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Cabu ok

4-07-2008

12:39

Pagina 1

Prima parte
Tempi lontani
“Dal soggetto all’oggetto”

Prima
Lezione
4-07-2008

12:39

Pagina 2

PRIMA PARTE • TEMPI LONTANI. “DAL SOGGETTO ALL’OGGETTO”

Prima lezione

Cabu ok

Figura 1.1 UADI TILIZZAGHEN (Libia).
Particolare di una grande scena con figure
umane ed animali: figure umane in corsa.
7000-8000 a.C.
(Ripreso da 4. della bibliografia)
Figura 1.2 NINIVE (Iraq). Scena di caccia. 700
a.C. (Ripreso da 2. della bibliografia)
Figura 1.3 UADI EKKI (Libia). Particolare
di una grande scena in cui spiccano tre figure
di danzatori con acconciature o maschere
ed appendici caudali. 7000 a.C.
(Ripreso da 4. della bibliografia)
Figura 1.4 AOUANRHET (Algeria). Personaggio
femminile detto “la dama bianca”, con il corpo
ricoperto di pitture e tatuaggi. Sovrapposta
ad esso una serie di figure in ocra rossa
di una fase più recente. 6000-7000 a.C.
(Ripreso da 4 della bibliografia)
Figura 1.5 TRADART ACACUS (Libia).
Cacciatore. 5000-6000 a.C.
(Ripreso da 4. della bibliografia)
Figura 1.6 TERKEY BOWDÈ (Ciad).
Cavalieri che sembrano inseguire due uomini
a piedi. 3000-4000 a.C.
(Ripreso da 4. della bibliografia)
Figura 1.7 THE METROPOLITAN MUSEUM OF
ART (New York, USA). Vaso greco con dipinta
una scena di corsa di resistenza. 525 a. C.
(Ripreso da 1. della bibliografia della seconda
lezione)
Figura 1.8 THE METROPOLITAN MUSEUM OF
ART (New York, USA). Vaso greco con dipinta
una scena di corsa veloce. 470 a. C. (Ripreso
da 1. della bibliografia della seconda lezione)
Figura 1.9 Interpretazione della corsa veloce
da parte di un antico artista greco.
Epoca incerta. (Ripreso da E.N. Gardner:
Greek Athletic Sports Festivals. Macmillan,
London 1910)
Figura 1.10 SANCI (India). Stupa. Epoca:
attorno alla nascita di Cristo.
(Ripreso da 3. della bibliografia)
Figura 1.11 KHAJURAHO (India). Particolare
dell’esterno del Tempio di Kandariya
Mahadeva. 1050 d.C.
(Ripreso da 3. della bibliografia)
Figura 1.12 BONAMPAK (Messico).
Tempio degli Affreschi. Gruppo di danzatori
mascherati. 700 d.C.
(Ripreso da 1. della bibliografia)

2

Premessa
Il moto appare alla percezione umana
come una successione di cambiamenti di
immagine. Senza l’ausilio di particolari
strumentazioni, cioè ad occhio nudo, l’uomo riesce a percepire cambiamenti di alcuni decimi di millimetro; con i potenti
mezzi predisposti dalla tecnologia moderna, invece, i cambiamenti che avvengono
entro la cellula biologica e perfino entro le
molecole. In ogni caso, la sensibilità
umana, particolarmente attraverso l’accettore retinico1, non capta il moto in sé,
bensì differenziate immagini che si producono in tempi molto ravvicinati e che l’attività mnemonica lega l’una all’altra in un
continuum che appare come movimento. Il
moto perciò come realtà fisica indipendente dal percettore pare non sussistere, perché
non sembra una proprietà intrinseca della
materia o del reale, bensì un modo particolare di prenderne coscienza. Parlare di
moto, conseguentemente, implica sempre
la necessità di specificarne il riferimento (in
fisica, si tratta sempre di moto rispetto a
qualcosa).
Alla luce delle cognizioni che l’indagine
scientifica contemporanea ha fatto proprie
sul moto, la sua esistenza viene concepita
sempre in ordine relativo e mai separabile
dai criteri del suo rilevamento, che possono far capo alle particolarità del tipo di
sensibilità utilizzata per individuarlo: retinica, tattile o propriocettiva.
A differenza delle altre proprietà fisiche
che contraddistinguono gli oggetti, come
ad esempio l’estensione, il peso, la temperatura, ecc., il moto non può essere oggettivato come proprietà appartenente all’oggetto stesso, perché la sua condizione
Cabu ok

