SlideShare a Scribd company logo
1 of 24
1
Materia: Psicologia dei disturbi dell’apprendimento
Docente: Dr.essa Barbara Arfé
Indici prelinguistici dello
sviluppo fonologico e lessicale
Relatori: Coffani Anna, Magdici Cristina,
Tommasini Beatrice, Zambon Angela,
2
I bambini con sviluppo classico imparano a parlare
velocemente e senza sforzo:
• attraverso esposizione al linguaggio adulto
• senza insegnamento preciso
Apprendimento graduale:
1. pianto
2. balbettio
3. lallazione
4. modello di linguaggio complesso
3
hanno limitazioni nello sviluppo del linguaggio, pur non avendo
nessun tipo di patologia riscontrabile.
Gli studiosi parlano di DISTURBO SPECIFICO DEL
LINGUAGGIO (DSL)
• Indagine: 8-10 % bambini 3/5 anni
• Conseguenze: 50-70 % difficoltà scolastiche, nella vita sociale
e professionale
MODULAZIONE POSITIVA: il trattamento precoce attenua gli
effetti del disordine.
È difficile individuare soggetti con DSL entro i 3-4 anni (prove
standardizzate e diverso sviluppo) anche se la precoce diagnosi
porterebbe a risultati migliori.
Per un certo numero di bimbi questo processo di sviluppo
risulta anomalo
4
Studi recenti: relazione tra sviluppo vocale prelinguistico e linguaggio;
Obiettivo: valutare continuità fonetica e vedere quali vocalizzazioni sono
predittive nello sviluppo linguistico.
Locke
 ha esaminato la similarità tra forme fonetiche del babbling e le prime
parole suoni e sillabe simili, continuità fonetica e luogo-modo
di articolazione;
 ha identificato che i bambini a 11-12 mesi utilizzano mediamente 12
consonanti;
 ha riscontrato che la sillaba CV del babbling è tipica delle prime parole;
Gammon ha evidenziato il legame tra sviluppo vocale prelinguistico e
sviluppo linguistico successivo tramite:
 quantità di vocalizzazioni
 quantità e qualità delle consonanti
Queste prestazioni, se sviluppate, incidono positivamente su:
• ampiezza del vocabolario
• lunghezza media dell’enunciato
• abilità di lettura
5
i bambini con un buon babbling hanno capacità motorie e
neurologiche meglio sviluppate.
possono avere un repertorio più ampio di suoni e
sequenze di suoni a cui associare i significati delle
prime parole.
Età Stadio Protofoni* Acquisizione
infrafonologica
0-2 mesi FONAZIONE suoni quasi
vocalici
normale fonazione
1-4 mesi PRIMA
ARTICOLAZIONE
“gooing” o
“cooing” suoni
velari
fonazione e limitati
movimenti articolatori
3-8 mesi ESPANSIONE suoni
pienamente
vocalici e
babbling
marginale
risonanza piena,
movimenti lenti di
chiusura e apertura
5-10 mesi CANONICO babbling
canonico
articolazione pienamente
temporalizzata
* si riferiscono solo ai suoni specifici degli esseri umani,
considerati i precursori della capacità di parola.
6
Il bimbo produce:
• suoni vegetativi;
• “crying”;
• brevi vocalizzazioni, “quasi vocali”: prodotte con fonazione normale ma con
tratto vocale in posizione rilassata, senza particolari posizioni di lingua e labbra.
Il bimbo esegue dei movimenti del tratto vocale, spesso dovuti al contatto tra la
parte posteriore della lingua e la parte posteriore del palato suoni
posteriori (gooing & cooing)
Il bimbo produce:
• nuovi movimenti nel tratto vocale che creano suoni pienamente vocalici di
diversa altezza, ampiezza, durata e qualità vocalica;
• raspberries, cioè suoni con il tratto vocale chiuso;
• bubbling marginale, cioè sillabe primitive formate da sequenze di suoni
pienamente vocalici e suoni chiusi.
Il movimento tra l’apertura e chiusura della bocca è molto lenta
7
Il bimbo produce sequenze di apertura e chiusura con fonazione normale
ovvero sillabe ben formate dove la transizione tra consonante e vocale è
rapida come nel linguaggio adulto; questi suoni assomigliano alle prime
parole.
Durante questa fase:
- Il repertorio dei foni è abbastanza limitato le consonanti più usate sono
stop e nasali così come le vocali aperte ( [a] [E] [@] ); quest’ultime
costituiscono la maggior parte delle produzioni;
- l’articolazione velare diminuisce mentre aumentano i suoni anteriori, cioè
dentali e labiali;
-le sequenze monosillabiche sono
meno frequenti di quelle
MULTISILLABICHE
BUBBLING
REDUPLICATO
(ripetizione della stessa
sillaba, più frequenti in
questa fase)
BUBBLING VARIATO
(sequenze di sillabe
diverse per la consonante
e/o la vocale, più
utilizzate verso i 9/10
mesi)
8
Balbettio o lallazione = babbling canonico o sillabe canoniche precursori
del linguaggio
Le vocalizzazioni prelinguistiche seguono una regolare sequenza di stadi:
I. suoni pre-intenzionali e rumori vegetativi;
II. comunicazione intenzionale e produzione di parole.
Nel passaggio dalla comunicazione prelinguistica al linguaggio non cambia la
natura delle intenzioni comunicative dei bambini.
Babbling canonico
Durante questo stadio il bimbo produce sillabe ben formate, simili al linguaggio
adulto e con determinate caratteristiche:
 fonazione normale;
 movimenti del tratto vocale durante la fonazione;
 risonanza piena durante la produzione dei suoni vocalici;
 transizione rapida: movimenti ben temporalizzati nel passaggio della chiusura
della consonante all’apertura della vocale.
9
Le sillabe canoniche sono facilmente identificabili, essendo simili al linguaggio
adulto, per il movimento rapido di apertura della bocca per la produzione della
vocale e di chiusura per la consonante. Questa serie di sillabe ben formate sono
somiglianti a degli schemi motori e temporali (es: battere con la mano e/o piede).
La nascita pretermine di un bimbo non comporta, nel primo anno,
un ritardo nello sviluppo vocale o di altre capacità motorie, ma anzi sembra
accelerarlo, tuttavia questi comportamenti una volta sviluppati non sono così
frequenti rispetto ai bimbi con sviluppo classico.
Il linguaggio ha una componente specialistica: tramite l'esercizio si può migliorare il
controllo e la precisione con cui il movimento viene eseguito
il bimbo esercitando i movimenti che configurano il tratto vocale,
in maniera da farli diventare automatici, diventa più abile
nella produzione di particolari suoni e sequenze.
Vihman & Gammon: i bimbi con sviluppo classico formano le prime parole con le
sillabe e i suoni del babbling mentre quelli con uno sviluppo più lento (vocabolario
più ristretto) hanno un repertorio limitato di sillabe nel babbling.
L’esercizio nella produzione delle sillabe canoniche del babbling è importante anche
per il FEEDBACK.
10
le parole degli altri
le proprie produzioni
Entrambe queste esperienze sono fondamentali per l’acquisizione del linguaggio: le
sensazioni uditive che il bimbo riceve nel sentire le proprie vocalizzazioni e le
produzioni altrui sono alla base della PAROLA
FEEDBACK LOOP: il bimbo per produrre
e controllare meglio le proprie produzioni
presta attenzione alle parole adulte che
assomigliano al proprio babbling canonico
Bimbi: 2 tipi di input vocale
Produzione
bimbo
Parole acquisibili dal
modello adulto
Sillabe: pa, papa Papà, palla, pappa
L’esercizio e il feedback sono aspetti correlati:
 la pratica comporta la produzione di suoni;
 il feedback implica l’udire e il controllo delle produzioni.
Tuttavia anche la mancanza di pratica può ritardare lo sviluppo (es: studi su bambina
