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Centro Ricerca e Documentazione Arti Visive
Visual Arts Research and Documentation Centre
Fondo Gallerie Storiche
Itinerario A – Dimensione Donna
Fondo Gallerie Storiche
Itinerario A – Dimensione Donna
a cura di
Alessandro Califano
Elisabetta Bianchi
Roma – 2017
Centro Ricerca e Documentazione Arti Visive
Visual Arts Research and Documentation Centre
Fondo Gallerie Storiche
Itinerario A – Dimensione Donna
Catalogo e documentazione della mostra
Alessandro Califano
coordinamento mostra e testi
Elisabetta Bianchi
progetto mostra organizzazione e testi
Giulia Arganini
ricerche cura mostra e testi
Eleonora Rebiscini
conservazione cura mostra e testi
Roberto De Nicola
collaborazione mostra e testo
Biblioteca del MACRO, Museo d'Arte Contemporanea di Roma
CRDAV
5 marzo – 15 agosto 2015
“...comporre un mosaico per la cui completezza il CRDAV ha comunque proseguito, in questi anni,
il lavoro di monitoraggio delle attività espositive a Roma in sedi pubbliche e private e la raccolta e
la catalogazione della relativa documentazione.”
Le Curatrici
(Anna Maria Di Stefano, Maria Rita Boni, Vitina Portoghese)
[Da 'Start: si riparte!', presentazione delle Curatrici del volume Roma Contemporanea. Repertorio
delle mostre d'arte contemporanea 2002-2004. Palombi Editori, Roma 2008, p.23]
L'immagine di copertina riproduce un disegno eseguito il 7 dicembre 2014 sul guest-book della
Biblioteca da un visitatore con il commento: “Non ho resistito. Che bello spazio! Architetto Nicola
Vannucchi dalla Toscana”.
Lo ringraziamo vivamente.
Postfazione
Sei mesi prima di inaugurare la mostra che qui si presenta – aperta al pubblico alla vigilia dell'Otto
Marzo 2015 nella Biblioteca del MACRO e rimasta aperta fino al mese di agosto dello stesso anno
– non avrei mai immaginato di poterla realizzare. Tagli di bilancio, cambi di dirigenza e direttive,
riduzione di personale – pur ripetutamente, pressantemente richiesto – non lasciavano affatto
presagire che, dopo la chiusura della grande mostra personale dedicata ai 60 anni di attività del
fotografo Sergio Pucci, sarebbe stato possibile mettere in cantiere un altro progetto ambizioso.
Io stesso, in procinto di trasferirmi all'estero, andavo già ipotizzando – per quanto mi riguardava –
scenari professionali di tipo del tutto diverso. Avevo, è vero, impostato sin dall'inizio dell'estate un
riordino della sezione del Centro Ricerca e Documentazione Arti Visive riguardante l'importante
fondo delle Gallerie Storiche romane. Tale lavoro era stato da me affidato alle cure di Giulia
Arganini, che già in più occasioni aveva svolto le sue ricerche presso il Centro, e di Eleonora
Rebiscini – una tirocinante dell'Università della Tuscia – con l'ausilio della “memoria storica” del
CRDAV, Elisabetta Bianchi. Quest'ultima, malgrado fosse stata trasferita ad altro settore (per i
consueti misteri gloriosi che talora si contemplano nelle Amministrazioni), aveva seguitato a
collaborare con il Centro, per passione ultradecennale nei confronti del patrimonio conservato
presso di esso, dedicandovi il suo tempo libero.
Devo in effetti proprio ad Elisabetta lo spunto che permise di impostare invece, bene e in tempi
rapidi, la nuova iniziativa, cui si dedicarono appunto, in particolare, anche Giulia ed Eleonora. Mi
fu presto fatto notare che il riordino – procedendo tra l'altro in maniera più rapida dello sperato –
aveva permesso di evidenziare meglio la ricchezza di materiali ospitati dalla sezione, e che tale
lavoro non si sarebbe potuto considerare davvero concluso, se non lo si fosse poi anche promosso,
diffondendone la conoscenza per mezzo di una mostra documentaria o di una pubblicazione. La
cosa era incontestabile e ci spinse a metterci subito all'opera.
Sono lieto, a due anni esatti dall'inaugurazione della mostra, di poter licenziare anche questo breve
catalogo. Esso ne illustra, oltre a tutti gli indici e ai testi che la corredavano – comprese le brevi
schede di presentazione delle singole gallerie d'arte – anche alcuni aspetti della gestazione,
corredando il testo di una documentazione, prevalentemente fotografica, relativa sia ai materiali
esposti, sia al giorno dell'inaugurazione, sia al work in progress dei momenti di lavoro che hanno
preceduto la fase dell'allestimento.
La cosa di cui vado forse maggiormente fiero – e con me, a buon diritto, le tre curatrici principali
della mostra che qui torno a ringraziare pubblicamente per la loro opera appassionata e la cura che
ad essa hanno dedicata – è il fatto che la mostra sia stata realizzata, sulla base di una scommessa, e
per di più a costo zero per l'Amministrazione.
La scommessa ipotizzava che affidare le cure di un progetto espositivo a personale esclusivamente
esterno e “non professionale” non fosse affatto una mossa azzardata. Che fosse invece, al contrario,
una mossa vincente – e, forse, una delle poche ancora possibili – in un'attività, qual'è quella dei
professionisti dei beni culturali, sempre più appannata dai continui tagli di bilancio, dalla mancanza
d'attenzione (stavo per dire: dall'incuria) che le viene riservata, ed in cui il personale “avventizio”
(stagisti, tirocinanti, volontari) viene sempre più umiliato da uno sfruttamento lavorativo privo di
sbocchi e, troppo spesso, anche di riconoscimenti.
Certo, scoprire in retrospettiva di avere, per così dire, anticipato di qualche mese la stessa tematica
poi fatta propria dalla mostra “L'altra metà dell'arte. Un percorso al femminile nella Collezione
Macro”, tenutasi proprio al MACRO da fine settembre all'8 novembre 2015 è stata un'ulteriore
soddisfazione (e al tempo stesso un'indice delle carenze di comunicazione interna che spesso
affliggono anche i musei). Ma affidare proprio ad una squadra esterna, raccolta attorno ad un'idea
condivisa, con una forte autonomia di valutazione, scelta e realizzazione di un progetto espositivo,
riservando al funzionario di ruolo, il curatore anziano interno, solo la supervisione generale ed il
monitoraggio, è stata una delle esperienze più interessanti della mia vita professionale. Certo, non si
può certo dire che si tratti in assoluto di un inedito. Molte esperienze del genere sono portate avanti
da tempo, in particolare nel mondo anglosassone, dal Canada al Regno Unito.
Ma, sotto i nostri cieli, esse possono considerarsi ancora – come ho già avuto modo di esprimermi
nel breve scritto di un cartellone introduttivo di presentazione alla mostra, anche qui riprodotto –
quasi come un vero e proprio atto di guerriglia culturale: una guerriglia da condursi in seno ai
musei, in primis, per una programmazione museale che sia al tempo stesso democratica, innovativa
ed osmotica con le comunità di riferimento. Una guerrilla curatorship.
Alessandro Califano
Indice
Museum Guerrilla (Alessandro Califano)
Comunicato stampa
L'inaugurazione – documentazione fotografica
Documentare ad arte. Storie di archivi e musei (Elisabetta Bianchi)
Fondo Gallerie Romane: itinerario A. Direzione Donna (Giulia Arganini)
Le Gallerie Storiche al CRDAV (Eleonora Rebiscini)
La musica nella società italiana dal 1960 al 1979 (Roberto De Nicola)
Bibliografia generale sulle Gallerie Storiche (Giulia Arganini)
Antologia – testi e documentazione fotografica
Galleria Rosa – le immagini
Gallerie Romane anni Sessanta e Settanta – Indice e Schede delle gallerie
Un feedback da Sala 1
Una visita guidata alla mostra
Backstage – testi e immagini da un work in progress
Un precedente
Suddividersi i compiti...
Artiste – un appunto di lavoro
Mostra Gallerie Storiche in Biblioteca – una lettera
Museum Guerrilla
“…Che nome dare ad una programmazione museale democratica,
innovativa, osmotica con le comunità di riferimento,
geografiche o virtuali? Una programmazione che superi il
concatenamento, spesso nefasto, di ‘grandi eventi’, ‘grande
sponsor’, ‘grande battage pubblicitario’, ‘grande budget’ e
(spesso) scarso peso culturale?
Guerrilla curatorship, non mi dispiacerebbe… rende l’idea del
dinamismo light-weight che mette in campo e che presuppone…”
[dalla Pagina Evento “Gallerie Storiche. Itinerario A –
Destinazione Donna”, condivisione del video Unofficial: Banksy
(banksy vs. the [Metropolitan] Museum). Facebook, 25/02/2015,
h.20:13]
Anche il nuovo allestimento delle cassettiere espositive della
Biblioteca del MACRO segue il metodo di lavoro adottato a partire
dal gennaio del 2012: coinvolgere le comunità di riferimento di un
museo. E ciò non a livello esecutivo. Al contrario: il
coinvolgimento deve esprimersi anzitutto nel momento creativo
dell'ideazione e della progettazione. A noi professionisti museali
resta il ruolo, soprattutto, di facilitatori.
Incoraggiare l'intervento esterno. Favorire le ottiche non
istituzionali. Moltiplicare le occasioni di commistione e
meticciato. Ripensare il nostro ruolo professionale, seguitando a
monitorare ed illustrarne gli aspetti legati alla conservazione
preventiva del patrimonio.
Questi, i compiti principali di una guerrilla curatorship.
Voglio ricordare che il nuovo allestimento deriva dalla
riorganizzazione ed espone parte del prezioso materiale del fondo
storico delle gallerie d'arte romane depositato presso la
Biblioteca. Questo progetto, avviato l'estate scorsa, è oggi
giunto alla fase d'inventariazione dettagliata.
L'evento espositivo – dedicato, con il titolo “Fondo Gallerie
Storiche, Itinerario A – Dimensione Donna”, alle gallerie d'arte
degli anni '60 e '70 fondate o dirette da donne – è stato
progettato e organizzato da Elisabetta Bianchi e curato da Giulia
Arganini ed Eleonora Rebiscini, con la collaborazione di Roberto
De Nicola e la mia supervisione.
Otto le sezioni allestite: 1. INTRODUZIONE Fondo Storico Gallerie
Romane; 2. GALLERIE MIX Anni ‘60 e ’70; 3. GALLERIE Anni ‘60; 4. GALLERIE
Anni ‘70; 5. LABORATORIO CREATIVO Immagini dal Fondo; 6. ARCHITETTURA &
DESIGN Spazi espositivi & Arredo; 7. OLTRE LA MOSTRA Proposte; 8.
CONCLUSIONE Progetto Fondo Storico Gallerie Romane.
A tutti, grazie.
Alessandro Califano, Curatore
Responsabile Archivi e Biblioteca MACRO
Comunicato Stampa
Fondo Gallerie Romane: itinerario A
Direzione Donna
Questa mostra documentaria racconta, attraverso il materiale della Biblioteca e dell'Archivio Materiali
Minori del MACRO, l’attività delle gallerie romane, spazi espositivi in continua sperimentazione che
hanno contribuito in modo decisivo alla promozione dell’arte contemporanea italiana e internazionale. Il
tema viene affrontato con uno sguardo rivolto al femminile: nell’arco degli anni Sessanta e Settanta molti
di questi spazi nascono per iniziativa di donne, che dirigono le proprie gallerie o associazioni culturali in
diretto rapporto con gli artisti e divengono – come si è autodefinita la stessa gallerista Mara Coccia – le
“promoter dell’arte” nella Capitale, affiancando l’attività di Palma Bucarelli alla direzione della Galleria
Nazionale d’Arte Moderna e, a partire dagli anni ’70, quella di spazi autogestiti diretti da gruppi
femministi.
Con questo primo itinerario – progettato e organizzato da Elisabetta Bianchi e curato da Giulia
Arganini ed Eleonora Rebiscini con la partecipazione di Roberto De Nicola e la supervisione di
Alessandro Califano – si presenta al pubblico nella Biblioteca del MACRO, in via Nizza 138 (Roma),
una nuova selezione documentaria dal Fondo Storico Gallerie Romane, in diretta continuità con una
precedente mostra curata da Anna Maria Di Stefano e Maria Rita Boni, allestita nel 2011 negli stessi spazi
della Biblioteca con il titolo “1900-1959: i luoghi dell’“arte contemporanea” a Roma nelle collezioni del
CRDAV. Una selezione”. Rispetto alla passata iniziativa, che privilegiava i più noti nomi, in questa
seconda fase (1960-1979) si è scelto, anche alla luce dell’avvenuta storicizzazione dei due decenni presi in
esame, di dedicare attenzione ad un novero di gallerie meno note, o considerate di secondaria importanza,
criterio, questo, che ha guidato anche il recente lavoro di riordino del Fondo.
La mostra è articolata in otto sezioni: dopo un’introduzione al Fondo Gallerie Romane, con relativo
materiale bibliografico attinente al tema, viene presentata una panoramica di gallerie e associazioni
culturali, oltre che spazi autogestiti e istituzioni - diretti al femminile e non – attivi a Roma nei decenni
‘60/’70, per poi passare ad una selezione dal Fondo di otto gallerie accomunate da un denominatore
comune: direttrici donne. A queste galleriste, oltre che ad artiste e critiche operanti sulla scena di quegli
anni, viene reso omaggio nella successiva sezione con un laboratorio d’immagini esposte sulla balaustra
del ballatoio della biblioteca. Seguono quindi una sezione d’approfondimento sull’architettura e il design
dei più significativi spazi espositivi romani di questi anni ed una sezione che rimanda a corrispondenze,
iniziative e proposte oltre la mostra. L’itinerario si conclude con la presentazione del progetto speciale
relativo al Fondo Storico Gallerie Romane – avviato presso la Biblioteca nell'estate 2014 – e dei suoi
possibili sviluppi futuri.
La mostra documentaria “Fondo Gallerie Romane: itinerario A - Direzione Donna”
si inaugura presso la Biblioteca MACRO – Museo d'Arte Contemporanea, Roma
giovedì 5 marzo 2015 alle ore 17
La mostra – visitabile gratuitamente – rimarrà aperta fino al 5 luglio 2015
nel normale orario di apertura del museo
(ore 11:00 – 19:00 da martedì a domenica; ore 11:00 – 22:00 il sabato; lunedì chiuso)
L'INAUGURAZIONE
documentazione fotografica (5 marzo 2015)
La documentazione fotografica dell'inaugurazione della mostra – che qui in parte si riproduce – è
stata realizzata da Sergio Pucci ed Elisabetta Bianchi (qui sotto, nella foto di Alessandro Califano).
Il comunicato stampa della mostra, il guest-
book, le informazioni di servizio su CRDAV
e biblioteca.
Foto di Sergio Pucci.
Le curatrici Giulia Arganini (centro) ed
Eleonora Rebiscini (dx) con la storica
dell'arte professoressa Simonetta Lux.
Foto di Elisabetta Bianchi.
La curatrice Eleonora Rebiscini (dx) con il
responsabile della biblioteca, Alessandro
Califano (dx).
Foto di Sergio Pucci.
Materiali in consultazione.
Foto di Elisabetta Bianchi.
Tra il pubblico, gli artisti Nicola Carrino (di
tre quarti, a dx) e Giovanni Simione (in
fondo al centro).
Foto di Elisabetta Bianchi.
Tra il pubblico, di spalle al centro, le
curatrici Giulia Arganini ed Eleonora
Rebiscini. Sono riconoscibili tra gli altri
Mariolina Uncini, accanto allo scultore
Nicola Carrino (a sin), Goffredo Calisse
(centro-dx) e Massimo Prampolini (in primo
piano, a dx).
Foto di Sergio Pucci.
Lo spazio della mostra ed il tavolo per i
materiali in distribuzione e il rinfresco.
Foto di Sergio Pucci.
Materiali in distribuzione. A destra, in primo
piano, l'artista Enzo Barchi.
Foto di Sergio Pucci.
A chiusura del vernissage, da sinistra verso
destra: Elisabetta Bianchi, progettista e
organizzatrice della mostra, gli artisti Enzo
Barchi (Bhagavat Atheneum – Bibliothè
Contemporary Art), Salvatore Pupillo e, in
secondo piano, Uemon Ikeda, con il critico
d'arte e curatore Francesco Gallo Mazzeo ed
il responsabile della biblioteca, Alessandro
Califano.
Foto di Sergio Pucci.
Documentare ad arte
Storie di archivi e musei
Musei Archivi Biblioteche. Crocevia di culture, costituiscono un’infrastruttura della conoscenza
che raccoglie, organizza e rende disponibili le opere d’arte, le testimonianze, i prodotti della
creatività e dell’ingegno, i documenti; fornendo accesso a una pluralità di saperi e di informazioni,
essa agevola l’attività dei ricercatori e degli studiosi, tutela la memoria culturale della nazione,
offre a tutti i cittadini occasioni di crescita personale e culturale, favorisce l’acquisizione di
competenze che possono essere spese nella vita sociale e lavorativa; nel caso degli archivi, inoltre,
a questi compiti si affianca la conservazione della documentazione prodotta dalla pubblica
amministrazione. (MAB – Federazione ICOM ANAI AIB)
Un museo un archivio. Una mostra: undici gallerie fondate e/o dirette da donne tra il 1960 e il 1970
a Roma. Tre fattori per una storia recente di integrazione tra arte, competenze e progetti culturali.
Vedi EQUIPECO n.42 – 2014 – Documentazione, pag 57-64
MARLBOROUGH 1962, Carla Panicali
STUDIO D’ARTE ARCO D’ALIBERT 1963, Mara Coccia
IL SEGNO 1964, Angelica Savinio
GALLERIA DELL’OCA 1967, Luisa Laureati
ARTI VISIVE 1969, Sylvia Franchi
INCONTRI INTERNAZIONALI 1970, Graziella Lonardi Buontempo
INCONTRO D’ARTE 1970, Giulia Romano Lodigiani
PRIMO PIANO 1972, Maria Colao
LAVATOIO CONTUMACIALE 1974, Tomaso Binga
COOPERATIVA VIA BEATO ANGELICO 1974, Carla Accardi, Anna Maria Colucci, Suzanne Santoro
SALA 1 1970, Tito Amodei. Dal 1984, Mary Angela Schroth
Fondo Gallerie Storiche, Itinerario A – Direzione Donna è una mostra documentaria dal Fondo
Storico Gallerie Romane: da marzo 2015, le otto sezioni esposte presentano documenti e immagini
dalla collezione del Fondo ed opere a stampa della Biblioteca del CRDAV Macro, Museo d’Arte
Contemporanea di Roma.
 FONDO STORICO GALLERIE ROMANE. Tracce bibliografiche
 GALLERIE MIX, Roma. Cronache anni '60 e'70
 ARTE – sostantivo femminile. Selezione artiste italiane anni 60’ e ‘70
 GALLERIE EXPOste, Roma. Selezione 11
 PROGETTO SPECIALE, Fondo Storico Gallerie Romane 1960-1979 (seconda fase)
Proposte oltre la mostra
 LAB. CREATIVO. Immagini dal Fondo: Galleria Rosa. Ritratti fotografici
 IL FONDO STORICO GALLERIE ROMANE. Riordino Conservazione
Indicizzazione = Consultazione
 ARCHITETTURA&DESIGN, Spazi espositivi e Arredo. Allestire ad arte – spazi come
riuso, riuso come spazi.. un garage un lavatoio una chiesa
Offrire alla vista, mettere in mostra, mettere fuori: esporre. Oggetti opere d’arte prodotti.
Immagini.. Mostrare con ordine, disordine? In ogni caso seguendo un iter progettuale.
Apparire in pubblico, commentare, interpretare. Riferire a voce, oppure scrivendo. Fatti e storie.
In ogni caso, obiettivo dell'esporre è provocare nel visitatore o nell’ascoltatore un'esperienza
emozionale coinvolgente. L'emozione estetica, percettiva e concettuale genera curiosità intellettuale,
puro piacere del conoscere, e invita all'apprendimento spontaneo, al bisogno culturale.
Musei e gallerie, mostre e vetrine, eventi e spettacoli, espongono le opere del fare artistico.
Allestire. Mettere a punto preparare ordinare con cura. Predisporre.
Dal progetto alla realizzazione, dalla fruizione alla manutenzione. A regola d’arte.
L'architettura, il design espositivo sono concepiti come medium, sintesi concettuale tra arte e
progetto, ideale veicolo emozionale che per mezzo di invenzioni spaziali e sequenze narrative è
strumento significante di contenuti.
Palazzo delle Esposizioni, Roma 1970. Vitalità del negativo.
Gli artisti dell’Avanguardia italiana insieme in una delle mostre d’arte più note e dibattute del periodo,
riproposta anche di recente al Macro, A Roma la nostra era avanguardia, sempre a cura di Achille
Bonito Oliva.
Piero Sartogo architetto emergente ne cura all’epoca il progetto espositivo, tra i più significativi
ancora oggi. L'intervento di coordinamento dell'immagine non prevede un allestimento di supporto
espositivo alle opere, ma definisce un'impalcatura di segni che conformano l'immagine comunicante,
generando una sintesi visuale delle problematiche e dei contenuti della ricerca artistica. L'intervento di
Sartogo consiste nella stesura di una fascia alta di nastro nero che gira intorno alle colonne
collegandole in diagonale, e suddividendo così lo spazio in due volumi sovrapposti di luce e di
oscurità.
Nel 1973 realizza anche l'allestimento 'virtuale' a rete e neon della mostra Contemporanea nel garage
sotterraneo di Villa Borghese a Roma, descritto da Sartogo: considerato che l'uso di segni diversi,
compresi quelli puramente visivi, dà vita a configurazioni architettoniche funzionalmente ed
esteticamente differenti, l'uso delle reti si pone sulla linea di demarcazione tra reale e virtuale. Si
tratta infatti di un elemento materico reale che possiede qualità tali da produrre effetti visivi di natura
virtuale..
Tra le sezioni della mostra l’ottava, allestita nella saletta adiacente l’ingresso della Biblioteca del
CRDAV, Centro Ricerca e Documentazione Arti Visive, è un sintetico focus che sottolinea l’aspetto
‘espositivo’ da due punti di vista complementari e paralleli, l’architettura e il design, convergenti
nell’ottimizzare e supportare la visione/interazione del pubblico con le opere/artista. Gli esempi
mostrano tipologie di luoghi, e modalità di arredo di spazi espositivi privati. Innovazioni teoriche e
pratiche.
Ieri come oggi, sempre più le gallerie assomigliano ai musei: nelle funzioni allargate e
nell'espressione tipologica, in cui si distinguono i loft, gli ambienti riconvertiti, le sculture
architettoniche e lo ‘spazio casa’, più intimo e tradizionale. Dalla boutique alla catena in
franchising, le gallerie d'arte aprono succursali in tutto il mondo, divenendo, prima che luogo di
esposizione, espressione di una tendenza.
Riconvertire. Reimpiegare: il riutilizzo di materiale edilizio tratto da costruzioni precedenti non più
in uso è pratica comune a tutta la storia umana. Con più frequenza in epoca romana e medievale: a
Roma, Costantinopoli e Aquisgrana, nel mondo islamico. Rinnovare il passato, appropriarsene, e
riutilizzarlo anche in senso economico, risparmiando materiali.
Riconvertire luoghi, edifici, adibirli ad altre funzioni. Tre le gallerie citate tratte dal folto gruppo
della ‘storia espositiva’ romana, al femminile e non solo: un garage ospita l’Attico, un lavatoio
contiene Il Lavatoio Contumaciale, una ex chiesa la splendida scenografia della Sala 1. Il riuso di
luoghi edifici oggetti, promuove quindi l’ecosostenibilità, e sviluppa la potenziale spinta creativa in
ognuno di noi.
