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IL FANTASMA DI LUANA
Personaggi:
Luana: madre single, vive con i suoi genitori, lavora in una fabbrica tessile;
Emma: madre di Luana;
Nicola: figlio di Luana, ha otto anni;
Giovanni: padre di Luana;
Alessandra: amica e collega di Luana;
Mattia: responsabile dello stabilimento tessile dove lavora Luana, è il suo
superiore gerarchico;
Alberto: collega di Luana;
Stefano: un poliziotto
Vincenzo: figlio del proprietario della fabbrica per cui lavora Luana;
Lucia: ispettrice di polizia, una vecchia amica di Luana;
Roberto: fratello di Vincenzo;
Francesco: collega di Lucia.
I atto - casa di Luana
Luana: Ciao mamma! Devo scappare, sono in ritardo per il turno di lavoro!
Emma (con tono irritato) E non ti fermi nemmeno per un caffè?
Luana: No, scusatemi un sacco! (con tono triste) Oggi non riesco proprio, non
ho tempo…
Emma: No, Luana! Tu non hai mai tempo! Sei sempre troppo impegnata,
ultimamente ci trascuri anche troppo, e, per giunta, lo fai per andare a lavorare
in un posto dove hai rischiato di morire!
Luana: Lo so mamma, però se voglio portare a casa qualche soldo sono
costretta ad andare avanti così! E sinceramente non dovresti neanche provare
a bacchettarmi. Ho ventidue anni e un figlio, sono grande e vaccinata. Non ho
bisogno del tuo aiuto o dei tuoi consigli per continuare a gestire la mia vita!
Emma: Vedi? Non ti si può neanche più parlare! Piuttosto, fila via o farai tardi
al tuo (con tono ironico) bellissimo lavoro!
Luana: Sì mamma, certo! (frugando nella sua tasca) Ma dove l’ho messa?
Luana: (si gira verso Nicola) Ciao principino! Come va la mattinata?
Nicola: (sorride, con tono pimpante) Bene mamma! (cambiando tono e
diventando triste) Vai a lavoro…?
Luana: Sì amore!
Nicola: (con tono quasi arrabbiato) Ma avevi detto che oggi mi avresti
accompagnato tu a scuola!
Luana: Oh! Vero! Scusami amore, ma oggi mi hanno spostato il turno ad un
orario mattutino…
Nicola: Per scusarti oggi pomeriggio mi porti a prendere il gelato?
Luana: Certo amore!
Nicola: E mi compri i pacchetti delle figurine?
Luana: (finalmente trovando ciò per cui stava frugando) Quelle puoi prenderle
da solo! (dà una moneta da due euro al bambino)
Nicola: Grazie mamma! (prende la moneta e se la mette in tasca)
Luana: Adesso vai a fare colazione, che è il pasto più importante della giornata!
(rivolgendosi ai genitori) Ciao mamma, ciao papà! (rivolgendosi a Nicola) Ciao
principino! (Luana esce)
Giovanni: (sussurrando ad Emma) Dovrebbe ribellarsi, in quel posto la trattano
come una schiava, la chiamano quando pare a loro e non le danno neanche
delle protezioni.
Emma: (sussurrando a Giovanni) Sono d’accordo. Domani dovremmo tentare
di farla ragionare. Non è solo per lei, ma anche per Nicola…Domani le
dovremmo parlare con calma.
Il atto - fabbrica
Luana ed Alessandra stanno piegando dei tessuti...
Alessandra: Ciao Luana! Come va?
Luana: Io tutto bene! Te?
Alessandra: Tutto alla grande, hai visto che brutto tempo oggi?
Luana: Ho notato! E nonostante tutto ‘sto freddo, mio figlio vuole il gelato! (ride)
Alessandra: E dai Luana, anche tu sarai stata bambina! (ride)
Entra il responsabile dello stabilimento, Mattia
Mattia: Buongiorno care! Come va?
Luana e Alessandra: Buongiorno! Noi tutto bene, lei?
Mattia: Bene! Grazie! (esce)
Alessandra: Be’, io vado a usare l’orditoio, se ti serve qualcosa sai dove
trovarmi!
Luana: Grazie Ale! Io penso di andare ad usare quello dell’altra stanza! Buon
lavoro!
Entrambe escono di scena, si sente un forte tonfo. Entra Alberto.
Alberto: Oh mio dio! Aiuto! C’è una ragazza a terra! Sta perdendo sangue!
Aiuto! Qualcuno chiami un’ambulanza! (corre fuori);
Alessandra entra in scena dall’altro lato e urla, poi digita con ansia sul telefono
Alessandra: No, Luana! Ti prego! (si mette il telefono all’orecchio) Sì, siamo alla
ditta Varese, c’è… C’è stato un incidente! Vi prego! Sbrigatevi! (corre verso
l’altro lato, si mette le mani sulla testa) Devo chiamare i suoi genitori. Devo
avvertirli! (guardando dal lato da cui è arrivata Luana) Se solo fossi arrivata
prima. Se solo avessi potuto fare qualcosa! Sono un’amica terribile! Non avrei
dovuto lasciarti da sola! È colpa mia! (si fa cadere a terra e comincia a piangere)
Devo avvertire i suoi! Oh dio, Giovanni, Emma…cosa penseranno? Come
faranno? E Nicola? Oh, il povero Nicola! Senza padre, e ora anche senza
madre…E io? Io come farò? Luana… (ricomincia a piangere, tra i singhiozzi)
Ok, devo tentare di calmarmi… Devo avvertire Giovanni ed Emma... (tira fuori
il telefono e digita un numero, si sentono un paio di squilli) Pronto? Salve
signora, sono Alessandra.
Emma (dall’altra parte del telefono, si sente solo la voce): Oh, Alessandra, cara!
Che è successo? Perché hai questa voce?
Alessandra: Ecco… Come dire…(piange)
Emma: Oddio cara! Che ti succede? Va tutto bene?