tracheotomizzata)
Per imparare a parlare bisogna che il bimbo riconosca:
 la relazione fra i propri movimenti nel cavo orale e il segnale acustico che ne risulta
 la somiglianza fra le proprie produzioni e il linguaggio adulto
È possibile la pratica
senza feedback ma non
viceversa (es: bimbi
sordi)
11
generalmente hanno grosse difficoltà ad apprendere il linguaggio orale,
hanno ritardi nell’inizio del babbling canonico, che può iniziare anche
tempo dopo i 10 mesi d’età.
I bimbi sordi non vocalizzano come i bimbi udenti, come si è sempre
sostenuto, ma le loro vocalizzazioni sono di tipo precanonico.
FINO ALLO STADIO ESPANSIONE: sviluppo vocale nella norma
- tempi
- quantità
- qualità
delle vocalizzazioni
DOPO GLI 8 MESI: la varietà delle consonanti prodotte diminuisce in
modo marcato, produzione maggiore di consonanti labiali forse dovute
alla visibilità dei movimenti.
però MANCANZA DI BABBLING CANONICO
ACQUISIZIONE LENTA del B. C . appresa attraverso:
-
residue capacità uditive;
- altre capacità dei sensi.
12
Possono essere identificati già dalla nascita e quindi è possibile seguire il
loro sviluppo fin da subito; le loro capacità prelinguistiche non sono
molto diverse da quelle dei sogg. normali.
Studi recenti hanno evidenziato:
 ritardo lieve nell’inizio del babbling canonico;
 bassa frequenza di produzione di sillabe a 16 mesi;
 grave ritardo nello sviluppo di comportamenti motori;
 ritardo lessicale.
La maggior differenza fra bambini normali e bambini Down è nella
comparsa delle prime parole e nello sviluppo linguistico successivo.
Inoltre l’ampliamento del vocabolario risulta lento così come l’uso di
parole.
Anche se lo sviluppo del babbling canonico è ritardato questo
comportamento ha una forza tale da emergere anche in presenza di
gravi ostacoli.
13
Il babbling canonico è un indice:
a) presente in popolazioni diverse;
b) predittivo perchè offre la possibilità di evidenziare precocemente delle
anomalie nello sviluppo linguistico che le procedure standard non
sempre sono in grano di identificare;
c) facilmente riconoscibile.
Requisiti:
1. il metodo deve essere applicabile in modo preciso e a basso costo (es:
interviste telefoniche ai genitori che descrivono le vocalizzazioni dei
propri figli);
2. il ritardo deve essere stabilito indipendentemente da disabilità fisica;
3. l’inizio ritardato del babbling deve essere associato ad un disordine
del linguaggio.
I bimbi con DSL hanno un ritardo nella produzione del vocabolario ma
non nella comprensione.
È possibile che le condizioni che producono il babbling ritardo e il lento
sviluppo del vocabolario siano determinate da:
- una capacità fonologica limitata;
- difficoltà nella rappresentazione mentale dell’informazione fonologica.
Queste difficoltà possono portare a difficoltà della comunicazione
linguistica e della lettura DSL.
14
La capacità di produrre sillabe canoniche è una condizione necessaria
ma non sufficiente per lo sviluppo delle complesse capacità di
linguaggio.
Esiste una correlazione tra acquisizione del lessico e sviluppo
linguistico futuro ma non un rapporto di causalità.
Sembra che la capacità di babbling anche se allenata non comporti un
miglioramento nello sviluppo linguistico
Al disturbo del linguaggio sono correlati anche aspetti non linguistici
come:
- scarsa socializzazione;
- difficoltà d’attenzione;
- preferenza comunicazione gestuale piuttosto che vocale.
Anche attraverso il gioco possiamo osservare comportamenti importanti
per lo sviluppo linguistico (es: gioco simbolico e sequenze d’azioni).
15
Materia: Psicologia dei disturbi dell’apprendimento
Docente: Dr.essa Barbara Arfé
Il gesto di indicare con
intenzione dichiarativa nello
sviluppo comunicativo
Relatori: Coffani Anna, Magdici Cristina,
Tommasini Beatrice, Zambon Angela,
16
OBIETTIVO: analizzare il ruolo dell’ intenzione dichiarativa del gesto di
indicare nello sviluppo comunicativo del bambino nel periodo del primo anno di
vita.
Il gesto di indicare è utilizzato con 2 diversi intenti comunicativi:
1) INTENZIONE RICHIESTIVA: per richiedere un oggetto o un’azione desiderati
2) INTENZIONE DICHIARATIVA: per condividere con l’interlocutore
l’interesse/l’attenzione su un evento esterno.
Secondo Camaioni, queste due intenzioni sottendono diverse capacità socio-
cognitive:
1. Il bambino vuole influenzare il comportamento dell’interlocutore per
raggiungere uno scopo;
questa intenzione riflette:
– una semplice aspettativa sul comportamento dell’altro;
– la capacità di usare strumenti sociali;
– una rappresentazione dell’altro come agente autonomo (agentività).
2. Il bambino vuole influenzare l’attenzione dell’altro sul mondo esterno,
indica per condividere un’esperienza o per commentare;
questa intenzione riflette:
– la capacità di usare uno strumento costituito da un atto
comunicativo;
– una rappresentazione dell’altro come soggetto intenzionale
(soggettività), capace di intrattenere relazioni psicologiche con
l’ambiente esterno.
17
• Secondo Camaioni, solo l’intenzione dichiarativa è una vera intenzione
comunicativa perché non ha altro scopo se non quello di comunicare.
• La comunicazione intenzionale implica:
- capacità cognitive uso di strumenti e agentività
- competenze sociali conoscenza degli altri come persone
• Le capacità sottostanti l’intenzione dichiarativa sono più complesse ed evolute,
probabilmente prima si forma l’intenzione richiestiva e poi quella comunicativa;
entrambe si esprimono attraverso azioni ritualizzate, vocalizzi e gesti.
Risultati degli studi sul gesto di indicare:
1) la capacità di orientare l’attenzione di un’altra persona su qualcosa compare
tre 8-16 mesi;
2) la frequenza del gesto di indicare aumenta tra la fine del primo anno e la
metà del secondo, momento in cui inizia a diminuire;
3) il gesto di indicare spesso è accompagnato da vocalizzi e da sguardo verso
l’interlocutore:
• a 12 mesi guardano l’interlocutore dopo aver indicato un bersaglio;
• a 16 mesi prima di produrre il gesto osservano lo sguardo dell’interlocutore;
• con l’età aumentano gli sguardi multipli al partner in accompagnamento al gesto;
• il bimbo impara gradualmente a comunicare in modo più efficace.
Insieme alla capacità di produrre il gesto di indicare, il bambino impara la capacità
di comprendere l’indicare compiuto dall’interlocutore:
• fino circa 9 mesi non comprende il gesto e guarda il dito di chi indica
• verso i 12 mesi comprende il gesto ma guarda gli oggetti indicati solo se
rientrano nel suo campo visivo e identifica correttamente l’oggetto indicato
ignorando altri oggetti vicini
• a 18 mesi riesce a orientarsi correttamente anche verso gli oggetti posti alle sue
spalle.
18
Risultati di alcuni studi:
• I.R. e I.D. compaiono circa nello stesso periodo, tra 11 e 13 mesi (Camaioni);
• sono manifestazioni diverse di un medesimo meccanismo cognitivo
capacità di differenziare i mezzi dagli scopi e di utilizzare intenzionalmente
strumenti per raggiungere obiettivi;
• intorno a un anno prevalgono i gesti richiestivi, alla fine di 2 anni sono più
usati i gesti “informativi” -tra i quali l’indicare- (Blake).
