottando l’approccio partecipativo per
la programmazione ed attuazione dei propri interventi di
sostenibilità nel territorio.
A livello internazionale, la Conferenza dell’ONU su Sviluppo
e Ambiente, l’Earth Summit svolto a Rio de Janeiro nel
1992, a cui hanno partecipato 183 governi del mondo, ha
prodotto l’Agenda 21, il Piano d’Azione per lo sviluppo
sostenibile per il 21° secolo.
11
12. INIZIATIVE DELLE AMMINISTRAZIONI LOCALI A
SUPPORTO DI AGENDA 21
Le amministrazioni locali dovrebbero dialogare con i
cittadini, le organizzazioni locali e le imprese private ed
adottare una propria “Agenda 21 locale”. Attraverso la
consultazione e la costruzione del consenso, le
amministrazioni locali dovrebbero imparare dalla comunità
locale e dal settore industriale e acquisire le informazioni
necessarie per formulare le migliori strategie. Il processo di
consultazione intende accrescere la consapevolezza delle
famiglie sulle problematiche dello sviluppo sostenibile.
Agenda 21, Capitolo 28
Da qui la nascita e la diffusione dei processi di Agenda 21
Locale (A21L), processi partecipativi per la promozione
dello sviluppo sostenibile.
Attualmente la Campagna Europea delle Città
Sostenibili, nata nel 1994, cui aderiscono circa 500 enti
locali, tra regioni, province e comuni italiani riuniti nel
Coordinamento nazionale A21L, porta avanti con successo
10 Impegni, detti Aalborg Commitments, definiti ad Aalborg
durante la IV Conferenza della Rete nel 2004, con l’obiettivo
di mettere in atto politiche integrate in grado di affrontare le
sfide crescenti della sostenibilità, attraverso un percorso di
coinvolgimento degli stakeholder e l’integrazione con
“l’esistente”. Il primo dei dieci Impegni ribadisce con forza
l’importanza della partecipazione:
AALBORG COMMITMENTS: 1. GOVERNANCE
Ci impegniamo a rafforzare i nostri processi decisionali
tramite una migliore democrazia partecipativa.
Un altro elemento importante alla base della nascita dei
processi partecipativi, è rappresentato dalla pubblicazione, da
parte della Commissione Europea nel 2001, del Libro Bianco
sulla Governance, che individua 5 principi alla base del “buon
governo”: apertura, partecipazione, responsabilità,
efficacia, coerenza. Per quanto riguarda la partecipazione, il
Libro Bianco sostiene come l’efficacia e la qualità delle
politiche dipendano dal grado di partecipazione che si saprà
assicurare in tutte le fasi del percorso, dall’elaborazione
all’attuazione. Viene introdotto così un elemento
fondamentale, legato al fattore tempo, che sottolinea
l’importanza del coinvolgimento degli attori già in fase di
programmazione delle politiche, piuttosto che limitarne il
coinvolgimento alla fase attuativa.
12
13. A livello internazionale anche l’OCSE, Organizzazione
per la Cooperazione e lo Sviluppo Economico, pone
l’attenzione sul tema promuovendo, nel 1999-2000, due
indagini e diffondendo nel 2001 i risultati nella pubblicazione
“Cittadini come partner. Manuale dell’OCSE sull'informazione, la
consultazione e la partecipazione alla formulazione delle politiche
pubbliche”, con cui si è voluto offrire un quadro generale
delle esperienze di un gran numero di Paesi, per identificare
pratiche esemplari e per mettere in luce approcci innovativi.
CITTADINI COME PARTNER. MANUALE DELL’OCSE
SULL'INFORMAZIONE, LA CONSULTAZIONE E LA
PARTECIPAZIONE ALLA FORMULAZIONE DELLE
POLITICHE PUBBLICHE
In quale modo le amministrazioni pubbliche possono
rafforzare le relazioni con i cittadini?
In termini concreti ciò significa:
INFORMAZIONE - L’amministrazione diffonde, su propria
iniziativa, informazioni sull’elaborazione delle politiche
pubbliche o i cittadini ottengono informazioni su propria
richiesta
CONSULTAZIONE - L’amministrazione chiede e riceve
reazioni dei cittadini sulla formulazione delle politiche
pubbliche
PARTECIPAZIONE ATTIVA - I cittadini partecipano
attivamente alla presa decisionale e alla formulazione di
politiche pubbliche.
La partecipazione attiva significa che i cittadini svolgono un
ruolo nella formulazione delle politiche pubbliche,
formulando ad esempio proposte alternative, fermo
restando che il governo sia responsabile della definizione di
una politica o della decisione finale. Associare i cittadini
all’elaborazione delle politiche costituisce un’elaborata
relazione bidirezionale fra amministrazione e cittadini,
basata sul principio del partenariato.
L’influenza dei cittadini sul processo decisionale aumenta,
passando dall’informazione alla consultazione e quindi alla
partecipazione attiva.
Un forte impulso è stato dato in Italia nel 2001 dalla modifica
del Titolo V della Costituzione, che all’art. 118, in particolare
con il principio di sussidiarietà orizzontale, sancisce:
“Stato, Regioni, Province e Comuni favoriscono l’autonoma
iniziativa dei cittadini, singoli e associati, per lo svolgimento di
attività di interesse generale, sulla base del principio di
sussidiarietà”. Il principio ridisegna un nuovo modo di essere
cittadini, attori attivi, persone che assumono con maggior
13
14. consapevolezza diritti e doveri, partecipando alle
decisioni e all’attuazione, in un’ottica di
corresponsabilizzazione tra i diversi soggetti (PA, imprese,
associazioni, cittadini), delle politiche pubbliche.
La Provincia di Cagliari ha dunque deciso di elaborare un
Piano triennale per le sue azioni di Educazione alla
Sostenibilità e di farlo con un approccio fortemente
incentrato sulla partecipazione e corresponsabilizza-
zione degli attori territoriali.
Ma oltre le raccomandazioni degli organismi internazionali,
analizzate in precedenza, quali sono le ragioni per cui una
pubblica amministrazione come la Provincia di Cagliari
dovrebbe voler attivare il coinvolgimento degli attori locali
nella definizione ed attuazione delle proprie politiche?
I processi partecipativi hanno ricadute positive sia sulle
decisioni e sui prodotti che vengono elaborati, sia sulle
istituzioni che li promuovono, che sui partecipanti.
Le politiche pubbliche partecipate hanno un carattere
“generativo” di processi, di dinamiche, di
apprendimento, di responsabilità. Spesso generano
nuove forme di autorganizzazione dal basso, quali, ad
esempio, i partenariati di progetto.
I risultati in termini di “processo” sono rilevanti sia per le
amministrazioni che promuovono i processi sia per i
partecipanti: i principi della governance e della sussidiarietà
trovano modalità concrete di attuazione; si sperimentano
modi nuovi di fare le cose, si adottano strumenti e
metodologie inediti; si apprende ad avere fiducia, a fare rete,
si consolidano reti di relazioni tra gli attori con risultati
positivi in termini di sviluppo di capitale sociale; si
apprende a costruire “problemi e soluzioni condivise”,
attivando gli attori locali in un’ottica di empowerment che
sviluppa valore aggiunto territoriale.
I processi partecipativi, inoltre, sono caratterizzati da una
comunicazione “a rete” e generano “strutture
reticolari”. Questo è sempre stato per la Provincia un
obiettivo fondamentale del processo di redazione del Piano,
fare un primo passo concreto verso la costituzione di una
Rete provinciale per l’Educazione alla Sostenibilità.
Quali metodologie per Un altro aspetto sostanziale, nella progettazione e
facilitare la facilitazione del processo multistakeholder, ha riguardato
partecipazione? l’utilizzo delle metodologie partecipative.
Negli ultimi anni a livello internazionale, sono state sviluppate
numerose metodologie per facilitare la partecipazione e
gestire eventi partecipativi, che hanno consentito ad
organizzazioni e sistemi territoriali di affrontare con successo
14
15. percorsi di innovazione e cambiamento. Alla base infatti della
scelta di avviare un processo partecipativo c’è la
consapevolezza che solo attraverso la motivazione e il
coinvolgimento diretto degli attori interessati al
cambiamento, questo possa essere realmente attivato.
Le metodologie partecipative sono, infatti, finalizzate a
facilitare l’interazione costruttiva tra i partecipanti ad
un incontro, a promuovere il dialogo e la partecipazione dei
diversi soggetti alla soluzione di problemi e alla produzione di
nuove idee, a far sì che i partecipanti giungano a dei risultati
concreti in tempi ragionevoli.
Durante i workshop, gestiti con le metodologie di
facilitazione dei gruppi, vengono così attivate in maniera
diretta le competenze ed esperienze dei singoli, si scambia e
si genera conoscenza, si condividono esperienze, mettendo in
azione processi di apprendimento e cambiamento.