Alessandra: Signora… Luana… Luana ha avuto un’incidente.
Emma: Un’incidente? Ale, non starai mica scherzando vero? Su queste cose
non si scherza!
Alessandra: (scoppia di nuovo a piangere) Ha avuto un incidente con una
macchina, è rimasta impigliata, abbiamo chiamato i soccorsi ma… (ricomincia
a piangere)
Emma: Cosa…? No… Non può essere… Luana… La mia piccola Luana…
(scoppia a piangere)
Alessandra: Deve venire qui… Hanno chiamato le forze dell’ordine…
Emma: Va bene cara (tra i singhiozzi), ora arriviamo... Amore…!
Si sente un bip dal telefono di Alessandra, la quale si alza tra i singhiozzi ed
esce.
III atto - fabbrica
In scena c’è un telo su ciò che sembra un corpo umano, intorno ci sono dei
nastri divisori della polizia scientifica. In disparte Alessandra piange.
Luana: Cosa…cosa succede? Sono… (vede la polizia e il telo steso per terra
su quello che sembra un corpo umano) No! Non può essere! Non posso
essere…!
Stefano: Lo so che sarà difficile per voi, ma dovete raccontarci tutto quello che
sapete sul lavoro di vostra figlia.
Emma: (sussurrando) La mia bambina…
Giovanni: (abbracciando Emma) Vi sembra il momento di importunarci? (con le
lacrime agli occhi) nostra figlia è appena morta! Le vostre indagini potranno
aspettare, visto che si concluderanno comunque fra molti anni!
Stefano sta per dire qualcosa, ma si ammutolisce e si mette in disparte, mentre
Emma e Giovanni si chinano vicino al telo, piangendo.
Luana: Non ci posso credere…Dev’essere stato Vincenzo! Quel maledetto mi
ha tolto la vita! Ora come farà il mio piccino? Il mio piccolo Nicola… E i miei
genitori? Avrei dovuto ascoltarli… Mi avevano detto tante volte di stare attenta.
Si daranno la colpa per tutta la vita! Perché non li ho ascoltati? (si volta verso
Alessandra) Alessandra, perché piangi? Sono in vita! Quello non è il mio corpo!
Non può essere! Io sono ancora qua! Com’è che non mi vedi? (si gira verso i
genitori) Mamma? Papà? Anche voi non mi sentite? Sarà per lo shock, no?
Sono qui! Non posso… Non posso essere morta! Non ancora! Dovevo
portare… Dovevo perlomeno portare Nicola a prendere un gelato… Chi gli
sistemerà i capelli la mattina? I miei genitori non sanno come gli piace la
pasta… Non voglio andarmene! Non voglio lasciare andare la mia vita! No! Io
non posso ancora morire! Io non…! Io non voglio…! (scoppia a piangere)
Stefano (avvicinandosi di nuovo ad Emma e Giovanni): Signori, mi dispiace
davvero per la vostra perdita. Giuro su tutto ciò che mi è caro che porterò e farò
portare giustizia a vostra figlia.
Emma: (piangendo) Grazie signore…
Stefano: Vi scorto fuori. È probabile che ci siano già dei dannati paparazzi.
Giovanni: Dai Ale, vieni…
Alessandra (ancora in lacrime): Sì…(abbraccia tutti e due) Ce la faremo… Vi
giuro che ce la faremo…
Emma: Lo so cara, lo so…
Luana: No… Dove andate?… Non c’è nulla controllare! (cerca di seguirli,
trascinandosi) Sono… Io sono ancora… ricomincia a piangere.
IV atto - casa di Luana
Luana torna a casa, sua madre è in cucina distrutta dalla stanchezza e dal
dolore, sta dormendo su una sedia di legno con la testa appoggiata sulla sua
stessa spalla. Luana si avvicina lentamente e le tende la mano, una strana
sensazione le attraversa il corpo, come se riuscisse a penetrare nei pensieri di
sua madre e le sue parole arrivassero direttamente nella testa della madre
addormentata.
Luana: Mamma mi senti?
Emma: Sei davvero tu? (con tono commosso)
Luana: Sì mamma, non so nemmeno io come tutto questo sia possibile ma devi
assolutamente ascoltarmi, sono morta per colpa di Vincenzo Varese, il figlio del
mio capo. Non sono ancora certa del perché io sia stata presa di mira da lui,
ma so che devi assolutamente chiamare Lucia e farle arrestare quell’uomo
senza ma e senza se.
Emma: Sei al corrente del fatto che non si possa incriminare un uomo senza
nessuna prova?
Luana: Devi solo chiamare Lucia e chiederle di fare alcune ricerche su
Vincenzo, sono sicura che sarà felice di aiutarti, al resto ci penso io.
Emma: Va bene lo farò, ora devi spiegarmi come è possibile che tu mi stia
parlando e che io riesca a sentirti.
Luana: Devo andare ora (evitando la domanda), sono sicura che un giorno ci
risentiremo. Ah! saluta papà da parte mia, vi voglio bene.
Emma: No! Aspetta.
Luana lascia la mano della madre e si allontana pur rimanendo in scena, la
madre apre gli occhi con un'espressione sbalordita e tira un sospiro. Si alza
dalla sedia e va a prendere il suo telefono, digita il numero di Lucia e la chiama.
Lucia (si sente solo la voce dall’altra parte del telefono, anche Luana riesce a
sentire la sua voce): Pronto, chi parla?
Emma: Sono Emma, la mamma di Luana.
Lucia: Da quanto tempo…signora ho saputo tutto, mi dispiace moltissimo per
la sua perdita. Io e Luana non ci sentivamo da anni, ma deve sapere che è stato
un brutto colpo anche per me.
