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Personaggi storici che non
si trovano nei libri di storia
Prof.ssa Lucia Gangale
Adelaide di Susa
(Torino, forse 1016 – Canischio, 19 dicembre 1091)
Importanza storica
Più della famosa Matilde di Canossa, è artefice del perdono papale di Gregorio VII all’imperatore Enrico IV, che
ne aveva sposato la figlia, Berta. La sua importanza si deve anche al fatto che tramite il suo terzo matrimonio con
Oddone di Savoia, tale dinastia entra in Italia, decidendone il futuro destino nazionale unitario.
Biografia
Era figlia del conte di Torino, Olderico Manfredo, e della contessa Berta Obertagna. Il padre, rimasto vedovo, divide i
suoi possedimenti tra le tre figlie, ed il grosso andò ad Adelaide. Marchesa e principessa, Adelaide a soli 16 anni andò in
sposa ad Ermanno III duca di Svevia, dal quale non ebbe figli, perché nel 1038, dopo circa due anni di matrimonio, egli
morì di peste. Così, a 22 anni, contrasse un secondo matrimonio con Arrigo I marchese del Monferrato, dal quale ebbe
tre figli, ma nel 1044 rimase di nuovo vedova. Per evidenti ragioni di Stato fu necessario ricorrere ad un nuovo
matrimonio. La giovane vedova sposò allora Oddone di Savoia (1020 c.ca-1059), secondogenito del capostipite sabaudo
Umberto I Biancamano. Da lui ebbe cinque figli, tra i quali Berta, che a soli 15 anni sposò Enrico IV (1050- 1106),
imperatore del Sacro Romano Impero, re di Germania, re d’Italia e duca di Franconia. Tirannico e vizioso, costui cercò
di liberarsi della giovane sposa e la povera Berta si ritirò nell’abbazia di Lorscheim, in attesa degli eventi. Enrico IV
convocava un Concilio a Magonza per discutere la sua richiesta di divorzio, nonostante il parere contrario di sua madre,
l’imperatrice Agnese, anch’essa ritirata in convento perché nel frattempo esautorata dal potere proprio da suo figlio.
Papa Alessandro II inviò il suo delegato, il cardinale vescovo di Ostia Pier Damiani che argomentò a favore di Berta,
convincendo l’uditorio. Enrico IV fu scomunicato da papa Gregorio VII (Ildebrando di Soana, morto nel 1085) nel
corso della Lotta per le Investiture, e Berta, anche avendo subito tanti torti, lo accompagnò a Canossa, insieme alla
madre Adelaide, a chiedergli perdono ed a farsi togliere la scomunica, mentre era ospite della contessa Matilde. Intanto
veniva eletto re Rodolfo di Svevia, i sudditi sfiduciavano Enrico IV e Berta moriva consumata di dolore (è sepolta nella
cattedrale di Spira). La madre Adelaide le sopravvisse di tre anni. Passò gli ultimi anni della sua vita nella Valle
dell’Orco. Per trent’anni la «Marchesa delle Alpi Cozie» guidò con saggezza il suo popolo. Nella cattedrale di San
Giusto a Susa vi è una statua che la rappresenta genuflessa in atto di preghiera.
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Margherita di Savoia
Pinerolo, 1390-Alba, 1464
Importanza storica – E’ fondatrice del Monastero di Santa Maria Maddalena ad Alba
(CN). Parente di due antipapi, Clemente VII e Felice V, ma nonostante questo si adoperò
presso sovrani e prelati, come fece anche Santa Caterina da Siena, con la preghiera, la
parola e gli scritti, affinché lo scisma avesse termine. Per questo suo merito si realizzò
l’unità tanto agognata, ed ella ebbe la gioia di poter ospitare per una notte nel suo
castello di Trino Vercellese il nuovo papa Martino V, che era in viaggio verso la sua sede
di Roma.
Biografia
Era figlia di Amedeo di Savoia, principe di Acaia e signore del Piemonte, e di Caterina
dei conti di Ginevra. A 13 anni, rimasta orfana di entrambi i genitori, fu dallo zio
Ludovico data in sposa a Teodoro il Paleologo, marchese di Monferrato, che aveva già
due figli dal suo precedente matrimonio. Seguì il marito a Genova, dove vi era stato
chiamato per sedare le discordie tra i Francesi e i Visconti. Qui si dedicò ad opere di
pietà e durante la peste del 1411 portò assistenza a poveri, ammalati, agonizzanti, a cui
portava pane, denaro, abiti e medicine, entrando nei quartieri più abietti. Rimasta
vedova a 28 anni, rifiutò seconde nozze con il duca di Milano Filippo Maria Visconti e
passò ad Alba, dove fondò un monastero domenicano seguendo la sua vocazione
religiosa fino a quel momento repressa. Le tre frecce che la raffigurano nei quadri
rappresentano le croci della sua esistenza: malattie, persecuzioni e calunnie. Il cervo che
spesso le compare accanto è simbolo della sua eroica obbedienza. In clausura fu
insignita da Dio di doni straordinari. E’ stata proclamata beata. Il suo corpo riposa nel
monastero domenicano di Alba, in via Serre, nella parte alta della città.
