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L’incontro mancato, Turisti, Nativi,
Immagine
M. Aime

"Certo turismo non potrà mai essere etico né sostenibile, visto che per andare in Mali si
spende otto volte l'equivalente del reddito annuo di una famiglia locale" scriveva anni fa
Marco Aime ed il "turismo responsabile" è uno degli argomenti che Marco affronta in
questo saggio uscito in Bollati Boringhieri. E come ricercatore, Aime fa tesoro anche
della sua esperienza con numerosi gruppi che ha accompagnato in Africa ed in altre
parti del mondo. Soprattutto la vastissima esperienza di quel laboratorio che è tutt'ora
"Avventure nel Mondo", un dinamico gruppo di diverse migliaia di viaggiatori, che ha
sempre rifiutato l'etichetta di "alternativo" e di "turismo responsabile" pur essendo in
Italia l'antisegnano a cui si sono ispirate tante nuove organizzazioni che dell'etico e del
sostenibile han fatto un marchio ed un business. Esperienze di incontro che nascono nel
1974, documentate in un notiziario periodico e da un paio di ricerche sociologiche
condotte                                       dal                                    CNR.
Il fulcro del libro verte su una domanda: c'è un equivoco di fondo presente anche nel
turismo che cerchi di essere rispettoso dell' "altro" ? Vedere cose diverse, ecco
l’equivoco che spesso attraversa l’incontro del turista con un mondo lontano dal suo.
Sono sempre più diffuse forme di turismo che si pongono in alternativa ai modelli di
massa, e che stanno tentando, per voce di associazioni, ONG e organizzazioni varie, di
proporre un tipo diverso di incontro con l’altro. Il cosiddetto turismo responsabile, etico,
sostenibile ha dato vita a nuovi immaginari, a nuovi «esotismi», che spostano il turismo
dalla sua tradizionale dimensione di svago a quella dell’esperienza. Il turismo esotico in
genere è caratterizzato da tre paradossi: l’impossibile ricerca dell’autenticità; un certo
fondo di paura; lo spazio vuoto dell’incontro, la cosiddetta «bolla ambientale».
Bolla che è il prodotto degli sforzi messi in atto dai molti mediatori che accompagnano
il turista (dal tour operator alla guida locale) per attenuare lo shock dell’incontro:
incontrare l’Africa, l’Asia o l’Australia senza mai provarle pienamente. Nemmeno le
forme alternative di turismo proposte oggi sono immuni da tale mediazione. Se da un
lato si cerca un maggiore apprezzamento della diversità culturale, dall’altro, però, la
breve e superficiale presentazione del patrimonio culturale di una popolazione,
attraverso gli eventi organizzati che sono tipici del turismo, può portare a dei malintesi e
alla stereotipizzazione. La costruzione dell’immaginario turistico, sia esso fondato
sull’esotismo o sull’attenzione alle questioni sociali, come nel caso del turismo
alternativo, dà sempre vita a chiavi di lettura che ci accompagnano fin dalla partenza e
che spesso finiscono per aprire una sola porta d’accesso ai mondi visitati: quella per gli
stranieri.



-Già alla fine degli anni sessanta, sopratutto nei paesi del nord Europa, molti grupo
alternativi cominciarono a occuparsi del turismo, denunciandone l’eccesivo impatto
socioeconomico sulle mete di destinazione e tentanto di sottrarlo, almeno u parte, al
circuito commerciale dominante. Lo scopo era dare al turismo un volto meno
consumistico e più consapevole, con particulare reguardo ai viaggi verso i paesi del Sud
del mondo.


-Per quanto reguarda l’Italia, l’dea di un turismo diverso da quello convenzonale si è
formata e diffusa nell’ambiente dell’ asociacionismo e Della cooperazione
internazionale. In diabtitto nel nostro paese assume una certa consistenza a partire dagli
anni novanta, grazie al contributro Della revista “Airone” e in particular modo degli
articoli di Duccio Canestrini, all’attività dell’associazione RAM (Roba dell’altro
mondo) promossa da Renzo Garrone, e agli scritti di giornalisti come Beppe Severgnini,
e altri che iniziano a riffletere sull’impatto e le implicazioni del turismo. Nel 1997 nasce
l’Aitr, Associazione Italiana turismo responsabile, promossa da 11 associazioni che
hanno sottoscritto la Carta d’identità pèr viaggi sostenibili, firmata a Verona nello
stesso anno.


-Oggi troviamo sul mercato numerose proposte di viaggio, che si pongono come
alternative a quelle fornite dai tour operator classici. La loro diversità starebbe nel
contrapporsi a quella che Renzo Garrone definisce “una nuova linea di sviluppo del
colonialismo”.
Sostenibile/ Responsabile
Il termine sostenibile rimanda infatti a consideración di natura prevalentemente
quantitaviva, mentre responsabile ed etico fanno leva sopratutto sul fattore morale e
portanto si muovov su un piano piè cualitativo.
Due sono infatti le istanze principali poste dai fautori di questo turismo alternativo
rispetto a quello di massa: non provocare impatti devastanti sull’ambiente e incurre un
miglioramento economico nei contesti visitati.



Primo articolo Della Carta per un turismo sostenibile redatatta a Lanzarote nel 1995:
“Lo sviluppo del turismo debe essere basato sul criterio Della sostenibilità, deve essere
ecologicamente sostenibile nel Lungo periodo, económicamente conveniente,
eticamente e socialmente equo nei riguardi delle comunità locali.
Turismo sostenible = sviluppo sostenible, questa sembra èssere l’equazione.

-Al di là delle aspirazioni dei teorici dello sviluppo, doppo una cinquantina d’anni di
espereienze l’unico sviluppo esistente è quello reale, cioè l’espansione del modello
occidentale. Svilippo e turismo sono pressoché interamente gestiti dal mondo
occidentale, esportare turisti rappresenta nella Maggior parte dei casi un guadagno
propio per i paesi occidentali, che hanno in mano strutture e infrastrutture turistiche
internazionali.
Noi occidentali, siamo abituati a pensare lo sviluppo come “naturale”, in quanto
abbiamo trasportato la metafora biologica (ogni essere vivente nasce e si sviluppa) sul
piano delle società, omettendome peró la fase finale: con il tempo quell’ essere declina e
muore. Tale omissione finisce col far apparire natural eche si debba creceré in
continuazione, senza limiti.
Carta BEL PAESE BUON TURISMO, redacta nel 2002 dall’ Airtr, formula una serie di
principi che Duccio Canestrini riassume così:
-Chiedi quale percentuale del prezzo del viaggio va alle comunità ospitanti.
-Sé possible. Arrangiati con la lengua locale senza imporre la tua.
-Non ostentare ricchezza stridente rispetto al tenore di vita locale.
-Non adoptare comportamenti offensivi per usi e costumi locali
-Non cercare l’esotico, cerca l’autentico
…..
Flavio Sangalli, autori di una recerca sul turismo sociale “È necessario un profundo
cambio di paradigma nel modo di concepire il turismo. Dobbiamo passare dallo
sviluppo del turismo al turismo dello sviluppo”. Se il turismo deve innescare sviluppo, il
rischio è che si inserisca come enésimo fattore di una crescita economica
necesariamente legata a aun altrettanto Crescente consumo di risorse.
La valorizzacione delle culture locali è uno dei punti fondamentali di distinzione dal
turismo classico. Anche l’esperienza “vera” e costruita e organizzata. (se refiere a
cuando organizan bailes, y rituales típicos solo para que los vean los turistas…)


Colin Hunter: “Il turismo ha sempre implicato la mercificazione della natura e di altri
aspetti ambientali dell’ area in cuestione in quanto prodotti che vengono vendutti al
turista” Come afferamno i sotenitori di Tourism Concencer, nessun turismo può essere
considerato sostenibile.

Quello dei cosidetti viaggi all inclusive, è gestito da altrettando grandi tour operator
occidentali, che accentrano nelle loro mani l’intero pacchetto del viaggio, lasciando una
minima parte del Budget nelle destinazioni di arrivo. In Kenya, nel caso dei villaggi
turistici sull’oceano Indiano rimane il 30% del prezo pagato dal turista. A Maurizio solo
il 10% del costo dei pacchetti rimane nel paese. Tenendo conto che in molti casi le
compagnie aeree utilizzate sono a capitale occidentale e che gli alberghi sono gestiti
dagli stessi tour operator, appare evidente come solo un quinto Della cifra spesa dal
turista vada a favore del paese di destinazione. Per bilanciare questo equilibrio, sotto il
profilo logistico le associazioni di turismo responsabile propongono lo stile di viaggio
dei turisti che si muovono in autonomia e con Budget ridotti: GLOBETROTTER.:
Si tratta di una forma di turismo “povero” sotto certi aspetti, o almeno così viene
percebito dalla Maggiore parte dei governi dei paesi del Sud del mondo. In alcuni stati,
come il Buthan, tale tipo di turismo è addirittura vietato, la Maggiore parte degli accordi
dei governi infatti, sono rivolti a favorire un turismo di lusso che prevede Budget piu
elevati e un presunto Maggiore affluso di denaro.
Complessivamente resulta che i turisti “zaino in spalla” spendono in loco piú di quanto
non facciiano i loro omologhi all inclusive. Ayudan más al lugar porque gastan más
dinero en lugares menos lujosos pero gestionados por gente local (bares, taxis,
autobuses…). I nativi preferiscono i backpackers, i quali sono gli uncí a offrire loro la
possibilità di gestire il turismo su lterritorio. La popolazione retiene Molto meglio avere
a chef are con turisti semplici piuttosto che con turisti “climatizzati”.


