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REGIONE LIGURIA
Settore Valutazione d’Impatto
Ambientale e Sviluppo Sostenibile
Via D’Annunzio 111
16121 Genova
via.certificata@cert.regione.liguria.it
1
OSSERVAZIONI COMITATO NO BIODIGESTORE SALICETI
2
I N D I C E
1. FINALITA’…………………………………………………………………………………………………………………………………………pg. 1
2. ASPETTI PROCEDURALI
2.1 Osservazione n.1: Il sito di Saliceti non esiste nella vigente pianificazione provinciale e di ambito
Regionale…………………………………………………………………………………………………….…..pg. 1
2.2 Osservazione n.2: Il sito di Saliceti come pure le dimensioni dell’impianto proposto sono in
contrasto con il Piano Regionale del 2015………………………………………………………..pg. 2
2.3 Osservazione n.3: Il sito di Saliceti non è stato valutato in base ai criteri del Piano Provinciale
del 2003 anche nella loro versione aggiornata del 2017………………………….……...pg. 3
2.4 Osservazione n.4: Il Piano Regionale non è solo un piano di scenari ma ha carattere di vincolo
giuridico amministrativo…………………………………………………………………………….......pg. 5
2.5 Osservazione n.5: Mancato rispetto delle modalità di variazione del Piano di Ambito Regionale
dettate dal Piano stesso…………………………………………………………………………………..pg. 5
2.6 Osservazione n.6: La partecipazione del pubblico e la consultazione delle Amm.ni interessate: la
rimozione della modifica del Piano di Area e del Piano di Ambito Regionale e
relativa procedura VAS…………………………………………………………………………………...pg. 6
3. CONSIDERAZIONI DI CARATTERE GENERALE SULLA GESTIONE DEI RIFIUTI…………………………………....pg. 6
4. PROGETTO
4.1 Aspetti del processo di biodigestione anaerobica e compostaggio……………………………………..….…...pg. 9
4.2 Aspetti del processo di produzione del biogas e upgrading a biometano…………………………....……...pg. 10
5. ASPETTI AMBIENTALI
5.1 Considerazioni generali ……………………………………………………………………………………………………………..pg. 11
5.2 Aria ……………………………………………………………………………….…………………………………………………………..pg. 12
5.3 Acqua………………………………………………………………….……………………………………………………………..………pg. 14
5.4 Traffico…………………………………………………………..…………………………………………………………………………..pg. 15
5.5 Salute pubblica…………………………………………………………………………………………………………………………..pg. 16
5.6 Beni culturali e paesaggio……………………………………………………………………………………………………………pg. 17
5.7 Conclusioni……………………………………………………….………………………………………………………………………..pg. 18
6. CONSUMO MATERIE PRIME…………………………………………………………………………………….……………………..pg. 19
7. CHIUSURA CICLO DEI RIFIUTI……………………………………………………………………..…………………………………..pg. 20
8. VALUTAZIONE OPZIONE “ZERO” …………………………………………………………………………….……………………..pg. 21
9. SVALUTAZIONE BENI IMMOBILI E ATTIVITA' PICCOLI IMPRENDITORI E COLTIVATORI…….…………...pg. 23
10. POSSIBILI RIPERCUSSIONI NEGATIVE SUL TURISMO………………………………………………………….………..pg. 24
11. CONCLUSIONI FINALI ………………………………………………..………………………………………………………………..pg. 24
3
Con riferimento al progetto presentato da Re.Cos-Iren per la costruzione di un “impianto per il
trattamento e il recupero della FORSU con produzione di compost di qualità e biometano
sostenibile avanzato” a Saliceti, Comune di Vezzano Ligure (Vezzano Ligure (SP), lo scrivente
Comitato No Biodigestore intende sottoporre a codesto Settore Valutazione d’Impatto Ambientale
e Sviluppo Sostenibile della Regione Liguria le seguenti osservazioni.
1. FINALITA’
Scopo delle presenti osservazioni è fornire spunti di riflessione sulle criticità, contraddizioni, rischi
e danni che incombono sulla realizzazione del progetto Re.Cos-Iren per la costruzione di un
“impianto per il trattamento e il recupero della FORSU con produzione di compost di qualità e
biometano sostenibile avanzato” a Saliceti, comune di Vezzano Ligure (Vezzano Ligure (SP),
affinché il Consiglio Regionale della Liguria possa giungere alla conclusiva decisione di non
approvare il progetto in parola.
Il Comitato "No Biodigestore" intende qui di seguito spiegare le ragioni della propria contrarietà
alla realizzazione del biodigestore a Saliceti da parte della Re.Cos-Iren poiché ne contesta non
soltanto la scelta del sito di Saliceti ma anche la tecnologia proposta, trattandosi di tecnologia
ormai inadeguata ai più moderni indirizzi di gestione dei rifiuti, estremamente nociva sia per
l'uomo che per l'ambiente e che, contrariamente a quanto viene pubblicamente affermato, non
chiude affatto il ciclo dei rifiuti ma ne crea altri, infinitamente più dannosi del rifiuto originale.
2. ASPETTI PROCEDURALI
2.1 OSSERVAZIONE N°1: “IL SITO DI SALICETI NON ESISTE NELLA VIGENTE
PIANIFICAZIONE PROVINCIALE E DI AMBITO REGIONALE”
La tesi di fondo della Regione Liguria, ma anche della Provincia di Spezia, è che il sito di Saliceti,
per la realizzazione del progetto di biodigestore, risulterebbe presente nei Piani Provinciale di Area
e di Ambito Regionale. Ciò non corrisponde al vero, sia sufficiente una lettura del testo della
delibera di Consiglio provinciale del 6 agosto 2018 come del Piano stesso e del Piano di Ambito
Regionale.
Si veda lo stralcio della parte di Piano che riguarda il sito del Biodigestore spezzino con le relative
quantità potenziale di rifiuto organico da trattare.
4
2.2OSSERVAZIONE N° 2: “IL SITO DI SALICETI COME PURE LE DIMENSIONI
DELL’IMPIANTO PROPOSTO SONO IN CONTRASTO CON IL PIANO REGIONALE
DEL 2015”
Il progetto di biodigestore presentato da Re.Cos nel sito di Saliceti non costituisce uno
sviluppo/attuativo del Piano Regionale del 2015. Infatti quel Piano dava indirizzi precisi su come
gestire i rifiuti organici e quindi sulle dimensioni dei biodigestori, in particolare citando le pagine di
riferimento del Piano del 2015:
• I biodigestori potranno avere taglie sui 20-30000 ton/anno (pagina 269)
• Il biodigestore spezzino in particolare dovrà avere questa taglia (pagina 310)
• I biodigestori dovranno chiudere il ciclo per i rifiuti organici su bacini provinciali (pagina
288)
• I biodigestori dovranno avere una taglia parametrata al fabbisogno provinciale (pagina
262)
• I biodigestori delle taglie sopra ipotizzate hanno sostenibilità economica e salendo non
vengono migliorate le economie di scala (pagina 280)
• È auspicabile individuare siti per i biodigestori vicino a discariche e/o impianto di
depurazione acque reflue, non altri impianti di trattamento parte secca dei rifiuti come
quello esistente attualmente a Saliceti (pagina 270)
• Sono previsti in tutto e al massimo 4 biodigestori (uno per Provincia – pagina 289) mentre
attualmente la situazione vede tra uno esistente e gli altri in autorizzazione o inseriti nel
Piano di Ambito Regionale ben 6 biodigestori con taglie che potrebbero raggiungere una
capacità di trattamento ben superiore alle esigenze della Regione Liguria che sono di
180.000 tonnellate/anno di rifiuti organici prodotti!
È indiscutibile che il progetto di biodigestore sia per il sito scelto (Saliceti non previsto dal Piano
Provinciale e di Ambito Regionale) che per le dimensioni (60.000 ton/anno) non corrisponde a
quanto previsto dal Piano regionale del 2015. Quindi queste modifiche hanno carattere sostanziale
5
e riguardando strumenti di pianificazione sia regionale (Piano Regionale del 2015 e Piano di
Ambito Regionale 2018) che di livello provinciale (Piano di Area del 2018)e avrebbero richiesto
una variante quanto meno al Piano di Ambito Regionale sottoponendo la stessa ad una procedura
di Valutazione Ambientale Strategica (di seguito VAS).
2.3 OSSERVAZIONE N° 3: “IL SITO DI SALICETI NON E’ STATO VALUTATO IN
BASE AI CRITERI DEL PIANO PROVINCIALE DEL 2003 ANCHE NELLA
LORO VERSIONE AGGIORNATA NEL 2017”
Relativamente alla tesi che il sito di Saliceti sarebbe previsto dal Piano Provinciale del 2003,
rileviamo quanto segue:
• quel Piano e i siti ivi individuati non ha avuto una VAS;
• quanto affermato a pagina 278 del Piano di Area spezzino del 2018, per cui i criteri di
individuazione dei siti del 2003 sarebbe stati confermati nel 2017 (nota regionale del
18/9/2017), non dimostra nulla in quanto il confronto su quei criteri in detto Piano di Area
è stato fatto solo con riferimento al sito di Boscalino ma non a quello di Saliceti. Quindi
questo nuovo confronto può essere fatto solo all’interno di una variante di Piano come
sopra prospettato.
Sul punto aggiungiamo che nello Studio di Impatto Ambientale presentato da Re.Cos in relazione al
progetto di biodigestore sul sito di Saliceti il confronto con Boscalino è assolutamente insufficiente
perché per il sito di Saliceti si rimuovono criticità rilevanti:
• confinante con PI4, parzialmente ricadente in area PI3 (PI3b - Ambito PI3b - Aree inondabili
per T=200 a minore pericolosità relativa da PdB Fiume Magra)
• confinante con: - ZSC Parco della Magra – Vara - aree protette EUAP 0968
• Ricadente all’interno di corpi idrici porosi da PTA 2015
• Localizzazione interna alla fascia di rispetto autostradale della parte di area interessata
dall’impianto e relativa alla viabilità e logistica dell’impianto
Non solo ma riprendendo la questione della VAS, tutta altra cosa sono le alternative che devono
essere poste in detto procedimento di valutazione su uno strumento di Pianificazione come quello
del Piano di Ambito Regionale dei rifiuti rispetto ad un procedimento di VIA (unificato alla
autorizzazione unica regionale) come quello in corso che non ragiona sull’area vasta ma solo sulla
compatibilità di un sito (Saliceti) con un progetto preciso (il biodigestore di Re.Cos).
La nota della Regione sulla attuale adeguatezza dei siti del Piano Provinciale del 2003
Vediamo cosa afferma il Piano di Area della Provincia spezzina recepito nel Piano di Ambito
Regionale, si riporta in corsivo lo stralcio della parte di Piano inerente alla risposta del Ministero
sui criteri di localizzazione del Piano del 2003
6
Pagina 278 del Piano di Area 2018:
“IN CONSIDERAZIONE DELLE OSSERVAZIONI presentate nell’ambito del parere di VAS n° 100 del
27/12/2017 da parte di Regione Liguria in merito alla ipotesi di collocazione del biodigestore
anaerobico a Boscalino
La Provincia della Spezia ritiene di poter considerare, al fine di localizzare il suddetto impianto di
digestione anaerobica in area dotata di maggiori superfici, i criteri di selezione ed i conseguenti
esiti localizzativi di cui al cap. 10 del Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti adottato con DCP n°
23 del 03/03/2003, vigente sino alla approvazione definitiva del Piano Regionale ex L.R. 1/2014.
Le modalità di localizzazione a suo tempo elaborate risultano infatti tutt’ora conformi anche ai
criteri recentemente adottati dalla Regione Liguria con nota prot. 300660 del 18/09/2017:
baricentricità
presenza di infrastrutture
distanza dai centri abitati
possibilità di realizzare opere di mitigazione
Si ritiene pertanto possibile la collocazione di un impianto per la digestione anaerobica della
frazione organica in una delle aree già identificate, se non decadute in ragione di elementi di
valutazione aggiornati anche alla luce degli eventi atmosferici verificatisi sul territorio a partire dal
2011, che hanno comportato una revisione dei criteri di salvaguardia per il dissesto idro-geologico.
In relazione alle osservazioni circa l’ipotesi di collocazione del biodigestore anaerobico in loc.
Boscalino del Comune di Arcola, si ritiene necessario riepilogare le motivazioni che hanno condotto
il Consiglio Provinciale all’indicazione di tale sito.
Il Piano Provinciale dei Rifiuti adottato nel 2003 prevedeva la realizzazione di un impianto di
compostaggio aerobico indicando una pluralità di siti potenzialmente utilizzabili.
A seguito dell’approvazione del Project Financing del luglio 2016 riguardante il revamping
dell’impianto TMB di Saliceti e la realizzazione del digestore anaerobico, Re.Cos S.p.A. ,
aggiudicataria del Project, ha proposto il sito di Boscalino per realizzare un impianto adeguato alle
produzioni attese dai Comuni della Provincia della Spezia e del flusso previsto dall’Area del Tigullio.
A corredo dell’offerta economica, Re.Cos S.p.A. ha presentato un Progetto preliminare dal quale si
evince l’adeguatezza del sito per la realizzazione dell’impianto proposto.
Per questa ragione la proposta di piano individuava un sito determinato in luogo dei precedenti
criteri localizzativi.
La verifica suggerita da ARPAL in sede di VAS risulta pertanto positivamente risolta dall’esame dei
documenti di progetto; documenti che, peraltro, non erano nella disponibilità di ARPAL in quanto
facenti parte della gara e non inclusi tra quelli trasmessi per la VAS e che pertanto si riportano in
stralcio a riscontro della suddetta verifica. “
Come si può notare sia dalla risposta del Ministero ma soprattutto da quanto riportato da parte
della Regione compresa nota prot. 300660 del 18/09/2017che aggiorna i criteri di localizzazione
degli impianti di gestione rifiuti. L’unico valutazione di merito che raffronti i criteri del 2003
(aggiornati nel 2017) è stata fatta con il sito di Boscalino non con quello di Saliceti. Peraltro nella
nota del 2017 tra i criteri escludenti si possono notare alcuni che sono sicuramente più applicabili
a Saliceti che a Boscalino.
7
In sostanza i criteri sia del 2003 che del 2017 (che in generale secondo la Regione confermebbero
quelli precedenti) non dimostrano nulla dal punto di vista del progetto di Saliceti in quanto non
sono stati applicati dentro un procedimento di pianificazione di area vasta ma solo per giustificare
uno spostamento del progetto di biodigestore da un sito ad un altro. Infatti nella nota citata dalla
risposta del Ministero non c’è alcun riferimento ad un sito specifico tanto meno quello di Saliceti.
