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Gievarmw interpreta Peppone, ma come attore è un fiasco
sta gli aveva già assassinato le spe- devano per uno a zero, af-
ranze che il film fosse girato nei luo- ferrare per il collo lo smil-
ghi che amava. Con i baffi flosci per zo e urlargli: «TU, sporco
il gran sudore e senza avvertire Du- traditore! Ricordati che
vivier, che scomparve con i suoi aiu- quando eravamo in mon-
ti nell'afa pomeridiana, svoltò in una tagna io ti ho salvato tre
stradotta odi campagna, raggiunse il volte la pelle. Se entro i
pergolato di un'osteria sotto Po e primi cinque minuti non
andasse dove pende, lui per adesso segni, io questa volta te la
si ancorò a una bottiglia di bianco faccio, la pelle!».
secco e a fette di culatello alte un di-
to.
Duvivier, impassibile, forò il caldo, Il primo ciak
Beppe Gualazzini attraversò paese dopo paese se-
guendo il corso del fiume nel senso C'era tutto Brescello ad
della corrente. Entrò in territorio assistere. Al primo ciak
reggiano e scoprì Brescello. Peppone non partì. Partì
uareschi non sapeva che co- Il paese gli piacque. Sí, c'era perfi- però come una schioppet-
sa pensare di quel francese che s'in- no un'atmosfera quasi francese. Di tata al quarto ciak e si
filava nelle vesti del suo personag- sicuro bisognava correggere la chie- trovò col naso incollato al-
gio. L'osservava con sospetto. Ne sa, magari con un altro pronao sulla l'obiettivo.
spiava ogni mossa. Commentò che porta centrale per darle un tocco «On répete» disse Duvi-
Fernandel gli sembrava un ciclista piú spettacolare. E l'entrata della vier impassibile dalla sua
del Giro di Francia, un pompiere, un sacrestia era meglio che avesse un seggiola. E gli fece ripete-
ladro di biciclette, insomma tutto po' di cornice attorno, per tirarla in re la scena per cinque ore.
meno che un prete. Tantomeno il evidenza e non appiattire l'immagi- A un certo punto, Guare-
suo Don Camillo. ne. schi getto il cappello a ter-
Ma poi lo vide calare massiccio in Duvivier ordinò subito ai carpen- ra e si mise a calpestarlo
una vasta ,tonaca prestatagli 'dal tieri di costruire in compensato e furibondo.
parroco di Brescello e camminare a cartapesta pronao e cornici. Qual- Andò a chiudersi in casa
passi lunghissimi. Su e giù davanti al che anno più tardi, su richiesta del di Don Alberici. Il giorno
Crocefisso. Mani che si tormentava- parroco di Brescello al quale il pro- dopo Duvivier gli fece ri-
no dietro la schiena e piedi calzati in nao era piaciuto da matti, la Cineriz, petere per altre quattor-
scarpe numero quarantasei, lui che a sue spese, lo rifece vero in mattoni dici volte la scena.
portava il quarantuno. E cominciò a e pietra; «Dai Zvanin, sei più bra-
pensare che quel francese gli avreb- Duvivier camminò a lungo, basco vo di Tyrone!» lo incitava-
be fatto cambiare idea. Che, magari, sulle ventitré, per le strade di Bre- no le comparse.
un giorno pensando a Don Camillo scello. Il paesè è in territorio di Reg- «Magnifique! c'est magnifique!»
gli sarebbe capitato di vedere la fac- Giovaimino Guareschi (a sinistra nella foto Olympia) provò a interpretare il
gio Emilia, a una ventina cli chilome- tentava di tenerlo su di morale Fer-
suo Peppone sotto la regia di Duvivier. C'era tutto Brescello ad assistere, ma
cia e i denti di Fernandel. tri da Parma sulla via per Mantova. nandel e, ogni volta che Guareschi si
Guareschi ripetè la scena 15 volte senza successo e decise di mollare. Sopra:
Nel '51 era una borgata di 3.000 ani- preparava a ricominciare, fingeva
una scena del «Don Camillo» con Fernandel e Gino Cervi (Foto: G. Neri) •
La scoperta di Brescello me raccolte attorno alla piazza ret-
tangolare, con la penombra di bassi
d'essere il secondo che sul ring mas-
saggia e rincuora un pugile pestato.
Il regista Duvivier, in un giorno porticati su un lato. A mettersi in L'altro partiva, camminava, incespi-
caldissimo d'estate, prese a girare mezzo a una delle vie diritte del cava. Rifare. Alla quindicesima ri-
per la Bassa alla ricerca del paese paese, si poteva indovinare il Po con molta fede. Chiese al parroco di ebbe cinque teste cambiabili con e- Quando fu ora di girare la prima presa, Guareschi crollò coi piedi do-
nel quale ambientare gli esterni del scorrere dietro la barriera dei piop- poterlo avere in prestito per girare spressioni differenti. scena, Guareschi si calò in un paio loranti e pieni di vesciche. Per qual-
film. Scartò subito le Roncole, per- pi e litigare con le acque dell'Enza, il film. Il parroco lo chiese al vesco- Restava da stabilire chi avrebbe di bragoni di fustagno. Mise ima ca- che giorno dovette farsi pediluvi in
ché di fronte alla chiesa, sul lato op- un torrentaccio dal carattere bizzo- vo. Il vescovo rispose neanche per interpretato Peppone e Duvivier micia a scacchi, un fazzolettone ros- una bacinella e starsene con una ca-
posto della piazza, voleva ci fosse u- so che, a ogni inizio di stagione, sma- sogno. scelse Guareschi che partì baldan- so al collo e s'infilò un mezzo tosca- viglia fasciata. Poi Duvivier lo
na Casa del Popolo e non poteva niava e non era capace di starsene Duvivier chiamò un bravo scultore zoso per la nuova esperienza. Giun- no tra i denti: era Peppone. chiamò e, senza un solo commento,
certo piazzarla nella casa natale di quieto nel suo letto. scenografo, Bruno Avesan e ordinò se a Brescello a bordo del suo Guzzi- La prima scena fu girata nel picco- si limitò a fargli vedere gli spezzoni
Giuseppe Verdi. E scartò le Fonta- Soddisfatto, Duvivier pensò ai di costruire una copia di quel Cristo no 65 rosso fiammante e s'installò in lo campo sportivo di Brescello ed e- che aveva girato. Guareschi deglutì
nelle, perché davanti alla chiesa la personaggi. Il Cristo, innanzitutto. crocefisso con qualche ritocco: volle casa di Don Dino Alberici, un prete ra quella nella quale Peppone, finito più volte e gettò la spugna. No, rico-
piazza era troppo esigua, un trian- In un oratorio di Brescello aveva a- un volto lungo, scavato, rigido e ap- libero come l'aria, che sbarcava il lu- da pochi istanti il primo tempo della nobbe, sullo schermo non era gran-
goletto cinto su due lati da un argine docchiato un Cristo crocefisso alto pena piegato verso destra, con un nario facendo il maestro, imbasten- partita di calcio tra la Gagliarda, ché simpatico. Per la prima volta la
maestro che neppure dava sul fiu- circa tre metri e gli era piaciuto, naso robusto che pareva il calco di do ricerche storiche su Brescello, squadra di Don Camillo e la Djna- faccia grinzosa e bianca come la fari-
me, ma in terra di golena. perché era un'antica figura lignea quello di t Fernandel. Nell'insieme, bersagliando i fedeli con filippiche nios, squadra dei rossi, doveva cor- na di Duvivier gli dedicò un rapidis-
A questo punto Guareschi smise scolpita da un buon artigiano che, un patimento severo. Ma anche doli morali e politiche dalle colonne dei rere verso gli spogliatoi, gridare simo sorriso.