TEORIA DELLO SVILUPPO ORGANICO. ERIK COHEN.
La portata positiva o negativa del turismo starebbe, secondo Cohen, nel grado di
coinvolgimento e partecipazione Della comunità locale. Nella misura in cui nativi
riescono a gestire il propio territorio e quindi il propio sviluppo, allora il turismo può
rappresentare, almeno sul piano economico una risorsa. Quando invece a dentare le
regole sono agenti esterni, come nel caso dei grandi operatori turistici, allora si tratta di
sviluppo indotto, una formula che porta pochi vantaggi agli indigeni.




DILEMMA SUL TURISMO: RISORSA O SFRUTTAMENTO?
Lo sviluppo di un’industria turistica modifica tuttavia l’organizzacione del territorio e,
conseguentemente, la geografia umana, orientano diversamente i flussi migratori
interni. Ejemplo_ grazie all ‘arrivo di denaro straniero, nella valle dell’Everes si è
venuta a creare un ‘economia di mercato, con prezzi decisamente più elvati respetto al
resto. Una sorta di “bola economica” avulsa dal resto del paese, un pezzo d’Occidente
incastonato tra le montagne himalayane.
Lo equilibrio tra questa regione e le altre ne ha inevitabilmente fatto un polo di
attrazione per gli abitanti delle vallate vicine.
Un alpinista consuma in media Otto volte la quantità di lengame di un trekker e venti
volte quella utilizzata da una famiglia indigena.
Le conseguenze Della deforestazione sono visibili anche nella progressiva erosione del
suolo, in seguito alle sempre più frequenti alluvioni, che causano inoltre un declino
Della fertilità dei campi.
Possiamo notare come anche una forma di turismo considerata soft, come quella “a
pierdi e zaino in spalla” non sia immune del trascinarsi dietro il suo carico di problemi
connessi all’incontro.

È difficle pensare che l’incontro turista-nativo possa basarsi su un raporto etico. I turisti
responsabili non possono evitare l’ostentazione, seppur involuntaria, di una ricchezza
relativa non indiferente, che rimanda a un modello di vita occidentale e alimenta
Desiderio e fustrazione.

COLIN HUNTER:
Nella Maggiore parte dei casi il ruolo del turista è caratterizzato dalla contemplazione
piuttosto che da un vero coinvolgimento: si observa, ci si stupice, si fotografa e spesso
si discute su ciò che si è visto tra i turisti stessi. (Nunca llegan a integrarse del todo)


DENNISON NASH reprende la definizione di straniero coniata da Georg Simmel per
applicarla al turista: lo straniero è come un visitatore che non condivide gli elementi
essenziali Della vita di chi lo ospita. Nasce allora la tendera allo stereotipo e alla
categorizzazione: locale e stranieri finiscono per trattarsi l’un a l’altro sempre più come
oggetti.
Nell’ambito del turismo responsabile, l’incontro viene costruito per cercare di offrire al
viaggiatore una nuova visione più approfondita e problemática, ma un incontro prevede
due Autori, e gli altri sembrano assumere ancora una volta il ruolo di “osservati”, forse
con Maggiore attenzione ma comunque legati alle iniziative dei turisti. I turisti fanno
parte di un processo di penetrazione dell’Occidente nella terra altrui i non possono
evitare di innescare alcuni cambiamenti.
Il fatto di essere venuto in un paese del sud del mondo implica, nella sua ottica, una
differenza fondamentale, direi ideologica, rispetto alla massa che si dirige vero le
spiagge asólate e le località alla moda. Ai nativi, i turisti non solo appaiano come ricchi,
un po’ tirchi, ma sembrano possedere più di quanto mostrano e poter spendere di più.
“Questa idea di andare nel Terzo Mondo, quando il quarto è a sette stazioni di metrò!”
Il mito dell’ Oriente, il sogno di una nuova spiritualità, di un nuovo modello di rapporti
umani tra le persone, dell’abbandono di una società competitiva, individualista e
capitalista…voler diventare “altro”, seppuer temporáneamente, illudendosi di
abbandonare del tutto il propio.
Contraddizione di fondo: io sono qui, in questo villagio, a discure e rifletere sui
problemi di questa gente a su cosa posso fare per loro, grazie a un sistema che, nella
Maggior parte dei casi è la causa di quegli stessi problemi.
Il turismo responsabile non è fuori dal mercato, è una sua componente che tenta di
moralizzarlo, ma senza uscirne veramente. Un certo turismo si prefigge di essere più
equo e solidale, ma sempre all’interno de un meccanismo economico, quello del
mercato, che, non può essere Giusto per sua natura.
Ma la responsabilità e una cuestione individuale, non è possible chiedere a un’entità
astrata come il turismo di essere responsabile, se mai possiamo parlare di turisti più oo
meno responsabili

Il turismo rappresenta oggi una delle principali industrie del planeta: nel’economia
mondiale si colloca come seconda voce dello scambio economico, dopo il settore
energetico e alla pari con l’industria automobilistica.

“L’occhio dello stranerio vede solo ciò che già conoce”, el viaje sirve para verificar
aquello que ya sabemos no para conocer cosas nuevas.

La nuova etica impone che il viaggio diventi non solo scambio di denaro per servizi, ma
anche di emozioni ed esperienze. Il pagare per vedere o per fare non è più sulla recerca
dello stupore di fronte al diverso, ma sul tentativo di comprendere, approfondire e
sopratutto vivere diversamente le relazioni, al di fuori di scambi mercantili. Si tratta di
passare dal turismo come prodotto di consumo al turismo come pratica con valenza
esistenziale.
Viaggio non come scoperta dell’altro, dunque, se mai come scoperta di noi stessi di
fronte al novo. Percezione di ciò che si observa in relazione a chi observa. E percepire
implica proiettare un’ immagine latente di sé. “La mirada del turista” cambia según la
sociedad a la que pertenece, el periodo histórico…

Il turista è un visitatore frettoloso che preferiste i monumenti agli esseri umani. Tzvetan
Todorov.


Etnocentrismo Occidentale: il turista vuole l’antico, una realtà tangibile. Il turismo dei
patrimonio culturali, si alimenta Della nostalgia peri l passato. El turista no hace caso a
la historia, se queda con el “aquí no hay nada” si no ve un monumento, museo, que
pueda tocar.
I monumenti sono simbologie active e incrementate a dismisura negli ultimi cento anni,
con la diffusione di modelli visivi di massa. Il monumento acquista così una sea valenza
semantica che lo rende l’unico luogo deputatto a significare un intero tessuto sociale.
Le esperienze culturali del turista sono spesso basate su un immaginario alimentato da
una tradizione che ci ha insegnato a leggere la storia attraverso le opere d’arte e i
monumenti.
Il turismo etnico è praticato sopratutto da quanti cercano l’altro per apprezzarne la
diversità, ma tale relativismo sembra scomparire davanti all’idea de opera d’arte. A ciò
contribuisce la POLITICA CULTURALE DELL’UNESCO. Questo entre da un lato
realizza una sorta di istituzionalizzacione delle varie espressioni culturali, siano esse
monumenti o popolazioni vivendi, e dall’altro accomunando sotto la dicitura di
patrimonio culturale dell’umanità, opere di società e tipologie diverse.
Abviamo divinizzato l’arte al punto di collocarla al di sopra delle parti, di renderla
sovrumana: siamo disposti a difendere i Buddha dalla distruzione Molto più di quanto
non lo saremmo per difendere i buddishti.


ROOTS TRAVELS: viaggi alla riscoperta delle propie radici, por ejemplo,
norteamericanos que viajan a África buscando sus orígenes. “Un camino all’indietro
Lungo i sentieri Della storia, Della propia storia, allo scopo di rivitalizzare un nuovo
orgoglio di essere neri, una presa di coscienza delle propie radici, un lusso che solo una
certa élite di colore si può permettere.


EDWARD SAID- ORIENTALISMO. Secondo Said, l’immagine dell’Oriente non nasce
da una visione oggetiva, ma da una costruzione che ha come chiave di letturala
contrapposizione con l’Occidente. L’Oriente non esisterebbe in quanto tale, ma in
quanto rappresenta ciò che l’Occidente non è. Questa tendenza, fatta propia da molti
turisti, a esaltare l’alterità dei gruppi locali, diminuisce le probabilità di poter
condividere esperienze.