Modello inimitabile da oltre 45 anni, Sala 1 è un'associazione culturale fondata nel 1970 dallo
scultore Tito Amodei con sede all’interno del complesso del Santuario Pontificio della Scala Santa a
San Giovanni.
Nel 1976 affida la direzione artistica agli artisti stessi, e diviene luogo di effettiva sperimentazione,
artistica ed espositiva.
Dal 1984 ad oggi la direzione passa a Mary Angela Schroth, instancabile collaboratrice del centro
fin dagli esordi.
Impegnata nella ricerca sperimentale, arte contemporanea, architettura, fotografia, teatro, cinema,
musica, Sala 1 si distingue dal circuito delle gallerie romane per la ricerca, l’impegno sociale e la
sperimentazione artistica, con una programmazione orientata ad accogliere progetti nazionali e
internazionali inediti in Italia.
Accanto all'attività espositiva, si propone come luogo attivo per manifestazioni di elevato livello
professionale: riunioni, seminari, laboratori e conferenze stampa.
Altro prezioso ed esemplare documento conservato al CRDAV il dattiloscritto datato ottobre 1970,
Roma. Proposta agli architetti ed agli arredatori di spazi interni.
Enrico Accatino, artista genovese, tra i primi a diffondere la ‘cultura della tessilità’ negli anni ’60:
rilanciò l’arazzo come linguaggio visivo bi-tridimensionale, e la Fiber Art in Italia e all’estero.
Propone agli architetti e agli arredatori di spazi interni il Manifesto dell’Arte Tessile, diffuso dalla
galleria e studio d’arte contemporanea Arti Visive a Roma, dalla stampa del settore ed elogiato
anche da Bruno Munari.
[…] Oggi, nella problematica dell’architettura degli interni e delle forme per l’ambiente umano, si rende
indispensabile il ruolo dell’arazzo come integratore dello spazio, nei suoi processi di flessibilità. Però
occorre una possibilità di progettazione, basata sulla “comunicazione”, sul ritmo, sul respiro delle forme..
Il ruolo dell’arazzo come “immagine fissa” e presenza tridimensionale – Parlando di immagini attive, seppur
fisse, per uno spazio in divenire, dobbiamo stabilire un rapporto con i materiali adatti all’immagine che
sentiamo e possiamo produrre, agendo con tecniche tradizionali o nuove, con materiali tradizionali o
sperimentali. E’ arte programmata per eccellenza, e nello stesso tempo permette l’immedesimazione,
l’abbandono estroso di tutti gli operatori, dal progettista al direttore tecnico, fino al più umile esecutore.
L’arazzo può offrire ancora servizi al processo dell’immagine, alle comunicazioni visive, a tutti i livelli.
Infatti l’arazzo, negli spazi interni (locali pubblici, case ambienti diversi, ecc.) offre immagini-comunicazioni
vitali, per le sue intrinseche qualità ottico-tattilo-spaziali.
E’ per questo che ho la necessità di progettare forme, “spettacoli” a sviluppo proporzionale, come pezzi
unici, e per possibili serie. […]
E in una intervista dichiara: l’arazzo-diaframma richiede un equilibrio tra vuoto e pieno, cioè tra la
parte trasparente, caratterizzata dal filo dell’ordito in tensione, e la parte tessuta.
Nel gennaio 2015 a Roma in Off Loom. Fiber Art. Arte fuori dal telaio, Museo Nazionale delle
Arti e Tradizioni Popolari, Stefania Severi ne cura la recente partecipazione alla mostra collettiva
antologica e all’omonimo catalogo. L’opera esposta è Meandri, 1973. Uno splendido arazzo in lana
ritorta. Tra i trentaquattro artisti ospitati da Maura Picciau nel suggestivo museo, convivono diverse
generazioni della Fiber Art italiana: Maria Lai, Elisabetta Diamanti, Eva Basile..
Accatino: pittore scultore progettista. Il motivo conduttore della sua produzione grafica, pittorica e
tridimensionale è la ‘circolarità’: cerchi, dischi, mandala, declinati attraverso incisioni,
sovrapposizioni e collage, le celebri Carte Costruite.
Teorico dell’educazione artistica tra i primi in Italia a modernizzare la didattica delle Arti Visive.
Dal 1960 al 1964 registra con la Rai centinaia di trasmissioni televisive, il ciclo Telescuola - Non è
mai troppo tardi, organizza anche incontri con formatori e docenti, partecipa alla redazione del
nuovo programma della Scuola Media, realizzando in seguito testi di Educazione artistico-visiva e
Storia dell’Arte che sarebbero divenuti fondamentali per il rinnovamento della disciplina: Forma
Colore Segno, Percezione Creatività Lettura
dell’Opera, Edart. Opere che costituiranno la base della riforma scolastica del 1966. E
sempre a partire dagli anni '60, superando i tradizionali confini dell'handicap proporrà i
linguaggi dell'arte come esperienza nelle disabilità mentali, soprattutto tra i bambini e in
età scolare, realizzando alcuni progetti pilota e mostre didattiche.
Alcuni esempi tratti dal Fondo Storico Gallerie Romane documentano in concreto i temi in mostra,
e suggeriscono modalità e spunti di riflessione, ricerca e studio.
Due illustri pillole integrative completano il breve dossier:
Il collocamento di un'opera è una definizione critica in atto, equivale all'interpretazione e alla
rivelazione di quelli che sono, a nostro giudizio, i suoi valori estetici, è un modo di dimostrare e
comunicare il nostro giudizio: e come tale compete, senza dubbio, allo storico dell'arte; ma poiché
viene manifestato attraverso l'inquadramento architettonico, la sua espressione è compito
dell'architetto, che perciò è il collaboratore diretto del direttore del museo.
(Giulio Carlo Argan, 1955)
La funzione espositiva è il primo e insostituibile livello del rapporto che il museo stabilisce tra il
pubblico e le opere, le quali devono essere organizzate sia concettualmente, attraverso l'ordinamento,
sia fisicamente, attraverso l'allestimento. Questi due piani, che rappresentano il versante museologico
e quello museografico dell'esposizione, devono potersi integrare in una fase relativamente precoce del
progetto, perché dalla loro coerenza dipende la qualità dell'esperienza che il visitatore fa del museo.
(Maria Vittoria Marini Clarelli, 200
Elisabetta Bianchi, Roma
cultural designer
Valorizzazione Patrimonio Culturale – settore documentario
Fondo Gallerie Romane: itinerario A.
Direzione Donna
Dalle molteplici rivisitazioni proposte sull’arte a Roma dei decenni Sessanta e Settanta – tra cui le
mostre del Palazzo delle Esposizioni, Roma anni '60. Al di là della pittura (1990/91), Roma in
mostra 1970-1979: materiali per la documentazione di mostre performance dibattiti (1995) e Anni
'70. Arte a Roma (2013/14) – è emerso il significato di rinnovamento culturale che, a partire dal
secondo dopoguerra e nei successivi anni del miracolo economico italiano, ha visto la Capitale
occupare un posto centrale nella scena artistica nazionale. Roma diviene un polo di riferimento per i
principali esponenti della Neoavanguardia italiana degli anni ‘60 e ‘70 (da Mario Schifano, a Tano
Festa, Mario Ceroli, Francesco Lo Savio, Renato Mambor, Carla Accardi, Giulio Paolini, Jannis
Kounellis, Mario Merz, Alghiero Boetti, Luciano Fabro, Gino De Dominicis, Gianfranco
Notargiacomo, Luca Maria Patella, Cesare Tacchi, Franco Angeli, Mimmo Rotella, Pino Pascali,
Michelangelo Pistoletto e tanti altri), protagonisti di una rivoluzione del linguaggio dell’arte, così
descritta da Daniela Lancioni nell’introduzione in catalogo della mostra Anni '70. Arte a Roma:
“Dalla fine degli anni Cinquanta e nel corso del decennio successivo le poetiche performative,
concettuali, minimaliste e dell’Arte Povera, sottoposero l’opera d’arte a un globale processo di
“atomizzazione” (riservando un interesse assoluto agli aspetti particolari e contingenti), di
“smaterializzazione” (secondo la felice definizione di Lucy Lippard) e di “fluidificazione”
(concetto cardine della teoria di Germano Celant sull’Arte Povera)”.
Nel percorso di definizione dei nuovi linguaggi artistici, fondamentale è stato l’apporto delle
numerose gallerie e associazioni culturali sorte in quegli stessi anni tra Piazza del Popolo e Piazza
di Spagna, epicentro della vita culturale romana frequentato, oltre che da artisti, da scrittori,
giornalisti e registi come Alberto Moravia, Pier Paolo Pasolini, Ennio Flaiano, Giuseppe Ungaretti,
Elsa Morante, Goffredo Parise. Spazi vitali e aperti alle nuove sperimentazioni, attraverso mostre,
performance, dibattiti le gallerie hanno consentito agli artisti di esprimere liberamente il proprio
modo di intendere l’arte oltre che di confrontarsi con i molti protagonisti del panorama
internazionale che soggiornano o decidono di trasferirsi ed espongono a Roma.
É sull’attività di questi spazi espositivi della Capitale che si concentra la mostra documentaria
intitolata Fondo Gallerie Romane: itinerario A. Direzione donna, allestita presso la Biblioteca
MACRO – Museo d’Arte Contemporanea, Roma. La mostra è parte di un progetto che si sviluppa
in più tappe dedicato al Fondo Storico Gallerie Romane, raccolta conservata presso il Centro
Ricerca e Documentazione Arti Visive (CRDAV) di Roma, che si è costituita a partire dal 1979
grazie ad una cospicua donazione del critico Francesco Vincitorio e si é ampliata a seguito di altre
sostanziose donazioni di critici e storici dell’arte, fra cui quella di Lorenza Trucchi.
Questo progetto speciale relativo al Fondo Gallerie Romane - avviato nell’estate 2014 - si pone in
diretta continuità con una precedente mostra curata nel 2011 da Anna Maria Di Stefano e Maria
Rita Boni, allestita negli stessi spazi della Biblioteca con il titolo 1900-1959: i luoghi dell’“arte
contemporanea” a Roma nelle collezioni del CRDAV. Una selezione. Rispetto alla passata
iniziativa, che privilegiava i più noti nomi, in questa seconda fase (1960-1979) si è scelto, anche
alla luce dell’avvenuta storicizzazione dei due decenni presi in esame, di dedicare pari attenzione
ad un novero di gallerie meno note, o considerate di secondaria importanza. Ed è questo stesso
criterio che ha guidato il recente lavoro di riordino del Fondo, a seguito del quale si è resa possibile
la fruizione unitaria della documentazione, eliminando la distinzione tra gallerie “maggiori” e
“minori”.
È così che accanto alle gallerie “storiche” per eccellenza - L’Obelisco di Irene Brin e Gaspero Del
Corso, La Tartaruga di Plinio De Martiis, La Salita di Gian Tomaso Liverani e L’Attico di Bruno e
Fabio Sargentini, che già dagli anni ’50 costituiscono i punti di riferimento della attività espositiva
romana - si assiste alla nascita di un gran numero di altre gallerie, associazioni culturali e spazi
autogestiti: La Nuova Pesa di Alvaro Marchini, Al Ferro di Cavallo, lo Studio d’Arte La Medusa, la
Schneider, l’Arco d’Alibert di Mara Coccia, Odyssia, Selecta, la Marlborough di Carla Panicali e
Bruno Herlitzka, Il Segno, la Galleria dell’Oca, la galleria Numero di Fiamma Vigo, Editalia. Qui
Arte Contemporanea, Primo Piano di Maria Colao, Lavatoio Contumaciale di Tomaso Binga, gli
Incontri Internazionali di Graziella Lonardi Buontempo, lo Studio Soligo, Sala 1, la Cooperativa
del Beato Angelico, ecc.
Del vasto e multiforme palcoscenico di spazi espositivi che operano a Roma nei decenni Sessanta e
Settanta, il primo itinerario proposto, Direzione Donna, intende tracciare un’ipotesi interpretativa,
affrontando il tema con uno sguardo rivolto al femminile: le gallerie e associazioni culturali legate
al percorso di questa mostra nascono per iniziativa di donne, appassionate d’arte o artiste stesse che
divengono - come si é autodefinita la stessa gallerista Mara Coccia - le “promoter dell’arte” nella
Capitale.
Entrando in diretto rapporto con gli artisti, queste direttrici conducono le proprie gallerie con lo
scopo prioritario di promuovere l’arte contemporanea in tutte le sue forme e modalità di
espressione, mettendo in secondo piano le logiche commerciali o le scelte della critica e
privilegiando, al contrario, le proposte degli artisti stessi. Ciascuna cerca di individuare per il
proprio spazio espositivo una direzione originale, alternativa a quella perseguita dalle gallerie “di
tendenza”: dalla vocazione internazionale della Marlborough di Carla Panicali, alla linea di
informazione e documentazione seguita da Mara Coccia all’Arco d’Alibert, alle esposizioni di
piccoli formati e grafica proposte dalla galleria Il Segno di Angelica Savinio, all’interdisciplinarietà
delle mostre organizzate da Sylvia Franchi alla galleria Arti Visive, all’indipendenza culturale di
Incontro d’Arte diretta da Giulia Romano, agli artisti italiani promossi alla Galleria dell’Oca di
Luisa Laureati Briganti, ecc.
Parallelamente le donne iniziano a ricoprire ruoli di grande responsabilità nel mondo dell’arte:
Palma Bucarelli, prima donna direttrice d’un museo pubblico, è alla guida della Galleria Nazionale
d’Arte Moderna dal 1942 al 1975; critiche dello spessore di Lorenza Trucchi e Marisa Volpi offrono
un consistente contributo all’arte e all’informazione culturale; Graziella Lonardi Buontempo - alla
quale il MACRO ha dedicato una recente mostra intitolata Macroradici del contemporaneo. A
Roma, la nostra era avanguardia - fonda gli Incontri Internazionali, che con le due mostre Vitalità
del negativo nell'arte italiana 1960/70 (1970) e Contemporanea (1973) hanno segnato la storia
dell’arte contemporanea.
A partire dagli anni ’70, con l’aprirsi della stagione femminista e della questione della relazione tra
femminismo e arte, si assiste inoltre alla nascita di spazi autogestiti da donne artiste, come il
Lavatoio Contumaciale di Tomaso Binga (nome d’arte di Bianca Pucciarelli, moglie del critico
Filiberto Menna), la galleria Numero di Fiamma Vigo, la Cooperativa Beato Angelico fondata nel
1976 da Carla Accardi, Anna Maria Colucci, Suzanne Santoro, Anna Maria Colucci, Suzanne
Santoro, Nilde Carabba, Franca Chiabra, Regina della Noce, Nedda Guidi, Eva Menzio, Teresa
Montemaggiori, Stephani Coursler e Silvia Truppi.
Allo stesso tempo una serie di artiste fanno il loro ingresso anche nelle sedi espositive ufficiali: è
con la Biennale di Roma del ’68 che compaiono i nomi della Accardi, di Daphne Casorati, Grazia
Varisco, Titina Maselli, Paola Levi Montalcini, Antonietta Raphael, Bice Lazzari, Liana Bonivento
e altre, per passare ad una più ampia partecipazione femminile alle Quadriennali di Roma del ’73 e
del ’77, con Maria Lai, Giosetta Fioroni, Ketty La Rocca, Marisa Merz, Nanda Vigo, ecc.
La mostra, articolata in otto sezioni, offre dunque un’ipotesi interpretativa “al femminile” della
scena artistica romana nei decenni Sessanta e Settanta, presentando una selezione di testi, cataloghi
di esposizioni e relativo materiale documentario minore (inviti, comunicati stampa, dépliant ecc.)
del Fondo Storico Gallerie Romane conservato presso il Centro Ricerca e Documentazione Arti
Visive (CRDAV) di Roma.
Giulia Arganini
Le Gallerie Storiche al CRDAV
TITOLO 1: INTRODUZIONE
Quando nell’ottobre del 2014 sono entrata al CRDAV del Macro, non avrei mai immaginato di poter
tirare fuori da un normale tirocinio, una delle esperienze più formative che stanno caratterizzando il
mio, seppur giovane, percorso universitario. Sono partita da una semplice risistemazione
dell’Emeroteca del Museo, costituita da moltissimi volumi che, senza un minimo di ordine e pulizia,
sarebbero stati destinati ad una fine certa. Così stavo lì, giorno dopo giorno, a ordinare per alfabeto,
eliminare i doppi delle riviste rimasti negli scaffali per molti anni e, una volta finito il lavoro, a
catalogare il tutto sia sul cartaceo che sul computer (un lavoro che è stato poi, sapientemente ed
intelligentemente, pubblicato su Slideshare). Che la situazione economica attuale del Museo non
permetta una completa fruizione di ciò che il Museo stesso mette a disposizione, è condizione
comune a molti enti culturali del Paese, vittima di una pressappochismo ed una trascuratezza
comune a tutti i vertici della nostra bella Italia. Polemiche a parte, nonostante gli studenti e i
visitatori a conoscenza di questo piccolo gioiello fossero ben pochi, non è stato difficile, per una
giovane studentessa come me, rimanere soddisfatta e fiera del mio piccolo apporto al miglioramento
della condizione espositiva di questa Emeroteca (per altre informazioni vi invito a consultare
http://www.slideshare.net/CRDAV).
Nonostante la facilità con la quale io avessi tratto soddisfazione da questo lavoro molto ordinario,
un ulteriore compito è arrivato a moltiplicare questo mio stato di sublime fierezza: sistemare il
Fondo Storico Gallerie Romane, senza il quale non sarebbe nato questo e-book. Spiegare cosa sia il
Fondo non è molto difficile, anche se a causa del poco tempo che abbiamo avuto a disposizione per
studiarlo e restituirlo al pubblico nel migliore dei modi, la mia sarà probabilmente una definizione
riduttiva. Si tratta semplicemente di moltissimi documenti della più svariata natura, da inviti, a
locandine e a riviste che testimoniano la florida attività culturale delle Gallerie Storiche Romane,
dagli anni Quaranta agli anni Novanta dello scorso secolo. L’Attico, la Salita, la Galleria dell’Oca
sono solo alcuni dei nomi che risultano in questa raccolta che ancora merita di essere attentamente
studiata e fruita, per poter tirare fuori il meglio di sé. Il mio lavoro di conservatrice e “ordinatrice”
di documenti anche in questo caso è tornato utile: questa volta con un pizzico di interesse in più,
poiché non era necessario sfogliare riviste su riviste per poter guardare fotografie di artisti ed opere.
Esse erano semplicemente lì, sull’invito alla mostra di Pino Pascali o sul manifesto pubblicitario di
una performance. La semplicità con cui riuscivo a guardare foto dell’epoca e ad avere informazioni
che su Google sono ancora molto lacunose, ha contribuito ad apprezzare maggiormente i centri di
Ricerca e Documentazione come questo del Macro, che purtroppo non sta vivendo il migliore dei
momenti.
Nonostante il lavoro di riordino della raccolta non fosse ancora ultimato (cosa che invece era
accaduta, fortunatamente, all’Emeroteca) è stato su iniziativa di Alessandro Califano ed Elisabetta
Bianchi che ho potuto scrivere della mia esperienza da conservatrice all’interno della Biblioteca, in
un articolo che è stato pubblicato su EQUIPèCO, rivista edita da Carmine Muliere. Il nostro team,
composto dai suddetti Alessandro ed Elisabetta insieme alla nostra ricercatrice di fiducia Giulia
Arganini, che ha condotto una vera e propria indagine critica sul mondo delle Gallerie Storiche, ha
così avuto uno spazio dedicato sulla rivista in merito a questa bella esperienza. Se a dicembre 2014 i
miei anni mi apparissero molto pochi per poter avere avuto subito la possibilità di scrivere su una
rivista d’Arte Contemporanea che fra poco compierà il suo primo ventennale, non ho avuto tempo
di metabolizzare la bella notizia quando subito se ne è profilata una nuova ancora più bella: il
riallestimento espositivo della Biblioteca del CRDAV sulla base di ciò che fino a quel momento era
uscito fuori dal nostro lavoro.
TITOLO 2: LA MOSTRA (CONSERVAZIONE – CURATELA)
Per poter valorizzare al meglio i documenti che abbiamo scoperto in corso d’opera essere molto
preziosi ed indicativi di un’epoca artistica certe volte generalizzata, è stato deciso di esporre i nostri
studi in un allestimento della Biblioteca, all’interno delle cassettiere e degli scaffali disponibili al
pubblico.
Il concept di questa mostra indipendente non ha nulla a che vedere con la presenza di tutti i volumi
del Fondo: Direzione Donna infatti rappresenta solo una delle tante sfaccettature che caratterizzano
questa collezione. Negli anni Sessanta e Settanta dello scorso secolo, pare che numerose donne
avessero preso in mano la direzione, per l’appunto, di alcune delle Gallerie Romane che sono
presenti nel Fondo: Lavatoio Contumaciale di Tomaso Binga (Bianca Menna) e Arti Visive di
Sylvia Franchi sono solo alcuni dei nomi che appaiono nel catalogo della nostra mostra.
Il mio apporto all’organizzazione di questa esposizione indipendente nasce come ordinatrice e
conservatrice del Fondo: lì dove c’è qualcuno che fa ricerca –in questo caso la mia collega Giulia –
c’è sempre qualcuno che fa ordine e conserva, o almeno così dovrebbe essere. I nostri piccoli
documenti sono stati inseriti in buste di carta, a loro volta inserite, in ordine alfabetico, dentro
faldoni di cartone sui quali avremmo apportato, avendo a disposizione più tempo, i nomi di tutte le
gallerie. Tuttavia, per chi ha seguito vicende e vicendevoli del CRDAV – Macro, sa che non è stato
possibile continuare. Nonostante tutti questi inconvenienti, l’inaugurazione del 5 marzo 2015 ha
dato enorme soddisfazione a tutti noi, quando la biblioteca si è riempita di alcune persone
veramente degne di nota: partendo da Nicola Carrino, artista contemporaneo che ha esposto in
diverse Gallerie della mostra, passando per Angela Scroth, direttrice di Sala 1 (ringraziandola
ancora per averci taggato e fatto pubblicità su FB) per arrivare a Simonetta Lux, Storica e Critica
d’Arte Contemporanea con la quale ho avuto il piacere di fare una bella chiacchierata di cui parlerò
nel prossimo capitolo.
Nonostante io abbia tentato di iniziare le mie piccole esperienze come conservatrice di beni
culturali, indirizzata dal mio percorso universitario, è emersa la mia tendenza, sempre presente in
me stessa, a voler curare più che conservare.
Mentre è stato elaborato il progetto di allestimento della biblioteca, ho pensato che lo stesso
riordino di quel piccolo angolo lasciato un po’ a se stesso costituisse in sé, un allestimento. Un po’
come se nella figura dell’archivista/conservatore fosse intrinseca la figura del curatore,
dell’allestitore di una mostra. Non è forse il restauratore che permettendo una fruizione totale
dell’opera pone le basi per un allestimento che non dovrà danneggiare l’opera stessa? Viaggiando
un po’ su questa linea d’onda, mentre ordinavo i piccoli tasselli di questo mosaico, permettevo che i
miei colleghi potessero elaborare nelle loro menti un ordine da esporre al pubblico, ordine al quale
ho poi fisicamente preso parte. Che si trattasse del primo passo verso una vita da curatrice anziché
da conservatrice l’ho capito subito, e forse l’ho sempre saputo.
Ci si è molto interrogati, nel corso degli ultimi decenni, sulla funzione del Museo: esporre per il
pubblico e non per se stessi è un motto che tutti, a mio avviso, dovrebbero fare proprio. Nonostante
la nostra piccola esperienza d’allestimento, la prima per me ma sicuramente non per i miei colleghi
più anziani, ho ritenuto bellissimo che abbiano partecipato le persone di cui ho parlato sopra, ma
altrettanto bello e soddisfacente che altri visitatori estranei all’argomento abbiano potuto fruire dei
contenuti del nostro lavoro.