di seguire Duvivier, che tanto il regi- dove non lo sorresse l'arte, supplì cissimo. Nel primo film quel Cristo giornali locali. «Fascisti!» ai suoi giocatori che per- (26 — continua)
2. - oeppO o OO P eP P P .........PPPIP ip ass p ................PPPP 6.• O O .......... 1•••1 •
•
Gli aftivfstft del Pei igoicottano le riprese del Don Camino
baffi chi più di me può avere pianto, rapidissima a schivar polemi-
una faccia da prete?» prote- che, onestissima persona. Tutto som-
stò. mato, per Brescello era andata benis- I
Riuscì a regalarsi un a- simo. Ciò perché il paese sembrava
spetto clericale quattro an- fatto a sua misura. Una borgata di
ni dopo, interpretando un gente intelligente che, qualunque
magistrale Cardinale Lam- fosse l'attrito tra le fazioni, alla fine
bertini. Ma nel frattempo a- trovava sempre un modo per prende-
veva del tutto sfondato il tet- re sottobraccio gli avversari e portar-
to della sua popolarità tea- seli davanti a Lambrusco e Spongata,
trale interpretando a Mila- il dolce di Brescello famoso nel mon-
no il Cyrano di Bergerac. do, miele, noci, mandorle, uvetta pas-
pubblico milanese decretò sita, anzi passolita, farina di frumen-
Beppe Gualazzini infatti in un referendum che to, spezie, aromi.
il Cyrano di Cervi era stato
il miglior spettacolo degli
er la parte di Peppone il regista
ultimi dieci anni. Mondo comodo
Gino Cervi per tutta la vi- Sei vai per Brescello a chiedere che
Duvivier scelse l'attore emulano piú ta, dal '51 in poi, fu un ami- cos'è stata per loro la guerra parti- I
conosciuto in quell'epoca, Gino Cervi. co-nemico fedelissimo di giana, allargano le braccia. Ne san so-
Bolognese. Bisognoso d'un buon paio Fernandel-Don Camino. lo per sentito dire. Quel che ricorda- i
di baffi. che abitualmente non portava. Tanto che nel '71 Fernandel no della guerra, la seconda, è un gran
Ma, a parte questo, con le carte in re- morì e Cervi rifiutò di porta- freddo, la molta fame, il Fosso dove la
gola per impersonare in tutto il sinda- re a termine con una con- gente del paese doveva ogni mattina
co comunista di Guareschi. Cervi, fi- trofigura dello scomparso il andare a scavar fossi anticarro in
glio d'un critico teatrale del «Resto del sesto film della serie che cambio di cinque sigarette, dieci lire
Carlino», nella vita privata era piutto- stavano finendo di girare in- e una stecca di cioccolata. E, poiché
sto scorbuticd. Ma sulle scene trasfi- sieme. ogni 300 scavatori c'era un solo tede-
gurava in un innato alone di simpatia «Morto questo mio Don Camillo, sco di guardia ed era impegnato so-
e comunicativa. Era stringato. Asciut- muore anche questo mio Peppone prattutto a sorvegliare che non gli
to. Di recitazione modernissima e an- disse —ne vengan altri. Io, adesso, an- sparisse qualcosa di dosso, immanca-
tiromantica. Era nello stesso tempo che se hi quanto Cervi sono ancora fi- Gino Cervi e Fernandel (nei bilmente accadeva che, dopo aver
anche il vicino della porta accanto. Lo sicamente vivo, come Peppone sono parmi di Peppone Don dato qualche colpo di piccone profor-
zio bonario arruffone. Un uomo scatu- morto quanto Fernandel e quanto Camino, foto G.Nern, furono ma, a turni prestabiliti la maggioran-
rito dalla terra e, come la terra, alla Guareschi». E Guareschi era infatti amici-nemici per tutta la za della Leva civile s'imboscava nel
buona. Un uomo dal gran petto pieno morto tre armi prima di Fernandel. vita. Tanto che quando nel caldo delle stalle e passava la giorna-
d'impeto e speranza. Non poteva cer- Cervi se ne andò a sua volta nel '74. '71 Fernandel morì, Cervi si ta a giocarsi a carte le sigarette della
to far fatica a interpretare il capo co- L'Italia della politica postsessantotto rifiutò di recitare con una razione.
munista che di Marx non ma,sticamol- rifiutò di salutarlo come Peppone, da- ' I
controfigura. Disse: «Morto Brescello è un paese così. Vanta u-
to e che vuol credere non nella Russia, - to che Guareschi era allora stato mes- questo mio Don Camino, no dei fascismi più fiacchi d'Italia.