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Colomba Antonietti
Bastia Umbra, 19 ottobre 1826 – Roma, 13 giugno 1849
Importanza storica
Patriota italiana morta a soli 26 anni per difendere la Repubblica Romana. Vestita da
uomo si recava a combattere per gli ideali in cui credeva. La morte sopraggiunse
nell’assedio di Porta San Pancrazio, sotto i colpi dell’artiglieria francese.
Biografia
Di umili origini (i suoi genitori erano fornai), sposò in segreto il conte Luigi Porzi,
cadetto delle truppe pontefice, del quale si era innamorata quando con i suoi si era
trasferita a Foligno. Il matrimonio era contrastato da entrambe le famiglie per via
della differenza di ceto sociale. Presente alla cerimonia nuziale notturna, svoltasi il
13 dicembre 1846, era solo il fratello di lei, Feliciano. Si trasferirono prima a
Bologna e poi a Roma, mentre Porzi era diventato tenente. A Roma è arrestato per
avere contratto matrimonio senza le necessarie autorizzazioni e rinchiuso a Castel
Sant’Angelo con stipendio dimezzato. Scarcerato, il Porzi aderisce alla Repubblica
Romana, e la moglie combatte al fianco del marito vestita da uomo in uniforme da
bersagliere. Combatte le truppe borboniche a Velletri e a Palestrina con coraggio e
intelligenza, meritandosi la lode di Garibaldi. Muore nel modo che abbiamo detto
sopra. Le sue spoglie riposano a Gianicolo, che accoglie i caduti nelle battaglie per
Roma Capitale e per l’Italia Unita. Di lei parlarono in maniera ammirata Domenico
Guerrazzi, Felice Orsini e Giuseppe Garibaldi. Luigi Mercantini le dedicò un’ode.
Prof.ssa Lucia Gangale
Importanza storica
Al secolo Giacomo Marrocco, fu il frate che confessò Cavour sul letto di morte. Ne ricavò
la persecuzione papale, in quanto aveva osato assolvere un politico scomunicato dalla
Chiesa per la sua azione contro il potere temporale dei papi.
Biografia
Nacque a Poirino, presso Torino, il 10 marzo 1808 da Antonio Marrocco, piccolo
possidente, e da Giovanna Fabar. Frequentò le elementari a Poirino ed il Ginnasio a Chieri.
Dopo il diploma entrò nel convento della Pace dei frati minori riformati di S. Francesco.
Pronunziò i voti solenni e perpetui il 27 novembre 1827. Per le sue elevate qualità morali e
intellettuali, benché non avesse ancora l’età richiesta per il sacerdozio, fu ordinato
sacerdote e destinato al convento di S. Maria degli Angeli. Nel 1834 il convento viene
eletto a parrocchia e lui ne è nominato primo vicecurato, carica che deve lasciare nel 1840
per motivi di salute. Tralasciando il prosieguo della sua carriera ecclesiastica, arriviamo al
momento in cui confessa Cavour moribondo. Lo statista era cattolico non praticante, come
detto, scomunicato dalla Chiesa. Frà Giacomo fu convocato a Roma da Pio IX, che lo
interrogò sull’accaduto. Gli chiese se il Cavour prima di confessarsi avesse pronunciato
una ritrattazione. Frà Giacomo rispose che nessuna condizione era stata posta per la
somministrazione dei sacramenti e, all'incalzare del Papa, aggiunse di avere agito secondo
la sua coscienza. Anche un inquisitore del Sant’Offizio lo sottopose ad interrogatorio. Il
frate rischiò di essere incarcerato, ma il timore di fare di lui una vittima dell’agitato
periodo politico consiglia al Papa di lasciarlo libero e di sospenderlo a divinis. Nel 1881
Leone XIII gli concesse nuovamente la facoltà di confessare e Giacomo poté così chiudere
dopo vent'anni un lungo e amaro capitolo spirituale della sua vita. Morì dimenticato da
tutti a Torino, il 30 sett. 1885, a 77 anni.
