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LA POLITICA PER
VOCAZIONE, LA SINISTRA
COME ORIZZONTE.
PAROLA DI MASSIMO
D’ALEMA
Dicembre 2016
MASSIMO D’ALEMA, CHI È
Per alcuni il più “Comunista” e, proprio per questo, un pericolo
da combattere o, semplicemente, un ostacolo al cambiamento
da rimuovere. Per altri, un dirigente e un uomo di Governo non
abbastanza di Sinistra o, semplicemente, uno di quei “leader con cui
non vinceremo mai”.
Mal sopportato da tanti compagni di partito, giornalisti e intellettuali,
amato forse più di quanto non si pensi dalla base del PCI-PDS-DS,
rispettato e stimato anche da chi non lo ammetterebbe mai in pubblico,
Massimo D’Alema ha la statura politica e intellettuale per assurgere a
simbolo di un modo antico di concepire la politica, nel pensiero e nella
prassi.
UN MODERNO AIACE TELAMONIO?
con Aiace Telamonio, l’eroe
che nell’Iliade salva le navi
achee dall’incendio, fosse da
leggere in controluce l’ultima
missione che si è assegnato.
Per usare le sue parole, il 4
Dicembre il solitario, pugnace
epigono della Sinistra italiana
«ha battuto un colpo che
lascerà il segno».
L’ era dei social media non ha intaccato
le sue convinzioni: con l’orgogliosa
consapevolezza dell’inattualità del
suo pensiero, D’Alema parla di
selezione delle classi dirigenti, della
funzione insostituibile dei partiti,
dell’identità della Sinistra come
forza dell’eguaglianza e della giustizia
sociale.
Si direbbe che il confronto, a volte
impietoso, tra i princìpi che propugna
e la realtà che osserva, lo incoraggino
a perseverare, quasi che nel paragone
LA MALATTIA DEL PD
Constatato di che pasta fosse fatto ormai il gruppo dirigente, si capisce
meglio perché l’anima profonda del partito, la sua vera base (non
quella finta, mediatica), sia sempre stata, per anni, prevalentemente
dalemiana. Perché Massimo D’Alema è stato l’unico ad ereditare non
solo i limiti ma anche le virtù (forza, serietà, realismo, indisponibilità a
piegarsi ai diktat di piazza o di giornali e intellettuali fiancheggiatori)
che caratterizzarono molti del gruppo dirigente del Partito comunista.
Quelli, a differenza di questi, «davano la linea», non se la facevano
dare.
Angelo Panebianco, La Repubblica è sospesa nel vuoto, “Corriere della Sera”,
20 Aprile 2013
RENZI: CONOSCERLO,
INTERPRETARLO,
COMBATTERLO…
E RISPONDERGLI A
TONO
DI CROSTATA E ALTRE STORIE
(parlando di Berlusconi) Non
è stato messo (da Renzi)
nel paginone dei cattivi: l’ho
trovato significativo da parte
del Presidente del Consiglio,
perché vuol dire che lo
considera un cattivo non
irrecuperabile.
“OttoeMezzo”,22Novembre2016
Lilly Gruber. A proposito di battute, Renzi
ha detto oggi: «Vi ricordate il patto della
crostata tra D’Alema e Berlusconi? è
sparito il patto e si sono mangiati pure
la crostata». Lei come interpreta questa
battuta?
Massimo D’Alema. È una delle ragioni
per cui è bene che io non faccia dibattiti
con Renzi. Siccome Renzi è stato
definito da Severgnini appassionato
e competente, se la sua passione e
le sue competenze si esprimono in
queste frasi qui, è meglio che dibatta
da solo.
“Otto e Mezzo”, 22 Novembre 2016
IL COMPAGNO PYATAKOV
È proprio vero che nel momento in
cui stiamo dimenticando molti dei
valori della Sinistra, le cose peggiori
le stiamo coltivando [...] torneremo
al compagno Pyatakov, che rimane
alla storia per avere pronunciato la
seguente frase:
Quando il Partito dice che il bianco è
nero, bisogna convincersi che è nero.
Adesso abbiamo Lotti al posto di
Pyatakov.
Festa dell’Unità. Firenze, 12 settembre 2015
(Renzi) indubbiamente ha delle
grandi qualità: dal punto di
vista della sua forza politica
lo definirei un grande tattico.
Quello che gli manca è la
coerenza dei princìpi e una
visione strategica.
La tattica e la comunicazione
sono molto importanti nella
vita politica ma non sono
sufficienti.
Vicenza, 29 Agosto 2016
REALTÀ E REALISMO POLITICO
Una componente minoritaria, ancorché temporaneamente, in un partito
a forte conduzione personale, gestito con un certo carico di arroganza,
può avere un peso soltanto se si muove con coerenza e con assoluta
In-Tran-Si-Gen-Za.
Io non credo che il Segretario del Partito abbia unito il PD nell’elezione
del Capo dello Stato per un afflato unitario, che sia ripetibile sulla base
di appelli.
Ha scelto quella strada quando ha capito che su un’altra strada
probabilmente avrebbe perso. Per cui non si annunciano ultimatum: si
danno dei colpi quando è necessario, cercando di fare in modo che
lascino il segno.
Marzo 2015
Devo confessare che sono un sincero ammiratore dell’oratoria del
segretario del nostro partito che giustamente, secondo una visione
moderna,sirivolgepiùcheanoichesiamoqui,adunvastopubblicoche
èfuoridiqui.Tuttavia,ilfascinodell’oratoriaqualchevolta,all’ascoltatore
attento, non riesce a far sì che ci sia una qualche attinenza tra una
parte, almeno, delle affermazioni che vengono fatte e la realtà.
Voi mi scuserete questa osservazione che può sembrare molto poco
poetica, tuttavia penso che il dibattito politico, soprattutto quando si
tratta del dibattito di chi ha la responsabilità di governare il Paese,
debba mantenere un forte aggancio alla realtà.
Direzione PD - 29 Settembre 2014
FATTI O PAROLE?
Ho sempre molto apprezzato il linguaggio immaginoso e spesso
affascinante di Gianni (Cuperlo); io ho sempre avuto una tendenza
alla prosa, diciamo. E penso che una minoranza, innanzi tutto, oltre
ad aspirare a diventare un pensiero debba aspirare a diventare una
maggioranza. Un pensiero banale, me ne rendo conto. Il pensiero lo
vedo più come uno strumento che come un fine.