4-07-2008

12:40

Pagina 99

Seconda parte
Tempi vicini
“Alla ricerca dell’algoritmo41
del movimento zoologico”

Decima
Lezione
4-07-2008

12:40

Pagina 100

SECONDA PARTE • TEMPI VICINI. “ALLA RICERCA DELL’ALGORITMO DEL MOVIMENTO ZOOLOGICO”
Figura 10.1 Frontespizio di un capitolo
di un lavoro di O. Fischer.
Figura 10.2 Frontespizio di una parte
di un lavoro di O. Fischer.
Figura 10.3 Frontespizio di una parte
di un lavoro di O. Fischer.
Figura 10.4 Frontespizio del lavoro dei fratelli
Weber, nel quale viene presentata la teoria
del pendolo nella marcia umana.
Figura 10.5 L’omaggio di Otto Fischer
alla memoria di Wilhelm Braune
in occasione della pubblicazione
di Der Gang des Menschen nel 1899.
(Cfr. 4. della bibliografia)
Figura 10.6 a) Gli ugelli spruzzanti inchiostro
di Vierordt attaccati alla scarpa.
b) Le tracce lasciate dagli spruzzi su fogli
di carta per indicare il movimento.
(Cfr. 11. della bibliografia della settima lezione)
Figura 10.7 Un soggetto pronto
all’esperimento con i tubi luminosi
attaccati alle varie parti del corpo
e specialmente agli arti.
(Cfr. 11. della bibliografia della settima lezione)
Figura 10.8 Lo strumento costruito
per misurare le coordinate dei punti
sui nastri fotografici.
(Cfr. 11. della bibliografia della settima lezione)

Decima lezione

Cabu ok

100

Braune e Fischer.
Il conteggio del movimento
zoologico
Abbiamo già ricordato che molti ricercatori
si sono occupati dell’attività motoria, individuandola in un comportamento tanto
comune quanto sfuggente ad una comprensibile razionalizzazione come la marcia
e la corsa umane.
Aristotele, Leonardo, Borelli, von Haller42,
Barthez, Magendie, Gerdy, Poisson, Marey
e molti altri non poterono esimersi dal
prendere in considerazione queste due
espressioni del movimento dell’uomo, perché in fondo il camminare ed il correre per
l’uomo ed i mammiferi più comuni configurano per antonomasia il movimento,
implicando l’accettazione sottintesa di una
categorizzazione del moto, in zoologia,
come un fenomeno autonomo, ben delimitato nei suoi risvolti temporali e spaziali.
Categorizzare un’attività come la marcia o
la corsa non presenta infatti alcuna difficoltà, perché si tratta di fenomeni che
hanno un inizio, un decorso ed una fine
ben evidenziabili dalla percezione umana,
tanto rispetto ad un ragionamento che
voglia conservare un carattere quantitativo,
quanto rispetto ad un ragionamento di
carattere qualitativo, come abbiamo potuto
ripetutamente constatare nel corso di questo studio.
La marcia e la corsa hanno costituito gran
parte degli interessi che hanno spinto la
riflessione umana ad occuparsi del moto
zoologico, dalle intuizioni dell’artista primigenio alle misurazioni di Marey, così da
non consentire alcuna smentita all’affermazione che parafrasa la storia dello sviluppo del concetto di movimento nella
Cabu ok

4-07-2008

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Pagina 229

Terza parte
Tempi nuovi
“Un’equazione senza soluzioni”