Le metodologie che possono essere individuate sono diverse
e la scelta è legata ad una attenta fase di progettazione
esecutiva del percorso e dei singoli workshop, con
individuazione degli obiettivi, dell’argomento, dei partecipanti,
del tempo a disposizione, dei risultati attesi. Ci sono
metodologie più adatte a sensibilizzare e a stimolare la
comunicazione, altre che sono finalizzate all’analisi dei
problemi e alla costruzione di progetti; alcune efficaci con
gruppi di poche persone e altre ancora ideali per
l’interazione di grandi gruppi.
Questi strumenti, che vengono spesso integrati tra loro,
attraverso percorsi strutturati e tecniche di visualizzazione,
aiutano i partecipanti a comunicare e razionalizzare le idee,
stimolando la riflessione, l’analisi e la creatività su strategie di
sviluppo comuni.
La scelta, per quanto riguarda la facilitazione dei workshop di
progettazione partecipata per la redazione del Piano è
ricaduta su un approccio metodologico strutturato e l’utilizzo
di due metodologie:
il Metaplan®, un approccio particolarmente attento alla
gestione dei processi di comunicazione nei gruppi di
lavoro, che utilizza diversi strumenti di organizzazione e
discussione con il supporto di tecniche di
visualizzazione;
Il METAPLAN®
Si tratta di una metodologia per facilitare la partecipazione,
particolarmente attenta alla gestione dei processi di
comunicazione nei gruppi di lavoro e basata sull’alternanza
di momenti di lavoro individuale, di gruppo e in plenaria.
Consente di gestire una discussione, permettendo di
15
16. raccogliere, selezionare e omogeneizzare i diversi contenuti
espressi dai partecipanti, utilizzando come supporto le
tecniche di visualizzazione.
L’obiettivo è evidenziare i punti di vista di un gruppo di
individui su un determinato tema, per arrivare ad un’analisi
che consideri le affermazioni di tutti e mantenga la
ricchezza delle proposte individuali portando il gruppo verso
un risultato concreto. Il metodo fornisce una versione
sinergica e collettiva determinata dal processo di gruppo.
il Goal Oriented Project Planning (GOPP), una
metodologia di progettazione partecipata, che facilita la
pianificazione di progetti attraverso una chiara definizione
degli obiettivi e si inquadra in un approccio integrato
denominato del Project Cycle Management (PCM).
Il PCM - PROJECT CYCLE MANAGEMENT
L’Unione Europea ha cominciato a definire e promuovere
l’approccio integrato del PCM, in diverso modo e con
intensità variabile a seconda dei settori di applicazione, a
partire dal 1993. L’idea di fondo che ispira il PCM è che sia
opportuno predisporre sin dall’inizio proposte che includano
le vere esigenze (i problemi) dei destinatari degli interventi.
L’obiettivo è migliorare la qualità e l’efficacia dei progetti
futuri e la capacità inclusiva dei processi decisionali.
Il metodo PCM si basa su alcuni principi chiave e si
compone di diversi strumenti per garantire l’efficacia degli
interventi, quali la struttura logica del progetto, una matrice
di progettazione sulla base degli obiettivi detta Logical
Framework o Quadro Logico, e la metodologia di
progettazione partecipata GOPP - Goal Oriented Project
Planning.
Gli stakeholder: chi ha Gli attori fondamentali per la realizzazione di un processo
portato un contributo partecipativo sono i partecipanti, gli stakeholder, coloro che
attivo al processo? hanno un interesse specifico sulla posta in gioco, quindi tutti i
soggetti portatori di punti di vista rilevanti sulla questione
che vogliamo affrontare.
Ma come individuare dunque i partecipanti al processo
di redazione del Piano?
La Provincia, in questi anni ha individuato in maniera mirata
gli stakeholder da coinvolgere in relazione all’ambito
tematico degli interventi e ha sempre allargato la
partecipazione a nuovi attori locali, guidata dal principio di
inclusività. Per non limitarsi a coinvolgere esclusivamente
gli stessi soggetti che da anni partecipano ai processi attivati
dall’amministrazione, ha scelto dunque di dare la massima
16
17. rilevanza ed evidenza pubblica al percorso con la possibilità di
includere nuovi attori locali attivi nell’ambito dell’Educazione
alla Sostenibilità.
Nell’estate del 2011 si è deciso di diffondere un Avviso
pubblico di invito a presentare una Manifestazione
d’interesse a intervenire nel processo partecipativo per la
redazione del Piano di Educazione Ambientale e alla
Sostenibilità della Provincia di Cagliari (vedi ALLEGATO 1).
PROCESSO PARTECIPATIVO PER LA REDAZIONE
DEL PIANO DI EDUCAZIONE AMBIENTALE E ALLA
SOSTENIBILITÀ DELLA PROVINCIA DI CAGLIARI -
RACCOLTA DELLE MANIFESTAZIONI D'INTERESSE
Il Settore Ambiente dell’Assessorato delle Politiche
Ambientali, Energia e Tutela del Territorio della Provincia di
Cagliari ha avviato la redazione del Piano di Educazione
Ambientale e alla Sostenibilità per il 2013-2015. Il Piano, di
validità triennale, dovrà definire gli obiettivi e le linee di
intervento della Provincia di Cagliari in materia di
Educazione all’Ambiente e alla Sostenibilità, e dovrà essere
redatto attraverso un processo partecipativo che coinvolga
gli stakeholder più rilevanti del territorio provinciale.
Il Piano dovrà programmare attività per un triennio per un
importo pari a € 300.000,00.
…Il processo partecipativo mira a coinvolgere tutti gli
interessati, sia coloro che operano nel campo
dell’Educazione all’Ambiente e alla Sostenibilità (enti
pubblici, operatori economici, associazioni, ecc.) sia i
potenziali destinatari (genitori, insegnanti, cittadini).
L’avviso è stato pubblicato sul sito istituzionale della
Provincia e rilanciato da decine di siti e portali tematici
nazionali. Parallelamente è stata promossa una campagna
informativa attraverso i quotidiani locali e l’invio di
comunicazioni, via posta e via mail, ad uno specifico
indirizzario.
Alla scadenza dell’avviso, dopo circa due mesi, sono state
presentate oltre 150 Manifestazioni di interesse da
parte di un’ampia e qualificata varietà di attori locali.
Agenzie regionali
Comuni
Centri di Educazione all’Ambiente e alla Sostenibilità
(CEAS)
Istituti scolastici
Istituti scientifici e formativi
Associazioni
17
19. Quale percorso di A seguito della deliberazione N. 310 del 09/11/2010 avente ad
lavoro per la oggetto “Predisposizione con metodologia partecipata del Piano
definizione del Piano? Triennale di Educazione Ambientale – Approvazione indirizzi e
destinazione risorse”, la prima tappa del percorso di lavoro
attivato dalla Provincia è stata la selezione del consulente che,
utilizzando adeguate metodologie partecipative, coinvolgesse gli
stakeholder nella definizione del Piano. Tra novembre e
dicembre 2010 è stato pubblicato l’Avviso pubblico di procedura
comparativa per il conferimento di un incarico professionale per la
redazione del Piano di Educazione Ambientale e alla Sostenibilità della
Provincia di Cagliari. Tra gennaio e marzo 2011 si sono svolte le
selezioni per titoli e colloquio e la procedura per il conferimento
dell’incarico.
Il percorso di lavoro per la definizione del Piano è durato un
anno, da aprile 2011 a marzo 2012, ed è stato strutturato in
diverse fasi:
PIANIFICAZIONE DELLE ATTIVITÀ - Incontri di
lavoro del gruppo interno della Provincia con il consulente
per la condivisione della strategia e la programmazione del
processo partecipativo.
ANALISI DI CONTESTO - Analisi del quadro
programmatorio per l’Educazione Ambientale e alla
Sostenibilità e per le politiche di Sviluppo Sostenibile;
Benchmarking; Analisi dell’EAS nel territorio della Provincia
di Cagliari.
COMUNICAZIONE - Studio del logo e dell’immagine
coordinata e attivazione di una campagna di comunicazione.
19
20. ANIMAZIONE TERRITORIALE - Analisi e mappatura
degli attori; Avviso pubblico per la manifestazione di
interesse; Attività di informazione e ascolto, interviste ad
alcuni stakeholder:
27 Giugno 2011 – incontro di lavoro con i referenti del
CEAS, accreditato al sistema regionale InFEA SIQUAS,
Laguna di Nora, Comune di Pula;
29 Giugno 2011 – incontro di lavoro con i referenti del
CEAS, accreditato al sistema regionale InFEA SIQUAS,
Parco Naturale Regionale Molentargius-Saline;
9 Settembre 2011 – incontro di lavoro con una referente
dell’Ambito Scolastico Territoriale di Cagliari del MIUR
Direzione Scolastica Regionale Sardegna;
13 Settembre 2011 – incontro di lavoro con il direttore
dell’AMP Capo Carbonara, Comune di Villasimius.