GUIDE/ OPERATORI LOCALI: L’immagine Della guida come ponte tra due culture è
un’immagine idealizzata. In realtà la guida vende immagini, información, contatti,
souvenirs, acceso, autenticità, ideologia… Include anche l’arte di costruire una rete, di
monopolizzare i contatti. Un vero e propio mestiere che tende a una sempre Maggiore
professionalizzacione, con tutto ciò che ne consegue, inclusa una progressiva perdita di
spontaneità.
Il mediatore deifica la cultura, la rende visible e finisce per diventarne una sorta di
rappresentante ufficiale e istituzionalizzato. Sovente privano i visitatori Della posibilita
di observare con altri occhi la realtà che hanno di fronte filtrandola attraverso maglie
create dai turisti stessi.
ERIK COHEN divide la guide turistiche in due categorie principali: PATHFINDING E
MENTORING. Le prime sono guide geografiche. Le seconde svolgono invece la
funzione di insegnanti.


TURISTI E LE FOTO
La natura delle percezioni dei turisti è spesso collettiva e depende da diverse proposte
formulate da professionisti Della comunicazione come fotografi, scrittori di viaggio e
tour operator. Inoltre, a differenza del viaggiatore romantico, che cercava la solitudine
per godere l’esperienza di un luogo nuovo, oggi la Maggiore parte dei turisti viaggia in
gruppo, e lo sguardo collettivo induce convivialità. L’espèrienza vissuta in un luogo
diventa portanto un processo condiviso di consumo visuale, che spesso si basa su
elementi precodificati. Il turista poi, una volta partito, da consumatore diventi egli stesso
produttore di immagini a uso e consumo propio e altrui: e quelle immagini non solo
danno forma al viaggio, ma contribuiscono a perpetuare il modello stereotipato che già
aveva indocto al viaggio. JOHN URRY mette in evidenza come la fotografia sia stata
fondamentale per la nasita di quello che egli Chiama lo sguardo del turista. Fotografare
è un modo per appropiarsi di un oggetto, o di un spazio. Il fotografo oggettiva la
soggettività dell’altro, catturandone ed evidenziandone una caratteristica relevante.
L’insistenza dei turisti nel fotografare determinati individui, abbligiati in un certo modo,
un particolari pose, finisce poi per influenzare il comportamento dei nativi, innesccando
quella autenticità rappresentata, di cui parla MacCannell, secondo il sociologo
americano, di frecuente i locali esibisconono per i turisti aspetti Della propia cultura,
estraniandoli dalla pratica cuotidiana per trasformali un pura rappresentazione, seppur
fedele all’originale.

Il viaggiatore tende a costruire la sua memoria attraverso le foto che scata. Il turista
come sostiene TODOROV, preferiste l’immagine al linguaggio. Questo finisce
inevitabilmente per spersonalizzare il rapporto tra fotografo e fotografato. Fotografare
qualcuno o qualcosa significa reputarlo interessante, certo non normale. Ecco, il
problema di fondo: scegliendo un individuo come soggetto Della Nostra fotografia lo
allontaniamo da noi e lo trasformiamo in simbolo, ne esaltiamo le differenze, più è
diverso, più ci sembra interessante.
L’occhio dello straniero vedo solo ciò che già conoce.


MUSEI
“Ecumenizzazione dell’arte: Primi di dicembre del 2002, quaranta musei internazionali
se posicionan rispetto alla cuestione Della restituzione di opere trafugate nel corso di
guerre e ocupación coloniali. Posizione che si potrebbe riassumere cosí: l’opere d’arte
non si restituiscono, stanno dove sono perché cosí è andata la storia. Sostengono che il
museo ha un valore universale independentemente dalla sua collocazione geografica.
Ma i musei e le opere d’arte sono davvero un valore condiviso e condivisible da tutti?.
Affermare che l’arte è di tutti è come dire che l’arte non ha prezzo. Anche se
ammettiamo e accettiamo l’universalità del museo, sostenere che tale valore non
depende dalla sua collocazione geografica significa nascondere l’aspetto turistico-
economico Della cuestione. Il museo attira visitatori e produce un reditto che rimane nel
paese dove il muse è situato, e non vieni ripartito tra e paesi d’origine delle opere
esposte.
 L’ arte non è patrimonio di tutti, è gestita quasi sempre dalla élite e in certi casi diventa
politica.


STEREOTIPI

Il modo in cui percepiamo gli individui che non ci assomigliano dipende tanto dalla loro
identità fisiologica ed etnica quanto dalla nostra identità culturale. R. BOGDAN. La
messa in scena dell’esotico.

I locali ripropongano ai turisti gli atributi che gli occidentali hanno assegnato loro, e che
i turisti si attendono di vedere confermati. GERHARD SCHUTTE: Siamo di fronte a
una riappropiazione di significati culturali incorporati nella pratica turistica.

La etnologia, o meglio la sua riduzione pubblicitaria, non ha solo condizionato i turisti.
La descrizione etnografica ha finito per influenzare anche il comportamento di quei che
entrano più spesso in contatto con i turisti. Por ejemplo…. “I turisti vogliono sempre
fotografare le cose dell’animismo. Vogliono vedere i feticci e le feste animaste. Amano
tutto ciò che è antico, non ciò ch è moderno. E allora le guide mostrano loro ciò che è
animista, evitando di condurli alla moschea presente in quasi tutti i villaggi, e ogni
luogo che possa rivelare tracce di modernità e di trasformazione.”

Otro ejemplo: Representación de danzas religiosas
“Quando si fanno danze per i turisti si danza a Pieri nudi, perché i bianchi non amano
vedere Scarpe moderne. Ma quando, l’anno scorso, ho danzato per mio padre, avevo le
mie Adidas”.
Mentre le danze rituali possono andare avanti per ore e giorni, quelle per turisti non
superano una mezz’ora, durante la quale però i danzatori danno il massimo, eseguendo i
movimenti più spettacolari.
L’importante per gli esecutori è piacere ai turisti, anche se cosí facendo non si rispettano
i principi religiosi che stanno alla base Della danza. Alcuni osservatori vedono tali
adattamenti come una forma di impoverimento dovuto all’impatto del turismo, altri
invece, come YVONNE DANIEL, sostendono che la commercializzacione delle danze
per fini turistici non ne condiziona necesariamente il carattere, non ne disminuisce
l’autentitità, non ne sopprimer né muta drásticamente il significato.


Tra i turisti tende a prevalere una concesiones dell’autenticità, secondo cui è vero ciò
che segue la tradizione, ciò che sempre stato cosí. L’autenticità comporta un senso di
confine tra diverse serie de regole e convenzioni, si è inclini a pensare che è autentico
ciò che è naturale, come se ci Fosse qualcosa di preesistente alla Nostra capacità di
atribuiré o meno l’etichetta di genuità. Se pensiamo che è autentico ciò che è naturale e
quindi vero, ne consegue che quanto è falso è per forza innaturale. E se vero significa
antico, nuovo debe necesariamente coincidire con falso. In realtà, però, non c’è nulla di
infinitamente antico: la conoscenza e la verità sono create e non scoperte dalla mente
umana; noi entriamo nella società in un certo momento, ma la cultura è un processo
sempre vivo.

L’autenticità pensata o desiderata dal turista resulta portanto legata alla generalizzazione
di una particolare tradizione propia di un gruppo etnico o di un’area geografica.
Teatralizzacione Della cultura.


Mentre la dimensione rituale è caratteristica delle società tradizionali e ne costituice uno
dei pilastri fondanti, le performance teatrali delle società occidentali non rientrano nella
dimensione globale Della Nostra vita, coinvolgono solo quella parte che chiamiamo
“tempo libero”.

Pero también puede haber un lado positivo, “L’altra faccia Della medaglia”, è qche
talvolta è propio l’esibizione turistica a mantenere in vita –sebbene piè a livello di forma
che di contenuto- tradizione in via di sparizione.

Il rito e la tradizione che diventano prelimnari alla vendita possono apparire come il
segno di una degenerazione, di una mercificazione Della propia cultura da parte dei
locali. In certo caso, forse è vero, ma, come fa notare MICHAEL HARKIN, attraverso
la riproposizione degli stereotipi appresi dai turisti i nativi creano una sorta di cordone
sanitario atronó alla loro cultura, che tiene gli stessi turisti a debita distanza e li
costringe a rimanere semplice spettatori. Il turista viene tenuto a una “distanza di
sicurezza” tale da non imperdirgli di godersi lo spettaclo, ma allo stesso tempo
mantenere la sua presenza marginale.



ERVING GOFFMAN: La Nostra vita cuotidiana corre su due piani paralleli: quello
pubblico, dove l’attore –cioè noi- esprime, mette in scena il suo io sociale, ciò che di sé
vuole mostrare agli altri, poi c’è il “retroscena” backstage, dove l’individuo torna a
essere se stesso. L’immagine proposta da Goffman sembra adattarsi piuttosto bene alle
dinamiche tra turisti i nativi. In altri Termini, la recerca dell’autenticità sarebbe nel
passare dalla ribalta al retroscena, arrivare là dove si vive la “vera” vta delle persone
che sono andati a visitare. I turisti più esigenti, vorrebero scavare pero raggiungere
quello strato culturale che permetta loro di pensare come i nativi siano rimasti il più
possibile legati al loro passato. Al contrario, in molti casi i nativi, attirati dall’immagine
dell’Occidente sviluppato e moderno, tentano di diventare sempre più occidentali.
Il problema, come dice Goffman, è che anche la rappresentazione fa parte Della realtà e
non è meno autentica di un presunto retroscena. L’autenticità sta anche nell’agire per i
turisti, nella misura in cui questi ultimi sono entrati a far parte Della quotidianità e sono
diventati una forma di guadagno.