Giacomo da Poirino
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  • 2. Adelaide di Susa (Torino, forse 1016 – Canischio, 19 dicembre 1091) Importanza storica Più della famosa Matilde di Canossa, è artefice del perdono papale di Gregorio VII all’imperatore Enrico IV, che ne aveva sposato la figlia, Berta. La sua importanza si deve anche al fatto che tramite il suo terzo matrimonio con Oddone di Savoia, tale dinastia entra in Italia, decidendone il futuro destino nazionale unitario. Biografia Era figlia del conte di Torino, Olderico Manfredo, e della contessa Berta Obertagna. Il padre, rimasto vedovo, divide i suoi possedimenti tra le tre figlie, ed il grosso andò ad Adelaide. Marchesa e principessa, Adelaide a soli 16 anni andò in sposa ad Ermanno III duca di Svevia, dal quale non ebbe figli, perché nel 1038, dopo circa due anni di matrimonio, egli morì di peste. Così, a 22 anni, contrasse un secondo matrimonio con Arrigo I marchese del Monferrato, dal quale ebbe tre figli, ma nel 1044 rimase di nuovo vedova. Per evidenti ragioni di Stato fu necessario ricorrere ad un nuovo matrimonio. La giovane vedova sposò allora Oddone di Savoia (1020 c.ca-1059), secondogenito del capostipite sabaudo Umberto I Biancamano. Da lui ebbe cinque figli, tra i quali Berta, che a soli 15 anni sposò Enrico IV (1050- 1106), imperatore del Sacro Romano Impero, re di Germania, re d’Italia e duca di Franconia. Tirannico e vizioso, costui cercò di liberarsi della giovane sposa e la povera Berta si ritirò nell’abbazia di Lorscheim, in attesa degli eventi. Enrico IV convocava un Concilio a Magonza per discutere la sua richiesta di divorzio, nonostante il parere contrario di sua madre, l’imperatrice Agnese, anch’essa ritirata in convento perché nel frattempo esautorata dal potere proprio da suo figlio. Papa Alessandro II inviò il suo delegato, il cardinale vescovo di Ostia Pier Damiani che argomentò a favore di Berta, convincendo l’uditorio. Enrico IV fu scomunicato da papa Gregorio VII (Ildebrando di Soana, morto nel 1085) nel corso della Lotta per le Investiture, e Berta, anche avendo subito tanti torti, lo accompagnò a Canossa, insieme alla madre Adelaide, a chiedergli perdono ed a farsi togliere la scomunica, mentre era ospite della contessa Matilde. Intanto veniva eletto re Rodolfo di Svevia, i sudditi sfiduciavano Enrico IV e Berta moriva consumata di dolore (è sepolta nella cattedrale di Spira). La madre Adelaide le sopravvisse di tre anni. Passò gli ultimi anni della sua vita nella Valle dell’Orco. Per trent’anni la «Marchesa delle Alpi Cozie» guidò con saggezza il suo popolo. Nella cattedrale di San Giusto a Susa vi è una statua che la rappresenta genuflessa in atto di preghiera. Prof.ssa Lucia Gangale
  • 3. Margherita di Savoia Pinerolo, 1390-Alba, 1464 Importanza storica – E’ fondatrice del Monastero di Santa Maria Maddalena ad Alba (CN). Parente di due antipapi, Clemente VII e Felice V, ma nonostante questo si adoperò presso sovrani e prelati, come fece anche Santa Caterina da Siena, con la preghiera, la parola e gli scritti, affinché lo scisma avesse termine. Per questo suo merito si realizzò l’unità tanto agognata, ed ella ebbe la gioia di poter ospitare per una notte nel suo castello di Trino Vercellese il nuovo papa Martino V, che era in viaggio verso la sua sede di Roma. Biografia Era figlia di Amedeo di Savoia, principe di Acaia e signore del Piemonte, e di Caterina dei conti di Ginevra. A 13 anni, rimasta orfana di entrambi i genitori, fu dallo zio Ludovico data in sposa a Teodoro il Paleologo, marchese di Monferrato, che aveva già due figli dal suo precedente matrimonio. Seguì il marito a Genova, dove vi era stato chiamato per sedare le discordie tra i Francesi e i Visconti. Qui si dedicò ad opere di pietà e durante la peste del 1411 portò assistenza a poveri, ammalati, agonizzanti, a cui portava pane, denaro, abiti e medicine, entrando nei quartieri più abietti. Rimasta vedova a 28 anni, rifiutò seconde nozze con il duca di Milano Filippo Maria Visconti e passò ad Alba, dove fondò un monastero domenicano seguendo la sua vocazione religiosa fino a quel momento repressa. Le tre frecce che la raffigurano nei quadri rappresentano le croci della sua esistenza: malattie, persecuzioni e calunnie. Il cervo che spesso le compare accanto è simbolo della sua eroica obbedienza. In clausura fu insignita da Dio di doni straordinari. E’ stata proclamata beata. Il suo corpo riposa nel monastero domenicano di Alba, in via Serre, nella parte alta della città. Prof.ssa Lucia Gangale