Un primo studio si è posto l’obiettivo di verificare l’ipotizzato dècalage tra I.R.
e I.D dell’indicare (Perucchini)
(= letteralmente significa sfasamento, mancanza di corrispondenza o di
parallelismo; si riferisce al fatto che si vedono spesso sviluppi cognitivi analoghi
che si presentano in età diverse)
Sono state predisposte delle situazioni di laboratorio suscettibili ad elicitare la
produzione e la comprensione del gesto di indicare con intenzione richiestiva e
dichiarativa; sono stati osservati 14 bambini bilanciati per genere, di età
compresa tra 11-14 mesi.
19
condizione intenzione
indotta
modalità
indagata
stimoli e
n. prove
procedura
1)
OGGETTO
VICINO
RICHIESTIVA produzione macchinina
carica,
scatola
musicale 4+4
1. lo sperimentatore richiama
l’attenzione del bambino e aziona lo
stimolo vicino a sé ma distante dal
bimbo;
2. quando il bambino produce una
risposta allo stimolo lo
sperimentatore guarda e commenta
lo stimolo;
3. porge lo stimolo al bambino e lo
lascia giocare
2)
OGGETTO
VICINO
RICHIESTIVA comprensione macchinina
con
pupazzetto,
telefono con
cornetta 4+4
1. lo sperimentatore richiama
l’attenzione del bambino e pone lo
stimolo vicino al bimbo
2. indica lo stimolo e chiede al
bimbo di poter mettere il pupazzo
sulla macchina o la cornetta sul
telefono
3. aspetta la risposta del bimbo
3)
EVENTO-
LONTANO
DICHIARATIVA produzione farfalle mobili,
papera mobile
4+4
1. lo sperimentatore di nascosto dal
bambino, aziona lo stimolo appeso
al soffitto lontano da entrambi
2. lo sperimentatore guarda il
bimbo in silenzio
3. quando il bimbo indica o
produce un comportamento in
reazione allo stimolo, risponde
guardando e nominando l’evento
4)
OGGETTO-
VICINO
RICHIESTIVA comprensione figura uccello,
suono
campanella
4+4
1. lo sperimentatore indica lo
stimolo quando il bambino lo sta
guardando
2. mentre indica guarda in modo
alternato il bambino e lo stimolo
20
Le osservazioni sono trascritte e codificate scopo: attribuire ai bambini
la capacità di produrre e comprende: l’ I.R. e l’ I.D.
Codifica effettuata perché il contesto in cui si verifica un gesto di indicare non
determina direttamente e obbligatoriamente la sua intenzione comunicativa.
Manuale di codifica permette di identificare l’ I.R. o l’ I.D. del gesto di indicare
prodotto o compreso.
• Nel caso della produzione: l’intenzione del gesto è interpretata a partire dai
comportamenti del bambino che accompagnano il gesto e dalla reazione alla risposta
dell’adulto.
• Nel caso della comprensione: si studiano i comportamenti del bambino come
risposta all’indicare dell’adulto.
Dall’analisi dei dati emerge che:
• a 11 mesi prevale l’ I.R. mentre a 14 mesi sono presenti sia I.R. sia I.D.
• si possono ipotizzare 3 diversi andamenti evolutivi:
• uno di compresenza in cui le due intenzioni sono acquisite contemporaneamente
• due di dècalage richiestiva-dichiarativa in cui l’ I.R. precede l’ I.D.
• alcuni bambini hanno presenti entrambe le strategie a 11 mesi, altri non le hanno
entrambe a 14 mesi notevoli differenze individuali.
Non è stato possibile individuare nessun andamento evolutivo;
questo problema ha portato ad una perdita di soggetti perché i bambini osservati
avevano tutti 11 e 14 mesi.
21
Un secondo studio (Perucchini e Camaioni) ha previsto l’utilizzo di strumenti di
indagine indiretti, in particolare un questionario compilato dai genitori, che permette
di compiere indagini su scala più ampia e affrontare meglio la questione delle
differenze individuali; la possibilità di disporre di uno strumento agile nella
somministrazione e poco impegnativo per il genitore permette al ricercatore di rilevare
il gesto di indicare nel momento in cui compare e indipendentemente dall’età
cronologica.
È stato costruito il “Questionario sull’ uso del gesto di indicare nel bambino”:
1.permette di identificare e valutare con quale intenzione i bambini indicano nella vita
quotidiana
2.viene somministrato a bambini che hanno appena iniziato ad indicare (di età
compresa tra 8-15 mesi)
3.il genitore deve rilevare quali oggetti/eventi il figlio indica e come si comporta in
queste occasioni
4.prevede situazioni che riguardano sia l’intenzione richiestiva sia l’intenzione
dichiarativa
Risultati:
•la maggior parte dei bambini indicano con intenzione richiestivi o con entrambe le
intenzioni;
•maggior presenza dell’andamento evolutivo di compresenza;
•raramente si è verificato il dècalage dichiarativa-richiestiva.
CONCLUSIONI: Questi studi sul gesto di indicare con intenzione
richiestiva e dichiarativa nei bambini con sviluppo tipico, confermano la
concezione secondo la quale l’intenzione dichiarativa sottende capacità
socio-cognitive, come la soggettività e l’attribuzione di stati psicologici,
più evolute rispetto alle capacità implicate nell’ intenzione richiestiva
22
CARATTERISTICA PRINCIPALE AUTISMO: mancato o anomalo sviluppo sociale e
comunicativo.
I bimbi con autismo sono abili nell’esprimere richieste su oggetti, azioni e routine
sociali attraverso:
 i gesti (es: indicare una figura sul libro);
 il dare;
 le azioni ritualizzate.
Tuttavia non utilizzano i gesti per condividere un’esperienza con l’interlocutore (NO
GESTO DI INDICARE CON INTENZIONE COMUNICATIVA)
Maggiore facilità nell’acquisire l’intenzione richiestiva piuttosto che quella
dichiarativa.
Le difficoltà dei soggetti con sindrome di autismo nell’uso dell’indicare dichiarativo
non sono legate a fattori motori ma piuttosto all’esperienza socio-cognitiva di
condividere l’attenzione e l’interesse con un’altra persona.
23
Concezione teorica: importanza del gesto di indicare per acquisizione
del linguaggio continuità tra comunicazione gestuale e verbale
(importanza del gesto di indicare per lo sviluppo della referenza).
Studi hanno dimostrato che il precoce e il maggior uso del gesto di
indicare da parte dei bimbi migliora nel tempo lo sviluppo delle
capacità linguistiche espressive e recettive (questo vale anche per i
bimbi autistici).
L’uso dei gesti deittici, tra cui quello di indicare, precede la comparsa
delle singole parole mentre le combinazioni gesto-gesto e quelle gesto-
parola anticipano la comparsa di espressioni formate da due parole.
L’attenzione condivisa e l’intenzione comunicativa dichiarativa, al
contrario di quella richiestiva, sono i migliori predittori del successivo
sviluppo linguistico.
24
• Importanza dell’intenzione dichiarativa, tramite il gesto di indicare,
nello sviluppo delle capacità socio-cognitive evolute per i bimbi nel
primo anno di vita.
• Necessità di possedere una rappresentazione dell’altro come
soggetto dotato di stati psicologici per usare l’indicare dichiarativo.
• Décalage nello sviluppo comunicativo: intenzione richiestiva del
gesto prima di quella dichiarativa.
• Il ritardo dell’intenzione dichiarativa del gesto di indicare può
costituire un indice di rischio per lo sviluppo comunicativo e
linguistico intenzione dichiarativa: indice precoce per la
diagnosi di sindrome di autismo.
• Metodologia per comprendere e produrre il gesto di indicare
richiestivo e dichiarativo: procedura sperimentale e questionario.