ma nella «sua» Russia. Che è comuni- so all'indice dalle sinistre, e lo licenziò muore anche questo mio Accadeva qualche volta che i capo-
sta, ma nel Primo Novecento sarebbe come Maigret. Ma il mondo lo salutò Peppone» rioni fascisti del paese, per compia-
stato un socialista alla Faraboli, di soprattutto come Peppone. cere i gerarchi zelanti di città, for-
quelli cioè che ce l'hanno su coi preti, Guareschi riconobbe che Cervi, sí, massero squadracce vocianti per dar ,
ma fan tanto di cappello davanti a Dio. nella vita somigliava davvero a Stalin, la caccia a qualche sovversivo e met-
E prima ancora sarebbe stato carbo- con quegli occhi a barchetta e i modi terlo senza troppe storie al muro. Ma,
naro o ghibellino, ma con una gran compassati del signorotto in dacia. Ma ri, sui muri comparve un ennesimo Reggio Emilia. Cupi, offesi chissà da muri del paese con manifesti perento- almeno 24 ore prima, avevano cura '
paura dell'Inferno. PM che altro con quando si piantava davanti alla mac- manifesto che dava il benvenuto a che, radunarono tutto il popolo di Bre- ri che, con piú o meno velate minacce, d'avvertire i ricercati sí che potesse- ,
una gran paura di perdere la propria china da presa, Peppone era lui, non tutta la troupe. I responsabili della scello nel teatro comunale e tennero invitavano le comparse a boicottare la ro nascondersi in tutta tranquillità. E,
dignità. c'eran santi. A Guareschi non spiac- produzione avevan subito reclutato un comizio definendo «libello» il volu- lavorazione del film. Gli agit prop la- per esser sicuri che i biechi sovversi-
que d'avergli ceduto il posto in pellico- centinaia di comparse tra la popola- me su Don Camino e nemici del popo- vorarono sodo di propaganda e, un vi si nascondessero bene e non capi-
la. zione che accettò in massa. In defini- lo lavoratore il regista, gli attori e mattino, le comparse non si presenta- tasse di trovarseli tra i piedi durante
Sciopero sul set Recuperando l'uso dei piedi, dopo
le scarpinate fatte tentando d'imper-
tiva si trattava d'un lavoro divertente
e, per di più, ben pagato. Per molti, un
chiunque, anche solo come comparsa,
avesse lavorato nel film.
ro sul set e si dichiararono in sciopero. il rastrellamento, erano essi stessi a
Guerra aperta. ' ospitarli in casa o a mandarli in va-
Quando Duvivier lo chiamò a sosti- sonare egli stesso Peppone, Guare- insperato sussidio alla disoccupazio- Non ottennero però un gran succes- Proprio nei giorni in cui si installa- canza per qualche giorno dai parenti
tuire Guareschi sul set, Cervi aveva schi trovò subito altro da fare. Quan- ,ne. so tra la gente di Brescello che, fino a rono à Brescello Duvivier con tutta la più neri che avevano, queW che nes-
cinquant'anni, sette più di Guareschi. do ai primi di settembre la compa- Tutto filò per il meglio fino a che quel momento, aveva creduto di non banda. del Don Camillo, smontava suno avrebbe sospettato capaci di
Avi-ebbe preferito alla parte di Peppo- gnia di Duvivier era trionfalmente giunsero in paese un laureando in sto- far proprio nulla di male nell'aiutare dalla carica di sindaco dell'anunini- fornire asilo a oppositori del regime. ,
ne quella di Don Camillo. entrata in Brescello con autocarri, ri- ria e filosofia alla testa d'una squadra quelli del Don Camino. . strazione socialcomunista la signora
«Mi truccate con i baffi, ma senza flettori, squadre di carpentieri, atto- d'attivisti della federazione Pci di Gli attivisti allora tappezzarono i Leda Bacchi Palazzi. Donna facile al (27 continua) I
—
Guareschi, compagni s'infuriane
per le riprese del «Don Camillo»
rescello accoglie la liscio. Poi dalla federa-
trionfalmente la zione del Pd di Reggio E-
troupe Guareschi- milia ariiva una squadra
Duvivier-Fernan- di attivisti, Che in un comi-
del- Cervi che nel zio tengono un comizio in
paese deve girare le ripre- cui definiscono «libello» il
se del «Don Camino». Un libro di Giovannino e «ne-
po' per la novità, ma anche mici del popolo» tutti quel-
perché alla gente del po- li che lavorano al film. Nei
sto si presenta l'occasione giorni successivi con uno
di lavorare come compar- sciopero riescono a bloc-
se nel film, di svolgere un care le riprese.
lavoro insolito e diverten-
GUALAZZINI 2
te . Nei primi giorni tutto fi- A PAGINA I
3. ama
A,erviene Giovannino, sospeso io sciopero su se, i Don Camillo
una lamentosa lettera nella
quale, piangendo la sua soli-
tudine di ricca sfondato, gli
proponeva di andare a fare il
ricco sfondato con lui. Ma a
Moustagemen Afro, invece di
un tenero zio, incontrò un du-
rissimo colono che, per la re-
gola che le ricchezze s'accu-
mulano sudando, lo spedì in
un quartiere nel deserto in
condizioni che Afro definì a-
bominevoli.* Non si stupì nes-
Seppe Gualazzini suno quindi se, rientrato in
paese con la coda tra le gam-
be, ebbe parole assai severe
contro lo sfruttamento dei pa-
dunque, dicevamo, il fascismo droni. Gli capitò anche di
a Brescello era stato nel Ventennio menzionare qualche volta un
così tollerante che, quando le cose si certo O Ci Min del quale aveva
rovesciarono, le cortesie furono ri- udito parlare in Algeria e, con
cambiate. Accadde, ad esempio, che tale lasciapassare, i socialco-
la moglie d'un noto capo fascista per munisti ritennero che Afro
settimane continuò a far la spola tra fosse idoneo a entrare nella li-
autorità del paese e di città piangen- sta frontista. 11 listone vinse e
do la drammatica scomparsa del ma- all'elezione del sindaco, poi-
rito, rapito in un'azione che pareva a- ché tutti rifiutarono per altri
vere il marchio della terribile Volante impegni si giunse per elimi-
rossa. nazione ad Afro Bettati che era tutto
Invece il marito era nascosto, e ben meno che un politico. Quindi fu un
nutrito, in casa del suo fornaio, che e- buon sindaco. Tollerante e intelli-
ra da sempre un gran comunista. Fernandel nei panni di Don
gente. Camino porta il Cristo sulla piazza
Nel '51, dunque, quando i comuni-
sti venuti dalla città ordinarono ai di Brescello (foto: G. Neri). Durante
le riprese del film gli attivisti del
compagni di Brescello di boicottare
il set del reazionario Don Camillo, e-
Cinema Italia Pd bloccarono il set facendo
ra appena scesa dallo' scalone del scendere in sciopero le comparse.