Questo conferma che nel momento in cui si è spostato il sito occorreva avviare una variante di
Piano a cui applicare la procedura di VAS che tenesse conto dei criteri aggiornati nel 2017 applicati
però a tutti i siti del 2003 e anche eventualmente altri ad oggi potenzialmente disponibili. Solo in
questo modo si sarebbe dimostrato con una istruttoria trasparente e rispettosa delle procedure di
legge l’applicabilità di detti criteri al sito di Saliceti!
2.4OSSERVAZIONE N° 4: “IL PIANO REGIONALE NON È SOLO UN PIANO DI
SCENARI MA HA CARATTERE DI VINCOLO GIURIDICO AMMINISTRATIVO”
Non è accoglibile la tesi della Regione per cui il Piano regionale del 2015 è un piano di scenari
mentre dove si decidono tipologie impiantistiche e siti sono il Piano di Area provinciale e il Piano di
Ambito Regionale del 2018 (che sul punto si limita a recepire i Piani di Area provinciali)
Si veda peraltro la sentenza del TAR Liguria (n° 877 del 2018) che ha annullato il provvedimento di
VIA positivo sul progetto di biodigestore di Isola del Cantone (Ge) statuendo che il sito individuato
non rispettava proprio il Piano regionale del 2015.
2.5OSSERVAZIONE N° 5: “MANCATO RISPETTO DELLE MODALITÀ DI VARIAZIONE
DEL PIANO DI AMBITO REGIONALE DETTATE DAL PIANO STESSO”
È il Piano di Ambito Regionale a definire le modalità di una eventuale sua revisione come risulta
dallo stralcio al Piano riprodotto a fianco .
Risulta con chiarezza che solo con un report specifico (traguardato al 2020) si potrà parlare di una
revisione del Piano ma solo in caso di mancato rispetto delle tempistiche previste dal Piano stesso.
Invece nel quadro programmatico dello Studio di Impatto Ambientale presentato per il progetto di
Biodigestore a Saliceti (in pieno contrasto con quanto previsto dal Piano di Ambito come
8
dimostrato sopra) si legge che la giustificazione dello spostamento del sito da Boscalino a Saliceti
si fonda sulla delibera del Comitato di Ambito n°10 del 13/12/2018 che in realtà si riferisce alla
emergenza fino al 2020(problematiche di gestione flussi rifiuti urbani e assimilati dopo il crollo del
Ponte Morandi) ma che non tratta minimamente del sito del biodigestore spezzino. Come dire che
nel Comitato di Ambito hanno una sfera di cristallo e sono riusciti ad anticipare ora quello che
succederà dopo il 2020 e oltretutto citando a giustificazione dati su quantità dei rifiuti organici da
smaltire nell’ipotizzato biodigestore spezzino che sono gli stessi previsti dal Piano di Ambito
Regionale approvato nell’agosto del 2018: 60.000 tonnellate/anno comprensive di quelle prodotte
nel Tigullio genovese!
2.6OSSERVAZIONE N° 6: “LA PARTECIPAZIONE DEL PUBBLICO E LA
CONSULTAZIONE DELLE AMMINISTRAZIONI INTERESSATE: LA RIMOZIONE
DELLA MODIFICA DEL PIANO DI AREA E DEL PIANO DI AMBITO REGIONALE E
RELATIVA PROCEDURA DI VAS”
Al momento della presentazione del progetto di biodigestore in località Saliceti la Regione aprendo
il procedimento di VIA e rimuovendo la necessità di una variante di Piano di Area e conseguente
Piano di Ambito Regionale ha anche rimosso il necessario procedimento di VAS.
In questo modo si è impedito al pubblico interessato (a cominciare dai residenti delle zone
interessate dal sito ipotizzato per il biodigestore) e ai Comuni territorialmente interessati di
pronunciarsi sull’impatto ambientale economico e sociale delle modifiche introdotte con la
delibera del Consiglio Provinciale spezzino e del Comitato regionale di Ambito.
Questo nonostante il comma 1 articolo del DLgs 152/2006 preveda che la fase della consultazione
sia parte integrante del procedimento di VAS: “La valutazione ambientale strategica è avviata
dall'autorità procedente contestualmente al processo di formazione del piano o programma e
comprende, secondo le disposizioni di cui agli articoli da 12 a 18:
a) lo svolgimento di una verifica di assoggettabilità limitatamente ai piani e ai programmi di cui
all’art. 6, commi 3 e 3-bis; (1
)
b) l'elaborazione del rapporto ambientale;
c) lo svolgimento di consultazioni;
d) la valutazione del rapporto ambientale e gli esiti delle consultazioni;
e) la decisione;
f) l'informazione sulla decisione;
g) il monitoraggio.”
3. CONSIDERAZIONI DI CARATTERE GENERALE SULLA GESTIONE DEI RIFIUTI
Negli ultimi anni le amministrazioni, locali e non, sulla base di rinnovate normative specifiche sono
impegnate a promuovere una raccolta differenziata sempre più spinta che favorisca il riutilizzo o
riciclo dei rifiuti, non già per crearne di nuovi, ma per minimizzare gli effetti che questi hanno sulla
nostra salute, sull'ambiente e sulla qualità della vita di tutti noi. E' per questo motivo che stride
fortemente il ricorso, sempre più frequente, all'impiego di impianti di digestione anaerobica che
non soddisfano l'obiettivo della chiusura dei rifiuti e che, sempre sovrastimati rispetto alle reali
esigenze delle comunità, comportano rischi sanitari ed ambientali enormi, anche per le
generazioni future.
9
Lo stesso Piano d'Ambito Regionale del 2018 nella sua introduzione (pg.4) afferma: "In coerenza
alla gerarchia comunitaria di gestione dei rifiuti, primo obiettivo del piano regionale è quello di
promuovere una riduzione dei rifiuti prodotti, cui segue l’obiettivo di incrementare il riciclaggio e
recupero grazie a sistemi più efficaci di intercettazione dei rifiuti differenziati".
E ancora al Capitolo 1. al punto 1.1. (pg. 9) "Favorire e sviluppare la prevenzione - Il Piano
regionale di Gestione dei Rifiuti, per perseguire l’obiettivo specifico primario di favorire e
sviluppare la prevenzione e il riuso (riduzione dei rifiuti alla fonte) ha individuato 5 linee di azione
prioritarie, riportate nella tabella seguente, che sono state declinate in 24 filoni di attività da
implementare, sulla base delle risorse che si potranno via via rendere disponibili e che
costituiscono il “Programma regionale per la prevenzione”
Appare evidente, invece, che il proliferare di biodigestori in Italia e nella nostra Regione, come già
in altri paesi europei, rappresenti un interesse primario rispetto alle "intenzioni virtuose" previste
dal Piano stesso.
Il progetto in parola prevede che la Provincia della Spezia si faccia carico di un impianto che a
regime potrà trattare 90.000 t/anno di FORSU mentre i dati, contenuti nel documento
programmatico della Regione, riferiscono che la provincia della Spezia ha raggiunto mediamente
superiore al 70% di raccolta differenziata. Una dimostrazione di responsabilità ed impegno da
parte dei cittadini della Spezia ricambiata con una "bomba ecologica" di proporzioni immense!!
A Saliceti è in funzione un impianto per il trattamento meccanico-biologico (TMB) di rifiuti solidi
urbani non differenziati con una potenzialità produttiva autorizzata massima di 105.000 t/anno
(autorizzazione per 96.000 t/anno più 10%) a fronte di un fabbisogno provinciale stimato al 2019
pari a 38.500 t/anno, Tabella (pg. 66) del Piano d'Ambito Regionale 2018.
10
Lo stesso Piano d’Ambito prevede a pg. 64 che rispetto alla produzione di RU della provincia della
Spezia, attestato a 38.500 T/anno al 2019, possa essere raggiunta la capacità massima mediante
conferimento dei rifiuti indifferenziati della Città Metropolitana e del Tigullio. Con Deliberazione
n.10 del Comitato d’Ambito per il ciclo dei rifiuti del 13.12.18 viene confermato l’utilizzo della
capacità residuale degli impianti esistenti alla Spezia e Savona, specificando che “*** Per quanto
riguarda l’impianto di Saliceti … il quantitativo attuale risulta condizionato all’approvazione di una
modifica sostanziale dell’AIA vigente per l’impianto potrà essere conseguita nel corso del 2018 al
fine di consentire una capacità di trattamento complessiva di 130.000 t/anno”. Pertanto
l’impianto TMB di Saliceti nel 2019 e 2020 riceverà 100.000 t/anno di rifiuti indifferenziati
provenienti da Genova.
"Come da indirizzi approvati in sede di Comitato d’Ambito con Deliberazione n. 7 del 30 novembre
2017, per un periodo almeno decennale, vista l’indisponibilità di una discarica di servizio per il
territorio spezzino, i rifiuti di scarto derivanti dalla produzione svolta a Saliceti, potranno essere
conferiti, entro il limite massimo attualmente individuato nel 50% del trattato, in discariche site
nell’ambito regionale, con particolare riferimento all’invaso di Scarpino 3, lotto 1, già autorizzato,
alla sua piena operatività". (pg.69 PAR/2018)
Alla luce dei dati sopra descritti, desunti da documenti della Regione Liguria, l'assenza di una
discarica di servizio nella Provincia della Spezia e l'utilizzo della discarica genovese di Scarpino3,
spesso citata sibillinamente anche a mezzo stampa, non è una "generosa concessione" a fronte
della quale il nostro territorio dovrebbe "per riconoscenza" accettare un biodigestore da 90.000 t/
anno a Saliceti, inesistente nelle pianificazioni regionale e provinciale, dato che buona parte dei
rifiuti indifferenziati trattati nel TMB di Saliceti proviene proprio dalla Città Metropolitana e dal
Tigullio ma solo una parte (50%) del materiale trattato "torna" a Genova! La Spezia non ha una
discarica di servizio e Genova non ha un impianto per il pretrattamento dell’indifferenziata, questi
sono i termini della mutua assistenza!
11
A margine di quanto sopra si riporta, infine, un breve inciso tratto dallo Studio di Impatto
Ambientale – Stima degli impatti al punto 6.4. pg.33 con il quale Re.Cos-Iren, parlando della
Valutazione delle Emissioni GHG, afferma “Questo valore è derivato dalle distanze del sito dai
principali centri di approvvigionamento (La Spezia, Parma, Genova), pesate per le quantità di
materie trasportate (equamente suddivise fra le 3 provenienze). Arriverà, quindi, a Saliceti anche la
FORSU di Parma? Chi e quando è stato deciso che spetta a questo territorio sacrificarsi anche per
“tutelare il distretto del Parmigiano Reggiano e del prosciutto d.o.p." ?
4. PROGETTO
4.1 ASPETTI DEL PROCESSO DI BIODIGESTIONE ANAEROBICA E COMPOSTAGGIO
Il biodigestore di cui al progetto di IREN per Saliceti produrrà 54.844 t/anno di Digestato e 12.096
t/anno (pari a 10.080.000 m³/anno) di Biogas. Per ottenere prodotti “di qualità” è necessario
utilizzare materie prime “di qualità”, nel caso specifico la FORSU in ingresso dovrebbe essere priva
di qualsivoglia altro tipo di rifiuto diverso dall’organico (es. plastica, vetro, metalli o altro ) ed il
verde non dovrebbe provenire da colture che fanno uso di pesticidi, fitofarmaci o altro. Chi
controlla la qualità della FORSU e del verde utilizzato? Nella "relazione illustrativa di progetto" di
IREN alla pg. 10 "Durante lo scarico in fossa (e successivamente) un operatore può effettuare
un’ispezione visiva del materiale conferito per verificare la presenza di materiali indesiderati (in
genere, rifiuti ingombranti come materassi, pezzi di metallo, pneumatici, ecc…) o rifiuti pericolosi
(p.es. bombolette di GPL). Eventuali materiali non idonei possono essere quindi rimossi con
l’utilizzo in funzione manuale del carro ponte con benna".
E' certamente rassicurante sapere che materiali ingombrati erroneamente inseriti nei sacchetti
dell' "umido", come materassi e pneumatici, possano essere individuati diligentemente dagli
operatori a seguito di ispezione visiva; c'è da chiedersi però se tale controllo consenta di
individuare anche frammenti di vetro, alluminio, ferro o altri materiali, magari meno
ingombranti ma decisamente più probabili da trovare all'interno dell'umido domestico e non.
Nel documento "Procedura di Controllo dei Rifiuti in Ingresso " Re.Cos-Iren conferma la possibilità
di lavorare anche rifiuti "non compostabili", quindi di scarsa qualità, segnalandolo in seguito al
Conferitore (pg.4)
"2. Nel caso in cui la presenza di materiale non compostabile non pregiudichi la possibilità di
lavorazione del carico, il rifiuto viene comunque accettato, ma viene inoltrata alla ditta produttrice
(Conferitore) formale comunicazione riguardante la scarsa qualità del materiale conferito come
segue: “[...] Viene riportata sul formulario la seguente dicitura: MATERIALE NON CONFORME CON
PRESENZA STIMATA DI SCARTI OLTRE IL ___%, come previsto da contratto"
Delle due l'una: o si sottopone a processo di biodigestione anche materiale non compostabile, se
sì, di quale materiale si tratta? Oppure si accettano con l'umido dei rifiuti indifferenziati. Perché? Si
vogliono forse aggirare le quantità massime previste per il TMB di Saliceti?
Una successiva e ultima verifica sulla qualità del rifiuto, in questo caso meccanica mediante un
separatore magnetico a nastro, avviene in fase di pretrattamento (§3.2. pg.11) e riguarda i soli
materiali ferrosi eventualmente contenuti nell'Ingestato (primo sottovaglio della FORSU e verde
12
triturato); tuttavia non viene specificata l'accuratezza della separazione delle frazioni metalliche
che potrebbero, se molto piccole, permanere durante tutto il processo di digestione ed infine nel
compost. E' notizia degli ultimi mesi quanto emerso dall'inchiesta di Fanpage sui residui ferrosi,
plastici e vetrosi nel "compost" sversato nei terreni con risultati sicuramente dannosi per
l'agricoltura mentre nel luglio 2018 il compost prodotto dal biodigestore di Ferrania (SV) è stato
sottoposto a sequestro per non conformità, in quanto conteneva metallo e vetro (numerosi casi
analoghi anche all’estero, in particolare in Germania).
Il campionamento e caratterizzazione dell'Ingestato e del Digestato avviene bimestralmente
(comunque almeno 6 volte all'anno) ed i campioni dei due prodotti devono essere inviati al
Laboratorio. Quale Laboratorio svolgerà le analisi, quale tipo di inquinante verrà ricercato e con
quale metodologia?