Ventunesima
Lezione
4-07-2008

12:40

Pagina 230

TERZA PARTE • TEMPI NUOVI. “UN’EQUAZIONE SENZA SOLUZIONI”

Ventunesima lezione

Cabu ok

ˇ
Figura 21.1 IVAN PETROVIC PAVLOV
(1849-1936). Fisiologo premio Nobel per
le ricerche sull’apparato secretorio dei cani.
I riscontri sperimentali avuti nello studio
della digestione lo hanno convinto della
capacità dei sistemi nervosi degli animali
più evoluti ed in particolare dell’uomo
di apprendere nuovi riflessi attraverso
un adeguato condizionamento, frutto di una
specifica metodologia comportamentale:
i cosiddetti riflessi acquisiti o condizionati,
dei quali l’attività motoria appare
la manifestazione più evidente.
Figura 21.2
ˇ
ˇ
NIKOLAJ ALEXANDROVIC BERNSTEJN
(1896-1966) Fisiologo le cui indagini
sperimentali hanno consentito la dimostrazione
matematica dell’impossibilità della trattazione
meccanica dell’attività motoria umana e
conseguentemente dell’insostenibilità della
concettualizzazione aristotelica del movimento
come reale e quantificabile fenomeno fisico.
Figura 21.3 Il secondo modello della macchina
da ripresa chimociclografica utilizzata da
N.A. Bernstejn al Laboratorio Scientifico
ˇ
dell’Istituto Statale di Sicurezza sul Lavoro
di Mosca. Questa strumentazione consentiva
riprese di 60 immagini al secondo.
(Ripreso da 3. della bibliografia)
Figura 21.4 Un chimociclogramma del
movimento del limare ripreso a 60 immagini
al secondo da N.A. Bernstejn con
ˇ
il chimociclografo. La linea H descrive
chimociclograficamente il moto del lato radiale
del polso; la linea F quello delle dita della mano
destra; la linea F’ quello delle dita della mano
sinistra e la linea E il movimento del gomito.
(Ripreso da 4. della bibliografia)
Figura 21.5 A: Traiettorie risultanti dalla ripresa
chimociclografica dell’azione dello scalpellare.
B: Le traiettorie corrispondono al tragitto
compiuto dal baricentro del martello,
dalla mano e dal polso tra una battuta e l’altra.
Frequenza delle immagini: 60 al secondo.
(Ripreso da 3. della bibliografia)
Figura 21.6 Disposizione del martello durante
un colpo ben riuscito sullo scalpello.
(Ripreso da 3. della bibliografia)

230

Figura 21.7 Disposizione del martello durante
un colpo mal riuscito sullo scalpello.
(Ripreso da 3. della bibliografia)
Figura 21.8 Negativo di una ripresa
al chimociclografo di una suonata al piano.
A sinistra, appare la scala e l’ombra
del suonatore; a destra, lo sviluppo
chimociclografico di punti di ripresa sulla
mano (gm), sul polso (m), sul gomito (a),
sull’omero (b) e sul parietale superiore (gc).
(Ripreso da 5. della bibliografia)
Figura 21.9 A: Tratti dello spartito eseguiti
nel test. B: Sviluppo chimociclografico del
negativo di un “crescendo” dei punti di ripresa
sulla mano (gm), sul polso (m), sul gomito (a),
sull’omero (b) e sul parietale superiore (gc).
(Ripreso da 5. della bibliografia)
Figura 21.10 A: Sviluppo chimociclografico
dei punti di ripresa situati sulla mano (gm),
sul polso (m), sul gomito (a), sull’omero (b)
e sul parietale superiore (gc) ad un ritmo
lento della suonata. B: Lo stesso ad un ritmo
medio. C: Lo stesso ad un ritmo veloce.
(Ripreso da 5. della bibliografia)
Figura 21.11 A: Disposizione cinematica per
indicare il movimento angolare alle varie
articolazioni. B: Momenti muscolari ed angoli
articolari risultanti dalla ripresa di
un “diminuendo” e dal relativo calcolo.
Sulle ordinate la scala rappresenta decimi
di secondo. La linea tratteggiata si riferisce
agli angoli articolari, quella continua
ai momenti muscolari.
(Ripreso da 5. della bibliografia)
Figura 21.12 Andamento diagrammatico
della curva che rappresenta gli angoli articolari
(tratteggiata) ed i momenti muscolari
(continua) della mano ad un ritmo medio
della suonata. (Ripreso da 5. della bibliografia)
Figura 21.13 Momenti muscolari ed angoli
articolari in un “crescendo”. Appare evidente la
mancanza di qualsiasi algoritmo matematico
che giustifichi il prima ed il dopo delle curve.
(Ripreso da 5. della bibliografia)
Cabu ok