[...] (Diventare maggioranza) è un fine dal quale non ci si deve fare
assillare, ha i suoi tempi che sono i tempi della politica, ma considero
l’essere minoranza accidente e non sostanza, come avrebbero detto
i filosofi medievali, e comunque una condizione nella quale io non mi
trovo particolarmente a mio agio, diciamo.
Maggio 2014
MAGGIORANZA, DICIAMO!
LA POLITICA COME
PROFESSIONE
SPIEGATA DA UNO
CON LA VOCAZIONE
PER LA POLITICA
Io penso che la politica deve essere un’attività il più possibile svolta da
tutti i cittadini. Allo scopo di consentire a tutti i cittadini che lo vogliono
di fare politica, un ristretto numero di persone lo deve fare di mestiere,
allo scopo di crearne le condizioni.
Il Partito (Comunista) era un partito di massa, aveva 1 milione 600 mila
iscritti; era una grande organizzazione di cittadini, non di professionisti,
ma per mantenere un’organizzazione di questo genere occorreva che
ci fosse un ristretto numero di persone che lo facevano per professione.
[…] Non si diceva Politico di professione, si diceva Rivoluzionario
di professione, nella nostra scuola. Politico è una parola generica,
nessuno di noi avrebbe accettato di farsi chiamare così: noi eravamo
Comunisti e quindi Rivoluzionari di professione.
segue
POLITICO O RIVOLUZIONARIO?
Oltretutto la parola Professione è una cattiva traduzione da una parola
tedesca, Beruf, che vuol dire Vocazione e non soltanto professione – la
politica è una Vocazione, qualcosa quasi come la vocazione religiosa,
alla quale si sacrificava tutto.
Nella dimensione della politica come Vocazione, l’interesse privato era
totalmente cancellato, tutto era darsi ad una causa comune – in questo
c’era anche qualcosa di profondamente distorsivo: la causa comune
non era l’Italia, era il Partito innanzi tutto. Poi il partito si preoccupava
dell’Italia, ma tu ti legavi ad un partito, la causa che diventava il tutto,
invadeva la tua vita.
2012
POLITICA COME VOCAZIONE
Oramai in Italia vale l’idea che il miglior leader politico è quello che non
si è mai occupato di politica. Questo è un concetto innovativo, diciamo.
[...]IoricordounabellapaginadiBenedettoCroce,chedicechesarebbe
come se uno entrando in sala operatoria, dovendo essere operato
d’urgenza, si trovasse di fronte uno con un coltello che gli dicesse:
«Stia tranquillo, non sono un chirurgo».
Festa dell’Unità, 2007 – Intervista a Bianca Berlinguer
IL CHIRURGO DI CROCE
La politica, contando sempre di meno, ha subìto un processo di crescita
ipertrofica: è diventata tanta e ha perso di qualità.
Bisognerebbe avere un ceto politico molto più ristretto [...] e così cercare
di restituire prestigio ed autorevolezza alla politica.
Però io non credo che il problema sia il mestiere della politica. Fino a
quando abbiamo avuto dei partiti che producevano una classe dirigente
di politici professionali, attraverso una selezione che era anche fatta di
sacrifici e di studio, noi abbiamo avuto una politica migliore.
La politica è peggiorata quando vi è entrata in massa la cosiddetta
società civile.
segue
POCHI MA BUONI
I politici professionali non esistono più, il Parlamento si compone in
gran parte di imprenditori, professionisti, avvocati, medici, eccetera.
La politica professionale dei grandi partiti che hanno ricostruito la
democrazia era molto più efficace, c’era una classe dirigente di più
alta qualità.
[…] La crisi dei partiti ha fatto venire meno una classe dirigente
che veniva selezionata con severità [...] io penso, come è noto
immodestamente, che nel panorama della politica italiana quelli che
reggono sono quelli (che sono pochi) che vengono da una scuola di
questo tipo.
“Crozza Italia”, 2007
IL PARTITO: CHE
COS’ERA E PERCHÉ
NON SE NE PUÒ FARE
A MENO
AMARCORD
Quando ero ragazzo, convivevo con una ragazza molto giovane.
Quando diventai Consigliere comunale e capogruppo del PCI al
Comune di Pisa – avevo 21 anni –, il Segretario della Federazione mi
chiamò e mi disse che dovevo sposarmi.
Mi disse: «Il Partito pensa che ti devi sposare, perché siccome sei un
uomo pubblico e convivi con una ragazza, questo fatto può suscitare
critiche, soprattutto in una piccola città come è Pisa».
Ed io mi sposai: perché non si discuteva se il Partito decideva una cosa.
Io vedo anche quanto ci fosse di sbagliato in questo, o comunque di
non più proponibile oggi, ma allora era così.
2012
TIMORE REVERENZIALE
la Russia sovietica, la lotta
partigiana – si alza e si
avvicina con passo grave.
Viene davanti a me, piglia
questi foglietti e li strappa
tutti. E mi fa: «Ricordati: solo
le spie prendono appunti!».
Quello fu il primo contatto
umano dopo alcuni mesi che
stavo lì!
Festa dell’Unità - Firenze, 2007
Quando io entrai nella direzione del
PCI (avevo 26 anni) c’erano Amendola,
Ingrao, Terracini, Colombi [...] erano un
pezzo di storia. Io non ebbi il coraggio
di prendere la parola per sei mesi:
eppure, sono uno ciarliero ed anche
piuttosto sicuro di sé
[...] Ricordo che prendevo appunti
durante le riunioni, visto che non
parlavo. [...] E vedevo che nessuno
prendeva appunti. Ad un certo punto
Colombi, che era Presidente della
Commissione centrale di controllo –
uno che aveva fatto l’antifascismo,
CLASSE DIRIGENTE
La selezione della classe dirigente (nel PCI) non era democratica?
Sì, certo, non era democratica. Però era meritocratica, ferocemente
meritocratica. La battaglia politica era un modo per formare la classe
dirigente e metterla alla prova.
