1. 1
Materia: Psicologia dei disturbi dell’apprendimento
Docente: Dr.essa Barbara Arfé
Indici prelinguistici dello
sviluppo fonologico e lessicale
Relatori: Coffani Anna, Magdici Cristina,
Tommasini Beatrice, Zambon Angela,
2. 2
I bambini con sviluppo classico imparano a parlare
velocemente e senza sforzo:
• attraverso esposizione al linguaggio adulto
• senza insegnamento preciso
Apprendimento graduale:
1. pianto
2. balbettio
3. lallazione
4. modello di linguaggio complesso
3. 3
hanno limitazioni nello sviluppo del linguaggio, pur non avendo
nessun tipo di patologia riscontrabile.
Gli studiosi parlano di DISTURBO SPECIFICO DEL
LINGUAGGIO (DSL)
• Indagine: 8-10 % bambini 3/5 anni
• Conseguenze: 50-70 % difficoltà scolastiche, nella vita sociale
e professionale
MODULAZIONE POSITIVA: il trattamento precoce attenua gli
effetti del disordine.
È difficile individuare soggetti con DSL entro i 3-4 anni (prove
standardizzate e diverso sviluppo) anche se la precoce diagnosi
porterebbe a risultati migliori.
Per un certo numero di bimbi questo processo di sviluppo
risulta anomalo
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Studi recenti: relazione tra sviluppo vocale prelinguistico e linguaggio;
Obiettivo: valutare continuità fonetica e vedere quali vocalizzazioni sono
predittive nello sviluppo linguistico.
Locke
ha esaminato la similarità tra forme fonetiche del babbling e le prime
parole suoni e sillabe simili, continuità fonetica e luogo-modo
di articolazione;
ha identificato che i bambini a 11-12 mesi utilizzano mediamente 12
consonanti;
ha riscontrato che la sillaba CV del babbling è tipica delle prime parole;
Gammon ha evidenziato il legame tra sviluppo vocale prelinguistico e
sviluppo linguistico successivo tramite:
quantità di vocalizzazioni
quantità e qualità delle consonanti
Queste prestazioni, se sviluppate, incidono positivamente su:
• ampiezza del vocabolario
• lunghezza media dell’enunciato
• abilità di lettura
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i bambini con un buon babbling hanno capacità motorie e
neurologiche meglio sviluppate.
possono avere un repertorio più ampio di suoni e
sequenze di suoni a cui associare i significati delle
prime parole.
Età Stadio Protofoni* Acquisizione
infrafonologica
0-2 mesi FONAZIONE suoni quasi
vocalici
normale fonazione
1-4 mesi PRIMA
ARTICOLAZIONE
“gooing” o
“cooing” suoni
velari
fonazione e limitati
movimenti articolatori
3-8 mesi ESPANSIONE suoni
pienamente
vocalici e
babbling
marginale
risonanza piena,
movimenti lenti di
chiusura e apertura
5-10 mesi CANONICO babbling
canonico
articolazione pienamente
temporalizzata
* si riferiscono solo ai suoni specifici degli esseri umani,
considerati i precursori della capacità di parola.
6. 6
Il bimbo produce:
• suoni vegetativi;
• “crying”;
• brevi vocalizzazioni, “quasi vocali”: prodotte con fonazione normale ma con
tratto vocale in posizione rilassata, senza particolari posizioni di lingua e labbra.
Il bimbo esegue dei movimenti del tratto vocale, spesso dovuti al contatto tra la
parte posteriore della lingua e la parte posteriore del palato suoni
posteriori (gooing & cooing)
Il bimbo produce:
• nuovi movimenti nel tratto vocale che creano suoni pienamente vocalici di
diversa altezza, ampiezza, durata e qualità vocalica;
• raspberries, cioè suoni con il tratto vocale chiuso;
• bubbling marginale, cioè sillabe primitive formate da sequenze di suoni
pienamente vocalici e suoni chiusi.