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12:40

Pagina 231

TERZA PARTE • TEMPI NUOVI. “UN’EQUAZIONE SENZA SOLUZIONI”

Sulla scia di Braune e Fischer.
N. A. Bernstejn
ˇ
ed il perfezionamento
tecnologico dell’analisi
del movimento dell’uomo
Nell’ambito della cultura occidentale, la
rivoluzione russa e la conseguente nascita
dell’Unione Sovietica producevano un
cambiamento che riusciva a proiettare
importanti conseguenze fino ai giorni
nostri.
Nel campo della fisiologia, la Russia prerivoluzionaria vantava una gloriosa tradizione di insigni ricercatori che, in assonanza
con l’evolversi delle conoscenze in tutti gli
altri Paesi più sviluppati del cosiddetto
Occidente, perseguiva una propria strada
nell’indagine del sistema nervoso centrale
dell’uomo e degli animali, nella convinzione che fosse la sede responsabile del loro
comportamento.
Come in occidente, anche nella Russia
prerivoluzionaria del primo decennio del
ventesimo secolo della storia europea, il
sistema di neuroni, di collegamenti e di
cellule di sostegno denominato sistema
nervoso centrale, SNC, e comprendente il
contenuto della scatola cranica e del dotto
spinale, rappresentava l’oggetto della massima attenzione di tutti coloro che studiavano per comprendere ed investigare il
comportamento dell’uomo e degli animali
superiori.
La fisiologia nella Russia prerivoluzionaria
con Sec
ˇenov 102, Uchtomskij 103 ed altri
indicava chiaramente che il luogo dell’anima di cartesiana memoria, il cervello, era
la sede dalla quale partivano gli ordini a
tutti gli altri organi ed apparati del sistema
e che questo funzionamento poteva essere

descritto con il linguaggio della scienza di
Galilei e di Newton, cioè con il linguaggio
della matematica. La meccanica per la
fisiologia russa, la fisiologia del SNC, ne
descriveva tanto l’anatomia quanto il funzionamento, la fisiologia.
La Rivoluzione del 1917 e la conseguente
nascita dell’URSS non apportavano alcun
cambiamento in questa linea di studi e di
ricerche sul SN dell’uomo e degli animali
superiori; soltanto troncavano ogni rapporto con gli studi e le ricerche che si svolgevano negli altri Paesi del cosiddetto Occidente sullo stesso argomento. L’URSS nata
dalla Rivoluzione di Ottobre diventava un
Paese che, in ogni campo del sapere e dunque anche nel campo della fisiologia del
sistema nervoso, iniziava a percorrere una
via che non si confrontava con nessun’altra.
Dopo la Rivoluzione, pertanto, nell’URSS
la fisiologia diventava il paradigma unico
ed indiscutibile di tutte le conoscenze che
interessassero il comportamento dell’uomo, cioè il vivere del cittadino sovietico,
tra le quali le conoscenze relative all’attività
lavorativa ed all’istruzione avevano una primaria importanza.
Della rinomata tradizione della fisiologia
russa, l’URSS faceva tesoro e ne sviluppava autonomamente la potenzialità,
improntando ogni direttiva dello Stato
alle indicazioni che ne conseguivano, nei
riguardi dell’ordinato vivere del cittadino
sovietico. I. P. Pavolv (Fig. 21.1) costituiva l’erede di questa tradizione fisiologica
ed a lui veniva assegnato il compito di
proseguire le ricerche fisiologiche nel
solco della tradizione, cioè nel filone che
vedeva, nel comportamento umano ed
animale, il manifestarsi dell’attività del
rispettivo sistema nervoso e quest’ultimo,

