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Turismo sostenibile e governance del territorio nella società globalizzata
- Umberto Di Maggio – PhdSociologist on local development andsocial policies
04/04/2016 1
Turismo sostenibile e governance del territorio nella società
globalizzata
«Le politiche di promozione territoriali devono essere
orientate ad una sostenibilità dello sviluppo fondata sul
rispetto delle necessità del presente senza compromettere
il futuro»1
.
I movimenti turistici nella società globalizzata
I movimenti turistici oggi hanno smesso di essere un sottoinsieme marginale dei processi di
modernizzazione e di post-industrializzazione, hanno smesso di rappresentare una specificità
riservata ad una élite fortunata, entrando a pieno titolo tra i processi economico-culturali della
maggior parte dei paesi del mondo.
Essi rappresentano, quindi, in un'ottica sempre più globale, uno degli assi di riflessione concettuale,
d'applicazione di politiche pubbliche per lo sviluppo di ciascun territorio.
Le previsioni dell’Organizzazione Mondiale del Turismo affermano che probabilmente alla fine del
primo ventennio del duemila i movimenti internazionali saranno quasi triplicati rispetto a quelli del
1995. Nello specifico, per quanto concerne l’Unione Europea e le Americhe, si può immaginare una
crescita più che doppia e per quanto riguarda l’Africa e le Asie è prevedibile un incremento di arrivi
di quattro volte superiore ai valori attuali.
Il turismo di oggi, allora, potrebbe essere assimilato per certi versi ad uno scambio di merci, dato
che ciascun territorio è chiamato ad offrire al mercato le proprie peculiarità, sperando che possa
divenire interessante agli occhi dei visitatori curiosi.
Storicamente, in una prima fase, quella dell'affermazione della società industriale, tale fenomeno
riproduceva in toto i ritmi di lavoro su quelli di svago, all'insegna dell'adesione alle strutture
produttive. Quella di quel tempo, era una società che poneva se stessa come idolo2
proponendo i
suoi riti e idealizzandoli nella vacanza. In essa, il momento del viaggio e della villeggiatura, era una
sorta d’anticipazione del paradiso finale, un premio meritato per il duro lavoro svolto nelle strutture
produttive asfissianti e totalizzanti. E' questo il momento in cui si comincia a parlare d’emersione di
nuovi bisogni sociali che nelle società precedenti non erano presenti, o probabilmente lo erano
soltanto per talune fasce di popolazione. E' il tempo dell'espansione incontrollata delle metropoli
che avrebbero creato nel tempo un individuo blasè, disinteressato, indifferente agli stimoli3
; un
individuo per il quale l'ostentazione del proprio tempo libero poteva rappresentare l'appartenenza ad
una classe agiata4
che aveva la possibilità di oziare.
Successivamente, invece, si è via via affermato il bisogno di viaggiare verso luoghi lontani, di
ritrovare paesaggi perduti con presunte armonie ormai lontane dalla frenesie che caratterizzano la
moderna società industriale5
. Il viaggio quindi comincia ad essere anche una ricerca d’autenticità6
,
un’escursione intellettuale verso il centro di una nuova società per poter costituire un'intensa sfera
di relazioni orientate contemporaneamente dentro e fuori il sistema delle appartenenze ordinarie.
Quella attuale, è probabilmente la fase della modernità radicalizzata7
e del turismo globale che
vede, invece, un nuovo modo di intendere la mobilità spaziale. E' una fase interpretabile
drammaturgicamente nei rapporti dialettici tra host-guest, frontoffice-backoffice, sightseer-
vacationer. In essa vivono i modelli del passato e ne nascono di nuovi, il tutto in un mix
imprescindibile di difficile interpretazione.
1
O.M.T., Desarollo Turistico sostenibile,Madrid, 1993
2
Savelli A., Guidicini P. (a cura di), Strategie di comunità nel turismo mediterraneo, Franco Angeli, Milano, 1999
3
Simmel G., Le metropoli e la vita dello spirito, Armando Editore, Roma, 1995
4
Veblen T., La teoria della classe agiata, Einaudi, Torino, 1960
5
Lévi-Strauss C., Tristi Tropici, Il Saggiatore, Milano, 1996
6
Mac Cannell D., Il turista, una nuova teoria della classe agiata, UTET, Torino, 2005
7
Giddens A., Le conseguenze della modernità, Il Mulino, Bologna, 1994
Turismo sostenibile e governance del territorio nella società globalizzata
- Umberto Di Maggio – PhdSociologist on local development andsocial policies
04/04/2016 2
Un tempo, probabilmente, ciò che interessava era l'alterità tout-court e la diversità spiccata dei
luoghi era una conditio-sine-qua-non per poter raccontare le proprie esperienze turistiche in chiave
ostentativa; ecco quindi il proliferare dei villaggi turistici, e delle catene alberghiere intesi come
non-luoghi rappresentativi della decomposizione del concetto di spazio8
.
Oggi, al contrario, il turismo è chiamato a superare l'offerta delle mete codificate, la caccia
dell'esotico che si conclude nell'uniformità9
, e a costituire canali e reti di comunicazione al servizio
della crescita del dialogo inter-etnico. E' chiamato a stabilire uno spirito comunitario là dove la
cultura industriale aveva creato fratture e divisioni. E' probabilmente il momento di spostarsi dal
modello delle 4 S (Sun, Sand, Sea, Sex) e di offrire una cosa piuttosto che un'altra dando la
possibilità di fare esperienze nuove e totalizzanti.