Emma: Non so nemmeno come io stia riuscendo a rimanere lucida, sto
cercando di non pensarci ma ti... posso darti del tu vero? Inoltre sono
dispiaciuta del fatto che tu e Luana non andaste più d’accordo come una volta,
ma sono cose che capitano.
Luana che ha ascoltato l’intera conversazione accenna un sorriso malinconico.
Lucia: Certo che può darmi del tu. Deve sapere però che volevo bene a Luana,
ci siamo conosciute all’asilo e da lì in poi siamo sempre state amiche, negli
ultimi anni ci eravamo semplicemente allontanate.
Emma: Dicevo…ti lascio immaginare come mi sento. Ti ho chiamata
principalmente per un motivo, so che lavori in polizia e so che la mia richiesta
risulterà un po’ strana, ma per favore fai delle ricerche su un uomo di nome
Vincenzo Varese, figlio del capo della fabbrica dove lavorava Luana.
Lucia: Non mi costa nulla fare delle semplici ricerche, ho anche un’idea per
scoprire di più su quest’uomo, lasci fare a me. Devo chiederle di farmi un favore
però. Contatti questo Vincenzo e organizzi per me e lui un incontro in un bar
qualsiasi, anche qui vicino.
Emma: Se questo aiuterà a sapere di più sulla scomparsa di mia figlia lo farò
volentieri.
Emma cerca il numero di Vincenzo online, lo trova e lo chiama subito.
Vincenzo: Pronto, chi parla?
Emma: Sono Giovanna Ferrante, gestisco una fabbrica tessile, proprio come
suo padre. Volevo parlarle di una collaborazione o di un accordo tra le due
aziende per rendere le nostre entrate ancora più efficienti.
Vincenzo: In genere sono sempre interessato a questo tipo di accordi, come si
chiama la sua azienda?
Emma: (con tono insicuro) ehm… azienda Ferrante.
Vincenzo: Possiamo vederci tranquillamente per discutere della questione, le
va bene al bar di viale Marconi tra un’ora?
Emma: Certo…certo a più tardi.
Emma riaggancia e richiama Lucia, Luana è ancora lì che ascolta le due.
Lucia: Fatto?
Emma: Tutto organizzato, tra un’ora al bar di viale Marconi.
Lucia: Perfetto, grazie di tutto.
Emma: Posso chiedere perché hai fatto chiamare me?
Lucia: Segreto professionale….
Emma: Lascio perdere, allora. Fammi sapere quel che scopri. A presto.
Luana sorride.
V atto - un bar all’aperto
Lucia, seguita da Luana arriva al bar. Vincenzo, seduto ad un tavolino, la
riconosce e alza la mano come per chiamarla, Lucia lo vede e si siede di fronte
a lui.
Lucia: Buongiorno, tutto bene?
Vincenzo: Sì, stranamente va tutto bene.
Lucia: Bene, prima devo rivolgerle qualche domanda per conoscere meglio la
situazione dell’azienda. Ho saputo della morte di una delle vostre dipendenti,
sa qualcosa di quello che è successo?
Vincenzo: Ho capito dove vuole arrivare… le assicuro che non so niente proprio
come lei, mi hanno riferito che tutto è avvenuto per il casuale malfunzionamento
di un macchinario, ora se vuole scusarmi ho delle cose più importanti da fare
(con tono irriverente).
Vincenzo fa come per alzarsi dalla sedia e Luana porta una mano alla faccia
come per disperazione.
Lucia: No, ha frainteso quello che ho detto. Le ho posto questa domanda perché
a me interessa molto della sicurezza sull’ambiente di lavoro per i miei
dipendenti, d’altronde stanno lavorando per noi, dobbiamo garantire loro la
sicurezza, non crede?
Vincenzo si risiede
Vincenzo: Sono d’accordo con lei ma le posso assicurare che è stato solo un
tremendo incidente (accenna un ghigno).
Lucia: Invece con suo padre ha un bel rapporto? Chiedo perché avrò bisogno
anche della sua collaborazione
Vincenzo: Insomma, non crede di star andando troppo sul personale? Le
ricordo che ci conosciamo da meno di mezz’ora e ancora non mi ha spiegato
cos’ha in mente per le nostre aziende.
Lucia: Per favore risponda alla mia domanda…
Lucia fa gli occhi dolci che con Vincenzo sembrano funzionare.
Vincenzo: Con mio padre va tutto bene, ancora non capisco perché fa queste
domande.
Lucia: Nessun motivo in particolare, cerco di capire meglio se il suo ambiente
lavorativo sia sereno o meno…
Luana inizia a ridere per la situazione imbarazzante.
Vincenzo: Signorina arrivi al punto.
Lucia: Vorrei semplicemente far lavorare insieme le nostre aziende, aprire una
fabbrica più grande in comune e collaborare.
Vincenzo: Non mi sembra un’idea malvagia e non è così semplice come sta
facendo intendere, devo sicuramente informarmi.
Il telefono di Vincenzo squilla, l’uomo si alza salutando con la mano Lucia
invece Luana lo segue incuriosita. A parlare al telefono è un uomo di cui Luana
riconosce la voce.
Luana: (nessuno può sentirla) Riconosco questa voce, è Roberto, il fratello di
Vincenzo…
Vincenzo: Ciao Roberto, dimmi, hai appena interrotto una chiacchierata con
una ragazza molto strana ma interessante.
Roberto: Sta zitto! E raggiungimi al parco vicino alla nostra vecchia scuola
elementare, ho delle cose importanti da chiederti.
Vincenzo: Dammi dieci minuti e arrivo.
Vincenzo si incammina verso il parco e Luana lo segue.
VI atto - Parco
Vincenzo arriva al parco e saluta il fratello abbracciandolo. Luana è lì ad
osservare la scena e ad ascoltarli, è molto irritata dalla loro presenza.
Roberto: Finalmente sei arrivato, ma quanto ci hai messo?
Vincenzo: Allora cosa volermi dirmi?