More Related Content

What's hot

linguaggio
linguaggiolinguaggio
linguaggioimartini
 
Lorenzinide
LorenzinideLorenzinide
Lorenzinideimartini
 
2 screening per distrurbi pervasivi
2 screening per distrurbi pervasivi2 screening per distrurbi pervasivi
2 screening per distrurbi pervasiviimartini
 
2 screening per distrurbi pervasivi (1)
2 screening per distrurbi pervasivi (1)2 screening per distrurbi pervasivi (1)
2 screening per distrurbi pervasivi (1)imartini
 
Il bambino con DSA e la sua famiglia
Il bambino con DSA e la sua famigliaIl bambino con DSA e la sua famiglia
Il bambino con DSA e la sua famigliaNicola Piccinini
 
Sviluppo del linguaggio_Carretti
Sviluppo del linguaggio_Carretti Sviluppo del linguaggio_Carretti
Sviluppo del linguaggio_Carretti progettiinrete
 
2 screening per distrurbi pervasivi
2 screening per distrurbi pervasivi2 screening per distrurbi pervasivi
2 screening per distrurbi pervasiviimartini
 
Bambini goffi diapo corso
Bambini goffi diapo corsoBambini goffi diapo corso
Bambini goffi diapo corsoimartini
 

What's hot (9)

linguaggio
linguaggiolinguaggio
linguaggio
 
Lorenzinide
LorenzinideLorenzinide
Lorenzinide
 
2 screening per distrurbi pervasivi
2 screening per distrurbi pervasivi2 screening per distrurbi pervasivi
2 screening per distrurbi pervasivi
 
2 screening per distrurbi pervasivi (1)
2 screening per distrurbi pervasivi (1)2 screening per distrurbi pervasivi (1)
2 screening per distrurbi pervasivi (1)
 
Linguaggio
LinguaggioLinguaggio
Linguaggio
 
Il bambino con DSA e la sua famiglia
Il bambino con DSA e la sua famigliaIl bambino con DSA e la sua famiglia
Il bambino con DSA e la sua famiglia
 
Sviluppo del linguaggio_Carretti
Sviluppo del linguaggio_Carretti Sviluppo del linguaggio_Carretti
Sviluppo del linguaggio_Carretti
 
2 screening per distrurbi pervasivi
2 screening per distrurbi pervasivi2 screening per distrurbi pervasivi
2 screening per distrurbi pervasivi
 
Bambini goffi diapo corso
Bambini goffi diapo corsoBambini goffi diapo corso
Bambini goffi diapo corso
 

Viewers also liked

Linee guida nazionali per la promozione della salute orale e la prevenzione d...
Linee guida nazionali per la promozione della salute orale e la prevenzione d...Linee guida nazionali per la promozione della salute orale e la prevenzione d...
Linee guida nazionali per la promozione della salute orale e la prevenzione d...Merqurio
 
L’ odontoiatria infantile in età scolare
L’ odontoiatria infantile in età scolareL’ odontoiatria infantile in età scolare
L’ odontoiatria infantile in età scolareCinzia Angileri
 
Cliniche Vitaldent Varese: ortodonzia e bimbi
Cliniche Vitaldent Varese: ortodonzia e bimbiCliniche Vitaldent Varese: ortodonzia e bimbi
Cliniche Vitaldent Varese: ortodonzia e bimbiVitaldentItalia
 
Turismo dentale come affrotnare la prima visita
Turismo dentale come affrotnare la prima visitaTurismo dentale come affrotnare la prima visita
Turismo dentale come affrotnare la prima visitaSos Tourist
 
Ortocranidonzia presentazione
Ortocranidonzia presentazioneOrtocranidonzia presentazione
Ortocranidonzia presentazioneMario Mosconi
 
Ciamarra Ida. Le OSAS. ASMaD 2010
Ciamarra Ida. Le OSAS. ASMaD 2010Ciamarra Ida. Le OSAS. ASMaD 2010
Ciamarra Ida. Le OSAS. ASMaD 2010Gianfranco Tammaro
 
Il sistema stomatognatico nel contesto posturale. Craniodonzia.
Il sistema stomatognatico nel contesto posturale. Craniodonzia.Il sistema stomatognatico nel contesto posturale. Craniodonzia.
Il sistema stomatognatico nel contesto posturale. Craniodonzia.HQE Formazione
 
Ortodonzia Infantile, intervengono i Dentisti Vitaldent Latina
Ortodonzia Infantile, intervengono i Dentisti Vitaldent Latina Ortodonzia Infantile, intervengono i Dentisti Vitaldent Latina
Ortodonzia Infantile, intervengono i Dentisti Vitaldent Latina VitaldentItalia
 
Mamma, lo sapevi che?
Mamma, lo sapevi che?Mamma, lo sapevi che?
Mamma, lo sapevi che?Staff_PB
 

Viewers also liked (12)

Linee guida nazionali per la promozione della salute orale e la prevenzione d...
Linee guida nazionali per la promozione della salute orale e la prevenzione d...Linee guida nazionali per la promozione della salute orale e la prevenzione d...
Linee guida nazionali per la promozione della salute orale e la prevenzione d...
 
L’ odontoiatria infantile in età scolare
L’ odontoiatria infantile in età scolareL’ odontoiatria infantile in età scolare
L’ odontoiatria infantile in età scolare
 
Cliniche Vitaldent Varese: ortodonzia e bimbi
Cliniche Vitaldent Varese: ortodonzia e bimbiCliniche Vitaldent Varese: ortodonzia e bimbi
Cliniche Vitaldent Varese: ortodonzia e bimbi
 
Turismo dentale come affrotnare la prima visita
Turismo dentale come affrotnare la prima visitaTurismo dentale come affrotnare la prima visita
Turismo dentale come affrotnare la prima visita
 
Ortocranidonzia presentazione
Ortocranidonzia presentazioneOrtocranidonzia presentazione
Ortocranidonzia presentazione
 
Ciamarra Ida. Le OSAS. ASMaD 2010
Ciamarra Ida. Le OSAS. ASMaD 2010Ciamarra Ida. Le OSAS. ASMaD 2010
Ciamarra Ida. Le OSAS. ASMaD 2010
 
Il sistema stomatognatico nel contesto posturale. Craniodonzia.
Il sistema stomatognatico nel contesto posturale. Craniodonzia.Il sistema stomatognatico nel contesto posturale. Craniodonzia.
Il sistema stomatognatico nel contesto posturale. Craniodonzia.
 
Ortodonzia Infantile, intervengono i Dentisti Vitaldent Latina
Ortodonzia Infantile, intervengono i Dentisti Vitaldent Latina Ortodonzia Infantile, intervengono i Dentisti Vitaldent Latina
Ortodonzia Infantile, intervengono i Dentisti Vitaldent Latina
 
Mamma, lo sapevi che?
Mamma, lo sapevi che?Mamma, lo sapevi che?
Mamma, lo sapevi che?
 
Osas
OsasOsas
Osas
 
Sviluppo
SviluppoSviluppo
Sviluppo
 
Uso di Slideshare
Uso di SlideshareUso di Slideshare
Uso di Slideshare
 

Similar to Mat

Linguaggio pediatri
Linguaggio pediatri  Linguaggio pediatri
Linguaggio pediatri imartini
 
Referenti.1.luglio.2010
Referenti.1.luglio.2010Referenti.1.luglio.2010
Referenti.1.luglio.2010iva martini
 
Linguaggio pediatri def 9 marzo 2013
Linguaggio pediatri  def 9 marzo 2013Linguaggio pediatri  def 9 marzo 2013
Linguaggio pediatri def 9 marzo 2013iva martini
 
Linguaggio pediatri def 9 marzo 2013
Linguaggio pediatri  def 9 marzo 2013Linguaggio pediatri  def 9 marzo 2013
Linguaggio pediatri def 9 marzo 2013imartini
 
Lezione linguaggio v
Lezione linguaggio vLezione linguaggio v
Lezione linguaggio vimartini
 
Fontanella
FontanellaFontanella
Fontanellaimartini
 
Sbragi sara 2011-12_es3
Sbragi sara 2011-12_es3Sbragi sara 2011-12_es3
Sbragi sara 2011-12_es3sarasbragi
 