Eleonora Rebiscini
La musica nella società italiana dal 1960 al 1979
La musica italiana risentì dei cambiamenti occorsi all’Italia degli anni Sessanta e Settanta. Andò
trasformandosi, passando da dolce passatempo cui dedicare ore libere a professione seria e
impegnata, un terreno vergine in cui la politica e l’ ideologia trovarono un nuovo spazio in cui
esprimersi.
Le musica leggera italiana trova negli anni Sessanta interpreti femminili che ne cambiano
completamente l’aspetto, lasciando alle spalle la monumentale staticità fisica degli anni precedenti,
in favore di una nuova dinamicità, prima vocale e poi anche estetica.
Sono gli anni dei successi discografici di Mina, della vittoria a Sanremo di una poco più che
bambina Gigliola Cinquetti, delle graffianti voci di Iva Zanicchi e Ornella Vanoni.
Ma il vero e proprio scarto verso il moderno concetto di musica pop europea avvenne solo nella
seconda metà degli anni Sessanta e venne impersonificata dalle canzoni di Patti Pravo, artista
simbolo di quegli anni, che non si spaventò a prendere ad esempio il beat inglese, sia nelle melodie
che nell’aspetto fisico. Le sue celeberrime esibizioni al leggendario Piper di Roma, rimarranno a
lungo nella memoria di chi visse quei ruggenti anni di trasformazione. L’Italia conosceva un
benessere ormai affermato, proiettandosi per la prima volta con decisione nella nuova società dei
consumi, caratterizzata dall’utilizzo ormai allargato dell’automobile, vero simbolo di questa
rinascita. Ed i giovani vedevano nella Pravo il loro contrappunto su scala nazionale: giovane, bella e
incredibilmente attuale rispetto alla scena europea, capace di portare la musica dalle ultime alle
prime pagine dei giornali quale fenomeno culturale.
Ma in questo scenario musicale ormai moderno anche se in continua trasformazione, e fecondo di
successi discografici, intervennero a gamba tesa gli anni Settanta, trascinando in una spirale di
politica e violenza la musica.
La melodia, il ritmo lasciarono spazio alle parole e alla loro potenza. Il messaggio che un decennio
prima Bob Dylan aveva lanciato, quello di una musica finalmente spazio da occupare con parole di
protesta, di messaggi “soffiati dal vento”, trovarono in Italia una nuova linfa.
I cantautori si fecero impegnati ed il rock, soprattutto di derivazione folck come da dylaniana
tradizione, trovò materialità nelle canzoni di cantautori come De Gregori, Venditti e De Andrè. Ma
non solo cantautori.
L’Italia si fece protagonista assoluta della musica Progressive, proponendo band dai nomi singolari,
spesso accorciati nel normal parlare, che presero ad esempio il rock dei Pink Floyd e la teatralità dei
Genesis, proponendone una versione politicamente più impegnata. Sono gli anni degli Area, della
Premiata Forneria Marconi e del Banco del Mutuo Soccorso e nei loro testi sono vive le tensioni
politiche portate dal fenomeno movimentista molto attivo in Italia, le incognite portate da una
primissima fase di recessione economica dopo i fasti del decennio precedente ed il rumore delle
bombe che dalla strage di Piazza Fontana in poi, fino alla strage della stazione di Bologna, segnerà
la vita del paese negli anni Settanta.
La deriva politica di quegli anni trasformò dunque il concetto collettivizzante proprio dei grandi
concerti. I grandi nomi del rock internazionale, preoccupati dai disordini crescenti nel nostro paese,
che trovavano proprio nei grandi raduni musicali uno spazio ideale per far emergere e propagare i
propri ideali politici, iniziarono a disertare i palcoscenici italiani. Alcuni addirittura furono quasi
aggrediti dalla folla che pretendeva di assistere ad uno spettacolo musicale senza pagare il biglietto,
deriva dell’idea montante negli anni Settanta che ogni cosa dovesse essere alla portata di chiunque.
Questa situazione durò fino almeno al 1980 quando alcuni grandi concerti vennero nuovamente
organizzati in Italia, probabilmente anche perché la stagione delle stragi sembrava con il nuovo
decennio essere definitivamente superata.
Roberto De Nicola
Bibliografia generale sulle Gallerie Storiche Romane (ordinata per anno)
1938
“Domus”, 1938 articolo di L. De Libero sull’attività della Cometa.
1955
Bruno Caruso (a cura di), L’Obelisco, Palermo 1955. (OBELISCO RM 1946-1955)
1970
Achille Bonito Oliva (a cura di), Vitalità del negativo nell’arte italiana 1960/70, catalogo
della mostra, Roma, Palazzo delle Esposizioni, novembre 1970 – gennaio 1971, Centro
Di, Firenze 1970. (1970 RM PALAZZO DELLE ESPOSIZIONI)
1972
Enrico Crispolti, G. Di Genova, Esperienze attuali di figurazione di non figurazione e di
progettazione concettuali o spaziali, Edizioni Il Grifo, Roma 1972. (1972 RM IL GRIFO)
1973
Achille Bonito Oliva (a cura di), Contemporanea, catalogo della mostra, Roma, Parcheggio
di Villa Borghese, novembre 1973-febbraio 1974, Centro Di, Firenze 1973. (1973 RM
VILLA BORGHESE)
1983
Galleria La Salita, 1957-1983: un disegno dell’arte, L. Sampaolesi, Roma 1983.
1986
Atti del convegno sulla figura e l’opera di Libero De Libero, Fondi 1986;
Giulio Carlo Argan, Palma Bucarelli (a cura di), Tridente Dieci. Aspetti di Arte. Gli anni
Cinquanta. Gli anni Sessanta, catalogo della mostra, febbraio 1986, Tridente Dieci, Roma
1986;
Libero De Libero, Roma 1935, Fondi 1986.
1987
Fabio Sargentini, Roberto Lambarelli, Lucia Masina (a cura di), L’Attico 1957 – 1987. 30
anni di pittura, scultura, musica, danza, performance, video, catalogo della mostra,
Spoleto, Chiesa di San Nicolò, 1 luglio – 30 agosto 1987, Mondadori, Milano; De Luca,
Roma 1987. (coll. ATTICO/RM/1957-1987)
1989
Galleria della Cometa. I cataloghi dal 1935 al 1938, Edizioni della Cometa, Roma 1989;
Plinio De Martiis (a cura di), La Tartaruga. Gli anni originali, Quaderni d’arte e letteratura,
Roma, Marzo 1989, nn. 5-6, De Luca Edizioni d’arte, Roma 1989. (1950 RM
TARTARUGA)
1990
Galleria Incontro d’Arte 1970-1990, Galleria Incontro d’Arte, Roma 1990; (INCONTRO
D’ARTE RM 1970-1990)
Daniela Lancioni (a cura di), Galleria d’Arte Il Millennio. Decimo anniversario, Roma,
Galleria Il Millennio, novembre - dicembre 1990; (MILLENNIO RM 1980-1990)
Rosella Siligato (a cura di), Roma anni '60. Al di là della pittura, catalogo della mostra,
Roma, Palazzo delle Esposizioni, 20 dicembre 1990 - 15 febbraio 1991, Edizioni Carte
segrete, Roma 1990. (1990 RM PALAZZO ESPOSIZIONI)
1991
Laura Cherubini (a cura di), 60 – 90. Trenta anni di avanguardie romane, catalogo della
mostra, Roma, Palazzo dei Congressi, EUR, marzo 1991, Edizioni Carte Segrete, Roma
1991;
Maurizio Fagiolo dell'Arco (a cura di), Roma Cinquanta, catalogo della mostra, Roma,
Galleria Sprovieri, febbraio 1991, Edizioni Galleria Sprovieri, Roma 1991.
1992
Quarant’anni nell’arte del libro. Editalia 1952-1992, Editalia, Roma 1992.
1993
Achille Bonito Oliva (a cura di), Tutte le strade portano a Roma?, catalogo della mostra,
Roma, Palazzo delle Esposizioni, 12 marzo – 25 aprile 1993, Carte Segrete, Roma 1993;
Germano Celant, Anna Costantini (a cura di), Roma-New York 1948-1964, catalogo della
mostra, New York, The Murray and Isabella Rayburn Foundation, 5 novembre 1993 – 15
gennaio 1994, Charta, Milano 1993.
1994
Roma. Sotto le stelle del '44: storia, arte e cultura dalla Guerra alla Liberazione, catalogo
della mostra, Roma, Palazzo delle Esposizioni, 16 dicembre 1994 – 28 febbraio 1995,
Zefiro, Follonica 1994; (1994 RM PALAZZO DELLE ESPOSIZIONI)
Daniela Bigi, Il Teatro delle Arti. Attività espositive dal 1937 al 1943, ENAP, 1994;
(GALLERIA DI ROMA RM 1937-1943)
Lavatoio Contumaciale. I Venti Anni del Centro 1974-1994, Roma 1994. (LAVATOIO
CONTUMACIALE RM 1974-1994)
1995
Fabrizio D’Amico (a cura di), Roma 1950-59. Il rinnovamento della pittura in Italia, catalogo
della mostra, Ferrara, Palazzo dei Diamanti, 12 novembre 1995 - 18 febbraio 1996,
Ferrara 1995;
Daniela Lancioni (a cura di), Roma in mostra 1970-1979: materiali per la documentazione
di mostre performance dibattiti, Edizioni Joyce & Co., Roma 1995; (1995/RM/Palazzo
delle Esposizioni)
Angelica Savinio, Francesca Antonini (pubblicazione a cura di), Il segno. 1964-1994 per i
trent’anni, Il Segno, Roma 1995. (IL SEGNO RM 1964-1994)
1996
Elisabetta Cristallini, Tanino Chiurazzi, lettere a un gallerista eccentrico, Lithos, Città di
Castello 1996.
1997
Guglielmo Gigliotti, Giorgio Di Genova, Il Girasole trent’anni dopo, De Luca Editore, Roma
1997.
1998
Galleria Giulia. La collezione di una galleria volume I, catalogo a cura di Carla Mendini,
Giorgio Manzardo, Walter Cantatore, Mazzotta, Milano 1998; (708.562 GAL)
Sylvia Franchi (a cura di), Artivisive in progress. Roma 1969-1998, Edizioni Christengraf,
Roma 1998; (ARTIVISIVE RM 1969-1998)
Daniela Lancioni (a cura di), Gian Tomaso Liverani. Un disegno dell’arte: la Galleria La
Salita dal 1957 al 1998, catalogo della mostra, Roma, Spazio per l’Arte Contemporanea
Tor Bella Monaca, U. Allemandi, Torino 1998; (1998/RM/TOR BELLA MONACA)
Margherita Sassone, Mitzi Sotis (a cura di), Voci. 1948 Roma 1960, catalogo della mostra,
Roma, Studio Sotis, 21 aprile-30 maggio 1998, Studio Sotis, Roma 1998.
1999
Claudia Salaris, La Roma delle avanguardie. Dal Futurismo all'Underground, Editori
Riuniti, Roma 1999.
2000
Galleria Giulia. La collezione di una galleria volume II, catalogo a cura di Carla Mendini,
Giorgio Manzardo, Walter Cantatore, Mazzotta, Milano 2000; (708.562 GAL)
Achille Perilli, L' Age d'or di Forma 1, Edizioni De Luca, Roma, 2000.
2001
Alberto Arcioni, Dal Canova al Canovaccio. Cronache di uno studio, Palombi Editori, Roma
2001. (IL CANOVACCIO RM 1800 – 2000)
2002
Domenico Guzzi, L’anello mancante. Figurazione in Italia negli anni ’60 e ’70, Vol. I e II,
Editori Laterza, Bari 2002.
2003
La grande svolta anni ‘60. Viaggio negli anni Sessanta in Italia, catalogo della mostra,
Padova, Palazzo della Ragione, 7 giugno – 19 ottobre 2003, Skira Editore, Ginevra-Milano
2003;
Achille Bonito Oliva, The Bridges of Art, Skira editore, Milano 2003; (IL PONTE RM 1993-
2003)
Rosalia Manno Tolu, Maria Grazia Messina (a cura di), Fiamma Vigo e “Numero”. Una vita
per l’arte, catalogo della mostra, Firenze, Archivio di Stato, 7 ottobre - 20 dicembre 2003,
Centro Di, Firenze 2003.
2004
Il segno. Trenta più dieci, catalogo a cura di Angelica Savinio, Francesca Antonini,
Giovanna Caterina de Feo, il Segno, Roma 2004; (SEGNO RM 1995-2004)
Lavatoio Contumaciale. I Trenta Anni del Centro, Edizioni Il Filo, Roma 2004. (LAVATOIO
CONTUMACIALE RM 1974-2004)
2005
Agnese De Donato, Via Ripetta 67. “Al Ferro di Cavallo”: pittori, scrittori e poeti nella
libreria più bizzarra degli anni ’60 a Roma, Edizioni Dedalo, Bari 2005. (AL FERRO DI
CAVALLO RM 1957 1966)
2007
Fabio Sargentini (a cura di), L’Attico: anni lunari. 25 novembre 1957 – 25 novembre 2007,
Edizioni della Cometa, Roma 2007. (2007/RM/L'ATTICO/G)
2008
Francesca Capriccioli, Mary Angela Schroth (a cura di), Mémoires cronistorie d’arte
contemporanea 1967-2007, Gangemi Editore, Roma 2008.
2009
1957-2004. Cinquant’anni d’arte italiana nelle cronache di Lorenza Trucchi, Fondazione La
Quadriennale di Roma, Marsilio Editori, Venezia 2009.
2010
Luca Massimo Barbero, Francesca Pola (a cura di), Macroradici del contemporaneo. A
Roma, la nostra era avanguardia, catalogo della mostra, Roma, MACRO Museo d’Arte
Contemporanea Roma, 23 gennaio – 5 aprile 2010, Mondadori Electa, Milano 2010; (2010
RM MACRO)
Luca Massimo Barbero, Francesca Pola (a cura di), Macroradici del contemporaneo.
L’Attico di Fabio Sargentini 1966-1978, catalogo della mostra, Roma, MACRO Museo
d’Arte Contemporanea Roma, 26 ottobre 2010 – 6 febbraio 2011, Mondadori Electa,
Milano 2010. (2010/RM/MACRO)
2011
Luca Massimo Barbero, Gli irripetibili anni '60 a Roma, catalogo della mostra, “Gli
irripetibili anni ’60. Un dialogo tra Roma e Milano”, Roma, Museo Fondazione Roma, 10
maggio - 31 luglio 2011; Milano, Palazzo Reale, 7 settembre - 20 novembre 2011, Skira,
Milano 2011.
2013
Daniela Lancioni (a cura di), Anni '70. Arte a Roma, catalogo della mostra, Roma, Palazzo
delle Esposizioni, 17 dicembre 2013 - 2 marzo 2014, Azienda Speciale Palaexpo, Roma
2013;
Federica Pirani, Gloria Raimondi (a cura di), Legami e corrispondenze. Immagini e parole
attraverso il 900 romano, catalogo della mostra, Roma, Galleria d’Arte Moderna di Roma
Capitale, 28 febbraio - 29 settembre 2013, Palombi Editore, Roma 2013;
Maria Catalano, Federica Pirani, Assunta Porciani (a cura di), Libero De Libero e gli artisti
della Cometa, catalogo della mostra, Roma, Galleria d’Arte Moderna di Roma Capitale, 29
gennaio – 27 aprile 2014, Palombi Editore, Roma 2013.
Alcuni testi della presente bibliografia sono consultabili anche presso la Biblioteca del
Centro Ricerca e Documentazione Arti Visive (CRDAV) - MACRO Roma.
(a cura di Giulia Arganini)
ANTOLOGIAANTOLOGIA
Testi e documentazione fotograficaTesti e documentazione fotografica
Galleria Rosa – le immagini
Tomaso Binga, Lavatoio Contumaciale, 1976
Invito alla mostra di Edith Schloss, Il Segno,
1968
Palma Bucarelli e Giulio Carlo Argan alla
Galleria Nazionale d'Arte Moderna, s.d.
Angelica Savinio, Il Segno, s.d.
Carla Accardi, Forma 1, s.d.
Marisa Volpi e Carla Lonzi, Qui Arte
Contemporanea, s.d.
Mara Coccia, Arco d'Alibert, s.d.
Lorenza Trucchi e Rocco Genovese, Arti Visive,
ottobre 1971
Marisa Volpi e Lorenza Trucchi con L. Bozzini,
M. Verdone e N. Ponente, Qui Arte
Contemporanea, febbraio 1976
Sylvia Franchi, Alberto Boatto, Filiberto Menna,
Rosario Assunto, Arti Visive, 1969
Bianca Menna e Tomaso Binga Oggi Spose,
Lavatoio Contumaciale, 1977
Graziella Lonardi Buontempo, Incontri
Internazionali d'Arte, 1988
Luisa Laureati Briganti, Galleria dell'Oca, s.d.
Gallerie Romane anni Sessanta e Settanta
MARLBOROUGH
1962, Carla Panicali
STUDIO D’ARTE ARCO D’ALIBERT
1963, Mara Coccia
IL SEGNO
1964, Angelica Savinio
GALLERIA DELL’OCA
1967, Luisa Laureati
ARTI VISIVE
1969, Sylvia Franchi
INCONTRI INTERNAZIONALI
1970, Graziella Lonardi Buontempo
INCONTRO D’ARTE
1970, Giulia Romano Lodigiani
PRIMO PIANO
1972, Maria Colao
LAVATOIO CONTUMACIALE
1974, Tomaso Binga
COOPERATIVA VIA BEATO ANGELICO
1974, Carla Accardi, Anna Maria Colucci, Suzanne Santoro
SALA 1
1970, Tito Amodei. Dal 1984, Mary Angela Schroth
GALLERIA MARLBOROUGH
(1962, Carla Panicali)
Carla Panicali apre nel 1962 la galleria Marlborough insieme a Bruno Herlitzka, con il quale aveva
già diretto dal 1957 la galleria Il Segno (ceduta nel 1964 ad Angelica Savinio). La Marlborough,
nata come sede associata romana delle omonime gallerie di Londra e di New York, segue la
vocazione “internazionale”, rappresentando i più noti artisti italiani e stranieri: Alberto Burri,
Emilio Vedova, Lucio Fontana, Arnaldo Pomodoro, Henry Moore, Giulio Turcato, Toti Scialoja,
Luigi Spazzapan, Gastone Novelli, Achille Perilli, Beverly Pepper, Piero Dorazio, Giuseppe
Capogrossi, Robert Motherwell, ecc. Attiva per tutti gli anni ’60 e ’70, chiude nel 1980 e l’anno
successivo, negli stessi locali, Carla Panicali fonda una nuova galleria con il nome L’Isola.
STUDIO D’ARTE ARCO D’ALIBERT
(1963, Mara Coccia)
Dopo un’esperienza di apprendistato con Claudio Bruni alla galleria La Medusa, Mara Coccia
inizia la sua attività nel 1963 aprendo la galleria Arco d’Alibert, che si inserisce nel panorama dei
più rinomati spazi espositivi romani degli anni Sessanta insieme a La Salita di Gian Tomaso
Liverani, La Tartaruga di Plinio De Martiis, L’Attico di Bruno e Fabio Sargentini, L’Obelisco di
Gaspero del Corso e Irene Brin, La Nuova Pesa di Alvaro Marchini.
Con lo scopo prioritario di promuovere l’arte contemporanea in tutte le sue forme e modalità di
espressione, la galleria è aperta alle nuove sperimentazioni, dal teatro d’avanguardia, al cinema,
alla poesia visiva. Mara Coccia cerca una direzione di ricerca alternativa a quella perseguita dalle
altre gallerie: “la galleria si veniva a trovare schiacciata tra la Salita e la Tartaruga, perciò ho
cercato di darle una linea diversa… di informazione e documentazione”.
Lavora impostando rapporti diretti con gli artisti che ospita, tra i quali Gastone Novelli, Franco
Angeli, Jannis Kounellis, Claudio Verna, Tano Festa, Gianfranco Notargiacomo, Piero Dorazio,
Giulio Turcato, Achille Perilli, Fabio Mauri, Carla Accardi, Michelangelo Pistoletto e Alexander
Calder (con la prima grande mostra dell’artista a Roma, organizzata da Caradente).
Nel 1981 la galleria si sposta in via Condotti col nome di Associazione Mara Coccia. Dopo altri
trasferimenti di sede, chiude nel 2012. L’eredità dell’Associazione viene portata avanti da Anna
Marra, che ha aperto la sua galleria in diretta continuità con l’esperienza di collaborazione con Mara
Coccia.
IL SEGNO
(1964, Angelica Savinio)
Il Segno, inaugurato nel 1957 da Carla Panicali e Bruno Herlitzka, viene ceduto nel 1964 ad
Angelica Savinio, che aveva collaborato con i due precedenti direttori alla galleria Marlborough,
oltre che con Fiamma Vigo a Numero e con Gian Tomaso Liverani a La Salita.
Seguendo la direzione dei suoi predecessori, Angelica Savinio non vuole dar vita ad una galleria “di
tendenza”. Al contrario, viste le ridotte dimensioni del suo spazio, privilegia esposizioni di opere
su carta, piccoli formati e grafica: incisioni di artisti contemporanei con i quali era legata da
rapporti di amicizia (Achille Perilli, Piero Dorazio, Gastone Novelli, Giulio Turcato e altri), tempere
e collages di Toti Scialoja, mostre di grafica di Mirò, Picasso, Hans Richter, Max Ernst, Chagall,
Jean Dubuffet, Rime dantesche illustrate da opere di Alberto Burri, disegni di Le Corbusier.
Pur nella continua coerenza di programmi, non mancano mostre atipiche come American
Supermarket del ’65 e quella di grandi sculture di Melotti del ’68. La galleria è ancora attiva nella
storica sede di Via Capo le Case e ha mantenuto la stessa grafia del suo nome originario.
GALLERIA DELL’OCA
(1967, Luisa Laureati)
Nata nel 1965 come libreria - frequentata da intellettuali e registi come Moravia, Pasolini,
Ungaretti, Parise, Flaiano, Petri e Zurlini - la Galleria dell’Oca diviene, dal 1967, uno dei più noti
spazi espositivi della Capitale. Ideatrice e promotrice della galleria è Luisa Laureati, che propone
artisti contemporanei o appartenenti al recente passato, fra i quali Angeli, Festa, Sordini, Matta,
Turcato, Kounellis, Paolini, Carol Rama, Mattiacci. Organizza inoltre mostre in omaggio a grandi
artisti del Novecento italiano come De Pisis, Morandi e Magnelli. La sede di via dell’Oca chiude
nel 1997, per riaprire nel 2006, ad opera della stessa Luisa Laureati, dopo diversi trasferimenti, in
Via del Vantaggio, sede della storica galleria di Alvaro Marchini, La Nuova Pesa.
ARTI VISIVE
(1969, Sylvia Franchi)
Sylvia Franchi inaugura nel 1969 la galleria Arti Visive, nome suggeritole da Ettore Colla ad
indicare l’intento interdisciplinare del programma espositivo, comprendente pittura, arti
plastiche, scultura, grafica, avanguardia poetica, fotografia, cinema, teatro, design. Fin dalla mostra
d’esordio - intitolata Presenze di scultura, con Calò, Franchina, Lorenzetti, Garelli e altri
protagonisti della Biennale di Venezia del ‘70 - è chiaro come Arti Visive si differenzi dalle gallerie
di tendenza. Sylvia Franchi non intende rivolgersi ad un pubblico di acquirenti o collezionisti né
seguire esclusivamente gli indirizzi suggeriti dalla critica: “Ho sempre pensato alla mia galleria
come a un piccolo spazio culturale di arte moderna e contemporanea, privato, interdisciplinare,
attento agli artisti meno alla moda e comunque a tutti gli artisti di qualità che di volta in volta ho
incontrato”.