Il movimento tra l’apertura e chiusura della bocca è molto lenta
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Il bimbo produce sequenze di apertura e chiusura con fonazione normale
ovvero sillabe ben formate dove la transizione tra consonante e vocale è
rapida come nel linguaggio adulto; questi suoni assomigliano alle prime
parole.
Durante questa fase:
- Il repertorio dei foni è abbastanza limitato le consonanti più usate sono
stop e nasali così come le vocali aperte ( [a] [E] [@] ); quest’ultime
costituiscono la maggior parte delle produzioni;
- l’articolazione velare diminuisce mentre aumentano i suoni anteriori, cioè
dentali e labiali;
-le sequenze monosillabiche sono
meno frequenti di quelle
MULTISILLABICHE
BUBBLING
REDUPLICATO
(ripetizione della stessa
sillaba, più frequenti in
questa fase)
BUBBLING VARIATO
(sequenze di sillabe
diverse per la consonante
e/o la vocale, più
utilizzate verso i 9/10
mesi)
8. 8
Balbettio o lallazione = babbling canonico o sillabe canoniche precursori
del linguaggio
Le vocalizzazioni prelinguistiche seguono una regolare sequenza di stadi:
I. suoni pre-intenzionali e rumori vegetativi;
II. comunicazione intenzionale e produzione di parole.
Nel passaggio dalla comunicazione prelinguistica al linguaggio non cambia la
natura delle intenzioni comunicative dei bambini.
Babbling canonico
Durante questo stadio il bimbo produce sillabe ben formate, simili al linguaggio
adulto e con determinate caratteristiche:
fonazione normale;
movimenti del tratto vocale durante la fonazione;
risonanza piena durante la produzione dei suoni vocalici;
transizione rapida: movimenti ben temporalizzati nel passaggio della chiusura
della consonante all’apertura della vocale.
9. 9
Le sillabe canoniche sono facilmente identificabili, essendo simili al linguaggio
adulto, per il movimento rapido di apertura della bocca per la produzione della
vocale e di chiusura per la consonante. Questa serie di sillabe ben formate sono
somiglianti a degli schemi motori e temporali (es: battere con la mano e/o piede).
La nascita pretermine di un bimbo non comporta, nel primo anno,
un ritardo nello sviluppo vocale o di altre capacità motorie, ma anzi sembra
accelerarlo, tuttavia questi comportamenti una volta sviluppati non sono così
frequenti rispetto ai bimbi con sviluppo classico.
Il linguaggio ha una componente specialistica: tramite l'esercizio si può migliorare il
controllo e la precisione con cui il movimento viene eseguito
il bimbo esercitando i movimenti che configurano il tratto vocale,
in maniera da farli diventare automatici, diventa più abile
nella produzione di particolari suoni e sequenze.
Vihman & Gammon: i bimbi con sviluppo classico formano le prime parole con le
sillabe e i suoni del babbling mentre quelli con uno sviluppo più lento (vocabolario
più ristretto) hanno un repertorio limitato di sillabe nel babbling.
L’esercizio nella produzione delle sillabe canoniche del babbling è importante anche
per il FEEDBACK.
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le parole degli altri
le proprie produzioni
Entrambe queste esperienze sono fondamentali per l’acquisizione del linguaggio: le
sensazioni uditive che il bimbo riceve nel sentire le proprie vocalizzazioni e le
produzioni altrui sono alla base della PAROLA
FEEDBACK LOOP: il bimbo per produrre
e controllare meglio le proprie produzioni
presta attenzione alle parole adulte che
assomigliano al proprio babbling canonico
Bimbi: 2 tipi di input vocale
Produzione
bimbo
Parole acquisibili dal
modello adulto
Sillabe: pa, papa Papà, palla, pappa
L’esercizio e il feedback sono aspetti correlati:
la pratica comporta la produzione di suoni;
il feedback implica l’udire e il controllo delle produzioni.