Linguaggio
LinguaggioLinguaggio
Linguaggioimartini
 
Sviluppo del Linguaggio
Sviluppo del LinguaggioSviluppo del Linguaggio
Sviluppo del Linguaggiocentro-sinapsi
 
Lezione Docent gennaio 2015 (Pula), Catina Feresin
Lezione Docent gennaio 2015 (Pula), Catina FeresinLezione Docent gennaio 2015 (Pula), Catina Feresin
Lezione Docent gennaio 2015 (Pula), Catina FeresinCatina Feresin
 
Referenti.1.luglio.2010
Referenti.1.luglio.2010Referenti.1.luglio.2010
Referenti.1.luglio.2010imartini
 
caso clinico luca sabbadini
 caso clinico luca sabbadini caso clinico luca sabbadini
caso clinico luca sabbadiniimartini
 
Lezione linguaggio teorie e sviluppo
Lezione linguaggio teorie e sviluppoLezione linguaggio teorie e sviluppo
Lezione linguaggio teorie e sviluppoimartini
 
Sviluppo linguaggio
Sviluppo linguaggioSviluppo linguaggio
Sviluppo linguaggioimartini
 
Sviluppo linguaggio
Sviluppo linguaggioSviluppo linguaggio
Sviluppo linguaggioiva martini
 
Sviluppo linguaggio
Sviluppo linguaggioSviluppo linguaggio
Sviluppo linguaggioiva martini
 
Sviluppo linguaggio
Sviluppo linguaggioSviluppo linguaggio
Sviluppo linguaggioimartini
 
Berton Progetto Iride a.s. 2013-14
Berton Progetto Iride a.s. 2013-14Berton Progetto Iride a.s. 2013-14
Berton Progetto Iride a.s. 2013-14CTI_Area_Ulss7
 
Berton intercettazione precoce 13 14
Berton  intercettazione precoce  13 14Berton  intercettazione precoce  13 14
Berton intercettazione precoce 13 14CTI_Area_Ulss7
 

Similar to Mat (20)

Linguaggio pediatri
Linguaggio pediatri  Linguaggio pediatri
Linguaggio pediatri
 
Referenti.1.luglio.2010
Referenti.1.luglio.2010Referenti.1.luglio.2010
Referenti.1.luglio.2010
 
Linguaggio pediatri def 9 marzo 2013
Linguaggio pediatri  def 9 marzo 2013Linguaggio pediatri  def 9 marzo 2013
Linguaggio pediatri def 9 marzo 2013
 
Linguaggio pediatri def 9 marzo 2013
Linguaggio pediatri  def 9 marzo 2013Linguaggio pediatri  def 9 marzo 2013
Linguaggio pediatri def 9 marzo 2013
 
Lezione linguaggio v
Lezione linguaggio vLezione linguaggio v
Lezione linguaggio v
 
Fontanella
FontanellaFontanella
Fontanella
 
Sbragi sara 2011-12_es3
Sbragi sara 2011-12_es3Sbragi sara 2011-12_es3
Sbragi sara 2011-12_es3
 
Linguaggio
LinguaggioLinguaggio
Linguaggio
 
Sviluppo del Linguaggio
Sviluppo del LinguaggioSviluppo del Linguaggio
Sviluppo del Linguaggio
 
Slide spalletti
Slide spallettiSlide spalletti
Slide spalletti
 
Lezione Docent gennaio 2015 (Pula), Catina Feresin
Lezione Docent gennaio 2015 (Pula), Catina FeresinLezione Docent gennaio 2015 (Pula), Catina Feresin
Lezione Docent gennaio 2015 (Pula), Catina Feresin
 
Referenti.1.luglio.2010
Referenti.1.luglio.2010Referenti.1.luglio.2010
Referenti.1.luglio.2010
 
caso clinico luca sabbadini
 caso clinico luca sabbadini caso clinico luca sabbadini
caso clinico luca sabbadini
 
Lezione linguaggio teorie e sviluppo
Lezione linguaggio teorie e sviluppoLezione linguaggio teorie e sviluppo
Lezione linguaggio teorie e sviluppo
 
Sviluppo linguaggio
Sviluppo linguaggioSviluppo linguaggio
Sviluppo linguaggio
 
Sviluppo linguaggio
Sviluppo linguaggioSviluppo linguaggio
Sviluppo linguaggio
 
Sviluppo linguaggio
Sviluppo linguaggioSviluppo linguaggio
Sviluppo linguaggio
 
Sviluppo linguaggio
Sviluppo linguaggioSviluppo linguaggio
Sviluppo linguaggio
 
Berton Progetto Iride a.s. 2013-14
Berton Progetto Iride a.s. 2013-14Berton Progetto Iride a.s. 2013-14
Berton Progetto Iride a.s. 2013-14
 
Berton intercettazione precoce 13 14
Berton  intercettazione precoce  13 14Berton  intercettazione precoce  13 14
Berton intercettazione precoce 13 14
 

More from imartini

2 parliamo e discutiamo del bullismo
2 parliamo e discutiamo del bullismo2 parliamo e discutiamo del bullismo
2 parliamo e discutiamo del bullismoimartini
 
Scheda bambino
Scheda bambinoScheda bambino
Scheda bambinoimartini
 
Subitizing
SubitizingSubitizing
Subitizingimartini
 
intelligenza emotiva
intelligenza emotivaintelligenza emotiva
intelligenza emotivaimartini
 
Il quaderno delle_regole_di_matematica
Il quaderno delle_regole_di_matematicaIl quaderno delle_regole_di_matematica
Il quaderno delle_regole_di_matematicaimartini
 
comunicazione_non_verbale
 comunicazione_non_verbale comunicazione_non_verbale
comunicazione_non_verbaleimartini
 
osservazione fattoei di rischio dsa
osservazione fattoei  di rischio dsaosservazione fattoei  di rischio dsa
osservazione fattoei di rischio dsaimartini
 
Prerequisiti
Prerequisiti Prerequisiti
Prerequisiti imartini
 
Per sito-prerequisiti-letto-scrittura
Per sito-prerequisiti-letto-scrittura Per sito-prerequisiti-letto-scrittura
Per sito-prerequisiti-letto-scrittura imartini
 
Dispensa dsa
Dispensa  dsaDispensa  dsa
Dispensa dsaimartini
 
Dentro ai dsa n
Dentro ai dsa nDentro ai dsa n
Dentro ai dsa nimartini
 
stili di apprendimento
stili di apprendimentostili di apprendimento
stili di apprendimentoimartini
 
Dsa fasce eta
Dsa  fasce etaDsa  fasce eta
Dsa fasce etaimartini
 
Sviluppo percettivomotorio
Sviluppo percettivomotorio Sviluppo percettivomotorio
Sviluppo percettivomotorio imartini
 
prerequisiti della scrittura
prerequisiti della scritturaprerequisiti della scrittura
prerequisiti della scritturaimartini
 

More from imartini (20)

2 parliamo e discutiamo del bullismo
2 parliamo e discutiamo del bullismo2 parliamo e discutiamo del bullismo
2 parliamo e discutiamo del bullismo
 
Scheda bambino
Scheda bambinoScheda bambino
Scheda bambino
 
Subitizing
SubitizingSubitizing
Subitizing
 
intelligenza emotiva
intelligenza emotivaintelligenza emotiva
intelligenza emotiva
 
Il quaderno delle_regole_di_matematica
Il quaderno delle_regole_di_matematicaIl quaderno delle_regole_di_matematica
Il quaderno delle_regole_di_matematica
 
comunicazione_non_verbale
 comunicazione_non_verbale comunicazione_non_verbale
comunicazione_non_verbale
 
Adhd u
Adhd uAdhd u
Adhd u
 
DSA
DSADSA
DSA
 
osservazione fattoei di rischio dsa
osservazione fattoei  di rischio dsaosservazione fattoei  di rischio dsa
osservazione fattoei di rischio dsa
 
