1. La Newsletter dell’Ambasciata di Palestina
Roma, Italia
No 64
10 aprile 2017
“Mi chiamo arabo non ho altro nome
sto fermo dove ogni altra cosa
trema di rabbia
ho messo radici qui
prima ancora degli ulivi e dei cedri”
Mahmoud Darwish
2. 1
NEWSLETTER No 64
Indice:
I) L’Unione Europea condanna le demolizioni
II) L’Unione Interparlamentare chiede l’abolizione della Legge di Regolarizzazione
III) Coloni israeliani sradicano più di 300 ulivi
IV) Il sostegno di Richard Gere a Hebron
3. 2
I – L’Unione Europea condanna le demolizioni
L’Unione Europea ha chiesto a Israele di bloccare la demolizione delle case palestinesi nell’Area C
della Cisgiordania (quella sotto il controllo militare e civile di Israele, in base agli Accordi “transitori”
di Oslo). In particolare, l’appello riguarda il villaggio beduino di Khan Al-Ahmar, non distante da
Gerusalemme, dove sorge la “Scuola di Gomme” realizzata dalla Ong italiana “Vento di terra” con il
sostegno della Cooperazione Italiana.
La richiesta è stata avanzata dall’inviato UE in Israele
Lars Faaborg-Andersen, in un recente incontro con il
nuovo Direttore Generale del Ministero degli Esteri
israeliano Yuval Rotem, durante il quale
l’Ambasciatore Europeo ha definito le demolizioni
come una “violazione della Convenzione di Ginevra”
in quanto avrebbero come effetto “il trasferimento
forzato” delle popolazioni. La questione della
“Scuola di Gomme” - con l’invito a riconsiderare la sua demolizione - è stata sollevata anche dal
Ministro degli Esteri italiano Angelino Alfano in occasione della conversazione con il Premier
Benjamin Netanyahu avvenuta nel corso del suo viaggio in Israele e in Palestina a metà marzo.
Insieme all’Area C, ad essere particolarmente colpita dalle demolizioni israeliane è Gerusalemme
Est, la capitale legittima dello Stato di Palestina. Solo il 4 aprile, le ruspe scortate dalla polizia e dalle
autorità di Gerusalemme Ovest hanno demolito 14 appartamenti nel villaggio di Al-Za’ayyem. Come
sempre, il pretesto è stato quello della mancanza di permessi di costruzione. La verità, spesso
denunciata da diversi enti giuridici ed organizzazioni umanitarie, è che le politiche discriminatorie di
Israele impediscono ai cittadini palestinesi di ottenere questi permessi, costringendoli a quella che
poi viene punita come illegalità. Come ha giustamente sottolineato l’Ufficio delle Nazioni Unite per
il Coordinamento degli Affari Umanitari (OCHA), “I palestinesi devono avere la possibilità di
partecipare ad un sistema di pianificazione equo che soddisfi anche i loro bisogni”.
Vedi:
http://english.wafa.ps/page.aspx?id=uMnwLva72483604974auMnwLv
http://www.haaretz.com/opinion/editorial/1.781518
http://www.interris.it/2017/04/04/116868/cronache/mediterraneo/cisgiordania-lue-chiede-a-
israele-di-fermare-le-demolizioni-di-case-nellarea-c.html
http://english.wafa.ps/page.aspx?id=mPm5n3a72480749715amPm5n3
http://www.ventoditerra.org/vdt_news/ambasciatore-ue-denuncia-la-politica-israele-delle-
demolizioni-cisgiordania/
II – L’Unione Interparlamentare chiede l’abolizione della Legge di Regolarizzazione
L’Unione Interparlamentare riunita a Dacca, in Bangladesh, dal 1 al 5
aprile per la sua 136esima Assemblea, ha condannato all’unanimità la
legge israeliana di “regolarizzazione” degli avamposti, chiedendo che
sia abolita perché rappresenta una violazione del diritto
internazionale e un grave ostacolo al processo di pace in Medio
Oriente.
