Israeliani e Palestinesi - le questioni apertePatrizia Fabbri
Tante le questioni ancora aperte nel conflitto tra Israeliani e Palestinesi, tra il ritorno di 3 milioni di profughi, la ripartizione delle risorse idriche, il muro di separazione e lo status di Gerusalemme come città contesa, sembra ancora impossibile raggiungere una pace duratura.
Israeliani e Palestinesi - le questioni apertePatrizia Fabbri
Tante le questioni ancora aperte nel conflitto tra Israeliani e Palestinesi, tra il ritorno di 3 milioni di profughi, la ripartizione delle risorse idriche, il muro di separazione e lo status di Gerusalemme come città contesa, sembra ancora impossibile raggiungere una pace duratura.
Gaza, palestina israele e il mondo dossier operazione margine protettivoAssopace Palestina
Raccolta di testi ha lo scopo di informare e far riflettere lettrici e lettori interessati, su quanto avvenuto in 51 giorni (8 luglio-25 Agosto 2014) nella striscia di Gaza, in Palestina e in Israele. di Alessandra Mecozzi
Comune di firenze . per il riconoscuimento dello statodi palestinaAssopace Palestina
ESTRATTO DAL VERBALE DEL CONSIGLIO COMUNALE DEL 08/05/2017 - Risoluzione N. 2017/00262 ARGOMENTO N 527
Per il riconoscimento dello Stato della Palestina
Gaza, palestina israele e il mondo dossier operazione margine protettivoAssopace Palestina
Raccolta di testi ha lo scopo di informare e far riflettere lettrici e lettori interessati, su quanto avvenuto in 51 giorni (8 luglio-25 Agosto 2014) nella striscia di Gaza, in Palestina e in Israele. di Alessandra Mecozzi
Comune di firenze . per il riconoscuimento dello statodi palestinaAssopace Palestina
ESTRATTO DAL VERBALE DEL CONSIGLIO COMUNALE DEL 08/05/2017 - Risoluzione N. 2017/00262 ARGOMENTO N 527
Per il riconoscimento dello Stato della Palestina
Testo della risoluzione n. 2334 del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite. La costruzione da parte di Israele degli insediamenti nei territori palestinesi occupati e Gerusalemme est è illegale.
1. La Newsletter dell’Ambasciata di Palestina
Roma, Italia
No 55
30 gennaio 2017
“Non vogliamo solo rimanere sulla nostra terra, ma anche influenzare le decisioni politiche per
contribuire alla fine dell’occupazione”
Ayman Odeh, deputato della Knesset e Presidente della Lista Araba Unita
2. 1
NEWSLETTER No 55
Indice:
I) Incredibile ma vero: altre unità abitative negli insediamenti
II) La necessità di ribadire una coerenza europea
III) La Giornata Internazionale a Sostegno dei Diritti dei Palestinesi del 1948
3. 2
I – Incredibile ma vero: altre unità abitative negli insediamenti
Già l’approvazione data il 22 gennaio alla costruzione di 566 nuove unità abitative negli insediamenti
israeliani di Gerusalemme Est aveva un significato molto preciso, cioè quello di facilitare il
trasferimento illegale a Gerusalemme Est di altre migliaia di coloni, alterando ulteriormente, in
questo modo, la composizione demografica e il carattere di Gerusalemme Est Occupata, attraverso
la deliberata violazione del diritto internazionale e di tutte le risoluzioni Onu pertinenti, compresa
la 2334 di recente approvazione. Se ciò non fosse bastato, questa provocazione è stata seguita, a
distanza di soli due giorni, dall’approvazione di altre 2.500 unità abitative, da spargere, questa volta,
sull’intera Cisgiordania. Lo ha annunciato personalmente il Primo Ministro Benjamin Netanyahu,
dichiarando: “Stiamo costruendo e continueremo a costruire”, andando contro tutte le richieste
espresse dalla comunità internazionale e, in particolare, dal Consiglio di Sicurezza dell’Onu, dal
Quartetto e dall’Unione Europea. Si tratta di
azioni che lo Stato di Palestina ha voluto
denunciare apertamente con una lettera inviata il
24 gennaio al Segretario Generale, al Consiglio di
Sicurezza e all’Assemblea Generale delle Nazioni
Unite, in cui si sottolinea come “la retorica, le
decisioni e le azioni del governo israeliano”
vadano nella direzione opposta a quella del
consenso globale, indirizzato verso la soluzione
dei due Stati sui confini del 1967.