Ha proposto esposizioni di sola promozione culturale, nella convinzione che una galleria dovesse
collaborare con gli enti pubblici svolgendo un ruolo didattico per la società. Tra le più interessanti
mostre degli anni Settanta la stessa Sylvia Franchi ha ricordato Geografia (riproposta tra il ’69 e
’71), incentrata sul tema del decentramento culturale, Poesia Visiva (1974), di sole donne, confluita
nel ’78 nell’unica rassegna storica al femminile della Biennale di Venezia e la mostra Grafiche
Tendenze (1977), dedicata a cinque tra i più importanti designers italiani contemporanei.
INCONTRI INTERNAZIONALI D’ARTE
(1970, Graziella Lonardi Buontempo)
Gli Incontri Internazionali d’Arte vengono fondati nel 1970 da Graziella Lonardi Buontempo
come associazione culturale con il fine di “diffondere e di incrementare la conoscenza dell’arte
contemporanea in tutte le sue forme, rivolgendo una particolare attenzione a quanto di nuovo
si manifesti”. Presidente dell’Associazione è stato Alberto Moravia e figura critica di riferimento
Achille Bonito Oliva.
Due sono le mostre degli Incontri Internazionali che hanno segnato la storia dell’arte
contemporanea: Vitalità del negativo nell'arte italiana 1960/70 (1970), che trasforma la sede
pubblica del Palazzo delle Esposizioni in un laboratorio creativo dei principali artisti italiani
d’avanguardia e Contemporanea (1973/74), estensiva rassegna internazionale ed interdisciplinare
sul contemporaneo allestita nel nuovo parcheggio sotterraneo di Villa Borghese.
Animatrice culturale appassionata all’arte, Graziella Lonardi Buontempo riesce, entrando in diretto
rapporto con gli artisti, a convogliare sulla scena artistica romana i più importanti nomi
internazionali, da Joseph Beuys, a Andy Warhol, Richard Serra, Robert Rauschenberg, il gruppo
Fluxus, Christo, Daniel Buren, ecc.
L’Associazione diviene un luogo di sperimentazioni: oltre alle mostre e alle performance, nella
sede di Palazzo Taverna si tengono incontri e dibattiti su arte, cinema e teatro che vedono
confrontarsi i più rinomati artisti, critici e storici dell’arte degli anni Settanta.
INCONTRO D’ARTE
(1970, Giulia Romano Lodigiani)
Giulia Romano Lodigiani apre la galleria Incontro d’Arte nel 1970. Nei primi due anni, la galleria
ha allestito soltanto collettive, per poi passare, dal 1972, ad una serie di mostre suddivise per
periodi di ricerca: dalle mostre di opere su carta dei maestri della Scuola di Parigi (Marc Chagall,
Georges Braque, Sonya Delaunay, Max Ernst, Juan Mirò, Sebastian Matta, Pablo Picasso), ad un
ciclo dedicato al teatro Liberty Décò, alle mostre dei pittori della Scuola di Via Cavour, da
Antonietta Raphael, a Mario Mafai, Adriana Pincherle, Rolando Monti, Virgilio Guzzi.
Giulia Romano ha individuato nell’indipendenza culturale l’indirizzo univoco e significante di
Incontro d’Arte, che si colloca dunque al di fuori di ogni tendenza.
PRIMO PIANO
(1972, Maria Colao)
Nel 1972 Maria Colao fonda in Via Vittoria la galleria Primo Piano, inaugurandola con una mostra
di Carlo Lorenzetti. Da allora la dirige per i successivi trent’anni, privilegiando inizialmente artisti
del panorama contemporaneo italiano come Nicola Carrino, Teodosio Magnoni e Marco Gastini.
Successivamente apre l’interesse anche alla scena internazionale, esponendo per la prima volta a
Roma nomi come Mel Bochner, Sol LeWitt, Fred Sandback e Carel Visser.
Nel 1983 la galleria si trasferisce in Via Panisperna, dove oltre ad uno spazio espositivo diviene una
delle più fornite librerie di arte contemporanea a Roma. Le scelte espositive di Maria Colao, che ha
diretto la galleria fino al 2003, sono state dettate dal suo apprezzamento per gli artisti piuttosto che
dalle logiche commerciali.
LAVATOIO CONTUMACIALE
(1974, Tomaso Binga)
Il Centro d’Informazione Culturale Lavatoio Contumaciale é ideato e fondato, nel 1974, dall’artista
Tomaso Binga (nome d’arte di Bianca Pucciarelli), con la collaborazione del marito Filiberto
Menna, critico d’arte. Il Centro occupa il locale di un ex “lavatoio contumaciale” (cioè un luogo
dove venivano lavati e bolliti i panni delle malattie infettive), ristrutturato nel ’74 su progetto
dell’architetto Costantino Dardi.
Il Lavatoio rientra dunque in quegli spazi autogestiti da donne artiste (come la galleria Numero di
Fiamma Vigo e la Cooperativa Beato Angelico di Carla Accardi, Anna Maria Colucci e Suzanne
Santoro), nati a partire dagli anni ’70, con l’aprirsi della stagione femminista e della questione della
relazione tra femminismo e arte.
Luogo d’incontro e di aggregazione culturale, il Lavatoio Contumaciale propone sin dall’inizio,
manifestazioni e dibattiti sui diversi temi dell’attualità, della letteratura, della poesia, delle arti
visive, del teatro, del cinema e dei nuovi media.
COOPERATIVA VIA BEATO ANGELICO
(1976, Carla Accardi, Anna Maria Colucci, Suzanne Santoro, Nilde Carabba, Franca Chiabra,
Regina della Noce, Nedda Guidi, Eva Menzio, Teresa Montemaggiori, Stephani Coursler,
Silvia Truppi)
La Cooperativa Via Beato Angelico, fondata nel 1976 da un gruppo di donne guidato da Carla
Accardi, rientra in quegli spazi autogestiti da artiste nati a partire dagli anni ’70, con l’aprirsi
della stagione femminista e della questione della relazione tra femminismo e arte.
“La cooperativa nasce con il proposito di presentare il lavoro di donne artiste che operano e
hanno operato nel campo delle arti visive. A fianco di tale attività la cooperativa si propone di
studiare, raccogliere e documentare tale lavoro e sarà quindi grata a chiunque vorrà aiutare in
questo senso facendo pervenire materiali, libri, fotografie”.
In seguito a discordanze sul modo di intendere il femminismo in rapporto all’arte, nel 1978, a soli
due anni dall’apertura, la Cooperativa si scioglie.
SALA 1
(1970, Tito Amodei. Dal 1984, Mary Angela Schroth)
Sala 1 è un'associazione culturale fondata nel 1970 dallo scultore Tito Amodei in uno spazio
all’interno del complesso del Santuario Pontificio della Scala Santa a San Giovanni. Nel 1976
decide di affidare la direzione artistica agli artisti stessi: Sala 1 diventa così, nella seconda metà
degli anni Settanta, un luogo di effettiva sperimentazione artistica ed espositiva. Dal 1984 la
direzione passa a Mary Angela Schroth, che ancora oggi ne è a capo.
Impegnata nella ricerca sperimentale dell'arte contemporanea, dell'architettura, del teatro, del
cinema, della musica, Sala 1 si è distinta per la programmazione orientata ad accogliere progetti
nazionali e internazionali inediti in Italia.
Accanto all'attività espositiva, si propone come luogo attivo per manifestazioni di elevato livello
professionale: riunioni, seminari, laboratori e conferenze stampa.
Un feedback da Sala 1
Mary Angela Schroth (Sala 1)
con, a destra, Elisabetta Bianchi
Dalla pagina Facebook di Sala 1
Una visita guidata alla mostra
Materiali Preparatori
Un precedente
Nel 2011, la Biblioteca del CRDAV presso il MACRO aveva allestito una prima mostra dedicata ai
luoghi dell'arte contemporanea a Roma. La mostra spaziava dal 1900 al 1959 e presentava numerosi
materiali documentari dalle collezioni del CRDAV.
Se ne riproduce, qui di seguito, il testo informativo distribuito in occasione della conferenza stampa,
tenutasi il 24 giugno 2011. L'illustrazione qui sotto riprodotta faceva parte del testo informativo
stesso.
Raffigura la copertina del volume dedicato alle mostre tenute alla Galleria L’Obelisco dal
novembre 1946 al luglio 1955, e fa parte della collezione del CRDAV/MACRO.
Alessandro Califano
1900-1959: I LUOGHI DELL’ “ARTE CONTEMPORANEA” A
ROMA DALLE COLLEZIONI DEL CRDAV. UNA SELEZIONE
MACRO
Via Nizza, 138
Biblioteca, Livello 2
25 Giugno – 30 Ottobre 2011
Conferenza stampa: 24 giugno 2011, ore 11
Inaugurazione: 24 giugno 2011, ore 19
A cura di MACRO – CRDAV, Centro Ricerca e
Documentazione
Arti Visive.
Cassettiere MACRO: OTTART Prodotti per l’Arte
Una mostra per riscoprire la vitalità dell’arte “contemporanea” nella Capitale dal 1900 al 1959,
attraverso lo straordinario materiale documentario del Centro Ricerca e Documentazione Arti Visive
del MACRO, esposto nelle cassettiere della Biblioteca.
Dopo le mostre dedicate a Enrico Prampolini, Oscar Savio e Mario Ballocco, prosegue l’attività
espositiva del
CRDAV con una mostra che, attraverso una ricca e accurata selezione di cataloghi rari, pieghevoli,
inviti,
locandine, appartenenti ai propri Archivi, ripercorre l’attività espositiva che Roma dedicò all’arte
contemporanea tra il 1900 e il 1959. Un ideale viaggio attraverso 60 anni di cruciale attività, che
confermano
la volontà e lo sguardo che questa straordinaria città ha sempre avuto anche nei confronti del
proprio
presente.
La mostra ricostruisce un vero e proprio mondo, quello in cui, frequentando certi luoghi espositivi,
certe
gallerie, certi caffè, certe librerie, certe trattorie si incontrava tutto il mondo letterario e artistico. La
sera
andavamo.... al Caffè Greco, all’Aragno, alla Casa d’arte italiana, a La Cometa, all’Art Club, a La
Margherita,
a L’Obelisco, alla Vetrina di Chiurazzi, a L’Age d’or, a La Tartaruga, a L’Attico, alla Galleria del
Secolo, al
“baretto” di Via del Babuino, alla trattoria dei fratelli Menghi verrebbe da dire, parafrasando il
titolo del
fortunato libro di Eugenio Scalfari (La sera andavamo in Via Veneto) per segnalare almeno buona
parte dei
luoghi che hanno visto il “farsi” della storia dell’arte “contemporanea” a Roma, dall’inizio del
secolo alla fine
degli anni cinquanta. Luoghi affollati, di generazione in generazione, dai vari Marinetti,
Prampolini, Jarema,
Turcato, Vedova, Dorazio, Sinisgalli, Ungaretti, Villa, Vivaldi e tanti altri ancora... Luoghi che
vengono oggi
riscoperti nelle speciali cassettiere del MACRO.
L’esposizione è suddivisa in due sezioni: 1900-1959: dal Palazzo delle Esposizioni a L’Obelisco e
1950-
1959. Gli anni originali, a ciascuna delle quali è dedicata una cassettiera.
1900-1959: dal Palazzo delle Esposizioni a L’Obelisco.
La cassettiera propone un itinerario selezionato che, a partire dall’attività svolta da uno dei
principali simboli
dell’Italia unita e del periodo umbertino, il Palazzo delle Esposizioni, giunge sino all’importante
percorso
segnato dalla prima galleria romana a essere inaugurata nel secondo dopoguerra: L’Obelisco di
Gaspero
Del Corso e Irene Brin.
I cataloghi delle mostre della Società degli Amatori e Cultori di Belle Arti, delle Secessioni, delle
Biennali
Romane e delle Quadriennali, testimoniano la rilevanza del ruolo del Palazzo delle Esposizioni nel
primo
trentennio del secolo; a questo centro nevralgico per l’analisi delle ricerche e delle tensioni in atto
nella
scena artistica dell’epoca, si aggiunge inoltre il lavoro della Casa d’Arte Italiana di Enrico
Prampolini e Mario
Recchi, qui testimoniato attraverso alcuni raffinatissimi Bollettini.
Gli anni Trenta e quelli del secondo conflitto bellico, vedono anche la nascita di alcune gallerie, tra
cui la
Galleria di Roma, La Cometa, la San Marco e La Margherita, la cui attività è qui documentata da
alcune
delle preziose pubblicazioni realizzate per le mostre.
A caratterizzare il clima dell’immediato dopoguerra, è invece la forte necessità di conoscere e
verificare le
ricerche delle avanguardie europee e internazionali: l’Art Club, con le mostre organizzate alla
Galleria
Nazionale d’Arte Moderna e con l’attività della galleria-libreria Age d’Or, è una delle realtà a dar
maggior
voce a tale indirizzo, sostenuto anche dall’attività delle gallerie. Tra queste, L’Obelisco diede
spazio alla
diffusione dell’arte americana e favorì in particolar modo la circolazione degli artisti italiani
all’estero e
viceversa.
1950-1959: “gli anni originali”
Caratterizzati da un’intensa e frenetica attività, gli anni dal 1950 al 1959 furono “anni originali”. A
dare questa
definizione fu Plinio De Martiis che nel 1954 aprì la galleria La Tartaruga, la cui effervescente
attività si
affiancava a quella de La Salita di Gian Tomaso Liverani, e de L’Attico di Bruno e Fabio
Sargentini,
inaugurate entrambe nel 1957. A queste, che furono i principali riferimenti dell’avanguardia a
Roma, in quel
decennio si affiancarono altre gallerie dall’interessante identità, tra cui la Selecta, l’arco d’Alibert,
Odyssia,
La Medusa, Il Segno, La Nuova Pesa.
Per quanto riguarda La Tartaruga, il lavoro di diffusione dell’arte americana in Italia con le prime
mostre di
artisti come Rauschenberg, Twombly, Marca-Relli e Kline, testimonia quella propensione al
confronto
internazionale che si era radicato nel decennio precedente, e che De Martiis sceglie di affiancare
all’analisi
delle nuove avanguardie italiane ed europee, proponendo artisti come Accardi, Dorazio e Appel.
Fra le gallerie romane di impegno e rottura, la coraggiosa sperimentazione de La Salita è invece
testimoniata in particolare dalle mostre di Angeli, Festa, Uncini e di tutta la compagine degli
astrattisti del
secondo dopoguerra. Infine, le personali di Fontana, Bendini, Scordia, testimoniano alcuni
momenti
dell’attività de L’Attico, a cui è stata recentemente dedicata una mostra del ciclo MACROradici del
contemporaneo, e la cui vitalità artistica lo renderà uno degli spazi più sperimentali e innovativi
degli anni
sessanta.
La mostra è completata da una sezione di approfondimento che propone alcune pubblicazioni
antologiche edite dalle stesse gallerie, relative alla loro attività nel corso degli anni, riproduzioni
anastatiche di cataloghi
pubblicati in occasione delle mostre, monografie attinenti al tema della mostra e alcuni periodici
d’arte (da
Emporium a Spazio).
La mostra “1900-1959: i luoghi dell’arte contemporanea a roma dalle collezioni del CRDAV.
Una
selezione” è promossa da Roma Capitale, Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico
–
Sovraintendenza ai Beni Culturali.
Si ringrazia il British Institute of Rome per la collaborazione alla traduzione in inglese dei testi
MACRO
Via Nizza 138, Roma
Orari: martedì - domenica 11-22 (la biglietteria chiude alle 21) Chiuso il lunedì
Biglietto:MACROTICKET: MACRO + MACROTestaccio, Intero: € 11,00; Ridotto: € 9,00. Valido
7 giorni
(acquistando il biglietto al MACRO si ha la possibilità di visitare anche il MACRO TESTACCIO
nell'arco di 7 giorni)
Per i cittadini residenti nel Comune di Roma: Intero € 10,00; Ridotto € 8,00
Ufficio Comunicazione MACRO
Massimiliano Moschetta - Nicolò Scialanga
T +39 06 671070443
stampa.macro@comune.roma.it
Ufficio Stampa Zètema Progetto Cultura
Patrizia Morici
p.morici@zetema.it
Suddividersi i compiti...
PROGETTO MOSTRA Biblioteca CRDAV [bozza]
Fondo Storico Gallerie Romane [titolo..?? sottotitolo..??]
La continuità: ieri oggi domani.. Selezione tra ieri e oggi.. Gallerie Romane: la continuità.. Boh?
Poi ci viene
Inaugurazione giovedì 5 febbraio?? 2015..
SEZIONI
 INTRODUZIONE Il Fondo Storico Gallerie Romane [monografie, cataloghi.. CRDAV]
espositore esterno biblioteca in legno+vetrina
 GALLERIE Anni 60’ [3 gallerie?x 3 file vert. cassetti] cassettiera nera in metallo entrando a
dx
 GALLERIE Anni 70’ [3 gallerie?x 3 file vert. cassetti] cassettiera nera in metallo entrando a
sn
 GALLERIE MIX Anni 60’+70’ [varie gallerie] vetrine superiori cassettiere nere dx+sn
 ARCHITETTURA&DESIGN Spazio espositivo&Arredo [selezione dal Fondo]
saletta antiBiblioteca espositori bianchi luminosi
 LAB. CREATIVO Immagini dal Fondo [selezione] balaustra ballatoio
 OLTRE LA MOSTRA [corrispondenze, link ,focus, pubblicazioni, e-book.. Equipéco.
Pucci..] dove??
 CONCLUSIONE Progetto Fondo Storico Gallerie Romane [work in progress] espositore
interno biblioteca in legno+vetrina
Varie ed eventuali.. Work in progress nei prox giorni, e dal 5 febbraio al 5 marzo..
 Testi mostra
 Documentazione anche fotografica riordino Fondo
 Contatti Gallerie ancora in attività
 Promozione mostra
 Inaugurazione mostra
 Sponsor? Equipéco.. Altri?
 E-book, articoli, pubblicazioni.. Post mostra
 Presentazione e-book Sergio Pucci.. [Pucci&gallerie]
Elisabetta Bianchi_7 ottobre 2014
designer culturale, Roma
Ciao,
sono molto contenta! che la pubblicazione
lieviti..
Ci aggiorniamo presto
Baci
Elisabetta
Ciao Eleonora,
appena avrò completato la 'CARTELLA' testi, invierò a tutti.
Manca il mio su sez. Architettura/Design, sto elaborando..
E testi definitivi in mostra di Giulia, a breve.
Intanto inizia a rimuginare qualche possibile domanda x settori, magari su base biografica..
Oppure affronta un solo tema con poche domande, mirate.
A presto, e baci
Elisabetta
Ciao a tutti,
scrivo per informare in primis Alessandro e a susseguire tutti voi
riguardo i miei ampliamenti relativi all' e-book.
Dal momento che mi sposto da un'area prettamente conservativa ad una
più di curatela mi piacerebbe evidenziare questo "cambio di rotta" con
un testo.
Vorrei parlare di quella che è stata la mia esperienza come conservatrice e addetta alla
risistemazione pratica del fondo, andando anche nel particolare (facendo un riferimento, ad
esempio, alla stesura dei famosi 4
elenchi e al motivo per il quale sono
stati
fatti).
Questo testo serve da chiusura alla
parte di Conservazione e da
apertura a quella di Curatela, che,
come saprete, si manifesterà
nell'intervista a Simonetta Lux.
Ho solo un dubbio: si tratta di una
cosa eccessivamente personale? E'
necessario mantenere sempre un
certo distacco? Perché la prima cosa
che mi è venuta in mente è che potrei
scrivere in prima persona, ma
non voglio rischiare di sfociare nella
"pagina di diario". E' pur
sempre un libro!
A livello pratico, credo che avrò
bisogno di due, massimo tre pagine,
tenendo a mente che:
FONT --> Times New Roman
DIMENSIONE --> 12
INTERLINEA --> Singola
Riassumendo, confermo che le parti
che mi riguardano sono : testo di
congiunzione CONSERVAZIONE -
CURATELA e INTERVISTA (sulla
quale, temo,
mi metterò a lavorare seriamente
durante il weekend, raccogliendo
quante più informazioni possibili). Per quel che riguarda lo spazio
che occuperà l'intervista, probabilmente posso dare delle informazioni
più precise fra qualche giorno.
A presto
Ele
Cara Eleonora,
Mi sembra un'ottima idea. Non trovo che parlare in prima persona sia
una cosa eccessivamente personale: dipende da quello che si dice.
Possono dirsi castronerie inenarrabili anche parlando in terza
persona ed in tono oggettivo... :-)
Non preoccuparti, comunque. Rileggerò il tutto - così come farò con
gli altri interventi - e, semmai, ti potrò dare qualche suggerimento.
Buon lavoro a tutti e a presto.
Ancora grazie a tutti,
Alessandro
Caro Alessandro,
per quanto riguarda il mio intervento sulla pubblicazione dell'e-book, vorrei articolarlo in 3 parti:
1) Testo introduttivo e descrittivo del tema della mostra. Prevedo che sarà tra le 5 e le 7 pagine.
2) Brevi schede sulle gallerie esposte. Vorrei articolare questa parte in testo/immagine. Le immagini
saranno possibilmente dei documenti significativi e/o la foto di ciascuna gallerista con la rispettiva
galleria. Credo che dovremo decidere insieme la formula più adatta in relazione alle immagini. Le
schede saranno relative a 10 gallerie e lo spazio di ciascun testo sarà molto breve, quindi credo che i
testi saranno di non più di 3 pagine.
3) Bibliografia finale (credo sia opportuno inserirla): 5/6 pagine.
Il mio intervento, per quanto riguarda i testi, sarà quindi approssimativamente di 15 pagine.
Un saluto a tutti e a presto,
Giulia
Cara Giulia - sintetico e perfetto. Vai! Penseremo poi alle immagini.
A presto e buon lavoro a tutti,
Alessandro
Ciao Ele
per 'cartella' intendo foglio formato A4 con testo corpo 12 Times interlinea nè stretta nè larga senza
paragrafi circa 3000 caratteri spazi inclusi..
Per andare Macro dobbiamo accordarci a voce..
Quando potrai chiamami.
Buona giornata
Elisabetta
Artiste – un appunto di lavoro...
ANNI 60…. + conosciute
Carla Accardi
Daphne Casorati
Grazia Varisco
Titina Maselli
Paola Levi Montalcini
Pasquarosa (Bertoletti)
Antonietta Raphael
Bice Lazzari
Liana Bonivento
ANNI 70…. + conosciute
Carla Accardi
Paola Levi Montalcini
Grazia Varisco
Maria Lai
Tomaso Binga
Giosetta Fioroni
Ketty La Rocca
Marisa Merz
Nanda Vigo
Bice Lazzari
Liana Bonivento
Galleriste?? Aggiungi tu..
Biennale Venezia 60.. nessuna donna
Biennale Venezia 68.. nessuna donna
Biennale Roma 68.. circa 20: molte in pittura e incisione, scultura solo A. Raphael
È buffo!! Le donne in biografia non citano data nascita.. nessuna! Convenzione comune..
Quadriennali Roma: Nel 65 poche.. Nel 73, 77 un buon numero
Elisabetta Bianchi_22 ottobre 2014
designer culturale, Roma
Mostra Gallerie Storiche in Biblioteca – una lettera
Giovedì 12 febbraio 2015, 18:56
Da: "Alessandro Califano" <califano.a@...>
A: "Federica Pirani" <federica.pirani@...>
Cc: [ Omissis ]
Presentazione mostra documentaria gallerie storiche 2015.doc
Gentile Direttore,
Ho il piacere di allegare alle presente la scheda di presentazione della mostra documentaria sulle
Gallerie Storiche Romane (anni '60 e '70) da tenersi negli spazi della Biblioteca del MACRO,
che avevo già avuto modo di preannunziare alla S.V. nella mia mail del 5 gennaio di quest'anno.