4.2 ASPETTI DELLA PRODUZIONE DEL BIOGAS E UPGRADING A BIOMETANO
- pg. 16 Relazione Illustrativa : "Esistono sul mercato diverse soluzioni impiantistiche basate su
principi tecnologici diversi (lavaggio ad acqua, filtrazione su membrane, etc…) e in continua
evoluzione. Nel fissare le caratteristiche prestazionali del sistema (principalmente grado di
recupero del Metano, qualità del Biometano, qualità minima dell’Offgas), le diverse tecnologie di
trattamento scelte, tuttavia, possono considerarsi equivalenti. Nel presente pacchetto progettuale
viene descritto il sistema basato sul lavaggio ad acqua del Biogas; in fase esecutiva, anche in
relazione alle migliori tecnologie disponibili al momento della realizzazione dell’impianto, potrà
essere scelta una tecnologia diversa.
In fase di approvazione di questo progetto non sarà quindi possibile valutare quale tecnologia di
upgrading sarà effettivamente utilizzata.
13
5. ASPETTI AMBIENTALI
5.1 Considerazioni generali
La "stima degli impatti" redatta da Re.Cos-Iren ci fornisce un quadro dei rischi derivanti dalla
realizzazione del biodigestore anaerobico a Saliceti mediamente valutati come “marginali”:
- Impatto su aria ed atmosfera: MARGINALE; solo in fase di cantiere si riconosce un impatto
SENSIBILE ma
reversibile a breve termine;
- Impatto su suolo e sottosuolo: MARGINALE;
- impatto sulla componente acque: MARGINALE;
- impatto sulla componente paesaggio: MARGINALE;
- impatto sulla componente flora e fauna e aree protette: MARGINALE; solo in fase di cantiere si
riconosce un impatto SENSIBILE ma reversibile a breve termine;
- impatto sulla componente rumore: MARGINALE; solo in fase di cantiere si riconosce un impatto
SENSIBILE ma reversibile a breve termine;
- impatto sulla componente rifiuti: MARGINALE; SENSIBILE in fase di cantiere ma con una corretta
gestione
operativa NON RILEVANTE e reversibile a breve termine;
- impatto sulla componente socio-economica e salute: MARGINALE;
- impatti cumulativi: NESSUNO; IREN, consultato il portale ISPRA, ha accertato che non ci sono
procedure o valutazioni di VIA nel raggio di 10 km dal sito;
Ricordiamo, a chi vuole tacerlo e a chi per dovere istituzionale non può ignorarlo, che a pochi km
dal sito di Saliceti:
- sono già in funzione un TMB della capacità di 105.000 t/anno(il cui limite massimo con recenti
delibere per sopperire alla mancanza di un TMB nella provincia di Genova sarà portato a 130.000
t/anno), un retroporto con deposito di container (meglio detto una discarica di container),
- si prospetta la realizzazione di un parcheggio di sosta per i TIR diretti al Porto con
movimentazione “a chiamata” per alleggerire i disagi del traffico e degli abitanti di viale San
Bartolomeo e aree limitrofe, da collocarsi a Santo Stefano di Magra nei terreni SVAR; così come la
realizzazione di un “megadistributore” di GNL (gas naturale liquefatto ovvero metano allo stato
liquido), il cui progetto ha già intascato il via libera della Regione e collocato progettualmente in
area retroportuale (via De Gasperi), anche in questo caso a poche centinaia di metri da zona
densamente abitata;
- oltre ad un certo numero di criticità già esistenti di cui i cittadini, già ora, devono farsi carico in
termini di salubrità propria e dell’ambiente ed in futuro in termini economici, sotto forma di
aumenti delle tasse locali, per il ripristino di aree inquinate e traffico di mezzi pesanti (vedasi
vicende cava della Brina, sito Fabbrica Vaccari, discariche abusive lungo gli argini del fiume ecc.).
Per quanto ancora si pensa che questo territorio possa sopportare tutto questo e ciò che, chissà,
in futuro verrà proposto per questa piana da Aziende arrivate da ogni dove per monetizzare
velocemente e altrettanto velocemente sparire, lasciando solo le macerie e i danni provocati dai
loro megaprogetti? Per Re.Cos-Iren collocare un biodigestore in una zona già compromessa, ha un
impatto MARGINALE. Per i cittadini che in quella zona ci vivono da generazioni o che in quella zona
hanno deciso di trasferire la loro vita e/o la loro attività lavorativa per scelta l’impatto di un
biodigestore che si aggiunge a tutto il resto non sarà MAI marginale.
14
Il termine "marginale" non rassicura, né tantomeno garantisce, la totale assenza di rischi
dell'impianto.
Gli impianti a biogas, ad esempio, sono classificati a rischio esplosione, secondo la Legge sulla
sicurezza di prodotti e apparecchiatura, D. Lgs. 126/98 in recepimento della direttiva 94/9/CE.
Secondo la norma EN 1127 persino il fulmine è da considerarsi come potenziale fonte di innesco.
5.2 ARIA
L'impianto è fonte di emissioni inquinanti in atmosfera dovute non soltanto dall'aumento dei
veicoli in transito da e per l'impianto ma anche alle fasi di produzione, in particolare alla
combustione attraverso la torcia di sicurezza e ai punti di emissione diretta di corrente gassosa al
99% composta da CO2. Nella Relazione Illustrativa a pg.16 (punto 3.6.1.) si rileva che ”nei casi in
cui l’impianto di upgrading non possa trattare il biogas, totalmente o parzialmente, la quota non
trattabile viene avviata ad una torcia di emergenza”. Non solo, la combustione riguarda anche il
biometano prodotto "qualora questo non possa essere immesso in rete".
Ma vediamo cosa dice Re.Cos-Iren in merito all'impiego della torcia di emergenza.
"Le situazioni nelle quali la torcia entra in funzione sono: - Impianto di Upgrading non
funzionante / in manutenzione, - Impianti di immissione in rete (inclusa compressione) non
funzionante / in manutenzione, - Portata di Biogas sviluppata dai digestori superiore alle capacità
di trattamento massima della linea di Upgrading (picchi di breve durata e bassa frequenza) -
Biometano prodotto fuori specifica e quindi non ammissibile in rete."
La combustione del biogas, come nel caso dalle torce di emergenza, è fonte di emissioni tossiche.
Il biogas è più inquinante del metano perché contiene metano soltanto al 55-60% . " I limiti di
legge, che si basano sulla quantità di sostanze inquinanti per metro cubo, ignorano che il calcolo
reale andrebbe fatto sul totale di metri cubi prodotti in un anno" (da Vademecum Dott. Tamino
ottobre 2013 ).
“La combustione diretta del biogas presenta tuttavia alcune criticità e comporta, come ogni altro
tipo di combustione, la produzione e la dispersione in ambiente di numerose sostanze chimiche,
alcune di queste particolarmente nocive per la salute umana. La popolazione residente in
prossimità degli impianti è chiaramente esposta a rischi non trascurabili.1
”
1 https://www.oggicronaca.it/2018/10/a-tortona-si-brucia-il-biogas-che-provoca-numerose-sostanze-chimiche-
alcune-di-queste-nocive-per-la-salute-umana/
15
“Possiamo notare un’ampia variabilità dei fattori di emissione, con valori medi a ridosso degli
attuali limiti di legge. Verosimile l’elevato rischio di sforamento, visti i margini di variabilità.
Ulteriore fattore di rischio molto serio per la salute è anche la presenza di formaldeide, il
principale inquinante che si forma nei processi di combustione per via del basso potere calorifico
del biogas.
La mancanza di un limite definito per quest’ultimo tipo di emissioni sembra frutto di una specifica
deroga, perché in realtà la normativa italiana (DLgs 152/2006 nell’Allegato I alla Parte Quinta Parte
II Tabella D Classe II ) prevede un valore massimo di emissione di 20 mg/Nm3.
I possibili sforamenti dei limiti di legge per la maggior parte delle emissioni e la presenza della
formaldeide in zone già soggette a inquinamento assume ulteriore rilevanza per la possibile
incidenza sulla formazione di particolato secondario.2
”
Riguardo le dispersioni di gas in atmosfera si registrano innumerevoli segnalazioni all'Arpa e all'Asl
di cittadini residenti anche a chilometri di distanza dagli impianti di biogas a digestione anaerobica.
La "puzza" di uova marce provocata da acido solfidrico, solfuro di idrogeno e H2S deteriora
gravemente la qualità della vita di tutti i giorni.
2 https://www.oggicronaca.it/2018/10/a-tortona-si-brucia-il-biogas-che-provoca-numerose-sostanze-chimiche-
alcune-di-queste-nocive-per-la-salute-umana/
16
5.3 ACQUA
Il progetto prevede la costruzione del biodigestore a ca. 1200-1500 metri dai pozzi di Fornola che
forniscono l'acqua potabile a 150.000 cittadini della vallata del Magra e della Provincia della
Spezia. La vulnerabilità dell'acquifero alluvionale del Magra, composto da depositi ghiaiosi,
comporta un altissimo rischio di inquinamento delle falde dei pozzi di Fornola. Secondo studi
condotti dal Prof. Raggi, già docente di Geologia Applicata presso l'Università di Pisa ed esperto di
fama nazionale di indagini idrogeologiche, " Il valore di velocità di falda, 0,1 metri al secondo già
alla profondità 4,5 metri sotto il piano di campagna, consente di valutare il tempo di transito di un
eventuale inquinante infiltrato nel terreno a Saliceti per raggiungere i pozzi di Fornola, dell'ordine
di 12000-15000 secondi cioè all'incirca da tre ore e un quarto a poco più di quattro ore e non 60-
156 giorni come asserito dallo stesso Fabiani durante la prima seduta dell'inchiesta pubblica del 1°
agosto". Una bella differenza di vedute, non c'é che dire!!!
Si può chiaramente capire, anche senza particolari competenze tecniche, come il tempo di
penetrazione degli inquinanti calcolato da Re.Cos-Iren (60-156 gg.) si riferisca esclusivamente ad
eventuali sversamenti al livello del piano di campagna, quindi eventualmente sui piazzali.
A nostro avviso la tesi del prof. Raggi è decisamente affidabile perché basata su studi svolti nel
corso della sua carriera professionale ma anche perché non vi è conflitto di interesse con l'azienda
che propone il progetto: l'unico interesse del Prof. Raggi è quello di difendere le falde acquifere.
Il progetto presentato da Re.Cos-Iren in Regione non aveva preso in considerazione il problema
delle falde. Solo dopo le dichiarazioni rese e le preoccupazioni espresse dal prof. Raggi sulle falde
di Fornola, l'azienda ha incaricato il dott. Paolo Fabiani di svolgere l'indagine che si può rilevare
nell'integrazione GEO 0010 del 27.06.2019. In questa integrazione è stato valutato solo il primo
stato superficiale del terreno e non quello in profondità (circa 4 metri) dove, di fatto, verranno
collocate le fondamenta delle vasche di raccolta.
Bisogna tenere in considerazione che questi impianti sono dei fermentatori e la fermentazione
avviene all'interno di vasconi in cemento armato. Dato che il digestato contenuto nelle vasche è
estremamente corrosivo, questo tende a erodere e ad infiltrarsi nel cemento armato creando
microfessurazioni dalle quali può uscire il digestato. Olltre alle vasche ci possono essere altre
numerose strutture interrate dalle quali potrebbero fuoriuscire i perclorati-biodigestati. Altro
elemento che non viene considerato da Re.Cos è che il piano di monitoraggio delle falde prevede
un solo controllo all'anno. Cosa potrebbe accadere nel frattempo? Oltre 150.00 cittadini
resterebbero senza acqua potabile fino a quando non vengano comprese le cause e i colpevoli di
questo gravissimo disastro ambientale non esistendo fonti alternative di approvvigionamento
idrico. Chi si troverebbe a rispondere dei danni? Non solo, quanti cittadini e/o animali, nel
frattempo potrebbero subire danni alla salute dovuti all’ingestione inconsapevole di acqua
contaminata?
17
5.4 TRAFFICO
Sotto pg. 11.12 Studio diffusionale traffico Saliceti
18
Nello stesso documento al punto 5.1. (fattore emissioni) vengono evidenziate le sostanze
inquinanti dovute all’aumento del traffico. Non è accettabile sostenere che l’impatto di ulteriori
mezzi in entrata ed in uscita dall’impianto “risultano, anche numericamente, non rilevanti”,
quando la stessa Re.Cos ha potuto accertare, con dati della società SALT (Società Autostrada
Ligure Toscana) S.p.A., un transito da autostrada di circa 150.000 mezzi a settimana. Come si
evince dalla somma dei mezzi nella tabella sopra riportata, 382 veicoli/settimana in più ci
sembrano un dato assolutamente rilevante, se consideriamo che in termini percentuali
equivalgono ad un incremento del 13% del transito settimanale e quindi annuale con incremento
di inquinanti da gas di scarico e di micropolveri da consumo di pneumatici, di freni e consumo
dell'asfalto e di inquinamento da rumore.
Al nostro territorio urge diminuire le sostanze inquinanti già presenti, non aumentarle. A ciò si
aggiunga che i mezzi da/per l’impianto trasporteranno materiale ad alto impatto odorigeno che si
percepirà ben oltre l’area del fagiolo.
5.5 SALUTE PUBBLICA
Il dott. Franco Vaira, in occasione dell’incontro pubblico del 03.07.19, ha affermato che nella
popolazione residente nel sito, la mortalità generale e per le principali cause risulta in linea con la
media regionale, tranne che per le malattie respiratorie. L’analisi dei ricoveri evidenzia un tasso di
ricoverati per tutte le principali cause maggiore rispetto al resto della regione. In particolare sono
da segnalare gli eccessi delle malattie respiratorie. L’incidenza dei mesoteliomi maligni tra i
residenti nel sito nel periodo 2000-2011 è risultata in eccesso rispetto alla popolazione di
riferimento (Regioni del Nord-Ovest) di più di quattro volte negli uomini e del 24% tra le donne.
Pertanto si ritiene che questo tipo di impianto, costruito nelle immediate vicinanze di un’area
densamente abitata e per le criticità già descritte, andrebbe inevitabilmente ad incrementare i
rischi per la salute.
Il percolato, derivante dalla digestione anaerobica, dallo stoccaggio del digestato, dell'acqua
risultante dall'upgrading del biogas (processo di raffinazione per ottenere biometano) ecc., come
da progetto IREN, potrà essere riutilizzato più e più volte nei successivi processi di lavorazione
(riciclo), ad esempio in fase di macerazione e nelle diverse fasi di miscelazione o di bagnatura del
prodotto. Questo, secondo Re.Cos-Iren, avrà il vantaggio di ridurre i consumi di acqua ed il
quantitativo di percolato e digestato residui da smaltire come rifiuti Quante volta sarà utilizzato lo
stesso percolato/digestato? Quale potrà essere loro percentuale di concentrazione batterica?