Sulla stessa linea d’onda, Hanan Ashrawi,
Membro del Comitato Esecutivo dell’OLP, ha sottolineato come “Ancora una volta, il governo di
Israele abbia dimostrato di essere più fedele al furto di terra e al colonialismo che alla soluzione dei
due Stati e ai requisiti per la pace e la stabilità”. Si tratta, secondo Ashrawi, di un “crimine di guerra”,
ed è evidente che “Israele stia approfittando dell’inaugurazione della nuova amministrazione
statunitense per aumentare il numero di violazioni e prevenire l’esistenza di uno Stato palestinese”.
E’ invece fondamentale, secondo la rappresentante dell’OLP, che sia gli Stati Uniti che il resto della
comunità internazionale applichino “misure punitive e sanzioni prima che Israele completi la
distruzione della continuità territoriale e demografica della Cisgiordania”.
Non solo la Lega Araba, ma anche molti altri Paesi hanno reagito a quest’ennesima provocazione
del governo israeliano prendendone le distanze. Il Ministero degli Esteri italiano, in particolare, ha
rilasciato il seguente comunicato: “Preoccupazione della Farnesina per l’approvazione di 562 unità
abitative a Gerusalemme Est e di ulteriori 2500 unità in tutta la Cisgiordania. La consolidata
posizione italiana è che la politica israeliana di espansione degli insediamenti è un ostacolo alla
prospettiva dei due Stati, per la quale entrambe le Parti sono chiamate a dimostrare fattivamente il
proprio impegno”.
Le Nazioni Unite, da parte loro, hanno reagito immediatamente alla notizia sulle nuove costruzioni
in tutta la Cisgiordania, prima attraverso una dichiarazione del portavoce del Segretario Generale
Antonio Guterres, che ha ribadito come le "azioni unilaterali" siano un ostacolo alla pace basata
sulla soluzione dei due Stati, e poi con la convocazione d’urgenza di una riunione a porte chiuse sulla
situazione in Medio Oriente, durante la quale l'inviato Onu per il Medio Oriente, Nikolay Mladenov,
ha informato i Quindici sugli ultimi sviluppi.
Vedi:
http://www.jpost.com/Israel-News/Israel-announces-plans-to-build-2500-new-West-Bank-housing-units-
479456
4. 3
http://it.euronews.com/2017/01/24/israele-netanyahu-annuncia-2500-nuovi-alloggi-in-cisgiordania-olp-
insorge
http://www.esteri.it/mae/it/sala_stampa/archivionotizie/comunicati/2017/01/preoccupazione-della-
farnesina_1.html
http://english.wafa.ps/page.aspx?id=TZ1Y7Ca52198893285aTZ1Y7C
http://english.wafa.ps/page.aspx?id=u4RXHoa52197941532au4RXHo
http://english.wafa.ps/page.aspx?id=bKgLgga52187472249abKgLgg
http://english.wafa.ps/page.aspx?id=HVgsuoa52189375755aHVgsuo
http://www.ansa.it/sito/notizie/mondo/2017/01/25/mo-oggi-riunione-cds-onu-a-porte-chiuse_3dc32cd6-
666f-4383-b6c5-80f5484e1f67.html
http://www.ansamed.info/ansamed/it/notizie/stati/palestina/2017/01/25/mo-onu-nuovi-alloggi-in-
cisgiordania-ostacolo-a-soluzione_87fab36c-e971-4e96-b4d0-68f3723e69fd.html
II – La necessità di ribadire una coerenza europea
Sembra ci siano alcune questioni sulle quali l’Unione Europea vuole rivendicare con fierezza la propria storia
e la propria autonomia politica, mantenendosi a debita distanza da posizioni come quelle recentemente
espresse dal nuovo Presidente degli Stati Uniti, Donald Trump. Tra queste ricordiamo, oltre alla questione
dei migranti, la questione palestinese, su cui
peraltro l’amministrazione statunitense appare
ondivaga.