Roberto: Tutto va secondo i nostri piani, la polizia sta col fiato sul collo a papà,
finalmente riusciremo ad appropriarci della sua azienda.
Vincenzo: Ho nascosto il pezzo mancante del macchinario in casa di una delle
dipendenti di papà per questioni di tempo, ma molto presto me ne libererò
definitivamente.
Roberto: (con tono sarcastico) Chi è la povera ragazza?
Vincenzo: Alessandra Perucci.
Roberto: Sì, mi ricordo di lei, come hai fatto ad entrare in casa di una completa
sconosciuta?
Vincenzo: Le ho semplicemente detto che avevo bisogno di parlarle per motivi
di lavoro, ho inventato delle cose da dire e dopo sono corso nel suo bagno.
Roberto: (con tono scherzoso) Quando vuoi sei intelligente allora….
Vincenzo si gira dall’altra parte e toglie il telefono dalla tasca, Luana invece si
mette a pensare ad un modo per comunicare a Lucia le nuove informazioni
scoperte.
VII atto - da qualche parte vicino al parco
Lucia pensierosa è seduta su una panchina e decide di fare telefonata ad un
suo collega.
Lucia: Ciao Francesco, avrei bisogno un’altra volta del tuo aiuto per avere delle
informazioni su una persona, posso contare su di te?
Francesco: Certo, dimmi pure, di chi si tratta.
Lucia: Cerco delle informazioni su un certo Vincenzo Varese, lavora nella
fabbrica di tessuti dove la ragazza di cui tutti parlano è rimasta uccisa.
Francesco: Certo ho capito di cosa parli, cercherò le informazioni che ti
servono, ok?
Lucia: Sì sì va benissimo, ci sentiamo dopo, aspetto la tua chiamata!
Lucia riaggancia il telefono e decide di fare una passeggiata nel parco in attesa
della chiamata di Francesco.
Lucia: Oggi sarebbe una bella giornata se solo non ci fosse questo brutto vento
che mi rovina i capelli.
Decide di farsi una coda per sistemarsi i capelli e nel mentre si sente toccare la
spalla destra. Quando si volta non vede nessuno, rivolge poi lo sguardo a terra
e vede sotto le sue scarpe qualcosa di colore bianco, decide di abbassarsi per
raccoglierla e si accorge che è un foglio di carta piegato. Lucia a quel punto
legge ad alta voce il biglietto.
Lucia: “Ciao Lucia ne è passato di tempo, a casa di Alessandra Perucci troverai
il pezzo mancante del macchinario che mi ha uccisa, sono stati Vincenzo e suo
fratello a complottare contro loro padre per incolparlo di omicidio e appropriarsi
dell’azienda, con amore L.”
Lucia sa in cuor suo che è stata Luana a scriverle e sorride, ma poi il suono del
suo cellulare interrompe quel momento.
Lucia: Francesco, hai trovato qualcosa?
Francesco: Sì, a quanto pare questo Vincenzo Varese non è un tipo molto
scaltro, più volte si è ritrovato in diverse risse, ma non ho nient’altro da dirti. Ah
dimenticavo, ha un fratello di nome Roberto, ma anche su di lui non c’è nulla
da dire.
Lucia: Non preoccuparti ho delle informazioni interessanti tra le mani.
VIII atto - centrale di polizia
Lucia si trova al di fuori della centrale di polizia assieme a tre poliziotti. Luana
assiste alla scena anche se nessuno può vederla.
Stefano: Lucia, ma come hai fatto a risolvere questo caso?
Lucia: Dopo aver ricevuto la chiamata di Francesco, ho deciso di andare di
persona da lui e di raccontargli ciò che avevo scoperto. Abbiamo iniziato ad
indagare su Vincenzo, abbiamo fatto una perquisizione in casa di tutte le
dipendenti della fabbrica e a casa di Alessandra, abbiamo trovato il pezzo
mancante del macchinario, abbiamo interrogato Alessandra, ma la ragazza era
chiaramente innocente e a quel punto con una dattiloscopia abbiamo scoperto
che su quell’oggetto c’erano le impronte digitali di Vincenzo Varese, figlio del
proprietario della fabbrica. In seguito abbiamo scoperto che anche Roberto
Varese era colpevole. Ora i due fratelli sono qui in attesa di essere imprigionati,
sono passate tre settimane dalla morte di Luana...
Stefano: Siete stati sublimi, meritereste una promozione!
Lucia: (arrossendo) Grazie Stefano!
Lucia da lontano vede la madre di Luana, si avvicina a lei e la abbraccia.
Emma: Grazie mille Lucia, senza di te non saremmo mai riusciti a trovare il
colpevole, e non si sarebbe mai fatta giustizia per Luana. Ti devo dare una cosa
molto importante, ma per favore promettimi che la vedrai solo quando sarai a
casa.
Emma mette la mano nella sua borsa e tira fuori una busta che porge a Lucia.
Lucia: Grazie mille signora ma lei non doveva…
Emma: Sono lieta di ringraziare con un pensiero. Ora fila a casa su, scommetto
che sarai stanca dopo tutto questo lavoro.
Lucia: In effetti lo sono signora, grazie ancora per il pensiero.
Le due si abbracciano ancora e si salutano.
IX atto - casa di Lucia
Lucia si siede sul divano e decide di aprire la busta. Luana è vicino a lei.
Lucia: (con un tono malinconico e gli occhi lucidi) Wow, è una foto di me e
Luana da piccole. Ma com’è possibile che siano sempre le brave persone a
morire? Non se lo meritava…
Luana sorridendo le appoggia una mano sulla spalla e Lucia se ne accorge.
Lucia: Luana sei tu? Mi senti? (quasi piangendo) Lo so che sei qui, fatti sentire,
ti prego.
Luana: (sottovoce) Ti voglio bene e lo sai…
Lucia riesce a sentire Luana e rimane sbalordita.