Quando ho smesso di fare il segretario della FGCI, mestiere nel quale
sono stato seguito e non di rado rimbrottato (ma sempre con rispetto,
ma non perché ero io, ma perché ci si occupava dei giovani) [...] mi
dissero:
Ci hanno chiesto che tu vada in Piemonte, ma lì tu peggioreresti i tuoi
difetti perché c’è già una deriva di Sinistra, e quindi noi ti manderemo
in Puglia ad imparare.
E tu partivi, prendevi la valigia e andavi e imparavi.
segue
Loro però (il gruppo dirigente) ti seguivano, leggevano quello che dicevi,
ascoltavano i tuoi discorsi, ti lasciavano parlare anche quando dicevi
cose che ritenevano sbagliate (e ti rispondevano). C’era una dialettica
tra le generazioni, non c’era la logica del “levati tu che mi ci metto io”,
c’era un confronto che aveva una forza educativa.
Presentazione del volume “La famiglia Amendola: una scelta di vita per l‘Italia”
- Roma, 5 giugno 2012
Questa storia dei Dalemiani mi ha sempre dato fastidio, dà l’idea di
una corrente. Io non ho mai voluto fare il capo-corrente, non ho mai
fatto le riunioni! Io vengo in Puglia per fare riunioni di partito, non ho
mai fatto le riunioni dei Dalemiani: non saprei nemmeno chi invitare e
chi non invitare! Semmai parto dall’idea che dovrei essere un punto
di riferimento un po’ per tutti, a volte mi stupisco che non è così e me
ne ho a male, perché ho sempre cercato di mettere a disposizione di
tutti il mio lavoro. Ma non ho mai organizzato una corrente, giusto o
sbagliato che fosse. In certi momenti ho chiamato a raccolta le forze,
nei congressi; e tutte le volte che ho chiamato a raccolta le forze, le
forze erano soverchianti, questo sì [...] il che vuol dire una certa forza di
convocazione [...] Però non ho mai trasformato questo in una corrente
organizzata: normalmente questi Dalemiani vengono scoperti essere
Dalemiani quando si hanno dei guai, per attribuirli a me! Lasciamo
stare i Dalemiani [...]
2012
LE CORRENTI? NO, GRAZIE
Quando vedo le persone
vere, che partecipano, che
spendono una parte del loro
tempo per il bene del Paese,
non per la carriera, quelle
sono le persone cui mi sento
vicino e verso le quali sento
di avere un dovere.
“L’aria che tira”, intervista a Myrta
Merlino, 30 Novembre 2016
(rispondendo alla domanda sull’affermazione:
«L’unico Dalemiano in circolazione seppur
critico sono io»)
Io voglio stare da solo: da solo e con
tutti i cittadini, che non sono pochi. Non
mi piacciono le correnti, non mi piace il
branco.
Se Lei ci pensa, gli animali veramente
nobili vanno da soli. E poi io voglio un
rapporto con i cittadini, questo sì.
PERSONE VERE
(sul futuro dell’Ulivo)
Noi non siamo la società civile contro i partiti. Noi siamo i partiti. È
una verità indiscutibile. Perlomeno se c’è qualcosa che somiglia di
più ai partiti nella dialettica italiana siamo noi, non sono gli altri. Non
possiamo raccontarci queste storie tardo-sessantottesche.
[...] Io non conosco questa cosa, questa politica che viene fatta dai
cittadini e non dalla politica. La politica è un ramo specialistico delle
professioni intellettuali. E fino a questo momento non si conoscono
società democratiche che hanno potuto fare diversamente.
L’idea che si possa eliminare la politica come ramo specialistico per
restituirla tout-court ai cittadini è un mito estremista che ha prodotto
o dittature sanguinarie o Berlusconi e il “comitato” è un sottoprodotto
rispetto a queste due tragedie.
IL PD: SE QUESTO È UN PARTITO…
segue
La politica professionale è esattamente quella struttura che consente
ai cittadini di accedere alla politica, perché se manca quella struttura
non vi accedono.
Si parte con l’idea che devono governare le cuoche e nel frattempo si
governa con la polizia politica [...] e noi abbiamo una certa esperienza
nel nostro campo. Poi magari questa transizione dura settant’anni
perché nel frattempo ci si dimentica il programma originario.
Discorso al Castello di Gargonza, 9 Marzo 1997
Non sono ulivista.
Preferisco essere ulivicoltore,
far fruttificare la pianta.
Primo congresso dei DS,
13 Febbraio 1998
Mettiamo un po’ di ambientalismo,
perché va di moda [...] poi siamo un po’
di Sinistra, ma come Blair - perché è
sufficientemente lontano [...] Poi siamo
anche un po’ eredi della tradizione del
Cattolicesimo democratico, ci mettiamo
anche un po’ di giustizialismo che va di
moda e abbiamo fatto un nuovo partito.
Lo chiamiamo in un modo che non
dispiace a nessuno, perché Verdi è
duro, Sinistra suona male, Democratici
siamo tutti! E chi può essere contrario
ad un prodotto così straordinariamente
perfetto? C’è tutto dentro!
Auguri [...] però io non ci credo.
13 Marzo 1999
ULIVO E ULIVI
(Replica a Dario Franceschini che, durante il Congresso del 2009, lo aveva
paragonato allo scorpione che si fa traghettare da una rana, ma non può fare
a meno di pungerla, uccidendo entrambi).
Io sono un ariete, non uno scorpione.
Sonounarietesoprattuttodicarattereenonsolocomesegnozodiacale.
E per una rana è difficile portare un ariete sulle spalle.
È una favola triste perché alla fine tutti e due vanno a fondo, bisogna
invece lavorare tutti insieme e vincere nel PD.
Apertura della campagna per Bersani Segretario - Milano, 6 Settembre 2009
CHE ANIMALE SEI?
Se dovessi fare un film su questa storia inizierebbe con questa scena.
Io mi trovavo a Narni, sul corso del borgo medievale. A Narni si fa il
più bel corteo storico, in costume medievale, che si faccia in Umbria e
quindi forse in Italia.
[...] Ero appoggiato alla transenna. Ad un certo punto si stacca dal
corteo un uomo non altissimo, ma massiccio, con una giacca di cuoio
e una cotta di ferro sopra, un elmo e una lancia. Viene diretto verso di
me; ho pensato: «Qui finisce male».
Arriva davanti a me, si piazza davanti con la lancia, mi guarda e dice:
«Io mi chiamo Palmiro: hai capito da che famiglia vengo?».