  • 4. Colomba Antonietti Bastia Umbra, 19 ottobre 1826 – Roma, 13 giugno 1849 Importanza storica Patriota italiana morta a soli 26 anni per difendere la Repubblica Romana. Vestita da uomo si recava a combattere per gli ideali in cui credeva. La morte sopraggiunse nell’assedio di Porta San Pancrazio, sotto i colpi dell’artiglieria francese. Biografia Di umili origini (i suoi genitori erano fornai), sposò in segreto il conte Luigi Porzi, cadetto delle truppe pontefice, del quale si era innamorata quando con i suoi si era trasferita a Foligno. Il matrimonio era contrastato da entrambe le famiglie per via della differenza di ceto sociale. Presente alla cerimonia nuziale notturna, svoltasi il 13 dicembre 1846, era solo il fratello di lei, Feliciano. Si trasferirono prima a Bologna e poi a Roma, mentre Porzi era diventato tenente. A Roma è arrestato per avere contratto matrimonio senza le necessarie autorizzazioni e rinchiuso a Castel Sant’Angelo con stipendio dimezzato. Scarcerato, il Porzi aderisce alla Repubblica Romana, e la moglie combatte al fianco del marito vestita da uomo in uniforme da bersagliere. Combatte le truppe borboniche a Velletri e a Palestrina con coraggio e intelligenza, meritandosi la lode di Garibaldi. Muore nel modo che abbiamo detto sopra. Le sue spoglie riposano a Gianicolo, che accoglie i caduti nelle battaglie per Roma Capitale e per l’Italia Unita. Di lei parlarono in maniera ammirata Domenico Guerrazzi, Felice Orsini e Giuseppe Garibaldi. Luigi Mercantini le dedicò un’ode. Prof.ssa Lucia Gangale
  • 5. Importanza storica Al secolo Giacomo Marrocco, fu il frate che confessò Cavour sul letto di morte. Ne ricavò la persecuzione papale, in quanto aveva osato assolvere un politico scomunicato dalla Chiesa per la sua azione contro il potere temporale dei papi. Biografia Nacque a Poirino, presso Torino, il 10 marzo 1808 da Antonio Marrocco, piccolo possidente, e da Giovanna Fabar. Frequentò le elementari a Poirino ed il Ginnasio a Chieri. Dopo il diploma entrò nel convento della Pace dei frati minori riformati di S. Francesco. Pronunziò i voti solenni e perpetui il 27 novembre 1827. Per le sue elevate qualità morali e intellettuali, benché non avesse ancora l’età richiesta per il sacerdozio, fu ordinato sacerdote e destinato al convento di S. Maria degli Angeli. Nel 1834 il convento viene eletto a parrocchia e lui ne è nominato primo vicecurato, carica che deve lasciare nel 1840 per motivi di salute. Tralasciando il prosieguo della sua carriera ecclesiastica, arriviamo al momento in cui confessa Cavour moribondo. Lo statista era cattolico non praticante, come detto, scomunicato dalla Chiesa. Frà Giacomo fu convocato a Roma da Pio IX, che lo interrogò sull’accaduto. Gli chiese se il Cavour prima di confessarsi avesse pronunciato una ritrattazione. Frà Giacomo rispose che nessuna condizione era stata posta per la somministrazione dei sacramenti e, all'incalzare del Papa, aggiunse di avere agito secondo la sua coscienza. Anche un inquisitore del Sant’Offizio lo sottopose ad interrogatorio. Il frate rischiò di essere incarcerato, ma il timore di fare di lui una vittima dell’agitato periodo politico consiglia al Papa di lasciarlo libero e di sospenderlo a divinis. Nel 1881 Leone XIII gli concesse nuovamente la facoltà di confessare e Giacomo poté così chiudere dopo vent'anni un lungo e amaro capitolo spirituale della sua vita. Morì dimenticato da tutti a Torino, il 30 sett. 1885, a 77 anni. Giacomo da Poirino Prof.ssa Lucia Gangale