Prerequisiti
Prerequisiti Prerequisiti
Prerequisiti
 
Per sito-prerequisiti-letto-scrittura
Per sito-prerequisiti-letto-scrittura Per sito-prerequisiti-letto-scrittura
Per sito-prerequisiti-letto-scrittura
 
scrittura
scritturascrittura
scrittura
 
Dispensa dsa
Dispensa  dsaDispensa  dsa
Dispensa dsa
 
Dentro ai dsa n
Dentro ai dsa nDentro ai dsa n
Dentro ai dsa n
 
dislessia
dislessiadislessia
dislessia
 
stili di apprendimento
stili di apprendimentostili di apprendimento
stili di apprendimento
 
DSA
DSADSA
DSA
 
Dsa fasce eta
Dsa  fasce etaDsa  fasce eta
Dsa fasce eta
 
Sviluppo percettivomotorio
Sviluppo percettivomotorio Sviluppo percettivomotorio
Sviluppo percettivomotorio
 
prerequisiti della scrittura
prerequisiti della scritturaprerequisiti della scrittura
prerequisiti della scrittura
 

Mat

  • 1. 1 Materia: Psicologia dei disturbi dell’apprendimento Docente: Dr.essa Barbara Arfé Indici prelinguistici dello sviluppo fonologico e lessicale Relatori: Coffani Anna, Magdici Cristina, Tommasini Beatrice, Zambon Angela,
  • 2. 2 I bambini con sviluppo classico imparano a parlare velocemente e senza sforzo: • attraverso esposizione al linguaggio adulto • senza insegnamento preciso Apprendimento graduale: 1. pianto 2. balbettio 3. lallazione 4. modello di linguaggio complesso
  • 3. 3 hanno limitazioni nello sviluppo del linguaggio, pur non avendo nessun tipo di patologia riscontrabile. Gli studiosi parlano di DISTURBO SPECIFICO DEL LINGUAGGIO (DSL) • Indagine: 8-10 % bambini 3/5 anni • Conseguenze: 50-70 % difficoltà scolastiche, nella vita sociale e professionale MODULAZIONE POSITIVA: il trattamento precoce attenua gli effetti del disordine. È difficile individuare soggetti con DSL entro i 3-4 anni (prove standardizzate e diverso sviluppo) anche se la precoce diagnosi porterebbe a risultati migliori. Per un certo numero di bimbi questo processo di sviluppo risulta anomalo
  • 4. 4 Studi recenti: relazione tra sviluppo vocale prelinguistico e linguaggio; Obiettivo: valutare continuità fonetica e vedere quali vocalizzazioni sono predittive nello sviluppo linguistico. Locke  ha esaminato la similarità tra forme fonetiche del babbling e le prime parole suoni e sillabe simili, continuità fonetica e luogo-modo di articolazione;  ha identificato che i bambini a 11-12 mesi utilizzano mediamente 12 consonanti;  ha riscontrato che la sillaba CV del babbling è tipica delle prime parole; Gammon ha evidenziato il legame tra sviluppo vocale prelinguistico e sviluppo linguistico successivo tramite:  quantità di vocalizzazioni  quantità e qualità delle consonanti Queste prestazioni, se sviluppate, incidono positivamente su: • ampiezza del vocabolario • lunghezza media dell’enunciato • abilità di lettura
  • 5. 5 i bambini con un buon babbling hanno capacità motorie e neurologiche meglio sviluppate. possono avere un repertorio più ampio di suoni e sequenze di suoni a cui associare i significati delle prime parole. Età Stadio Protofoni* Acquisizione infrafonologica 0-2 mesi FONAZIONE suoni quasi vocalici normale fonazione 1-4 mesi PRIMA ARTICOLAZIONE “gooing” o “cooing” suoni velari fonazione e limitati movimenti articolatori 3-8 mesi ESPANSIONE suoni pienamente vocalici e babbling marginale risonanza piena, movimenti lenti di chiusura e apertura 5-10 mesi CANONICO babbling canonico articolazione pienamente temporalizzata * si riferiscono solo ai suoni specifici degli esseri umani, considerati i precursori della capacità di parola.
  • 6. 6 Il bimbo produce: • suoni vegetativi; • “crying”; • brevi vocalizzazioni, “quasi vocali”: prodotte con fonazione normale ma con tratto vocale in posizione rilassata, senza particolari posizioni di lingua e labbra. Il bimbo esegue dei movimenti del tratto vocale, spesso dovuti al contatto tra la parte posteriore della lingua e la parte posteriore del palato suoni posteriori (gooing & cooing) Il bimbo produce: • nuovi movimenti nel tratto vocale che creano suoni pienamente vocalici di diversa altezza, ampiezza, durata e qualità vocalica; • raspberries, cioè suoni con il tratto vocale chiuso; • bubbling marginale, cioè sillabe primitive formate da sequenze di suoni pienamente vocalici e suoni chiusi. Il movimento tra l’apertura e chiusura della bocca è molto lenta
  • 7. 7 Il bimbo produce sequenze di apertura e chiusura con fonazione normale ovvero sillabe ben formate dove la transizione tra consonante e vocale è rapida come nel linguaggio adulto; questi suoni assomigliano alle prime parole. Durante questa fase: - Il repertorio dei foni è abbastanza limitato le consonanti più usate sono stop e nasali così come le vocali aperte ( [a] [E] [@] ); quest’ultime costituiscono la maggior parte delle produzioni; - l’articolazione velare diminuisce mentre aumentano i suoni anteriori, cioè dentali e labiali; -le sequenze monosillabiche sono meno frequenti di quelle MULTISILLABICHE BUBBLING REDUPLICATO (ripetizione della stessa sillaba, più frequenti in questa fase) BUBBLING VARIATO (sequenze di sillabe diverse per la consonante e/o la vocale, più utilizzate verso i 9/10 mesi)
  • 8. 8 Balbettio o lallazione = babbling canonico o sillabe canoniche precursori del linguaggio Le vocalizzazioni prelinguistiche seguono una regolare sequenza di stadi: I. suoni pre-intenzionali e rumori vegetativi; II. comunicazione intenzionale e produzione di parole. Nel passaggio dalla comunicazione prelinguistica al linguaggio non cambia la natura delle intenzioni comunicative dei bambini. Babbling canonico Durante questo stadio il bimbo produce sillabe ben formate, simili al linguaggio adulto e con determinate caratteristiche:  fonazione normale;  movimenti del tratto vocale durante la fonazione;  risonanza piena durante la produzione dei suoni vocalici;  transizione rapida: movimenti ben temporalizzati nel passaggio della chiusura della consonante all’apertura della vocale.
  • 9. 9 Le sillabe canoniche sono facilmente identificabili, essendo simili al linguaggio adulto, per il movimento rapido di apertura della bocca per la produzione della vocale e di chiusura per la consonante. Questa serie di sillabe ben formate sono somiglianti a degli schemi motori e temporali (es: battere con la mano e/o piede). La nascita pretermine di un bimbo non comporta, nel primo anno, un ritardo nello sviluppo vocale o di altre capacità motorie, ma anzi sembra accelerarlo, tuttavia questi comportamenti una volta sviluppati non sono così frequenti rispetto ai bimbi con sviluppo classico. Il linguaggio ha una componente specialistica: tramite l'esercizio si può migliorare il controllo e la precisione con cui il movimento viene eseguito il bimbo esercitando i movimenti che configurano il tratto vocale, in maniera da farli diventare automatici, diventa più abile nella produzione di particolari suoni e sequenze. Vihman & Gammon: i bimbi con sviluppo classico formano le prime parole con le sillabe e i suoni del babbling mentre quelli con uno sviluppo più lento (vocabolario più ristretto) hanno un repertorio limitato di sillabe nel babbling. L’esercizio nella produzione delle sillabe canoniche del babbling è importante anche per il FEEDBACK.