Tutto ciò spiega perché il primo a Solo l'intervento di Giovannino
municipio Leda Bacchi Palazzi, la stupirsi della crociata enti Don Ca-
dolce signora che era stata sindaco Guareschi (nella foto Olympia qui
millo scatenata a Brescello dai comu- sopra) riuscì a sbloccare
negli anni ruggenti e al suo posto sa- nisti venuti dalla città fu proprio il sin- «Attento, signor Guareschi — am-
liva in podio Afro Bettati. Afro era la situazione monì Don Alberici — io quelli di Reg-
daco Bettati che, letti e riletti riga per
partito militare nel '39, per Zara. riga i racconti di Guareschi ed essen- gio Emilia li conosco bene. Tutta bra-,
Poi, dopo il solito 8 settembre, era dosi divertito come un pazzo, una se- vissima gente. Ma quando c'è di mez-
stato spedito in un lager nazista. I- ra, tanto per continuare nelle tradi- zo la politica, là non è come a Brescel-
dee, o non idee, ciò era già un buon zioni pseudopolitiche di Brescello, dibattito pubblico. Né possono rifiuta- dittorio lo studente venuto da Reggio A questo punto Guareschi poté pro- lo, s'accendono come zolfanelli. 'fra i.
motivo per gemellarsi con Guare- s'intabarrò e andò a mettersi d'accor- re. Hanno gettato il sasso. Non lasce- Emilia e il suo codazzo d'attivisti. porre una partita a briscola che quel- tanti può anche saltar fuori il violento
schi che di lager ne aveva fatto tanto do con un esponente della minoranza remo che nascondano la mano. Sei i Il contraddittorio avvenne su una la ormai era finita. che le spacca la testa a legnate». • , i
quanto lui. democristiana. tuoi son con me, i miei son coi tuoi». pedana allestita sotto lo schermo del Così Guareschi, facendo finta di';
«Quelli di Reggio Emilia — disse A- Il regista Duvivier, che non era un e- cinema Italia. Locale zeppo di gente e nulla, avvolse una pistola a tamburo in ,
fro — intorbidano le acque. Bisogna roe, per calmare le acque aveva fatto altra, più numerosa, riempiva le vie Una pistola a tamburo vecchi stracci, la nascose sotto il ser-
Afro il colono far smettere lo Sciopero, far tornare le
comparse al lavoro».
affiggere piagnucolosi manifesti nei
quali dissociava le proprie responsa-
adiacenti. Lo studente si destreggiò
bene. Sfoderò una logica che, in par- giorno dopo le comparse tornarono
batoio del Guzzino 65 e partì per Reg, ,
gio Emilia trionfalmente seguito dal ,
Ultimo tra gli ultimi infatti, Afro e- «Ben detto — rispose l'altro — infi- bilità da quelle di Guareschi dicendo te, riusciva a nascondere le retoriche tutte sul set. Quelli di Reggio Emilia pullman dei sostenitori di Brescello.
ra tornato a casa nel '46 e, poiché a- schiamocene di quelli di Reggio Emi- che qualsiasi potessero essere le se- di partito. Guareschi accettò la però non si diedero per vinti. Con un al- Si calcolò che quella sera, ad aspettar,-,
veva una mente a larghi orizzonti e lia e lasciamo che il cinema porti fa- grete intenzioni dell'autore del Don schermaglia fino a quando zitti di col- tro manifesto sfidarono Guareschi ad lo, presenti fuori e dentro il teatro mu;-
non sentiva alcuna vocazione per la ma e lavoro a Brescello. I miei son con Camillo i suoi-unici intenti erano di gi- po e fissò l'avversario. Gli chiese di accettare un nuovo dibattito al teatro nicipale ci fossero almeno settemila
miseria del dopoguerra, raggiunse te». rare un film umoristico. Guareschi, dirgli in tutta coscienza se avesse mai municipale di Reggio Emilia. Lo sfidante persone. Chi non trovò posto in teatro,
uno zio ricco a Moustagemen in Al- «Sì, ma io, oltre che sindaco, devo dopo aver confabulato con Afro Betta- letto Don Camino Nella sala la gente questa volta era l'avvocato Renzo Bo- poté seguire il dibattito dagli altopar-
geria, nei dintorni di Orano. Lo zio, anche fare l'animale politico. Ho pen- ti, coprì quei manifesti con altri nei trattenne il respiro. «No» rispose lo nazzi, che fu anche sindaco del capoluo- lanti messi a ogni angolo di piazza.
solo al mondo, lo aveva allettato con sato di farli sfidare da Guareschi in un quali sfidava a un pubblico contrad- studente, in tutta coscienza. go-e poi senatore del Partito comunista. (28 continua)
—
4. o o o
La alza Tufa Do: o, ma il ildiventa campione d'incassi
tinato con un gatto idrofobo» gli dilagare del Po tra i paesi.
sorride all'alba don Alberici. Oppure mettendo l'obiettivo
Brescello ospitò a intervalli rasente al pelo dell'acqua
regolari la compgnia del don d'una bacinella posta tra ci-
Camino per altri vent'anni. Fin o nepresa e altare in modo che
a quel giorno del '71 in cui Fer- don Camino, rimasto volon-
nandel, mentre girava una delle tariamente solo nel paese al-
ultime scene del sesto film, Don lagato, pareva davvero reci-
Camino e i giovani d'oggi, s'ab- tare la Messa con l'acqua che
batte in chiesa ai piedi del suo arrivava in ita.