Il turismo, oggi, ci spinge sempre più verso processi di compresenza sul territorio e rappresenta
talvolta il vero e proprio iceberg di trasformazioni sociali10
. Sarebbe il momento, quindi, di prendere
le distanze dalle grandi ideologie eurocentriche ed urbanocentriche che hanno caratterizzato il
momento di forte sviluppo industriale dell'occidente; è, infatti, un momento storico nel quale le
identità lungi dallo scomparire e dal radicalizzarsi si commistionano e assumono nuovi connotati.
Probabilmente, quella attuale è l'era dell'eterofilia, in cui la felicità, difatti, si traduce
nell'ottimizzare la libertà di scegliere tra più mete11
. In essa, al pellegrino come personaggio
rassicurante, perché alla perenne ricerca di una giusta dimensione nel tempo e nello spazio, si
sostituisce quella del nuovo vagabondo-flaneur sicuramente non tranquillizzante per il suo
comportamento imprevedibile. Una nuova figura che probabilmente assomiglia, sempre più, al
personaggio blasè di Simmel, che piuttosto di concludere la sua esistenza nella sua città, elegge
come condizione ideale la perenne ricerca.
La sfida del turismo globale probabilmente riguarda proprio quest’ultimo aspetto. Forse risiede nel
cercare di capire se lo sguardo di chi oggi viaggia è ancora assimilabile a quello dello scopritore
colonizzatore, che presume di possedere una supposta superiorità. Uno sguardo del turista12
che
spesso rincorre esclusivamente la ricerca estetica del diverso, che segue la mera eterofilia della
scoperta.
I fenomeni di globalizzazione, in sintesi, possono rappresentare realmente i propulsori di
meccanismi de-territorializzanti e delocalizzanti che sono la frontiera estrema e il momento
culminante di una tendenza che ha pervaso la progressiva “perdita del luogo” della società moderna.
Tale meccanismo, quindi, può essere inteso sia come sbiadimento delle differenze tra i luoghi sia
come affievolimento delle capacità di rapporto simbolico con i luoghi dell’esser-ci, in senso
heideggeriano, e dell’abitare13
.
I processi di governance del territorio
In tale contesto socio-culturale è bene sottolineare il ruolo delle politiche di promozione e di
governance del territorio. Esse, in molti casi, non sono armonicamente programmate con le istanze
delle comunità locali che sempre più spesso si fanno carico, talvolta con pesanti conseguenze, dei
movimenti e dei flussi in entrata. E’, infatti, l’insieme degli abitanti, talora, ad essere coinvolto in
primo luogo nel ridisegno strategico delle attività produttive, per i quali è, di volta in volta,
necessario definire politiche finalizzate ad un orientamento prospettico di lunga durata.
L'asse concettuale e d’intervento si deve spostare, quindi, sempre più verso i concetti di sostenibilità
che potremmo distinguere in: sostenibilità ecologica, sostenibilità sociale e culturale, sostenibilità
economica. Il tutto, è lapalissiano a dirsi, punta ad assicurare uno sviluppo economicamente
efficace ed una gestione delle risorse tale da assicurarne la conservazione per le generazioni future.
8
Augè M., Non luoghi. Per un’antropologia della surmodernità, Bollati Boringhieri, Torino, 2001
9
Turner L., Ash J., The Golden Hordes, St. Martin's Press, New York, 1976
10
Savelli A., Guidicini P. (a cura di), Strategie di comunità nel turismo mediterraneo, Franco Angeli, Milano, 1999
11
Bauman Z., La solitudine del cittadino globale, Feltrinelli, Milano, 2000
12
Urry J., Lo sguardo del turista, Seam, Roma, 1995
13
Bonesio L. (a cura di), Orizzonti della geofilosofia. Terra e luoghi nell’epoca della mondializzazione, Arianna
Editrice, Casalecchio di Reno, 2000
Turismo sostenibile e governance del territorio nella società globalizzata
- Umberto Di Maggio – PhdSociologist on local development andsocial policies
04/04/2016 3
Il turismo sostenibile, letto in quest’ottica, potrebbe avere molti fini: «creare e mantenere attività
economiche efficaci e conservare livelli appropriati dell’ambiente culturale e ambientale, con il
dovuto riguardo per il tempo e lo spazio, in base al principio della “durevolezza” delle cose, sia
esso un fare economico, ecosistemico o culturale14
».
Lo sviluppo che qui s’intende è, quindi, un processo che mobilita risorse e capacità nascoste,
disperse o impiegate erroneamente. La molla di un’ipotetica crescita di un determinato territorio
sarà dunque l’esercizio di pressioni idonee a “svegliare” tali risorse “dormienti”, siano essi capitali,
tecnologie, know-how, spirito imprenditoriale, morale, formazione, servizi reali, e cosi via15
.
Lo sviluppo locale, in tal senso, non è una tendenza lineare e scontata che si afferma in modo omogeneo; al
contrario, esso presuppone particolari condizioni che sostengano la capacità di strategia dei soggetti locali
impegnati nei processi di promozione, ed è un sistema che deve permettere di attirare attività esterne di tipo
imprenditoriale che scelgono una determinata area non soltanto per evidenti ragioni di costo o di
investimenti.
I processi in questione, è importante evidenziare, presuppongono un’azione corale e organizzata, di
mobilitazione di risorse sociali, economiche e amministrative che talvolta sono presenti in un dato sistema in
evidente situazione di disequilibrio16
. Essi si sviluppano, infatti, riguardando tutti gli elementi della vita
umana contribuendo alla diffusione del benessere, al soddisfacimento graduale anche dei bisogni
immateriali. Dalle politiche di promozione territoriale scaturiscono, per la comunità e per l’intero comparto
economico, benefici di tipo diretto e indiretto. Le prime sono: la creazione di posti di lavoro; l’aumento delle
entrate economiche; l’apertura di nuovi mercati per i prodotti locali; il miglioramento dei servizi generali e
qualificazione delle professioni; la qualificazione tecnologica; la valorizzazione e protezione della cultura e
dell’ambiente. Le seconde, invece, sono: la diffusione di una cultura locale e la valorizzazione delle proprie
caratteristiche; il miglioramento del livello e del grado di conoscenza del territorio; la crescita di un “ ethos”
globale-locale attento alle proprie caratteristiche distintive e proiettato verso le possibilità offerte dal
confronto con altre realtà sociali.