Tuttavia anche la mancanza di pratica può ritardare lo sviluppo (es: studi su bambina
tracheotomizzata)
Per imparare a parlare bisogna che il bimbo riconosca:
la relazione fra i propri movimenti nel cavo orale e il segnale acustico che ne risulta
la somiglianza fra le proprie produzioni e il linguaggio adulto
È possibile la pratica
senza feedback ma non
viceversa (es: bimbi
sordi)
11. 11
generalmente hanno grosse difficoltà ad apprendere il linguaggio orale,
hanno ritardi nell’inizio del babbling canonico, che può iniziare anche
tempo dopo i 10 mesi d’età.
I bimbi sordi non vocalizzano come i bimbi udenti, come si è sempre
sostenuto, ma le loro vocalizzazioni sono di tipo precanonico.
FINO ALLO STADIO ESPANSIONE: sviluppo vocale nella norma
- tempi
- quantità
- qualità
delle vocalizzazioni
DOPO GLI 8 MESI: la varietà delle consonanti prodotte diminuisce in
modo marcato, produzione maggiore di consonanti labiali forse dovute
alla visibilità dei movimenti.
però MANCANZA DI BABBLING CANONICO
ACQUISIZIONE LENTA del B. C . appresa attraverso:
-
residue capacità uditive;
- altre capacità dei sensi.
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Possono essere identificati già dalla nascita e quindi è possibile seguire il
loro sviluppo fin da subito; le loro capacità prelinguistiche non sono
molto diverse da quelle dei sogg. normali.
Studi recenti hanno evidenziato:
ritardo lieve nell’inizio del babbling canonico;
bassa frequenza di produzione di sillabe a 16 mesi;
grave ritardo nello sviluppo di comportamenti motori;
ritardo lessicale.
La maggior differenza fra bambini normali e bambini Down è nella
comparsa delle prime parole e nello sviluppo linguistico successivo.
Inoltre l’ampliamento del vocabolario risulta lento così come l’uso di
parole.
Anche se lo sviluppo del babbling canonico è ritardato questo
comportamento ha una forza tale da emergere anche in presenza di
gravi ostacoli.
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Il babbling canonico è un indice:
a) presente in popolazioni diverse;
b) predittivo perchè offre la possibilità di evidenziare precocemente delle
anomalie nello sviluppo linguistico che le procedure standard non
sempre sono in grano di identificare;
c) facilmente riconoscibile.
Requisiti:
1. il metodo deve essere applicabile in modo preciso e a basso costo (es:
interviste telefoniche ai genitori che descrivono le vocalizzazioni dei
propri figli);
2. il ritardo deve essere stabilito indipendentemente da disabilità fisica;
3. l’inizio ritardato del babbling deve essere associato ad un disordine
del linguaggio.
I bimbi con DSL hanno un ritardo nella produzione del vocabolario ma
non nella comprensione.
È possibile che le condizioni che producono il babbling ritardo e il lento
sviluppo del vocabolario siano determinate da:
- una capacità fonologica limitata;
- difficoltà nella rappresentazione mentale dell’informazione fonologica.
Queste difficoltà possono portare a difficoltà della comunicazione
linguistica e della lettura DSL.
14. 14
La capacità di produrre sillabe canoniche è una condizione necessaria
ma non sufficiente per lo sviluppo delle complesse capacità di
linguaggio.
Esiste una correlazione tra acquisizione del lessico e sviluppo
linguistico futuro ma non un rapporto di causalità.
Sembra che la capacità di babbling anche se allenata non comporti un
miglioramento nello sviluppo linguistico
Al disturbo del linguaggio sono correlati anche aspetti non linguistici
come:
- scarsa socializzazione;
- difficoltà d’attenzione;
- preferenza comunicazione gestuale piuttosto che vocale.
Anche attraverso il gioco possiamo osservare comportamenti importanti
per lo sviluppo linguistico (es: gioco simbolico e sequenze d’azioni).