COINVOLGIMENTO POLITICO - Incontri con la
componente politica, della Provincia e dei Comuni, per la
condivisione del percorso di definizione del Piano e per il
recepimento degli indirizzi strategici:
10 Novembre 2011 - incontro di lavoro con l’Assessore e
il Dirigente provinciale.
18 Novembre 2011 - workshop con l’Assessore e i
componenti della Commissione Consiliare per le Politiche
Ambientali della Provincia di Cagliari.
29 Novembre 2011 - workshop con l’Assessore, i
componenti della Commissione Consiliare della Provincia
di Cagliari, Sindaci e Assessori dei Comuni del territorio
provinciale.
PROGETTAZIONE PARTECIPATA - Pianificazione,
promozione e facilitazione di cinque Workshop
partecipativi.
Il percorso di progettazione partecipata ha avuto i
seguenti obiettivi:
Costruire un quadro di programmazione triennale per
l’Educazione Ambientale e alla Sostenibilità della
Provincia di Cagliari;
Individuare la struttura logica del Piano: obiettivi, linee
di intervento e azioni;
Programmare le risorse a disposizione: € 300.000 per
gli anni 2012-2013-2014;
Attivare la Rete provinciale per l’Educazione alla
Sostenibilità.
20
21. Nell’ambito del percorso di progettazione partecipata sono stati
realizzati 5 Workshop, tra novembre 2011 e marzo 2012:
1° Workshop di avvio
2° Workshop di analisi dei problemi ambientali
3° Workshop di analisi e identificazione della strategia
4° Workshop di progettazione
5° Workshop di restituzione e di rete
Di seguito si descrive brevemente il percorso di lavoro
condotto nei diversi Workshop e le metodologie
partecipative utilizzate.
1° Workshop di avvio 17 Novembre 2011
Plenaria: presentazione e condivisione del percorso di lavoro.
Presentazione e conoscenza dei partecipanti.
Gruppi di lavoro: Qual è l’oggetto del nostro lavoro? Definizione
partecipata e condivisione dell’approccio all’Educazione
Ambientale e alla Sostenibilità.
Plenaria: presentazione e condivisione dei risultati prodotti
dai gruppi, che sono illustrati nel Capitolo 2.
2° Workshop di analisi 30 Novembre 2011
dei problemi Plenaria: analisi partecipata dei problemi ambientali
ambientali nel contesto territoriale della Provincia di Cagliari e
individuazione degli ambiti tematici di intervento;
suddivisione in gruppi di lavoro per ambiti tematici -
metodologia Metaplan®.
I risultati dell’analisi partecipata dei problemi, prodotta dal
21
22. gruppo in plenaria, sono riportati nei contenuti originali e
completi nel Capitolo 3.
3° Workshop di analisi 15 Dicembre 2011
e identificazione della N° 10 Gruppi di lavoro per ambiti tematici: specificazione
strategia dell’ambito tematico e del contesto territoriale,
approfondimento dell’analisi dei problemi e definizione
dell’Albero dei problemi; identificazione degli obiettivi e
definizione dell’Albero degli obiettivi; individuazione degli
ambiti di intervento (clustering) – metodologia GOPP - Goal
Oriented Project Planning del PCM - Project Cycle Management.
I risultati prodotti dai dieci gruppi di lavoro attivati sono
illustrati nei contenuti originali e completi nell’ALLEGATO 3.
4° Workshop di 12 Gennaio 2012
progettazione N° 10 Gruppi di lavoro per ambiti tematici: scelta degli
ambiti di intervento (scoping). Definizione del Quadro
Logico, della struttura logica di intervento: individuazione
degli obiettivi generali, degli obiettivi specifici, dei
risultati, identificazione e riformulazione delle attività;
elaborazione delle Schede di azione, con identificazione di
beneficiari, tempi, risorse, ecc. - metodologia GOPP - Goal
Oriented Project Planning del PCM - Project Cycle Management.
Le schede di azione prodotte dai dieci gruppi di lavoro,
attivati già nel 3° workshop, sono illustrate nei contenuti
originali e completi nell’ALLEGATO 4.
22
23. 5° Workshop di 8 Marzo 2012
restituzione e di rete Plenaria: definizione partecipata della Rete provinciale per
l’Educazione alla Sostenibilità, in particolare di finalità e
obiettivi; attori, ruolo e caratteristiche; azioni di sistema a
supporto della Rete, da inserire nel Piano di Educazione alla
Sostenibilità della Provincia di Cagliari - metodologia
Metaplan®. I risultati della definizione partecipata della Rete
provinciale, prodotta dal gruppo in plenaria, sono illustrati
nei contenuti originali e completi nel Capitolo 5.
Presentazione della struttura del Piano e delle schede di
azione predisposte dai diversi gruppi di lavoro.
Quale percorso Nei paragrafi precedenti è già stato brevemente illustrato
metodologico per la l’approccio del PCM - Project Cycle Management che ha
definizione del Piano? guidato la definizione del Piano. In questo paragrafo viene
presentato il percorso metodologico di progettazione
partecipata GOPP – Goal Oriented Project Planning, che i
gruppi di lavoro hanno seguito. Per illustrarlo si usa un
esempio, preso dalla letteratura specifica1, che è stato
utilizzato per guidare i gruppi nel percorso. Il lavoro svolto
dai 10 gruppi si trova, invece, nei contenuti originali e
completi, che hanno portato alla definizione delle Schede di
Azione, nell’ALLEGATO 3.
1
Federico Bussi – “Progettare in partenariato. Guida alla conduzione di gruppi di lavoro con il metodo GOPP” –
Franco Angeli, 2001
23
28. 2. DALL’EDUCAZIONE AMBIENTALE ALL’EDUCAZIONE ALLA
SOSTENIBILITÀ 29
Un viaggio attraverso la Sostenibilità: le tappe internazionali e
29
nazionali
Le politiche per la Sostenibilità Ambientale della Regione Sardegna 45
Il concetto di Educazione alla Sostenibilità emerso nel 1° workshop 47
Il concetto di Educazione alla Sostenibilità promosso dal DESS 51
28
29. 2. DALL’EDUCAZIONE AMBIENTALE ALL’EDUCAZIONE ALLA
SOSTENIBILITÀ
Un viaggio attraverso È stato già accennato in premessa come negli anni si sia
la sostenibilità: le modificato ed evoluto il concetto di Educazione
tappe internazionali e Ambientale e alla Sostenibilità, parallelamente alla
nazionali nascita e diffusione del concetto di Sviluppo Sostenibile. In
questo capitolo viene presentato un “viaggio” attraverso
la Sostenibilità nelle sue fondamentali tappe internazionali
e nazionali.
1948 Si parla per la prima volta di Educazione Ambientale (EA)
a Parigi, durante la Conferenza della IUNC, Union
International pour la Nature. In quell’occasione Thomas
Pritchard, dell’agenzia formativa britannica Nature
Conservancy, suggerisce un nuovo approccio educativo in
grado di creare una connessione tra scienze naturali e
scienze sociali. Un’educazione che potrebbe essere chiamata
Environmental Education ossia Educazione Ambientale.
Qualche anno dopo, nel 1952, la Commissione Educazione
della IUNC, propone di inserire l’Educazione Ambientale
come disciplina scolastica ed universitaria.
1965 La IUNC, organizza a Bangkok la Conferenza sulla
Conservazione della Natura. Durante la Conferenza si
affronta anche il tema dell’Educazione Ambientale alla quale
viene assegnato il tradizionale compito di conservare e
tutelare l’ambiente naturale.
1970 La definizione ufficiale di Educazione Ambientale arriva in
occasione di un Conferenza organizzata dalla IUNC. Questa
volta l’Educazione Ambientale non è più esclusivamente
indirizzata alla tutela del patrimonio naturale ma diventa uno
strumento di collegamento tra l’uomo e l’ambiente.
“L’educazione ambientale è quel processo di riconoscimento
dei valori e di chiarimento di concetti in merito allo sviluppo
di capacità e atteggiamenti necessari a comprendere e
apprezzare l’interconnessione tra l’umanità, la sua cultura e il
suo ambiente biofisico. L’Educazione Ambientale comporta
anche un esercizio di decisione e autodeterminazione di un
codice di comportamento sui temi che riguardano la qualità
ambientale.”
Conferenza IUNC 1970
29
30. 1972 Altra tappa importante per l’evoluzione del concetto di
Educazione Ambientale risulta essere la United Nation
Conference on the Human Enviromental, organizzata
dall’ONU e conosciuta come Conferenza di Stoccolma.
Questa volta si abbandona il concetto tradizionale di EA e si
abbraccia una idea nuova di ambiente, per la prima volta,
infatti, si parla di eco sviluppo.