Lucia: Luana, dove sei?
Luana senza rispondere esce dalla scena e finalmente va via, libera.
FINE
Greta Rosa CARLUCCI
Eleonora CAZZORLA
Michelle DI MAGGIO
Maddalena VETRANO
classe II F
Liceo “Marzolla-Leo-Simone-Durano”
Brindisi

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Il fantasma di Luana

  • 1. IL FANTASMA DI LUANA Personaggi: Luana: madre single, vive con i suoi genitori, lavora in una fabbrica tessile; Emma: madre di Luana; Nicola: figlio di Luana, ha otto anni; Giovanni: padre di Luana; Alessandra: amica e collega di Luana; Mattia: responsabile dello stabilimento tessile dove lavora Luana, è il suo superiore gerarchico; Alberto: collega di Luana; Stefano: un poliziotto Vincenzo: figlio del proprietario della fabbrica per cui lavora Luana; Lucia: ispettrice di polizia, una vecchia amica di Luana; Roberto: fratello di Vincenzo; Francesco: collega di Lucia. I atto - casa di Luana Luana: Ciao mamma! Devo scappare, sono in ritardo per il turno di lavoro! Emma (con tono irritato) E non ti fermi nemmeno per un caffè? Luana: No, scusatemi un sacco! (con tono triste) Oggi non riesco proprio, non ho tempo… Emma: No, Luana! Tu non hai mai tempo! Sei sempre troppo impegnata, ultimamente ci trascuri anche troppo, e, per giunta, lo fai per andare a lavorare in un posto dove hai rischiato di morire! Luana: Lo so mamma, però se voglio portare a casa qualche soldo sono costretta ad andare avanti così! E sinceramente non dovresti neanche provare a bacchettarmi. Ho ventidue anni e un figlio, sono grande e vaccinata. Non ho bisogno del tuo aiuto o dei tuoi consigli per continuare a gestire la mia vita! Emma: Vedi? Non ti si può neanche più parlare! Piuttosto, fila via o farai tardi al tuo (con tono ironico) bellissimo lavoro! Luana: Sì mamma, certo! (frugando nella sua tasca) Ma dove l’ho messa? Luana: (si gira verso Nicola) Ciao principino! Come va la mattinata? Nicola: (sorride, con tono pimpante) Bene mamma! (cambiando tono e diventando triste) Vai a lavoro…? Luana: Sì amore!
  • 2. Nicola: (con tono quasi arrabbiato) Ma avevi detto che oggi mi avresti accompagnato tu a scuola! Luana: Oh! Vero! Scusami amore, ma oggi mi hanno spostato il turno ad un orario mattutino… Nicola: Per scusarti oggi pomeriggio mi porti a prendere il gelato? Luana: Certo amore! Nicola: E mi compri i pacchetti delle figurine? Luana: (finalmente trovando ciò per cui stava frugando) Quelle puoi prenderle da solo! (dà una moneta da due euro al bambino) Nicola: Grazie mamma! (prende la moneta e se la mette in tasca) Luana: Adesso vai a fare colazione, che è il pasto più importante della giornata! (rivolgendosi ai genitori) Ciao mamma, ciao papà! (rivolgendosi a Nicola) Ciao principino! (Luana esce) Giovanni: (sussurrando ad Emma) Dovrebbe ribellarsi, in quel posto la trattano come una schiava, la chiamano quando pare a loro e non le danno neanche delle protezioni. Emma: (sussurrando a Giovanni) Sono d’accordo. Domani dovremmo tentare di farla ragionare. Non è solo per lei, ma anche per Nicola…Domani le dovremmo parlare con calma. Il atto - fabbrica Luana ed Alessandra stanno piegando dei tessuti... Alessandra: Ciao Luana! Come va? Luana: Io tutto bene! Te? Alessandra: Tutto alla grande, hai visto che brutto tempo oggi? Luana: Ho notato! E nonostante tutto ‘sto freddo, mio figlio vuole il gelato! (ride) Alessandra: E dai Luana, anche tu sarai stata bambina! (ride) Entra il responsabile dello stabilimento, Mattia Mattia: Buongiorno care! Come va? Luana e Alessandra: Buongiorno! Noi tutto bene, lei? Mattia: Bene! Grazie! (esce) Alessandra: Be’, io vado a usare l’orditoio, se ti serve qualcosa sai dove trovarmi! Luana: Grazie Ale! Io penso di andare ad usare quello dell’altra stanza! Buon lavoro!