Nella Relazione Illustrativa di progetto (pg.11): "Il processo di Digestione Anaerobica vero e proprio
è sviluppato all’interno di un reattore PFR (Plug Flow Reactor, ovvero con Flusso a Pistone),
orizzontale, a sezione e pianta rettangolari, costruito in cemento e operante in condizioni Termofile
(T pari a circa 50 – 55 °C)".
E poi prosegue: "Il digestore potrà in ogni caso lavorare anche in condizioni Mesofile impostando
una temperatura di set-point pari a 38 – 42 °C (la scelta della temperatura di processo seguirà da
studi sulla caratterizzazione e la biologia del materiale trattato)."
Il processo anaerobico, date le basse temperature, non è in grado di neutralizzare completamente
i clostridi, batteri termoresistenti alla cui famiglia appartengono anche il botulino, salmonelle,
Escherichia coli e il tetano; al contrario tali condizioni, basse temperature e assenza di ossigeno,
19
favoriscono lo sviluppo di spore nel digestato che permangono anche nel compost, il prodotto
finale che IREN propone come "compost di qualità".
5.6 BENI CULTURALI E PAESAGGIO
“…l’evoluzione dell’ambito e del sito, avvenuta negli ultimi decenni, rende legittimo pensare che la
vocazione predominante sia quella di carattere produttivo.” Così descrive Re.Cos-Iren il sito di
Saliceti al punto 2.3.1.3 dello Studio di impatto ambientale - Quadro Ambientale pg.17.
Certamente l’area in cui si vuole costruire il biodigestore non è in grado di offrire quelle “viste
mozzafiato” che si possono godere da numerose località della costa ligure; tuttavia, Saliceti è zona
adiacente al Parco Fluviale della Magra-Vara (SIC IT1343502) che lungo il suo corso, nonostante le
criticità purtroppo esistenti, ha un valore paesaggistico di grande rilievo. Le “modificazioni
morfologiche all’andamento pianeggiante del terreno” (collinette e dune) pg.19 punto 2.5, così
come “un integrale rivestimento delle facciate” non mitigano affatto l’impatto che l’intero
impianto di digestione anaerobica affiancato al già esistente TMB, avrà sul territorio; al contrario
contribuirà ad impattare pesantemente sul paesaggio in termini di ”incidenza morfologica e
tipologica” così come di “incidenza visiva” di cui ai parametri valutativi utilizzati.
20
Oltre a questo si dimentica che l’impianto si troverà a poche centinaia di metri dal fiume e dai
pozzi di Fornola, rappresentando un rischio anche per le specie faunistiche e botaniche tipiche di
quell’habitat. Le emissioni in atmosfera e l’inquinamento del suolo, sottosuolo e falde acquifere
possono alterare o addirittura compromettere un ecosistema già oggi molto delicato, rispetto al
quale molto di più si dovrebbe fare per migliorarne le condizioni. Certamente non lo si dovrebbe
gravare con ulteriori industrie insalubri. E' chiaro a tutti che le sostanze inquinanti che saranno
emesse in atmosfera ed eventuali sversamenti nel suolo/contaminazione delle acque non
rimarranno confinati all’interno del “fagiolo” ma si trasformeranno in problemi che
coinvolgeranno gran parte dei comuni dello spezzino.
RAFFRONTO TRA DIMENSIONI IMPIANTO IN PROGETTO E AUTOMEZZI
5.7 CONCLUSIONI
Nella “stima degli impatti” di IREN i dati rappresentati che dovrebbero provare la “marginalità”
d’impatto su ambiente ed esseri umani sono desunti da "simulazioni effettuate anche mediante
uso di software” con i quali spesso, troppo spesso a nostro parere, si illustrano “scenari
ipotizzabili”. Nulla da obiettare se quello di Saliceti fosse il primo biodigestore mai realizzato ma
esiste un'ampia casistica, facilmente reperibile anche sul web, relativamente ai molti biodigestori
in funzione in Italia ed in Europa che consente di valutare concretamente quali siano gli impatti
ambientali reali.
Andiamo a vedere cosa è successo in Germania dove, a distanza di anni dal boom del business
biodigestori, reso appetibile come oggi in Italia dagli incentivi statali, stanno facendo marcia
indietro rispetto a questa tecnologia. Vediamo cosa succede a Cairo Montenotte (SV), a Grosseto,
a La Caserma (RA) dove i biodigestori sono già funzionanti e gli “impatti ambientali simulati”
possono essere confrontati con la realtà dei fatt che si sono rivelati ben diversi dalle previsioni
21
fatte in ambito progettuale. Le scelte relative allo smaltimento dei rifiuti, inevitabilmente correlate
a svariate problematiche ambientali, andrebbero correttamente effettuate tenendo ben presente
innanzitutto il concetto di «sostenibilità», inteso come riferito globalmente ad un progetto con
tutte le interconnessioni che esso ha con l’ambiente.
Ciò premesso, anche rispetto ai possibili rischi per la salute e l'ambiente, è necessario tenere
presente il "Principio di Precauzione" contenuto nella Convenzione di Rio de Janeiro del 1992,
inserita nel 1994 nel Trattato dell'Unione Europea e ratificata in Italia con la Legge 124/1994, in
base al quale " un prodotto o un processo produttivo non vanno considerati - come si è fatto finora
- pericolosi soltanto dopo che è stato determinato quanti danni ambientali, malattie e morti
producono, ma al contrario, possono essere considerati sicuri solo se siamo in grado, al di là di ogni
ragionevole dubbio, di escludere che possano presentare rischi rilevanti e irreversibili per
l'ambiente e la salute".
6. CONSUMO MATERIE PRIME
Un processo produttivo che si fregia del suffisso "BIO", che dovrebbe risolvere l'emergenza rifiuti
trattando la FORSU nel rispetto dell'ambiente e che percepisce incentivi dallo Stato per produrre
energia da fonti rinnovabili, ha un consumo di materie prime ingiustificato, che a loro volta
diverranno rifiuti "speciali" da smaltire.
22
In merito ai consumi di energia elettrica, IREN stessa ci certifica la sua presunta "sostenibilità":
Acqua di pozzo: l' 08.04.19 Re.Cos S.p.A. chiede alla Provincia della Spezia di subentrare ad ACAM
SpA nella titolarità della concessione n. 406 derivazione di acqua pubblica e,
contemporaneamente, l’incremento della portata di emungimento al fine di ottemperare al
fabbisogno impiantistico del complesso denominato Polo di Trattamento e Recupero dei Rifiuti in
località Saliceti, Comune di Vezzano Ligure (SP). La portata di emungimento passerà da 1,3134 l/s
a 5 l/s.
7. CHIUSURA CICLO DEI RIFIUTI
I processi di riciclaggio e recupero dei rifiuti non dovrebbero produrne altri e, anche in quel caso,
non dovrebbero risultare più pericolosi di quanto fossero all'origine. In realtà il biodigestore
anaerobico non produce soltanto biometano e compost, tutt'altro che di qualità, ma anche rifiuti
di ogni genere che dovranno essere ulteriormente trattati in centri qualificati e autorizzati o avviati
allo smaltimento in discarica. Ce lo spiega bene Re.Cos-Iren nel documento Relazione illustrativa al
§ 5. BILANCIO DI MASSA DELL'IMPIANTO, punto 5.3 RIFIUTI IN USCITA "...Come risultato
secondario ma inevitabile del ciclo produttivo e di trattamento del rifiuto conferito in ingresso,
l’impianto produce a sua volta rifiuti ...".
Nel corso dell’intero processo lavorativo il biodigestore produce materiale di scarto di ogni
genere: il sovvallo, da smaltire anche a seguito di essiccazione, il percolato, le acque di lavaggio del
biogas, il sopravaglio in fase di pretrattamento, di vagliatura primaria e secondaria, l' off-gas che
verrà bruciato attraverso le torce di emergenza ed infine il compost finale laddove non ne sarà
omologata la conformità nei limiti di legge.
Oltre a quanto sopra elencato, estratto dai documenti Re.Cos-Iren, la seguente tabella contenuta
nello stesso documento indica natura e quantità (certa o stimata?) dei rifiuti da smaltire prodotti
dal biodigestore.
23
Facendo un semplicissimo e banalissimo conto matematico si rileva che la quantità di rifiuti
speciali da smaltire, digestato a parte, calcolata in t/anno è di gran lunga superiore alla quantità in
t/anno di FORSU prodotta nella provincia della Spezia.
8. VALUTAZIONE “OPZIONE ZERO”
Per Re.Cos-Iren "opzione zero" significa "mantenimento dello scenario di riferimento attuale e la
rinuncia alla realizzazione di qualsiasi intervento di impianto di trattamento rifiuti diverso da
quello già oggi in essere sul territorio", come spiega nella Premessa dello Studio di Impatto
Ambientale al punto 4 (pg.5), prospettando l'abbandono del Piano Regionale di Gestione dei
Rifiuti che "allontana il raggiungimento degli obiettivi di miglioramento della gestione dei rifiuti."
E' chiaro che gli obiettivi di Re.Cos-Iren non sono gli stessi dei cittadini e non dovrebbero essere
quelli di chi amministra il territorio in nome dei cittadini. Re.Cos-Iren è un'azienda che deve
fatturare ed i rifiuti hanno innanzi tutto un valore economico, quantificabile in termini di vendita
del servizio di smaltimento e del "compost" ma soprattutto in termini di incentivi statali per la
produzione del biogas.
In merito alla produzione di energia da fonti rinnovabili riportiamo, qui di seguito, quanto
dichiarato dal Prof. Gianni Tamino, biologo ordinario presso l’Università di Padova e membro del
Comitato Scientifico dell’Associazione Italiana Medici per l’Ambiente (I.S.D.E.), “ Si può parlare di
fonti rinnovabili solo se nel territorio di origine e nel tempo di utilizzo quanto consumato si
ripristina. Ciò vale per l’energia solare e quelle derivate come il vento e l’energia idrica”.
Quando il "business" si sarà esaurito IREN se ne andrà con le tasche piene, lasciandoci un territorio
ulteriormente devastato e a noi cittadini l'onere, economico e morale, di tentare un improbabile
risanamento. Uno scenario che i cittadini del comune di Santo Stefano di Magra stanno già
vivendo a seguito della nota “riqualificazione” della Cava della Brina.
24
Fig.1, estratta da Piano d'Ambito Regionale di Gestione dei Rifiuti 06.08.18
Per il Comitato No Biodigestore Saliceti "opzione zero" significa, invece, cercare una strada
alternativa, significa attingere dalla Pianificazione Regionale quei suggerimenti volti a ridurre la
produzione di rifiuti, a promuovere una maggiore sensibilità ambientale e consapevolezza dei
consumi. Il compostaggio aerobico di comunità/prossimità è un' alternativa praticabile e senza
dubbio meno impattante, come ha spiegato il dott. Musmeci, ricercatore ENEA e responsabile dei
rapporti istituzionali pubblici e privati dell'Associazione Italiana Compostaggio, nell' incontro di
approfondimento tenutosi lo scorso 3 luglio a Santo Stefano di Magra (SP). Il compostaggio
aerobico negli ultimi anni si è evoluto ed oggi è possibile realizzare, anche in Italia, compostiere di
comunità in grado di trattare quantitativi rilevanti di FORSU senza che esseri umani, animali ed
ambiente ne subiscano le conseguenze.
Le soluzioni alternative “ci sono e vanno ricercate in una rigorosa e corretta gestione dei rifiuti che,
se realizzata attraverso al raccolta differenziata <<porta a porta>> e con una reale politica del
riuso, del riciclo e della riduzione dei rifiuti, non ha alcun bisogno della realizzazione di un impianto
di biodigestione. In definitiva per la produzione di energia pulita basta incrementare le fonti
veramente rinnovabili (solare, eolico, moto marino ecc.). Le alternative al trattamento dell’umido,
stallatico ed organico sono i biotunnel (per le esigenze delle grandi città o dei grandi allevamenti)
oppure le compostiere di quartiere(due compostiere aerobiche Neter ogni 15.000 abitanti circa) e
le semplici compostiere da giardino ad uso domestico.” 3
Gli impianti Neter sono sistemi semi
automatici di compostaggio in grado di trasformare lo scarto organico in compost con un processo
del tutto naturale, economico e sostenibile. Tali impianti possono trattare, a seconda del modello,
da 120 a 780 T. di scarti organici all'anno, l'equivalente della produzione di una comunità da 2.000
a 10.000 persone.4
3 http://www.ordinemedicilatina.it/isde-latina-comunicato-stampa-isde-lt-contro-centrale-biometano/
4 http://www.compostkmzero.it/index.php/neter
25
Normative di riferimento :
- Legge 221/2015 (Collegato ambientale) introduce: Il compostaggio di comunità Il
compostaggio locale Sgravi tariffari ;
- Decreto Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare 9 dicembre 2016 ,
n. 266;
9. SVALUTAZIONE BENI IMMOBILI E ATTIVITA' PICCOLI IMPRENDITORI E COLTIVATORI
La presenza degli impianti e le attività in essi svolte in relazione ad ogni fase dello smaltimento dei
rifiuti, compreso il conferimento, la logistica inevitabilmente collegata e le emissioni odorigene
possono determinare una conseguente svalutazione immobiliare con perdita di valore di circa 30-
40% in funzione della vicinanza dell'immobile all'impianto, con la possibilità di pervenire
all'invendibilità dello stesso con svalutazione persino totale.
26
10. POSSIBILI RIPERCUSSIONI NEGATIVE SUL TURISMO
Ci chiediamo se siano state considerate le ripercussioni negative che potrebbero esserci sotto il
profilo turistico in una zona ad altissima vocazione turistica come quella del Golfo di La Spezia. Un
mega impianto di trattamento dell’organico all’altezza del casello autostradale di La Spezia di certo
non rappresenterebbe un biglietto da visita di pregio per l’enorme quantità di turisti che si
ritroverà in coda al casello per il pedaggio, magari immersa nei miasmi. Chissà, ad un certo punto i
turisti che arrivano in auto potrebbero anche scegliere di trascorrere le proprie vacanze altrove in
località dall’aria più respirabile.
