Nella tarda mattinata di lunedì 16 dicembre 2019 il "Comitato No Biodigestore Saliceti", insieme ai comitati "Sarzana che Botta!" e ad "Acqua Bene Comune", ha partecipato alla Terza Audizione in IV Commissione Ambiente della Liguria. All'Audizione erano presenti anche i Comitati Spezzini.
prima guarda le slide, poi vota e poi vai al mare con la coscienza a posto,
NO TRIVELLE IN MARE E IN TERRA!
STOP TEXAS PADANO!
acqua, aria e suolo inquinati, mare acidificato
il FUTURO CI SARà E NON SARà FOSSILE! ma bisogna iniziare a SOGNARLO!
Alessandro Bolis - Sindaco del Comune di Carmignano di Brenta
Giacomo Laghetto - ETIFOR | Valuing nature
---
9 giugno 2020 - Evento di lancio della più grande iniziativa mai realizzata per valorizzare il fiume e il suo territorio.
Lavoro di approfondimento sul recente e grave problema relativo alla imminente chiusura della discarica di Malagrotta. Il lavoro fa parte del progetto Ambienti@moci sulla conoscenza e sensibilizzazione dei problemi ambientali ed è stato realizzato da Donika e Mirella due alunne della classe seconda B della scuola media di San Vito Romano (RM).
prima guarda le slide, poi vota e poi vai al mare con la coscienza a posto,
NO TRIVELLE IN MARE E IN TERRA!
STOP TEXAS PADANO!
acqua, aria e suolo inquinati, mare acidificato
il FUTURO CI SARà E NON SARà FOSSILE! ma bisogna iniziare a SOGNARLO!
Alessandro Bolis - Sindaco del Comune di Carmignano di Brenta
Giacomo Laghetto - ETIFOR | Valuing nature
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9 giugno 2020 - Evento di lancio della più grande iniziativa mai realizzata per valorizzare il fiume e il suo territorio.
Lavoro di approfondimento sul recente e grave problema relativo alla imminente chiusura della discarica di Malagrotta. Il lavoro fa parte del progetto Ambienti@moci sulla conoscenza e sensibilizzazione dei problemi ambientali ed è stato realizzato da Donika e Mirella due alunne della classe seconda B della scuola media di San Vito Romano (RM).
“L’uomo che si oppone per partito preso perde la propria credibilità
L’uomo che non si oppone per ignoranza perde i propri diritti.”
10 (provati) motivi per opporsi al nuovo inceneritore di Rufina
1. Rischio idraulico
La zona dell’inceneritore rientra in classe di pericolosità massima in quanto è una golena potenzialmente esondabile in caso di piena del fiume Sieve (già colpita da fenomeni di esondazione nel passato).
Dal punto di vista della sicurezza idraulica il sito risulta assolutamente inadeguato
2. Rischio sanitario
La ricerca scientifica sulle emissioni degli inceneritori è arrivata a dimostrare che le emissioni di polveri finissime (micro e nanopolveri) provocano l'insorgenza di cancro al polmone, di malattie cardiache e di altre patologie mortali.
I filtri di cui sarà dotato l’inceneritore possono captare solo le polveri più grossolane, ma non possono trattenere le polveri più fini (PM <2>impianto lungo la strada statale 67.
Adesso che conosci le ragioni di chi si oppone puoi decidere di
perdere lo stesso i tuoi diritti
Oppure
far sentire la tua voce
f.i.p. http://assovaldisieve.blogspot.com/ - assovaldisieve@gmail.com
Slide preparate dal professor Paolo Vitale, relatore della serata (da p.29 a p.45) con una breve introduzione a cura di Officina Civica.
L'incontro si è tenuto all'auditorium San Salvatore, l'11 Aprile 2016.
Ricevo e condivido volentieri questo ottimo documento informativo sul referendum #notriv.
Il documento è rilasciato con licenza CC-BY-NC 3.0: tu sei libero di linkarlo, riprodurlo, modificarlo eccettuati gli usi commerciali. L'autore da citare è Silvia Bianchi.
Notice and take down: se le immagini violano il copyright di terzi, scrivetemi e saranno tolte immediatamente.
Dossier WWF Italia : Trivelle in vista 2013WWF ITALIA
Nel dossier “Trivelle in vista” il WWF Italia denuncia che il decreto ministeriale del Mise non fa che delimitare la nuova mappa delle aree di interdizione (a 12 miglia dalle aree protette costiere e marina e dalle linee di costa), ma niente dice sull’effetto sanatoria per tutti i procedimenti in corso al 29 giugno 2010 dell’art. 35 del “decreto sviluppo” del 2012 (dl 83/2012) né presenta un calcolo di quanti Kmq sono di fatto già interessati da istanze, permessi di ricerca e concessioni di coltivazione di idrocarburi pur ricadendo nelle zone oggi interdette.