15. 15
Materia: Psicologia dei disturbi dell’apprendimento
Docente: Dr.essa Barbara Arfé
Il gesto di indicare con
intenzione dichiarativa nello
sviluppo comunicativo
Relatori: Coffani Anna, Magdici Cristina,
Tommasini Beatrice, Zambon Angela,
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OBIETTIVO: analizzare il ruolo dell’ intenzione dichiarativa del gesto di
indicare nello sviluppo comunicativo del bambino nel periodo del primo anno di
vita.
Il gesto di indicare è utilizzato con 2 diversi intenti comunicativi:
1) INTENZIONE RICHIESTIVA: per richiedere un oggetto o un’azione desiderati
2) INTENZIONE DICHIARATIVA: per condividere con l’interlocutore
l’interesse/l’attenzione su un evento esterno.
Secondo Camaioni, queste due intenzioni sottendono diverse capacità socio-
cognitive:
1. Il bambino vuole influenzare il comportamento dell’interlocutore per
raggiungere uno scopo;
questa intenzione riflette:
– una semplice aspettativa sul comportamento dell’altro;
– la capacità di usare strumenti sociali;
– una rappresentazione dell’altro come agente autonomo (agentività).
2. Il bambino vuole influenzare l’attenzione dell’altro sul mondo esterno,
indica per condividere un’esperienza o per commentare;
questa intenzione riflette:
– la capacità di usare uno strumento costituito da un atto
comunicativo;
– una rappresentazione dell’altro come soggetto intenzionale
(soggettività), capace di intrattenere relazioni psicologiche con
l’ambiente esterno.
17. 17
• Secondo Camaioni, solo l’intenzione dichiarativa è una vera intenzione
comunicativa perché non ha altro scopo se non quello di comunicare.
• La comunicazione intenzionale implica:
- capacità cognitive uso di strumenti e agentività
- competenze sociali conoscenza degli altri come persone
• Le capacità sottostanti l’intenzione dichiarativa sono più complesse ed evolute,
probabilmente prima si forma l’intenzione richiestiva e poi quella comunicativa;
entrambe si esprimono attraverso azioni ritualizzate, vocalizzi e gesti.
Risultati degli studi sul gesto di indicare:
1) la capacità di orientare l’attenzione di un’altra persona su qualcosa compare
tre 8-16 mesi;
2) la frequenza del gesto di indicare aumenta tra la fine del primo anno e la
metà del secondo, momento in cui inizia a diminuire;
3) il gesto di indicare spesso è accompagnato da vocalizzi e da sguardo verso
l’interlocutore:
• a 12 mesi guardano l’interlocutore dopo aver indicato un bersaglio;
• a 16 mesi prima di produrre il gesto osservano lo sguardo dell’interlocutore;
• con l’età aumentano gli sguardi multipli al partner in accompagnamento al gesto;
• il bimbo impara gradualmente a comunicare in modo più efficace.
Insieme alla capacità di produrre il gesto di indicare, il bambino impara la capacità
di comprendere l’indicare compiuto dall’interlocutore:
• fino circa 9 mesi non comprende il gesto e guarda il dito di chi indica
• verso i 12 mesi comprende il gesto ma guarda gli oggetti indicati solo se
rientrano nel suo campo visivo e identifica correttamente l’oggetto indicato
ignorando altri oggetti vicini
• a 18 mesi riesce a orientarsi correttamente anche verso gli oggetti posti alle sue
spalle.
18. 18
Risultati di alcuni studi:
• I.R. e I.D. compaiono circa nello stesso periodo, tra 11 e 13 mesi (Camaioni);
• sono manifestazioni diverse di un medesimo meccanismo cognitivo
capacità di differenziare i mezzi dagli scopi e di utilizzare intenzionalmente
strumenti per raggiungere obiettivi;
• intorno a un anno prevalgono i gesti richiestivi, alla fine di 2 anni sono più
usati i gesti “informativi” -tra i quali l’indicare- (Blake).