Cristo mentre gli stava parlan-
do e fu portato via morente, con La Lollobrigida
la faccia che pareva pitturata
Beppe Gualazzini con la biacca. Femandel portò Il ritorno di don Camino in-
con sé nella tomba non solo don cassò molto più' del primo
Camino, ma anche Peppone. film. Ma la sceneggiatura que-
Gino Cervinon se la sentì di con- sta volta fu molto meno ri-
han detto che ieri se- tinuare le riprese senza lui e il spettata da Duvivier che ave-
ra il pubblico era tutto per lei. Che per- film fu interrotto quando man- va subito intimidazioni politi-
fino i comunisti reggiani, muti e cupi fi- cavano solo un ventina di scene che dalla critica di sinistra
no a metà discussione, si sono poi spel- allarme. E non si riesce a sapere francese e italiana e che, a vol-
lati le mani per applaudirla» disse a dove sia finita la pellicola. C'è te ottenendo il risultato oppo-
pranzo don Alberici a Guareschi rife- chi la dice distrutta. Immagina- sto, rozzamente tentò di
rendosi al gran dibattito che c'era stato te se non lo fosse che gran suc- smussare certe punte che gli
a Reggio Emilia la sera prima con i co- cesso anche a metterla in circo- parevano pericolose sul piano
munisti che volevano bloccare la lavo- lazione monca. , ideologico. L'equilibrata bi-
razione del primo film su don Camillo. lancia ideata da Guareschi, il
Un silenzio, poi:'«Credevo che sareb- Cristo come fulcro, don Ca-
be rimasto a dormire a Reggio Emilia. Don Camino superstar millo in bilico a destra e Pep-
Invece l'ho sentita rientrare poco prima Nel '51 era da poco terminata pone in bilico a sinistra, ne ri-
dell'alba» continuò don Alberici. Gua- la lavorazione del primo film sentì. Quando fu invitato in
reschi arrossì. Era accaduto che, finito il quando il grande fiume spaccò a Francia nel '53 per il Gala del
dibattito e mentre i giornalisti presenti testate gli iirgini e allagò campi Ritorno di don Camino, Gua-
per prudenza dato il clima acceso usci- e paesi della Bassa giungendo reschi, • offeso, accettò solo
vano dal corridoio sotto il palcoscenico, come un ariete anche alle soglie perché Albertino moriva dal-
lui aveva trovato il coraggio di uscire in della chiesa di Brescello. Allora la voglia di vedere la Torre Eif-
mezzo al pubblico. Attraversa la platea fel e quella era un'occasione
e poi la piazza tra due ali di folla strin- accadde che da migliaia di lettori stra-
nieri giunsero pacchi di viveri, indu- per mostrargliela.
gendo mani. Pacche sulle spalle che Egagaingagargealenagna:mudingagginge cinema non fece di lui il
non sa se proprio sono tutte amichevoli. menti, coperte, denaro. Sempre con lo
stesso indirizzo: alla gente di don Ca- Sopra: l'attore francese Fernandel nel film del 1953 41 • nababbo di cui scrissero i gior-
Siede al bar dell'albergo che deve ospi- nali. Dopo il primo fdm l'edito-
tarlo a discutere con la gente. Ma intan- millo e Peppone. «E allora — scrisse ritorno di Don Camino», che fu la seconda pellicola sul
Guareschi nella prefazione del secon- burbero prete di Brescello in perenne contrasto col re Rizzoli, consapevole d'a-
to nota una ventina di ceffi con negli oc- vergli gettato solo un briciola,
chi odio e tante brutte promesse. Allo- do volume, Don Camino e il suo gregge sindaco comunista. A destra: Giovalmino Guareschi a
—io mi sono commosso come se, invece caccia nella campagna di Roncole Verdi (Foto: G. Neri) un giorno gli regalò una lunga
ra, ad alta voce, chiede all'albergatore macchina americana, di quel-
di preparargli una stanza perché è di essere un cretino qualsiasi, fossi un
cretino importante». n primo film fu le decapota,bili e con le lunghe
stanchissimo e vuol dormire almeno fi- pinne. Guareschila guidò solo
no a mezzogiorno. I ceffi si fan più vicini. proiettato nel '52. In tutte le città d'Italia
la gente fece la coda per settimane per quel giorno. La macchina era
Salito in camera, vede da,lla finestra che rossa. Aveva parafanghi in avanti bom-
la piazza si è svuotata di colpo e tutto at vederlo e rivederlo. In pochi giorni fu rompere tra i primi il silenzio fu il criti- tant'è vero che non l'ha neppure voluto Nel '53 uscì, e fu mi trionfo anche
proiettato in 2.700 sale e incassò più bati e aggressivi, tanto che la soprannd-
torno è sceso un silenzio da far racap- co dell'Unità, Ugo Casiraghi, che dopo trai piedi come collaboratore nella sce- maggiore, il secondo film: Il ritorno di minò la Lollobrigida. Ma si vergognava
ponare la pelle. Allora lascia la luce ac- d'un miliardo e , mezzo polverizzando aver assistito alla prima al Capito! di neggiatura. Ha capito che fare dell'anti- don Camillo. Le riprese furono girate
qualsiasi record precedente. E così ac- con tecniche più raffinate e con più come un ladro, diceva, ad andar in giro
cesa e, da una porta sul retro, raggiunto Milano tornò a spron battuto inredazio- comunismo sullo schermo è pericoloso. per la Bassa su quella vistosaggine. Re-
il suo Guzzino 6510 mette in moto spin- cadde all'estero. Soprattutto inFrancia, ne e sfogò il malumore scrivendo un ar- E tanto di più farlo secondo gli schemi mezzi. Duvivier ricorse a trucchi effi-
gendolo di corsa. Scalpiccio alle spalle, Germania, Inghilterra, Stati Uniti e poi caci. A volte assai curiosi. A Brescello stò ferma. Finché sul motore ci mise gli
ticolo nel quale il libro era definito un grossolani del Candido, che su questa occhi Scarzina, di Polesine, per un suo
unbrusio soffocato e rabbioso, pare stia- un po' ovunque. Nel mondo vi furono ci- pastone pseudo-umoristico e il film un strada è già andato in malora». Casira- ricordano come la grande alluvione
no per agguantarlo. Per tornare a Bre- nematografi che proiettarono ilfilm p er del '51 fu riportata sullo schermo get- motoscafo e la carrozzeria, si dice, di-
modesto aborto. Riservò una distinzio- ghi si sbagliava: il primo film su don Ca- venne un furgoncino per il trasporto
scello taglia poi per carraie, su e giù per 300 giorni consecutivi. ne per il regista che, scrisse, era pur mino è stato l'unico nel quale la fedeltà tando immensi teloni impermeabili
argini scuri tutta la notte. Iù Italia la critica cinematografica sulla piazza davanti alla chiesa e inaf- del latte.