E io: «Certo: o tu’ pa’ ti voleva male o ha un senso politico».
«Esatto – mi fa – io, mia moglie, i miei figli, le mie nuore, tutti noi, non
vi votiamo più. Né ora, né mai più. Hai capito? Ciao!».
segue
“NANNI” D’ALEMA
Noncenefreganiente?Andiamoavantiversoilnuovo?Èrobavecchia?
Io vorrei far presente ai dirigenti del nostro Partito, sempre con l’acribia
di chi ha la curiosità di guardare i numeri, che l’età media degli elettori
del PD è 56 anni e mentre perdiamo i Palmiri, li rimpiazziamo con i
Verdini, che però sono molti di meno.
E non voglio nemmeno fare un discorso qualitativo, perché l’idea di
stare in un Partito che prende i Cicchitto e i Verdini e abbandona i
Palmiri mi crea un problema proprio qui (indica lo stomaco, tra gli applausi
della platea).
[...] Ma al di là dell’aspetto qualitativo è l’aspetto quantitativo a
preoccupare: stiamo reclutando ceto politico a Destra e perdendo
elettori a Sinistra.
segue
Se andiamo avanti così, avremo fatto una Costituzione che dà i poteri
al Capo del Governo, una legge elettorale che dà la maggioranza
assoluta del Parlamento a una piccola minoranza di elettori e dopo
aver costruito tutto questo bel marchingegno noi, come Willy il Coyote,
ci cadremo dentro, e il Movimento 5 Stelle andrà al Governo del Paese.
Perché quando arriveremo alla stretta, noi ballottaggi con il Movimento
5 Stelle ne abbiamo fatti 20 e ne abbiamo persi 19.
Io ho detto: «Quello che ha vinto facciamolo vicesegretario del Partito».
«No – mi hanno risposto – non è iscritto al PD”.
Vicenza, 29 Agosto 2016
QUALCOSA DI
SINISTRA, OVVERO
IMPEDIRE CHE IL
NEMICO ARRIVI A
BRUCIARE LE NAVI
(duranteunamanifestazioneperilNOalreferendumsullariformacostituzionale)
Ha chiesto la parola una ragazza e mi ha detto:
Voi avevate il diritto di scegliere i vostri parlamentari: a noi questo diritto
è stato negato. Voi avevate il diritto, sul luogo di lavoro, di essere tutelati
contro un licenziamento ingiusto: a noi questo diritto è stato tolto. Voi
avevate il diritto ad una pensione dignitosa: io non credo che noi l’avremo.
Quando la finirete di toglierci tutti i diritti di cui la vostra generazione ha
goduto e di cui noi non vedremo neppure l’ombra?
Eraunmessaggiomoltodoloroso,moltoforte,chetoccalaresponsabilità
di tutti noi.
[...] Giustamente i ragazzi percepiscono in questa riforma una ulteriore
sottrazione di diritti, un’altra possibilità in meno di partecipare alla vita
pubblica, la sensazione di un sistema politico che si chiude sempre più
in se stesso, che diventa sempre più autoreferenziale.
segue
IL PARLAMENTO NON SI TOCCA
È questo il senso della riforma, è per questo che piace a Schäuble:
perché Schäuble dice che più contano i cittadini e i Parlamenti, più è
difficile imporre la politica di austerità, e siccome loro hanno in mente
questa idea dell’Europa, vogliono riformare anche le nostre istituzioni
perché contino di meno i cittadini e i Parlamenti.
“L’aria che tira”, intervista a Myrta Merlino - 30 Novembre 2016
Stiglitz dice che il mercato del lavoro non si riforma quando c’è la
recessione,maquandoc’èlacrescita.Perchéquandoc’èlarecessione,
introdurre maggiore flessibilità normalmente incide negativamente sulla
domanda.
Un lavoratore che si sente dire dal Presidente del Consiglio «È giusto
che i padroni possano licenziare chi vogliono, poi ci penserà lo Stato!»
(e lo Stato non ha i soldi per pensarci, perché con quest’ordine di
grandezze non può fare nulla), quel lavoratore sarà oltretutto indotto a
consumare di meno. Pensa Stiglitz.
[...] lo capisco che Stiglitz è un vecchio rottame della Sinistra, diciamo,
però ha avuto quel premio Nobel di cui i nostri giovani consiglieri finora
non hanno avuto la possibilità di essere insigniti, quindi forse una
qualche considerazione la merita.
Direzione PD, 29 Settembre 2014
STIGLITZ. QUEL VECCHIO ROTTAME
E lei che gli ha risposto?
«La ringrazio: se volesse fare
un’intervista per spiegare
questo concetto anche a
qualche elettore di sinistra...».
Intervista a Maria Teresa Meli -
“Corriere della Sera”, 1 Maggio
2013
Durante l’elezione per il capo dello
Stato, il presidente Berlusconi ha avuto
la cortesia di chiamarmi al telefono
per spiegarmi le ragioni per le quali
non riteneva possibile la convergenza
sul mio nome: «La maggior parte dei
nostri elettori non capirebbe, perché la
considerano uno dei nostri avversari
più pericolosi».
AVVERSARIO PER ECCELLENZA
Visto che al Governo ci siete
tu, Dini e Napolitano, sarà
meglio che ci sia anche
qualcuno di Sinistra.
Frase riportata da “La Stampa”
del 12 Maggio 1996.
D’Alema l’avrebbe detta a Walter
Veltroni durante le consultazioni
che portarono alla formazione
del primo Governo Prodi. Mai
confermata,cipiacepensareche
sia stata realmente pronunciata.
Io ci sono. [...] L’Iliade è piena di
straordinari personaggi, tutti ricordano
i più famosi: Achille, Agamennone,
Ulisse.
[...] A me è sempre piaciuto uno che
non ricorda nessuno: Aiace Telamonio.
Se Lei va a leggere il testo scoprirà che
quando i Troiani stavano per bruciare le
navi, ci fu lui ad impedirlo.
Orvieto, 21 Maggio 2009
L’ALTRO AIACE
D’ALEMA È
ARROGANTE?
CHIEDIAMOLO A LUI
Io sono sempre stato contrario all’arroganza del potere.
Magari soffro di una certa arroganza intellettuale.
Sì, una certa spocchia intellettuale ogni tanto mi viene, lo ammetto.