“L’uomo che si oppone per partito preso perde la propria credibilità
L’uomo che non si oppone per ignoranza perde i propri diritti.”
10 (provati) motivi per opporsi al nuovo inceneritore di Rufina
1. Rischio idraulico
La zona dell’inceneritore rientra in classe di pericolosità massima in quanto è una golena potenzialmente esondabile in caso di piena del fiume Sieve (già colpita da fenomeni di esondazione nel passato).
Dal punto di vista della sicurezza idraulica il sito risulta assolutamente inadeguato
2. Rischio sanitario
La ricerca scientifica sulle emissioni degli inceneritori è arrivata a dimostrare che le emissioni di polveri finissime (micro e nanopolveri) provocano l'insorgenza di cancro al polmone, di malattie cardiache e di altre patologie mortali.
I filtri di cui sarà dotato l’inceneritore possono captare solo le polveri più grossolane, ma non possono trattenere le polveri più fini (PM <2>impianto lungo la strada statale 67.
Adesso che conosci le ragioni di chi si oppone puoi decidere di
perdere lo stesso i tuoi diritti
Oppure
far sentire la tua voce
f.i.p. http://assovaldisieve.blogspot.com/ - assovaldisieve@gmail.com
Slide preparate dal professor Paolo Vitale, relatore della serata (da p.29 a p.45) con una breve introduzione a cura di Officina Civica.
L'incontro si è tenuto all'auditorium San Salvatore, l'11 Aprile 2016.
Ricevo e condivido volentieri questo ottimo documento informativo sul referendum #notriv.
Il documento è rilasciato con licenza CC-BY-NC 3.0: tu sei libero di linkarlo, riprodurlo, modificarlo eccettuati gli usi commerciali. L'autore da citare è Silvia Bianchi.
Notice and take down: se le immagini violano il copyright di terzi, scrivetemi e saranno tolte immediatamente.
Dossier WWF Italia : Trivelle in vista 2013WWF ITALIA
Nel dossier “Trivelle in vista” il WWF Italia denuncia che il decreto ministeriale del Mise non fa che delimitare la nuova mappa delle aree di interdizione (a 12 miglia dalle aree protette costiere e marina e dalle linee di costa), ma niente dice sull’effetto sanatoria per tutti i procedimenti in corso al 29 giugno 2010 dell’art. 35 del “decreto sviluppo” del 2012 (dl 83/2012) né presenta un calcolo di quanti Kmq sono di fatto già interessati da istanze, permessi di ricerca e concessioni di coltivazione di idrocarburi pur ricadendo nelle zone oggi interdette.
Brochure con il programma della giornata formativa "Gli aspetti sociali dell'ADHD: buone prassi dall'infanzia all'adolescenza" in programma a ottobre a La Spezia
Osservazioni sul Piano di Emergenza Esterna di PanigagliaClaudia Bertanza
L’associazione Posidonia ha inviato al Prefetto della Spezia le Osservazioni al Piano di Emergenza Esterna del rigassificatore di Panigaglia, osservazioni sottoscritte anche da Legambiente e Italia Nostra. Trovate il testo allegato.
Vorremmo ancora una volta precisare che non siamo contrari alla presenza di un impianto industriale nel Comune di Porto Venere, non pensiamo si debba vivere di solo turismo o che l’unica possibilità per la baia di Panigaglia sia installarvi l’ennesimo porticciolo. Quello cui siamo contrari è la presenza nella baia e in generale nel golfo di un impianto Seveso di categoria superiore, ad alto rischio di incidente rilevante.
Lo stabilimento della GNL Italia è stato autorizzato circa 50 anni fa, quando non c’erano le normative di oggi e c’era una diversa sensibilità nei confronti dei cittadini e dell’ambiente accompagnata da una distorta idea di futuro. Con l’evolversi della legislazione europea e italiana è diventato sempre più difficile conciliare questo impianto e i suoi annessi (la nave gasiera e il metanodotto che percorre le colline che fanno da cornice al golfo), con le numerosissime attività che insistono in questo spazio ristretto e così densamente abitato.
Questo impianto collide con tutte le numerose altre attività presenti nel golfo, dal porto mercantile a quello militare, dalla stazione crocieristica ai cantieri nautici, dai porticcioli ai battelli di servizio e così via
Le Osservazioni sono state costruite proprio mettendo in evidenza il territorio in cui è inserito lo stabilimento, la popolazione residente e quella fluttuante, trattandosi di zona altamente turistica, e gli studi sull’emergenza climatica che ci danno la certezza di precipitazioni e fulminazioni sempre più violente.