Tutto ciò, però, presuppone la presenza di un alto grado di conoscenza e d’affermazione culturale degli attori
in rete coinvolti nei processi di sviluppo.
Le reti di sviluppo
Una rete è una sorta di collegamento tra attori locali (istituzioni, imprese, agenzie locali) che
operando in reticolo tramite linkages (collegamenti) si orientano in modo flessibile e adattivo al
futuro. La rete si attiva ad esempio, quando una singola impresa, spesso di piccola dimensione, ha la
percezione che l’appartenenza al gruppo, e la conseguente attività di cooperazione, possa produrre
benefici, nonostante permanga una situazione interna di competitività tra le imprese17
.
Talvolta, infatti, un sistema di imprese, a differenza di attori isolati, può raggiungere molto più
facilmente degli obiettivi che singolarmente, a causa dei costi notevoli, non potrebbe altrimenti
raggiungere. E’ necessaria, però, all’interno di questi meccanismi di partecipazione, la presenza di
un sovraorganismo a cui dovrebbe essere demandato il compito di fare da trait-d’union, da policy
maker di rango elevato, per gli obiettivi programmatici di livello nazionale.
La rete si può costituire sia in forma embrionale di rapporto fra imprese che evolve verso forme
organizzative più strutturate, nei casi in cui si ritiene che vi possano essere significative economie di
scala, come nel caso dei servizi turistici. Può inoltre essere pensata in una forma organizzativa
permanente in cui le varie imprese che costituiscono i nodi della rete preferiscono mantenere la
propria autonomia ed instaurare tra loro dei rapporti flessibili per una più agevole e continua
differenziazione del loro bene o servizio18
.
14
Simonicca A., Teoria e prassidell’heritage tourism, in Rami Ceci L. (a cura di), Turismo e sostenibilità, risorse locali
e promozione turistica come valore, Armando Editore, Roma, 2005, pag. 139
15
Hirschman A.O., La strategia dello sviluppo economico, La Nuova Italia, Firenze, 1968
16
Federici M.C. (a cura di), Imprenditore umbro e formazione tipologia locale e mercato globale, Morlacchi Editore,
Perugia, 2002
17
La Rosa R. (a cura di), Lo sviluppo del turismo in Sicilia – potenzialità, problemi e prospettive di intervento, Franco
Angeli, Milano, 2005, pag.73
Turismo sostenibile e governance del territorio nella società globalizzata
- Umberto Di Maggio – PhdSociologist on local development andsocial policies
04/04/2016 4
Tali processi si innescano sovente quando i nodi che costituiscono la rete di relazione sono mossi da
volontà al cambiamento e alla cooperazione. Sono meccanismi che conducono, è bene ricordarlo, ad
un generale innalzamento del livello di conoscenza sia del territorio, che dei soggetti che lo
compongono.
E’ nostra idea che le nostre economie dovrebbero basarsi oggigiorno proprio su questi meccanismi
di apprendimento collettivo e dovrebbero intendere come prioritari tali sistemi di diffusione del
sapere, valorizzando così le capacità relazionali e la cooperazione come bene comune del territorio.
Quell’attuale è, infatti, un’economia basata sulla conoscenza, nella quale gli sforzi sono sempre
maggiormente orientati a coniugare il cambiamento tecnologico e organizzativo con la crescita delle
competenze professionali degli attori stessi. In tale contesto, allora, appare problematico innovare i
beni e i servizi prodotti senza innovare il processo produttivo. E’ altresì oltremodo difficile non
prescindere dalle rete di relazioni che vengono inserite nel più generale concetto di capitale sociale19
di cui molti studiosi, soprattutto in questi ultimi anni, si stanno occupando.
In tale contesto, assumono sempre maggiore importanza i saperi locali, che qui vengono intesi come
il frutto di una lunga sedimentazione storica e culturale che coinvolge l’intera comunità locale.
Trattasi di lenti processi di apprendimento socializzato, tramite i quali, l’ethos sociale si forma e si
sviluppa20
, questo patrimonio dei saperi21
di cui è sempre più necessaria una rivitalizzazione.
Ci sembra doveroso poter affermare che la cultura, in senso ampio, condiziona in toto lo sviluppo di
un determinato territorio in quanto appartiene al mondo concreto degli individui e rappresenta le
singole progettualità. In essa, l’inscindibile rapporto con il sistema sociale rende doveroso
interpretare la società come un «sistema ordinato di significati e simboli (significanti) nei cui
termini ha luogo l’interazione sociale»22
.
Sarebbe quindi opportuno, in taluni contesti, rimarcare le idee sullo sviluppo all’insegna della
valorizzazione del capitale culturale e del capitale sociale, di cui si è discusso innanzi per poter
recuperare il valore dell’esperienza di quei pochi settori economici che si sono dimostrati capaci di
innovazione e di dinamismo e facendo leva quindi sulla riscoperta e sulla valorizzazione di nuove
forme di capitale simbolico23
.
Questi processi, il più delle volte ancora potenziali, si possono realmente tradurre in concrete
esperienze e realtà propulsive di sviluppo qualora le singole iniziative imprenditoriali si orientino
realmente in direzione dell’innovazione della salvaguardia della natura e dell’ambiente, della
tradizione e della cultura in senso ampio.