L'uomo ha un diritto fondamentale alla libertà,
all'uguaglianza e a condizioni di vita soddisfacenti, in un
ambiente che gli consenta di vivere nella dignità e nel
benessere. Egli ha il dovere solenne di proteggere e migliorare
l'ambiente a favore delle generazioni presenti e future.
Dichiarazione di Stoccolma
Con la Dichiarazione di Stoccolma, l’EA diventa uno
strumento per infondere nell’uomo e nella società un senso
di responsabilità per la tutela dell’ambiente.
“L'educazione sui problemi ambientali, svolta sia fra le
giovani generazioni sia fra gli adulti, dando la dovuta
considerazione ai meno abbienti, è essenziale per ampliare la
base di un'opinione informativa e per inculcare negli individui,
nelle società e nelle collettività il senso di responsabilità per
la protezione e il miglioramento dell'ambiente nella sua piena
dimensione umana. E' altresì essenziale che i mezzi di
comunicazione di massa evitino di contribuire al
deterioramento dell'ambiente. Al contrario, essi devono
diffondere informazioni educative sulla necessità di
proteggere e migliorare l'ambiente, in modo da mettere in
grado l'uomo di evolversi e progredire sotto ogni aspetto.”
Dichiarazione di Stoccolma, Principio 19
Al termine della Conferenza viene, inoltre, istituito l’United
Nation Enviromental Programme (UNEP) il quale,
assieme all’UNESCO, promuove il Programma
Ambientale delle Nazioni Unite (IEEP). Gli obiettivi dello
IEEP sono quelli di promuovere lo scambio di esperienze,
competenze, ricerche, materiali e programmi educativi a
livello internazionale.
1975 Lo IEEP organizza, a Belgrado, un Seminario durante il quale
viene elaborato lo Schema mondiale per l’Educazione
Ambientale, conosciuto soprattutto come Carta di
Belgrado, che racchiude al suo interno obiettivi, scopi,
destinatari e linee direttrici dei programmi didattici relativi
all’ambiente. In riferimento ai destinatari la Carta specifica
che “Il pubblico principale al quale si rivolge
30
31. l'educazione in materia di ambiente è il grande
pubblico”. La Carta di Belgrado è tuttora considerata uno
dei documenti più importanti per l’evoluzione del concetto di
educazione ambientale in quanto si stacca dall’idea di
un’educazione limitata alla conoscenza della natura; ad essa
viene attribuito un valore sociale ed un carattere
multidisciplinare.
“Lo scopo dell’educazione ambientale è di: Formare una
popolazione mondiale cosciente e preoccupata dell'ambiente
e dei problemi connessi, una popolazione che possieda le
conoscenze, le competenze, lo stato d'animo, le motivazioni e
il senso del dovere che le permettano di operare
individualmente e collettivamente alla soluzione dei problemi
attuali e di impedire che se ne creino di nuovi”.
Carta di Belgrado
1977 Lo IEEP organizza, a Tbilisi, la prima Conferenza
Intergovernativa sull’Educazione Ambientale, da cui
emergono la Dichiarazione di Tbilisi e le 41
Raccomandazioni.
“L’Educazione all’Ambiente deve essere impartita a tutte le
età e ad ogni livello di educazione, formale ed informale.
[…] deve essere globale, deve protrarsi per tutta la durata
dell'esistenza umana e aver presenti i cambiamenti di un
universo in rapida trasformazione. Deve preparare l'individuo
alla vita, grazie alla comprensione dei gravi problemi del
mondo contemporaneo e all'acquisizione delle capacità e
delle qualità necessarie ad adempiere un compito produttivo,
al fine di migliorare le condizioni della vita e di proteggere
l'ambiente, tenendo nel debito conto i valori etici. […]
L'educazione all'ambiente deve essere aperta alla comunità.
Deve associare il singolo ad un processo attivo di soluzione
dei problemi nel contesto di specifiche realtà, deve animare
l'iniziativa, la responsabilità e l'impegno a costruire un
avvenire migliore. […]”
Dichiarazione di Tbilisi
1980 Si comincia a parlare di Sviluppo Sostenibile. La IUNC,
infatti, pubblica il World Conservation Strategy: Living Resource
Concervation for Sustainable Development, un documento in cui
per la prima volta si parla di uno sviluppo basato sulla
preservazione delle risorse naturali, di un nuovo ordine
mondiale caratterizzato da una migliore distribuzione delle
ricchezze e orientato al miglioramento delle condizioni di vita
dell’intera popolazione mondiale.
31
32. 1987 Ma è con la pubblicazione del rapporto Our common future
elaborato dalla World Commission on Environment and
Development (WCED), la Commissione Mondiale per
l’ambiente e lo sviluppo, che viene data una prima
definizione di Sviluppo Sostenibile.
“Lo sviluppo è sostenibile se soddisfa i bisogni delle
generazioni presenti senza compromettere le possibilità per le
generazioni future di soddisfare i propri bisogni”
Our common future o Rapporto Brundtland
Il rapporto, conosciuto anche come Rapporto Brundtland,
dopo aver analizzato lo stato di salute del Pianeta, mette in
evidenza come lo sviluppo e l’ambiente non possano avere
due percorsi separati, ma sia necessario costruire una
strategia di sviluppo nuova, in grado di integrare le esigenze
dello sviluppo con quelle dell’ambiente.
“Lo sviluppo sostenibile, lungi dall'essere una definitiva
condizione di armonia, è piuttosto un processo di
cambiamento tale per cui lo sfruttamento delle risorse, la
direzione degli investimenti, l'orientamento dello sviluppo
tecnologico e i cambiamenti istituzionali siano resi coerenti
con i bisogni futuri oltre che con gli attuali”
Our common future o Rapporto Brundtland
Sempre nel 1987 si tiene a Mosca la Conferenza
Intergovernativa sull’Educazione Ambientale, che
intende fare un bilancio sugli sviluppi dell’Educazione
Ambientale a dieci anni dalla Conferenza di Tbilisi e lanciare
una nuova strategia internazionale in grado di diffondere
l’Educazione Ambientale. L’idea è quella di studiare una
strategia che tenga conto del neonato concetto di
“sviluppo sostenibile” e sia orientata ai problemi concreti
dell’ambiente umano. A Mosca si precisa l’importanza di una
presa di coscienza collettiva sulle problematiche ambientali e
si sottolinea come sia necessario modificare i comportamenti
di ciascuno per risolvere i problemi legati all’ambiente.
1992 Il concetto di Sviluppo Sostenibile si rafforza
ulteriormente con la United Conference Environment and
Development di Rio de Janeiro, conosciuta anche come il
Vertice della Terra. L’obiettivo dei Paesi partecipanti è
stato quello di elaborare un Piano d’Azione che guidasse
l’economia mondiale verso uno sviluppo più sostenibile. Uno
sviluppo che, per essere sostenibile, comprendesse due
dimensioni: una economico-sociale e una ambientale.
32
33. Al Vertice di Rio vengono elaborate due Convenzioni e tre
Dichiarazioni di Principi:
La Convenzione quadro sui cambiamenti climatici,
La Convenzione quadro sulla biodiversità,
La Dichiarazione dei principi per la gestione sostenibile
delle foreste,
La Dichiarazione di Rio su Ambiente e Sviluppo,
L'Agenda 21 ossia il Piano d’Azione per il XXI secolo.
L’Agenda 21 elaborata a Rio de Janeiro, composta da 40
capitoli, nasce come un Piano d’azione, come un programma
da seguire a livello internazionale, nazionale e locale, per la
costruzione di un modello di sviluppo sostenibile per il XXI
secolo e prevede il coinvolgimento di numerosi stakeholder.
Un articolo dell’Agenda 21, considerato fondamentale per il
cammino verso un Sviluppo Sostenibile, è il capitolo 28 che
invita le comunità locali ad impegnarsi in prima linea per la
promozione di uno sviluppo sostenibile in quanto sono loro
“il livello di governo più vicino ai cittadini.”
“Dal momento che gran parte dei problemi e delle soluzioni
cui si rivolge Agenda 21 hanno origine in attività locali, la
partecipazione e la cooperazione delle amministrazioni locali
rappresenta un fattore determinante per il raggiungimento
dei suoi obiettivi. Le amministrazioni locali gestiscono i settori
economico, sociale ed ambientale, sovrintendono ai processi
di pianificazione, elaborano le politiche e fissano le regole in
materia ambientale a livello locale, e collaborano
nell’attuazione delle politiche ambientali nazionali e
regionali. Rappresentando il livello di governo più vicino ai
cittadini, svolgono un ruolo fondamentale nel sensibilizzare,
mobilitare e rispondere alla cittadinanza per promuovere lo
sviluppo sostenibile.”
Agenda 21, Capitolo 28
All’interno dell’Agenda 21 non si parla solo di Sviluppo
Sostenibile ma anche di Educazione Ambientale, ad essa
infatti viene dedicato un intero capitolo, il capitolo 36
“Promoting Education, Public Awereness, and Training”.