  • 3. Entrambe escono di scena, si sente un forte tonfo. Entra Alberto. Alberto: Oh mio dio! Aiuto! C’è una ragazza a terra! Sta perdendo sangue! Aiuto! Qualcuno chiami un’ambulanza! (corre fuori); Alessandra entra in scena dall’altro lato e urla, poi digita con ansia sul telefono Alessandra: No, Luana! Ti prego! (si mette il telefono all’orecchio) Sì, siamo alla ditta Varese, c’è… C’è stato un incidente! Vi prego! Sbrigatevi! (corre verso l’altro lato, si mette le mani sulla testa) Devo chiamare i suoi genitori. Devo avvertirli! (guardando dal lato da cui è arrivata Luana) Se solo fossi arrivata prima. Se solo avessi potuto fare qualcosa! Sono un’amica terribile! Non avrei dovuto lasciarti da sola! È colpa mia! (si fa cadere a terra e comincia a piangere) Devo avvertire i suoi! Oh dio, Giovanni, Emma…cosa penseranno? Come faranno? E Nicola? Oh, il povero Nicola! Senza padre, e ora anche senza madre…E io? Io come farò? Luana… (ricomincia a piangere, tra i singhiozzi) Ok, devo tentare di calmarmi… Devo avvertire Giovanni ed Emma... (tira fuori il telefono e digita un numero, si sentono un paio di squilli) Pronto? Salve signora, sono Alessandra. Emma (dall’altra parte del telefono, si sente solo la voce): Oh, Alessandra, cara! Che è successo? Perché hai questa voce? Alessandra: Ecco… Come dire…(piange) Emma: Oddio cara! Che ti succede? Va tutto bene? Alessandra: Signora… Luana… Luana ha avuto un’incidente. Emma: Un’incidente? Ale, non starai mica scherzando vero? Su queste cose non si scherza! Alessandra: (scoppia di nuovo a piangere) Ha avuto un incidente con una macchina, è rimasta impigliata, abbiamo chiamato i soccorsi ma… (ricomincia a piangere) Emma: Cosa…? No… Non può essere… Luana… La mia piccola Luana… (scoppia a piangere) Alessandra: Deve venire qui… Hanno chiamato le forze dell’ordine… Emma: Va bene cara (tra i singhiozzi), ora arriviamo... Amore…! Si sente un bip dal telefono di Alessandra, la quale si alza tra i singhiozzi ed esce. III atto - fabbrica
  • 4. In scena c’è un telo su ciò che sembra un corpo umano, intorno ci sono dei nastri divisori della polizia scientifica. In disparte Alessandra piange. Luana: Cosa…cosa succede? Sono… (vede la polizia e il telo steso per terra su quello che sembra un corpo umano) No! Non può essere! Non posso essere…! Stefano: Lo so che sarà difficile per voi, ma dovete raccontarci tutto quello che sapete sul lavoro di vostra figlia. Emma: (sussurrando) La mia bambina… Giovanni: (abbracciando Emma) Vi sembra il momento di importunarci? (con le lacrime agli occhi) nostra figlia è appena morta! Le vostre indagini potranno aspettare, visto che si concluderanno comunque fra molti anni! Stefano sta per dire qualcosa, ma si ammutolisce e si mette in disparte, mentre Emma e Giovanni si chinano vicino al telo, piangendo. Luana: Non ci posso credere…Dev’essere stato Vincenzo! Quel maledetto mi ha tolto la vita! Ora come farà il mio piccino? Il mio piccolo Nicola… E i miei genitori? Avrei dovuto ascoltarli… Mi avevano detto tante volte di stare attenta. Si daranno la colpa per tutta la vita! Perché non li ho ascoltati? (si volta verso Alessandra) Alessandra, perché piangi? Sono in vita! Quello non è il mio corpo! Non può essere! Io sono ancora qua! Com’è che non mi vedi? (si gira verso i genitori) Mamma? Papà? Anche voi non mi sentite? Sarà per lo shock, no? Sono qui! Non posso… Non posso essere morta! Non ancora! Dovevo portare… Dovevo perlomeno portare Nicola a prendere un gelato… Chi gli sistemerà i capelli la mattina? I miei genitori non sanno come gli piace la pasta… Non voglio andarmene! Non voglio lasciare andare la mia vita! No! Io non posso ancora morire! Io non…! Io non voglio…! (scoppia a piangere) Stefano (avvicinandosi di nuovo ad Emma e Giovanni): Signori, mi dispiace davvero per la vostra perdita. Giuro su tutto ciò che mi è caro che porterò e farò portare giustizia a vostra figlia. Emma: (piangendo) Grazie signore… Stefano: Vi scorto fuori. È probabile che ci siano già dei dannati paparazzi. Giovanni: Dai Ale, vieni… Alessandra (ancora in lacrime): Sì…(abbraccia tutti e due) Ce la faremo… Vi giuro che ce la faremo… Emma: Lo so cara, lo so… Luana: No… Dove andate?… Non c’è nulla controllare! (cerca di seguirli, trascinandosi) Sono… Io sono ancora… ricomincia a piangere.
  • 5. IV atto - casa di Luana Luana torna a casa, sua madre è in cucina distrutta dalla stanchezza e dal dolore, sta dormendo su una sedia di legno con la testa appoggiata sulla sua stessa spalla. Luana si avvicina lentamente e le tende la mano, una strana sensazione le attraversa il corpo, come se riuscisse a penetrare nei pensieri di sua madre e le sue parole arrivassero direttamente nella testa della madre addormentata. Luana: Mamma mi senti? Emma: Sei davvero tu? (con tono commosso) Luana: Sì mamma, non so nemmeno io come tutto questo sia possibile ma devi assolutamente ascoltarmi, sono morta per colpa di Vincenzo Varese, il figlio del mio capo. Non sono ancora certa del perché io sia stata presa di mira da lui, ma so che devi assolutamente chiamare Lucia e farle arrestare quell’uomo senza ma e senza se. Emma: Sei al corrente del fatto che non si possa incriminare un uomo senza nessuna prova? Luana: Devi solo chiamare Lucia e chiederle di fare alcune ricerche su Vincenzo, sono sicura che sarà felice di aiutarti, al resto ci penso io. Emma: Va bene lo farò, ora devi spiegarmi come è possibile che tu mi stia parlando e che io riesca a sentirti. Luana: Devo andare ora (evitando la domanda), sono sicura che un giorno ci risentiremo. Ah! saluta papà da parte mia, vi voglio bene. Emma: No! Aspetta. Luana lascia la mano della madre e si allontana pur rimanendo in scena, la madre apre gli occhi con un'espressione sbalordita e tira un sospiro. Si alza dalla sedia e va a prendere il suo telefono, digita il numero di Lucia e la chiama. Lucia (si sente solo la voce dall’altra parte del telefono, anche Luana riesce a sentire la sua voce): Pronto, chi parla? Emma: Sono Emma, la mamma di Luana. Lucia: Da quanto tempo…signora ho saputo tutto, mi dispiace moltissimo per la sua perdita. Io e Luana non ci sentivamo da anni, ma deve sapere che è stato un brutto colpo anche per me. Emma: Non so nemmeno come io stia riuscendo a rimanere lucida, sto cercando di non pensarci ma ti... posso darti del tu vero? Inoltre sono dispiaciuta del fatto che tu e Luana non andaste più d’accordo come una volta, ma sono cose che capitano.