In essi, il territorio, come il paesaggio, rappresentano il luogo in cui ambiente e cultura coesistono,
si intrecciano e dialogano. Il territorio, in sintesi, rappresenta lo spazio in cui gli oggetti materiali e
simbolici si sovrappongono divenendo indistinguibile l’intreccio tra natura e cultura, in cui si
mescolano e contaminano il corporeo e l’artificiale24
: «tutto il paesaggio (territorio),
indipendentemente dal fatto che sia stato o sia abitato, è cultura, cioè fenomeno di significazione e
comunicazione»25
.
18
Cuccia T., L’organizzazione di rete nell’offerta turistica siciliana, in La Rosa R. (a cura di), Lo sviluppo del turismo
in Sicilia – potenzialità, problemi e prospettive di intervento, Franco Angeli, Milano, 2005, pag. 138
19
Si veda:
Bourdieu P., The Forms of Capital, in Richardson John G., Handbookof Theory and Research in the Sociology of
Education, New York, Greenwald Press, 1986
Coleman J., Social Capital in the Creation of Human Capital, American Journal of Sociology 94, 1988, pp. 95-120
Putnam R.D., Leonardi R., Nannetti R.Y., La tradizione civica nelle regioni italiane, Mondadori, Milano, 1993
Bagnasco A., Piselli F., Pizzorno A., Trigilia C., Capitale sociale: istruzioni per l’uso, Bologna, Il Mulino, 2002
20
Sassu A., Lodde S. (a cura di), Saperi locali, innovazione e sviluppo economico, Franco Angeli, Milano, 2003, pag .
32
21
Balbo L., Pensare le reti sociologicamente, in Morcellini M. e Pizzaleo G. (a cura di), Net Sociology, interazioni tra
scienze sociali ed internet, Guerini Associati,Milano, 2002
22
Geertz C., Interpretazioni di culture, Il mulino, Bologna, 1998, pag. 164
23
Costantino S., Artista A., Le strade del vino e le vie dello sviluppo, Franco Angeli, Milano, 2003, pag. 29
24
Costantino S., Artista A., Le strade del vino e le vie dello sviluppo, Franco Angeli, Milano, 2003, pag. 45
25
Socco C., Il paesaggio imperfetto. Uno sguardo dal punto di vista estetico,Tirrenia Stampatori, Torino, 1998
Turismo sostenibile e governance del territorio nella società globalizzata
- Umberto Di Maggio – PhdSociologist on local development andsocial policies
04/04/2016 5
Bibliografia
 Augè M., Non luoghi. Per un’antropologia della surmodernità, Bollati Boringhieri, Torino,
2001
 Bagnasco A., Piselli F., Pizzorno A., Trigilia C., Capitale sociale: istruzioni per l’uso, Bolo-
gna, Il Mulino, 2002
 Balbo L., Pensare le reti sociologicamente, in Morcellini M. e Pizzaleo G. (a cura di), Net
Sociology, interazioni tra scienze sociali ed internet, Guerini Associati, Milano, 2002
 Bauman Z., La solitudine del cittadino globale, Feltrinelli, Milano, 2000
 Bonesio L. (a cura di), Orizzonti della geofilosofia. Terra e luoghi nell’epoca della mondia-
lizzazione, Arianna Editrice, Casalecchio di Reno, 2000
 Bourdieu P., The Forms of Capital, in Richardson John G., Handbook of Theory and Re-
search in the Sociology of Education, New York, Greenwald Press, 1986
 Coleman J., Social Capital in the Creation of Human Capital, American Journal of Soci-
ology 94, 1988
 Costantino S., Artista A., Le strade del vino e le vie dello sviluppo, Franco Angeli, Milano,
2003
 Cuccia T., L’organizzazione di rete nell’offerta turistica siciliana, in La Rosa R. (a cura di),
Lo sviluppo del turismo in Sicilia – potenzialità, problemi e prospettive di intervento, Fran-
co Angeli, Milano, 2005,
 Federici M.C. (a cura di), Imprenditore umbro e formazione tipologia locale e mercato glo-
bale, Morlacchi Editore, Perugia, 2002
 Geertz C., Interpretazioni di culture, Il mulino, Bologna, 1998
 Giddens A., Le conseguenze della modernità, Il Mulino, Bologna, 1994
 Hirschman A.O., La strategia dello sviluppo economico, La Nuova Italia, Firenze, 1968
 La Rosa R. (a cura di), Lo sviluppo del turismo in Sicilia – potenzialità, problemi eprospet-
tive di intervento, Franco Angeli, Milano, 2005
 Lévi-Strauss C., Tristi Tropici, Il Saggiatore, Milano, 1996
 Mac Cannell D., Il turista, una nuova teoria della classe agiata, UTET, Torino, 2005
 Putnam R.D., Leonardi R., Nannetti R.Y., La tradizione civica nelle regioni italiane, Monda-
dori, Milano, 1993
 Sassu A., Lodde S. (a cura di), Saperi locali, innovazione e sviluppo economico, Franco An-
geli, Milano, 2003
 Savelli A., Guidicini P. (a cura di), Strategie di comunità nel turismo mediterraneo, Franco
Angeli, Milano, 1999
 Simmel G., Le metropoli e la vita dello spirito, Armando Editore, Roma, 1995
 Simonicca A., Teoria e prassi dell’heritage tourism, in Rami Ceci L. (a cura di), Turismo e
sostenibilità, risorse locali e promozione turistica come valore, Armando Editore, Roma,
2005
 Socco C., Il paesaggio imperfetto. Uno sguardo dal punto di vista estetico, Tirrenia Stampa-
tori, Torino, 1998
 Turner L., Ash J., The Golden Hordes, St. Martin's Press, New York, 1976
 Urry J., Lo sguardo del turista, Seam, Roma, 1995
 Veblen T., La teoria della classe agiata, Einaudi, Torino, 1960

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Turismo sostenibile e governance del territorio testo