Nell’A21 l’EA viene descritta come strumento per
promuovere stili di vita sostenibili.
“L’Educazione riveste una notevole importanza per la
promozione di uno sviluppo sostenibile e per migliorare la
capacità degli individui ad interessarsi dei problemi
dell’ambiente e dello sviluppo”.
Agenda 21, Capitolo 36
33
34. Contemporaneamente al Vertice della Terra si svolge il
forum delle Organizzazioni Non Governative che approva il
Trattato di educazione ambientale per società sostenibili
e la responsabilità globale. Il Trattato sottolinea come
l’Educazione Ambientale debba essere un’educazione globale,
che abbraccia le varie dimensioni legate allo sviluppo e
all’ambiente e indirizzata verso una società sostenibile.
In questo stesso anno l’Unione Europea elabora il Quinto
Piano d’Azione Ambientale "Per uno Sviluppo
Durevole e Sostenibile", che verrà poi approvato nel 1993.
Il V Piano d’Azione sposa completamente i principi dello
Sviluppo Sostenibile e diventa lo strumento di attuazione
dell’Agenda 21.
“Il presente programma rappresenta una svolta per la
comunità […] uno dei più importanti obiettivi degli anni 90,
non solo per la Comunità, ma per tutto il Pianeta, sarà la
riconciliazione tra ambiente e sviluppo […]
Il programma delinea un nuovo approccio all’ambiente e allo
sviluppo e alle attività economiche e sociali e richiede, per
essere realizzato praticamente, una volontà reale a tutti i
livelli politici e professionali e la partecipazione di tutta la
collettività in quanto cittadini e consumatori.”
Quinto Piano d’Azione Ambientale
1993 Sempre in attuazione dell’Agenda 21, il Ministero
dell’Ambiente italiano definisce Il Piano Nazione per lo
Sviluppo Sostenibile, che viene approvato dal CIPE
(Comitato Interministeriale per la Programmazione
Economica) il 28 dicembre 1993.
1994 In Danimarca, ad Aalborg, l’ICLEI Consiglio Internazionale per
le Iniziative Ambientali Locali organizza la Prima Conferenza
Europea sulle Città Sostenibili durante la quale viene
elaborata la Carta delle città europee per uno sviluppo
sostenibile e durevole o Carta di Aalborg. La Carta è
suddivisa in tre parti:
Dichiarazione di principi: le città europee per un
modello urbano sostenibile;
La campagna delle città europee sostenibili;
L’impegno nel processo d’attuazione dell’Agenda 21 a
livello locale: piani locali d’azione per un modello urbano
sostenibile.
34
35. “Con la firma della Carta le città e le regioni europee si
impegnano ad attuare l'Agenda 21 a livello locale e ad
elaborare piani d'azione a lungo termine per uno sviluppo
durevole e sostenibile, nonché ad avviare la campagna per
uno sviluppo durevole e sostenibile delle città europee.”
Carta di Aalborg
1996 Viene organizzata a Lisbona la Seconda Conferenza
Europea sulle Città Sostenibili. Mentre l’intento della
prima Conferenza era stato quello di diffondere la Carta e
trovare nuove adesioni, con la seconda i partecipanti
s’impegnano a realizzare i principi da essa sanciti, ad avviare
un piano locale della sostenibilità e un processo di Agenda 21
locale. A Lisbona viene, inoltre, elaborato un Piano d’Azione
dal titolo Dalla Carta all’Azione, con il quale i Paesi
partecipanti dichiarano di volere adottare anche i principi
stabiliti nella Carta Habitat di Istanbul, un Piano di Azione
elaborato, quello stesso anno, alla Conferenza Onu On
human settlements.
1997 A New York si riunisce la XIX Sessione Speciale
dell'Assemblea Generale delle Nazioni Unite per fare il punto
sullo stato di attuazione dell’Agenda 21 e a Salonicco si tiene
la Conferenza Internazionale Ambiente e società:
educazione e sensibilizzazione per la sostenibilità.
Salonicco segna un'altra tappa importante per l’evoluzione
del concetto di educazione ambientale. Qui, infatti,
“l’educazione dovrà essere riconosciuta come uno dei
pilastri della sostenibilità” diventando “un’Educazione
per l’Ambiente e la Sostenibilità”.
8. È necessario un processo di apprendimento collettivo,
collaborazioni, uguali opportunità ed un continuo dialogo tra
governi, autorità locali, università, imprese, consumatori,
ONG, mezzi di informazioni e altri soggetti per creare
consapevolezza, ricerca di alternative e cambiamenti in
comportamenti e stili di vita, inclusi consumi e modelli di
produzione orientati alla sostenibilità.
9. L'educazione è uno strumento indispensabile per dare a
tutte le donne e gli uomini nel mondo la capacità di essere
protagonisti della propria esistenza, per esercitare scelte
personali e responsabili, per apprendere nel corso di tutta la
vita senza frontiere, siano esse geografiche, politiche,
culturali, religiose, linguistiche e di genere.
10. Il riorientamento dell'educazione nel suo complesso verso
la sostenibilità coinvolge tutti i livelli dell'educazione formale,
non formale ed informale in tutti i paesi. Il concetto di
sostenibilità comprende non solo l'ambiente ma povertà,
popolazione, salute, sicurezza alimentare, democrazia, diritti
umani e pace. La sostenibilità è, in ultima analisi, un
35
36. imperativo morale ed etico in cui devono essere rispettate
diversità culturale e conoscenze tradizionali.
11. L'educazione ambientale, così come concepita sulla base
delle raccomandazioni di Tbilisi e come si e' evoluta fino a
permeare l'intero campo di azione delle indicazioni contenute
nell'Agenda 21 ed enunciate dalle maggiori Conferenze delle
Nazioni Unite, deve anche esser intesa come educazione
verso la sostenibilità. Ciò comporta che può essere
considerata come educazione per l'ambiente e la sostenibilità.
Salonicco 1997
Sempre nel 1997 in Italia i Ministeri dell’Ambiente e
della Pubblica Istruzione elaborano il primo
documento nazionale sull’Educazione Ambientale, la
Carta dei principi dell’Educazione Ambientale,
conosciuta soprattutto come Carta dei Principi di Fiuggi,
che si allinea perfettamente con le indicazioni presenti nei
documenti internazionali. Essa è “rivolta ai cittadini di ogni età
come alla Pubblica Amministrazione, alle imprese come ai
lavoratori, alle scuole come alle agenzie educative del territorio”.
“4. L'educazione allo sviluppo sostenibile deve divenire un
elemento strategico per la promozione di comportamenti
critici e propositivi dei cittadini verso il proprio contesto
ambientale. L'educazione ambientale forma alla cittadinanza
attiva e consente di comprendere la complessità delle
relazioni tra natura e attività umane, tra risorse ereditate, da
risparmiare e da trasmettere, e dinamiche della produzione,
del consumo e della solidarietà. L'educazione ambientale è
globale e comprende l'istruzione formale, la sensibilizzazione
e la formazione. L'educazione ambientale si protrae per tutta
la durata dell'esistenza, prepara l'individuo alla vita e
coinvolge tutte le generazioni. […]
5. L'educazione ambientale deve divenire componente
organica di tutte le politiche pubbliche, quelle formative ed
ambientali innanzitutto […] deve orientare l'intervento delle
istituzioni e il ruolo delle comunicazioni di massa.
10. […] E' compito delle amministrazioni pubbliche centrali e
periferiche, organizzare, promuovere e favorire attività di
educazione ambientale, che è anche una competenza
istituzionale propria e specifica, da coordinare e integrare in
una rete costituita dai soggetti pubblici e privati che svolgono
attività di educazione ambientale sul territorio. […]”
Carta di Fiuggi
1999 Un’altra tappa nazionale importante è l’incontro a Ferrara
tra gli amministratori locali delle città italiane. Essi, infatti, si
riuniscono per sottoscrivere un documento, la Carta di
Ferrara, con la quale istituiscono un Coordinamento
delle Agende 21 Locali Italiane. In particolare, le
36
37. amministrazioni pubbliche s’impegnano “a promuovere i
processi di Agenda 21 in Italia e a monitorare, diffondere e
valorizzare le esperienze positive in corso, al fine di identificare
«modelli» di riferimento di Agenda 21 Locale a livello comunale,
provinciale e regionale. […]”
2000 A Genova il Comitato Tecnico Interministeriale per
l'attuazione dell'Accordo di Programma fra Ministero
dell'Ambiente e Ministero della Pubblica Istruzione,
organizza la Prima Conferenza Nazionale di
Educazione Ambientale mentre a Santiago de
Compostela si tiene l’International Experts Meeting on
Enviromental Education, un appuntamento promosso
dall’UNESCO per approfondire e discutere di un’Educazione
ambientale orientata allo Sviluppo Sostenibile. In questo stesso
anno ad Hannover viene organizzata la Terza Conferenza sulle
città e i comuni sostenibili.