E’ un dato di fatto, ad esempio, che quando la Gran
Bretagna ha deciso di non inviare il proprio
Ministro degli Esteri Boris Johnson alla Conferenza
di Parigi partecipando con un diplomatico di più
basso rango; quando si è rifiutata di sottoscrivere
la Dichiarazione con cui 70 Paesi insistevano per la
soluzione dei due Stati; e quando, in piena Brexit,
ha deciso di esercitare il suo potere di veto in modo
che il Consiglio Europeo non adottasse quella
stessa decisione, la stragrande maggioranza dei diplomatici europei abbia invece voluto ricordare come i
risultati dell’incontro di Parigi fossero perfettamente in linea con il consolidato approccio dell’Europa al
conflitto arabo-israeliano e come, semmai, fosse il Regno Unito a peccare di incoerenza e a mostrare
eccessivo riguardo per le critiche, neanche troppo velate, che Donald Trump aveva mosso all’iniziativa
francese, dopo che il governo di Londra aveva appena contribuito alla stesura della Risoluzione ONU 2334, di
condanna agli insediamenti israeliani.
Per questo e per ristabilire l’unità della politica europea sul Medio Oriente, il Segretario Generale del
Comitato Esecutivo dell’OLP, Saeb Erekat, ha voluto lanciare un appello affinché “Il Regno Unito riconsideri
le sue posizioni, rendendo Israele responsabile delle proprie azioni e sostenendo le iniziative internazionali
insieme a quelle che vengono dalla Palestina”.
Vedi:
https://www.theguardian.com/politics/2017/jan/15/uk-snubs-middle-east-peace-summit-in-paris-to-keep-
trump-onside
http://www.independent.co.uk/news/world/europe/paris-peace-talks-israel-palestine-britain-refuses-
back-benjamin-netanyahu-john-kerry-a7528846.html
https://www.nad.ps/en/media-room/press-releases/dr-saeb-erekat-reservations-made-united-kingdom-
and-australia-final
https://www.theguardian.com/world/2017/jan/16/uk-cosying-up-to-trump-over-middle-east-peace-
process-say-eu-ministers
http://www.haaretz.com/israel-news/.premium-1.765399
5. 4
III – La Giornata Internazionale a Sostegno dei Diritti dei Palestinesi del 1948
Si è celebrata anche quest’anno, per la seconda volta da quando è stata istituita il 30 gennaio 2016,
la Giornata Internazionale a Sostegno dei Diritti dei Palestinesi del 1948. Nata per iniziativa di leader
e movimenti politici palestinesi in Israele, in Palestina e nella Diaspora, questa giornata sollecita
puntualmente l’attenzione di tutti gli amici della Palestina sparsi per il mondo affinché si oppongano
alla repressione dei cittadini arabi palestinesi rimasti in quello che è divenuto lo Stato di Israele dopo
la Nakba del 1948, e sostengano gli sforzi di questi cittadini di serie B per contrastare le politiche di
discriminazione e Apartheid messe in campo da Israele con l’obiettivo di negare il patrimonio
storico, nazionale e culturale della Palestina.
Negli anni successivi alla nascita dello Stato di
Israele, le nuove autorità mapparono l’intero
Paese lasciando fuori dai registri ufficiali la metà
dei villaggi palestinesi esistenti, per poi accusarli
di essere stati costruiti illegalmente.
Cominciò così il calvario di chi era riuscito a
resistere alla deportazione mentre si verificava
la fuga in massa della popolazione palestinese,
l’80% della quale, pari a circa 800mila persone,
venne letteralmente cacciata dalle milizie
armate israeliane. Solo 153.000 palestinesi
rimasero in Israele, rifugiati nella loro stessa
terra nel 25% dei casi, quando le loro abitazioni
furono distrutte e la loro terra fu confiscata dal nuovo Stato.