11. CONCLUSIONI
Questo Comitato chiede, pertanto, di non autorizzare il progetto del biodigestore a Saliceti
presentato da Re.Cos-Iren ed auspica che possa essere avviata una nuova fase di discussione per
raggiungere una condivisa gestione dei rifiuti, alla quale nessuno vuole e può sottrarsi, ma che,
partendo da quel principio di “precauzione” sancito dalla Convenzione di Rio de Janeiro del 1992
ed inserito nel Trattato dell’Unione Europea del 1994, non condanni alcuni territori a subire danni
di ogni genere e consistenza in nome di interessi speculativi di pochi e che esoneri gli altri territori
dalla responsabilità di ridurre la produzione dei propri rifiuti, così da poter concretizzare,
finalmente, una vera e propria chiusura del ciclo dei rifiuti, valutando siti e tecnologie alternative,
ecosostenibili anche per gli anni a venire.
27

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  • 1. REGIONE LIGURIA Settore Valutazione d’Impatto Ambientale e Sviluppo Sostenibile Via D’Annunzio 111 16121 Genova via.certificata@cert.regione.liguria.it 1
  • 2. OSSERVAZIONI COMITATO NO BIODIGESTORE SALICETI 2
  • 3. I N D I C E 1. FINALITA’…………………………………………………………………………………………………………………………………………pg. 1 2. ASPETTI PROCEDURALI 2.1 Osservazione n.1: Il sito di Saliceti non esiste nella vigente pianificazione provinciale e di ambito Regionale…………………………………………………………………………………………………….…..pg. 1 2.2 Osservazione n.2: Il sito di Saliceti come pure le dimensioni dell’impianto proposto sono in contrasto con il Piano Regionale del 2015………………………………………………………..pg. 2 2.3 Osservazione n.3: Il sito di Saliceti non è stato valutato in base ai criteri del Piano Provinciale del 2003 anche nella loro versione aggiornata del 2017………………………….……...pg. 3 2.4 Osservazione n.4: Il Piano Regionale non è solo un piano di scenari ma ha carattere di vincolo giuridico amministrativo…………………………………………………………………………….......pg. 5 2.5 Osservazione n.5: Mancato rispetto delle modalità di variazione del Piano di Ambito Regionale dettate dal Piano stesso…………………………………………………………………………………..pg. 5 2.6 Osservazione n.6: La partecipazione del pubblico e la consultazione delle Amm.ni interessate: la rimozione della modifica del Piano di Area e del Piano di Ambito Regionale e relativa procedura VAS…………………………………………………………………………………...pg. 6 3. CONSIDERAZIONI DI CARATTERE GENERALE SULLA GESTIONE DEI RIFIUTI…………………………………....pg. 6 4. PROGETTO 4.1 Aspetti del processo di biodigestione anaerobica e compostaggio……………………………………..….…...pg. 9 4.2 Aspetti del processo di produzione del biogas e upgrading a biometano…………………………....……...pg. 10 5. ASPETTI AMBIENTALI 5.1 Considerazioni generali ……………………………………………………………………………………………………………..pg. 11 5.2 Aria ……………………………………………………………………………….…………………………………………………………..pg. 12 5.3 Acqua………………………………………………………………….……………………………………………………………..………pg. 14 5.4 Traffico…………………………………………………………..…………………………………………………………………………..pg. 15 5.5 Salute pubblica…………………………………………………………………………………………………………………………..pg. 16 5.6 Beni culturali e paesaggio……………………………………………………………………………………………………………pg. 17 5.7 Conclusioni……………………………………………………….………………………………………………………………………..pg. 18 6. CONSUMO MATERIE PRIME…………………………………………………………………………………….……………………..pg. 19 7. CHIUSURA CICLO DEI RIFIUTI……………………………………………………………………..…………………………………..pg. 20 8. VALUTAZIONE OPZIONE “ZERO” …………………………………………………………………………….……………………..pg. 21 9. SVALUTAZIONE BENI IMMOBILI E ATTIVITA' PICCOLI IMPRENDITORI E COLTIVATORI…….…………...pg. 23 10. POSSIBILI RIPERCUSSIONI NEGATIVE SUL TURISMO………………………………………………………….………..pg. 24 11. CONCLUSIONI FINALI ………………………………………………..………………………………………………………………..pg. 24 3
  • 4. Con riferimento al progetto presentato da Re.Cos-Iren per la costruzione di un “impianto per il trattamento e il recupero della FORSU con produzione di compost di qualità e biometano sostenibile avanzato” a Saliceti, Comune di Vezzano Ligure (Vezzano Ligure (SP), lo scrivente Comitato No Biodigestore intende sottoporre a codesto Settore Valutazione d’Impatto Ambientale e Sviluppo Sostenibile della Regione Liguria le seguenti osservazioni. 1. FINALITA’ Scopo delle presenti osservazioni è fornire spunti di riflessione sulle criticità, contraddizioni, rischi e danni che incombono sulla realizzazione del progetto Re.Cos-Iren per la costruzione di un “impianto per il trattamento e il recupero della FORSU con produzione di compost di qualità e biometano sostenibile avanzato” a Saliceti, comune di Vezzano Ligure (Vezzano Ligure (SP), affinché il Consiglio Regionale della Liguria possa giungere alla conclusiva decisione di non approvare il progetto in parola. Il Comitato "No Biodigestore" intende qui di seguito spiegare le ragioni della propria contrarietà alla realizzazione del biodigestore a Saliceti da parte della Re.Cos-Iren poiché ne contesta non soltanto la scelta del sito di Saliceti ma anche la tecnologia proposta, trattandosi di tecnologia ormai inadeguata ai più moderni indirizzi di gestione dei rifiuti, estremamente nociva sia per l'uomo che per l'ambiente e che, contrariamente a quanto viene pubblicamente affermato, non chiude affatto il ciclo dei rifiuti ma ne crea altri, infinitamente più dannosi del rifiuto originale. 2. ASPETTI PROCEDURALI 2.1 OSSERVAZIONE N°1: “IL SITO DI SALICETI NON ESISTE NELLA VIGENTE PIANIFICAZIONE PROVINCIALE E DI AMBITO REGIONALE” La tesi di fondo della Regione Liguria, ma anche della Provincia di Spezia, è che il sito di Saliceti, per la realizzazione del progetto di biodigestore, risulterebbe presente nei Piani Provinciale di Area e di Ambito Regionale. Ciò non corrisponde al vero, sia sufficiente una lettura del testo della delibera di Consiglio provinciale del 6 agosto 2018 come del Piano stesso e del Piano di Ambito Regionale. Si veda lo stralcio della parte di Piano che riguarda il sito del Biodigestore spezzino con le relative quantità potenziale di rifiuto organico da trattare. 4
  • 5. 2.2OSSERVAZIONE N° 2: “IL SITO DI SALICETI COME PURE LE DIMENSIONI DELL’IMPIANTO PROPOSTO SONO IN CONTRASTO CON IL PIANO REGIONALE DEL 2015” Il progetto di biodigestore presentato da Re.Cos nel sito di Saliceti non costituisce uno sviluppo/attuativo del Piano Regionale del 2015. Infatti quel Piano dava indirizzi precisi su come gestire i rifiuti organici e quindi sulle dimensioni dei biodigestori, in particolare citando le pagine di riferimento del Piano del 2015: • I biodigestori potranno avere taglie sui 20-30000 ton/anno (pagina 269) • Il biodigestore spezzino in particolare dovrà avere questa taglia (pagina 310) • I biodigestori dovranno chiudere il ciclo per i rifiuti organici su bacini provinciali (pagina 288) • I biodigestori dovranno avere una taglia parametrata al fabbisogno provinciale (pagina 262) • I biodigestori delle taglie sopra ipotizzate hanno sostenibilità economica e salendo non vengono migliorate le economie di scala (pagina 280) • È auspicabile individuare siti per i biodigestori vicino a discariche e/o impianto di depurazione acque reflue, non altri impianti di trattamento parte secca dei rifiuti come quello esistente attualmente a Saliceti (pagina 270) • Sono previsti in tutto e al massimo 4 biodigestori (uno per Provincia – pagina 289) mentre attualmente la situazione vede tra uno esistente e gli altri in autorizzazione o inseriti nel Piano di Ambito Regionale ben 6 biodigestori con taglie che potrebbero raggiungere una capacità di trattamento ben superiore alle esigenze della Regione Liguria che sono di 180.000 tonnellate/anno di rifiuti organici prodotti! È indiscutibile che il progetto di biodigestore sia per il sito scelto (Saliceti non previsto dal Piano Provinciale e di Ambito Regionale) che per le dimensioni (60.000 ton/anno) non corrisponde a quanto previsto dal Piano regionale del 2015. Quindi queste modifiche hanno carattere sostanziale 5
  • 6. e riguardando strumenti di pianificazione sia regionale (Piano Regionale del 2015 e Piano di Ambito Regionale 2018) che di livello provinciale (Piano di Area del 2018)e avrebbero richiesto una variante quanto meno al Piano di Ambito Regionale sottoponendo la stessa ad una procedura di Valutazione Ambientale Strategica (di seguito VAS). 2.3 OSSERVAZIONE N° 3: “IL SITO DI SALICETI NON E’ STATO VALUTATO IN BASE AI CRITERI DEL PIANO PROVINCIALE DEL 2003 ANCHE NELLA LORO VERSIONE AGGIORNATA NEL 2017” Relativamente alla tesi che il sito di Saliceti sarebbe previsto dal Piano Provinciale del 2003, rileviamo quanto segue: • quel Piano e i siti ivi individuati non ha avuto una VAS; • quanto affermato a pagina 278 del Piano di Area spezzino del 2018, per cui i criteri di individuazione dei siti del 2003 sarebbe stati confermati nel 2017 (nota regionale del 18/9/2017), non dimostra nulla in quanto il confronto su quei criteri in detto Piano di Area è stato fatto solo con riferimento al sito di Boscalino ma non a quello di Saliceti. Quindi questo nuovo confronto può essere fatto solo all’interno di una variante di Piano come sopra prospettato. Sul punto aggiungiamo che nello Studio di Impatto Ambientale presentato da Re.Cos in relazione al progetto di biodigestore sul sito di Saliceti il confronto con Boscalino è assolutamente insufficiente perché per il sito di Saliceti si rimuovono criticità rilevanti: • confinante con PI4, parzialmente ricadente in area PI3 (PI3b - Ambito PI3b - Aree inondabili per T=200 a minore pericolosità relativa da PdB Fiume Magra) • confinante con: - ZSC Parco della Magra – Vara - aree protette EUAP 0968 • Ricadente all’interno di corpi idrici porosi da PTA 2015 • Localizzazione interna alla fascia di rispetto autostradale della parte di area interessata dall’impianto e relativa alla viabilità e logistica dell’impianto Non solo ma riprendendo la questione della VAS, tutta altra cosa sono le alternative che devono essere poste in detto procedimento di valutazione su uno strumento di Pianificazione come quello del Piano di Ambito Regionale dei rifiuti rispetto ad un procedimento di VIA (unificato alla autorizzazione unica regionale) come quello in corso che non ragiona sull’area vasta ma solo sulla compatibilità di un sito (Saliceti) con un progetto preciso (il biodigestore di Re.Cos). La nota della Regione sulla attuale adeguatezza dei siti del Piano Provinciale del 2003 Vediamo cosa afferma il Piano di Area della Provincia spezzina recepito nel Piano di Ambito Regionale, si riporta in corsivo lo stralcio della parte di Piano inerente alla risposta del Ministero sui criteri di localizzazione del Piano del 2003 6
  • 7. Pagina 278 del Piano di Area 2018: “IN CONSIDERAZIONE DELLE OSSERVAZIONI presentate nell’ambito del parere di VAS n° 100 del 27/12/2017 da parte di Regione Liguria in merito alla ipotesi di collocazione del biodigestore anaerobico a Boscalino La Provincia della Spezia ritiene di poter considerare, al fine di localizzare il suddetto impianto di digestione anaerobica in area dotata di maggiori superfici, i criteri di selezione ed i conseguenti esiti localizzativi di cui al cap. 10 del Piano Provinciale di Gestione dei Rifiuti adottato con DCP n° 23 del 03/03/2003, vigente sino alla approvazione definitiva del Piano Regionale ex L.R. 1/2014. Le modalità di localizzazione a suo tempo elaborate risultano infatti tutt’ora conformi anche ai criteri recentemente adottati dalla Regione Liguria con nota prot. 300660 del 18/09/2017: baricentricità presenza di infrastrutture distanza dai centri abitati possibilità di realizzare opere di mitigazione Si ritiene pertanto possibile la collocazione di un impianto per la digestione anaerobica della frazione organica in una delle aree già identificate, se non decadute in ragione di elementi di valutazione aggiornati anche alla luce degli eventi atmosferici verificatisi sul territorio a partire dal 2011, che hanno comportato una revisione dei criteri di salvaguardia per il dissesto idro-geologico. In relazione alle osservazioni circa l’ipotesi di collocazione del biodigestore anaerobico in loc. Boscalino del Comune di Arcola, si ritiene necessario riepilogare le motivazioni che hanno condotto il Consiglio Provinciale all’indicazione di tale sito. Il Piano Provinciale dei Rifiuti adottato nel 2003 prevedeva la realizzazione di un impianto di compostaggio aerobico indicando una pluralità di siti potenzialmente utilizzabili. A seguito dell’approvazione del Project Financing del luglio 2016 riguardante il revamping dell’impianto TMB di Saliceti e la realizzazione del digestore anaerobico, Re.Cos S.p.A. , aggiudicataria del Project, ha proposto il sito di Boscalino per realizzare un impianto adeguato alle produzioni attese dai Comuni della Provincia della Spezia e del flusso previsto dall’Area del Tigullio. A corredo dell’offerta economica, Re.Cos S.p.A. ha presentato un Progetto preliminare dal quale si evince l’adeguatezza del sito per la realizzazione dell’impianto proposto. Per questa ragione la proposta di piano individuava un sito determinato in luogo dei precedenti criteri localizzativi. La verifica suggerita da ARPAL in sede di VAS risulta pertanto positivamente risolta dall’esame dei documenti di progetto; documenti che, peraltro, non erano nella disponibilità di ARPAL in quanto facenti parte della gara e non inclusi tra quelli trasmessi per la VAS e che pertanto si riportano in stralcio a riscontro della suddetta verifica. “ Come si può notare sia dalla risposta del Ministero ma soprattutto da quanto riportato da parte della Regione compresa nota prot. 300660 del 18/09/2017che aggiorna i criteri di localizzazione degli impianti di gestione rifiuti. L’unico valutazione di merito che raffronti i criteri del 2003 (aggiornati nel 2017) è stata fatta con il sito di Boscalino non con quello di Saliceti. Peraltro nella nota del 2017 tra i criteri escludenti si possono notare alcuni che sono sicuramente più applicabili a Saliceti che a Boscalino. 7