Soprattutto si è messa in evidenza la mancanza di informazione alla popolazione anche se i vari Decreti Legislativi che si sono succeduti fin dall’approvazione della prima direttiva europea cosiddetta Seveso, recepita in Italia nel 1988, hanno sempre messo come punto centrale il coinvolgimento della popolazione. Riguardo a questo impianto tale coinvolgimento non c’è mai stato e si è sempre preferito lasciare i cittadini all’oscuro e inconsapevoli non solo dei rischi che corrono ma anche dei comportamenti di autoprotezione da mettere in atto in caso di incidente.
Proprio per favorire una maggiore e più approfondita informazione alla popolazione è chiesto in premessa che, come consentito dalla legge, il termine per produrre osservazioni venga posticipato.
Dello stesso tenore sono le numerosissime mail che stanno arrivando al Prefetto e speriamo venga accolta la richiesta.
Comitato Biodigestore Saliceti, le ragioni del NOClaudia Bertanza
Relazione presentata dal Comitato No Biodigestore Saliceti
all’attenzione della Commissione IV Ambiente e Territorio della Regione Liguria il giorno 17 luglio e che illustra i MOTIVI DEL NO al progetto di biodigestore a Saliceti.
1. Memorie del “Comitato No Biodigestore Saliceti” - 16/12/2019
Spett.le
IV Commissione Ambiente Regione Liguria
e p.c.
Al Presidente del Consiglio Regionale
Al Consiglio Regionale della Liguria
Alla Conferenza dei Capigruppo
RIEPILOGO CRITICITA’ SITO DI SALICETI
1. TMB: stiamo già trattando oltre 100mila tonnellate di indifferenziato per gran
parte proveniente da fuori provincia.
2. Il TMB è già considerato industria insalubre.
3. Traffico pesante proveniente dalle aree retroportuali. Siamo i maggiori
contribuenti dello sviluppo economico della Provincia e non solo e ne stiamo
pagando tutte le conseguenze.
4. Parco container.
5. Prossimità dell’autostrada A12 e A15.
6. Confini con il fiume Magra e con il Parco Magra Montemarcello Vara.
7. Prossimità ai pozzi di approvvigionamento di acqua potabile di Fornola a 1 km
e 6OO metri. Se malauguratamente le acque dovessero inquinarsi non
esisterebbero altre fonti di approvvigionamento idrico. I politici e i tecnici se
la sentono di esporre 150 mila abitanti ad un simile rischio?
8. Saliceti è luogo definito con doppia “e” dalla regione, ossia a criticità
estremamente elevata in quanto zona liquefacibile, sismica, a esondabilità
trentennale e meritevole della massima attenzione secondo l’”Atlante degli
Acquiferi della Liguria” redatto dalla stessa Acam col patrocinio della
Regione.
Questi sono dati ufficiali e importanti dei quali dobbiamo tenere conto.
1
2. Vorremmo evidenziare alcune dichiarazioni fornite pubblicamente da Re.Cos
Articolo di riferimento “Città della Spezia”del 31/5/2018: “Saliceti ‘vede’ un
impianto da 80mila tonnellate di rifiuti all'anno”
http://www.cittadellaspezia.com/Sarzana-Val-di-Magra/Attualita/Saliceti-vede-un-
impianto-da-80mila-tonnellate-di-rifiuti-all-anno-260976.aspx
L’allora amministratore di Re.Cos Ing. Stretti, durante un’assemblea pubblica:
1. Presenta il progetto di un impianto di digestione anaerobica da realizzare a
Saliceti, indicando con precisione anche le quantità di Forsu da trattare in
60/80mila tonnellate annue.
2. Dichiara anche l’esatto numero di camion previsti giornalmente.
3. Dichiara anche la presunta quantità di Forsu proveniente da fuori provincia,
indicando che lo spezzino ne produce 20/25mila circa.
4. Dichiarava che gli odori sono il “principale rischio di impatto”.
5. Interrogato sui rischi di un impianto del genere l’Ing. Stretti dichiara che sul
piano ingegneristico non c’è nulla di sicuro. Questo concetto è stato confermato
anche da Re.Cos, poiché il progetto non prevede nessuna garanzia assoluta.
Articolo di riferimento “La Nazione” del 3/6/2018: “Gas prodotto dal ‘Biodigestore’
Trattative per acquistare i terreni”
link: https://www.lanazione.it/sarzana/cronaca/gas-biodigestore-1.3954449
1. Vengono riportate ulteriori dichiarazioni dell'Ing. Stretti nelle quali viene
presentata l’esatta tipologia di progetto e in cui afferma che il biodigestore
anaerobico chiude il ciclo dei rifiuti perché rappresenta “un vantaggio in termini
di investimento” e che si stanno “avviando i contatti con i proprietari delle aree
interessate”.