Gli abitanti dei villaggi che non furono distrutti ma non vennero nemmeno riconosciuti furono
immediatamente costretti ai margini dello Stato di Israele, senza servizi pubblici, senza allacci alla
rete idrica o elettrica, e al di fuori di un qualsiasi piano urbanistico, sebbene avessero in mano la
carta d’identità israeliana. Ancora oggi questi abitanti sono bersaglio costante di demolizioni e
tentativi di sfollamento da parte delle autorità israeliane. L’ultimo progetto, il Piano Prawer,
prevede la distruzione di 45 villaggi beduini non riconosciuti nel Negev, la confisca di oltre 850mila
dunam di terre (un dunam è pari a mille metri quadrati) e il trasferimento forzato di 40mila beduini
palestinesi in township ad hoc, per fare largo ad insediamenti israeliani. Bloccato dagli scioperi di
massa di tre anni fa che hanno visto scendere in piazza tutta la Palestina storica, il Piano è rimasto
nel cassetto, ma non le azioni contro le singole comunità.
Ricordiamo l’apice raggiunto lo scorso 18 gennaio nel villaggio beduino di Umm Al-Hiran, quando,
durante una manifestazione di protesta, il maestro di scuola Yacoub Abu Al-Qiyan è stato ucciso
mentre procedeva a bordo di una jeep caricata delle sue cose prima che demolissero la sua casa, e
uno dei proiettili sparati dalla polizia ha ferito al volto il deputato della Knesset Ayman Odeh,
Presidente della Lista Araba Unita, terzo partito del Parlamento israeliano.
Ma ricordiamo anche l’immediata risposta palestinese, con uno sciopero generale indetto in tutto
lo Stato di Israele da parte della popolazione palestinese, da Haifa a Nazareth, da Tel Aviv a Wadi
Ara, mentre in migliaia raggiungevano Umm Al-Hiran per partecipare ai funerali di Yacoub Abu Al-
Qiyan e tentare di riscostruire il villaggio. Le comunità di Wadi Ara – il cosiddetto “triangolo”, nel
Nord Est di Israele –, i cittadini palestinesi di Jaffa e la Arab Lawyers Union hanno perfino donato tre
case mobili per accogliere alcune delle famiglie sfollate, lanciando al contempo una campagna di
raccolta fondi via WhatsApp.
E’ a questo punto che la polizia israeliana ha deciso di comparire di nuovo, il 29 gennaio, con
l’ennesimo ordine di demolizione, a cui gli abitanti palestinesi del villaggio hanno risposto
appellandosi ai loro concittadini di Israele perché accorressero per impedire la distruzione ad opera
6. 5
di bulldozer che non si stancano mai: si pensi solo al villaggio di Al-Araqib, demolito dalle forze
israeliane e ricostruito dai suoi abitanti palestinesi per ben 93 volte negli ultimi 5 anni.
Ecco, la Giornata Internazionale a Sostegno dei Diritti dei Palestinesi del 1948 vuole denunciare tutto
questo, insistendo sul fatto che lo Stato di Israele è organizzato secondo due diversi parametri, che
distinguono la popolazione arabo-palestinese da quella israeliana e che caratterizzano, oltre al
sistema abitativo, anche quello educativo e giuridico, così come la libertà di espressione, il mercato
del lavoro e la distribuzione del reddito. Se le scuole palestinesi costituiscono “un mondo a parte”
scarsamente finanziato dal governo, se i cittadini palestinesi di Israele svolgono per lo più lavori mal
pagati, e se perfino la sanità viaggia su binari paralleli discriminando palesemente i bisogni dei
palestinesi, vittime di una mortalità infantile doppia rispetto a quella dei cittadini israeliani, non
sorprende che questa Giornata invochi “il nostro diritto alla giustizia e all’uguaglianza”.
Vedi:
https://www.facebook.com/permalink.php?id=1709854659271574&story_fbid=1710012379255802
http://www.palestinechronicle.com/rights-of-palestinian-israeli-citizens/
http://nena-news.it/israele-nuovo-ordine-di-demolizione-per-umm-al-hiran/