UMBERTO ECO: Le reazioni dei turisti si dividono in apocalittiche e integrate. Da un
lato c’è chi scuote la testa di fronte alla mercacificacione Della cultura (se lamenta de
ello), dall’altro cchi si gode lo spettacolo pensando che in fondo per i locali è un modo
come un altro per sopravvivere. Si piange o si acetta una certa genuinità perduta.


Il tema dell’ autenticità è quello che più caratterizza gli Studio socioantropologici sul
turismo. Nel dizionario turistico, autentico viene spesso accomunato a tradizionale, che
a su volta significa antico e sottintende immutato.
LÉVI-STRAUSS, en Razza e cultura expressa tutta la sua angoscia per un mondo che
stava scomparendo sotto i colpi dell’occidentalizzacione. La comunicazione e il contatto
sone fonte di progresso, ma lo scambio è causa di distruzione, se non si comunica, non
si può guadagnare, se si comunica, si va verso la rovina.
L’idea di autenticità, insomma, è legata alla modernità.

La definizione stessa di turismo nasce alla fine del Settecento, quando alli spirito di
scoperta che anima il viaggio si sostituisce una tensione estetica: il viaggio non ha più
solo uno scopo pratico, utilitaristico, ma si va alla caccia di emozioni, paesaggi e
immagini da gustare peri l piacere di farlo.
Il turista pertanto non cerca prove scientifiche, è affamato di emozioni, e le emozioni
non si Futrono di elementi razionali e oggetivi, ma si muovono sul piano intimo e
personale.


Nostalgia: una parola adatta a descrivere il sentimento che spesso anima e accompagna i
turisti nei paesi extraoccidentali. Nell’ambito del turismo responsabile lo spirito di
contemplazione è spesso sostituito da un desidero di partecipazione, ma anche qui, la
delusiones di fronte a certi eventi e trasformazioni nasce dal rimpianto per un mondo
perduto o buono da pensare in alternativa al nostro. Questa nostalgia finisce per creare
un malinteso, perché il turista attraversa il luogo e visita il passato, laddove l’autoctono
vive il luogo e spesso subisce il presente.

Qualunque forma di turismo, anche quella che chiamiamo responsabile (siamo noi a
definirla tale, i locali non sempre fanno distinzioni) induce a un commercio al quale non
è semplice porre un limite in Nome di una presunta violazione dell’autenticità originale.
La chiave del problema sta nelle dimensioni del fenomeno turistico, cioè in quale
misura i locali riescono a mantenere il controllo Della situazione e a gestirla, senza
finire cooptati da agenti esterni che li esautorano dal ruolo di produttori di cultura per
ridurli a semplici esecutori di cliché predeterminati.
CHAMBERS: È autentico ciò che è prodotto da persone che hanno il controllo Della
produzione.
Il turismo è paradossalmente una recerca di culture locali autentiche, mentre l’industria
turistica, creando l’illusione dell’autenticità, rafforza di fatto l’esperienza Della
simulazione sociale e culturale,

NING WANG: Possiamo identificare due tipi di autenticità.
A: Una “calda”, esistenziale, vissuta dal turista e fondata sulla percezione degli eventi.
Esperienze che spesso vengono vissute in modo coinvolgente dai turisti, perché
rappresentano una sorta di liberazione dal cuotidiano, qui a essere autentitca è
l’esperienza vissuta con il suo carico di emozioni, con il suo bagaglio di anecdoti.
L’esperienza diventa sempre più pregnante: alla fine del nostro percorso, ciò che conta
sono le sensación provate durante quell’esperenza.
B: L’altra, invece, oggetiva, basata sull’analisi distaccata degli stessi eventi. Prospettiva
cientifica.

TIPI DE GUIDE:
A- GUIDE COFFE TABLE: concepite per essere lette solitamente prima della partenza
o nei momenti de tranquilità, contengono molte dettagli sulla storia,la cultura....
B- GUIDE ON THE ROAD: abbondano le informazione pratiche su come cavarsela sul
posto.
Le due tipologie sono in qualche modo complementari e svolgono funzioni diverse:
preparatoria la prima, logistica la seconda.
Gli itinerari proposti dalle guide sono solitamente basati su una serie di punti da
visitare: quelli che gli autori ritengono piu importanti. Accade cosi che i turisti si
muovano da una moschea all'altra, da un' abitazione all'altra, prestando poca attenzione
a ciò che incontrano lungo la strada. Viene cosi a mancare quella fondamentale
dimensione del viaggio che è il "transitare", è come se tra un punto e l'altro non ci fosse
nulla da vedere. Eppure, spesso, tra un punto e l'altro c'è la vita quotidiana della gente
del posto


ERIC LEED, "La mente del viaggiatore", mette in luce come invece sia propio il
transito la fase che più contribuisce a modificare la percezione del viaggiatore. Nella sua
accezione storica, il viaggio rappresenta un' esperienza liminale: il viaggio è "tra". è il
movimento, il passaggio cosciente da un luogo all'altro, a modificare le perzezioni del
viaggiatore, cosi come ne modifica identità e carattere. Lo spostarsi produce effeti
mentali in quanto sviluppa le capacità di osservazione e concentrazione.
Un individuo , abituato a pensarse al centro nel propio mondo, una volta in viaggio
diventa marginale e deve perciò modificare il propio sguardo. Questa dimensione viene
sempre più a mancare nel turismo contemporaneo, segnato sopratutto della velocità
degli spostamenti.

Telefonos moviles, internet: questa sorta di cordone ombelicale telematico modificha
anche la percezione di ciò che si ha attorno. Il senso di lontananza e di isolamento che
si provava in passato, con la sottile ansia che e derivava, rendeva più intensa
l'esperienza del viaggio, il taglio era netto. Il viaggio dovrebbe costituire un'esperienza
esistenziale che nasce da uno spaesamento: invece è propio lo spaesamento che si cerca
di attenuare, se non di annulare. Viaggiare significa imparare di nuovo a dubitare, a
pensare, a contestare. Tutto l'armamentario psicologico e tecnologico che accompagna i
nostri spostamenti serve in fondo ad ammorbidire il distacco dalla nostra realtà
quotidiana e a rendere il viaggio un po' meno tale.

CONCETTO DI PRIVACY: Il turista, per quanto aperto e disponibile, porta con sé una
gestione degli psazi sua propia, che però entra en crsis di fronte a mediatori non
richiesti, i quali non condividono tale modello. Le continue proposte di venditori,
guide... diventano per il turista un veroe propio assedio alla propia "bolla" culturale,
della quale talvolta non riesce a difendere i confini. Siamo esigenti nel difendere la
nostra privacy, ma fuori dal nostro contesto ci dimostriamo molto elastici rispetto a
quella altrui. Lo spazio che consideriamo privato non è inviolabile, ma è accessibile
sotto il nostro controllo. Accade cosi che gli incontri siano pianificati, mediati da
qualcono a cui affidiamo l'organizzacione delle giornate in viaggio. Nella nostra cultura
di occidentali urbanizzai, gli incontri casuali sono talmente rari, anche quelli tra amici
vengono programmati con telefonate, e-mail--- Questa gestione del tempo e dello spazio
 finisce spesso per essere riposta nel bagaglio e seguire il turista nel suo viaggio in terre
lontane. Ecco allora che l'incontro imprevisto, l'intrusione di estranei non programmata,
come quella di aspiranti a guide o venditori, fa scattare un senso di disturbo, di fastidio,
per l'avviarsi di una relazione che avevamo considerato né scelto



Il turismo e, allo stesso tempo, una componente del sistema industriale,
dell'organizzacione della vita nella nostra moderna societàa dove è l'economia a
governare e a dettare come le cose devono funzionare. Il risultato è la tendenza a
ottenere il massimo guadagno nel minor tempo possibile, e il guadagno non può essere
dato da un maggior approfondimento della conoscenza di un luogo, che non èe
quantificabili, fotografabili e buoni da enumerare e raccontare agli amici. Il turista
aborrisce il vuoto, la vacanza autentica. rivela una sorta di paura del vuoto, vuoto di
tempo, in questo caso davvero libero. L'economia di mercato ha monetizzato il tempo,
vincolandolo un modo meccanico alla quantitàa di lavoro svolto, il tempo è cosi
diventato denaro, cioè un bene di cui disponiamo in quantità limitata, non infinita, di qui
la presunta necessità di sfruttalo al massimo in termini utilitaristici.
DANIEL MOTHé, nella sua critica all'utopia della riduzione dell'orario di lavoro,
sostiene che in realtà la maggior disponibilità di tempo libero non conduce a una
riappropiazione dell'esistenza in chiave alternativa rispetto al modello mercantile tipico
della nostra società. In realtà, il tempo libero, viene spesso impiegato per svolgere
attività anch'esse di carattere mercantile, appena liberato il tempo viene ripreso in mano
dalla società industriale, poi da quelle dei consumi reiterando di fatto la stessa struttura
del tempo lavorativo.