D’altro canto succede, a chi legge i libri, quando deve discutere con
quelli che fanno i tweet.
LIBRI E TWEET
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La politica per vocazione, la sinistra come orizzonte parola di massimo d’alema telos aes

  • 1. LA POLITICA PER VOCAZIONE, LA SINISTRA COME ORIZZONTE. PAROLA DI MASSIMO D’ALEMA Dicembre 2016
  • 2. MASSIMO D’ALEMA, CHI È Per alcuni il più “Comunista” e, proprio per questo, un pericolo da combattere o, semplicemente, un ostacolo al cambiamento da rimuovere. Per altri, un dirigente e un uomo di Governo non abbastanza di Sinistra o, semplicemente, uno di quei “leader con cui non vinceremo mai”. Mal sopportato da tanti compagni di partito, giornalisti e intellettuali, amato forse più di quanto non si pensi dalla base del PCI-PDS-DS, rispettato e stimato anche da chi non lo ammetterebbe mai in pubblico, Massimo D’Alema ha la statura politica e intellettuale per assurgere a simbolo di un modo antico di concepire la politica, nel pensiero e nella prassi.
  • 3. UN MODERNO AIACE TELAMONIO? con Aiace Telamonio, l’eroe che nell’Iliade salva le navi achee dall’incendio, fosse da leggere in controluce l’ultima missione che si è assegnato. Per usare le sue parole, il 4 Dicembre il solitario, pugnace epigono della Sinistra italiana «ha battuto un colpo che lascerà il segno». L’ era dei social media non ha intaccato le sue convinzioni: con l’orgogliosa consapevolezza dell’inattualità del suo pensiero, D’Alema parla di selezione delle classi dirigenti, della funzione insostituibile dei partiti, dell’identità della Sinistra come forza dell’eguaglianza e della giustizia sociale. Si direbbe che il confronto, a volte impietoso, tra i princìpi che propugna e la realtà che osserva, lo incoraggino a perseverare, quasi che nel paragone
  • 4. LA MALATTIA DEL PD Constatato di che pasta fosse fatto ormai il gruppo dirigente, si capisce meglio perché l’anima profonda del partito, la sua vera base (non quella finta, mediatica), sia sempre stata, per anni, prevalentemente dalemiana. Perché Massimo D’Alema è stato l’unico ad ereditare non solo i limiti ma anche le virtù (forza, serietà, realismo, indisponibilità a piegarsi ai diktat di piazza o di giornali e intellettuali fiancheggiatori) che caratterizzarono molti del gruppo dirigente del Partito comunista. Quelli, a differenza di questi, «davano la linea», non se la facevano dare. Angelo Panebianco, La Repubblica è sospesa nel vuoto, “Corriere della Sera”, 20 Aprile 2013
  • 6. DI CROSTATA E ALTRE STORIE (parlando di Berlusconi) Non è stato messo (da Renzi) nel paginone dei cattivi: l’ho trovato significativo da parte del Presidente del Consiglio, perché vuol dire che lo considera un cattivo non irrecuperabile. “OttoeMezzo”,22Novembre2016 Lilly Gruber. A proposito di battute, Renzi ha detto oggi: «Vi ricordate il patto della crostata tra D’Alema e Berlusconi? è sparito il patto e si sono mangiati pure la crostata». Lei come interpreta questa battuta? Massimo D’Alema. È una delle ragioni per cui è bene che io non faccia dibattiti con Renzi. Siccome Renzi è stato definito da Severgnini appassionato e competente, se la sua passione e le sue competenze si esprimono in queste frasi qui, è meglio che dibatta da solo. “Otto e Mezzo”, 22 Novembre 2016
  • 7. IL COMPAGNO PYATAKOV È proprio vero che nel momento in cui stiamo dimenticando molti dei valori della Sinistra, le cose peggiori le stiamo coltivando [...] torneremo al compagno Pyatakov, che rimane alla storia per avere pronunciato la seguente frase: Quando il Partito dice che il bianco è nero, bisogna convincersi che è nero. Adesso abbiamo Lotti al posto di Pyatakov. Festa dell’Unità. Firenze, 12 settembre 2015 (Renzi) indubbiamente ha delle grandi qualità: dal punto di vista della sua forza politica lo definirei un grande tattico. Quello che gli manca è la coerenza dei princìpi e una visione strategica. La tattica e la comunicazione sono molto importanti nella vita politica ma non sono sufficienti. Vicenza, 29 Agosto 2016
  • 8. REALTÀ E REALISMO POLITICO Una componente minoritaria, ancorché temporaneamente, in un partito a forte conduzione personale, gestito con un certo carico di arroganza, può avere un peso soltanto se si muove con coerenza e con assoluta In-Tran-Si-Gen-Za. Io non credo che il Segretario del Partito abbia unito il PD nell’elezione del Capo dello Stato per un afflato unitario, che sia ripetibile sulla base di appelli. Ha scelto quella strada quando ha capito che su un’altra strada probabilmente avrebbe perso. Per cui non si annunciano ultimatum: si danno dei colpi quando è necessario, cercando di fare in modo che lascino il segno. Marzo 2015
  • 9. Devo confessare che sono un sincero ammiratore dell’oratoria del segretario del nostro partito che giustamente, secondo una visione moderna,sirivolgepiùcheanoichesiamoqui,adunvastopubblicoche èfuoridiqui.Tuttavia,ilfascinodell’oratoriaqualchevolta,all’ascoltatore attento, non riesce a far sì che ci sia una qualche attinenza tra una parte, almeno, delle affermazioni che vengono fatte e la realtà. Voi mi scuserete questa osservazione che può sembrare molto poco poetica, tuttavia penso che il dibattito politico, soprattutto quando si tratta del dibattito di chi ha la responsabilità di governare il Paese, debba mantenere un forte aggancio alla realtà. Direzione PD - 29 Settembre 2014 FATTI O PAROLE?