2001 La Commissione Europea elabora il Sesto Programma di
Azione per l’Ambiente “Ambiente 2010: Il nostro futuro,
la nostra scelta”, per gli anni 2001-2010, individuando 4
aree d’azione prioritarie:
Cambiamento climatico,
Natura e biodiversità,
Ambiente e salute,
Uso sostenibile delle risorse naturali e gestione dei
rifiuti.
Il Piano definisce inoltre le azioni e gli strumenti da adottare
per perseguire gli obiettivi fissati. Nel documento si legge,
inoltre, come “un aspetto centrale del Sesto programma, nonché
il fattore determinante per il suo successo, sarà il coinvolgimento
delle parti interessate, che dovrà permeare ogni fase del processo
politico, dalla fissazione degli obiettivi alla concretizzazione delle
misure […]”.
In questo stesso anno l’Unione Europea, a Goteborg, elabora
la Strategia Europea per lo Sviluppo Sostenibile, ossia
un quadro politico comunitario a favore di uno sviluppo
sostenibile. La strategia ha avuto poi delle integrazioni nel
2005 e nel 2009.
“19. Lo sviluppo sostenibile - soddisfare i bisogni dell’attuale
generazione senza compromettere quelli delle generazioni
future - è un obiettivo fondamentale fissato dai trattati. A tal
fine è necessario affrontare le politiche economiche, sociali e
ambientali in modo sinergico. La mancata inversione delle
tendenze che minacciano la qualità futura della vita
provocherà un vertiginoso aumento dei costi per la società o
renderà tali tendenze irreversibili. […]
37
38. 20. Il Consiglio europeo ha convenuto una strategia per lo
sviluppo sostenibile che integra l’impegno politico dell’Unione
per il rinnovamento economico e sociale, aggiunge alla
strategia di Lisbona una terza dimensione, quella ambientale,
e stabilisce un nuovo approccio alla definizione delle
politiche. Le modalità di attuazione di detta strategia saranno
messe a punto dal Consiglio.
21. Obiettivi chiari e stabili per lo sviluppo sostenibile
offriranno opportunità economiche significative. Ciò
costituirà un potenziale per una nuova ondata di innovazione
tecnologica e di investimenti, generatrice di crescita e di
occupazione. Il Consiglio europeo invita l’industria a
partecipare allo sviluppo e a un più ampio ricorso a nuove
tecnologie rispettose dell’ambiente in settori quali l’energia e
i trasporti. Al riguardo il Consiglio europeo sottolinea
l'importanza di dissociare crescita economica e sfruttamento
delle risorse. […]”
Strategia Europea per lo Sviluppo Sostenibile
2002 Anche a livello nazionale viene sviluppata la Strategia
d’Azione Ambientale per lo Sviluppo Sostenibile in
Italia, elaborata dal Ministero dell’Ambiente e della Tutela
del Territorio e approvata dal CIPE. Il documento, elaborato
tre settimane prima del Vertice Mondiale sullo Sviluppo
Sostenibile, appare perfettamente in linea con il VI
Programma d’Azione per l’Ambiente della Comunità
Europea. La strategia, infatti, indica come ambiti di intervento
prioritari gli stessi indicati dall’Unione Europea: clima; natura
e biodiversità; qualità dell'ambiente e della vita negli ambienti
urbani; uso sostenibile e gestione delle risorse naturali e dei
rifiuti. Per ognuno di essi specifica obiettivi e azioni. Come
strumenti dell’azione la Strategia indica “la promozione di
comportamenti volontari da parte di tutti gli attori sociali verso la
protezione dell’ambiente”.
“Occorre una rivisitazione degli strumenti della politica
ambientale in direzione del miglioramento della legislazione
di protezione ambientale e della sua applicazione;
dell’integrazione dell’ambiente nelle politiche di settore e nei
mercati; dell’attuazione della riforma fiscale ecologica; della
mitigazione delle esternalità ambientali e della eliminazione
dei sussidi perversi; della introduzione della contabilità
ambientale; della maggiore efficacia dei processi di
informazione e partecipazione del pubblico; della crescita del
ruolo decisionale dei cittadini; dello sviluppo della ricerca
scientifica e tecnologica; della formazione e
dell’informazione.”
Strategia d’Azione Ambientale per lo Sviluppo Sostenibile
Sempre nel 2002 a Johannesburg viene organizzato il
38
39. World Summit on Sustainable Development (WSSD), il
Vertice Mondiale sullo Sviluppo Sostenibile. Al Summit
di Johannesburg, gli Stati ribadiscono il loro impegno nel
promuovere i principi dello sviluppo sostenibile, ossia uno
sviluppo che sia contemporaneamente economico, sociale
ed ambientale, e nel dare continuità alla realizzazione dei
processi di A21. In pratica vengono riconfermati gli impegni
presi a Rio de Janeiro nel 1992. È durante il Summit di
Johannesburg che inizia a delinearsi l’idea di dedicare un
decennio all’Educazione dello Sviluppo Sostenibile.
Nel Plan of Implementation di Johannesburg si trovano
diversi richiami all’educazione, nel documento si fa
riferimento all’educazione come ad uno strumento in grado
di incoraggiare processi partecipativi e promuovere
comportamenti “eco saggi”.
Parallelamente al Summit di Johannesburg, l’UNESCO e le
ONG, organizzano l’Education for a Sustainable Future:
Action, Commitments and Partnerships. Qui i partecipanti
sottolineano come dovrebbero promuovere l’Educazione alla
Sostenibilità non solo i Ministri dell’educazione, ma anche
rappresentanti degli altri Ministeri.
2003 Viene organizzato ad Espinho (Portogallo) il First World
Environmental Education Congress (WEEC), ossia il
Primo Congresso Mondiale dedicato esclusivamente
all’Educazione Ambientale. Si dà vita così ad una rete, la
rete WEEC, ossia “una rete mondiale di discussione e ricerca,
nata per dare continuità ai congressi e al dibattito sui temi chiave
dell’educazione ambientale, per consentire lo scambio di riflessioni,
esperienze e proposte tra un congresso e l'altro, per costruire una
comunità mondiale di ricerca e di pratica dell'educazione
ambientale e alla sostenibilità”.
Al Congresso di Espinho seguono poi le diverse edizioni:
2004 San Paolo (Brasile)
2005 Torino (Italia)
2007 Durban (Sud Africa)
2009 Montreal (Canada)
2011 Brisbane (Australia)
La prossima nel 2013 Marrakech (Marocco)
2004 Si svolge ad Aalborg la quarta Conferenza Europea
delle Città Sostenibili dove i paesi partecipanti
confermano la loro visione per un futuro sostenibile delle
loro città. “Una visione che prevede città ospitali, prospere,
creative e sostenibili, in grado di offrire una buona qualità della
vita a tutti i cittadini, consentendo loro di partecipare a tutti gli
39
40. aspetti della vita urbana.” La Conferenza, con 1000
partecipanti, si conclude con la sottoscrizione degli Aalborg
Commitments, una carta di impegni su 10 temi principali che
le amministrazioni locali s’impegnano a rispettare per
supportare lo sviluppo sostenibile locale.
1. GOVERNANCE. Ci impegniamo a rafforzare i nostri
processi decisionali tramite una migliore democrazia
partecipatoria.
2. GESTIONE URBANA PER LA SOSTENIBILITÀ. Ci
impegniamo a mettere in atto cicli di gestione efficienti,
dalla loro formulazione alla loro implementazione e
valutazione.
3. RISORSE NATURALI COMUNI. Ci impegniamo ad
assumerci la piena responsabilità per la protezione e la
preservazione delle risorse naturali comuni.
4. CONSUMO RESPONSABILE E STILI DI VITA. Ci
impegniamo a promuovere e a incentivare un uso
prudente delle risorse, incoraggiando un consumo e una
produzione sostenibili.
5. PIANIFICAZIONE E PROGETTAZIONE URBANA. Ci
impegniamo a svolgere un ruolo strategico nella
pianificazione e progettazione urbane, affrontando
problematiche ambientali, sociali, economiche, sanitarie e
culturali per il beneficio di tutti.
6. MIGLIORE MOBILITÀ, MENO TRAFFICO. Riconosciamo
l’interdipendenza di trasporti, salute e ambiente e ci
impegniamo a promuovere scelte di mobilità sostenibili.
7. AZIONE LOCALE PER LA SALUTE. Ci impegniamo a
proteggere e a promuovere la salute e il benessere dei
nostri cittadini.
8. ECONOMIA LOCALE SOSTENIBILE. Ci impegniamo a
creare e ad assicurare una vivace economia locale, che
promuova l’occupazione senza danneggiare l’ambiente.