  • 8. In sostanza i criteri sia del 2003 che del 2017 (che in generale secondo la Regione confermebbero quelli precedenti) non dimostrano nulla dal punto di vista del progetto di Saliceti in quanto non sono stati applicati dentro un procedimento di pianificazione di area vasta ma solo per giustificare uno spostamento del progetto di biodigestore da un sito ad un altro. Infatti nella nota citata dalla risposta del Ministero non c’è alcun riferimento ad un sito specifico tanto meno quello di Saliceti. Questo conferma che nel momento in cui si è spostato il sito occorreva avviare una variante di Piano a cui applicare la procedura di VAS che tenesse conto dei criteri aggiornati nel 2017 applicati però a tutti i siti del 2003 e anche eventualmente altri ad oggi potenzialmente disponibili. Solo in questo modo si sarebbe dimostrato con una istruttoria trasparente e rispettosa delle procedure di legge l’applicabilità di detti criteri al sito di Saliceti! 2.4OSSERVAZIONE N° 4: “IL PIANO REGIONALE NON È SOLO UN PIANO DI SCENARI MA HA CARATTERE DI VINCOLO GIURIDICO AMMINISTRATIVO” Non è accoglibile la tesi della Regione per cui il Piano regionale del 2015 è un piano di scenari mentre dove si decidono tipologie impiantistiche e siti sono il Piano di Area provinciale e il Piano di Ambito Regionale del 2018 (che sul punto si limita a recepire i Piani di Area provinciali) Si veda peraltro la sentenza del TAR Liguria (n° 877 del 2018) che ha annullato il provvedimento di VIA positivo sul progetto di biodigestore di Isola del Cantone (Ge) statuendo che il sito individuato non rispettava proprio il Piano regionale del 2015. 2.5OSSERVAZIONE N° 5: “MANCATO RISPETTO DELLE MODALITÀ DI VARIAZIONE DEL PIANO DI AMBITO REGIONALE DETTATE DAL PIANO STESSO” È il Piano di Ambito Regionale a definire le modalità di una eventuale sua revisione come risulta dallo stralcio al Piano riprodotto a fianco . Risulta con chiarezza che solo con un report specifico (traguardato al 2020) si potrà parlare di una revisione del Piano ma solo in caso di mancato rispetto delle tempistiche previste dal Piano stesso. Invece nel quadro programmatico dello Studio di Impatto Ambientale presentato per il progetto di Biodigestore a Saliceti (in pieno contrasto con quanto previsto dal Piano di Ambito come 8
  • 9. dimostrato sopra) si legge che la giustificazione dello spostamento del sito da Boscalino a Saliceti si fonda sulla delibera del Comitato di Ambito n°10 del 13/12/2018 che in realtà si riferisce alla emergenza fino al 2020(problematiche di gestione flussi rifiuti urbani e assimilati dopo il crollo del Ponte Morandi) ma che non tratta minimamente del sito del biodigestore spezzino. Come dire che nel Comitato di Ambito hanno una sfera di cristallo e sono riusciti ad anticipare ora quello che succederà dopo il 2020 e oltretutto citando a giustificazione dati su quantità dei rifiuti organici da smaltire nell’ipotizzato biodigestore spezzino che sono gli stessi previsti dal Piano di Ambito Regionale approvato nell’agosto del 2018: 60.000 tonnellate/anno comprensive di quelle prodotte nel Tigullio genovese! 2.6OSSERVAZIONE N° 6: “LA PARTECIPAZIONE DEL PUBBLICO E LA CONSULTAZIONE DELLE AMMINISTRAZIONI INTERESSATE: LA RIMOZIONE DELLA MODIFICA DEL PIANO DI AREA E DEL PIANO DI AMBITO REGIONALE E RELATIVA PROCEDURA DI VAS” Al momento della presentazione del progetto di biodigestore in località Saliceti la Regione aprendo il procedimento di VIA e rimuovendo la necessità di una variante di Piano di Area e conseguente Piano di Ambito Regionale ha anche rimosso il necessario procedimento di VAS. In questo modo si è impedito al pubblico interessato (a cominciare dai residenti delle zone interessate dal sito ipotizzato per il biodigestore) e ai Comuni territorialmente interessati di pronunciarsi sull’impatto ambientale economico e sociale delle modifiche introdotte con la delibera del Consiglio Provinciale spezzino e del Comitato regionale di Ambito. Questo nonostante il comma 1 articolo del DLgs 152/2006 preveda che la fase della consultazione sia parte integrante del procedimento di VAS: “La valutazione ambientale strategica è avviata dall'autorità procedente contestualmente al processo di formazione del piano o programma e comprende, secondo le disposizioni di cui agli articoli da 12 a 18: a) lo svolgimento di una verifica di assoggettabilità limitatamente ai piani e ai programmi di cui all’art. 6, commi 3 e 3-bis; (1 ) b) l'elaborazione del rapporto ambientale; c) lo svolgimento di consultazioni; d) la valutazione del rapporto ambientale e gli esiti delle consultazioni; e) la decisione; f) l'informazione sulla decisione; g) il monitoraggio.” 3. CONSIDERAZIONI DI CARATTERE GENERALE SULLA GESTIONE DEI RIFIUTI Negli ultimi anni le amministrazioni, locali e non, sulla base di rinnovate normative specifiche sono impegnate a promuovere una raccolta differenziata sempre più spinta che favorisca il riutilizzo o riciclo dei rifiuti, non già per crearne di nuovi, ma per minimizzare gli effetti che questi hanno sulla nostra salute, sull'ambiente e sulla qualità della vita di tutti noi. E' per questo motivo che stride fortemente il ricorso, sempre più frequente, all'impiego di impianti di digestione anaerobica che non soddisfano l'obiettivo della chiusura dei rifiuti e che, sempre sovrastimati rispetto alle reali esigenze delle comunità, comportano rischi sanitari ed ambientali enormi, anche per le generazioni future. 9
  • 10. Lo stesso Piano d'Ambito Regionale del 2018 nella sua introduzione (pg.4) afferma: "In coerenza alla gerarchia comunitaria di gestione dei rifiuti, primo obiettivo del piano regionale è quello di promuovere una riduzione dei rifiuti prodotti, cui segue l’obiettivo di incrementare il riciclaggio e recupero grazie a sistemi più efficaci di intercettazione dei rifiuti differenziati". E ancora al Capitolo 1. al punto 1.1. (pg. 9) "Favorire e sviluppare la prevenzione - Il Piano regionale di Gestione dei Rifiuti, per perseguire l’obiettivo specifico primario di favorire e sviluppare la prevenzione e il riuso (riduzione dei rifiuti alla fonte) ha individuato 5 linee di azione prioritarie, riportate nella tabella seguente, che sono state declinate in 24 filoni di attività da implementare, sulla base delle risorse che si potranno via via rendere disponibili e che costituiscono il “Programma regionale per la prevenzione” Appare evidente, invece, che il proliferare di biodigestori in Italia e nella nostra Regione, come già in altri paesi europei, rappresenti un interesse primario rispetto alle "intenzioni virtuose" previste dal Piano stesso. Il progetto in parola prevede che la Provincia della Spezia si faccia carico di un impianto che a regime potrà trattare 90.000 t/anno di FORSU mentre i dati, contenuti nel documento programmatico della Regione, riferiscono che la provincia della Spezia ha raggiunto mediamente superiore al 70% di raccolta differenziata. Una dimostrazione di responsabilità ed impegno da parte dei cittadini della Spezia ricambiata con una "bomba ecologica" di proporzioni immense!! A Saliceti è in funzione un impianto per il trattamento meccanico-biologico (TMB) di rifiuti solidi urbani non differenziati con una potenzialità produttiva autorizzata massima di 105.000 t/anno (autorizzazione per 96.000 t/anno più 10%) a fronte di un fabbisogno provinciale stimato al 2019 pari a 38.500 t/anno, Tabella (pg. 66) del Piano d'Ambito Regionale 2018. 10
  • 11. Lo stesso Piano d’Ambito prevede a pg. 64 che rispetto alla produzione di RU della provincia della Spezia, attestato a 38.500 T/anno al 2019, possa essere raggiunta la capacità massima mediante conferimento dei rifiuti indifferenziati della Città Metropolitana e del Tigullio. Con Deliberazione n.10 del Comitato d’Ambito per il ciclo dei rifiuti del 13.12.18 viene confermato l’utilizzo della capacità residuale degli impianti esistenti alla Spezia e Savona, specificando che “*** Per quanto riguarda l’impianto di Saliceti … il quantitativo attuale risulta condizionato all’approvazione di una modifica sostanziale dell’AIA vigente per l’impianto potrà essere conseguita nel corso del 2018 al fine di consentire una capacità di trattamento complessiva di 130.000 t/anno”. Pertanto l’impianto TMB di Saliceti nel 2019 e 2020 riceverà 100.000 t/anno di rifiuti indifferenziati provenienti da Genova. "Come da indirizzi approvati in sede di Comitato d’Ambito con Deliberazione n. 7 del 30 novembre 2017, per un periodo almeno decennale, vista l’indisponibilità di una discarica di servizio per il territorio spezzino, i rifiuti di scarto derivanti dalla produzione svolta a Saliceti, potranno essere conferiti, entro il limite massimo attualmente individuato nel 50% del trattato, in discariche site nell’ambito regionale, con particolare riferimento all’invaso di Scarpino 3, lotto 1, già autorizzato, alla sua piena operatività". (pg.69 PAR/2018) Alla luce dei dati sopra descritti, desunti da documenti della Regione Liguria, l'assenza di una discarica di servizio nella Provincia della Spezia e l'utilizzo della discarica genovese di Scarpino3, spesso citata sibillinamente anche a mezzo stampa, non è una "generosa concessione" a fronte della quale il nostro territorio dovrebbe "per riconoscenza" accettare un biodigestore da 90.000 t/ anno a Saliceti, inesistente nelle pianificazioni regionale e provinciale, dato che buona parte dei rifiuti indifferenziati trattati nel TMB di Saliceti proviene proprio dalla Città Metropolitana e dal Tigullio ma solo una parte (50%) del materiale trattato "torna" a Genova! La Spezia non ha una discarica di servizio e Genova non ha un impianto per il pretrattamento dell’indifferenziata, questi sono i termini della mutua assistenza! 11
  • 12. A margine di quanto sopra si riporta, infine, un breve inciso tratto dallo Studio di Impatto Ambientale – Stima degli impatti al punto 6.4. pg.33 con il quale Re.Cos-Iren, parlando della Valutazione delle Emissioni GHG, afferma “Questo valore è derivato dalle distanze del sito dai principali centri di approvvigionamento (La Spezia, Parma, Genova), pesate per le quantità di materie trasportate (equamente suddivise fra le 3 provenienze). Arriverà, quindi, a Saliceti anche la FORSU di Parma? Chi e quando è stato deciso che spetta a questo territorio sacrificarsi anche per “tutelare il distretto del Parmigiano Reggiano e del prosciutto d.o.p." ? 4. PROGETTO 4.1 ASPETTI DEL PROCESSO DI BIODIGESTIONE ANAEROBICA E COMPOSTAGGIO Il biodigestore di cui al progetto di IREN per Saliceti produrrà 54.844 t/anno di Digestato e 12.096 t/anno (pari a 10.080.000 m³/anno) di Biogas. Per ottenere prodotti “di qualità” è necessario utilizzare materie prime “di qualità”, nel caso specifico la FORSU in ingresso dovrebbe essere priva di qualsivoglia altro tipo di rifiuto diverso dall’organico (es. plastica, vetro, metalli o altro ) ed il verde non dovrebbe provenire da colture che fanno uso di pesticidi, fitofarmaci o altro. Chi controlla la qualità della FORSU e del verde utilizzato? Nella "relazione illustrativa di progetto" di IREN alla pg. 10 "Durante lo scarico in fossa (e successivamente) un operatore può effettuare un’ispezione visiva del materiale conferito per verificare la presenza di materiali indesiderati (in genere, rifiuti ingombranti come materassi, pezzi di metallo, pneumatici, ecc…) o rifiuti pericolosi (p.es. bombolette di GPL). Eventuali materiali non idonei possono essere quindi rimossi con l’utilizzo in funzione manuale del carro ponte con benna". E' certamente rassicurante sapere che materiali ingombrati erroneamente inseriti nei sacchetti dell' "umido", come materassi e pneumatici, possano essere individuati diligentemente dagli operatori a seguito di ispezione visiva; c'è da chiedersi però se tale controllo consenta di individuare anche frammenti di vetro, alluminio, ferro o altri materiali, magari meno ingombranti ma decisamente più probabili da trovare all'interno dell'umido domestico e non. Nel documento "Procedura di Controllo dei Rifiuti in Ingresso " Re.Cos-Iren conferma la possibilità di lavorare anche rifiuti "non compostabili", quindi di scarsa qualità, segnalandolo in seguito al Conferitore (pg.4) "2. Nel caso in cui la presenza di materiale non compostabile non pregiudichi la possibilità di lavorazione del carico, il rifiuto viene comunque accettato, ma viene inoltrata alla ditta produttrice (Conferitore) formale comunicazione riguardante la scarsa qualità del materiale conferito come segue: “[...] Viene riportata sul formulario la seguente dicitura: MATERIALE NON CONFORME CON PRESENZA STIMATA DI SCARTI OLTRE IL ___%, come previsto da contratto" Delle due l'una: o si sottopone a processo di biodigestione anche materiale non compostabile, se sì, di quale materiale si tratta? Oppure si accettano con l'umido dei rifiuti indifferenziati. Perché? Si vogliono forse aggirare le quantità massime previste per il TMB di Saliceti? Una successiva e ultima verifica sulla qualità del rifiuto, in questo caso meccanica mediante un separatore magnetico a nastro, avviene in fase di pretrattamento (§3.2. pg.11) e riguarda i soli materiali ferrosi eventualmente contenuti nell'Ingestato (primo sottovaglio della FORSU e verde 12
  • 13. triturato); tuttavia non viene specificata l'accuratezza della separazione delle frazioni metalliche che potrebbero, se molto piccole, permanere durante tutto il processo di digestione ed infine nel compost. E' notizia degli ultimi mesi quanto emerso dall'inchiesta di Fanpage sui residui ferrosi, plastici e vetrosi nel "compost" sversato nei terreni con risultati sicuramente dannosi per l'agricoltura mentre nel luglio 2018 il compost prodotto dal biodigestore di Ferrania (SV) è stato sottoposto a sequestro per non conformità, in quanto conteneva metallo e vetro (numerosi casi analoghi anche all’estero, in particolare in Germania). Il campionamento e caratterizzazione dell'Ingestato e del Digestato avviene bimestralmente (comunque almeno 6 volte all'anno) ed i campioni dei due prodotti devono essere inviati al Laboratorio. Quale Laboratorio svolgerà le analisi, quale tipo di inquinante verrà ricercato e con quale metodologia? 4.2 ASPETTI DELLA PRODUZIONE DEL BIOGAS E UPGRADING A BIOMETANO - pg. 16 Relazione Illustrativa : "Esistono sul mercato diverse soluzioni impiantistiche basate su principi tecnologici diversi (lavaggio ad acqua, filtrazione su membrane, etc…) e in continua evoluzione. Nel fissare le caratteristiche prestazionali del sistema (principalmente grado di recupero del Metano, qualità del Biometano, qualità minima dell’Offgas), le diverse tecnologie di trattamento scelte, tuttavia, possono considerarsi equivalenti. Nel presente pacchetto progettuale viene descritto il sistema basato sul lavaggio ad acqua del Biogas; in fase esecutiva, anche in relazione alle migliori tecnologie disponibili al momento della realizzazione dell’impianto, potrà essere scelta una tecnologia diversa. In fase di approvazione di questo progetto non sarà quindi possibile valutare quale tecnologia di upgrading sarà effettivamente utilizzata. 13