Un primo studio si è posto l’obiettivo di verificare l’ipotizzato dècalage tra I.R.
e I.D dell’indicare (Perucchini)
(= letteralmente significa sfasamento, mancanza di corrispondenza o di
parallelismo; si riferisce al fatto che si vedono spesso sviluppi cognitivi analoghi
che si presentano in età diverse)
Sono state predisposte delle situazioni di laboratorio suscettibili ad elicitare la
produzione e la comprensione del gesto di indicare con intenzione richiestiva e
dichiarativa; sono stati osservati 14 bambini bilanciati per genere, di età
compresa tra 11-14 mesi.
19. 19
condizione intenzione
indotta
modalità
indagata
stimoli e
n. prove
procedura
1)
OGGETTO
VICINO
RICHIESTIVA produzione macchinina
carica,
scatola
musicale 4+4
1. lo sperimentatore richiama
l’attenzione del bambino e aziona lo
stimolo vicino a sé ma distante dal
bimbo;
2. quando il bambino produce una
risposta allo stimolo lo
sperimentatore guarda e commenta
lo stimolo;
3. porge lo stimolo al bambino e lo
lascia giocare
2)
OGGETTO
VICINO
RICHIESTIVA comprensione macchinina
con
pupazzetto,
telefono con
cornetta 4+4
1. lo sperimentatore richiama
l’attenzione del bambino e pone lo
stimolo vicino al bimbo
2. indica lo stimolo e chiede al
bimbo di poter mettere il pupazzo
sulla macchina o la cornetta sul
telefono
3. aspetta la risposta del bimbo
3)
EVENTO-
LONTANO
DICHIARATIVA produzione farfalle mobili,
papera mobile
4+4
1. lo sperimentatore di nascosto dal
bambino, aziona lo stimolo appeso
al soffitto lontano da entrambi
2. lo sperimentatore guarda il
bimbo in silenzio
3. quando il bimbo indica o
produce un comportamento in
reazione allo stimolo, risponde
guardando e nominando l’evento
4)
OGGETTO-
VICINO
RICHIESTIVA comprensione figura uccello,
suono
campanella
4+4
1. lo sperimentatore indica lo
stimolo quando il bambino lo sta
guardando
2. mentre indica guarda in modo
alternato il bambino e lo stimolo
20. 20
Le osservazioni sono trascritte e codificate scopo: attribuire ai bambini
la capacità di produrre e comprende: l’ I.R. e l’ I.D.
Codifica effettuata perché il contesto in cui si verifica un gesto di indicare non
determina direttamente e obbligatoriamente la sua intenzione comunicativa.
Manuale di codifica permette di identificare l’ I.R. o l’ I.D. del gesto di indicare
prodotto o compreso.
• Nel caso della produzione: l’intenzione del gesto è interpretata a partire dai
comportamenti del bambino che accompagnano il gesto e dalla reazione alla risposta
dell’adulto.
• Nel caso della comprensione: si studiano i comportamenti del bambino come
risposta all’indicare dell’adulto.
Dall’analisi dei dati emerge che:
• a 11 mesi prevale l’ I.R. mentre a 14 mesi sono presenti sia I.R. sia I.D.
• si possono ipotizzare 3 diversi andamenti evolutivi:
• uno di compresenza in cui le due intenzioni sono acquisite contemporaneamente
• due di dècalage richiestiva-dichiarativa in cui l’ I.R. precede l’ I.D.
• alcuni bambini hanno presenti entrambe le strategie a 11 mesi, altri non le hanno
entrambe a 14 mesi notevoli differenze individuali.
Non è stato possibile individuare nessun andamento evolutivo;
questo problema ha portato ad una perdita di soggetti perché i bambini osservati
avevano tutti 11 e 14 mesi.