9. EQUITÀ E GIUSTIZIA SOCIALE. Ci impegniamo a
costruire comunità solidali e aperte a tutti.
10. DA LOCALE A GLOBALE Ci impegniamo in una azione
locale per una pace, giustizia, equità e sviluppo sostenibile
a livello globale.
Aalborg Commitments
2005 L’Assemblea Generale dell’ONU proclama per gli anni
2005-2014 il DESS Decennio dell’Educazione allo
Sviluppo Sostenibile, affidando il coordinamento delle
attività all’UNESCO, e confermando in questo modo il
ruolo determinante dell’educazione per la realizzazione di
uno sviluppo sostenibile. Un’educazione che deve essere
intesa in senso ampio e deve avere il compito di istruire,
informare, formare e sensibilizzare tanto i giovani quanto gli
adulti e la società civile. Per far ciò è necessaria una
40
41. collaborazione tra i vari stakeholder che siano essi singoli
individui o istituzioni. L’obiettivo è quello di creare una rete
di soggetti in grado di rispondere alle esigenze reali del
territorio e delle società.
L’Educazione alla Sostenibilità deve essere caratterizzata dai
seguenti elementi:
Interdisciplinarietà
Acquisizione di valori
Sviluppo del pensiero critico e ricerca della
risoluzione dei problemi
Molteplicità di metodologie
Decisioni condivise e “partecipate”
Importanza del contesto locale.
Per tutti coloro che intendono contribuire al Decennio,
l’UNESCO elabora un documento di riferimento per i
partner, lo Schema Internazionale di Implementazione
(SII). All’interno del SII vengono indicate le finalità e gli
obiettivi del DESS, alcune indicazioni su come fornire un
contributo al Decennio sia a livello internazionale, che
nazionale, regionale e locale, sette strategie fondamentali
per intervenire nel campo dell’Educazione allo
Sviluppo Sostenibile ed infine alcune caratteristiche
fondamentali per l’Educazione alla Sostenibilità.
Lo scopo ultimo del DESS è l’integrazione dei principi, dei
valori e delle pratiche dello sviluppo sostenibile in tutti gli
aspetti dell’educazione e dell’apprendimento. Questo sforzo
educativo dovrà stimolare nei comportamenti cambiamenti
tali da rendere il futuro più sostenibile in termini di
salvaguardia ambientale, progresso economico e equità della
società per le generazioni presenti e future.
DESS Schema Internazionale di Implementazione
Le sette strategie, elementi essenziali per procedere
nella predisposizione di piani d’attuazione a livello
regionale, nazionale e sub-nazionale:
Costruzione di scenari e creazione di
aggregazione;
Consultazione degli interessati e ispirazione
del senso d’appartenenza;
Creazione di partenariati e reti;
Costruzione di capacità (capacity-building) e
formazione;
Stimolo della ricerca e dell’innovazione;
41
42. Uso delle Tecnologie dell’Informazione e della
Comunicazione (ICT);
Monitoraggio e valutazione.
Sempre nel 2005, a Vilnius, il Comitato per la Politica
Ambientale della Commissione Economica per l’Europa
promuove un High-level meeting dei Ministeri dell’Ambiente e
dell’Educazione per adottare la Strategia UNECE per
l’Educazione per lo Sviluppo Sostenibile ossia una
strategia in grado di promuovere il DESS nell’United
Nations Economic Commission for Europe.
La nostra visione del futuro è quella di una regione che
comprenda valori comuni di solidarietà, equità e rispetto
reciproco tra popoli, nazioni e generazioni. È una regione
caratterizzata dallo sviluppo sostenibile, che include vitalità
economica, giustizia, coesione sociale, protezione
dell’ambiente e gestione sostenibile delle risorse naturali, così
da soddisfare i bisogni delle generazioni presenti senza
compromettere la capacità delle generazioni future di fare
altrettanto.
L’educazione, oltre ad essere un diritto umano, è un pre-
requisito per raggiungere lo sviluppo sostenibile, e uno
strumento essenziale per il buon governo, per i processi
decisionali consapevoli e per la promozione della democrazia.
Per questo motivo, l’educazione per lo sviluppo sostenibile
può aiutare a tradurre la nostra visione in realtà.
L’educazione per lo sviluppo sostenibile migliora e rafforza la
capacità di individui, gruppi, comunità, organizzazioni e
nazioni di formulare giudizi e decisioni a favore dello sviluppo
sostenibile. Essa può promuovere un cambiamento nella
mentalità della gente così da farla diventare capace di
rendere il nostro mondo più sicuro, salubre e prospero,
insomma di migliorare la qualità della vita. L’educazione per
lo sviluppo sostenibile può fornire capacità critica, maggiore
consapevolezza e forza per esplorare nuove visioni e concetti
e per sviluppare metodi e strumenti nuovi.
La nostra Visione - Strategia UNECE
per l’Educazione per lo Sviluppo Sostenibile
2007 Si svolge a Siviglia la quinta Conferenza Europea delle
Città Sostenibili, “Portare gli Impegni di Aalborg nelle
strade” dove i governi locali fanno il punto sulle azioni sino a
quel momento realizzate e sugli strumenti a disposizione per
l’attuazione degli impegni presi ad Aalborg.
Sempre nel 2007, la Conferenza Permanente Stato-
Regioni e Province Autonome ha approvato il
documento politico “Orientamenti e obiettivi per il nuovo quadro
programmatico per l’educazione all’ambiente e allo sviluppo
42
43. sostenibile”, che riafferma la validità del Sistema InFEA
Nazionale come integrazione di sistemi a scala regionale,
impegna i sottoscrittori a sviluppare la propria azione
congiunta per la crescita di una cultura della sostenibilità da
attuarsi anche favorendo una forte integrazione delle
politiche di settore, necessaria per rendere i processi della
formazione, dell’educazione e della sensibilizzazione per lo
sviluppo sostenibile organici alle politiche del territorio.
Sulla base degli orientamenti ed obiettivi sopra richiamati è
stato redatto, e approvato dalla Conferenza Permanente
Stato-Regioni in data 1° agosto 2007, il “Nuovo Quadro
Programmatico Stato-Regioni e Province Autonome per
l’educazione all’ambiente e alla sostenibilità”, che
rappresenta il principale strumento di attuazione ed indirizzo
per l’attività delle Amministrazioni centrali e regionali.
2009 A cinque anni dal lancio del DESS, l’UNESCO organizza a
Bonn la Conferenza Mondiale sull’Educazione allo
Sviluppo Sostenibile con l’obiettivo di fare il punto sul
percorso fatto con il DESS e dare la possibilità ai partner di
scambiarsi esperienze e buone pratiche per l’ESS.
A Bonn gli Stati fissano nuovi obiettivi da raggiungere negli
anni successivi:
dare rilievo all’importanza dell’ESS per tutte le forme di
educazione;
incoraggiare gli scambi internazionali sull’ESS,
specialmente tra il Nord e il Sud del mondo;
verificare lo stato di implementazione del Decennio;
incrementare strategie per la sua prosecuzione.
La conferenza termina con l’approvazione di un documento
finale conosciuto come Dichiarazione di Bonn.
2010 Si svolge la Sesta Conferenza Europea delle Città
Sostenibili, a Dunkerque, dalla quale sono emerse due
dichiarazioni:
la Dichiarazione di Dunkerque 2010 sul Clima;
la Dichiarazione di Dunkerque 2010 sulla Sostenibilità.
2012 A giugno di quest’anno si terrà, nuovamente a Rio de Janeiro,
la Conferenza sullo Sviluppo Sostenibile, Rio+20, così
chiamata perché organizzata a vent’anni dal Vertice della
Terra. Il Vertice, organizzato sempre dall’ONU, ha come
obiettivo finale quello di rafforzare l’impegno politico degli
stati ad agire in favore di uno sviluppo sostenibile globale, e
di porsi nuovi traguardi da raggiungere. I temi trattati saranno
43
44. principalmente due:
L’economia verde nel contesto dello sviluppo sostenibile
e riduzione della povertà;
Il quadro istituzionale per lo sviluppo sostenibile.
44
45. Le politiche per la Già da anni la Regione Sardegna, in linea con la
Sostenibilità programmazione internazionale e nazionale, è impegnata
Ambientale della nella promozione di politiche di Sostenibilità
Regione Sardegna Ambientale e di programmi di Educazione alla
Sostenibilità. Di seguito si riportano i programmi più
rilevanti degli ultimi anni, che sono stati di riferimento per la
programmazione provinciale.