sempre Duvivier: «Duvivier non è pro- ai racconti scritti da Guareschi fu alme-
«E si ravviii capelli, pare che si siapet- d'allora tentò invano di ignorarlo. A vinciale come il signor Guareschi, no in parte rispettata. • fiandoli d'acqua per dare il senso del (29 — continua)
5. •
o
Nella casa nuova th- itovannino c'è una stanza della neve
della sceneggiatura col risulta- nimi particolari. Quindi scelse -u-
to di veder disattesa anche l'Ul- no per uno Capomastro, muratd- ,
tima. Ma ormai Guareschi era ri, idraulico, elettricisti, verniciai-
stanco, ammalato, troppo solo' tori, falegnami. Stabilì lui qualibti,r
per poter reagire come avrei:i- dei legni, tipo di mattoni, nervat
be voluto al nuovo tradimento. ture delle tegole; profondità de
All'estero la critica cinema- le cantine. Volle che la casa alli;
tografica impazzì per i Don Ca- fune fosse bianchissima. In stil
mino. Femandel e Cervi diven- messicano. Tutta intonaco. E vol
nero simboli di un'epoca. Il pri- le travature in ottima rovere e in,
ino film su Don Camillo al Fe- ferriate verdi.
stival cinematografico di Berli-
no ebbe un premio speciale de- Tramonti e nebbie
dicato all'opera di Guareschi
Seppe Gualazzini in favore della democrazia. In Nel luglio '53, lo andò a trovare
America enormi cartelloni con a le Roncole Domenico Porzig
le figure del parroco e del suo che doveva scrivere un articolo
antagonista furono portati per per Oggi. Osservò da ogni lato
I terzo film, Don Camino e l'onore- tutti gli Stati a bordo di grossi con attenzione la casa. Quindi
vole Peppone, fu proiettato nel '56, autocarri. Altri cartelloni furo- squadrò da ogni lato Guareschi.'
quando Guareschi era uscito da pochi no disposti a schiera sulle mag- «Sì, ti somiglia. Sia detto senza
mesi dal carcere di Parina dove aveva giori autostrade. In Germania, offesa né per te né per la casa,
scontato 400 giorni per la brutta que- Inghilterra, Svizzera, Francia, ma proprio ti somiglia. Dimmi, è
stione con De Gasperi. La sceneggia- Spagna, si moltiplicarono le i- vero che hai dato il progetto al
tura l'aveva scritta in cella, raccoman- niziative piú curiose. Ristoran- capomastro e, il giorno dopo, lui
dandosi che fosse rispettata. Invece, ti col nome di Don Camillo, è tornato e ti ha indicato un ari
anche questa volta e sotto la regia di marche di sigari, sigarette, li- golo del primo piano dove avevi
Carmine Gallone, essa fu stravolta. quori, prodotti alimentari e disegnato una stanza dimenti-
Guareschi ne soffrì come un cane. d'abbigliamento dedicati ai cando di metter pareti e fine
Delle cifre da capogiro incassate dal personaggi del Mondo piccolo. Rico- stre?».
film gli era stato dato ben poco. Ma minciò intenso il pellegrinaggio di in- Sì, quella stanza doveva essere
non si lamentava per i compensi, ben viati da ogni parte del mondo per, in- proprio così. Senza muri. Doveva
consapevole che il colpevole per pri- tervistare Guareschi. Film e libri si servirgli per godere neve e piog-,
mo era lui, gli affari non li sapeva fare. rincorrevano gli uni con gli altri, più gia. Gli era sempre piaciuto fin da
Era invece furente per l'abisso che aumentavano gli spettatori, più si ragazzo godersi la neve e la piog-
s'allargava tra i racconti pubblicati moltiplicavano i lettori. gia all'aperto. Accoccolato in una
nella serie Mondo piccolo e le pellico- Ma continuava anche l'attività gior- Guareschi compra un fondo nella Bassa e disegna nicchia. Magari stando sotto un
le. Tra le due versioni restava un solo nalistica di Guareschi e diveniva ogni personalmente la casa che ci vuole costruire sopra. La vuole portone. Insomma all'asciutto,
punto di contatto, Fernandel e Cervi giorno di più una dolorosa corona di massiccia e bianca e con una stanza senza muri, Per poterci ma allo stesso tempo all'aperto
entrati talmente nei personaggi da co- spine. Già dal '49 i cattolici di certe andare rannicchiato a godere la neve, la pioggia e i tramonti. con im fiocco che ogni tanto, so-;
municare con occhi e gesti ciò che il correnti integraliste avevano comin- Sopra: Guareschi è con i figli Albertino e Carlotta spinto dal risucchio, gli si potesse
regista non lasciava dire con le parole. ciato a muovergli guerra. Guerra sor-• posare in fronte. Quando l'aveva
11 quarto film Don Camillo monsigno- (Foto: Publifoto)
da. Partendo da una rabbiosa querela spiegato al capomastro, quello ei
re ma non troppo, uscì nel '60 e, solo in fatta a Guareschi da un esponente ra sbiancato, ma aveva obbedito3
Italia, nelle prime due settimane in- dell'Azione cattolica, gli attacchi si se è così, padrone voi, la stanza
cassò più d'un miliardo di allora. Fu il susseguirono con una violenza che sarà senza pareti.