21. 21
Un secondo studio (Perucchini e Camaioni) ha previsto l’utilizzo di strumenti di
indagine indiretti, in particolare un questionario compilato dai genitori, che permette
di compiere indagini su scala più ampia e affrontare meglio la questione delle
differenze individuali; la possibilità di disporre di uno strumento agile nella
somministrazione e poco impegnativo per il genitore permette al ricercatore di rilevare
il gesto di indicare nel momento in cui compare e indipendentemente dall’età
cronologica.
È stato costruito il “Questionario sull’ uso del gesto di indicare nel bambino”:
1.permette di identificare e valutare con quale intenzione i bambini indicano nella vita
quotidiana
2.viene somministrato a bambini che hanno appena iniziato ad indicare (di età
compresa tra 8-15 mesi)
3.il genitore deve rilevare quali oggetti/eventi il figlio indica e come si comporta in
queste occasioni
4.prevede situazioni che riguardano sia l’intenzione richiestiva sia l’intenzione
dichiarativa
Risultati:
•la maggior parte dei bambini indicano con intenzione richiestivi o con entrambe le
intenzioni;
•maggior presenza dell’andamento evolutivo di compresenza;
•raramente si è verificato il dècalage dichiarativa-richiestiva.
CONCLUSIONI: Questi studi sul gesto di indicare con intenzione
richiestiva e dichiarativa nei bambini con sviluppo tipico, confermano la
concezione secondo la quale l’intenzione dichiarativa sottende capacità
socio-cognitive, come la soggettività e l’attribuzione di stati psicologici,
più evolute rispetto alle capacità implicate nell’ intenzione richiestiva
22. 22
CARATTERISTICA PRINCIPALE AUTISMO: mancato o anomalo sviluppo sociale e
comunicativo.
I bimbi con autismo sono abili nell’esprimere richieste su oggetti, azioni e routine
sociali attraverso:
i gesti (es: indicare una figura sul libro);
il dare;
le azioni ritualizzate.
Tuttavia non utilizzano i gesti per condividere un’esperienza con l’interlocutore (NO
GESTO DI INDICARE CON INTENZIONE COMUNICATIVA)
Maggiore facilità nell’acquisire l’intenzione richiestiva piuttosto che quella
dichiarativa.
Le difficoltà dei soggetti con sindrome di autismo nell’uso dell’indicare dichiarativo
non sono legate a fattori motori ma piuttosto all’esperienza socio-cognitiva di
condividere l’attenzione e l’interesse con un’altra persona.
23. 23
Concezione teorica: importanza del gesto di indicare per acquisizione
del linguaggio continuità tra comunicazione gestuale e verbale
(importanza del gesto di indicare per lo sviluppo della referenza).
Studi hanno dimostrato che il precoce e il maggior uso del gesto di
indicare da parte dei bimbi migliora nel tempo lo sviluppo delle
capacità linguistiche espressive e recettive (questo vale anche per i
bimbi autistici).
L’uso dei gesti deittici, tra cui quello di indicare, precede la comparsa
delle singole parole mentre le combinazioni gesto-gesto e quelle gesto-
parola anticipano la comparsa di espressioni formate da due parole.
L’attenzione condivisa e l’intenzione comunicativa dichiarativa, al
contrario di quella richiestiva, sono i migliori predittori del successivo
sviluppo linguistico.
24. 24
• Importanza dell’intenzione dichiarativa, tramite il gesto di indicare,
nello sviluppo delle capacità socio-cognitive evolute per i bimbi nel
primo anno di vita.
• Necessità di possedere una rappresentazione dell’altro come
soggetto dotato di stati psicologici per usare l’indicare dichiarativo.
• Décalage nello sviluppo comunicativo: intenzione richiestiva del
gesto prima di quella dichiarativa.
• Il ritardo dell’intenzione dichiarativa del gesto di indicare può
costituire un indice di rischio per lo sviluppo comunicativo e
linguistico intenzione dichiarativa: indice precoce per la
diagnosi di sindrome di autismo.
• Metodologia per comprendere e produrre il gesto di indicare
richiestivo e dichiarativo: procedura sperimentale e questionario.