  • 1. Turismo sostenibile e governance del territorio nella società globalizzata - Umberto Di Maggio – PhdSociologist on local development andsocial policies 04/04/2016 1 Turismo sostenibile e governance del territorio nella società globalizzata «Le politiche di promozione territoriali devono essere orientate ad una sostenibilità dello sviluppo fondata sul rispetto delle necessità del presente senza compromettere il futuro»1 . I movimenti turistici nella società globalizzata I movimenti turistici oggi hanno smesso di essere un sottoinsieme marginale dei processi di modernizzazione e di post-industrializzazione, hanno smesso di rappresentare una specificità riservata ad una élite fortunata, entrando a pieno titolo tra i processi economico-culturali della maggior parte dei paesi del mondo. Essi rappresentano, quindi, in un'ottica sempre più globale, uno degli assi di riflessione concettuale, d'applicazione di politiche pubbliche per lo sviluppo di ciascun territorio. Le previsioni dell’Organizzazione Mondiale del Turismo affermano che probabilmente alla fine del primo ventennio del duemila i movimenti internazionali saranno quasi triplicati rispetto a quelli del 1995. Nello specifico, per quanto concerne l’Unione Europea e le Americhe, si può immaginare una crescita più che doppia e per quanto riguarda l’Africa e le Asie è prevedibile un incremento di arrivi di quattro volte superiore ai valori attuali. Il turismo di oggi, allora, potrebbe essere assimilato per certi versi ad uno scambio di merci, dato che ciascun territorio è chiamato ad offrire al mercato le proprie peculiarità, sperando che possa divenire interessante agli occhi dei visitatori curiosi. Storicamente, in una prima fase, quella dell'affermazione della società industriale, tale fenomeno riproduceva in toto i ritmi di lavoro su quelli di svago, all'insegna dell'adesione alle strutture produttive. Quella di quel tempo, era una società che poneva se stessa come idolo2 proponendo i suoi riti e idealizzandoli nella vacanza. In essa, il momento del viaggio e della villeggiatura, era una sorta d’anticipazione del paradiso finale, un premio meritato per il duro lavoro svolto nelle strutture produttive asfissianti e totalizzanti. E' questo il momento in cui si comincia a parlare d’emersione di nuovi bisogni sociali che nelle società precedenti non erano presenti, o probabilmente lo erano soltanto per talune fasce di popolazione. E' il tempo dell'espansione incontrollata delle metropoli che avrebbero creato nel tempo un individuo blasè, disinteressato, indifferente agli stimoli3 ; un individuo per il quale l'ostentazione del proprio tempo libero poteva rappresentare l'appartenenza ad una classe agiata4 che aveva la possibilità di oziare. Successivamente, invece, si è via via affermato il bisogno di viaggiare verso luoghi lontani, di ritrovare paesaggi perduti con presunte armonie ormai lontane dalla frenesie che caratterizzano la moderna società industriale5 . Il viaggio quindi comincia ad essere anche una ricerca d’autenticità6 , un’escursione intellettuale verso il centro di una nuova società per poter costituire un'intensa sfera di relazioni orientate contemporaneamente dentro e fuori il sistema delle appartenenze ordinarie. Quella attuale, è probabilmente la fase della modernità radicalizzata7 e del turismo globale che vede, invece, un nuovo modo di intendere la mobilità spaziale. E' una fase interpretabile drammaturgicamente nei rapporti dialettici tra host-guest, frontoffice-backoffice, sightseer- vacationer. In essa vivono i modelli del passato e ne nascono di nuovi, il tutto in un mix imprescindibile di difficile interpretazione. 1 O.M.T., Desarollo Turistico sostenibile,Madrid, 1993 2 Savelli A., Guidicini P. (a cura di), Strategie di comunità nel turismo mediterraneo, Franco Angeli, Milano, 1999 3 Simmel G., Le metropoli e la vita dello spirito, Armando Editore, Roma, 1995 4 Veblen T., La teoria della classe agiata, Einaudi, Torino, 1960 5 Lévi-Strauss C., Tristi Tropici, Il Saggiatore, Milano, 1996 6 Mac Cannell D., Il turista, una nuova teoria della classe agiata, UTET, Torino, 2005 7 Giddens A., Le conseguenze della modernità, Il Mulino, Bologna, 1994
  • 2. Turismo sostenibile e governance del territorio nella società globalizzata - Umberto Di Maggio – PhdSociologist on local development andsocial policies 04/04/2016 2 Un tempo, probabilmente, ciò che interessava era l'alterità tout-court e la diversità spiccata dei luoghi era una conditio-sine-qua-non per poter raccontare le proprie esperienze turistiche in chiave ostentativa; ecco quindi il proliferare dei villaggi turistici, e delle catene alberghiere intesi come non-luoghi rappresentativi della decomposizione del concetto di spazio8 . Oggi, al contrario, il turismo è chiamato a superare l'offerta delle mete codificate, la caccia dell'esotico che si conclude nell'uniformità9 , e a costituire canali e reti di comunicazione al servizio della crescita del dialogo inter-etnico. E' chiamato a stabilire uno spirito comunitario là dove la cultura industriale aveva creato fratture e divisioni. E' probabilmente il momento di spostarsi dal modello delle 4 S (Sun, Sand, Sea, Sex) e di offrire una cosa piuttosto che un'altra dando la possibilità di fare esperienze nuove e totalizzanti. Il turismo, oggi, ci spinge sempre più verso processi di compresenza sul territorio e rappresenta talvolta il vero e proprio iceberg di trasformazioni sociali10 . Sarebbe il momento, quindi, di prendere le distanze dalle grandi ideologie eurocentriche ed urbanocentriche che hanno caratterizzato il momento di forte sviluppo industriale