Originariamente prevista per l'inizio dell'estate prossima - per dare il tempo a chi vi lavorava di
portare avanti il progetto speciale di riordino del relativo Fondo Gallerie Storiche, avviato
l'estate scorsa - risulta invece possibile, in considerazione del fatto che tale progetto speciale ha
marciato a tappe più rapide di quanto prudenzialmente previsto, anticiparla al prossimo mese.
In considerazione dello specifico taglio dato alla mostra - il cui comun denominatore è la
direzione femminile di spazi espositivi romani nel periodo in questione (oltre ovviamente ad
altro materiale documentario e illustrativo per meglio inquadrare periodo e tematiche) - si ritiene
possibile inaugurare l'evento nel pomeriggio di giovedì 5 marzo 2015: giusto in tempo per
domenica 8 Marzo, in occasione della quale si propongono altresì due visite guidate alla
Biblioteca. Oltre a tale motivazione tematica, l'inaugurazione in tale data consente di non
coincidere con nuovi, imminenti periodi di assenza di chi scrive.
Al pari delle ultime due altre mostre allestite in Biblioteca nel 2014, la presente mostra
documentaria - cui hanno lavorato, oltre a chi scrive (in qualità di supervisore), Elisabetta
Bianchi (progettazione e organizzazione), Giulia Arganini (ricerca cura e allestimento),
Eleonora Rebiscini (archivio cura e allestimento) e Roberto De Nicola (timeline e allestimento)
- sarà a costo zero per l'Amministrazione.
[ Omissis ]
Ringraziando sin d'ora per l'attenzione che la S.V. vorrà riservare alla mia richiesta, con
osservanza,
Alessandro Califano
----------------------------------------------------
Dr. Alessandro Califano, Curatore
Responsabile Archivi e Biblioteca
MACRO - Museo d'Arte Contemporanea, Roma

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  • 1. Centro Ricerca e Documentazione Arti Visive Visual Arts Research and Documentation Centre Fondo Gallerie Storiche Itinerario A – Dimensione Donna
  • 2. Fondo Gallerie Storiche Itinerario A – Dimensione Donna a cura di Alessandro Califano Elisabetta Bianchi Roma – 2017
  • 3. Centro Ricerca e Documentazione Arti Visive Visual Arts Research and Documentation Centre Fondo Gallerie Storiche Itinerario A – Dimensione Donna Catalogo e documentazione della mostra Alessandro Califano coordinamento mostra e testi Elisabetta Bianchi progetto mostra organizzazione e testi Giulia Arganini ricerche cura mostra e testi Eleonora Rebiscini conservazione cura mostra e testi Roberto De Nicola collaborazione mostra e testo Biblioteca del MACRO, Museo d'Arte Contemporanea di Roma CRDAV 5 marzo – 15 agosto 2015
  • 4. “...comporre un mosaico per la cui completezza il CRDAV ha comunque proseguito, in questi anni, il lavoro di monitoraggio delle attività espositive a Roma in sedi pubbliche e private e la raccolta e la catalogazione della relativa documentazione.” Le Curatrici (Anna Maria Di Stefano, Maria Rita Boni, Vitina Portoghese) [Da 'Start: si riparte!', presentazione delle Curatrici del volume Roma Contemporanea. Repertorio delle mostre d'arte contemporanea 2002-2004. Palombi Editori, Roma 2008, p.23] L'immagine di copertina riproduce un disegno eseguito il 7 dicembre 2014 sul guest-book della Biblioteca da un visitatore con il commento: “Non ho resistito. Che bello spazio! Architetto Nicola Vannucchi dalla Toscana”. Lo ringraziamo vivamente.
  • 5. Postfazione Sei mesi prima di inaugurare la mostra che qui si presenta – aperta al pubblico alla vigilia dell'Otto Marzo 2015 nella Biblioteca del MACRO e rimasta aperta fino al mese di agosto dello stesso anno – non avrei mai immaginato di poterla realizzare. Tagli di bilancio, cambi di dirigenza e direttive, riduzione di personale – pur ripetutamente, pressantemente richiesto – non lasciavano affatto presagire che, dopo la chiusura della grande mostra personale dedicata ai 60 anni di attività del fotografo Sergio Pucci, sarebbe stato possibile mettere in cantiere un altro progetto ambizioso. Io stesso, in procinto di trasferirmi all'estero, andavo già ipotizzando – per quanto mi riguardava – scenari professionali di tipo del tutto diverso. Avevo, è vero, impostato sin dall'inizio dell'estate un riordino della sezione del Centro Ricerca e Documentazione Arti Visive riguardante l'importante fondo delle Gallerie Storiche romane. Tale lavoro era stato da me affidato alle cure di Giulia Arganini, che già in più occasioni aveva svolto le sue ricerche presso il Centro, e di Eleonora Rebiscini – una tirocinante dell'Università della Tuscia – con l'ausilio della “memoria storica” del CRDAV, Elisabetta Bianchi. Quest'ultima, malgrado fosse stata trasferita ad altro settore (per i consueti misteri gloriosi che talora si contemplano nelle Amministrazioni), aveva seguitato a collaborare con il Centro, per passione ultradecennale nei confronti del patrimonio conservato presso di esso, dedicandovi il suo tempo libero. Devo in effetti proprio ad Elisabetta lo spunto che permise di impostare invece, bene e in tempi rapidi, la nuova iniziativa, cui si dedicarono appunto, in particolare, anche Giulia ed Eleonora. Mi fu presto fatto notare che il riordino – procedendo tra l'altro in maniera più rapida dello sperato – aveva permesso di evidenziare meglio la ricchezza di materiali ospitati dalla sezione, e che tale lavoro non si sarebbe potuto considerare davvero concluso, se non lo si fosse poi anche promosso, diffondendone la conoscenza per mezzo di una mostra documentaria o di una pubblicazione. La cosa era incontestabile e ci spinse a metterci subito all'opera. Sono lieto, a due anni esatti dall'inaugurazione della mostra, di poter licenziare anche questo breve catalogo. Esso ne illustra, oltre a tutti gli indici e ai testi che la corredavano – comprese le brevi schede di presentazione delle singole gallerie d'arte – anche alcuni aspetti della gestazione, corredando il testo di una documentazione, prevalentemente fotografica, relativa sia ai materiali esposti, sia al giorno dell'inaugurazione, sia al work in progress dei momenti di lavoro che hanno preceduto la fase dell'allestimento. La cosa di cui vado forse maggiormente fiero – e con me, a buon diritto, le tre curatrici principali della mostra che qui torno a ringraziare pubblicamente per la loro opera appassionata e la cura che ad essa hanno dedicata – è il fatto che la mostra sia stata realizzata, sulla base di una scommessa, e per di più a costo zero per l'Amministrazione. La scommessa ipotizzava che affidare le cure di un progetto espositivo a personale esclusivamente esterno e “non professionale” non fosse affatto una mossa azzardata. Che fosse invece, al contrario, una mossa vincente – e, forse, una delle poche ancora possibili – in un'attività, qual'è quella dei professionisti dei beni culturali, sempre più appannata dai continui tagli di bilancio, dalla mancanza d'attenzione (stavo per dire: dall'incuria) che le viene riservata, ed in cui il personale “avventizio” (stagisti, tirocinanti, volontari) viene sempre più umiliato da uno sfruttamento lavorativo privo di
  • 6. sbocchi e, troppo spesso, anche di riconoscimenti. Certo, scoprire in retrospettiva di avere, per così dire, anticipato di qualche mese la stessa tematica poi fatta propria dalla mostra “L'altra metà dell'arte. Un percorso al femminile nella Collezione Macro”, tenutasi proprio al MACRO da fine settembre all'8 novembre 2015 è stata un'ulteriore soddisfazione (e al tempo stesso un'indice delle carenze di comunicazione interna che spesso affliggono anche i musei). Ma affidare proprio ad una squadra esterna, raccolta attorno ad un'idea condivisa, con una forte autonomia di valutazione, scelta e realizzazione di un progetto espositivo, riservando al funzionario di ruolo, il curatore anziano interno, solo la supervisione generale ed il monitoraggio, è stata una delle esperienze più interessanti della mia vita professionale. Certo, non si può certo dire che si tratti in assoluto di un inedito. Molte esperienze del genere sono portate avanti da tempo, in particolare nel mondo anglosassone, dal Canada al Regno Unito. Ma, sotto i nostri cieli, esse possono considerarsi ancora – come ho già avuto modo di esprimermi nel breve scritto di un cartellone introduttivo di presentazione alla mostra, anche qui riprodotto – quasi come un vero e proprio atto di guerriglia culturale: una guerriglia da condursi in seno ai musei, in primis, per una programmazione museale che sia al tempo stesso democratica, innovativa ed osmotica con le comunità di riferimento. Una guerrilla curatorship. Alessandro Califano
  • 7. Indice Museum Guerrilla (Alessandro Califano) Comunicato stampa L'inaugurazione – documentazione fotografica Documentare ad arte. Storie di archivi e musei (Elisabetta Bianchi) Fondo Gallerie Romane: itinerario A. Direzione Donna (Giulia Arganini) Le Gallerie Storiche al CRDAV (Eleonora Rebiscini) La musica nella società italiana dal 1960 al 1979 (Roberto De Nicola) Bibliografia generale sulle Gallerie Storiche (Giulia Arganini) Antologia – testi e documentazione fotografica Galleria Rosa – le immagini Gallerie Romane anni Sessanta e Settanta – Indice e Schede delle gallerie Un feedback da Sala 1 Una visita guidata alla mostra Backstage – testi e immagini da un work in progress Un precedente Suddividersi i compiti... Artiste – un appunto di lavoro Mostra Gallerie Storiche in Biblioteca – una lettera
  • 8. Museum Guerrilla “…Che nome dare ad una programmazione museale democratica, innovativa, osmotica con le comunità di riferimento, geografiche o virtuali? Una programmazione che superi il concatenamento, spesso nefasto, di ‘grandi eventi’, ‘grande sponsor’, ‘grande battage pubblicitario’, ‘grande budget’ e (spesso) scarso peso culturale? Guerrilla curatorship, non mi dispiacerebbe… rende l’idea del dinamismo light-weight che mette in campo e che presuppone…” [dalla Pagina Evento “Gallerie Storiche. Itinerario A – Destinazione Donna”, condivisione del video Unofficial: Banksy (banksy vs. the [Metropolitan] Museum). Facebook, 25/02/2015, h.20:13] Anche il nuovo allestimento delle cassettiere espositive della Biblioteca del MACRO segue il metodo di lavoro adottato a partire dal gennaio del 2012: coinvolgere le comunità di riferimento di un museo. E ciò non a livello esecutivo. Al contrario: il coinvolgimento deve esprimersi anzitutto nel momento creativo dell'ideazione e della progettazione. A noi professionisti museali resta il ruolo, soprattutto, di facilitatori. Incoraggiare l'intervento esterno. Favorire le ottiche non istituzionali. Moltiplicare le occasioni di commistione e meticciato. Ripensare il nostro ruolo professionale, seguitando a monitorare ed illustrarne gli aspetti legati alla conservazione preventiva del patrimonio. Questi, i compiti principali di una guerrilla curatorship. Voglio ricordare che il nuovo allestimento deriva dalla riorganizzazione ed espone parte del prezioso materiale del fondo storico delle gallerie d'arte romane depositato presso la Biblioteca. Questo progetto, avviato l'estate scorsa, è oggi giunto alla fase d'inventariazione dettagliata. L'evento espositivo – dedicato, con il titolo “Fondo Gallerie Storiche, Itinerario A – Dimensione Donna”, alle gallerie d'arte degli anni '60 e '70 fondate o dirette da donne – è stato progettato e organizzato da Elisabetta Bianchi e curato da Giulia Arganini ed Eleonora Rebiscini, con la collaborazione di Roberto De Nicola e la mia supervisione. Otto le sezioni allestite: 1. INTRODUZIONE Fondo Storico Gallerie Romane; 2. GALLERIE MIX Anni ‘60 e ’70; 3. GALLERIE Anni ‘60; 4. GALLERIE Anni ‘70; 5. LABORATORIO CREATIVO Immagini dal Fondo; 6. ARCHITETTURA & DESIGN Spazi espositivi & Arredo; 7. OLTRE LA MOSTRA Proposte; 8. CONCLUSIONE Progetto Fondo Storico Gallerie Romane. A tutti, grazie. Alessandro Califano, Curatore Responsabile Archivi e Biblioteca MACRO
  • 9. Comunicato Stampa Fondo Gallerie Romane: itinerario A Direzione Donna Questa mostra documentaria racconta, attraverso il materiale della Biblioteca e dell'Archivio Materiali Minori del MACRO, l’attività delle gallerie romane, spazi espositivi in continua sperimentazione che hanno contribuito in modo decisivo alla promozione dell’arte contemporanea italiana e internazionale. Il tema viene affrontato con uno sguardo rivolto al femminile: nell’arco degli anni Sessanta e Settanta molti di questi spazi nascono per iniziativa di donne, che dirigono le proprie gallerie o associazioni culturali in diretto rapporto con gli artisti e divengono – come si è autodefinita la stessa gallerista Mara Coccia – le “promoter dell’arte” nella Capitale, affiancando l’attività di Palma Bucarelli alla direzione della Galleria Nazionale d’Arte Moderna e, a partire dagli anni ’70, quella di spazi autogestiti diretti da gruppi femministi. Con questo primo itinerario – progettato e organizzato da Elisabetta Bianchi e curato da Giulia Arganini ed Eleonora Rebiscini con la partecipazione di Roberto De Nicola e la supervisione di Alessandro Califano – si presenta al pubblico nella Biblioteca del MACRO, in via Nizza 138 (Roma), una nuova selezione documentaria dal Fondo Storico Gallerie Romane, in diretta continuità con una precedente mostra curata da Anna Maria Di Stefano e Maria Rita Boni, allestita nel 2011 negli stessi spazi della Biblioteca con il titolo “1900-1959: i luoghi dell’“arte contemporanea” a Roma nelle collezioni del CRDAV. Una selezione”. Rispetto alla passata iniziativa, che privilegiava i più noti nomi, in questa seconda fase (1960-1979) si è scelto, anche alla luce dell’avvenuta storicizzazione dei due decenni presi in esame, di dedicare attenzione ad un novero di gallerie meno note, o considerate di secondaria importanza, criterio, questo, che ha guidato anche il recente lavoro di riordino del Fondo. La mostra è articolata in otto sezioni: dopo un’introduzione al Fondo Gallerie Romane, con relativo materiale bibliografico attinente al tema, viene presentata una panoramica di gallerie e associazioni culturali, oltre che spazi autogestiti e istituzioni - diretti al femminile e non – attivi a Roma nei decenni ‘60/’70, per poi passare ad una selezione dal Fondo di otto gallerie accomunate da un denominatore comune: direttrici donne. A queste galleriste, oltre che ad artiste e critiche operanti sulla scena di quegli anni, viene reso omaggio nella successiva sezione con un laboratorio d’immagini esposte sulla balaustra del ballatoio della biblioteca. Seguono quindi una sezione d’approfondimento sull’architettura e il design dei più significativi spazi espositivi romani di questi anni ed una sezione che rimanda a corrispondenze, iniziative e proposte oltre la mostra. L’itinerario si conclude con la presentazione del progetto speciale relativo al Fondo Storico Gallerie Romane – avviato presso la Biblioteca nell'estate 2014 – e dei suoi possibili sviluppi futuri. La mostra documentaria “Fondo Gallerie Romane: itinerario A - Direzione Donna” si inaugura presso la Biblioteca MACRO – Museo d'Arte Contemporanea, Roma giovedì 5 marzo 2015 alle ore 17 La mostra – visitabile gratuitamente – rimarrà aperta fino al 5 luglio 2015 nel normale orario di apertura del museo (ore 11:00 – 19:00 da martedì a domenica; ore 11:00 – 22:00 il sabato; lunedì chiuso)
  • 10. L'INAUGURAZIONE documentazione fotografica (5 marzo 2015) La documentazione fotografica dell'inaugurazione della mostra – che qui in parte si riproduce – è stata realizzata da Sergio Pucci ed Elisabetta Bianchi (qui sotto, nella foto di Alessandro Califano).
  • 11. Il comunicato stampa della mostra, il guest- book, le informazioni di servizio su CRDAV e biblioteca. Foto di Sergio Pucci. Le curatrici Giulia Arganini (centro) ed Eleonora Rebiscini (dx) con la storica dell'arte professoressa Simonetta Lux. Foto di Elisabetta Bianchi. La curatrice Eleonora Rebiscini (dx) con il responsabile della biblioteca, Alessandro Califano (dx). Foto di Sergio Pucci.
  • 12. Materiali in consultazione. Foto di Elisabetta Bianchi. Tra il pubblico, gli artisti Nicola Carrino (di tre quarti, a dx) e Giovanni Simione (in fondo al centro). Foto di Elisabetta Bianchi. Tra il pubblico, di spalle al centro, le curatrici Giulia Arganini ed Eleonora Rebiscini. Sono riconoscibili tra gli altri Mariolina Uncini, accanto allo scultore Nicola Carrino (a sin), Goffredo Calisse (centro-dx) e Massimo Prampolini (in primo piano, a dx). Foto di Sergio Pucci.
  • 13. Lo spazio della mostra ed il tavolo per i materiali in distribuzione e il rinfresco. Foto di Sergio Pucci. Materiali in distribuzione. A destra, in primo piano, l'artista Enzo Barchi. Foto di Sergio Pucci. A chiusura del vernissage, da sinistra verso destra: Elisabetta Bianchi, progettista e organizzatrice della mostra, gli artisti Enzo Barchi (Bhagavat Atheneum – Bibliothè Contemporary Art), Salvatore Pupillo e, in secondo piano, Uemon Ikeda, con il critico d'arte e curatore Francesco Gallo Mazzeo ed il responsabile della biblioteca, Alessandro Califano. Foto di Sergio Pucci.