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  • 2. 4-07-2008 12:39 Pagina 2 PRIMA PARTE • TEMPI LONTANI. “DAL SOGGETTO ALL’OGGETTO” Prima lezione Cabu ok Figura 1.1 UADI TILIZZAGHEN (Libia). Particolare di una grande scena con figure umane ed animali: figure umane in corsa. 7000-8000 a.C. (Ripreso da 4. della bibliografia) Figura 1.2 NINIVE (Iraq). Scena di caccia. 700 a.C. (Ripreso da 2. della bibliografia) Figura 1.3 UADI EKKI (Libia). Particolare di una grande scena in cui spiccano tre figure di danzatori con acconciature o maschere ed appendici caudali. 7000 a.C. (Ripreso da 4. della bibliografia) Figura 1.4 AOUANRHET (Algeria). Personaggio femminile detto “la dama bianca”, con il corpo ricoperto di pitture e tatuaggi. Sovrapposta ad esso una serie di figure in ocra rossa di una fase più recente. 6000-7000 a.C. (Ripreso da 4 della bibliografia) Figura 1.5 TRADART ACACUS (Libia). Cacciatore. 5000-6000 a.C. (Ripreso da 4. della bibliografia) Figura 1.6 TERKEY BOWDÈ (Ciad). Cavalieri che sembrano inseguire due uomini a piedi. 3000-4000 a.C. (Ripreso da 4. della bibliografia) Figura 1.7 THE METROPOLITAN MUSEUM OF ART (New York, USA). Vaso greco con dipinta una scena di corsa di resistenza. 525 a. C. (Ripreso da 1. della bibliografia della seconda lezione) Figura 1.8 THE METROPOLITAN MUSEUM OF ART (New York, USA). Vaso greco con dipinta una scena di corsa veloce. 470 a. C. (Ripreso da 1. della bibliografia della seconda lezione) Figura 1.9 Interpretazione della corsa veloce da parte di un antico artista greco. Epoca incerta. (Ripreso da E.N. Gardner: Greek Athletic Sports Festivals. Macmillan, London 1910) Figura 1.10 SANCI (India). Stupa. Epoca: attorno alla nascita di Cristo. (Ripreso da 3. della bibliografia) Figura 1.11 KHAJURAHO (India). Particolare dell’esterno del Tempio di Kandariya Mahadeva. 1050 d.C. (Ripreso da 3. della bibliografia) Figura 1.12 BONAMPAK (Messico). Tempio degli Affreschi. Gruppo di danzatori mascherati. 700 d.C. (Ripreso da 1. della bibliografia) 2 Premessa Il moto appare alla percezione umana come una successione di cambiamenti di immagine. Senza l’ausilio di particolari strumentazioni, cioè ad occhio nudo, l’uomo riesce a percepire cambiamenti di alcuni decimi di millimetro; con i potenti mezzi predisposti dalla tecnologia moderna, invece, i cambiamenti che avvengono entro la cellula biologica e perfino entro le molecole. In ogni caso, la sensibilità umana, particolarmente attraverso l’accettore retinico1, non capta il moto in sé, bensì differenziate immagini che si producono in tempi molto ravvicinati e che l’attività mnemonica lega l’una all’altra in un continuum che appare come movimento. Il moto perciò come realtà fisica indipendente dal percettore pare non sussistere, perché non sembra una proprietà intrinseca della materia o del reale, bensì un modo particolare di prenderne coscienza. Parlare di moto, conseguentemente, implica sempre la necessità di specificarne il riferimento (in fisica, si tratta sempre di moto rispetto a qualcosa). Alla luce delle cognizioni che l’indagine scientifica contemporanea ha fatto proprie sul moto, la sua esistenza viene concepita sempre in ordine relativo e mai separabile dai criteri del suo rilevamento, che possono far capo alle particolarità del tipo di sensibilità utilizzata per individuarlo: retinica, tattile o propriocettiva. A differenza delle altre proprietà fisiche che contraddistinguono gli oggetti, come ad esempio l’estensione, il peso, la temperatura, ecc., il moto non può essere oggettivato come proprietà appartenente all’oggetto stesso, perché la sua condizione