  • 10. 10 le parole degli altri le proprie produzioni Entrambe queste esperienze sono fondamentali per l’acquisizione del linguaggio: le sensazioni uditive che il bimbo riceve nel sentire le proprie vocalizzazioni e le produzioni altrui sono alla base della PAROLA FEEDBACK LOOP: il bimbo per produrre e controllare meglio le proprie produzioni presta attenzione alle parole adulte che assomigliano al proprio babbling canonico Bimbi: 2 tipi di input vocale Produzione bimbo Parole acquisibili dal modello adulto Sillabe: pa, papa Papà, palla, pappa L’esercizio e il feedback sono aspetti correlati:  la pratica comporta la produzione di suoni;  il feedback implica l’udire e il controllo delle produzioni. Tuttavia anche la mancanza di pratica può ritardare lo sviluppo (es: studi su bambina tracheotomizzata) Per imparare a parlare bisogna che il bimbo riconosca:  la relazione fra i propri movimenti nel cavo orale e il segnale acustico che ne risulta  la somiglianza fra le proprie produzioni e il linguaggio adulto È possibile la pratica senza feedback ma non viceversa (es: bimbi sordi)
  • 11. 11 generalmente hanno grosse difficoltà ad apprendere il linguaggio orale, hanno ritardi nell’inizio del babbling canonico, che può iniziare anche tempo dopo i 10 mesi d’età. I bimbi sordi non vocalizzano come i bimbi udenti, come si è sempre sostenuto, ma le loro vocalizzazioni sono di tipo precanonico. FINO ALLO STADIO ESPANSIONE: sviluppo vocale nella norma - tempi - quantità - qualità delle vocalizzazioni DOPO GLI 8 MESI: la varietà delle consonanti prodotte diminuisce in modo marcato, produzione maggiore di consonanti labiali forse dovute alla visibilità dei movimenti. però MANCANZA DI BABBLING CANONICO ACQUISIZIONE LENTA del B. C . appresa attraverso: - residue capacità uditive; - altre capacità dei sensi.
  • 12. 12 Possono essere identificati già dalla nascita e quindi è possibile seguire il loro sviluppo fin da subito; le loro capacità prelinguistiche non sono molto diverse da quelle dei sogg. normali. Studi recenti hanno evidenziato:  ritardo lieve nell’inizio del babbling canonico;  bassa frequenza di produzione di sillabe a 16 mesi;  grave ritardo nello sviluppo di comportamenti motori;  ritardo lessicale. La maggior differenza fra bambini normali e bambini Down è nella comparsa delle prime parole e nello sviluppo linguistico successivo. Inoltre l’ampliamento del vocabolario risulta lento così come l’uso di parole. Anche se lo sviluppo del babbling canonico è ritardato questo comportamento ha una forza tale da emergere anche in presenza di gravi ostacoli.
  • 13. 13 Il babbling canonico è un indice: a) presente in popolazioni diverse; b) predittivo perchè offre la possibilità di evidenziare precocemente delle anomalie nello sviluppo linguistico che le procedure standard non sempre sono in grano di identificare; c) facilmente riconoscibile. Requisiti: 1. il metodo deve essere applicabile in modo preciso e a basso costo (es: interviste telefoniche ai genitori che descrivono le vocalizzazioni dei propri figli); 2. il ritardo deve essere stabilito indipendentemente da disabilità fisica; 3. l’inizio ritardato del babbling deve essere associato ad un disordine del linguaggio. I bimbi con DSL hanno un ritardo nella produzione del vocabolario ma non nella comprensione. È possibile che le condizioni che producono il babbling ritardo e il lento sviluppo del vocabolario siano determinate da: - una capacità fonologica limitata; - difficoltà nella rappresentazione mentale dell’informazione fonologica. Queste difficoltà possono portare a difficoltà della comunicazione linguistica e della lettura DSL.
  • 14. 14 La capacità di produrre sillabe canoniche è una condizione necessaria ma non sufficiente per lo sviluppo delle complesse capacità di linguaggio. Esiste una correlazione tra acquisizione del lessico e sviluppo linguistico futuro ma non un rapporto di causalità. Sembra che la capacità di babbling anche se allenata non comporti un miglioramento nello sviluppo linguistico Al disturbo del linguaggio sono correlati anche aspetti non linguistici come: - scarsa socializzazione; - difficoltà d’attenzione; - preferenza comunicazione gestuale piuttosto che vocale. Anche attraverso il gioco possiamo osservare comportamenti importanti per lo sviluppo linguistico (es: gioco simbolico e sequenze d’azioni).
  • 15. 15 Materia: Psicologia dei disturbi dell’apprendimento Docente: Dr.essa Barbara Arfé Il gesto di indicare con intenzione dichiarativa nello sviluppo comunicativo Relatori: Coffani Anna, Magdici Cristina, Tommasini Beatrice, Zambon Angela,
  • 16. 16 OBIETTIVO: analizzare il ruolo dell’ intenzione dichiarativa del gesto di indicare nello sviluppo comunicativo del bambino nel periodo del primo anno di vita. Il gesto di indicare è utilizzato con 2 diversi intenti comunicativi: 1) INTENZIONE RICHIESTIVA: per richiedere un oggetto o un’azione desiderati 2) INTENZIONE DICHIARATIVA: per condividere con l’interlocutore l’interesse/l’attenzione su un evento esterno. Secondo Camaioni, queste due intenzioni sottendono diverse capacità socio- cognitive: 1. Il bambino vuole influenzare il comportamento dell’interlocutore per raggiungere uno scopo; questa intenzione riflette: – una semplice aspettativa sul comportamento dell’altro; – la capacità di usare strumenti sociali; – una rappresentazione dell’altro come agente autonomo (agentività). 2. Il bambino vuole influenzare l’attenzione dell’altro sul mondo esterno, indica per condividere un’esperienza o per commentare; questa intenzione riflette: – la capacità di usare uno strumento costituito da un atto comunicativo; – una rappresentazione dell’altro come soggetto intenzionale (soggettività), capace di intrattenere relazioni psicologiche con l’ambiente esterno.
  • 17. 17 • Secondo Camaioni, solo l’intenzione dichiarativa è una vera intenzione comunicativa perché non ha altro scopo se non quello di comunicare. • La comunicazione intenzionale implica: - capacità cognitive uso di strumenti e agentività - competenze sociali conoscenza degli altri come persone • Le capacità sottostanti l’intenzione dichiarativa sono più complesse ed evolute, probabilmente prima si forma l’intenzione richiestiva e poi quella comunicativa; entrambe si esprimono attraverso azioni ritualizzate, vocalizzi e gesti. Risultati degli studi sul gesto di indicare: 1) la capacità di orientare l’attenzione di un’altra persona su qualcosa compare tre 8-16 mesi; 2) la frequenza del gesto di indicare aumenta tra la fine del primo anno e la metà del secondo, momento in cui inizia a diminuire; 3) il gesto di indicare spesso è accompagnato da vocalizzi e da sguardo verso l’interlocutore: • a 12 mesi guardano l’interlocutore dopo aver indicato un bersaglio; • a 16 mesi prima di produrre il gesto osservano lo sguardo dell’interlocutore; • con l’età aumentano gli sguardi multipli al partner in accompagnamento al gesto; • il bimbo impara gradualmente a comunicare in modo più efficace. Insieme alla capacità di produrre il gesto di indicare, il bambino impara la capacità di comprendere l’indicare compiuto dall’interlocutore: • fino circa 9 mesi non comprende il gesto e guarda il dito di chi indica • verso i 12 mesi comprende il gesto ma guarda gli oggetti indicati solo se rientrano nel suo campo visivo e identifica correttamente l’oggetto indicato ignorando altri oggetti vicini • a 18 mesi riesce a orientarsi correttamente anche verso gli oggetti posti alle sue spalle.