  • 14. Documentare ad arte Storie di archivi e musei Musei Archivi Biblioteche. Crocevia di culture, costituiscono un’infrastruttura della conoscenza che raccoglie, organizza e rende disponibili le opere d’arte, le testimonianze, i prodotti della creatività e dell’ingegno, i documenti; fornendo accesso a una pluralità di saperi e di informazioni, essa agevola l’attività dei ricercatori e degli studiosi, tutela la memoria culturale della nazione, offre a tutti i cittadini occasioni di crescita personale e culturale, favorisce l’acquisizione di competenze che possono essere spese nella vita sociale e lavorativa; nel caso degli archivi, inoltre, a questi compiti si affianca la conservazione della documentazione prodotta dalla pubblica amministrazione. (MAB – Federazione ICOM ANAI AIB) Un museo un archivio. Una mostra: undici gallerie fondate e/o dirette da donne tra il 1960 e il 1970 a Roma. Tre fattori per una storia recente di integrazione tra arte, competenze e progetti culturali. Vedi EQUIPECO n.42 – 2014 – Documentazione, pag 57-64 MARLBOROUGH 1962, Carla Panicali STUDIO D’ARTE ARCO D’ALIBERT 1963, Mara Coccia IL SEGNO 1964, Angelica Savinio GALLERIA DELL’OCA 1967, Luisa Laureati ARTI VISIVE 1969, Sylvia Franchi INCONTRI INTERNAZIONALI 1970, Graziella Lonardi Buontempo INCONTRO D’ARTE 1970, Giulia Romano Lodigiani PRIMO PIANO 1972, Maria Colao LAVATOIO CONTUMACIALE 1974, Tomaso Binga COOPERATIVA VIA BEATO ANGELICO 1974, Carla Accardi, Anna Maria Colucci, Suzanne Santoro SALA 1 1970, Tito Amodei. Dal 1984, Mary Angela Schroth Fondo Gallerie Storiche, Itinerario A – Direzione Donna è una mostra documentaria dal Fondo Storico Gallerie Romane: da marzo 2015, le otto sezioni esposte presentano documenti e immagini dalla collezione del Fondo ed opere a stampa della Biblioteca del CRDAV Macro, Museo d’Arte Contemporanea di Roma.  FONDO STORICO GALLERIE ROMANE. Tracce bibliografiche  GALLERIE MIX, Roma. Cronache anni '60 e'70
  • 15.  ARTE – sostantivo femminile. Selezione artiste italiane anni 60’ e ‘70  GALLERIE EXPOste, Roma. Selezione 11  PROGETTO SPECIALE, Fondo Storico Gallerie Romane 1960-1979 (seconda fase) Proposte oltre la mostra  LAB. CREATIVO. Immagini dal Fondo: Galleria Rosa. Ritratti fotografici  IL FONDO STORICO GALLERIE ROMANE. Riordino Conservazione Indicizzazione = Consultazione  ARCHITETTURA&DESIGN, Spazi espositivi e Arredo. Allestire ad arte – spazi come riuso, riuso come spazi.. un garage un lavatoio una chiesa Offrire alla vista, mettere in mostra, mettere fuori: esporre. Oggetti opere d’arte prodotti. Immagini.. Mostrare con ordine, disordine? In ogni caso seguendo un iter progettuale. Apparire in pubblico, commentare, interpretare. Riferire a voce, oppure scrivendo. Fatti e storie. In ogni caso, obiettivo dell'esporre è provocare nel visitatore o nell’ascoltatore un'esperienza emozionale coinvolgente. L'emozione estetica, percettiva e concettuale genera curiosità intellettuale, puro piacere del conoscere, e invita all'apprendimento spontaneo, al bisogno culturale. Musei e gallerie, mostre e vetrine, eventi e spettacoli, espongono le opere del fare artistico. Allestire. Mettere a punto preparare ordinare con cura. Predisporre. Dal progetto alla realizzazione, dalla fruizione alla manutenzione. A regola d’arte. L'architettura, il design espositivo sono concepiti come medium, sintesi concettuale tra arte e progetto, ideale veicolo emozionale che per mezzo di invenzioni spaziali e sequenze narrative è strumento significante di contenuti. Palazzo delle Esposizioni, Roma 1970. Vitalità del negativo. Gli artisti dell’Avanguardia italiana insieme in una delle mostre d’arte più note e dibattute del periodo, riproposta anche di recente al Macro, A Roma la nostra era avanguardia, sempre a cura di Achille Bonito Oliva. Piero Sartogo architetto emergente ne cura all’epoca il progetto espositivo, tra i più significativi ancora oggi. L'intervento di coordinamento dell'immagine non prevede un allestimento di supporto espositivo alle opere, ma definisce un'impalcatura di segni che conformano l'immagine comunicante, generando una sintesi visuale delle problematiche e dei contenuti della ricerca artistica. L'intervento di Sartogo consiste nella stesura di una fascia alta di nastro nero che gira intorno alle colonne collegandole in diagonale, e suddividendo così lo spazio in due volumi sovrapposti di luce e di oscurità. Nel 1973 realizza anche l'allestimento 'virtuale' a rete e neon della mostra Contemporanea nel garage sotterraneo di Villa Borghese a Roma, descritto da Sartogo: considerato che l'uso di segni diversi, compresi quelli puramente visivi, dà vita a configurazioni architettoniche funzionalmente ed esteticamente differenti, l'uso delle reti si pone sulla linea di demarcazione tra reale e virtuale. Si tratta infatti di un elemento materico reale che possiede qualità tali da produrre effetti visivi di natura virtuale.. Tra le sezioni della mostra l’ottava, allestita nella saletta adiacente l’ingresso della Biblioteca del
  • 16. CRDAV, Centro Ricerca e Documentazione Arti Visive, è un sintetico focus che sottolinea l’aspetto ‘espositivo’ da due punti di vista complementari e paralleli, l’architettura e il design, convergenti nell’ottimizzare e supportare la visione/interazione del pubblico con le opere/artista. Gli esempi mostrano tipologie di luoghi, e modalità di arredo di spazi espositivi privati. Innovazioni teoriche e pratiche. Ieri come oggi, sempre più le gallerie assomigliano ai musei: nelle funzioni allargate e nell'espressione tipologica, in cui si distinguono i loft, gli ambienti riconvertiti, le sculture architettoniche e lo ‘spazio casa’, più intimo e tradizionale. Dalla boutique alla catena in franchising, le gallerie d'arte aprono succursali in tutto il mondo, divenendo, prima che luogo di esposizione, espressione di una tendenza. Riconvertire. Reimpiegare: il riutilizzo di materiale edilizio tratto da costruzioni precedenti non più in uso è pratica comune a tutta la storia umana. Con più frequenza in epoca romana e medievale: a Roma, Costantinopoli e Aquisgrana, nel mondo islamico. Rinnovare il passato, appropriarsene, e riutilizzarlo anche in senso economico, risparmiando materiali. Riconvertire luoghi, edifici, adibirli ad altre funzioni. Tre le gallerie citate tratte dal folto gruppo della ‘storia espositiva’ romana, al femminile e non solo: un garage ospita l’Attico, un lavatoio contiene Il Lavatoio Contumaciale, una ex chiesa la splendida scenografia della Sala 1. Il riuso di luoghi edifici oggetti, promuove quindi l’ecosostenibilità, e sviluppa la potenziale spinta creativa in ognuno di noi. Modello inimitabile da oltre 45 anni, Sala 1 è un'associazione culturale fondata nel 1970 dallo scultore Tito Amodei con sede all’interno del complesso del Santuario Pontificio della Scala Santa a San Giovanni. Nel 1976 affida la direzione artistica agli artisti stessi, e diviene luogo di effettiva sperimentazione, artistica ed espositiva. Dal 1984 ad oggi la direzione passa a Mary Angela Schroth, instancabile collaboratrice del centro fin dagli esordi. Impegnata nella ricerca sperimentale, arte contemporanea, architettura, fotografia, teatro, cinema, musica, Sala 1 si distingue dal circuito delle gallerie romane per la ricerca, l’impegno sociale e la sperimentazione artistica, con una programmazione orientata ad accogliere progetti nazionali e internazionali inediti in Italia. Accanto all'attività espositiva, si propone come luogo attivo per manifestazioni di elevato livello professionale: riunioni, seminari, laboratori e conferenze stampa. Altro prezioso ed esemplare documento conservato al CRDAV il dattiloscritto datato ottobre 1970, Roma. Proposta agli architetti ed agli arredatori di spazi interni. Enrico Accatino, artista genovese, tra i primi a diffondere la ‘cultura della tessilità’ negli anni ’60: rilanciò l’arazzo come linguaggio visivo bi-tridimensionale, e la Fiber Art in Italia e all’estero. Propone agli architetti e agli arredatori di spazi interni il Manifesto dell’Arte Tessile, diffuso dalla galleria e studio d’arte contemporanea Arti Visive a Roma, dalla stampa del settore ed elogiato anche da Bruno Munari. […] Oggi, nella problematica dell’architettura degli interni e delle forme per l’ambiente umano, si rende indispensabile il ruolo dell’arazzo come integratore dello spazio, nei suoi processi di flessibilità. Però occorre una possibilità di progettazione, basata sulla “comunicazione”, sul ritmo, sul respiro delle forme.. Il ruolo dell’arazzo come “immagine fissa” e presenza tridimensionale – Parlando di immagini attive, seppur fisse, per uno spazio in divenire, dobbiamo stabilire un rapporto con i materiali adatti all’immagine che sentiamo e possiamo produrre, agendo con tecniche tradizionali o nuove, con materiali tradizionali o sperimentali. E’ arte programmata per eccellenza, e nello stesso tempo permette l’immedesimazione, l’abbandono estroso di tutti gli operatori, dal progettista al direttore tecnico, fino al più umile esecutore. L’arazzo può offrire ancora servizi al processo dell’immagine, alle comunicazioni visive, a tutti i livelli. Infatti l’arazzo, negli spazi interni (locali pubblici, case ambienti diversi, ecc.) offre immagini-comunicazioni
  • 17. vitali, per le sue intrinseche qualità ottico-tattilo-spaziali. E’ per questo che ho la necessità di progettare forme, “spettacoli” a sviluppo proporzionale, come pezzi unici, e per possibili serie. […] E in una intervista dichiara: l’arazzo-diaframma richiede un equilibrio tra vuoto e pieno, cioè tra la parte trasparente, caratterizzata dal filo dell’ordito in tensione, e la parte tessuta. Nel gennaio 2015 a Roma in Off Loom. Fiber Art. Arte fuori dal telaio, Museo Nazionale delle Arti e Tradizioni Popolari, Stefania Severi ne cura la recente partecipazione alla mostra collettiva antologica e all’omonimo catalogo. L’opera esposta è Meandri, 1973. Uno splendido arazzo in lana ritorta. Tra i trentaquattro artisti ospitati da Maura Picciau nel suggestivo museo, convivono diverse generazioni della Fiber Art italiana: Maria Lai, Elisabetta Diamanti, Eva Basile.. Accatino: pittore scultore progettista. Il motivo conduttore della sua produzione grafica, pittorica e tridimensionale è la ‘circolarità’: cerchi, dischi, mandala, declinati attraverso incisioni, sovrapposizioni e collage, le celebri Carte Costruite. Teorico dell’educazione artistica tra i primi in Italia a modernizzare la didattica delle Arti Visive. Dal 1960 al 1964 registra con la Rai centinaia di trasmissioni televisive, il ciclo Telescuola - Non è mai troppo tardi, organizza anche incontri con formatori e docenti, partecipa alla redazione del nuovo programma della Scuola Media, realizzando in seguito testi di Educazione artistico-visiva e Storia dell’Arte che sarebbero divenuti fondamentali per il rinnovamento della disciplina: Forma Colore Segno, Percezione Creatività Lettura dell’Opera, Edart. Opere che costituiranno la base della riforma scolastica del 1966. E sempre a partire dagli anni '60, superando i tradizionali confini dell'handicap proporrà i linguaggi dell'arte come esperienza nelle disabilità mentali, soprattutto tra i bambini e in età scolare, realizzando alcuni progetti pilota e mostre didattiche. Alcuni esempi tratti dal Fondo Storico Gallerie Romane documentano in concreto i temi in mostra, e suggeriscono modalità e spunti di riflessione, ricerca e studio. Due illustri pillole integrative completano il breve dossier: Il collocamento di un'opera è una definizione critica in atto, equivale all'interpretazione e alla rivelazione di quelli che sono, a nostro giudizio, i suoi valori estetici, è un modo di dimostrare e comunicare il nostro giudizio: e come tale compete, senza dubbio, allo storico dell'arte; ma poiché viene manifestato attraverso l'inquadramento architettonico, la sua espressione è compito dell'architetto, che perciò è il collaboratore diretto del direttore del museo. (Giulio Carlo Argan, 1955) La funzione espositiva è il primo e insostituibile livello del rapporto che il museo stabilisce tra il pubblico e le opere, le quali devono essere organizzate sia concettualmente, attraverso l'ordinamento, sia fisicamente, attraverso l'allestimento. Questi due piani, che rappresentano il versante museologico e quello museografico dell'esposizione, devono potersi integrare in una fase relativamente precoce del progetto, perché dalla loro coerenza dipende la qualità dell'esperienza che il visitatore fa del museo. (Maria Vittoria Marini Clarelli, 200 Elisabetta Bianchi, Roma cultural designer Valorizzazione Patrimonio Culturale – settore documentario
  • 18. Fondo Gallerie Romane: itinerario A. Direzione Donna Dalle molteplici rivisitazioni proposte sull’arte a Roma dei decenni Sessanta e Settanta – tra cui le mostre del Palazzo delle Esposizioni, Roma anni '60. Al di là della pittura (1990/91), Roma in mostra 1970-1979: materiali per la documentazione di mostre performance dibattiti (1995) e Anni '70. Arte a Roma (2013/14) – è emerso il significato di rinnovamento culturale che, a partire dal secondo dopoguerra e nei successivi anni del miracolo economico italiano, ha visto la Capitale occupare un posto centrale nella scena artistica nazionale. Roma diviene un polo di riferimento per i principali esponenti della Neoavanguardia italiana degli anni ‘60 e ‘70 (da Mario Schifano, a Tano Festa, Mario Ceroli, Francesco Lo Savio, Renato Mambor, Carla Accardi, Giulio Paolini, Jannis Kounellis, Mario Merz, Alghiero Boetti, Luciano Fabro, Gino De Dominicis, Gianfranco Notargiacomo, Luca Maria Patella, Cesare Tacchi, Franco Angeli, Mimmo Rotella, Pino Pascali, Michelangelo Pistoletto e tanti altri), protagonisti di una rivoluzione del linguaggio dell’arte, così descritta da Daniela Lancioni nell’introduzione in catalogo della mostra Anni '70. Arte a Roma: “Dalla fine degli anni Cinquanta e nel corso del decennio successivo le poetiche performative, concettuali, minimaliste e dell’Arte Povera, sottoposero l’opera d’arte a un globale processo di “atomizzazione” (riservando un interesse assoluto agli aspetti particolari e contingenti), di “smaterializzazione” (secondo la felice definizione di Lucy Lippard) e di “fluidificazione” (concetto cardine della teoria di Germano Celant sull’Arte Povera)”. Nel percorso di definizione dei nuovi linguaggi artistici, fondamentale è stato l’apporto delle numerose gallerie e associazioni culturali sorte in quegli stessi anni tra Piazza del Popolo e Piazza di Spagna, epicentro della vita culturale romana frequentato, oltre che da artisti, da scrittori, giornalisti e registi come Alberto Moravia, Pier Paolo Pasolini, Ennio Flaiano, Giuseppe Ungaretti, Elsa Morante, Goffredo Parise. Spazi vitali e aperti alle nuove sperimentazioni, attraverso mostre, performance, dibattiti le gallerie hanno consentito agli artisti di esprimere liberamente il proprio modo di intendere l’arte oltre che di confrontarsi con i molti protagonisti del panorama internazionale che soggiornano o decidono di trasferirsi ed espongono a Roma. É sull’attività di questi spazi espositivi della Capitale che si concentra la mostra documentaria intitolata Fondo Gallerie Romane: itinerario A. Direzione donna, allestita presso la Biblioteca MACRO – Museo d’Arte Contemporanea, Roma. La mostra è parte di un progetto che si sviluppa in più tappe dedicato al Fondo Storico Gallerie Romane, raccolta conservata presso il Centro Ricerca e Documentazione Arti Visive (CRDAV) di Roma, che si è costituita a partire dal 1979 grazie ad una cospicua donazione del critico Francesco Vincitorio e si é ampliata a seguito di altre sostanziose donazioni di critici e storici dell’arte, fra cui quella di Lorenza Trucchi.
  • 19. Questo progetto speciale relativo al Fondo Gallerie Romane - avviato nell’estate 2014 - si pone in diretta continuità con una precedente mostra curata nel 2011 da Anna Maria Di Stefano e Maria Rita Boni, allestita negli stessi spazi della Biblioteca con il titolo 1900-1959: i luoghi dell’“arte contemporanea” a Roma nelle collezioni del CRDAV. Una selezione. Rispetto alla passata iniziativa, che privilegiava i più noti nomi, in questa seconda fase (1960-1979) si è scelto, anche alla luce dell’avvenuta storicizzazione dei due decenni presi in esame, di dedicare pari attenzione ad un novero di gallerie meno note, o considerate di secondaria importanza. Ed è questo stesso criterio che ha guidato il recente lavoro di riordino del Fondo, a seguito del quale si è resa possibile la fruizione unitaria della documentazione, eliminando la distinzione tra gallerie “maggiori” e “minori”. È così che accanto alle gallerie “storiche” per eccellenza - L’Obelisco di Irene Brin e Gaspero Del Corso, La Tartaruga di Plinio De Martiis, La Salita di Gian Tomaso Liverani e L’Attico di Bruno e Fabio Sargentini, che già dagli anni ’50 costituiscono i punti di riferimento della attività espositiva romana - si assiste alla nascita di un gran numero di altre gallerie, associazioni culturali e spazi autogestiti: La Nuova Pesa di Alvaro Marchini, Al Ferro di Cavallo, lo Studio d’Arte La Medusa, la Schneider, l’Arco d’Alibert di Mara Coccia, Odyssia, Selecta, la Marlborough di Carla Panicali e Bruno Herlitzka, Il Segno, la Galleria dell’Oca, la galleria Numero di Fiamma Vigo, Editalia. Qui Arte Contemporanea, Primo Piano di Maria Colao, Lavatoio Contumaciale di Tomaso Binga, gli Incontri Internazionali di Graziella Lonardi Buontempo, lo Studio Soligo, Sala 1, la Cooperativa del Beato Angelico, ecc. Del vasto e multiforme palcoscenico di spazi espositivi che operano a Roma nei decenni Sessanta e Settanta, il primo itinerario proposto, Direzione Donna, intende tracciare un’ipotesi interpretativa, affrontando il tema con uno sguardo rivolto al femminile: le gallerie e associazioni culturali legate al percorso di questa mostra nascono per iniziativa di donne, appassionate d’arte o artiste stesse che divengono - come si é autodefinita la stessa gallerista Mara Coccia - le “promoter dell’arte” nella Capitale. Entrando in diretto rapporto con gli artisti, queste direttrici conducono le proprie gallerie con lo scopo prioritario di promuovere l’arte contemporanea in tutte le sue forme e modalità di espressione, mettendo in secondo piano le logiche commerciali o le scelte della critica e privilegiando, al contrario, le proposte degli artisti stessi. Ciascuna cerca di individuare per il proprio spazio espositivo una direzione originale, alternativa a quella perseguita dalle gallerie “di tendenza”: dalla vocazione internazionale della Marlborough di Carla Panicali, alla linea di informazione e documentazione seguita da Mara Coccia all’Arco d’Alibert, alle esposizioni di piccoli formati e grafica proposte dalla galleria Il Segno di Angelica Savinio, all’interdisciplinarietà delle mostre organizzate da Sylvia Franchi alla galleria Arti Visive, all’indipendenza culturale di Incontro d’Arte diretta da Giulia Romano, agli artisti italiani promossi alla Galleria dell’Oca di Luisa Laureati Briganti, ecc. Parallelamente le donne iniziano a ricoprire ruoli di grande responsabilità nel mondo dell’arte: Palma Bucarelli, prima donna direttrice d’un museo pubblico, è alla guida della Galleria Nazionale d’Arte Moderna dal 1942 al 1975; critiche dello spessore di Lorenza Trucchi e Marisa Volpi offrono un consistente contributo all’arte e all’informazione culturale; Graziella Lonardi Buontempo - alla quale il MACRO ha dedicato una recente mostra intitolata Macroradici del contemporaneo. A Roma, la nostra era avanguardia - fonda gli Incontri Internazionali, che con le due mostre Vitalità del negativo nell'arte italiana 1960/70 (1970) e Contemporanea (1973) hanno segnato la storia dell’arte contemporanea.
  • 20. A partire dagli anni ’70, con l’aprirsi della stagione femminista e della questione della relazione tra femminismo e arte, si assiste inoltre alla nascita di spazi autogestiti da donne artiste, come il Lavatoio Contumaciale di Tomaso Binga (nome d’arte di Bianca Pucciarelli, moglie del critico Filiberto Menna), la galleria Numero di Fiamma Vigo, la Cooperativa Beato Angelico fondata nel 1976 da Carla Accardi, Anna Maria Colucci, Suzanne Santoro, Anna Maria Colucci, Suzanne Santoro, Nilde Carabba, Franca Chiabra, Regina della Noce, Nedda Guidi, Eva Menzio, Teresa Montemaggiori, Stephani Coursler e Silvia Truppi. Allo stesso tempo una serie di artiste fanno il loro ingresso anche nelle sedi espositive ufficiali: è con la Biennale di Roma del ’68 che compaiono i nomi della Accardi, di Daphne Casorati, Grazia Varisco, Titina Maselli, Paola Levi Montalcini, Antonietta Raphael, Bice Lazzari, Liana Bonivento e altre, per passare ad una più ampia partecipazione femminile alle Quadriennali di Roma del ’73 e del ’77, con Maria Lai, Giosetta Fioroni, Ketty La Rocca, Marisa Merz, Nanda Vigo, ecc. La mostra, articolata in otto sezioni, offre dunque un’ipotesi interpretativa “al femminile” della scena artistica romana nei decenni Sessanta e Settanta, presentando una selezione di testi, cataloghi di esposizioni e relativo materiale documentario minore (inviti, comunicati stampa, dépliant ecc.) del Fondo Storico Gallerie Romane conservato presso il Centro Ricerca e Documentazione Arti Visive (CRDAV) di Roma. Giulia Arganini
  • 21. Le Gallerie Storiche al CRDAV TITOLO 1: INTRODUZIONE Quando nell’ottobre del 2014 sono entrata al CRDAV del Macro, non avrei mai immaginato di poter tirare fuori da un normale tirocinio, una delle esperienze più formative che stanno caratterizzando il mio, seppur giovane, percorso universitario. Sono partita da una semplice risistemazione dell’Emeroteca del Museo, costituita da moltissimi volumi che, senza un minimo di ordine e pulizia, sarebbero stati destinati ad una fine certa. Così stavo lì, giorno dopo giorno, a ordinare per alfabeto, eliminare i doppi delle riviste rimasti negli scaffali per molti anni e, una volta finito il lavoro, a catalogare il tutto sia sul cartaceo che sul computer (un lavoro che è stato poi, sapientemente ed intelligentemente, pubblicato su Slideshare). Che la situazione economica attuale del Museo non permetta una completa fruizione di ciò che il Museo stesso mette a disposizione, è condizione comune a molti enti culturali del Paese, vittima di una pressappochismo ed una trascuratezza comune a tutti i vertici della nostra bella Italia. Polemiche a parte, nonostante gli studenti e i visitatori a conoscenza di questo piccolo gioiello fossero ben pochi, non è stato difficile, per una giovane studentessa come me, rimanere soddisfatta e fiera del mio piccolo apporto al miglioramento della condizione espositiva di questa Emeroteca (per altre informazioni vi invito a consultare http://www.slideshare.net/CRDAV). Nonostante la facilità con la quale io avessi tratto soddisfazione da questo lavoro molto ordinario, un ulteriore compito è arrivato a moltiplicare questo mio stato di sublime fierezza: sistemare il Fondo Storico Gallerie Romane, senza il quale non sarebbe nato questo e-book. Spiegare cosa sia il Fondo non è molto difficile, anche se a causa del poco tempo che abbiamo avuto a disposizione per studiarlo e restituirlo al pubblico nel migliore dei modi, la mia sarà probabilmente una definizione riduttiva. Si tratta semplicemente di moltissimi documenti della più svariata natura, da inviti, a locandine e a riviste che testimoniano la florida attività culturale delle Gallerie Storiche Romane, dagli anni Quaranta agli anni Novanta dello scorso secolo. L’Attico, la Salita, la Galleria dell’Oca sono solo alcuni dei nomi che risultano in questa raccolta che ancora merita di essere attentamente studiata e fruita, per poter tirare fuori il meglio di sé. Il mio lavoro di conservatrice e “ordinatrice” di documenti anche in questo caso è tornato utile: questa volta con un pizzico di interesse in più, poiché non era necessario sfogliare riviste su riviste per poter guardare fotografie di artisti ed opere. Esse erano semplicemente lì, sull’invito alla mostra di Pino Pascali o sul manifesto pubblicitario di una performance. La semplicità con cui riuscivo a guardare foto dell’epoca e ad avere informazioni che su Google sono ancora molto lacunose, ha contribuito ad apprezzare maggiormente i centri di Ricerca e Documentazione come questo del Macro, che purtroppo non sta vivendo il migliore dei momenti. Nonostante il lavoro di riordino della raccolta non fosse ancora ultimato (cosa che invece era accaduta, fortunatamente, all’Emeroteca) è stato su iniziativa di Alessandro Califano ed Elisabetta Bianchi che ho potuto scrivere della mia esperienza da conservatrice all’interno della Biblioteca, in un articolo che è stato pubblicato su EQUIPèCO, rivista edita da Carmine Muliere. Il nostro team, composto dai suddetti Alessandro ed Elisabetta insieme alla nostra ricercatrice di fiducia Giulia Arganini, che ha condotto una vera e propria indagine critica sul mondo delle Gallerie Storiche, ha così avuto uno spazio dedicato sulla rivista in merito a questa bella esperienza. Se a dicembre 2014 i miei anni mi apparissero molto pochi per poter avere avuto subito la possibilità di scrivere su una