  • 3. Cabu ok 4-07-2008 12:40 Pagina 99 Seconda parte Tempi vicini “Alla ricerca dell’algoritmo41 del movimento zoologico” Decima Lezione
  • 4. 4-07-2008 12:40 Pagina 100 SECONDA PARTE • TEMPI VICINI. “ALLA RICERCA DELL’ALGORITMO DEL MOVIMENTO ZOOLOGICO” Figura 10.1 Frontespizio di un capitolo di un lavoro di O. Fischer. Figura 10.2 Frontespizio di una parte di un lavoro di O. Fischer. Figura 10.3 Frontespizio di una parte di un lavoro di O. Fischer. Figura 10.4 Frontespizio del lavoro dei fratelli Weber, nel quale viene presentata la teoria del pendolo nella marcia umana. Figura 10.5 L’omaggio di Otto Fischer alla memoria di Wilhelm Braune in occasione della pubblicazione di Der Gang des Menschen nel 1899. (Cfr. 4. della bibliografia) Figura 10.6 a) Gli ugelli spruzzanti inchiostro di Vierordt attaccati alla scarpa. b) Le tracce lasciate dagli spruzzi su fogli di carta per indicare il movimento. (Cfr. 11. della bibliografia della settima lezione) Figura 10.7 Un soggetto pronto all’esperimento con i tubi luminosi attaccati alle varie parti del corpo e specialmente agli arti. (Cfr. 11. della bibliografia della settima lezione) Figura 10.8 Lo strumento costruito per misurare le coordinate dei punti sui nastri fotografici. (Cfr. 11. della bibliografia della settima lezione) Decima lezione Cabu ok 100 Braune e Fischer. Il conteggio del movimento zoologico Abbiamo già ricordato che molti ricercatori si sono occupati dell’attività motoria, individuandola in un comportamento tanto comune quanto sfuggente ad una comprensibile razionalizzazione come la marcia e la corsa umane. Aristotele, Leonardo, Borelli, von Haller42, Barthez, Magendie, Gerdy, Poisson, Marey e molti altri non poterono esimersi dal prendere in considerazione queste due espressioni del movimento dell’uomo, perché in fondo il camminare ed il correre per l’uomo ed i mammiferi più comuni configurano per antonomasia il movimento, implicando l’accettazione sottintesa di una categorizzazione del moto, in zoologia, come un fenomeno autonomo, ben delimitato nei suoi risvolti temporali e spaziali. Categorizzare un’attività come la marcia o la corsa non presenta infatti alcuna difficoltà, perché si tratta di fenomeni che hanno un inizio, un decorso ed una fine ben evidenziabili dalla percezione umana, tanto rispetto ad un ragionamento che voglia conservare un carattere quantitativo, quanto rispetto ad un ragionamento di carattere qualitativo, come abbiamo potuto ripetutamente constatare nel corso di questo studio. La marcia e la corsa hanno costituito gran parte degli interessi che hanno spinto la riflessione umana ad occuparsi del moto zoologico, dalle intuizioni dell’artista primigenio alle misurazioni di Marey, così da non consentire alcuna smentita all’affermazione che parafrasa la storia dello sviluppo del concetto di movimento nella
  • 5. Cabu ok 4-07-2008 12:40 Pagina 229 Terza parte Tempi nuovi “Un’equazione senza soluzioni” Ventunesima Lezione