  • 10. Ho sempre molto apprezzato il linguaggio immaginoso e spesso affascinante di Gianni (Cuperlo); io ho sempre avuto una tendenza alla prosa, diciamo. E penso che una minoranza, innanzi tutto, oltre ad aspirare a diventare un pensiero debba aspirare a diventare una maggioranza. Un pensiero banale, me ne rendo conto. Il pensiero lo vedo più come uno strumento che come un fine. [...] (Diventare maggioranza) è un fine dal quale non ci si deve fare assillare, ha i suoi tempi che sono i tempi della politica, ma considero l’essere minoranza accidente e non sostanza, come avrebbero detto i filosofi medievali, e comunque una condizione nella quale io non mi trovo particolarmente a mio agio, diciamo. Maggio 2014 MAGGIORANZA, DICIAMO!
  • 11. LA POLITICA COME PROFESSIONE SPIEGATA DA UNO CON LA VOCAZIONE PER LA POLITICA
  • 12. Io penso che la politica deve essere un’attività il più possibile svolta da tutti i cittadini. Allo scopo di consentire a tutti i cittadini che lo vogliono di fare politica, un ristretto numero di persone lo deve fare di mestiere, allo scopo di crearne le condizioni. Il Partito (Comunista) era un partito di massa, aveva 1 milione 600 mila iscritti; era una grande organizzazione di cittadini, non di professionisti, ma per mantenere un’organizzazione di questo genere occorreva che ci fosse un ristretto numero di persone che lo facevano per professione. […] Non si diceva Politico di professione, si diceva Rivoluzionario di professione, nella nostra scuola. Politico è una parola generica, nessuno di noi avrebbe accettato di farsi chiamare così: noi eravamo Comunisti e quindi Rivoluzionari di professione. segue POLITICO O RIVOLUZIONARIO?
  • 13. Oltretutto la parola Professione è una cattiva traduzione da una parola tedesca, Beruf, che vuol dire Vocazione e non soltanto professione – la politica è una Vocazione, qualcosa quasi come la vocazione religiosa, alla quale si sacrificava tutto. Nella dimensione della politica come Vocazione, l’interesse privato era totalmente cancellato, tutto era darsi ad una causa comune – in questo c’era anche qualcosa di profondamente distorsivo: la causa comune non era l’Italia, era il Partito innanzi tutto. Poi il partito si preoccupava dell’Italia, ma tu ti legavi ad un partito, la causa che diventava il tutto, invadeva la tua vita. 2012 POLITICA COME VOCAZIONE
  • 14. Oramai in Italia vale l’idea che il miglior leader politico è quello che non si è mai occupato di politica. Questo è un concetto innovativo, diciamo. [...]IoricordounabellapaginadiBenedettoCroce,chedicechesarebbe come se uno entrando in sala operatoria, dovendo essere operato d’urgenza, si trovasse di fronte uno con un coltello che gli dicesse: «Stia tranquillo, non sono un chirurgo». Festa dell’Unità, 2007 – Intervista a Bianca Berlinguer IL CHIRURGO DI CROCE
  • 15. La politica, contando sempre di meno, ha subìto un processo di crescita ipertrofica: è diventata tanta e ha perso di qualità. Bisognerebbe avere un ceto politico molto più ristretto [...] e così cercare di restituire prestigio ed autorevolezza alla politica. Però io non credo che il problema sia il mestiere della politica. Fino a quando abbiamo avuto dei partiti che producevano una classe dirigente di politici professionali, attraverso una selezione che era anche fatta di sacrifici e di studio, noi abbiamo avuto una politica migliore. La politica è peggiorata quando vi è entrata in massa la cosiddetta società civile. segue POCHI MA BUONI
  • 16. I politici professionali non esistono più, il Parlamento si compone in gran parte di imprenditori, professionisti, avvocati, medici, eccetera. La politica professionale dei grandi partiti che hanno ricostruito la democrazia era molto più efficace, c’era una classe dirigente di più alta qualità. […] La crisi dei partiti ha fatto venire meno una classe dirigente che veniva selezionata con severità [...] io penso, come è noto immodestamente, che nel panorama della politica italiana quelli che reggono sono quelli (che sono pochi) che vengono da una scuola di questo tipo. “Crozza Italia”, 2007
  • 17. IL PARTITO: CHE COS’ERA E PERCHÉ NON SE NE PUÒ FARE A MENO
  • 18. AMARCORD Quando ero ragazzo, convivevo con una ragazza molto giovane. Quando diventai Consigliere comunale e capogruppo del PCI al Comune di Pisa – avevo 21 anni –, il Segretario della Federazione mi chiamò e mi disse che dovevo sposarmi. Mi disse: «Il Partito pensa che ti devi sposare, perché siccome sei un uomo pubblico e convivi con una ragazza, questo fatto può suscitare critiche, soprattutto in una piccola città come è Pisa». Ed io mi sposai: perché non si discuteva se il Partito decideva una cosa. Io vedo anche quanto ci fosse di sbagliato in questo, o comunque di non più proponibile oggi, ma allora era così. 2012
  • 19. TIMORE REVERENZIALE la Russia sovietica, la lotta partigiana – si alza e si avvicina con passo grave. Viene davanti a me, piglia questi foglietti e li strappa tutti. E mi fa: «Ricordati: solo le spie prendono appunti!». Quello fu il primo contatto umano dopo alcuni mesi che stavo lì! Festa dell’Unità - Firenze, 2007 Quando io entrai nella direzione del PCI (avevo 26 anni) c’erano Amendola, Ingrao, Terracini, Colombi [...] erano un pezzo di storia. Io non ebbi il coraggio di prendere la parola per sei mesi: eppure, sono uno ciarliero ed anche piuttosto sicuro di sé [...] Ricordo che prendevo appunti durante le riunioni, visto che non parlavo. [...] E vedevo che nessuno prendeva appunti. Ad un certo punto Colombi, che era Presidente della Commissione centrale di controllo – uno che aveva fatto l’antifascismo,