dell'occidente; è, infatti, un momento storico nel quale le identità lungi dallo scomparire e dal radicalizzarsi si commistionano e assumono nuovi connotati. Probabilmente, quella attuale è l'era dell'eterofilia, in cui la felicità, difatti, si traduce nell'ottimizzare la libertà di scegliere tra più mete11 . In essa, al pellegrino come personaggio rassicurante, perché alla perenne ricerca di una giusta dimensione nel tempo e nello spazio, si sostituisce quella del nuovo vagabondo-flaneur sicuramente non tranquillizzante per il suo comportamento imprevedibile. Una nuova figura che probabilmente assomiglia, sempre più, al personaggio blasè di Simmel, che piuttosto di concludere la sua esistenza nella sua città, elegge come condizione ideale la perenne ricerca. La sfida del turismo globale probabilmente riguarda proprio quest’ultimo aspetto. Forse risiede nel cercare di capire se lo sguardo di chi oggi viaggia è ancora assimilabile a quello dello scopritore colonizzatore, che presume di possedere una supposta superiorità. Uno sguardo del turista12 che spesso rincorre esclusivamente la ricerca estetica del diverso, che segue la mera eterofilia della scoperta. I fenomeni di globalizzazione, in sintesi, possono rappresentare realmente i propulsori di meccanismi de-territorializzanti e delocalizzanti che sono la frontiera estrema e il momento culminante di una tendenza che ha pervaso la progressiva “perdita del luogo” della società moderna. Tale meccanismo, quindi, può essere inteso sia come sbiadimento delle differenze tra i luoghi sia come affievolimento delle capacità di rapporto simbolico con i luoghi dell’esser-ci, in senso heideggeriano, e dell’abitare13 . I processi di governance del territorio In tale contesto socio-culturale è bene sottolineare il ruolo delle politiche di promozione e di governance del territorio. Esse, in molti casi, non sono armonicamente programmate con le istanze delle comunità locali che sempre più spesso si fanno carico, talvolta con pesanti conseguenze, dei movimenti e dei flussi in entrata. E’, infatti, l’insieme degli abitanti, talora, ad essere coinvolto in primo luogo nel ridisegno strategico delle attività produttive, per i quali è, di volta in volta, necessario definire politiche finalizzate ad un orientamento prospettico di lunga durata. L'asse concettuale e d’intervento si deve spostare, quindi, sempre più verso i concetti di sostenibilità che potremmo distinguere in: sostenibilità ecologica, sostenibilità sociale e culturale, sostenibilità economica. Il tutto, è lapalissiano a dirsi, punta ad assicurare uno sviluppo economicamente efficace ed una gestione delle risorse tale da assicurarne la conservazione per le generazioni future. 8 Augè M., Non luoghi. Per un’antropologia della surmodernità, Bollati Boringhieri, Torino, 2001 9 Turner L., Ash J., The Golden Hordes, St. Martin's Press, New York, 1976 10 Savelli A., Guidicini P. (a cura di), Strategie di comunità nel turismo mediterraneo, Franco Angeli, Milano, 1999 11 Bauman Z., La solitudine del cittadino globale, Feltrinelli, Milano, 2000 12 Urry J., Lo sguardo del turista, Seam, Roma, 1995 13 Bonesio L. (a cura di), Orizzonti della geofilosofia. Terra e luoghi nell’epoca della mondializzazione, Arianna Editrice, Casalecchio di Reno, 2000
  • 3. Turismo sostenibile e governance del territorio nella società globalizzata - Umberto Di Maggio – PhdSociologist on local development andsocial policies 04/04/2016 3 Il turismo sostenibile, letto in quest’ottica, potrebbe avere molti fini: «creare e mantenere attività economiche efficaci e conservare livelli appropriati dell’ambiente culturale e ambientale, con il dovuto riguardo per il tempo e lo spazio, in base al principio della “durevolezza” delle cose, sia esso un fare economico, ecosistemico o culturale14 ». Lo sviluppo che qui s’intende è, quindi, un processo che mobilita risorse e capacità nascoste, disperse o impiegate erroneamente. La molla di un’ipotetica crescita di un determinato territorio sarà dunque l’esercizio di pressioni idonee a “svegliare” tali risorse “dormienti”, siano essi capitali, tecnologie, know-how, spirito imprenditoriale, morale, formazione, servizi reali, e cosi via15 . Lo sviluppo locale, in tal senso, non è una tendenza lineare e scontata che si afferma in modo omogeneo; al contrario, esso presuppone particolari condizioni che sostengano la capacità di strategia dei soggetti locali impegnati nei processi di promozione, ed è un sistema che deve permettere di attirare attività esterne di tipo imprenditoriale che scelgono una determinata area non soltanto per evidenti ragioni di costo o di investimenti. I processi in questione, è importante evidenziare, presuppongono un’azione corale e organizzata, di mobilitazione di risorse sociali, economiche e amministrative che talvolta sono presenti in un dato sistema in evidente situazione di disequilibrio16 . Essi si sviluppano, infatti, riguardando tutti gli elementi della vita umana contribuendo alla diffusione del benessere, al soddisfacimento graduale anche dei bisogni immateriali. Dalle politiche di promozione territoriale scaturiscono, per la comunità e per l’intero comparto economico, benefici di tipo diretto e indiretto. Le prime sono: la creazione di posti di lavoro; l’aumento delle entrate economiche; l’apertura di nuovi mercati