  • 6. Luana che ha ascoltato l’intera conversazione accenna un sorriso malinconico. Lucia: Certo che può darmi del tu. Deve sapere però che volevo bene a Luana, ci siamo conosciute all’asilo e da lì in poi siamo sempre state amiche, negli ultimi anni ci eravamo semplicemente allontanate. Emma: Dicevo…ti lascio immaginare come mi sento. Ti ho chiamata principalmente per un motivo, so che lavori in polizia e so che la mia richiesta risulterà un po’ strana, ma per favore fai delle ricerche su un uomo di nome Vincenzo Varese, figlio del capo della fabbrica dove lavorava Luana. Lucia: Non mi costa nulla fare delle semplici ricerche, ho anche un’idea per scoprire di più su quest’uomo, lasci fare a me. Devo chiederle di farmi un favore però. Contatti questo Vincenzo e organizzi per me e lui un incontro in un bar qualsiasi, anche qui vicino. Emma: Se questo aiuterà a sapere di più sulla scomparsa di mia figlia lo farò volentieri. Emma cerca il numero di Vincenzo online, lo trova e lo chiama subito. Vincenzo: Pronto, chi parla? Emma: Sono Giovanna Ferrante, gestisco una fabbrica tessile, proprio come suo padre. Volevo parlarle di una collaborazione o di un accordo tra le due aziende per rendere le nostre entrate ancora più efficienti. Vincenzo: In genere sono sempre interessato a questo tipo di accordi, come si chiama la sua azienda? Emma: (con tono insicuro) ehm… azienda Ferrante. Vincenzo: Possiamo vederci tranquillamente per discutere della questione, le va bene al bar di viale Marconi tra un’ora? Emma: Certo…certo a più tardi. Emma riaggancia e richiama Lucia, Luana è ancora lì che ascolta le due. Lucia: Fatto? Emma: Tutto organizzato, tra un’ora al bar di viale Marconi. Lucia: Perfetto, grazie di tutto. Emma: Posso chiedere perché hai fatto chiamare me? Lucia: Segreto professionale…. Emma: Lascio perdere, allora. Fammi sapere quel che scopri. A presto. Luana sorride.
  • 7. V atto - un bar all’aperto Lucia, seguita da Luana arriva al bar. Vincenzo, seduto ad un tavolino, la riconosce e alza la mano come per chiamarla, Lucia lo vede e si siede di fronte a lui. Lucia: Buongiorno, tutto bene? Vincenzo: Sì, stranamente va tutto bene. Lucia: Bene, prima devo rivolgerle qualche domanda per conoscere meglio la situazione dell’azienda. Ho saputo della morte di una delle vostre dipendenti, sa qualcosa di quello che è successo? Vincenzo: Ho capito dove vuole arrivare… le assicuro che non so niente proprio come lei, mi hanno riferito che tutto è avvenuto per il casuale malfunzionamento di un macchinario, ora se vuole scusarmi ho delle cose più importanti da fare (con tono irriverente). Vincenzo fa come per alzarsi dalla sedia e Luana porta una mano alla faccia come per disperazione. Lucia: No, ha frainteso quello che ho detto. Le ho posto questa domanda perché a me interessa molto della sicurezza sull’ambiente di lavoro per i miei dipendenti, d’altronde stanno lavorando per noi, dobbiamo garantire loro la sicurezza, non crede? Vincenzo si risiede Vincenzo: Sono d’accordo con lei ma le posso assicurare che è stato solo un tremendo incidente (accenna un ghigno). Lucia: Invece con suo padre ha un bel rapporto? Chiedo perché avrò bisogno anche della sua collaborazione Vincenzo: Insomma, non crede di star andando troppo sul personale? Le ricordo che ci conosciamo da meno di mezz’ora e ancora non mi ha spiegato cos’ha in mente per le nostre aziende. Lucia: Per favore risponda alla mia domanda… Lucia fa gli occhi dolci che con Vincenzo sembrano funzionare. Vincenzo: Con mio padre va tutto bene, ancora non capisco perché fa queste domande.
  • 8. Lucia: Nessun motivo in particolare, cerco di capire meglio se il suo ambiente lavorativo sia sereno o meno… Luana inizia a ridere per la situazione imbarazzante. Vincenzo: Signorina arrivi al punto. Lucia: Vorrei semplicemente far lavorare insieme le nostre aziende, aprire una fabbrica più grande in comune e collaborare. Vincenzo: Non mi sembra un’idea malvagia e non è così semplice come sta facendo intendere, devo sicuramente informarmi. Il telefono di Vincenzo squilla, l’uomo si alza salutando con la mano Lucia invece Luana lo segue incuriosita. A parlare al telefono è un uomo di cui Luana riconosce la voce. Luana: (nessuno può sentirla) Riconosco questa voce, è Roberto, il fratello di Vincenzo… Vincenzo: Ciao Roberto, dimmi, hai appena interrotto una chiacchierata con una ragazza molto strana ma interessante. Roberto: Sta zitto! E raggiungimi al parco vicino alla nostra vecchia scuola elementare, ho delle cose importanti da chiederti. Vincenzo: Dammi dieci minuti e arrivo. Vincenzo si incammina verso il parco e Luana lo segue. VI atto - Parco Vincenzo arriva al parco e saluta il fratello abbracciandolo. Luana è lì ad osservare la scena e ad ascoltarli, è molto irritata dalla loro presenza. Roberto: Finalmente sei arrivato, ma quanto ci hai messo? Vincenzo: Allora cosa volermi dirmi? Roberto: Tutto va secondo i nostri piani, la polizia sta col fiato sul collo a papà, finalmente riusciremo ad appropriarci della sua azienda. Vincenzo: Ho nascosto il pezzo mancante del macchinario in casa di una delle dipendenti di papà per questioni di tempo, ma molto presto me ne libererò definitivamente. Roberto: (con tono sarcastico) Chi è la povera ragazza? Vincenzo: Alessandra Perucci.