Il ritorno è l'altra faccia del viaggio, l'appendice complementario senza la quale il
viaggio rimarrebbe un'esperienza intima, privata. In questo senso il turista ripropone lo
stesso binomio che CLIFFORD GEERTZ, attribuisce all'esperienza antropologica, che
nasce dall'"essere la" ma si traduce in valore condiviso e spendibile solo nel momento in
cui si torna "qui", perche il fine ultimo è divulgare ciò che si è visto e pensato quando si
era lontano da casa.

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L'incontro mancato

  • 1. L’incontro mancato, Turisti, Nativi, Immagine M. Aime "Certo turismo non potrà mai essere etico né sostenibile, visto che per andare in Mali si spende otto volte l'equivalente del reddito annuo di una famiglia locale" scriveva anni fa Marco Aime ed il "turismo responsabile" è uno degli argomenti che Marco affronta in questo saggio uscito in Bollati Boringhieri. E come ricercatore, Aime fa tesoro anche della sua esperienza con numerosi gruppi che ha accompagnato in Africa ed in altre parti del mondo. Soprattutto la vastissima esperienza di quel laboratorio che è tutt'ora "Avventure nel Mondo", un dinamico gruppo di diverse migliaia di viaggiatori, che ha sempre rifiutato l'etichetta di "alternativo" e di "turismo responsabile" pur essendo in Italia l'antisegnano a cui si sono ispirate tante nuove organizzazioni che dell'etico e del sostenibile han fatto un marchio ed un business. Esperienze di incontro che nascono nel 1974, documentate in un notiziario periodico e da un paio di ricerche sociologiche condotte dal CNR. Il fulcro del libro verte su una domanda: c'è un equivoco di fondo presente anche nel turismo che cerchi di essere rispettoso dell' "altro" ? Vedere cose diverse, ecco l’equivoco che spesso attraversa l’incontro del turista con un mondo lontano dal suo. Sono sempre più diffuse forme di turismo che si pongono in alternativa ai modelli di massa, e che stanno tentando, per voce di associazioni, ONG e organizzazioni varie, di proporre un tipo diverso di incontro con l’altro. Il cosiddetto turismo responsabile, etico, sostenibile ha dato vita a nuovi immaginari, a nuovi «esotismi», che spostano il turismo dalla sua tradizionale dimensione di svago a quella dell’esperienza. Il turismo esotico in genere è caratterizzato da tre paradossi: l’impossibile ricerca dell’autenticità; un certo fondo di paura; lo spazio vuoto dell’incontro, la cosiddetta «bolla ambientale». Bolla che è il prodotto degli sforzi messi in atto dai molti mediatori che accompagnano il turista (dal tour operator alla guida locale) per attenuare lo shock dell’incontro: incontrare l’Africa, l’Asia o l’Australia senza mai provarle pienamente. Nemmeno le forme alternative di turismo proposte oggi sono immuni da tale mediazione. Se da un lato si cerca un maggiore apprezzamento della diversità culturale, dall’altro, però, la breve e superficiale presentazione del patrimonio culturale di una popolazione, attraverso gli eventi organizzati che sono tipici del turismo, può portare a dei malintesi e alla stereotipizzazione. La costruzione dell’immaginario turistico, sia esso fondato sull’esotismo o sull’attenzione alle questioni sociali, come nel caso del turismo alternativo, dà sempre vita a chiavi di lettura che ci accompagnano fin dalla partenza e che spesso finiscono per aprire una sola porta d’accesso ai mondi visitati: quella per gli stranieri. -Già alla fine degli anni sessanta, sopratutto nei paesi del nord Europa, molti grupo alternativi cominciarono a occuparsi del turismo, denunciandone l’eccesivo impatto socioeconomico sulle mete di destinazione e tentanto di sottrarlo, almeno u parte, al circuito commerciale dominante. Lo scopo era dare al turismo un volto meno
  • 2. consumistico e più consapevole, con particulare reguardo ai viaggi verso i paesi del Sud del mondo. -Per quanto reguarda l’Italia, l’dea di un turismo diverso da quello convenzonale si è formata e diffusa nell’ambiente dell’ asociacionismo e Della cooperazione internazionale. In diabtitto nel nostro paese assume una certa consistenza a partire dagli anni novanta, grazie al contributro Della revista “Airone” e in particular modo degli articoli di Duccio Canestrini, all’attività dell’associazione RAM (Roba dell’altro mondo) promossa da Renzo Garrone, e agli scritti di giornalisti come Beppe Severgnini, e altri che iniziano a riffletere sull’impatto e le implicazioni del turismo. Nel 1997 nasce l’Aitr, Associazione Italiana turismo responsabile, promossa da 11 associazioni che hanno sottoscritto la Carta d’identità pèr viaggi sostenibili, firmata a Verona nello stesso anno. -Oggi troviamo sul mercato numerose proposte di viaggio, che si pongono come alternative a quelle fornite dai tour operator classici. La loro diversità starebbe nel contrapporsi a quella che Renzo Garrone definisce “una nuova linea di sviluppo del colonialismo”. Sostenibile/ Responsabile Il termine sostenibile rimanda infatti a consideración di natura prevalentemente quantitaviva, mentre responsabile ed etico fanno leva sopratutto sul fattore morale e portanto si muovov su un piano piè cualitativo. Due sono infatti le istanze principali poste dai fautori di questo turismo alternativo rispetto a quello di massa: non provocare impatti devastanti sull’ambiente e incurre un miglioramento economico nei contesti visitati. Primo articolo Della Carta per un turismo sostenibile redatatta a Lanzarote nel 1995: “Lo sviluppo del turismo debe essere basato sul criterio Della sostenibilità, deve essere ecologicamente sostenibile nel Lungo periodo, económicamente conveniente, eticamente e socialmente equo nei riguardi delle comunità locali. Turismo sostenible = sviluppo sostenible, questa sembra èssere l’equazione. -Al di là delle aspirazioni dei teorici dello sviluppo, doppo una cinquantina d’anni di espereienze l’unico sviluppo esistente è quello reale, cioè l’espansione del modello occidentale. Svilippo e turismo sono pressoché interamente gestiti dal mondo occidentale, esportare turisti rappresenta nella Maggior parte dei casi un guadagno propio per i paesi occidentali, che hanno in mano strutture e infrastrutture turistiche internazionali. Noi occidentali, siamo abituati a pensare lo sviluppo come “naturale”, in quanto abbiamo trasportato la metafora biologica (ogni essere vivente nasce e si sviluppa) sul piano delle società, omettendome peró la fase finale: con il tempo quell’ essere declina e muore. Tale omissione finisce col far apparire natural eche si debba creceré in continuazione, senza limiti.
  • 3. Carta BEL PAESE BUON TURISMO, redacta nel 2002 dall’ Airtr, formula una serie di principi che Duccio Canestrini riassume così: -Chiedi quale percentuale del prezzo del viaggio va alle comunità ospitanti. -Sé possible. Arrangiati con la lengua locale senza imporre la tua. -Non ostentare ricchezza stridente rispetto al tenore di vita locale. -Non adoptare comportamenti offensivi per usi e costumi locali -Non cercare l’esotico, cerca l’autentico ….. Flavio Sangalli, autori di una recerca sul turismo sociale “È necessario un profundo cambio di paradigma nel modo di concepire il turismo. Dobbiamo passare dallo sviluppo del turismo al turismo dello sviluppo”. Se il turismo deve innescare sviluppo, il rischio è che si inserisca come enésimo fattore di una crescita economica necesariamente legata a aun altrettanto Crescente consumo di risorse. La valorizzacione delle culture locali è uno dei punti fondamentali di distinzione dal turismo classico. Anche l’esperienza “vera” e costruita e organizzata. (se refiere a cuando organizan bailes, y rituales típicos solo para que los vean los turistas…) Colin Hunter: “Il turismo ha sempre implicato la mercificazione della natura e di altri aspetti ambientali dell’ area in cuestione in quanto prodotti che vengono vendutti al turista” Come afferamno i sotenitori di Tourism Concencer, nessun turismo può essere considerato sostenibile. Quello dei cosidetti viaggi all inclusive, è gestito da altrettando grandi tour operator occidentali, che accentrano nelle loro mani l’intero pacchetto del viaggio, lasciando una minima parte del Budget nelle destinazioni di arrivo. In Kenya, nel caso dei villaggi turistici sull’oceano Indiano rimane il 30% del prezo pagato dal turista. A Maurizio solo il 10% del costo dei pacchetti rimane nel paese. Tenendo conto che in molti casi le compagnie aeree utilizzate sono a capitale occidentale e che gli alberghi sono gestiti dagli stessi tour operator, appare evidente come solo un quinto Della cifra spesa dal turista vada a favore del paese di destinazione. Per bilanciare questo equilibrio, sotto il profilo logistico le associazioni di turismo responsabile propongono lo stile di viaggio dei turisti che si muovono in autonomia e con Budget ridotti: GLOBETROTTER.: Si tratta di una forma di turismo “povero” sotto certi aspetti, o almeno così viene percebito dalla Maggiore parte dei governi dei paesi del Sud del mondo. In alcuni stati, come il Buthan, tale tipo di turismo è addirittura vietato, la Maggiore parte degli accordi dei governi infatti, sono rivolti a favorire un turismo di lusso che prevede Budget piu elevati e un presunto Maggiore affluso di denaro. Complessivamente resulta che i turisti “zaino in spalla” spendono in loco piú di quanto non facciiano i loro omologhi all inclusive. Ayudan más al lugar porque gastan más dinero en lugares menos lujosos pero gestionados por gente local (bares, taxis, autobuses…). I nativi preferiscono i backpackers, i quali sono gli uncí a offrire loro la possibilità di gestire il turismo su lterritorio. La popolazione retiene Molto meglio avere a chef are con turisti semplici piuttosto che con turisti “climatizzati”. TEORIA DELLO SVILUPPO ORGANICO. ERIK COHEN. La portata positiva o negativa del turismo starebbe, secondo Cohen, nel grado di coinvolgimento e partecipazione Della comunità locale. Nella misura in cui nativi riescono a gestire il propio territorio e quindi il propio sviluppo, allora il turismo può