per i prodotti locali; il miglioramento dei servizi generali e qualificazione delle professioni; la qualificazione tecnologica; la valorizzazione e protezione della cultura e dell’ambiente. Le seconde, invece, sono: la diffusione di una cultura locale e la valorizzazione delle proprie caratteristiche; il miglioramento del livello e del grado di conoscenza del territorio; la crescita di un “ ethos” globale-locale attento alle proprie caratteristiche distintive e proiettato verso le possibilità offerte dal confronto con altre realtà sociali. Tutto ciò, però, presuppone la presenza di un alto grado di conoscenza e d’affermazione culturale degli attori in rete coinvolti nei processi di sviluppo. Le reti di sviluppo Una rete è una sorta di collegamento tra attori locali (istituzioni, imprese, agenzie locali) che operando in reticolo tramite linkages (collegamenti) si orientano in modo flessibile e adattivo al futuro. La rete si attiva ad esempio, quando una singola impresa, spesso di piccola dimensione, ha la percezione che l’appartenenza al gruppo, e la conseguente attività di cooperazione, possa produrre benefici, nonostante permanga una situazione interna di competitività tra le imprese17 . Talvolta, infatti, un sistema di imprese, a differenza di attori isolati, può raggiungere molto più facilmente degli obiettivi che singolarmente, a causa dei costi notevoli, non potrebbe altrimenti raggiungere. E’ necessaria, però, all’interno di questi meccanismi di partecipazione, la presenza di un sovraorganismo a cui dovrebbe essere demandato il compito di fare da trait-d’union, da policy maker di rango elevato, per gli obiettivi programmatici di livello nazionale. La rete si può costituire sia in forma embrionale di rapporto fra imprese che evolve verso forme organizzative più strutturate, nei casi in cui si ritiene che vi possano essere significative economie di scala, come nel caso dei servizi turistici. Può inoltre essere pensata in una forma organizzativa permanente in cui le varie imprese che costituiscono i nodi della rete preferiscono mantenere la propria autonomia ed instaurare tra loro dei rapporti flessibili per una più agevole e continua differenziazione del loro bene o servizio18 . 14 Simonicca A., Teoria e prassidell’heritage tourism, in Rami Ceci L. (a cura di), Turismo e sostenibilità, risorse locali e promozione turistica come valore, Armando Editore, Roma, 2005, pag. 139 15 Hirschman A.O., La strategia dello sviluppo economico, La Nuova Italia, Firenze, 1968 16 Federici M.C. (a cura di), Imprenditore umbro e formazione tipologia locale e mercato globale, Morlacchi Editore, Perugia, 2002 17 La Rosa R. (a cura di), Lo sviluppo del turismo in Sicilia – potenzialità, problemi e prospettive di intervento, Franco Angeli, Milano, 2005, pag.73
  • 4. Turismo sostenibile e governance del territorio nella società globalizzata - Umberto Di Maggio – PhdSociologist on local development andsocial policies 04/04/2016 4 Tali processi si innescano sovente quando i nodi che costituiscono la rete di relazione sono mossi da volontà al cambiamento e alla cooperazione. Sono meccanismi che conducono, è bene ricordarlo, ad un generale innalzamento del livello di conoscenza sia del territorio, che dei soggetti che lo compongono. E’ nostra idea che le nostre economie dovrebbero basarsi oggigiorno proprio su questi meccanismi di apprendimento collettivo e dovrebbero intendere come prioritari tali sistemi di diffusione del sapere, valorizzando così le capacità relazionali e la cooperazione come bene comune del territorio. Quell’attuale è, infatti, un’economia basata sulla conoscenza, nella quale gli sforzi sono sempre maggiormente orientati a coniugare il cambiamento tecnologico e organizzativo con la crescita delle competenze professionali degli attori stessi. In tale contesto, allora, appare problematico innovare i beni e i servizi prodotti senza innovare il processo produttivo. E’ altresì oltremodo difficile non prescindere dalle rete di relazioni che vengono inserite nel più generale concetto di capitale sociale19 di cui molti studiosi, soprattutto in questi ultimi anni, si stanno occupando. In tale contesto, assumono sempre maggiore importanza i saperi locali, che qui vengono intesi come il frutto di una lunga sedimentazione storica e culturale che coinvolge l’intera comunità locale. Trattasi di lenti processi di apprendimento socializzato, tramite i quali, l’ethos sociale si forma e si sviluppa20 , questo patrimonio dei saperi21 di cui è sempre più necessaria una rivitalizzazione. Ci sembra doveroso poter affermare che la cultura, in senso ampio, condiziona in toto lo sviluppo di un determinato territorio in quanto appartiene al mondo concreto degli individui e rappresenta le singole progettualità. In essa, l’inscindibile rapporto con il sistema sociale rende doveroso interpretare la società come un «sistema ordinato di significati e simboli (significanti) nei cui termini ha luogo l’interazione sociale»22 . Sarebbe quindi opportuno, in taluni contesti, rimarcare le idee sullo sviluppo all’insegna della valorizzazione del capitale culturale e del capitale sociale, di cui si è discusso innanzi per poter recuperare il valore dell’esperienza di quei pochi settori economici che si sono dimostrati capaci di innovazione e di dinamismo e facendo leva