più debole e Guareschi perse il lume dava dei punti ai più feroci corsivi , «Appoggerai i monarchici, magari il come un biliardo e più sotto che so- cato il terrenó più avanti, spingendo- In più Guareschi aveva voluto che
della ragione e troncò i rapporti con scritti nel '48 contro Guareschi dal comandante Lauro» gli chiedevano a- pra rispetto al mare, quel termine po- si nella Bassa più profonda, verso le quella stanza guardasse a ponente. E-il
l'editore Rizzoli. Partito comunista. Frattanto egli si mici e nemici e Lauro tra i monarchici teva anche passare. Guareschi aveva Fontanelle da dove più forte saliva il ra per via dei tramonti. Se uno può go-i
preparava a non appoggiare più la andava per la maggiore. trovato quel fondo nel '51, dopo aver richiamo del sangue e déll'infanzia. derseli, tanto valeva che se li godesse:
Ritorno alla Bassa Democrazia cristiana nelle elezioni Guareschi alzava le spalle. Lauro gli passato mesi a scalvare argini e fos- Ma le Fontanelle sonò di altri 20 chilo- no? Poi lui lavorava sempre a propra
del '53 che stavano avvicinandosi. Sa- era antipatico e l'aveva già scritto sati alle ricerca d'un pezzo di terra su metri dietro Roncole Verdi e, quando sempre d'angolo, per scaramanzia.
Angelo Rizzoli, che pure aveva una rebbe stato, aveva deciso, al fianco so- chiaro. Non aveva mai voluto • cono- cui costruire una casa. Roncole Ver- nella Bassa cala la nebbia, ogni chilo- voleva tantissima luce che venisse
colpa assai indiretta poiché il regista lo di quegli uomini che non erano scerlo. E poi adesso aveva da pensare di, tre chilometri da Busseto, occupa metro vale per dieci. vanti come un mare. Senza ostacoli.
sul set è come il capitano su una nave macchiati da peccati di clientelismo, ad altro. Aveva comprato un fondo giù un tratto di pianura subito alle spalle Non appena il terreno fu suo, si mi- Doveva essere una reazione a tutto «
e l'armatore ha ben poca voce in capi- di sorpruso di potere, di nepotismo. Di, nella Bassa: era in collina. di Fidenza, tra la via Emula e il Po. A se 'al lavoro. Interrogò a lungo la si- grigio che l'aveva oppresso nei lager..,
tolo, comprese. 11 quinto film uscì nel corruzione. Quindi avrebbe appog- La «collina» non era che un rialzo di nebbie chete, dista. circa un'ora di gnora Ennia e i figli per scopire quali Forse un presentimento a tutto il buio
'65. Era il compagno don Camillo e in- giato solo una parte della Democrazia 80 centimetri sul livello del mare a macchina da Milano. fossero i loro più inconfessati desideri che presto l'avrebbe oppresso nelle,
cassò anche più degli altri. Guareschi cristiana, l'altra già si perdeva per vie Roncole Verdi, paese natale di Giu- Forse, se non avesse • dovuto lavora- edilizi. Impugnò matita, tiralinee, ri- galere italiane.
dovette scrivere ben cinque versioni traverse. seppe Verdi. Ma nella Bassa, piatta re a Milano, Guareschi avrebbe cer- ga, compasso. Disegnò la casa nei mi- (30 continua)
3:1Esisa,
6. Giovannino si arrabbia per un articolopepato di Montanelli
tadiní non sapevano come diavolo fare La meCcanica, altra Sua Musa, com- una trasmissione televisiva. 4Tu— gli ri- di Guareschi mi ha detto più volte «non bero di fico, cammina seguito da un co-
a non spaccarli entrando con le zappe parve presto. Scelse con pignoleria marcò Guareschiin quellatràsmissione s'andava d'accordo nemmeno a tavola. dazzo di gente in cui c'è tutto: comunisti,
in spalla. trattene macchine agricole. Voleva at- —gli incontri li fai molto meglio quando Io, toscano tutto olio. Lui; emiliano tutto e conservatori, ricchi e poveri, misere-
Nelle case coloniche che acquistava, trezzi adatti a piccoli poderi, maneg- non incontri la persona che devi incon- burro». Ma ecco quel che ha scritto di lui denti e baciapile...Ora eccoci di fronte
per prima cosa rialzava il pavimento a gevoli, costruiti in modo che non affon- trare». Comunque lesse e rilesse l'arti- con toni forse volutamente simili agli alla reggia di Sua maestà, il Re della
pianterreno per isolarlo dall'umidità e dassero nei terreni umidi Quando non colo dell'incontro fabbricato, era il più enfatici cinegiornali dell'anteguerra: «A Bassa, illuminata che sembra il Vesuvio)
sottrarlo agli insetti striscianti. ll porti- li trovava sul mercato, se li progettava sconcertante tra quelli Che gli avevano Busseto Stalin è Guareschi, che d'al- in eruzione nonostante l'ora di pieno,
co che era a sud lo rifaceva a nord per da solo. dedicato. Vi trovò stoccate che lo infu- tronde gli assomiglia. Perché a Busseto meriggio, col monarca in persona sulla,
offrire l'estate un riparo dal troppo so- riarono. Ispezioni sul suo carattere che Guareschi è tutto: il re peri monarchici, soglia del portico che, con un aratro in
le. Separò le abitazioni dalle stalle in-
frangendo quella norma che voleva
Croma toscana gli svelarono lati che egli stesso non ave-
va ben chiarito e che, comunque, non e-
il papa per i preti, Stalin per i comunisti.