  • 4. rappresentare, almeno sul piano economico una risorsa. Quando invece a dentare le regole sono agenti esterni, come nel caso dei grandi operatori turistici, allora si tratta di sviluppo indotto, una formula che porta pochi vantaggi agli indigeni. DILEMMA SUL TURISMO: RISORSA O SFRUTTAMENTO? Lo sviluppo di un’industria turistica modifica tuttavia l’organizzacione del territorio e, conseguentemente, la geografia umana, orientano diversamente i flussi migratori interni. Ejemplo_ grazie all ‘arrivo di denaro straniero, nella valle dell’Everes si è venuta a creare un ‘economia di mercato, con prezzi decisamente più elvati respetto al resto. Una sorta di “bola economica” avulsa dal resto del paese, un pezzo d’Occidente incastonato tra le montagne himalayane. Lo equilibrio tra questa regione e le altre ne ha inevitabilmente fatto un polo di attrazione per gli abitanti delle vallate vicine. Un alpinista consuma in media Otto volte la quantità di lengame di un trekker e venti volte quella utilizzata da una famiglia indigena. Le conseguenze Della deforestazione sono visibili anche nella progressiva erosione del suolo, in seguito alle sempre più frequenti alluvioni, che causano inoltre un declino Della fertilità dei campi. Possiamo notare come anche una forma di turismo considerata soft, come quella “a pierdi e zaino in spalla” non sia immune del trascinarsi dietro il suo carico di problemi connessi all’incontro. È difficle pensare che l’incontro turista-nativo possa basarsi su un raporto etico. I turisti responsabili non possono evitare l’ostentazione, seppur involuntaria, di una ricchezza relativa non indiferente, che rimanda a un modello di vita occidentale e alimenta Desiderio e fustrazione. COLIN HUNTER: Nella Maggiore parte dei casi il ruolo del turista è caratterizzato dalla contemplazione piuttosto che da un vero coinvolgimento: si observa, ci si stupice, si fotografa e spesso si discute su ciò che si è visto tra i turisti stessi. (Nunca llegan a integrarse del todo) DENNISON NASH reprende la definizione di straniero coniata da Georg Simmel per applicarla al turista: lo straniero è come un visitatore che non condivide gli elementi essenziali Della vita di chi lo ospita. Nasce allora la tendera allo stereotipo e alla categorizzazione: locale e stranieri finiscono per trattarsi l’un a l’altro sempre più come oggetti. Nell’ambito del turismo responsabile, l’incontro viene costruito per cercare di offrire al viaggiatore una nuova visione più approfondita e problemática, ma un incontro prevede due Autori, e gli altri sembrano assumere ancora una volta il ruolo di “osservati”, forse con Maggiore attenzione ma comunque legati alle iniziative dei turisti. I turisti fanno parte di un processo di penetrazione dell’Occidente nella terra altrui i non possono evitare di innescare alcuni cambiamenti. Il fatto di essere venuto in un paese del sud del mondo implica, nella sua ottica, una differenza fondamentale, direi ideologica, rispetto alla massa che si dirige vero le
  • 5. spiagge asólate e le località alla moda. Ai nativi, i turisti non solo appaiano come ricchi, un po’ tirchi, ma sembrano possedere più di quanto mostrano e poter spendere di più. “Questa idea di andare nel Terzo Mondo, quando il quarto è a sette stazioni di metrò!” Il mito dell’ Oriente, il sogno di una nuova spiritualità, di un nuovo modello di rapporti umani tra le persone, dell’abbandono di una società competitiva, individualista e capitalista…voler diventare “altro”, seppuer temporáneamente, illudendosi di abbandonare del tutto il propio. Contraddizione di fondo: io sono qui, in questo villagio, a discure e rifletere sui problemi di questa gente a su cosa posso fare per loro, grazie a un sistema che, nella Maggior parte dei casi è la causa di quegli stessi problemi. Il turismo responsabile non è fuori dal mercato, è una sua componente che tenta di moralizzarlo, ma senza uscirne veramente. Un certo turismo si prefigge di essere più equo e solidale, ma sempre all’interno de un meccanismo economico, quello del mercato, che, non può essere Giusto per sua natura. Ma la responsabilità e una cuestione individuale, non è possible chiedere a un’entità astrata come il turismo di essere responsabile, se mai possiamo parlare di turisti più oo meno responsabili Il turismo rappresenta oggi una delle principali industrie del planeta: nel’economia mondiale si colloca come seconda voce dello scambio economico, dopo il settore energetico e alla pari con l’industria automobilistica. “L’occhio dello stranerio vede solo ciò che già conoce”, el viaje sirve para verificar aquello que ya sabemos no para conocer cosas nuevas. La nuova etica impone che il viaggio diventi non solo scambio di denaro per servizi, ma anche di emozioni ed esperienze. Il pagare per vedere o per fare non è più sulla recerca dello stupore di fronte al diverso, ma sul tentativo di comprendere, approfondire e sopratutto vivere diversamente le relazioni, al di fuori di scambi mercantili. Si tratta di passare dal turismo come prodotto di consumo al turismo come pratica con valenza esistenziale. Viaggio non come scoperta dell’altro, dunque, se mai come scoperta di noi stessi di fronte al novo. Percezione di ciò che si observa in relazione a chi observa. E percepire implica proiettare un’ immagine latente di sé. “La mirada del turista” cambia según la sociedad a la que pertenece, el periodo histórico… Il turista è un visitatore frettoloso che preferiste i monumenti agli esseri umani. Tzvetan Todorov. Etnocentrismo Occidentale: il turista vuole l’antico, una realtà tangibile. Il turismo dei patrimonio culturali, si alimenta Della nostalgia peri l passato. El turista no hace caso a la historia, se queda con el “aquí no hay nada” si no ve un monumento, museo, que pueda tocar. I monumenti sono simbologie active e incrementate a dismisura negli ultimi cento anni, con la diffusione di modelli visivi di massa. Il monumento acquista così una sea valenza semantica che lo rende l’unico luogo deputatto a significare un intero tessuto sociale. Le esperienze culturali del turista sono spesso basate su un immaginario alimentato da una tradizione che ci ha insegnato a leggere la storia attraverso le opere d’arte e i monumenti.
  • 6. Il turismo etnico è praticato sopratutto da quanti cercano l’altro per apprezzarne la diversità, ma tale relativismo sembra scomparire davanti all’idea de opera d’arte. A ciò contribuisce la POLITICA CULTURALE DELL’UNESCO. Questo entre da un lato realizza una sorta di istituzionalizzacione delle varie espressioni culturali, siano esse monumenti o popolazioni vivendi, e dall’altro accomunando sotto la dicitura di patrimonio culturale dell’umanità, opere di società e tipologie diverse. Abviamo divinizzato l’arte al punto di collocarla al di sopra delle parti, di renderla sovrumana: siamo disposti a difendere i Buddha dalla distruzione Molto più di quanto non lo saremmo per difendere i buddishti. ROOTS TRAVELS: viaggi alla riscoperta delle propie radici, por ejemplo, norteamericanos que viajan a África buscando sus orígenes. “Un camino all’indietro Lungo i sentieri Della storia, Della propia storia, allo scopo di rivitalizzare un nuovo orgoglio di essere neri, una presa di coscienza delle propie radici, un lusso che solo una certa élite di colore si può permettere. EDWARD SAID- ORIENTALISMO. Secondo Said, l’immagine dell’Oriente non nasce da una visione oggetiva, ma da una costruzione che ha come chiave di letturala contrapposizione con l’Occidente. L’Oriente non esisterebbe in quanto tale, ma in quanto rappresenta ciò che l’Occidente non è. Questa tendenza, fatta propia da molti turisti, a esaltare l’alterità dei gruppi locali, diminuisce le probabilità di poter condividere esperienze. GUIDE/ OPERATORI LOCALI: L’immagine Della guida come ponte tra due culture è un’immagine idealizzata. In realtà la guida vende immagini, información, contatti, souvenirs, acceso, autenticità, ideologia… Include anche l’arte di costruire una rete, di monopolizzare i contatti. Un vero e propio mestiere che tende a una sempre Maggiore professionalizzacione, con tutto ciò che ne consegue, inclusa una progressiva perdita di spontaneità. Il mediatore deifica la cultura, la rende visible e finisce per diventarne una sorta di rappresentante ufficiale e istituzionalizzato. Sovente privano i visitatori Della posibilita di observare con altri occhi la realtà che hanno di fronte filtrandola attraverso maglie create dai turisti stessi. ERIK COHEN divide la guide turistiche in due categorie principali: PATHFINDING E MENTORING. Le prime sono guide geografiche. Le seconde svolgono invece la funzione di insegnanti. TURISTI E LE FOTO La natura delle percezioni dei turisti è spesso collettiva e depende da diverse proposte formulate da professionisti Della comunicazione come fotografi, scrittori di viaggio e tour operator. Inoltre, a differenza del viaggiatore romantico, che cercava la solitudine per godere l’esperienza di un luogo nuovo, oggi la Maggiore parte dei turisti viaggia in gruppo, e lo sguardo collettivo induce convivialità. L’espèrienza vissuta in un luogo diventa portanto un processo condiviso di consumo visuale, che spesso si basa su elementi precodificati. Il turista poi, una volta partito, da consumatore diventi egli stesso produttore di immagini a uso e consumo propio e altrui: e quelle immagini non solo danno forma al viaggio, ma contribuiscono a perpetuare il modello stereotipato che già