  • 22. rivista d’Arte Contemporanea che fra poco compierà il suo primo ventennale, non ho avuto tempo di metabolizzare la bella notizia quando subito se ne è profilata una nuova ancora più bella: il riallestimento espositivo della Biblioteca del CRDAV sulla base di ciò che fino a quel momento era uscito fuori dal nostro lavoro. TITOLO 2: LA MOSTRA (CONSERVAZIONE – CURATELA) Per poter valorizzare al meglio i documenti che abbiamo scoperto in corso d’opera essere molto preziosi ed indicativi di un’epoca artistica certe volte generalizzata, è stato deciso di esporre i nostri studi in un allestimento della Biblioteca, all’interno delle cassettiere e degli scaffali disponibili al pubblico. Il concept di questa mostra indipendente non ha nulla a che vedere con la presenza di tutti i volumi del Fondo: Direzione Donna infatti rappresenta solo una delle tante sfaccettature che caratterizzano questa collezione. Negli anni Sessanta e Settanta dello scorso secolo, pare che numerose donne avessero preso in mano la direzione, per l’appunto, di alcune delle Gallerie Romane che sono presenti nel Fondo: Lavatoio Contumaciale di Tomaso Binga (Bianca Menna) e Arti Visive di Sylvia Franchi sono solo alcuni dei nomi che appaiono nel catalogo della nostra mostra. Il mio apporto all’organizzazione di questa esposizione indipendente nasce come ordinatrice e conservatrice del Fondo: lì dove c’è qualcuno che fa ricerca –in questo caso la mia collega Giulia – c’è sempre qualcuno che fa ordine e conserva, o almeno così dovrebbe essere. I nostri piccoli documenti sono stati inseriti in buste di carta, a loro volta inserite, in ordine alfabetico, dentro faldoni di cartone sui quali avremmo apportato, avendo a disposizione più tempo, i nomi di tutte le gallerie. Tuttavia, per chi ha seguito vicende e vicendevoli del CRDAV – Macro, sa che non è stato possibile continuare. Nonostante tutti questi inconvenienti, l’inaugurazione del 5 marzo 2015 ha dato enorme soddisfazione a tutti noi, quando la biblioteca si è riempita di alcune persone veramente degne di nota: partendo da Nicola Carrino, artista contemporaneo che ha esposto in diverse Gallerie della mostra, passando per Angela Scroth, direttrice di Sala 1 (ringraziandola ancora per averci taggato e fatto pubblicità su FB) per arrivare a Simonetta Lux, Storica e Critica d’Arte Contemporanea con la quale ho avuto il piacere di fare una bella chiacchierata di cui parlerò nel prossimo capitolo. Nonostante io abbia tentato di iniziare le mie piccole esperienze come conservatrice di beni culturali, indirizzata dal mio percorso universitario, è emersa la mia tendenza, sempre presente in me stessa, a voler curare più che conservare. Mentre è stato elaborato il progetto di allestimento della biblioteca, ho pensato che lo stesso riordino di quel piccolo angolo lasciato un po’ a se stesso costituisse in sé, un allestimento. Un po’ come se nella figura dell’archivista/conservatore fosse intrinseca la figura del curatore, dell’allestitore di una mostra. Non è forse il restauratore che permettendo una fruizione totale dell’opera pone le basi per un allestimento che non dovrà danneggiare l’opera stessa? Viaggiando un po’ su questa linea d’onda, mentre ordinavo i piccoli tasselli di questo mosaico, permettevo che i miei colleghi potessero elaborare nelle loro menti un ordine da esporre al pubblico, ordine al quale ho poi fisicamente preso parte. Che si trattasse del primo passo verso una vita da curatrice anziché da conservatrice l’ho capito subito, e forse l’ho sempre saputo. Ci si è molto interrogati, nel corso degli ultimi decenni, sulla funzione del Museo: esporre per il pubblico e non per se stessi è un motto che tutti, a mio avviso, dovrebbero fare proprio. Nonostante la nostra piccola esperienza d’allestimento, la prima per me ma sicuramente non per i miei colleghi più anziani, ho ritenuto bellissimo che abbiano partecipato le persone di cui ho parlato sopra, ma altrettanto bello e soddisfacente che altri visitatori estranei all’argomento abbiano potuto fruire dei contenuti del nostro lavoro. Eleonora Rebiscini
  • 23. La musica nella società italiana dal 1960 al 1979 La musica italiana risentì dei cambiamenti occorsi all’Italia degli anni Sessanta e Settanta. Andò trasformandosi, passando da dolce passatempo cui dedicare ore libere a professione seria e impegnata, un terreno vergine in cui la politica e l’ ideologia trovarono un nuovo spazio in cui esprimersi. Le musica leggera italiana trova negli anni Sessanta interpreti femminili che ne cambiano completamente l’aspetto, lasciando alle spalle la monumentale staticità fisica degli anni precedenti, in favore di una nuova dinamicità, prima vocale e poi anche estetica. Sono gli anni dei successi discografici di Mina, della vittoria a Sanremo di una poco più che bambina Gigliola Cinquetti, delle graffianti voci di Iva Zanicchi e Ornella Vanoni. Ma il vero e proprio scarto verso il moderno concetto di musica pop europea avvenne solo nella seconda metà degli anni Sessanta e venne impersonificata dalle canzoni di Patti Pravo, artista simbolo di quegli anni, che non si spaventò a prendere ad esempio il beat inglese, sia nelle melodie che nell’aspetto fisico. Le sue celeberrime esibizioni al leggendario Piper di Roma, rimarranno a lungo nella memoria di chi visse quei ruggenti anni di trasformazione. L’Italia conosceva un benessere ormai affermato, proiettandosi per la prima volta con decisione nella nuova società dei consumi, caratterizzata dall’utilizzo ormai allargato dell’automobile, vero simbolo di questa rinascita. Ed i giovani vedevano nella Pravo il loro contrappunto su scala nazionale: giovane, bella e incredibilmente attuale rispetto alla scena europea, capace di portare la musica dalle ultime alle prime pagine dei giornali quale fenomeno culturale. Ma in questo scenario musicale ormai moderno anche se in continua trasformazione, e fecondo di successi discografici, intervennero a gamba tesa gli anni Settanta, trascinando in una spirale di politica e violenza la musica. La melodia, il ritmo lasciarono spazio alle parole e alla loro potenza. Il messaggio che un decennio prima Bob Dylan aveva lanciato, quello di una musica finalmente spazio da occupare con parole di protesta, di messaggi “soffiati dal vento”, trovarono in Italia una nuova linfa. I cantautori si fecero impegnati ed il rock, soprattutto di derivazione folck come da dylaniana tradizione, trovò materialità nelle canzoni di cantautori come De Gregori, Venditti e De Andrè. Ma non solo cantautori. L’Italia si fece protagonista assoluta della musica Progressive, proponendo band dai nomi singolari, spesso accorciati nel normal parlare, che presero ad esempio il rock dei Pink Floyd e la teatralità dei Genesis, proponendone una versione politicamente più impegnata. Sono gli anni degli Area, della Premiata Forneria Marconi e del Banco del Mutuo Soccorso e nei loro testi sono vive le tensioni
  • 24. politiche portate dal fenomeno movimentista molto attivo in Italia, le incognite portate da una primissima fase di recessione economica dopo i fasti del decennio precedente ed il rumore delle bombe che dalla strage di Piazza Fontana in poi, fino alla strage della stazione di Bologna, segnerà la vita del paese negli anni Settanta. La deriva politica di quegli anni trasformò dunque il concetto collettivizzante proprio dei grandi concerti. I grandi nomi del rock internazionale, preoccupati dai disordini crescenti nel nostro paese, che trovavano proprio nei grandi raduni musicali uno spazio ideale per far emergere e propagare i propri ideali politici, iniziarono a disertare i palcoscenici italiani. Alcuni addirittura furono quasi aggrediti dalla folla che pretendeva di assistere ad uno spettacolo musicale senza pagare il biglietto, deriva dell’idea montante negli anni Settanta che ogni cosa dovesse essere alla portata di chiunque. Questa situazione durò fino almeno al 1980 quando alcuni grandi concerti vennero nuovamente organizzati in Italia, probabilmente anche perché la stagione delle stragi sembrava con il nuovo decennio essere definitivamente superata. Roberto De Nicola
  • 25. Bibliografia generale sulle Gallerie Storiche Romane (ordinata per anno) 1938 “Domus”, 1938 articolo di L. De Libero sull’attività della Cometa. 1955 Bruno Caruso (a cura di), L’Obelisco, Palermo 1955. (OBELISCO RM 1946-1955) 1970 Achille Bonito Oliva (a cura di), Vitalità del negativo nell’arte italiana 1960/70, catalogo della mostra, Roma, Palazzo delle Esposizioni, novembre 1970 – gennaio 1971, Centro Di, Firenze 1970. (1970 RM PALAZZO DELLE ESPOSIZIONI) 1972 Enrico Crispolti, G. Di Genova, Esperienze attuali di figurazione di non figurazione e di progettazione concettuali o spaziali, Edizioni Il Grifo, Roma 1972. (1972 RM IL GRIFO) 1973 Achille Bonito Oliva (a cura di), Contemporanea, catalogo della mostra, Roma, Parcheggio di Villa Borghese, novembre 1973-febbraio 1974, Centro Di, Firenze 1973. (1973 RM VILLA BORGHESE) 1983 Galleria La Salita, 1957-1983: un disegno dell’arte, L. Sampaolesi, Roma 1983. 1986 Atti del convegno sulla figura e l’opera di Libero De Libero, Fondi 1986; Giulio Carlo Argan, Palma Bucarelli (a cura di), Tridente Dieci. Aspetti di Arte. Gli anni Cinquanta. Gli anni Sessanta, catalogo della mostra, febbraio 1986, Tridente Dieci, Roma 1986; Libero De Libero, Roma 1935, Fondi 1986. 1987 Fabio Sargentini, Roberto Lambarelli, Lucia Masina (a cura di), L’Attico 1957 – 1987. 30 anni di pittura, scultura, musica, danza, performance, video, catalogo della mostra, Spoleto, Chiesa di San Nicolò, 1 luglio – 30 agosto 1987, Mondadori, Milano; De Luca, Roma 1987. (coll. ATTICO/RM/1957-1987) 1989 Galleria della Cometa. I cataloghi dal 1935 al 1938, Edizioni della Cometa, Roma 1989; Plinio De Martiis (a cura di), La Tartaruga. Gli anni originali, Quaderni d’arte e letteratura, Roma, Marzo 1989, nn. 5-6, De Luca Edizioni d’arte, Roma 1989. (1950 RM TARTARUGA) 1990 Galleria Incontro d’Arte 1970-1990, Galleria Incontro d’Arte, Roma 1990; (INCONTRO D’ARTE RM 1970-1990) Daniela Lancioni (a cura di), Galleria d’Arte Il Millennio. Decimo anniversario, Roma, Galleria Il Millennio, novembre - dicembre 1990; (MILLENNIO RM 1980-1990) Rosella Siligato (a cura di), Roma anni '60. Al di là della pittura, catalogo della mostra, Roma, Palazzo delle Esposizioni, 20 dicembre 1990 - 15 febbraio 1991, Edizioni Carte
  • 26. segrete, Roma 1990. (1990 RM PALAZZO ESPOSIZIONI) 1991 Laura Cherubini (a cura di), 60 – 90. Trenta anni di avanguardie romane, catalogo della mostra, Roma, Palazzo dei Congressi, EUR, marzo 1991, Edizioni Carte Segrete, Roma 1991; Maurizio Fagiolo dell'Arco (a cura di), Roma Cinquanta, catalogo della mostra, Roma, Galleria Sprovieri, febbraio 1991, Edizioni Galleria Sprovieri, Roma 1991. 1992 Quarant’anni nell’arte del libro. Editalia 1952-1992, Editalia, Roma 1992. 1993 Achille Bonito Oliva (a cura di), Tutte le strade portano a Roma?, catalogo della mostra, Roma, Palazzo delle Esposizioni, 12 marzo – 25 aprile 1993, Carte Segrete, Roma 1993; Germano Celant, Anna Costantini (a cura di), Roma-New York 1948-1964, catalogo della mostra, New York, The Murray and Isabella Rayburn Foundation, 5 novembre 1993 – 15 gennaio 1994, Charta, Milano 1993. 1994 Roma. Sotto le stelle del '44: storia, arte e cultura dalla Guerra alla Liberazione, catalogo della mostra, Roma, Palazzo delle Esposizioni, 16 dicembre 1994 – 28 febbraio 1995, Zefiro, Follonica 1994; (1994 RM PALAZZO DELLE ESPOSIZIONI) Daniela Bigi, Il Teatro delle Arti. Attività espositive dal 1937 al 1943, ENAP, 1994; (GALLERIA DI ROMA RM 1937-1943) Lavatoio Contumaciale. I Venti Anni del Centro 1974-1994, Roma 1994. (LAVATOIO CONTUMACIALE RM 1974-1994) 1995 Fabrizio D’Amico (a cura di), Roma 1950-59. Il rinnovamento della pittura in Italia, catalogo della mostra, Ferrara, Palazzo dei Diamanti, 12 novembre 1995 - 18 febbraio 1996, Ferrara 1995; Daniela Lancioni (a cura di), Roma in mostra 1970-1979: materiali per la documentazione di mostre performance dibattiti, Edizioni Joyce & Co., Roma 1995; (1995/RM/Palazzo delle Esposizioni) Angelica Savinio, Francesca Antonini (pubblicazione a cura di), Il segno. 1964-1994 per i trent’anni, Il Segno, Roma 1995. (IL SEGNO RM 1964-1994) 1996 Elisabetta Cristallini, Tanino Chiurazzi, lettere a un gallerista eccentrico, Lithos, Città di Castello 1996. 1997 Guglielmo Gigliotti, Giorgio Di Genova, Il Girasole trent’anni dopo, De Luca Editore, Roma 1997. 1998 Galleria Giulia. La collezione di una galleria volume I, catalogo a cura di Carla Mendini, Giorgio Manzardo, Walter Cantatore, Mazzotta, Milano 1998; (708.562 GAL) Sylvia Franchi (a cura di), Artivisive in progress. Roma 1969-1998, Edizioni Christengraf, Roma 1998; (ARTIVISIVE RM 1969-1998) Daniela Lancioni (a cura di), Gian Tomaso Liverani. Un disegno dell’arte: la Galleria La
  • 27. Salita dal 1957 al 1998, catalogo della mostra, Roma, Spazio per l’Arte Contemporanea Tor Bella Monaca, U. Allemandi, Torino 1998; (1998/RM/TOR BELLA MONACA) Margherita Sassone, Mitzi Sotis (a cura di), Voci. 1948 Roma 1960, catalogo della mostra, Roma, Studio Sotis, 21 aprile-30 maggio 1998, Studio Sotis, Roma 1998. 1999 Claudia Salaris, La Roma delle avanguardie. Dal Futurismo all'Underground, Editori Riuniti, Roma 1999. 2000 Galleria Giulia. La collezione di una galleria volume II, catalogo a cura di Carla Mendini, Giorgio Manzardo, Walter Cantatore, Mazzotta, Milano 2000; (708.562 GAL) Achille Perilli, L' Age d'or di Forma 1, Edizioni De Luca, Roma, 2000. 2001 Alberto Arcioni, Dal Canova al Canovaccio. Cronache di uno studio, Palombi Editori, Roma 2001. (IL CANOVACCIO RM 1800 – 2000) 2002 Domenico Guzzi, L’anello mancante. Figurazione in Italia negli anni ’60 e ’70, Vol. I e II, Editori Laterza, Bari 2002. 2003 La grande svolta anni ‘60. Viaggio negli anni Sessanta in Italia, catalogo della mostra, Padova, Palazzo della Ragione, 7 giugno – 19 ottobre 2003, Skira Editore, Ginevra-Milano 2003; Achille Bonito Oliva, The Bridges of Art, Skira editore, Milano 2003; (IL PONTE RM 1993- 2003) Rosalia Manno Tolu, Maria Grazia Messina (a cura di), Fiamma Vigo e “Numero”. Una vita per l’arte, catalogo della mostra, Firenze, Archivio di Stato, 7 ottobre - 20 dicembre 2003, Centro Di, Firenze 2003. 2004 Il segno. Trenta più dieci, catalogo a cura di Angelica Savinio, Francesca Antonini, Giovanna Caterina de Feo, il Segno, Roma 2004; (SEGNO RM 1995-2004) Lavatoio Contumaciale. I Trenta Anni del Centro, Edizioni Il Filo, Roma 2004. (LAVATOIO CONTUMACIALE RM 1974-2004) 2005 Agnese De Donato, Via Ripetta 67. “Al Ferro di Cavallo”: pittori, scrittori e poeti nella libreria più bizzarra degli anni ’60 a Roma, Edizioni Dedalo, Bari 2005. (AL FERRO DI CAVALLO RM 1957 1966) 2007 Fabio Sargentini (a cura di), L’Attico: anni lunari. 25 novembre 1957 – 25 novembre 2007, Edizioni della Cometa, Roma 2007. (2007/RM/L'ATTICO/G) 2008 Francesca Capriccioli, Mary Angela Schroth (a cura di), Mémoires cronistorie d’arte contemporanea 1967-2007, Gangemi Editore, Roma 2008. 2009
  • 28. 1957-2004. Cinquant’anni d’arte italiana nelle cronache di Lorenza Trucchi, Fondazione La Quadriennale di Roma, Marsilio Editori, Venezia 2009. 2010 Luca Massimo Barbero, Francesca Pola (a cura di), Macroradici del contemporaneo. A Roma, la nostra era avanguardia, catalogo della mostra, Roma, MACRO Museo d’Arte Contemporanea Roma, 23 gennaio – 5 aprile 2010, Mondadori Electa, Milano 2010; (2010 RM MACRO) Luca Massimo Barbero, Francesca Pola (a cura di), Macroradici del contemporaneo. L’Attico di Fabio Sargentini 1966-1978, catalogo della mostra, Roma, MACRO Museo d’Arte Contemporanea Roma, 26 ottobre 2010 – 6 febbraio 2011, Mondadori Electa, Milano 2010. (2010/RM/MACRO) 2011 Luca Massimo Barbero, Gli irripetibili anni '60 a Roma, catalogo della mostra, “Gli irripetibili anni ’60. Un dialogo tra Roma e Milano”, Roma, Museo Fondazione Roma, 10 maggio - 31 luglio 2011; Milano, Palazzo Reale, 7 settembre - 20 novembre 2011, Skira, Milano 2011. 2013 Daniela Lancioni (a cura di), Anni '70. Arte a Roma, catalogo della mostra, Roma, Palazzo delle Esposizioni, 17 dicembre 2013 - 2 marzo 2014, Azienda Speciale Palaexpo, Roma 2013; Federica Pirani, Gloria Raimondi (a cura di), Legami e corrispondenze. Immagini e parole attraverso il 900 romano, catalogo della mostra, Roma, Galleria d’Arte Moderna di Roma Capitale, 28 febbraio - 29 settembre 2013, Palombi Editore, Roma 2013; Maria Catalano, Federica Pirani, Assunta Porciani (a cura di), Libero De Libero e gli artisti della Cometa, catalogo della mostra, Roma, Galleria d’Arte Moderna di Roma Capitale, 29 gennaio – 27 aprile 2014, Palombi Editore, Roma 2013. Alcuni testi della presente bibliografia sono consultabili anche presso la Biblioteca del Centro Ricerca e Documentazione Arti Visive (CRDAV) - MACRO Roma. (a cura di Giulia Arganini)
  • 29. ANTOLOGIAANTOLOGIA Testi e documentazione fotograficaTesti e documentazione fotografica
  • 30. Galleria Rosa – le immagini
  • 31. Tomaso Binga, Lavatoio Contumaciale, 1976 Invito alla mostra di Edith Schloss, Il Segno, 1968
  • 32. Palma Bucarelli e Giulio Carlo Argan alla Galleria Nazionale d'Arte Moderna, s.d. Angelica Savinio, Il Segno, s.d. Carla Accardi, Forma 1, s.d.
  • 33. Marisa Volpi e Carla Lonzi, Qui Arte Contemporanea, s.d.
  • 34. Mara Coccia, Arco d'Alibert, s.d. Lorenza Trucchi e Rocco Genovese, Arti Visive, ottobre 1971
  • 35. Marisa Volpi e Lorenza Trucchi con L. Bozzini, M. Verdone e N. Ponente, Qui Arte Contemporanea, febbraio 1976 Sylvia Franchi, Alberto Boatto, Filiberto Menna, Rosario Assunto, Arti Visive, 1969 Bianca Menna e Tomaso Binga Oggi Spose, Lavatoio Contumaciale, 1977
  • 36. Graziella Lonardi Buontempo, Incontri Internazionali d'Arte, 1988 Luisa Laureati Briganti, Galleria dell'Oca, s.d.
  • 37. Gallerie Romane anni Sessanta e Settanta MARLBOROUGH 1962, Carla Panicali STUDIO D’ARTE ARCO D’ALIBERT 1963, Mara Coccia IL SEGNO 1964, Angelica Savinio GALLERIA DELL’OCA 1967, Luisa Laureati ARTI VISIVE 1969, Sylvia Franchi INCONTRI INTERNAZIONALI 1970, Graziella Lonardi Buontempo INCONTRO D’ARTE 1970, Giulia Romano Lodigiani PRIMO PIANO 1972, Maria Colao LAVATOIO CONTUMACIALE 1974, Tomaso Binga COOPERATIVA VIA BEATO ANGELICO 1974, Carla Accardi, Anna Maria Colucci, Suzanne Santoro SALA 1 1970, Tito Amodei. Dal 1984, Mary Angela Schroth
  • 38.
  • 39. GALLERIA MARLBOROUGH (1962, Carla Panicali) Carla Panicali apre nel 1962 la galleria Marlborough insieme a Bruno Herlitzka, con il quale aveva già diretto dal 1957 la galleria Il Segno (ceduta nel 1964 ad Angelica Savinio). La Marlborough, nata come sede associata romana delle omonime gallerie di Londra e di New York, segue la vocazione “internazionale”, rappresentando i più noti artisti italiani e stranieri: Alberto Burri, Emilio Vedova, Lucio Fontana, Arnaldo Pomodoro, Henry Moore, Giulio Turcato, Toti Scialoja, Luigi Spazzapan, Gastone Novelli, Achille Perilli, Beverly Pepper, Piero Dorazio, Giuseppe Capogrossi, Robert Motherwell, ecc. Attiva per tutti gli anni ’60 e ’70, chiude nel 1980 e l’anno successivo, negli stessi locali, Carla Panicali fonda una nuova galleria con il nome L’Isola.
  • 40. STUDIO D’ARTE ARCO D’ALIBERT (1963, Mara Coccia) Dopo un’esperienza di apprendistato con Claudio Bruni alla galleria La Medusa, Mara Coccia inizia la sua attività nel 1963 aprendo la galleria Arco d’Alibert, che si inserisce nel panorama dei più rinomati spazi espositivi romani degli anni Sessanta insieme a La Salita di Gian Tomaso Liverani, La Tartaruga di Plinio De Martiis, L’Attico di Bruno e Fabio Sargentini, L’Obelisco di Gaspero del Corso e Irene Brin, La Nuova Pesa di Alvaro Marchini. Con lo scopo prioritario di promuovere l’arte contemporanea in tutte le sue forme e modalità di espressione, la galleria è aperta alle nuove sperimentazioni, dal teatro d’avanguardia, al cinema, alla poesia visiva. Mara Coccia cerca una direzione di ricerca alternativa a quella perseguita dalle altre gallerie: “la galleria si veniva a trovare schiacciata tra la Salita e la Tartaruga, perciò ho cercato di darle una linea diversa… di informazione e documentazione”. Lavora impostando rapporti diretti con gli artisti che ospita, tra i quali Gastone Novelli, Franco Angeli, Jannis Kounellis, Claudio Verna, Tano Festa, Gianfranco Notargiacomo, Piero Dorazio, Giulio Turcato, Achille Perilli, Fabio Mauri, Carla Accardi, Michelangelo Pistoletto e Alexander Calder (con la prima grande mostra dell’artista a Roma, organizzata da Caradente). Nel 1981 la galleria si sposta in via Condotti col nome di Associazione Mara Coccia. Dopo altri trasferimenti di sede, chiude nel 2012. L’eredità dell’Associazione viene portata avanti da Anna Marra, che ha aperto la sua galleria in diretta continuità con l’esperienza di collaborazione con Mara Coccia.
  • 41. IL SEGNO (1964, Angelica Savinio) Il Segno, inaugurato nel 1957 da Carla Panicali e Bruno Herlitzka, viene ceduto nel 1964 ad Angelica Savinio, che aveva collaborato con i due precedenti direttori alla galleria Marlborough, oltre che con Fiamma Vigo a Numero e con Gian Tomaso Liverani a La Salita. Seguendo la direzione dei suoi predecessori, Angelica Savinio non vuole dar vita ad una galleria “di tendenza”. Al contrario, viste le ridotte dimensioni del suo spazio, privilegia esposizioni di opere su carta, piccoli formati e grafica: incisioni di artisti contemporanei con i quali era legata da rapporti di amicizia (Achille Perilli, Piero Dorazio, Gastone Novelli, Giulio Turcato e altri), tempere e collages di Toti Scialoja, mostre di grafica di Mirò, Picasso, Hans Richter, Max Ernst, Chagall, Jean Dubuffet, Rime dantesche illustrate da opere di Alberto Burri, disegni di Le Corbusier. Pur nella continua coerenza di programmi, non mancano mostre atipiche come American Supermarket del ’65 e quella di grandi sculture di Melotti del ’68. La galleria è ancora attiva nella storica sede di Via Capo le Case e ha mantenuto la stessa grafia del suo nome originario.
  • 42. GALLERIA DELL’OCA (1967, Luisa Laureati) Nata nel 1965 come libreria - frequentata da intellettuali e registi come Moravia, Pasolini, Ungaretti, Parise, Flaiano, Petri e Zurlini - la Galleria dell’Oca diviene, dal 1967, uno dei più noti spazi espositivi della Capitale. Ideatrice e promotrice della galleria è Luisa Laureati, che propone artisti contemporanei o appartenenti al recente passato, fra i quali Angeli, Festa, Sordini, Matta, Turcato, Kounellis, Paolini, Carol Rama, Mattiacci. Organizza inoltre mostre in omaggio a grandi artisti del Novecento italiano come De Pisis, Morandi e Magnelli. La sede di via dell’Oca chiude nel 1997, per riaprire nel 2006, ad opera della stessa Luisa Laureati, dopo diversi trasferimenti, in Via del Vantaggio, sede della storica galleria di Alvaro Marchini, La Nuova Pesa.