quindi sulla riscoperta e sulla valorizzazione di nuove forme di capitale simbolico23 . Questi processi, il più delle volte ancora potenziali, si possono realmente tradurre in concrete esperienze e realtà propulsive di sviluppo qualora le singole iniziative imprenditoriali si orientino realmente in direzione dell’innovazione della salvaguardia della natura e dell’ambiente, della tradizione e della cultura in senso ampio. In essi, il territorio, come il paesaggio, rappresentano il luogo in cui ambiente e cultura coesistono, si intrecciano e dialogano. Il territorio, in sintesi, rappresenta lo spazio in cui gli oggetti materiali e simbolici si sovrappongono divenendo indistinguibile l’intreccio tra natura e cultura, in cui si mescolano e contaminano il corporeo e l’artificiale24 : «tutto il paesaggio (territorio), indipendentemente dal fatto che sia stato o sia abitato, è cultura, cioè fenomeno di significazione e comunicazione»25 . 18 Cuccia T., L’organizzazione di rete nell’offerta turistica siciliana, in La Rosa R. (a cura di), Lo sviluppo del turismo in Sicilia – potenzialità, problemi e prospettive di intervento, Franco Angeli, Milano, 2005, pag. 138 19 Si veda: Bourdieu P., The Forms of Capital, in Richardson John G., Handbookof Theory and Research in the Sociology of Education, New York, Greenwald Press, 1986 Coleman J., Social Capital in the Creation of Human Capital, American Journal of Sociology 94, 1988, pp. 95-120 Putnam R.D., Leonardi R., Nannetti R.Y., La tradizione civica nelle regioni italiane, Mondadori, Milano, 1993 Bagnasco A., Piselli F., Pizzorno A., Trigilia C., Capitale sociale: istruzioni per l’uso, Bologna, Il Mulino, 2002 20 Sassu A., Lodde S. (a cura di), Saperi locali, innovazione e sviluppo economico, Franco Angeli, Milano, 2003, pag . 32 21 Balbo L., Pensare le reti sociologicamente, in Morcellini M. e Pizzaleo G. (a cura di), Net Sociology, interazioni tra scienze sociali ed internet, Guerini Associati,Milano, 2002 22 Geertz C., Interpretazioni di culture, Il mulino, Bologna, 1998, pag. 164 23 Costantino S., Artista A., Le strade del vino e le vie dello sviluppo, Franco Angeli, Milano, 2003, pag. 29 24 Costantino S., Artista A., Le strade del vino e le vie dello sviluppo, Franco Angeli, Milano, 2003, pag. 45 25 Socco C., Il paesaggio imperfetto. Uno sguardo dal punto di vista estetico,Tirrenia Stampatori, Torino, 1998
  • 5. Turismo sostenibile e governance del territorio nella società globalizzata - Umberto Di Maggio – PhdSociologist on local development andsocial policies 04/04/2016 5 Bibliografia  Augè M., Non luoghi. Per un’antropologia della surmodernità, Bollati Boringhieri, Torino, 2001  Bagnasco A., Piselli F., Pizzorno A., Trigilia C., Capitale sociale: istruzioni per l’uso, Bolo- gna, Il Mulino, 2002  Balbo L., Pensare le reti sociologicamente, in Morcellini M. e Pizzaleo G. (a cura di), Net Sociology, interazioni tra scienze sociali ed internet, Guerini Associati, Milano, 2002  Bauman Z., La solitudine del cittadino globale, Feltrinelli, Milano, 2000  Bonesio L. (a cura di), Orizzonti della geofilosofia. Terra e luoghi nell’epoca della mondia- lizzazione, Arianna Editrice, Casalecchio di Reno, 2000  Bourdieu P., The Forms of Capital, in Richardson John G., Handbook of Theory and Re- search in the Sociology of Education, New York, Greenwald Press, 1986  Coleman J., Social Capital in the Creation of Human Capital, American Journal of Soci- ology 94, 1988  Costantino S., Artista A., Le strade del vino e le vie dello sviluppo, Franco Angeli, Milano, 2003  Cuccia T., L’organizzazione di rete nell’offerta turistica siciliana, in La Rosa R. (a cura di), Lo sviluppo del turismo in Sicilia – potenzialità, problemi e prospettive di intervento, Fran- co Angeli, Milano, 2005,  Federici M.C. (a cura di), Imprenditore umbro e formazione tipologia locale e mercato glo- bale, Morlacchi Editore, Perugia, 2002  Geertz C., Interpretazioni di culture, Il mulino, Bologna, 1998  Giddens A., Le conseguenze della modernità, Il Mulino, Bologna, 1994  Hirschman A.O., La strategia dello sviluppo economico, La Nuova Italia, Firenze, 1968  La Rosa R. (a cura di), Lo sviluppo del turismo in Sicilia – potenzialità, problemi eprospet- tive di intervento, Franco Angeli, Milano, 2005  Lévi-Strauss C., Tristi Tropici, Il Saggiatore, Milano, 1996  Mac Cannell D., Il turista, una nuova teoria della classe agiata, UTET, Torino, 2005  Putnam R.D., Leonardi R., Nannetti R.Y., La tradizione civica nelle regioni italiane, Monda- dori, Milano, 1993  Sassu A., Lodde S. (a cura di), Saperi locali, innovazione e sviluppo economico, Franco An- geli, Milano, 2003  Savelli A., Guidicini P. (a cura di), Strategie di comunità nel turismo mediterraneo, Franco Angeli, Milano, 1999  Simmel G., Le metropoli e la vita dello spirito, Armando Editore, Roma, 1995  Simonicca A., Teoria e prassi dell’heritage tourism, in Rami Ceci L. (a cura di), Turismo e sostenibilità, risorse locali e promozione turistica come valore, Armando Editore, Roma, 2005  Socco C., Il paesaggio imperfetto. Uno sguardo dal punto di vista estetico, Tirrenia Stampa- tori, Torino, 1998  Turner L., Ash J., The Golden Hordes, St. Martin's Press, New York, 1976  Urry J., Lo sguardo del turista, Seam, Roma, 1995  Veblen T., La teoria della classe agiata, Einaudi, Torino, 1960