  • 14. 5. ASPETTI AMBIENTALI 5.1 Considerazioni generali La "stima degli impatti" redatta da Re.Cos-Iren ci fornisce un quadro dei rischi derivanti dalla realizzazione del biodigestore anaerobico a Saliceti mediamente valutati come “marginali”: - Impatto su aria ed atmosfera: MARGINALE; solo in fase di cantiere si riconosce un impatto SENSIBILE ma reversibile a breve termine; - Impatto su suolo e sottosuolo: MARGINALE; - impatto sulla componente acque: MARGINALE; - impatto sulla componente paesaggio: MARGINALE; - impatto sulla componente flora e fauna e aree protette: MARGINALE; solo in fase di cantiere si riconosce un impatto SENSIBILE ma reversibile a breve termine; - impatto sulla componente rumore: MARGINALE; solo in fase di cantiere si riconosce un impatto SENSIBILE ma reversibile a breve termine; - impatto sulla componente rifiuti: MARGINALE; SENSIBILE in fase di cantiere ma con una corretta gestione operativa NON RILEVANTE e reversibile a breve termine; - impatto sulla componente socio-economica e salute: MARGINALE; - impatti cumulativi: NESSUNO; IREN, consultato il portale ISPRA, ha accertato che non ci sono procedure o valutazioni di VIA nel raggio di 10 km dal sito; Ricordiamo, a chi vuole tacerlo e a chi per dovere istituzionale non può ignorarlo, che a pochi km dal sito di Saliceti: - sono già in funzione un TMB della capacità di 105.000 t/anno(il cui limite massimo con recenti delibere per sopperire alla mancanza di un TMB nella provincia di Genova sarà portato a 130.000 t/anno), un retroporto con deposito di container (meglio detto una discarica di container), - si prospetta la realizzazione di un parcheggio di sosta per i TIR diretti al Porto con movimentazione “a chiamata” per alleggerire i disagi del traffico e degli abitanti di viale San Bartolomeo e aree limitrofe, da collocarsi a Santo Stefano di Magra nei terreni SVAR; così come la realizzazione di un “megadistributore” di GNL (gas naturale liquefatto ovvero metano allo stato liquido), il cui progetto ha già intascato il via libera della Regione e collocato progettualmente in area retroportuale (via De Gasperi), anche in questo caso a poche centinaia di metri da zona densamente abitata; - oltre ad un certo numero di criticità già esistenti di cui i cittadini, già ora, devono farsi carico in termini di salubrità propria e dell’ambiente ed in futuro in termini economici, sotto forma di aumenti delle tasse locali, per il ripristino di aree inquinate e traffico di mezzi pesanti (vedasi vicende cava della Brina, sito Fabbrica Vaccari, discariche abusive lungo gli argini del fiume ecc.). Per quanto ancora si pensa che questo territorio possa sopportare tutto questo e ciò che, chissà, in futuro verrà proposto per questa piana da Aziende arrivate da ogni dove per monetizzare velocemente e altrettanto velocemente sparire, lasciando solo le macerie e i danni provocati dai loro megaprogetti? Per Re.Cos-Iren collocare un biodigestore in una zona già compromessa, ha un impatto MARGINALE. Per i cittadini che in quella zona ci vivono da generazioni o che in quella zona hanno deciso di trasferire la loro vita e/o la loro attività lavorativa per scelta l’impatto di un biodigestore che si aggiunge a tutto il resto non sarà MAI marginale. 14
  • 15. Il termine "marginale" non rassicura, né tantomeno garantisce, la totale assenza di rischi dell'impianto. Gli impianti a biogas, ad esempio, sono classificati a rischio esplosione, secondo la Legge sulla sicurezza di prodotti e apparecchiatura, D. Lgs. 126/98 in recepimento della direttiva 94/9/CE. Secondo la norma EN 1127 persino il fulmine è da considerarsi come potenziale fonte di innesco. 5.2 ARIA L'impianto è fonte di emissioni inquinanti in atmosfera dovute non soltanto dall'aumento dei veicoli in transito da e per l'impianto ma anche alle fasi di produzione, in particolare alla combustione attraverso la torcia di sicurezza e ai punti di emissione diretta di corrente gassosa al 99% composta da CO2. Nella Relazione Illustrativa a pg.16 (punto 3.6.1.) si rileva che ”nei casi in cui l’impianto di upgrading non possa trattare il biogas, totalmente o parzialmente, la quota non trattabile viene avviata ad una torcia di emergenza”. Non solo, la combustione riguarda anche il biometano prodotto "qualora questo non possa essere immesso in rete". Ma vediamo cosa dice Re.Cos-Iren in merito all'impiego della torcia di emergenza. "Le situazioni nelle quali la torcia entra in funzione sono: - Impianto di Upgrading non funzionante / in manutenzione, - Impianti di immissione in rete (inclusa compressione) non funzionante / in manutenzione, - Portata di Biogas sviluppata dai digestori superiore alle capacità di trattamento massima della linea di Upgrading (picchi di breve durata e bassa frequenza) - Biometano prodotto fuori specifica e quindi non ammissibile in rete." La combustione del biogas, come nel caso dalle torce di emergenza, è fonte di emissioni tossiche. Il biogas è più inquinante del metano perché contiene metano soltanto al 55-60% . " I limiti di legge, che si basano sulla quantità di sostanze inquinanti per metro cubo, ignorano che il calcolo reale andrebbe fatto sul totale di metri cubi prodotti in un anno" (da Vademecum Dott. Tamino ottobre 2013 ). “La combustione diretta del biogas presenta tuttavia alcune criticità e comporta, come ogni altro tipo di combustione, la produzione e la dispersione in ambiente di numerose sostanze chimiche, alcune di queste particolarmente nocive per la salute umana. La popolazione residente in prossimità degli impianti è chiaramente esposta a rischi non trascurabili.1 ” 1 https://www.oggicronaca.it/2018/10/a-tortona-si-brucia-il-biogas-che-provoca-numerose-sostanze-chimiche- alcune-di-queste-nocive-per-la-salute-umana/ 15
  • 16. “Possiamo notare un’ampia variabilità dei fattori di emissione, con valori medi a ridosso degli attuali limiti di legge. Verosimile l’elevato rischio di sforamento, visti i margini di variabilità. Ulteriore fattore di rischio molto serio per la salute è anche la presenza di formaldeide, il principale inquinante che si forma nei processi di combustione per via del basso potere calorifico del biogas. La mancanza di un limite definito per quest’ultimo tipo di emissioni sembra frutto di una specifica deroga, perché in realtà la normativa italiana (DLgs 152/2006 nell’Allegato I alla Parte Quinta Parte II Tabella D Classe II ) prevede un valore massimo di emissione di 20 mg/Nm3. I possibili sforamenti dei limiti di legge per la maggior parte delle emissioni e la presenza della formaldeide in zone già soggette a inquinamento assume ulteriore rilevanza per la possibile incidenza sulla formazione di particolato secondario.2 ” Riguardo le dispersioni di gas in atmosfera si registrano innumerevoli segnalazioni all'Arpa e all'Asl di cittadini residenti anche a chilometri di distanza dagli impianti di biogas a digestione anaerobica. La "puzza" di uova marce provocata da acido solfidrico, solfuro di idrogeno e H2S deteriora gravemente la qualità della vita di tutti i giorni. 2 https://www.oggicronaca.it/2018/10/a-tortona-si-brucia-il-biogas-che-provoca-numerose-sostanze-chimiche- alcune-di-queste-nocive-per-la-salute-umana/ 16
  • 17. 5.3 ACQUA Il progetto prevede la costruzione del biodigestore a ca. 1200-1500 metri dai pozzi di Fornola che forniscono l'acqua potabile a 150.000 cittadini della vallata del Magra e della Provincia della Spezia. La vulnerabilità dell'acquifero alluvionale del Magra, composto da depositi ghiaiosi, comporta un altissimo rischio di inquinamento delle falde dei pozzi di Fornola. Secondo studi condotti dal Prof. Raggi, già docente di Geologia Applicata presso l'Università di Pisa ed esperto di fama nazionale di indagini idrogeologiche, " Il valore di velocità di falda, 0,1 metri al secondo già alla profondità 4,5 metri sotto il piano di campagna, consente di valutare il tempo di transito di un eventuale inquinante infiltrato nel terreno a Saliceti per raggiungere i pozzi di Fornola, dell'ordine di 12000-15000 secondi cioè all'incirca da tre ore e un quarto a poco più di quattro ore e non 60- 156 giorni come asserito dallo stesso Fabiani durante la prima seduta dell'inchiesta pubblica del 1° agosto". Una bella differenza di vedute, non c'é che dire!!! Si può chiaramente capire, anche senza particolari competenze tecniche, come il tempo di penetrazione degli inquinanti calcolato da Re.Cos-Iren (60-156 gg.) si riferisca esclusivamente ad eventuali sversamenti al livello del piano di campagna, quindi eventualmente sui piazzali. A nostro avviso la tesi del prof. Raggi è decisamente affidabile perché basata su studi svolti nel corso della sua carriera professionale ma anche perché non vi è conflitto di interesse con l'azienda che propone il progetto: l'unico interesse del Prof. Raggi è quello di difendere le falde acquifere. Il progetto presentato da Re.Cos-Iren in Regione non aveva preso in considerazione il problema delle falde. Solo dopo le dichiarazioni rese e le preoccupazioni espresse dal prof. Raggi sulle falde di Fornola, l'azienda ha incaricato il dott. Paolo Fabiani di svolgere l'indagine che si può rilevare nell'integrazione GEO 0010 del 27.06.2019. In questa integrazione è stato valutato solo il primo stato superficiale del terreno e non quello in profondità (circa 4 metri) dove, di fatto, verranno collocate le fondamenta delle vasche di raccolta. Bisogna tenere in considerazione che questi impianti sono dei fermentatori e la fermentazione avviene all'interno di vasconi in cemento armato. Dato che il digestato contenuto nelle vasche è estremamente corrosivo, questo tende a erodere e ad infiltrarsi nel cemento armato creando microfessurazioni dalle quali può uscire il digestato. Olltre alle vasche ci possono essere altre numerose strutture interrate dalle quali potrebbero fuoriuscire i perclorati-biodigestati. Altro elemento che non viene considerato da Re.Cos è che il piano di monitoraggio delle falde prevede un solo controllo all'anno. Cosa potrebbe accadere nel frattempo? Oltre 150.00 cittadini resterebbero senza acqua potabile fino a quando non vengano comprese le cause e i colpevoli di questo gravissimo disastro ambientale non esistendo fonti alternative di approvvigionamento idrico. Chi si troverebbe a rispondere dei danni? Non solo, quanti cittadini e/o animali, nel frattempo potrebbero subire danni alla salute dovuti all’ingestione inconsapevole di acqua contaminata? 17
  • 18. 5.4 TRAFFICO Sotto pg. 11.12 Studio diffusionale traffico Saliceti 18
  • 19. Nello stesso documento al punto 5.1. (fattore emissioni) vengono evidenziate le sostanze inquinanti dovute all’aumento del traffico. Non è accettabile sostenere che l’impatto di ulteriori mezzi in entrata ed in uscita dall’impianto “risultano, anche numericamente, non rilevanti”, quando la stessa Re.Cos ha potuto accertare, con dati della società SALT (Società Autostrada Ligure Toscana) S.p.A., un transito da autostrada di circa 150.000 mezzi a settimana. Come si evince dalla somma dei mezzi nella tabella sopra riportata, 382 veicoli/settimana in più ci sembrano un dato assolutamente rilevante, se consideriamo che in termini percentuali equivalgono ad un incremento del 13% del transito settimanale e quindi annuale con incremento di inquinanti da gas di scarico e di micropolveri da consumo di pneumatici, di freni e consumo dell'asfalto e di inquinamento da rumore. Al nostro territorio urge diminuire le sostanze inquinanti già presenti, non aumentarle. A ciò si aggiunga che i mezzi da/per l’impianto trasporteranno materiale ad alto impatto odorigeno che si percepirà ben oltre l’area del fagiolo. 5.5 SALUTE PUBBLICA Il dott. Franco Vaira, in occasione dell’incontro pubblico del 03.07.19, ha affermato che nella popolazione residente nel sito, la mortalità generale e per le principali cause risulta in linea con la media regionale, tranne che per le malattie respiratorie. L’analisi dei ricoveri evidenzia un tasso di ricoverati per tutte le principali cause maggiore rispetto al resto della regione. In particolare sono da segnalare gli eccessi delle malattie respiratorie. L’incidenza dei mesoteliomi maligni tra i residenti nel sito nel periodo 2000-2011 è risultata in eccesso rispetto alla popolazione di riferimento (Regioni del Nord-Ovest) di più di quattro volte negli uomini e del 24% tra le donne. Pertanto si ritiene che questo tipo di impianto, costruito nelle immediate vicinanze di un’area densamente abitata e per le criticità già descritte, andrebbe inevitabilmente ad incrementare i rischi per la salute. Il percolato, derivante dalla digestione anaerobica, dallo stoccaggio del digestato, dell'acqua risultante dall'upgrading del biogas (processo di raffinazione per ottenere biometano) ecc., come da progetto IREN, potrà essere riutilizzato più e più volte nei successivi processi di lavorazione (riciclo), ad esempio in fase di macerazione e nelle diverse fasi di miscelazione o di bagnatura del prodotto. Questo, secondo Re.Cos-Iren, avrà il vantaggio di ridurre i consumi di acqua ed il quantitativo di percolato e digestato residui da smaltire come rifiuti Quante volta sarà utilizzato lo stesso percolato/digestato? Quale potrà essere loro percentuale di concentrazione batterica? Nella Relazione Illustrativa di progetto (pg.11): "Il processo di Digestione Anaerobica vero e proprio è sviluppato all’interno di un reattore PFR (Plug Flow Reactor, ovvero con Flusso a Pistone), orizzontale, a sezione e pianta rettangolari, costruito in cemento e operante in condizioni Termofile (T pari a circa 50 – 55 °C)". E poi prosegue: "Il digestore potrà in ogni caso lavorare anche in condizioni Mesofile impostando una temperatura di set-point pari a 38 – 42 °C (la scelta della temperatura di processo seguirà da studi sulla caratterizzazione e la biologia del materiale trattato)." Il processo anaerobico, date le basse temperature, non è in grado di neutralizzare completamente i clostridi, batteri termoresistenti alla cui famiglia appartengono anche il botulino, salmonelle, Escherichia coli e il tetano; al contrario tali condizioni, basse temperature e assenza di ossigeno, 19