  • 7. aveva indocto al viaggio. JOHN URRY mette in evidenza come la fotografia sia stata fondamentale per la nasita di quello che egli Chiama lo sguardo del turista. Fotografare è un modo per appropiarsi di un oggetto, o di un spazio. Il fotografo oggettiva la soggettività dell’altro, catturandone ed evidenziandone una caratteristica relevante. L’insistenza dei turisti nel fotografare determinati individui, abbligiati in un certo modo, un particolari pose, finisce poi per influenzare il comportamento dei nativi, innesccando quella autenticità rappresentata, di cui parla MacCannell, secondo il sociologo americano, di frecuente i locali esibisconono per i turisti aspetti Della propia cultura, estraniandoli dalla pratica cuotidiana per trasformali un pura rappresentazione, seppur fedele all’originale. Il viaggiatore tende a costruire la sua memoria attraverso le foto che scata. Il turista come sostiene TODOROV, preferiste l’immagine al linguaggio. Questo finisce inevitabilmente per spersonalizzare il rapporto tra fotografo e fotografato. Fotografare qualcuno o qualcosa significa reputarlo interessante, certo non normale. Ecco, il problema di fondo: scegliendo un individuo come soggetto Della Nostra fotografia lo allontaniamo da noi e lo trasformiamo in simbolo, ne esaltiamo le differenze, più è diverso, più ci sembra interessante. L’occhio dello straniero vedo solo ciò che già conoce. MUSEI “Ecumenizzazione dell’arte: Primi di dicembre del 2002, quaranta musei internazionali se posicionan rispetto alla cuestione Della restituzione di opere trafugate nel corso di guerre e ocupación coloniali. Posizione che si potrebbe riassumere cosí: l’opere d’arte non si restituiscono, stanno dove sono perché cosí è andata la storia. Sostengono che il museo ha un valore universale independentemente dalla sua collocazione geografica. Ma i musei e le opere d’arte sono davvero un valore condiviso e condivisible da tutti?. Affermare che l’arte è di tutti è come dire che l’arte non ha prezzo. Anche se ammettiamo e accettiamo l’universalità del museo, sostenere che tale valore non depende dalla sua collocazione geografica significa nascondere l’aspetto turistico- economico Della cuestione. Il museo attira visitatori e produce un reditto che rimane nel paese dove il muse è situato, e non vieni ripartito tra e paesi d’origine delle opere esposte. L’ arte non è patrimonio di tutti, è gestita quasi sempre dalla élite e in certi casi diventa politica. STEREOTIPI Il modo in cui percepiamo gli individui che non ci assomigliano dipende tanto dalla loro identità fisiologica ed etnica quanto dalla nostra identità culturale. R. BOGDAN. La messa in scena dell’esotico. I locali ripropongano ai turisti gli atributi che gli occidentali hanno assegnato loro, e che i turisti si attendono di vedere confermati. GERHARD SCHUTTE: Siamo di fronte a una riappropiazione di significati culturali incorporati nella pratica turistica. La etnologia, o meglio la sua riduzione pubblicitaria, non ha solo condizionato i turisti. La descrizione etnografica ha finito per influenzare anche il comportamento di quei che
  • 8. entrano più spesso in contatto con i turisti. Por ejemplo…. “I turisti vogliono sempre fotografare le cose dell’animismo. Vogliono vedere i feticci e le feste animaste. Amano tutto ciò che è antico, non ciò ch è moderno. E allora le guide mostrano loro ciò che è animista, evitando di condurli alla moschea presente in quasi tutti i villaggi, e ogni luogo che possa rivelare tracce di modernità e di trasformazione.” Otro ejemplo: Representación de danzas religiosas “Quando si fanno danze per i turisti si danza a Pieri nudi, perché i bianchi non amano vedere Scarpe moderne. Ma quando, l’anno scorso, ho danzato per mio padre, avevo le mie Adidas”. Mentre le danze rituali possono andare avanti per ore e giorni, quelle per turisti non superano una mezz’ora, durante la quale però i danzatori danno il massimo, eseguendo i movimenti più spettacolari. L’importante per gli esecutori è piacere ai turisti, anche se cosí facendo non si rispettano i principi religiosi che stanno alla base Della danza. Alcuni osservatori vedono tali adattamenti come una forma di impoverimento dovuto all’impatto del turismo, altri invece, come YVONNE DANIEL, sostendono che la commercializzacione delle danze per fini turistici non ne condiziona necesariamente il carattere, non ne disminuisce l’autentitità, non ne sopprimer né muta drásticamente il significato. Tra i turisti tende a prevalere una concesiones dell’autenticità, secondo cui è vero ciò che segue la tradizione, ciò che sempre stato cosí. L’autenticità comporta un senso di confine tra diverse serie de regole e convenzioni, si è inclini a pensare che è autentico ciò che è naturale, come se ci Fosse qualcosa di preesistente alla Nostra capacità di atribuiré o meno l’etichetta di genuità. Se pensiamo che è autentico ciò che è naturale e quindi vero, ne consegue che quanto è falso è per forza innaturale. E se vero significa antico, nuovo debe necesariamente coincidire con falso. In realtà, però, non c’è nulla di infinitamente antico: la conoscenza e la verità sono create e non scoperte dalla mente umana; noi entriamo nella società in un certo momento, ma la cultura è un processo sempre vivo. L’autenticità pensata o desiderata dal turista resulta portanto legata alla generalizzazione di una particolare tradizione propia di un gruppo etnico o di un’area geografica. Teatralizzacione Della cultura. Mentre la dimensione rituale è caratteristica delle società tradizionali e ne costituice uno dei pilastri fondanti, le performance teatrali delle società occidentali non rientrano nella dimensione globale Della Nostra vita, coinvolgono solo quella parte che chiamiamo “tempo libero”. Pero también puede haber un lado positivo, “L’altra faccia Della medaglia”, è qche talvolta è propio l’esibizione turistica a mantenere in vita –sebbene piè a livello di forma che di contenuto- tradizione in via di sparizione. Il rito e la tradizione che diventano prelimnari alla vendita possono apparire come il segno di una degenerazione, di una mercificazione Della propia cultura da parte dei locali. In certo caso, forse è vero, ma, come fa notare MICHAEL HARKIN, attraverso la riproposizione degli stereotipi appresi dai turisti i nativi creano una sorta di cordone
  • 9. sanitario atronó alla loro cultura, che tiene gli stessi turisti a debita distanza e li costringe a rimanere semplice spettatori. Il turista viene tenuto a una “distanza di sicurezza” tale da non imperdirgli di godersi lo spettaclo, ma allo stesso tempo mantenere la sua presenza marginale. ERVING GOFFMAN: La Nostra vita cuotidiana corre su due piani paralleli: quello pubblico, dove l’attore –cioè noi- esprime, mette in scena il suo io sociale, ciò che di sé vuole mostrare agli altri, poi c’è il “retroscena” backstage, dove l’individuo torna a essere se stesso. L’immagine proposta da Goffman sembra adattarsi piuttosto bene alle dinamiche tra turisti i nativi. In altri Termini, la recerca dell’autenticità sarebbe nel passare dalla ribalta al retroscena, arrivare là dove si vive la “vera” vta delle persone che sono andati a visitare. I turisti più esigenti, vorrebero scavare pero raggiungere quello strato culturale che permetta loro di pensare come i nativi siano rimasti il più possibile legati al loro passato. Al contrario, in molti casi i nativi, attirati dall’immagine dell’Occidente sviluppato e moderno, tentano di diventare sempre più occidentali. Il problema, come dice Goffman, è che anche la rappresentazione fa parte Della realtà e non è meno autentica di un presunto retroscena. L’autenticità sta anche nell’agire per i turisti, nella misura in cui questi ultimi sono entrati a far parte Della quotidianità e sono diventati una forma di guadagno. UMBERTO ECO: Le reazioni dei turisti si dividono in apocalittiche e