  • 20. CLASSE DIRIGENTE La selezione della classe dirigente (nel PCI) non era democratica? Sì, certo, non era democratica. Però era meritocratica, ferocemente meritocratica. La battaglia politica era un modo per formare la classe dirigente e metterla alla prova. Quando ho smesso di fare il segretario della FGCI, mestiere nel quale sono stato seguito e non di rado rimbrottato (ma sempre con rispetto, ma non perché ero io, ma perché ci si occupava dei giovani) [...] mi dissero: Ci hanno chiesto che tu vada in Piemonte, ma lì tu peggioreresti i tuoi difetti perché c’è già una deriva di Sinistra, e quindi noi ti manderemo in Puglia ad imparare. E tu partivi, prendevi la valigia e andavi e imparavi. segue
  • 21. Loro però (il gruppo dirigente) ti seguivano, leggevano quello che dicevi, ascoltavano i tuoi discorsi, ti lasciavano parlare anche quando dicevi cose che ritenevano sbagliate (e ti rispondevano). C’era una dialettica tra le generazioni, non c’era la logica del “levati tu che mi ci metto io”, c’era un confronto che aveva una forza educativa. Presentazione del volume “La famiglia Amendola: una scelta di vita per l‘Italia” - Roma, 5 giugno 2012
  • 22. Questa storia dei Dalemiani mi ha sempre dato fastidio, dà l’idea di una corrente. Io non ho mai voluto fare il capo-corrente, non ho mai fatto le riunioni! Io vengo in Puglia per fare riunioni di partito, non ho mai fatto le riunioni dei Dalemiani: non saprei nemmeno chi invitare e chi non invitare! Semmai parto dall’idea che dovrei essere un punto di riferimento un po’ per tutti, a volte mi stupisco che non è così e me ne ho a male, perché ho sempre cercato di mettere a disposizione di tutti il mio lavoro. Ma non ho mai organizzato una corrente, giusto o sbagliato che fosse. In certi momenti ho chiamato a raccolta le forze, nei congressi; e tutte le volte che ho chiamato a raccolta le forze, le forze erano soverchianti, questo sì [...] il che vuol dire una certa forza di convocazione [...] Però non ho mai trasformato questo in una corrente organizzata: normalmente questi Dalemiani vengono scoperti essere Dalemiani quando si hanno dei guai, per attribuirli a me! Lasciamo stare i Dalemiani [...] 2012 LE CORRENTI? NO, GRAZIE
  • 23. Quando vedo le persone vere, che partecipano, che spendono una parte del loro tempo per il bene del Paese, non per la carriera, quelle sono le persone cui mi sento vicino e verso le quali sento di avere un dovere. “L’aria che tira”, intervista a Myrta Merlino, 30 Novembre 2016 (rispondendo alla domanda sull’affermazione: «L’unico Dalemiano in circolazione seppur critico sono io») Io voglio stare da solo: da solo e con tutti i cittadini, che non sono pochi. Non mi piacciono le correnti, non mi piace il branco. Se Lei ci pensa, gli animali veramente nobili vanno da soli. E poi io voglio un rapporto con i cittadini, questo sì. PERSONE VERE
  • 24. (sul futuro dell’Ulivo) Noi non siamo la società civile contro i partiti. Noi siamo i partiti. È una verità indiscutibile. Perlomeno se c’è qualcosa che somiglia di più ai partiti nella dialettica italiana siamo noi, non sono gli altri. Non possiamo raccontarci queste storie tardo-sessantottesche. [...] Io non conosco questa cosa, questa politica che viene fatta dai cittadini e non dalla politica. La politica è un ramo specialistico delle professioni intellettuali. E fino a questo momento non si conoscono società democratiche che hanno potuto fare diversamente. L’idea che si possa eliminare la politica come ramo specialistico per restituirla tout-court ai cittadini è un mito estremista che ha prodotto o dittature sanguinarie o Berlusconi e il “comitato” è un sottoprodotto rispetto a queste due tragedie. IL PD: SE QUESTO È UN PARTITO… segue
  • 25. La politica professionale è esattamente quella struttura che consente ai cittadini di accedere alla politica, perché se manca quella struttura non vi accedono. Si parte con l’idea che devono governare le cuoche e nel frattempo si governa con la polizia politica [...] e noi abbiamo una certa esperienza nel nostro campo. Poi magari questa transizione dura settant’anni perché nel frattempo ci si dimentica il programma originario. Discorso al Castello di Gargonza, 9 Marzo 1997
  • 26. Non sono ulivista. Preferisco essere ulivicoltore, far fruttificare la pianta. Primo congresso dei DS, 13 Febbraio 1998 Mettiamo un po’ di ambientalismo, perché va di moda [...] poi siamo un po’ di Sinistra, ma come Blair - perché è sufficientemente lontano [...] Poi siamo anche un po’ eredi della tradizione del Cattolicesimo democratico, ci mettiamo anche un po’ di giustizialismo che va di moda e abbiamo fatto un nuovo partito. Lo chiamiamo in un modo che non dispiace a nessuno, perché Verdi è duro, Sinistra suona male, Democratici siamo tutti! E chi può essere contrario ad un prodotto così straordinariamente perfetto? C’è tutto dentro! Auguri [...] però io non ci credo. 13 Marzo 1999 ULIVO E ULIVI
  • 27. (Replica a Dario Franceschini che, durante il Congresso del 2009, lo aveva paragonato allo scorpione che si fa traghettare da una rana, ma non può fare a meno di pungerla, uccidendo entrambi). Io sono un ariete, non uno scorpione. Sonounarietesoprattuttodicarattereenonsolocomesegnozodiacale. E per una rana è difficile portare un ariete sulle spalle. È una favola triste perché alla fine tutti e due vanno a fondo, bisogna invece lavorare tutti insieme e vincere nel PD. Apertura della campagna per Bersani Segretario - Milano, 6 Settembre 2009 CHE ANIMALE SEI?