  • 18. 18 Risultati di alcuni studi: • I.R. e I.D. compaiono circa nello stesso periodo, tra 11 e 13 mesi (Camaioni); • sono manifestazioni diverse di un medesimo meccanismo cognitivo capacità di differenziare i mezzi dagli scopi e di utilizzare intenzionalmente strumenti per raggiungere obiettivi; • intorno a un anno prevalgono i gesti richiestivi, alla fine di 2 anni sono più usati i gesti “informativi” -tra i quali l’indicare- (Blake). Un primo studio si è posto l’obiettivo di verificare l’ipotizzato dècalage tra I.R. e I.D dell’indicare (Perucchini) (= letteralmente significa sfasamento, mancanza di corrispondenza o di parallelismo; si riferisce al fatto che si vedono spesso sviluppi cognitivi analoghi che si presentano in età diverse) Sono state predisposte delle situazioni di laboratorio suscettibili ad elicitare la produzione e la comprensione del gesto di indicare con intenzione richiestiva e dichiarativa; sono stati osservati 14 bambini bilanciati per genere, di età compresa tra 11-14 mesi.
  • 19. 19 condizione intenzione indotta modalità indagata stimoli e n. prove procedura 1) OGGETTO VICINO RICHIESTIVA produzione macchinina carica, scatola musicale 4+4 1. lo sperimentatore richiama l’attenzione del bambino e aziona lo stimolo vicino a sé ma distante dal bimbo; 2. quando il bambino produce una risposta allo stimolo lo sperimentatore guarda e commenta lo stimolo; 3. porge lo stimolo al bambino e lo lascia giocare 2) OGGETTO VICINO RICHIESTIVA comprensione macchinina con pupazzetto, telefono con cornetta 4+4 1. lo sperimentatore richiama l’attenzione del bambino e pone lo stimolo vicino al bimbo 2. indica lo stimolo e chiede al bimbo di poter mettere il pupazzo sulla macchina o la cornetta sul telefono 3. aspetta la risposta del bimbo 3) EVENTO- LONTANO DICHIARATIVA produzione farfalle mobili, papera mobile 4+4 1. lo sperimentatore di nascosto dal bambino, aziona lo stimolo appeso al soffitto lontano da entrambi 2. lo sperimentatore guarda il bimbo in silenzio 3. quando il bimbo indica o produce un comportamento in reazione allo stimolo, risponde guardando e nominando l’evento 4) OGGETTO- VICINO RICHIESTIVA comprensione figura uccello, suono campanella 4+4 1. lo sperimentatore indica lo stimolo quando il bambino lo sta guardando 2. mentre indica guarda in modo alternato il bambino e lo stimolo
  • 20. 20 Le osservazioni sono trascritte e codificate scopo: attribuire ai bambini la capacità di produrre e comprende: l’ I.R. e l’ I.D. Codifica effettuata perché il contesto in cui si verifica un gesto di indicare non determina direttamente e obbligatoriamente la sua intenzione comunicativa. Manuale di codifica permette di identificare l’ I.R. o l’ I.D. del gesto di indicare prodotto o compreso. • Nel caso della produzione: l’intenzione del gesto è interpretata a partire dai comportamenti del bambino che accompagnano il gesto e dalla reazione alla risposta dell’adulto. • Nel caso della comprensione: si studiano i comportamenti del bambino come risposta all’indicare dell’adulto. Dall’analisi dei dati emerge che: • a 11 mesi prevale l’ I.R. mentre a 14 mesi sono presenti sia I.R. sia I.D. • si possono ipotizzare 3 diversi andamenti evolutivi: • uno di compresenza in cui le due intenzioni sono acquisite contemporaneamente • due di dècalage richiestiva-dichiarativa in cui l’ I.R. precede l’ I.D. • alcuni bambini hanno presenti entrambe le strategie a 11 mesi, altri non le hanno entrambe a 14 mesi notevoli differenze individuali. Non è stato possibile individuare nessun andamento evolutivo; questo problema ha portato ad una perdita di soggetti perché i bambini osservati avevano tutti 11 e 14 mesi.
  • 21. 21 Un secondo studio (Perucchini e Camaioni) ha previsto l’utilizzo di strumenti di indagine indiretti, in particolare un questionario compilato dai genitori, che permette di compiere indagini su scala più ampia e affrontare meglio la questione delle differenze individuali; la possibilità di disporre di uno strumento agile nella somministrazione e poco impegnativo per il genitore permette al ricercatore di rilevare il gesto di indicare nel momento in cui compare e indipendentemente dall’età cronologica. È stato costruito il “Questionario sull’ uso del gesto di indicare nel bambino”: 1.permette di identificare e valutare con quale intenzione i bambini indicano nella vita quotidiana 2.viene somministrato a bambini che hanno appena iniziato ad indicare (di età compresa tra 8-15 mesi) 3.il genitore deve rilevare quali oggetti/eventi il figlio indica e come si comporta in queste occasioni 4.prevede situazioni che riguardano sia l’intenzione richiestiva sia l’intenzione dichiarativa Risultati: •la maggior parte dei bambini indicano con intenzione richiestivi o con entrambe le intenzioni; •maggior presenza dell’andamento evolutivo di compresenza; •raramente si è verificato il dècalage dichiarativa-richiestiva. CONCLUSIONI: Questi studi sul gesto di indicare con intenzione richiestiva e dichiarativa nei bambini con sviluppo tipico, confermano la concezione secondo la quale l’intenzione dichiarativa sottende capacità socio-cognitive, come la soggettività e l’attribuzione di stati psicologici, più evolute rispetto alle capacità implicate nell’ intenzione richiestiva
  • 22. 22 CARATTERISTICA PRINCIPALE AUTISMO: mancato o anomalo sviluppo sociale e comunicativo. I bimbi con autismo sono abili nell’esprimere richieste su oggetti, azioni e routine sociali attraverso:  i gesti (es: indicare una figura sul libro);  il dare;  le azioni ritualizzate. Tuttavia non utilizzano i gesti per condividere un’esperienza con l’interlocutore (NO GESTO DI INDICARE CON INTENZIONE COMUNICATIVA) Maggiore facilità nell’acquisire l’intenzione richiestiva piuttosto che quella dichiarativa. Le difficoltà dei soggetti con sindrome di autismo nell’uso dell’indicare dichiarativo non sono legate a fattori motori ma piuttosto all’esperienza socio-cognitiva di condividere l’attenzione e l’interesse con un’altra persona.
  • 23. 23 Concezione teorica: importanza del gesto di indicare per acquisizione del linguaggio continuità tra comunicazione gestuale e verbale (importanza del gesto di indicare per lo sviluppo della referenza). Studi hanno dimostrato che il precoce e il maggior uso del gesto di indicare da parte dei bimbi migliora nel tempo lo sviluppo delle capacità linguistiche espressive e recettive (questo vale anche per i bimbi autistici). L’uso dei gesti deittici, tra cui quello di indicare, precede la comparsa delle singole parole mentre le combinazioni gesto-gesto e quelle gesto- parola anticipano la comparsa di espressioni formate da due parole. L’attenzione condivisa e l’intenzione comunicativa dichiarativa, al contrario di quella richiestiva, sono i migliori predittori del successivo sviluppo linguistico.
  • 24. 24 • Importanza dell’intenzione dichiarativa, tramite il gesto di indicare, nello sviluppo delle capacità socio-cognitive evolute per i bimbi nel primo anno di vita. • Necessità di possedere una rappresentazione dell’altro come soggetto dotato di stati psicologici per usare l’indicare dichiarativo. • Décalage nello sviluppo comunicativo: intenzione richiestiva del gesto prima di quella dichiarativa. • Il ritardo dell’intenzione dichiarativa del gesto di indicare può costituire un indice di rischio per lo sviluppo comunicativo e linguistico intenzione dichiarativa: indice precoce per la diagnosi di sindrome di autismo. • Metodologia per comprendere e produrre il gesto di indicare richiestivo e dichiarativo: procedura sperimentale e questionario.