2. L'Ing. Stretti afferma che garantire lo 0 assoluto riguardo al rischio è impossibile .
3. L’Ing. Stretti paragona la gestione dei rischi di un impianto di digestione
anaerobica di tale portata con la gestione di un banale coltello da cucina, in cui il
rischio di tagliarsi si riduce se ben custodito, assicurando che si farà il possibile
per ridurre al minimo il rischio incidenti.
Nella stima degli impatti ambientali redatta da ReCos/Iren nel progetto, gli impatti
ambientali complessivi vengono valutati come “MARGINALI” e alla voce “impatti
cumulativi” viene dichiarato: “NESSUNO”.
Non si tiene evidentemente conto del complesso delle criticità già esistenti sul
territorio.
Il TMB è stato autorizzato in una zona successivamente dichiarata esondabile (2005),
la qual cosa ci appare grave e meritevole delle opportune verifiche e controlli sulla
effettiva criticità di tutta l’area.
2
3. Nostre considerazioni:
Nello stesso progetto Re.Cos descrive la quantità totale di rifiuti che l’impianto
produce per un totale di 38.890 tonnellate di rifiuti l’anno.
1. Com’è possibile sostenere che questa tecnologia chiude il ciclo dei rifiuti se ne
produce altri? “Il vantaggio in termini di investimento” di cui argomentava l’Ing.
Stretti in occasione dell'assemblea del 3/6/2018, a favore di chi va?
2. Perché la nostra provincia, che produce 20/25mila tonnellate di Forsu da
smaltire, dovrebbe smaltirne ulteriori 38.890?
3. Se Re.Cos/Iren non può dare garanzie assolute sulla sicurezza dell’impianto, come
possono sentirsi garantiti i 150.000 abitanti dello spezzino che si riforniscono dai
pozzi di Fornola sulla sicurezza delle falde acquifere, considerando che non
esistono fonti alternative di approvvigionamento in caso di contaminazione delle
falde?
4. Tutto questo l’Ing. Stretti lo dichiara prima che venga approvato il piano d’ambito
il 6 agosto 2018 nel quale la Provincia conferma come sito idoneo Boscalino.
5. Iren sta pubblicizzando il suo impianto prima che lo stesso venga approvato come
se fosse già autorizzato, assicurando che non ci saranno odori grazie all’utilizzo di
un naso elettronico con queste parole: "il biodigestore di Saliceti sarà dotato di un
centro di controllo”. In un post di sponsorizzazione Iren ha recentemente
dichiarato: “teniamo alla terra, anche quella su cui sarà costruito il biodigestore
di Saliceti”.
Ci sembra rilevante sottolineare quanto il centrodestra sta facendo a Reggio
Emilia sostenendo l’azione dei Comitati volta a contrastare la realizzazione di un
biodigestore anaerobico progettato a Gavassa sempre da Re.Cos/Iren molto simile
a quello progettato per Saliceti. In particolare sono interessanti gli argomenti
che in campagna elettorale il candidato sindaco Roberto Salati sta portando
avanti facendosi interprete della protesta popolare a tutela dell’ambiente e
della salute. Basta andare sui social network ed ascoltare le sue dichiarazioni in
merito. E a Gavassa non ci sono le criticità del territorio che abbiamo a Saliceti,
non ci sono falde dell’acqua potabile e le abitazioni sono molto più lontane dal
sito dell’impianto. A Gavassa il centrosinistra sostiene l’impianto. Ecco,
vorremmo che la Politica tutta guardasse di più i contenuti e ritrovasse coerenze.
Chiediamo che da questo consesso la Politica a tutti i livelli e i tecnici prendano in
considerazione tutte le criticità del sito di Saliceti, ponendo finalmente
attenzione a tecnologie alternative meno costose e meno impattanti per
supportare i comitati ambientali che autonomamente stanno studiando e
approfondendo quelle possibilità che gli apparati pubblici non hanno valutato.
Ci chiediamo infine perché le amministrazioni stiano prendendo in considerazione
un solo tipo di impianto e un solo sito, mentre la VAS contempla che sia prevista
un’alternativa sia di tecnologia, sia di sito.
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4. Per le tutte le motivazioni sopra esposte chiediamo che il progetto di un
biodigestore anaerobico a Saliceti venga RESPINTO.
Santo Stefano di Magra, 15-12-2019 Carla Bertolotti
Presidente Comitato No Biodigestore Saliceti
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