  • 6. 4-07-2008 12:40 Pagina 230 TERZA PARTE • TEMPI NUOVI. “UN’EQUAZIONE SENZA SOLUZIONI” Ventunesima lezione Cabu ok ˇ Figura 21.1 IVAN PETROVIC PAVLOV (1849-1936). Fisiologo premio Nobel per le ricerche sull’apparato secretorio dei cani. I riscontri sperimentali avuti nello studio della digestione lo hanno convinto della capacità dei sistemi nervosi degli animali più evoluti ed in particolare dell’uomo di apprendere nuovi riflessi attraverso un adeguato condizionamento, frutto di una specifica metodologia comportamentale: i cosiddetti riflessi acquisiti o condizionati, dei quali l’attività motoria appare la manifestazione più evidente. Figura 21.2 ˇ ˇ NIKOLAJ ALEXANDROVIC BERNSTEJN (1896-1966) Fisiologo le cui indagini sperimentali hanno consentito la dimostrazione matematica dell’impossibilità della trattazione meccanica dell’attività motoria umana e conseguentemente dell’insostenibilità della concettualizzazione aristotelica del movimento come reale e quantificabile fenomeno fisico. Figura 21.3 Il secondo modello della macchina da ripresa chimociclografica utilizzata da N.A. Bernstejn al Laboratorio Scientifico ˇ dell’Istituto Statale di Sicurezza sul Lavoro di Mosca. Questa strumentazione consentiva riprese di 60 immagini al secondo. (Ripreso da 3. della bibliografia) Figura 21.4 Un chimociclogramma del movimento del limare ripreso a 60 immagini al secondo da N.A. Bernstejn con ˇ il chimociclografo. La linea H descrive chimociclograficamente il moto del lato radiale del polso; la linea F quello delle dita della mano destra; la linea F’ quello delle dita della mano sinistra e la linea E il movimento del gomito. (Ripreso da 4. della bibliografia) Figura 21.5 A: Traiettorie risultanti dalla ripresa chimociclografica dell’azione dello scalpellare. B: Le traiettorie corrispondono al tragitto compiuto dal baricentro del martello, dalla mano e dal polso tra una battuta e l’altra. Frequenza delle immagini: 60 al secondo. (Ripreso da 3. della bibliografia) Figura 21.6 Disposizione del martello durante un colpo ben riuscito sullo scalpello. (Ripreso da 3. della bibliografia) 230 Figura 21.7 Disposizione del martello durante un colpo mal riuscito sullo scalpello. (Ripreso da 3. della bibliografia) Figura 21.8 Negativo di una ripresa al chimociclografo di una suonata al piano. A sinistra, appare la scala e l’ombra del suonatore; a destra, lo sviluppo chimociclografico di punti di ripresa sulla mano (gm), sul polso (m), sul gomito (a), sull’omero (b) e sul parietale superiore (gc). (Ripreso da 5. della bibliografia) Figura 21.9 A: Tratti dello spartito eseguiti nel test. B: Sviluppo chimociclografico del negativo di un “crescendo” dei punti di ripresa sulla mano (gm), sul polso (m), sul gomito (a), sull’omero (b) e sul parietale superiore (gc). (Ripreso da 5. della bibliografia) Figura 21.10 A: Sviluppo chimociclografico dei punti di ripresa situati sulla mano (gm), sul polso (m), sul gomito (a), sull’omero (b) e sul parietale superiore (gc) ad un ritmo lento della suonata. B: Lo stesso ad un ritmo medio. C: Lo stesso ad un ritmo veloce. (Ripreso da 5. della bibliografia) Figura 21.11 A: Disposizione cinematica per indicare il movimento angolare alle varie articolazioni. B: Momenti muscolari ed angoli articolari risultanti dalla ripresa di un “diminuendo” e dal relativo calcolo. Sulle ordinate la scala rappresenta decimi di secondo. La linea tratteggiata si riferisce agli angoli articolari, quella continua ai momenti muscolari. (Ripreso da 5. della bibliografia) Figura 21.12 Andamento diagrammatico della curva che rappresenta gli angoli articolari (tratteggiata) ed i momenti muscolari (continua) della mano ad un ritmo medio della suonata. (Ripreso da 5. della bibliografia) Figura 21.13 Momenti muscolari ed angoli articolari in un “crescendo”. Appare evidente la mancanza di qualsiasi algoritmo matematico che giustifichi il prima ed il dopo delle curve. (Ripreso da 5. della bibliografia)