2009 Nel luglio del 2009 la Regione Sardegna, adotta il Piano per
gli Acquisti Pubblici Ecologici - il PAPERS per gli anni
2009-2013. Il Piano, redatto dall’Assessorato della Difesa
dell’Ambiente (Servizio Sostenibilità Ambientale) e
dall’Assessorato degli Enti Locali (Servizio Provveditorato),
entro il 2013 si impegna a:
raggiungere la quota del 50% del fabbisogno regionale
delle forniture di beni e servizi necessari all’ordinario
funzionamento dell’Amministrazione aventi
caratteristiche di ridotto impatto ambientale e il 20%
negli appalti di lavori;
far attecchire la politica del GPP in tutto il territorio
regionale, e, in particolare, in tutte le Amministrazioni
provinciali ed Enti parco regionali, nel 50% delle
amministrazioni comunali, nel 30% degli altri Enti
Pubblici;
sviluppare nell’Amministrazione regionale e in almeno il
50% degli Enti Locali il ricorso a fonti energetiche
rinnovabili, il risparmio, la riduzione dell'intensità e
l'efficienza energetica.
2009 Nell’agosto del 2009 la Regione Sardegna approva il
Programma triennale per l’Educazione Ambientale e
alla Sostenibilità per gli anni 2009-2011 con il fine di
sensibilizzare e responsabilizzare la cittadinanza verso stili di
vita più sostenibili.
I destinatari del Programma triennale regionale sono le
scuole; il sistema produttivo ed imprenditoriale; il sistema
della produzione dei servizi pubblici; i soggetti istituzionali, gli
attori, le strutture e le reti del sistema educativo formale,
non formale ed informale; i cittadini in generale.
Le aree di intervento del Programma rispondono ad un
complesso di necessità strutturali ed operative che
interessano i diversi livelli e le categorie che compongono il
Sistema Regionale InFEA. In particolare, si intende attuare
azioni tese a favorire il completamento strutturale e
funzionale della rete, incrementare la dotazione di strumenti
efficaci per un’efficace azione di rete, sviluppare il dialogo tra
i componenti della rete e con altre reti ed, infine, potenziare
45
46. e sviluppare le funzioni correlate alla progettualità dei CEAS.
Il Programma si articola in quattro aree di intervento:
1. strutturazione e potenziamento funzionale e delle azioni
del Sistema Regionale InFEA;
2. realizzazione di progetti regionali in materia di
Educazione all’Ambiente e alla Sostenibilità da svilupparsi
in modalità di rete;
3. realizzazione di azioni innovative per l’Educazione alla
Sostenibilità;
4. potenziamento e adeguamento infrastrutturale dei
CEAS, dei Nodi e del Centro Regionale di
Coordinamento InFEA.
2009 Nel dicembre 2009 la Regione Sardegna approva il Piano
d’Azione Ambientale Regionale (PAAR) 2009-2013
che si configura come uno strumento di attuazione delle
politiche ambientali regionali. Il PAAR individua 4 Aree di
azione prioritaria, secondo l’impostazione adottata a
livello europeo dal VI Programma comunitario di Azione in
materia di Ambiente. Per ciascuna delle 4 Aree individua
alcuni obiettivi generali e specifici, circa 39 azioni suddivise
per area tematica ed accorpate in 6 Macroazioni.
Di seguito si riportano le 4 Aree di azione prioritaria e le 6
Macroazioni:
Cambiamenti climatici
A - Sostegno per la mobilità alternativa
B - Energia sostenibile
Natura, biodiversità e difesa del suolo
C - Gestione sostenibile del territorio
Ambiente e salute
D - Tutela della salute del cittadino
Uso sostenibile delle risorse naturali e gestione dei
rifiuti
E - Gestione sostenibile dei rifiuti e bonifica dei siti
inquinati
F - Tutela della risorsa idrica
Le azioni derivanti dagli obiettivi trasversali hanno portato
all’identificazione di una settima macroazione definita:
G - Trasversalità ambientale.
46
47. Il concetto di Il percorso di progettazione partecipata ha preso avvio il 17
Educazione alla Novembre 2011 con un primo Workshop, a cui hanno preso
Sostenibilità emerso parte oltre 80 partecipanti.
nel 1° workshop La prima parte dei lavori è stata rivolta alla presentazione e
condivisione del processo partecipativo. La seconda parte,
con l’obiettivo di attivare una prima riflessione sul tema e
dunque sulla domanda Qual è l’oggetto del nostro lavoro?, è
stata dedicata alla definizione partecipata e alla condivisione
dell’approccio all’Educazione Ambientale e alla Sostenibilità e
in particolare a rispondere, suddivisi in sette gruppi di lavoro
alle seguenti domande:
Cos’è per noi l’Educazione Ambientale e alla Sostenibilità?
…a quali target si indirizza?
…quali sono i suoi ambiti tematici di intervento?
…con quali strumenti si attua?
Di seguito si riportano le risposte prodotte dai sette
gruppi di lavoro, dalle quali emerge un’idea e un approccio
all’Educazione alla Sostenibilità innovativo e pienamente
coerente con il quadro programmatorio internazionale.
47
48. Cos’è per noi
l’Educazione
Ambientale e alla
Sostenibilità?
Insieme di azioni mirate a creare o sviluppare
consapevolezza sul nostro impatto ambientale e a modificare
gli stili di vita.
Processo di educazione alla consapevolezza del nostro
rapporto con l’ambiente vissuto attraverso esperienze che
permettano di riappropriarsi di ritmi naturali per adottare
scelte proiettate in un futuro sostenibile.
Percorsi di crescita individuale collettivi al rispetto, allo
sviluppo dell’empatia, all’informazione orientata al
cambiamento dei comportamenti.
Attivare processi educativi che portino all’assunzione di
responsabilità, attaccamento e affetto dell’individuo e della
collettività nei confronti dell’ambiente nel quale si vive.
È un percorso educativo permanente finalizzato ad un
cambiamento responsabile dei propri stili di vita.
Far capire concretamente come rendere equilibrate le nostre
scelte e portando al cambiamento delle coscienze consapevoli
che le risorse sono finite.
Un processo che, attraverso metodologie specifiche al target,
porti ad una consapevolezza con l’obiettivo di un
cambiamento comportamentale verso l’ambiente esterno ed
interno.
…a quali target si
indirizza?
Tutti in maniera orizzontale e trasversale
Bambini + genitori, Anziani, Adulti, Turisti, Aziende, Politici,
Enti Pubblici, Religiosi, Imprese, Associazioni, Insegnanti
Tutti!
Cittadinanza: giovani e scuole, Imprese, P.A.
Pubblica Amministrazione, Cittadini, Imprese, Organizzazioni
di vario tipo
Politici, Nipoti, Genitori, Nonni
Politici, Bambini, Adolescenti, Adulti, Anziani, Casalinghe,
Consumatori, Cittadini, Imprese, Insegnanti
48
49. …quali sono i suoi
ambiti tematici di
intervento?
Rifiuti, Energie naturali, Acquisti verdi, Mobilità, Biodiversità,
Beni comuni (acqua, terra, spiagge), Etica nella politica,
Turismo rurale e sostenibile, Agricoltura, Alimentazione
Mobilità, Biodiversità, Rifiuti e Riciclo, Consumi critici e
Produzioni sostenibili, Alimentazione, Energie rinnovabili,
Culture e identità locali
Prioritariamente il consumo di risorse, in termini settoriali:
Acqua, Energia, Rifiuti, Mobilità, ecc.
Trasversale
Ecosistema, la natura come esempio (acqua di consumo,
acque e coste, ecologia urbana, foreste, energia, innovazione,
relazioni, rifiuti, risparmio, produzione)
Riduzione dei consumi (e consumo responsabile), Trasporti e
mobilità, Alimentazione, Biodiversità, Agricoltura, Rifiuti
Rifiuti, energia, mobilità, acqua-aria-terra, materie prime,
alimentazione, biodiversità, cittadinanza attiva, educazione,
“contestualizzati” nel target
49
50. …con quali strumenti si
attua?
Cittadinanza attiva (orti condivisi etc…), Percorsi di
educazione e informazione, Conoscenza del territorio, Buone
pratiche, Regole “verdi”, Onestà e responsabilità
Con la coerenza nello stile di vita, Con la condivisione delle
buone pratiche, Con azioni concrete (giochi, laboratori
educativi e partecipativi), Comunicazione e informazione,
Lavoro sull’immaginario, Consapevolezza delle proprie
capacità
Informazione, Formazione e Aggiornamento (a tutti i livelli),
Esplorazione ed Esperienza diretta
Si attua con: Informazione, Formazione, Sensibilizzazione,
Comunicazione in rete/circolare, Esperienza attiva
Gioco e altre metodologie, Processi partecipativi, Campagne
di sensibilizzazione, Social Marketing, Trasmissione di buone
pratiche, Promozione sociale
Azioni concrete e integrate di sperimentazione diretta, atte a
stimolare la curiosità critica per portare alla conoscenza dei
cicli produttivi di trasformazione e smaltimento
Laboratori didattici, Spot pubblicitari, Materiale informativo,
Laboratori di quartiere, Visite guidate, Giochi, Eventi,
Seminari, Legislazione, Scambio di buone pratiche, Fattorie
didattiche
50