Il Vertice dell’Unione, al quale hanno partecipato 630 parlamentari in
rappresentanza di 132 Paesi del mondo, ha ribadito il proprio
impegno a discutere di questa legge con la Knesset israeliana,
presentando poi una relazione al prossimo incontro interparlamentare previsto ad ottobre.
4. 3
Dopo essersi soffermata su una legge “in pieno contrasto con la soluzione dei due Stati”, l’Unione
ha voluto rivolgere la propria attenzione alle condizioni in cui versano 12 parlamentari palestinesi
rinchiusi nelle carceri israeliane – di cui 4 in detenzione amministrativa, cioè senza processo né capi
d’accusa – stabilendo di inviare in Israele un’apposita commissione d’indagine.
Vedi:
http://www.ipu.org/english/home.htm
III - Coloni israeliani sradicano più di 300 ulivi
Il 10 aprile, un gruppo di coloni provenienti da un
vicino insediamento e protetti dalle forze di
occupazione israeliane ha deciso di sradicare 310
alberi di ulivo dal villaggio di Mukhmas, a Sud Est
di Gerusalemme Est. E’ la seconda volta che gli
ulivi di questo villaggio vengono presi di mira: due
anni fa ne erano già stati sradicati 200. Ma i coloni
colpiscono anche altrove. La settimana scorsa
hanno sradicato 135 ulivi e distrutto i
terrazzamenti nell’area di Wadi Qana, nei pressi di
Deir Istiya, nella provincia di Salfit.
Si tratta di una violenza ormai abituale in
Cisgiordania, normalmente sostenuta e solo raramente repressa dalle autorità israeliane. Una
violenza che include incendi dolosi ai danni dei palestinesi,
delle loro chiese e delle loro moschee, così come il lancio di
pietre contro i figli diretti a scuola ed attentati alle loro
abitazioni.
Tutto questo per mano di chi risiede illegalmente in un
territorio occupato, contravvenendo sfacciatamente alla
Quarta Convenzione di Ginevra che vieta a qualsiasi potenza
occupante di trasferire parte della propria popolazione civile
nel territorio che occupa.
Ma è proprio per favorire la presenza dei coloni abusivi e far
transitare le condotte d’acqua diretta ai loro insediamenti che
vengono distrutte le legittime proprietà dei palestinesi:
occupando la terra su cui vivono e sradicando alberi che hanno
più di 50 anni si vuole sradicare anche la loro di presenza.
Certo è che gli abitanti di questi villaggi palestinesi sono
abituati a resistere e non sono disposti a cedere.
Vedi:
http://english.wafa.ps/page.aspx?id=8v3yM6a74419470576a8v3yM6
https://www.maannews.com/Content.aspx?id=776384
IV- Il sostegno di Richard Gere a Hebron
L’attore statunitense Richard Gere, in visita in Medio Oriente ai primi di marzo per promuovere il
suo nuovo film, “Norman”, è rimasto molto colpito dalla città di Hebron, in Cisgiordania, che gli è
5. 4
stata illustrata da alcuni veterani israeliani
contrari all’occupazione appartenenti al
gruppo “Breaking the Silence”. Gli è infatti
sorto spontaneo formulare un’analogia tra
questa città e il Vecchio Sud degli Stati Uniti,
dove i neri sapevano di poter andare in un
posto ma non in un altro, dove, in sostanza,
era proibito loro ciò che non era proibito ai
bianchi. Arrivando a chiedersi: “Questo è
davvero strano, di chi è questa città?”. Per poi
rispondersi da solo e sottolineare lo strapotere dei coloni, l’evidente impunità di cui godono facendo
tutto quello che vogliono, mentre i palestinesi devono stare attenti a dove mettono piede per
evitare di essere linciati, esattamente come i neri del Sud segregazionista. Una situazione che in
sostanza ricorda un film di cowboy incattiviti, secondo Gere, che mai come durante quest’ultimo
viaggio si era reso conto di quanto sia dura la vita dei palestinesi.
Vedi:
http://www.haaretz.com/israel-news/1.779084
http://www.breakingthesilence.org.il/