  • 28. Se dovessi fare un film su questa storia inizierebbe con questa scena. Io mi trovavo a Narni, sul corso del borgo medievale. A Narni si fa il più bel corteo storico, in costume medievale, che si faccia in Umbria e quindi forse in Italia. [...] Ero appoggiato alla transenna. Ad un certo punto si stacca dal corteo un uomo non altissimo, ma massiccio, con una giacca di cuoio e una cotta di ferro sopra, un elmo e una lancia. Viene diretto verso di me; ho pensato: «Qui finisce male». Arriva davanti a me, si piazza davanti con la lancia, mi guarda e dice: «Io mi chiamo Palmiro: hai capito da che famiglia vengo?». E io: «Certo: o tu’ pa’ ti voleva male o ha un senso politico». «Esatto – mi fa – io, mia moglie, i miei figli, le mie nuore, tutti noi, non vi votiamo più. Né ora, né mai più. Hai capito? Ciao!». segue “NANNI” D’ALEMA
  • 29. Noncenefreganiente?Andiamoavantiversoilnuovo?Èrobavecchia? Io vorrei far presente ai dirigenti del nostro Partito, sempre con l’acribia di chi ha la curiosità di guardare i numeri, che l’età media degli elettori del PD è 56 anni e mentre perdiamo i Palmiri, li rimpiazziamo con i Verdini, che però sono molti di meno. E non voglio nemmeno fare un discorso qualitativo, perché l’idea di stare in un Partito che prende i Cicchitto e i Verdini e abbandona i Palmiri mi crea un problema proprio qui (indica lo stomaco, tra gli applausi della platea). [...] Ma al di là dell’aspetto qualitativo è l’aspetto quantitativo a preoccupare: stiamo reclutando ceto politico a Destra e perdendo elettori a Sinistra. segue
  • 30. Se andiamo avanti così, avremo fatto una Costituzione che dà i poteri al Capo del Governo, una legge elettorale che dà la maggioranza assoluta del Parlamento a una piccola minoranza di elettori e dopo aver costruito tutto questo bel marchingegno noi, come Willy il Coyote, ci cadremo dentro, e il Movimento 5 Stelle andrà al Governo del Paese. Perché quando arriveremo alla stretta, noi ballottaggi con il Movimento 5 Stelle ne abbiamo fatti 20 e ne abbiamo persi 19. Io ho detto: «Quello che ha vinto facciamolo vicesegretario del Partito». «No – mi hanno risposto – non è iscritto al PD”. Vicenza, 29 Agosto 2016
  • 31. QUALCOSA DI SINISTRA, OVVERO IMPEDIRE CHE IL NEMICO ARRIVI A BRUCIARE LE NAVI
  • 32. (duranteunamanifestazioneperilNOalreferendumsullariformacostituzionale) Ha chiesto la parola una ragazza e mi ha detto: Voi avevate il diritto di scegliere i vostri parlamentari: a noi questo diritto è stato negato. Voi avevate il diritto, sul luogo di lavoro, di essere tutelati contro un licenziamento ingiusto: a noi questo diritto è stato tolto. Voi avevate il diritto ad una pensione dignitosa: io non credo che noi l’avremo. Quando la finirete di toglierci tutti i diritti di cui la vostra generazione ha goduto e di cui noi non vedremo neppure l’ombra? Eraunmessaggiomoltodoloroso,moltoforte,chetoccalaresponsabilità di tutti noi. [...] Giustamente i ragazzi percepiscono in questa riforma una ulteriore sottrazione di diritti, un’altra possibilità in meno di partecipare alla vita pubblica, la sensazione di un sistema politico che si chiude sempre più in se stesso, che diventa sempre più autoreferenziale. segue IL PARLAMENTO NON SI TOCCA
  • 33. È questo il senso della riforma, è per questo che piace a Schäuble: perché Schäuble dice che più contano i cittadini e i Parlamenti, più è difficile imporre la politica di austerità, e siccome loro hanno in mente questa idea dell’Europa, vogliono riformare anche le nostre istituzioni perché contino di meno i cittadini e i Parlamenti. “L’aria che tira”, intervista a Myrta Merlino - 30 Novembre 2016
  • 34. Stiglitz dice che il mercato del lavoro non si riforma quando c’è la recessione,maquandoc’èlacrescita.Perchéquandoc’èlarecessione, introdurre maggiore flessibilità normalmente incide negativamente sulla domanda. Un lavoratore che si sente dire dal Presidente del Consiglio «È giusto che i padroni possano licenziare chi vogliono, poi ci penserà lo Stato!» (e lo Stato non ha i soldi per pensarci, perché con quest’ordine di grandezze non può fare nulla), quel lavoratore sarà oltretutto indotto a consumare di meno. Pensa Stiglitz. [...] lo capisco che Stiglitz è un vecchio rottame della Sinistra, diciamo, però ha avuto quel premio Nobel di cui i nostri giovani consiglieri finora non hanno avuto la possibilità di essere insigniti, quindi forse una qualche considerazione la merita. Direzione PD, 29 Settembre 2014 STIGLITZ. QUEL VECCHIO ROTTAME
  • 35. E lei che gli ha risposto? «La ringrazio: se volesse fare un’intervista per spiegare questo concetto anche a qualche elettore di sinistra...». Intervista a Maria Teresa Meli - “Corriere della Sera”, 1 Maggio 2013 Durante l’elezione per il capo dello Stato, il presidente Berlusconi ha avuto la cortesia di chiamarmi al telefono per spiegarmi le ragioni per le quali non riteneva possibile la convergenza sul mio nome: «La maggior parte dei nostri elettori non capirebbe, perché la considerano uno dei nostri avversari più pericolosi». AVVERSARIO PER ECCELLENZA
  • 36. Visto che al Governo ci siete tu, Dini e Napolitano, sarà meglio che ci sia anche qualcuno di Sinistra. Frase riportata da “La Stampa” del 12 Maggio 1996. D’Alema l’avrebbe detta a Walter Veltroni durante le consultazioni che portarono alla formazione del primo Governo Prodi. Mai confermata,cipiacepensareche sia stata realmente pronunciata. Io ci sono. [...] L’Iliade è piena di straordinari personaggi, tutti ricordano i più famosi: Achille, Agamennone, Ulisse. [...] A me è sempre piaciuto uno che non ricorda nessuno: Aiace Telamonio. Se Lei va a leggere il testo scoprirà che quando i Troiani stavano per bruciare le navi, ci fu lui ad impedirlo. Orvieto, 21 Maggio 2009 L’ALTRO AIACE
  • 38. Io sono sempre stato contrario all’arroganza del potere. Magari soffro di una certa arroganza intellettuale. Sì, una certa spocchia intellettuale ogni tanto mi viene, lo ammetto. D’altro canto succede, a chi legge i libri, quando deve discutere con quelli che fanno i tweet. LIBRI E TWEET
  • 39. Telos Analisi & Strategie Palazzo Doria Pamphilj Via del Plebiscito 107 Roma 00186 T. +39 06 69940838 telos@telosaes.it www.telosaes.it facebook.com/Telosaes twitter.com/Telosaes youtube.com/telosaes https://plus.google.com/110655654803516890208 pinterest.com/telosaes/ linkedin.com/company/telos-a&s slideshare.net/telosaes