  • 20. favoriscono lo sviluppo di spore nel digestato che permangono anche nel compost, il prodotto finale che IREN propone come "compost di qualità". 5.6 BENI CULTURALI E PAESAGGIO “…l’evoluzione dell’ambito e del sito, avvenuta negli ultimi decenni, rende legittimo pensare che la vocazione predominante sia quella di carattere produttivo.” Così descrive Re.Cos-Iren il sito di Saliceti al punto 2.3.1.3 dello Studio di impatto ambientale - Quadro Ambientale pg.17. Certamente l’area in cui si vuole costruire il biodigestore non è in grado di offrire quelle “viste mozzafiato” che si possono godere da numerose località della costa ligure; tuttavia, Saliceti è zona adiacente al Parco Fluviale della Magra-Vara (SIC IT1343502) che lungo il suo corso, nonostante le criticità purtroppo esistenti, ha un valore paesaggistico di grande rilievo. Le “modificazioni morfologiche all’andamento pianeggiante del terreno” (collinette e dune) pg.19 punto 2.5, così come “un integrale rivestimento delle facciate” non mitigano affatto l’impatto che l’intero impianto di digestione anaerobica affiancato al già esistente TMB, avrà sul territorio; al contrario contribuirà ad impattare pesantemente sul paesaggio in termini di ”incidenza morfologica e tipologica” così come di “incidenza visiva” di cui ai parametri valutativi utilizzati. 20
  • 21. Oltre a questo si dimentica che l’impianto si troverà a poche centinaia di metri dal fiume e dai pozzi di Fornola, rappresentando un rischio anche per le specie faunistiche e botaniche tipiche di quell’habitat. Le emissioni in atmosfera e l’inquinamento del suolo, sottosuolo e falde acquifere possono alterare o addirittura compromettere un ecosistema già oggi molto delicato, rispetto al quale molto di più si dovrebbe fare per migliorarne le condizioni. Certamente non lo si dovrebbe gravare con ulteriori industrie insalubri. E' chiaro a tutti che le sostanze inquinanti che saranno emesse in atmosfera ed eventuali sversamenti nel suolo/contaminazione delle acque non rimarranno confinati all’interno del “fagiolo” ma si trasformeranno in problemi che coinvolgeranno gran parte dei comuni dello spezzino. RAFFRONTO TRA DIMENSIONI IMPIANTO IN PROGETTO E AUTOMEZZI 5.7 CONCLUSIONI Nella “stima degli impatti” di IREN i dati rappresentati che dovrebbero provare la “marginalità” d’impatto su ambiente ed esseri umani sono desunti da "simulazioni effettuate anche mediante uso di software” con i quali spesso, troppo spesso a nostro parere, si illustrano “scenari ipotizzabili”. Nulla da obiettare se quello di Saliceti fosse il primo biodigestore mai realizzato ma esiste un'ampia casistica, facilmente reperibile anche sul web, relativamente ai molti biodigestori in funzione in Italia ed in Europa che consente di valutare concretamente quali siano gli impatti ambientali reali. Andiamo a vedere cosa è successo in Germania dove, a distanza di anni dal boom del business biodigestori, reso appetibile come oggi in Italia dagli incentivi statali, stanno facendo marcia indietro rispetto a questa tecnologia. Vediamo cosa succede a Cairo Montenotte (SV), a Grosseto, a La Caserma (RA) dove i biodigestori sono già funzionanti e gli “impatti ambientali simulati” possono essere confrontati con la realtà dei fatt che si sono rivelati ben diversi dalle previsioni 21
  • 22. fatte in ambito progettuale. Le scelte relative allo smaltimento dei rifiuti, inevitabilmente correlate a svariate problematiche ambientali, andrebbero correttamente effettuate tenendo ben presente innanzitutto il concetto di «sostenibilità», inteso come riferito globalmente ad un progetto con tutte le interconnessioni che esso ha con l’ambiente. Ciò premesso, anche rispetto ai possibili rischi per la salute e l'ambiente, è necessario tenere presente il "Principio di Precauzione" contenuto nella Convenzione di Rio de Janeiro del 1992, inserita nel 1994 nel Trattato dell'Unione Europea e ratificata in Italia con la Legge 124/1994, in base al quale " un prodotto o un processo produttivo non vanno considerati - come si è fatto finora - pericolosi soltanto dopo che è stato determinato quanti danni ambientali, malattie e morti producono, ma al contrario, possono essere considerati sicuri solo se siamo in grado, al di là di ogni ragionevole dubbio, di escludere che possano presentare rischi rilevanti e irreversibili per l'ambiente e la salute". 6. CONSUMO MATERIE PRIME Un processo produttivo che si fregia del suffisso "BIO", che dovrebbe risolvere l'emergenza rifiuti trattando la FORSU nel rispetto dell'ambiente e che percepisce incentivi dallo Stato per produrre energia da fonti rinnovabili, ha un consumo di materie prime ingiustificato, che a loro volta diverranno rifiuti "speciali" da smaltire. 22
  • 23. In merito ai consumi di energia elettrica, IREN stessa ci certifica la sua presunta "sostenibilità": Acqua di pozzo: l' 08.04.19 Re.Cos S.p.A. chiede alla Provincia della Spezia di subentrare ad ACAM SpA nella titolarità della concessione n. 406 derivazione di acqua pubblica e, contemporaneamente, l’incremento della portata di emungimento al fine di ottemperare al fabbisogno impiantistico del complesso denominato Polo di Trattamento e Recupero dei Rifiuti in località Saliceti, Comune di Vezzano Ligure (SP). La portata di emungimento passerà da 1,3134 l/s a 5 l/s. 7. CHIUSURA CICLO DEI RIFIUTI I processi di riciclaggio e recupero dei rifiuti non dovrebbero produrne altri e, anche in quel caso, non dovrebbero risultare più pericolosi di quanto fossero all'origine. In realtà il biodigestore anaerobico non produce soltanto biometano e compost, tutt'altro che di qualità, ma anche rifiuti di ogni genere che dovranno essere ulteriormente trattati in centri qualificati e autorizzati o avviati allo smaltimento in discarica. Ce lo spiega bene Re.Cos-Iren nel documento Relazione illustrativa al § 5. BILANCIO DI MASSA DELL'IMPIANTO, punto 5.3 RIFIUTI IN USCITA "...Come risultato secondario ma inevitabile del ciclo produttivo e di trattamento del rifiuto conferito in ingresso, l’impianto produce a sua volta rifiuti ...". Nel corso dell’intero processo lavorativo il biodigestore produce materiale di scarto di ogni genere: il sovvallo, da smaltire anche a seguito di essiccazione, il percolato, le acque di lavaggio del biogas, il sopravaglio in fase di pretrattamento, di vagliatura primaria e secondaria, l' off-gas che verrà bruciato attraverso le torce di emergenza ed infine il compost finale laddove non ne sarà omologata la conformità nei limiti di legge. Oltre a quanto sopra elencato, estratto dai documenti Re.Cos-Iren, la seguente tabella contenuta nello stesso documento indica natura e quantità (certa o stimata?) dei rifiuti da smaltire prodotti dal biodigestore. 23
  • 24. Facendo un semplicissimo e banalissimo conto matematico si rileva che la quantità di rifiuti speciali da smaltire, digestato a parte, calcolata in t/anno è di gran lunga superiore alla quantità in t/anno di FORSU prodotta nella provincia della Spezia. 8. VALUTAZIONE “OPZIONE ZERO” Per Re.Cos-Iren "opzione zero" significa "mantenimento dello scenario di riferimento attuale e la rinuncia alla realizzazione di qualsiasi intervento di impianto di trattamento rifiuti diverso da quello già oggi in essere sul territorio", come spiega nella Premessa dello Studio di Impatto Ambientale al punto 4 (pg.5), prospettando l'abbandono del Piano Regionale di Gestione dei Rifiuti che "allontana il raggiungimento degli obiettivi di miglioramento della gestione dei rifiuti." E' chiaro che gli obiettivi di Re.Cos-Iren non sono gli stessi dei cittadini e non dovrebbero essere quelli di chi amministra il territorio in nome dei cittadini. Re.Cos-Iren è un'azienda che deve fatturare ed i rifiuti hanno innanzi tutto un valore economico, quantificabile in termini di vendita del servizio di smaltimento e del "compost" ma soprattutto in termini di incentivi statali per la produzione del biogas. In merito alla produzione di energia da fonti rinnovabili riportiamo, qui di seguito, quanto dichiarato dal Prof. Gianni Tamino, biologo ordinario presso l’Università di Padova e membro del Comitato Scientifico dell’Associazione Italiana Medici per l’Ambiente (I.S.D.E.), “ Si può parlare di fonti rinnovabili solo se nel territorio di origine e nel tempo di utilizzo quanto consumato si ripristina. Ciò vale per l’energia solare e quelle derivate come il vento e l’energia idrica”. Quando il "business" si sarà esaurito IREN se ne andrà con le tasche piene, lasciandoci un territorio ulteriormente devastato e a noi cittadini l'onere, economico e morale, di tentare un improbabile risanamento. Uno scenario che i cittadini del comune di Santo Stefano di Magra stanno già vivendo a seguito della nota “riqualificazione” della Cava della Brina. 24
  • 25. Fig.1, estratta da Piano d'Ambito Regionale di Gestione dei Rifiuti 06.08.18 Per il Comitato No Biodigestore Saliceti "opzione zero" significa, invece, cercare una strada alternativa, significa attingere dalla Pianificazione Regionale quei suggerimenti volti a ridurre la produzione di rifiuti, a promuovere una maggiore sensibilità ambientale e consapevolezza dei consumi. Il compostaggio aerobico di comunità/prossimità è un' alternativa praticabile e senza dubbio meno impattante, come ha spiegato il dott. Musmeci, ricercatore ENEA e responsabile dei rapporti istituzionali pubblici e privati dell'Associazione Italiana Compostaggio, nell' incontro di approfondimento tenutosi lo scorso 3 luglio a Santo Stefano di Magra (SP). Il compostaggio aerobico negli ultimi anni si è evoluto ed oggi è possibile realizzare, anche in Italia, compostiere di comunità in grado di trattare quantitativi rilevanti di FORSU senza che esseri umani, animali ed ambiente ne subiscano le conseguenze. Le soluzioni alternative “ci sono e vanno ricercate in una rigorosa e corretta gestione dei rifiuti che, se realizzata attraverso al raccolta differenziata <<porta a porta>> e con una reale politica del riuso, del riciclo e della riduzione dei rifiuti, non ha alcun bisogno della realizzazione di un impianto di biodigestione. In definitiva per la produzione di energia pulita basta incrementare le fonti veramente rinnovabili (solare, eolico, moto marino ecc.). Le alternative al trattamento dell’umido, stallatico ed organico sono i biotunnel (per le esigenze delle grandi città o dei grandi allevamenti) oppure le compostiere di quartiere(due compostiere aerobiche Neter ogni 15.000 abitanti circa) e le semplici compostiere da giardino ad uso domestico.” 3 Gli impianti Neter sono sistemi semi automatici di compostaggio in grado di trasformare lo scarto organico in compost con un processo del tutto naturale, economico e sostenibile. Tali impianti possono trattare, a seconda del modello, da 120 a 780 T. di scarti organici all'anno, l'equivalente della produzione di una comunità da 2.000 a 10.000 persone.4 3 http://www.ordinemedicilatina.it/isde-latina-comunicato-stampa-isde-lt-contro-centrale-biometano/ 4 http://www.compostkmzero.it/index.php/neter 25
  • 26. Normative di riferimento : - Legge 221/2015 (Collegato ambientale) introduce: Il compostaggio di comunità Il compostaggio locale Sgravi tariffari ; - Decreto Ministero dell'Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare 9 dicembre 2016 , n. 266; 9. SVALUTAZIONE BENI IMMOBILI E ATTIVITA' PICCOLI IMPRENDITORI E COLTIVATORI La presenza degli impianti e le attività in essi svolte in relazione ad ogni fase dello smaltimento dei rifiuti, compreso il conferimento, la logistica inevitabilmente collegata e le emissioni odorigene possono determinare una conseguente svalutazione immobiliare con perdita di valore di circa 30- 40% in funzione della vicinanza dell'immobile all'impianto, con la possibilità di pervenire all'invendibilità dello stesso con svalutazione persino totale. 26
  • 27. 10. POSSIBILI RIPERCUSSIONI NEGATIVE SUL TURISMO Ci chiediamo se siano state considerate le ripercussioni negative che potrebbero esserci sotto il profilo turistico in una zona ad altissima vocazione turistica come quella del Golfo di La Spezia. Un mega impianto di trattamento dell’organico all’altezza del casello autostradale di La Spezia di certo non rappresenterebbe un biglietto da visita di pregio per l’enorme quantità di turisti che si ritroverà in coda al casello per il pedaggio, magari immersa nei miasmi. Chissà, ad un certo punto i turisti che arrivano in auto potrebbero anche scegliere di trascorrere le proprie vacanze altrove in località dall’aria più respirabile. 11. CONCLUSIONI Questo Comitato chiede, pertanto, di non autorizzare il progetto del biodigestore a Saliceti presentato da Re.Cos-Iren ed auspica che possa essere avviata una nuova fase di discussione per raggiungere una condivisa gestione dei rifiuti, alla quale nessuno vuole e può sottrarsi, ma che, partendo da quel principio di “precauzione” sancito dalla Convenzione di Rio de Janeiro del 1992 ed inserito nel Trattato dell’Unione Europea del 1994, non condanni alcuni territori a subire danni di ogni genere e consistenza in nome di interessi speculativi di pochi e che esoneri gli altri territori dalla responsabilità di ridurre la produzione dei propri rifiuti, così da poter concretizzare, finalmente, una vera e propria chiusura del ciclo dei rifiuti, valutando siti e tecnologie alternative, ecosostenibili anche per gli anni a venire. 27