integrate. Da un lato c’è chi scuote la testa di fronte alla mercacificacione Della cultura (se lamenta de ello), dall’altro cchi si gode lo spettacolo pensando che in fondo per i locali è un modo come un altro per sopravvivere. Si piange o si acetta una certa genuinità perduta. Il tema dell’ autenticità è quello che più caratterizza gli Studio socioantropologici sul turismo. Nel dizionario turistico, autentico viene spesso accomunato a tradizionale, che a su volta significa antico e sottintende immutato. LÉVI-STRAUSS, en Razza e cultura expressa tutta la sua angoscia per un mondo che stava scomparendo sotto i colpi dell’occidentalizzacione. La comunicazione e il contatto sone fonte di progresso, ma lo scambio è causa di distruzione, se non si comunica, non si può guadagnare, se si comunica, si va verso la rovina. L’idea di autenticità, insomma, è legata alla modernità. La definizione stessa di turismo nasce alla fine del Settecento, quando alli spirito di scoperta che anima il viaggio si sostituisce una tensione estetica: il viaggio non ha più solo uno scopo pratico, utilitaristico, ma si va alla caccia di emozioni, paesaggi e immagini da gustare peri l piacere di farlo. Il turista pertanto non cerca prove scientifiche, è affamato di emozioni, e le emozioni non si Futrono di elementi razionali e oggetivi, ma si muovono sul piano intimo e personale. Nostalgia: una parola adatta a descrivere il sentimento che spesso anima e accompagna i turisti nei paesi extraoccidentali. Nell’ambito del turismo responsabile lo spirito di contemplazione è spesso sostituito da un desidero di partecipazione, ma anche qui, la
  • 10. delusiones di fronte a certi eventi e trasformazioni nasce dal rimpianto per un mondo perduto o buono da pensare in alternativa al nostro. Questa nostalgia finisce per creare un malinteso, perché il turista attraversa il luogo e visita il passato, laddove l’autoctono vive il luogo e spesso subisce il presente. Qualunque forma di turismo, anche quella che chiamiamo responsabile (siamo noi a definirla tale, i locali non sempre fanno distinzioni) induce a un commercio al quale non è semplice porre un limite in Nome di una presunta violazione dell’autenticità originale. La chiave del problema sta nelle dimensioni del fenomeno turistico, cioè in quale misura i locali riescono a mantenere il controllo Della situazione e a gestirla, senza finire cooptati da agenti esterni che li esautorano dal ruolo di produttori di cultura per ridurli a semplici esecutori di cliché predeterminati. CHAMBERS: È autentico ciò che è prodotto da persone che hanno il controllo Della produzione. Il turismo è paradossalmente una recerca di culture locali autentiche, mentre l’industria turistica, creando l’illusione dell’autenticità, rafforza di fatto l’esperienza Della simulazione sociale e culturale, NING WANG: Possiamo identificare due tipi di autenticità. A: Una “calda”, esistenziale, vissuta dal turista e fondata sulla percezione degli eventi. Esperienze che spesso vengono vissute in modo coinvolgente dai turisti, perché rappresentano una sorta di liberazione dal cuotidiano, qui a essere autentitca è l’esperienza vissuta con il suo carico di emozioni, con il suo bagaglio di anecdoti. L’esperienza diventa sempre più pregnante: alla fine del nostro percorso, ciò che conta sono le sensación provate durante quell’esperenza. B: L’altra, invece, oggetiva, basata sull’analisi distaccata degli stessi eventi. Prospettiva cientifica. TIPI DE GUIDE: A- GUIDE COFFE TABLE: concepite per essere lette solitamente prima della partenza o nei momenti de tranquilità, contengono molte dettagli sulla storia,la cultura.... B- GUIDE ON THE ROAD: abbondano le informazione pratiche su come cavarsela sul posto. Le due tipologie sono in qualche modo complementari e svolgono funzioni diverse: preparatoria la prima, logistica la seconda. Gli itinerari proposti dalle guide sono solitamente basati su una serie di punti da visitare: quelli che gli autori ritengono piu importanti. Accade cosi che i turisti si muovano da una moschea all'altra, da un' abitazione all'altra, prestando poca attenzione a ciò che incontrano lungo la strada. Viene cosi a mancare quella fondamentale dimensione del viaggio che è il "transitare", è come se tra un punto e l'altro non ci fosse nulla da vedere. Eppure, spesso, tra un punto e l'altro c'è la vita quotidiana della gente del posto ERIC LEED, "La mente del viaggiatore", mette in luce come invece sia propio il transito la fase che più contribuisce a modificare la percezione del viaggiatore. Nella sua accezione storica, il viaggio rappresenta un' esperienza liminale: il viaggio è "tra". è il movimento, il passaggio cosciente da un luogo all'altro, a modificare le perzezioni del viaggiatore, cosi come ne modifica identità e carattere. Lo spostarsi produce effeti mentali in quanto sviluppa le capacità di osservazione e concentrazione.
  • 11. Un individuo , abituato a pensarse al centro nel propio mondo, una volta in viaggio diventa marginale e deve perciò modificare il propio sguardo. Questa dimensione viene sempre più a mancare nel turismo contemporaneo, segnato sopratutto della velocità degli spostamenti. Telefonos moviles, internet: questa sorta di cordone ombelicale telematico modificha anche la percezione di ciò che si ha attorno. Il senso di lontananza e di isolamento che si provava in passato, con la sottile ansia che e derivava, rendeva più intensa l'esperienza del viaggio, il taglio era netto. Il viaggio dovrebbe costituire un'esperienza esistenziale che nasce da uno spaesamento: invece è propio lo spaesamento che si cerca di attenuare, se non di annulare. Viaggiare significa imparare di nuovo a dubitare, a pensare, a contestare. Tutto l'armamentario psicologico e tecnologico che accompagna i nostri spostamenti serve in fondo ad ammorbidire il distacco dalla nostra realtà quotidiana e a rendere il viaggio un po' meno tale. CONCETTO DI PRIVACY: Il turista, per quanto aperto e disponibile, porta con sé una gestione degli psazi sua propia, che però entra en crsis di fronte a mediatori non richiesti, i quali non condividono tale modello. Le continue proposte di venditori, guide... diventano per il turista un veroe propio assedio alla propia "bolla" culturale, della quale talvolta non riesce a difendere i confini. Siamo esigenti nel difendere la nostra privacy, ma fuori dal nostro contesto ci dimostriamo molto elastici rispetto a quella altrui. Lo spazio che consideriamo privato non è inviolabile, ma è accessibile sotto il nostro controllo. Accade cosi che gli incontri siano pianificati, mediati da qualcono a cui affidiamo l'organizzacione delle giornate in viaggio. Nella nostra cultura di occidentali urbanizzai, gli incontri casuali sono talmente rari, anche quelli tra amici vengono programmati con telefonate, e-mail--- Questa gestione del tempo e dello spazio finisce spesso per essere riposta nel bagaglio e seguire il turista nel suo viaggio in terre lontane. Ecco allora che l'incontro imprevisto, l'intrusione di estranei non programmata, come quella di aspiranti a guide o venditori, fa scattare un senso di disturbo, di fastidio, per l'avviarsi di una relazione che avevamo considerato né scelto Il turismo e, allo stesso tempo, una componente del sistema industriale, dell'organizzacione della vita nella nostra moderna societàa dove è l'economia a governare e a dettare come le cose devono funzionare. Il risultato è la tendenza a ottenere il massimo guadagno nel minor tempo possibile, e il guadagno non può essere dato da un maggior approfondimento della conoscenza di un luogo, che non èe quantificabili, fotografabili e buoni da enumerare e raccontare agli amici. Il turista aborrisce il vuoto, la vacanza autentica. rivela una sorta di paura del vuoto, vuoto di tempo, in questo caso davvero libero. L'economia di mercato ha monetizzato il tempo, vincolandolo un modo meccanico alla quantitàa di lavoro svolto, il tempo è cosi diventato denaro, cioè un bene di cui disponiamo in quantità limitata, non infinita, di qui la presunta necessità di sfruttalo al massimo in termini utilitaristici. DANIEL MOTHé, nella sua critica all'utopia della riduzione dell'orario di lavoro, sostiene che in realtà la maggior disponibilità di tempo libero non conduce a una riappropiazione dell'esistenza in chiave alternativa rispetto al modello mercantile tipico della nostra società. In realtà, il tempo libero, viene spesso impiegato per svolgere attività anch'esse di carattere mercantile, appena liberato il tempo viene ripreso in mano
  • 12. dalla società industriale, poi da quelle dei consumi reiterando di fatto la stessa struttura del tempo lavorativo. Il ritorno è l'altra faccia del viaggio, l'appendice complementario senza la quale il viaggio rimarrebbe un'esperienza intima, privata. In questo senso il turista ripropone lo stesso binomio che CLIFFORD GEERTZ, attribuisce all'esperienza antropologica, che nasce dall'"essere la" ma si traduce in valore condiviso e spendibile solo nel momento in cui si torna "qui", perche il fine ultimo è divulgare ciò che si è visto e pensato quando si era lontano da casa.