Giovannino è l'unico profeta in patria
mano, sembra in posa per farsi monu-
mentare dauno scultore deltempolitto-
che dalla cucina una porta immettesse Indro Montanelli fabbricò un incontro rano così. E c'era anche l'accenno di che registri la nostra storia nazionale, la rio. Oltre i vetri della finestra, si vede
subito tra le bestie. con lui alle Roncole è gli dedicò un lungo qualche carezza che lo infila ancor di quale non registra che profeti ingrati. E- Margherita intenta ad arrotolare col
E continuò di questo passo tra la me- articolo che fu poi inserito nel volume più, perché gli parvero tutte:Contropelo: gli derime i litigi tra Peppone e Don Ca- matterello le fettuccine del pantagrueli-
Beppe Gualazzlni raviglia deifittavoli che da secoli, come Gli incontri e che trasformò poi nel '57 in Del resto lo stesso Montanelli parlando millo, amministra la giustizia sotto l'al- co pranzo che ci aspetta, mentre la por-
era atroce costume, erano lasciati dai ta aperta del garage, adesso che un mu-
padroni dei fondi a vivere senza ratore vero l'ha rifatta, lascia intravede-
i piú elementari conforti. Intro- re le tre automobili, le tre motociclette e ,
ile Roncole, nella nuova casa dusse nelle case acqua corren- le quattro biciclette di cui Guareschi, da
che aveva costruita nella Bassa, Gua- te ed elettricità. Poi prese il co- soldi dei diritti d'autore Giova/mino li spende tutti per buon emiliano innamorato di tecnica e ,
reschi non voleva giungessero nem- raggio a due mani e introdusse comprare poderi e cascinali, che ristruttura introducendo meccanica, si gloria. Irraggia gioia e•
meno i giornali. ll suo paradiso doveva la più sconvolgente delle inno- strabilianti novità, come il water, l'elettricità e l'acqua. buonumore Giovarmino, il quale non sa
restare intatto. Né voleva lavorare co- vazioni: il water. La cosa fun- corrente. Ma la sua vera passione sono i trattori esser felice che nella sua terra, in mezzo
me giornalista, disegnatore, scrittore. zionò e il successo gli diede alla e le stalle: per la prima volta separa le abitazioni dai locali a quella sua gente e a quelle sue cose fat-
Là era il signor Guareschi, artigiano testa: passò a installare in ogni dove alloggiavano le bestie (Foto: Farabola) te in casa.
per se stesso. Quando doveva tornare casa vasche da bagno complete Tutte fatte in casa, qui, esclama con or- ,
a lavorare per il giornale, preferiva di doccia. Poi gli accadde, disse- goglio, un orgoglio certo più grande di'.
correre a Milano. Accadeva il sabato: ro in seguito le pittoresche leg- quello che gli ispira il fenomenale
andava a chiudersi nel vecchio studio gende che ne nacquero, di tro- successo cli Don Camillo e l'incOn- •
della casa di via Ftighi e si buttava a te- var le vasche da bagno occupa- dizionato plauso che la critica di
st a b assa nel lavoro fino a quando pote- te da nidiate di paperi o da tutto il mondo, meno quella italia-
va chiudere l'ultima edizione del gior- piante di limone. Ma si affidò al- na, s'intende, tributato al suo ta-
nale, il martedì sera. Allora, stanco le sue doti d'eccellente parlato- lento e piú ancora al suo tempera- il
morto, s'alzava sulla sua decappottabi- re e alla fine la spuntò. mento di scrittore in un'età in cui ,
le e ripartiva perle Roncole. Guidando Ma andò oltre ogni osare: pia- di talento ce n'è poco e di tempo-
a scatti. Gli occhi spiritati. I baffi tre- strellò tutti i pavimenti delle ramento punto. Tutto è fatto in ca-
mendi. Uno Charlot dei primi corto- stanze belle con mosaici di sa, ragazzi, con le mie mani: muri;.;
metraggi. Rallentava solo quand'era in marmo. Ci scherzava, adesso la • mobili, impianto elettrico, forneD -
vista di Busseto, che subito dopo c'era- moglie passava a cera il pavi- li, sedie. Accomodatevi, accomo- *,
no le Roncole. mento ogni giorno e obbligava il datevi...Mimino Carraro e io,'0.
marito a camminarvi sopra con smilzi e leggeri, eseguiamo, ma,
Nino il contadino i sottopiedi in feltro, la prova
che un p avirnento p oteva basta-
quando è il turno di Andrea Riz-
zoli, che è un po' più pesante, non
Non si fermò solo alla casa e al fondo re a far d'un proletario un bor- so come, di colpo lo vediamo ruz-
in «collina». Ogni volta che riceveva de- ghese. Con Pieren, il suo capo- zolare per terra in un groviglio dic,,
nero dai diritti d'autore, veniva accolto mastro, stipulò un curioso con- assi, chiodi, viti. Giovarmino 161, ,
dall'ansia fino a che non gli riusciva di tratto: stabili una certa cifra per guarda mortificato, ma nemme-vi
spenderlo tutto per acquistare un po- i lavori, che fossero fatti a rego- no per un momento lo sfiora leig
dere di buona terra. Andò a cercarne la d'arte, e tutto ciò che veniva tentazione di porgere aiuto al suoll
anche verso le Fontanelle. La formula risparmiato alla fine era diviso editore. Il problema che l' ango--1
che nel '29 aveva portato suo padre al- tra i muratori senza tornargli scia in questo istante è, lo si vede'
la completa rovina, divenne la sua: nelle tasche. Solo lui potrebbe benissimo, solo quello di sviscera::' ,
smantellare per ricostruire. dire se funzionò. Adagio e in re la ragione tecnica che ha pro-,
Anche se la quotallovanta era lonta- punta di piedi, scendeva cauto vocato la catastrofe di quel pezzo
na, non ne uscì proprio rovinato, ma nel cuore della sua gente, un di mobilia fatto in casa. E ne rigira
certo si impoverì. Cominciò col voler cuore che il più delle volte bat- tra le mani i resti con l'espressio-,
costruire stalle solari. Con tanta luce teva per una bandiera rossa co- ne avvilita del bambino che si
dentro. Dava salute e appetito alle me il fuoco, ma nella Bassa egli de andare in pezzi un balocco ri-,. )
mucche, alzava il morale dei contadini. egualmente era rispettato co- tenuto infrangibile». , t
Al posto dei vetri mise cristalli e i con- me Un re. (31 continua)
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