  • 7. Cabu ok 4-07-2008 12:40 Pagina 231 TERZA PARTE • TEMPI NUOVI. “UN’EQUAZIONE SENZA SOLUZIONI” Sulla scia di Braune e Fischer. N. A. Bernstejn ˇ ed il perfezionamento tecnologico dell’analisi del movimento dell’uomo Nell’ambito della cultura occidentale, la rivoluzione russa e la conseguente nascita dell’Unione Sovietica producevano un cambiamento che riusciva a proiettare importanti conseguenze fino ai giorni nostri. Nel campo della fisiologia, la Russia prerivoluzionaria vantava una gloriosa tradizione di insigni ricercatori che, in assonanza con l’evolversi delle conoscenze in tutti gli altri Paesi più sviluppati del cosiddetto Occidente, perseguiva una propria strada nell’indagine del sistema nervoso centrale dell’uomo e degli animali, nella convinzione che fosse la sede responsabile del loro comportamento. Come in occidente, anche nella Russia prerivoluzionaria del primo decennio del ventesimo secolo della storia europea, il sistema di neuroni, di collegamenti e di cellule di sostegno denominato sistema nervoso centrale, SNC, e comprendente il contenuto della scatola cranica e del dotto spinale, rappresentava l’oggetto della massima attenzione di tutti coloro che studiavano per comprendere ed investigare il comportamento dell’uomo e degli animali superiori. La fisiologia nella Russia prerivoluzionaria con Sec ˇenov 102, Uchtomskij 103 ed altri indicava chiaramente che il luogo dell’anima di cartesiana memoria, il cervello, era la sede dalla quale partivano gli ordini a tutti gli altri organi ed apparati del sistema e che questo funzionamento poteva essere descritto con il linguaggio della scienza di Galilei e di Newton, cioè con il linguaggio della matematica. La meccanica per la fisiologia russa, la fisiologia del SNC, ne descriveva tanto l’anatomia quanto il funzionamento, la fisiologia. La Rivoluzione del 1917 e la conseguente nascita dell’URSS non apportavano alcun cambiamento in questa linea di studi e di ricerche sul SN dell’uomo e degli animali superiori; soltanto troncavano ogni rapporto con gli studi e le ricerche che si svolgevano negli altri Paesi del cosiddetto Occidente sullo stesso argomento. L’URSS nata dalla Rivoluzione di Ottobre diventava un Paese che, in ogni campo del sapere e dunque anche nel campo della fisiologia del sistema nervoso, iniziava a percorrere una via che non si confrontava con nessun’altra. Dopo la Rivoluzione, pertanto, nell’URSS la fisiologia diventava il paradigma unico ed indiscutibile di tutte le conoscenze che interessassero il comportamento dell’uomo, cioè il vivere del cittadino sovietico, tra le quali le conoscenze relative all’attività lavorativa ed all’istruzione avevano una primaria importanza. Della rinomata tradizione della fisiologia russa, l’URSS faceva tesoro e ne sviluppava autonomamente la potenzialità, improntando ogni direttiva dello Stato alle indicazioni che ne conseguivano, nei riguardi dell’ordinato vivere del cittadino sovietico. I. P. Pavolv (Fig. 21.1) costituiva l’erede di questa tradizione fisiologica ed a lui veniva assegnato il compito di proseguire le ricerche fisiologiche nel solco della tradizione, cioè nel filone che vedeva, nel comportamento umano ed animale, il manifestarsi dell’attività del rispettivo sistema nervoso e quest’ultimo, 231