  • 9. Roberto: Sì, mi ricordo di lei, come hai fatto ad entrare in casa di una completa sconosciuta? Vincenzo: Le ho semplicemente detto che avevo bisogno di parlarle per motivi di lavoro, ho inventato delle cose da dire e dopo sono corso nel suo bagno. Roberto: (con tono scherzoso) Quando vuoi sei intelligente allora…. Vincenzo si gira dall’altra parte e toglie il telefono dalla tasca, Luana invece si mette a pensare ad un modo per comunicare a Lucia le nuove informazioni scoperte. VII atto - da qualche parte vicino al parco Lucia pensierosa è seduta su una panchina e decide di fare telefonata ad un suo collega. Lucia: Ciao Francesco, avrei bisogno un’altra volta del tuo aiuto per avere delle informazioni su una persona, posso contare su di te? Francesco: Certo, dimmi pure, di chi si tratta. Lucia: Cerco delle informazioni su un certo Vincenzo Varese, lavora nella fabbrica di tessuti dove la ragazza di cui tutti parlano è rimasta uccisa. Francesco: Certo ho capito di cosa parli, cercherò le informazioni che ti servono, ok? Lucia: Sì sì va benissimo, ci sentiamo dopo, aspetto la tua chiamata! Lucia riaggancia il telefono e decide di fare una passeggiata nel parco in attesa della chiamata di Francesco. Lucia: Oggi sarebbe una bella giornata se solo non ci fosse questo brutto vento che mi rovina i capelli. Decide di farsi una coda per sistemarsi i capelli e nel mentre si sente toccare la spalla destra. Quando si volta non vede nessuno, rivolge poi lo sguardo a terra e vede sotto le sue scarpe qualcosa di colore bianco, decide di abbassarsi per raccoglierla e si accorge che è un foglio di carta piegato. Lucia a quel punto legge ad alta voce il biglietto. Lucia: “Ciao Lucia ne è passato di tempo, a casa di Alessandra Perucci troverai il pezzo mancante del macchinario che mi ha uccisa, sono stati Vincenzo e suo
  • 10. fratello a complottare contro loro padre per incolparlo di omicidio e appropriarsi dell’azienda, con amore L.” Lucia sa in cuor suo che è stata Luana a scriverle e sorride, ma poi il suono del suo cellulare interrompe quel momento. Lucia: Francesco, hai trovato qualcosa? Francesco: Sì, a quanto pare questo Vincenzo Varese non è un tipo molto scaltro, più volte si è ritrovato in diverse risse, ma non ho nient’altro da dirti. Ah dimenticavo, ha un fratello di nome Roberto, ma anche su di lui non c’è nulla da dire. Lucia: Non preoccuparti ho delle informazioni interessanti tra le mani. VIII atto - centrale di polizia Lucia si trova al di fuori della centrale di polizia assieme a tre poliziotti. Luana assiste alla scena anche se nessuno può vederla. Stefano: Lucia, ma come hai fatto a risolvere questo caso? Lucia: Dopo aver ricevuto la chiamata di Francesco, ho deciso di andare di persona da lui e di raccontargli ciò che avevo scoperto. Abbiamo iniziato ad indagare su Vincenzo, abbiamo fatto una perquisizione in casa di tutte le dipendenti della fabbrica e a casa di Alessandra, abbiamo trovato il pezzo mancante del macchinario, abbiamo interrogato Alessandra, ma la ragazza era chiaramente innocente e a quel punto con una dattiloscopia abbiamo scoperto che su quell’oggetto c’erano le impronte digitali di Vincenzo Varese, figlio del proprietario della fabbrica. In seguito abbiamo scoperto che anche Roberto Varese era colpevole. Ora i due fratelli sono qui in attesa di essere imprigionati, sono passate tre settimane dalla morte di Luana... Stefano: Siete stati sublimi, meritereste una promozione! Lucia: (arrossendo) Grazie Stefano! Lucia da lontano vede la madre di Luana, si avvicina a lei e la abbraccia. Emma: Grazie mille Lucia, senza di te non saremmo mai riusciti a trovare il colpevole, e non si sarebbe mai fatta giustizia per Luana. Ti devo dare una cosa molto importante, ma per favore promettimi che la vedrai solo quando sarai a casa. Emma mette la mano nella sua borsa e tira fuori una busta che porge a Lucia.
  • 11. Lucia: Grazie mille signora ma lei non doveva… Emma: Sono lieta di ringraziare con un pensiero. Ora fila a casa su, scommetto che sarai stanca dopo tutto questo lavoro. Lucia: In effetti lo sono signora, grazie ancora per il pensiero. Le due si abbracciano ancora e si salutano. IX atto - casa di Lucia Lucia si siede sul divano e decide di aprire la busta. Luana è vicino a lei. Lucia: (con un tono malinconico e gli occhi lucidi) Wow, è una foto di me e Luana da piccole. Ma com’è possibile che siano sempre le brave persone a morire? Non se lo meritava… Luana sorridendo le appoggia una mano sulla spalla e Lucia se ne accorge. Lucia: Luana sei tu? Mi senti? (quasi piangendo) Lo so che sei qui, fatti sentire, ti prego. Luana: (sottovoce) Ti voglio bene e lo sai… Lucia riesce a sentire Luana e rimane sbalordita. Lucia: Luana, dove sei? Luana senza rispondere esce dalla scena e finalmente va via, libera. FINE Greta Rosa CARLUCCI Eleonora CAZZORLA Michelle DI MAGGIO Maddalena VETRANO classe II F Liceo “Marzolla-Leo-Simone-Durano” Brindisi