  • 43. ARTI VISIVE (1969, Sylvia Franchi) Sylvia Franchi inaugura nel 1969 la galleria Arti Visive, nome suggeritole da Ettore Colla ad indicare l’intento interdisciplinare del programma espositivo, comprendente pittura, arti plastiche, scultura, grafica, avanguardia poetica, fotografia, cinema, teatro, design. Fin dalla mostra d’esordio - intitolata Presenze di scultura, con Calò, Franchina, Lorenzetti, Garelli e altri protagonisti della Biennale di Venezia del ‘70 - è chiaro come Arti Visive si differenzi dalle gallerie di tendenza. Sylvia Franchi non intende rivolgersi ad un pubblico di acquirenti o collezionisti né seguire esclusivamente gli indirizzi suggeriti dalla critica: “Ho sempre pensato alla mia galleria come a un piccolo spazio culturale di arte moderna e contemporanea, privato, interdisciplinare, attento agli artisti meno alla moda e comunque a tutti gli artisti di qualità che di volta in volta ho incontrato”. Ha proposto esposizioni di sola promozione culturale, nella convinzione che una galleria dovesse collaborare con gli enti pubblici svolgendo un ruolo didattico per la società. Tra le più interessanti mostre degli anni Settanta la stessa Sylvia Franchi ha ricordato Geografia (riproposta tra il ’69 e ’71), incentrata sul tema del decentramento culturale, Poesia Visiva (1974), di sole donne, confluita nel ’78 nell’unica rassegna storica al femminile della Biennale di Venezia e la mostra Grafiche Tendenze (1977), dedicata a cinque tra i più importanti designers italiani contemporanei.
  • 44. INCONTRI INTERNAZIONALI D’ARTE (1970, Graziella Lonardi Buontempo) Gli Incontri Internazionali d’Arte vengono fondati nel 1970 da Graziella Lonardi Buontempo come associazione culturale con il fine di “diffondere e di incrementare la conoscenza dell’arte contemporanea in tutte le sue forme, rivolgendo una particolare attenzione a quanto di nuovo si manifesti”. Presidente dell’Associazione è stato Alberto Moravia e figura critica di riferimento Achille Bonito Oliva. Due sono le mostre degli Incontri Internazionali che hanno segnato la storia dell’arte contemporanea: Vitalità del negativo nell'arte italiana 1960/70 (1970), che trasforma la sede pubblica del Palazzo delle Esposizioni in un laboratorio creativo dei principali artisti italiani d’avanguardia e Contemporanea (1973/74), estensiva rassegna internazionale ed interdisciplinare sul contemporaneo allestita nel nuovo parcheggio sotterraneo di Villa Borghese. Animatrice culturale appassionata all’arte, Graziella Lonardi Buontempo riesce, entrando in diretto rapporto con gli artisti, a convogliare sulla scena artistica romana i più importanti nomi internazionali, da Joseph Beuys, a Andy Warhol, Richard Serra, Robert Rauschenberg, il gruppo Fluxus, Christo, Daniel Buren, ecc. L’Associazione diviene un luogo di sperimentazioni: oltre alle mostre e alle performance, nella sede di Palazzo Taverna si tengono incontri e dibattiti su arte, cinema e teatro che vedono confrontarsi i più rinomati artisti, critici e storici dell’arte degli anni Settanta. INCONTRO D’ARTE (1970, Giulia Romano Lodigiani) Giulia Romano Lodigiani apre la galleria Incontro d’Arte nel 1970. Nei primi due anni, la galleria ha allestito soltanto collettive, per poi passare, dal 1972, ad una serie di mostre suddivise per periodi di ricerca: dalle mostre di opere su carta dei maestri della Scuola di Parigi (Marc Chagall, Georges Braque, Sonya Delaunay, Max Ernst, Juan Mirò, Sebastian Matta, Pablo Picasso), ad un ciclo dedicato al teatro Liberty Décò, alle mostre dei pittori della Scuola di Via Cavour, da Antonietta Raphael, a Mario Mafai, Adriana Pincherle, Rolando Monti, Virgilio Guzzi. Giulia Romano ha individuato nell’indipendenza culturale l’indirizzo univoco e significante di Incontro d’Arte, che si colloca dunque al di fuori di ogni tendenza.
  • 45. PRIMO PIANO (1972, Maria Colao) Nel 1972 Maria Colao fonda in Via Vittoria la galleria Primo Piano, inaugurandola con una mostra di Carlo Lorenzetti. Da allora la dirige per i successivi trent’anni, privilegiando inizialmente artisti del panorama contemporaneo italiano come Nicola Carrino, Teodosio Magnoni e Marco Gastini. Successivamente apre l’interesse anche alla scena internazionale, esponendo per la prima volta a Roma nomi come Mel Bochner, Sol LeWitt, Fred Sandback e Carel Visser. Nel 1983 la galleria si trasferisce in Via Panisperna, dove oltre ad uno spazio espositivo diviene una delle più fornite librerie di arte contemporanea a Roma. Le scelte espositive di Maria Colao, che ha diretto la galleria fino al 2003, sono state dettate dal suo apprezzamento per gli artisti piuttosto che dalle logiche commerciali. LAVATOIO CONTUMACIALE (1974, Tomaso Binga) Il Centro d’Informazione Culturale Lavatoio Contumaciale é ideato e fondato, nel 1974, dall’artista Tomaso Binga (nome d’arte di Bianca Pucciarelli), con la collaborazione del marito Filiberto Menna, critico d’arte. Il Centro occupa il locale di un ex “lavatoio contumaciale” (cioè un luogo dove venivano lavati e bolliti i panni delle malattie infettive), ristrutturato nel ’74 su progetto dell’architetto Costantino Dardi. Il Lavatoio rientra dunque in quegli spazi autogestiti da donne artiste (come la galleria Numero di Fiamma Vigo e la Cooperativa Beato Angelico di Carla Accardi, Anna Maria Colucci e Suzanne Santoro), nati a partire dagli anni ’70, con l’aprirsi della stagione femminista e della questione della relazione tra femminismo e arte. Luogo d’incontro e di aggregazione culturale, il Lavatoio Contumaciale propone sin dall’inizio, manifestazioni e dibattiti sui diversi temi dell’attualità, della letteratura, della poesia, delle arti visive, del teatro, del cinema e dei nuovi media. COOPERATIVA VIA BEATO ANGELICO (1976, Carla Accardi, Anna Maria Colucci, Suzanne Santoro, Nilde Carabba, Franca Chiabra, Regina della Noce, Nedda Guidi, Eva Menzio, Teresa Montemaggiori, Stephani Coursler, Silvia Truppi) La Cooperativa Via Beato Angelico, fondata nel 1976 da un gruppo di donne guidato da Carla Accardi, rientra in quegli spazi autogestiti da artiste nati a partire dagli anni ’70, con l’aprirsi della stagione femminista e della questione della relazione tra femminismo e arte. “La cooperativa nasce con il proposito di presentare il lavoro di donne artiste che operano e hanno operato nel campo delle arti visive. A fianco di tale attività la cooperativa si propone di studiare, raccogliere e documentare tale lavoro e sarà quindi grata a chiunque vorrà aiutare in questo senso facendo pervenire materiali, libri, fotografie”. In seguito a discordanze sul modo di intendere il femminismo in rapporto all’arte, nel 1978, a soli due anni dall’apertura, la Cooperativa si scioglie.
  • 46. SALA 1 (1970, Tito Amodei. Dal 1984, Mary Angela Schroth) Sala 1 è un'associazione culturale fondata nel 1970 dallo scultore Tito Amodei in uno spazio all’interno del complesso del Santuario Pontificio della Scala Santa a San Giovanni. Nel 1976 decide di affidare la direzione artistica agli artisti stessi: Sala 1 diventa così, nella seconda metà degli anni Settanta, un luogo di effettiva sperimentazione artistica ed espositiva. Dal 1984 la direzione passa a Mary Angela Schroth, che ancora oggi ne è a capo. Impegnata nella ricerca sperimentale dell'arte contemporanea, dell'architettura, del teatro, del cinema, della musica, Sala 1 si è distinta per la programmazione orientata ad accogliere progetti nazionali e internazionali inediti in Italia. Accanto all'attività espositiva, si propone come luogo attivo per manifestazioni di elevato livello professionale: riunioni, seminari, laboratori e conferenze stampa.
  • 47. Un feedback da Sala 1 Mary Angela Schroth (Sala 1) con, a destra, Elisabetta Bianchi Dalla pagina Facebook di Sala 1
  • 48. Una visita guidata alla mostra
  • 50. Un precedente Nel 2011, la Biblioteca del CRDAV presso il MACRO aveva allestito una prima mostra dedicata ai luoghi dell'arte contemporanea a Roma. La mostra spaziava dal 1900 al 1959 e presentava numerosi materiali documentari dalle collezioni del CRDAV. Se ne riproduce, qui di seguito, il testo informativo distribuito in occasione della conferenza stampa, tenutasi il 24 giugno 2011. L'illustrazione qui sotto riprodotta faceva parte del testo informativo stesso. Raffigura la copertina del volume dedicato alle mostre tenute alla Galleria L’Obelisco dal novembre 1946 al luglio 1955, e fa parte della collezione del CRDAV/MACRO. Alessandro Califano 1900-1959: I LUOGHI DELL’ “ARTE CONTEMPORANEA” A ROMA DALLE COLLEZIONI DEL CRDAV. UNA SELEZIONE MACRO Via Nizza, 138 Biblioteca, Livello 2 25 Giugno – 30 Ottobre 2011 Conferenza stampa: 24 giugno 2011, ore 11 Inaugurazione: 24 giugno 2011, ore 19 A cura di MACRO – CRDAV, Centro Ricerca e Documentazione Arti Visive. Cassettiere MACRO: OTTART Prodotti per l’Arte Una mostra per riscoprire la vitalità dell’arte “contemporanea” nella Capitale dal 1900 al 1959, attraverso lo straordinario materiale documentario del Centro Ricerca e Documentazione Arti Visive del MACRO, esposto nelle cassettiere della Biblioteca. Dopo le mostre dedicate a Enrico Prampolini, Oscar Savio e Mario Ballocco, prosegue l’attività
  • 51. espositiva del CRDAV con una mostra che, attraverso una ricca e accurata selezione di cataloghi rari, pieghevoli, inviti, locandine, appartenenti ai propri Archivi, ripercorre l’attività espositiva che Roma dedicò all’arte contemporanea tra il 1900 e il 1959. Un ideale viaggio attraverso 60 anni di cruciale attività, che confermano la volontà e lo sguardo che questa straordinaria città ha sempre avuto anche nei confronti del proprio presente. La mostra ricostruisce un vero e proprio mondo, quello in cui, frequentando certi luoghi espositivi, certe gallerie, certi caffè, certe librerie, certe trattorie si incontrava tutto il mondo letterario e artistico. La sera andavamo.... al Caffè Greco, all’Aragno, alla Casa d’arte italiana, a La Cometa, all’Art Club, a La Margherita, a L’Obelisco, alla Vetrina di Chiurazzi, a L’Age d’or, a La Tartaruga, a L’Attico, alla Galleria del Secolo, al “baretto” di Via del Babuino, alla trattoria dei fratelli Menghi verrebbe da dire, parafrasando il titolo del fortunato libro di Eugenio Scalfari (La sera andavamo in Via Veneto) per segnalare almeno buona parte dei luoghi che hanno visto il “farsi” della storia dell’arte “contemporanea” a Roma, dall’inizio del secolo alla fine degli anni cinquanta. Luoghi affollati, di generazione in generazione, dai vari Marinetti, Prampolini, Jarema, Turcato, Vedova, Dorazio, Sinisgalli, Ungaretti, Villa, Vivaldi e tanti altri ancora... Luoghi che vengono oggi riscoperti nelle speciali cassettiere del MACRO. L’esposizione è suddivisa in due sezioni: 1900-1959: dal Palazzo delle Esposizioni a L’Obelisco e 1950- 1959. Gli anni originali, a ciascuna delle quali è dedicata una cassettiera. 1900-1959: dal Palazzo delle Esposizioni a L’Obelisco. La cassettiera propone un itinerario selezionato che, a partire dall’attività svolta da uno dei principali simboli dell’Italia unita e del periodo umbertino, il Palazzo delle Esposizioni, giunge sino all’importante percorso segnato dalla prima galleria romana a essere inaugurata nel secondo dopoguerra: L’Obelisco di Gaspero Del Corso e Irene Brin. I cataloghi delle mostre della Società degli Amatori e Cultori di Belle Arti, delle Secessioni, delle Biennali Romane e delle Quadriennali, testimoniano la rilevanza del ruolo del Palazzo delle Esposizioni nel primo trentennio del secolo; a questo centro nevralgico per l’analisi delle ricerche e delle tensioni in atto nella
  • 52. scena artistica dell’epoca, si aggiunge inoltre il lavoro della Casa d’Arte Italiana di Enrico Prampolini e Mario Recchi, qui testimoniato attraverso alcuni raffinatissimi Bollettini. Gli anni Trenta e quelli del secondo conflitto bellico, vedono anche la nascita di alcune gallerie, tra cui la Galleria di Roma, La Cometa, la San Marco e La Margherita, la cui attività è qui documentata da alcune delle preziose pubblicazioni realizzate per le mostre. A caratterizzare il clima dell’immediato dopoguerra, è invece la forte necessità di conoscere e verificare le ricerche delle avanguardie europee e internazionali: l’Art Club, con le mostre organizzate alla Galleria Nazionale d’Arte Moderna e con l’attività della galleria-libreria Age d’Or, è una delle realtà a dar maggior voce a tale indirizzo, sostenuto anche dall’attività delle gallerie. Tra queste, L’Obelisco diede spazio alla diffusione dell’arte americana e favorì in particolar modo la circolazione degli artisti italiani all’estero e viceversa. 1950-1959: “gli anni originali” Caratterizzati da un’intensa e frenetica attività, gli anni dal 1950 al 1959 furono “anni originali”. A dare questa definizione fu Plinio De Martiis che nel 1954 aprì la galleria La Tartaruga, la cui effervescente attività si affiancava a quella de La Salita di Gian Tomaso Liverani, e de L’Attico di Bruno e Fabio Sargentini, inaugurate entrambe nel 1957. A queste, che furono i principali riferimenti dell’avanguardia a Roma, in quel decennio si affiancarono altre gallerie dall’interessante identità, tra cui la Selecta, l’arco d’Alibert, Odyssia, La Medusa, Il Segno, La Nuova Pesa. Per quanto riguarda La Tartaruga, il lavoro di diffusione dell’arte americana in Italia con le prime mostre di artisti come Rauschenberg, Twombly, Marca-Relli e Kline, testimonia quella propensione al confronto internazionale che si era radicato nel decennio precedente, e che De Martiis sceglie di affiancare all’analisi delle nuove avanguardie italiane ed europee, proponendo artisti come Accardi, Dorazio e Appel. Fra le gallerie romane di impegno e rottura, la coraggiosa sperimentazione de La Salita è invece testimoniata in particolare dalle mostre di Angeli, Festa, Uncini e di tutta la compagine degli astrattisti del secondo dopoguerra. Infine, le personali di Fontana, Bendini, Scordia, testimoniano alcuni momenti dell’attività de L’Attico, a cui è stata recentemente dedicata una mostra del ciclo MACROradici del
  • 53. contemporaneo, e la cui vitalità artistica lo renderà uno degli spazi più sperimentali e innovativi degli anni sessanta. La mostra è completata da una sezione di approfondimento che propone alcune pubblicazioni antologiche edite dalle stesse gallerie, relative alla loro attività nel corso degli anni, riproduzioni anastatiche di cataloghi pubblicati in occasione delle mostre, monografie attinenti al tema della mostra e alcuni periodici d’arte (da Emporium a Spazio). La mostra “1900-1959: i luoghi dell’arte contemporanea a roma dalle collezioni del CRDAV. Una selezione” è promossa da Roma Capitale, Assessorato alle Politiche Culturali e Centro Storico – Sovraintendenza ai Beni Culturali. Si ringrazia il British Institute of Rome per la collaborazione alla traduzione in inglese dei testi MACRO Via Nizza 138, Roma Orari: martedì - domenica 11-22 (la biglietteria chiude alle 21) Chiuso il lunedì Biglietto:MACROTICKET: MACRO + MACROTestaccio, Intero: € 11,00; Ridotto: € 9,00. Valido 7 giorni (acquistando il biglietto al MACRO si ha la possibilità di visitare anche il MACRO TESTACCIO nell'arco di 7 giorni) Per i cittadini residenti nel Comune di Roma: Intero € 10,00; Ridotto € 8,00 Ufficio Comunicazione MACRO Massimiliano Moschetta - Nicolò Scialanga T +39 06 671070443 stampa.macro@comune.roma.it Ufficio Stampa Zètema Progetto Cultura Patrizia Morici p.morici@zetema.it
  • 54. Suddividersi i compiti... PROGETTO MOSTRA Biblioteca CRDAV [bozza] Fondo Storico Gallerie Romane [titolo..?? sottotitolo..??] La continuità: ieri oggi domani.. Selezione tra ieri e oggi.. Gallerie Romane: la continuità.. Boh? Poi ci viene Inaugurazione giovedì 5 febbraio?? 2015.. SEZIONI  INTRODUZIONE Il Fondo Storico Gallerie Romane [monografie, cataloghi.. CRDAV] espositore esterno biblioteca in legno+vetrina  GALLERIE Anni 60’ [3 gallerie?x 3 file vert. cassetti] cassettiera nera in metallo entrando a dx  GALLERIE Anni 70’ [3 gallerie?x 3 file vert. cassetti] cassettiera nera in metallo entrando a sn  GALLERIE MIX Anni 60’+70’ [varie gallerie] vetrine superiori cassettiere nere dx+sn  ARCHITETTURA&DESIGN Spazio espositivo&Arredo [selezione dal Fondo] saletta antiBiblioteca espositori bianchi luminosi  LAB. CREATIVO Immagini dal Fondo [selezione] balaustra ballatoio  OLTRE LA MOSTRA [corrispondenze, link ,focus, pubblicazioni, e-book.. Equipéco. Pucci..] dove??  CONCLUSIONE Progetto Fondo Storico Gallerie Romane [work in progress] espositore interno biblioteca in legno+vetrina Varie ed eventuali.. Work in progress nei prox giorni, e dal 5 febbraio al 5 marzo..  Testi mostra  Documentazione anche fotografica riordino Fondo  Contatti Gallerie ancora in attività  Promozione mostra  Inaugurazione mostra  Sponsor? Equipéco.. Altri?  E-book, articoli, pubblicazioni.. Post mostra  Presentazione e-book Sergio Pucci.. [Pucci&gallerie] Elisabetta Bianchi_7 ottobre 2014 designer culturale, Roma
  • 55. Ciao, sono molto contenta! che la pubblicazione lieviti.. Ci aggiorniamo presto Baci Elisabetta Ciao Eleonora, appena avrò completato la 'CARTELLA' testi, invierò a tutti. Manca il mio su sez. Architettura/Design, sto elaborando.. E testi definitivi in mostra di Giulia, a breve. Intanto inizia a rimuginare qualche possibile domanda x settori, magari su base biografica.. Oppure affronta un solo tema con poche domande, mirate. A presto, e baci Elisabetta Ciao a tutti, scrivo per informare in primis Alessandro e a susseguire tutti voi riguardo i miei ampliamenti relativi all' e-book. Dal momento che mi sposto da un'area prettamente conservativa ad una più di curatela mi piacerebbe evidenziare questo "cambio di rotta" con un testo.
  • 56. Vorrei parlare di quella che è stata la mia esperienza come conservatrice e addetta alla risistemazione pratica del fondo, andando anche nel particolare (facendo un riferimento, ad esempio, alla stesura dei famosi 4 elenchi e al motivo per il quale sono stati fatti). Questo testo serve da chiusura alla parte di Conservazione e da apertura a quella di Curatela, che, come saprete, si manifesterà nell'intervista a Simonetta Lux. Ho solo un dubbio: si tratta di una cosa eccessivamente personale? E' necessario mantenere sempre un certo distacco? Perché la prima cosa che mi è venuta in mente è che potrei scrivere in prima persona, ma non voglio rischiare di sfociare nella "pagina di diario". E' pur sempre un libro! A livello pratico, credo che avrò bisogno di due, massimo tre pagine, tenendo a mente che: FONT --> Times New Roman DIMENSIONE --> 12 INTERLINEA --> Singola Riassumendo, confermo che le parti che mi riguardano sono : testo di congiunzione CONSERVAZIONE - CURATELA e INTERVISTA (sulla quale, temo, mi metterò a lavorare seriamente durante il weekend, raccogliendo quante più informazioni possibili). Per quel che riguarda lo spazio che occuperà l'intervista, probabilmente posso dare delle informazioni più precise fra qualche giorno. A presto Ele
  • 57. Cara Eleonora, Mi sembra un'ottima idea. Non trovo che parlare in prima persona sia una cosa eccessivamente personale: dipende da quello che si dice. Possono dirsi castronerie inenarrabili anche parlando in terza persona ed in tono oggettivo... :-) Non preoccuparti, comunque. Rileggerò il tutto - così come farò con gli altri interventi - e, semmai, ti potrò dare qualche suggerimento. Buon lavoro a tutti e a presto. Ancora grazie a tutti, Alessandro Caro Alessandro, per quanto riguarda il mio intervento sulla pubblicazione dell'e-book, vorrei articolarlo in 3 parti: 1) Testo introduttivo e descrittivo del tema della mostra. Prevedo che sarà tra le 5 e le 7 pagine. 2) Brevi schede sulle gallerie esposte. Vorrei articolare questa parte in testo/immagine. Le immagini saranno possibilmente dei documenti significativi e/o la foto di ciascuna gallerista con la rispettiva
  • 58. galleria. Credo che dovremo decidere insieme la formula più adatta in relazione alle immagini. Le schede saranno relative a 10 gallerie e lo spazio di ciascun testo sarà molto breve, quindi credo che i testi saranno di non più di 3 pagine. 3) Bibliografia finale (credo sia opportuno inserirla): 5/6 pagine. Il mio intervento, per quanto riguarda i testi, sarà quindi approssimativamente di 15 pagine. Un saluto a tutti e a presto, Giulia Cara Giulia - sintetico e perfetto. Vai! Penseremo poi alle immagini. A presto e buon lavoro a tutti, Alessandro
  • 59. Ciao Ele per 'cartella' intendo foglio formato A4 con testo corpo 12 Times interlinea nè stretta nè larga senza paragrafi circa 3000 caratteri spazi inclusi.. Per andare Macro dobbiamo accordarci a voce.. Quando potrai chiamami. Buona giornata Elisabetta
  • 60. Artiste – un appunto di lavoro... ANNI 60…. + conosciute Carla Accardi Daphne Casorati Grazia Varisco Titina Maselli Paola Levi Montalcini Pasquarosa (Bertoletti) Antonietta Raphael Bice Lazzari Liana Bonivento ANNI 70…. + conosciute Carla Accardi Paola Levi Montalcini Grazia Varisco Maria Lai Tomaso Binga Giosetta Fioroni Ketty La Rocca Marisa Merz Nanda Vigo Bice Lazzari Liana Bonivento Galleriste?? Aggiungi tu.. Biennale Venezia 60.. nessuna donna Biennale Venezia 68.. nessuna donna Biennale Roma 68.. circa 20: molte in pittura e incisione, scultura solo A. Raphael È buffo!! Le donne in biografia non citano data nascita.. nessuna! Convenzione comune.. Quadriennali Roma: Nel 65 poche.. Nel 73, 77 un buon numero Elisabetta Bianchi_22 ottobre 2014 designer culturale, Roma
  • 61. Mostra Gallerie Storiche in Biblioteca – una lettera Giovedì 12 febbraio 2015, 18:56 Da: "Alessandro Califano" <califano.a@...> A: "Federica Pirani" <federica.pirani@...> Cc: [ Omissis ] Presentazione mostra documentaria gallerie storiche 2015.doc Gentile Direttore, Ho il piacere di allegare alle presente la scheda di presentazione della mostra documentaria sulle Gallerie Storiche Romane (anni '60 e '70) da tenersi negli spazi della Biblioteca del MACRO, che avevo già avuto modo di preannunziare alla S.V. nella mia mail del 5 gennaio di quest'anno. Originariamente prevista per l'inizio dell'estate prossima - per dare il tempo a chi vi lavorava di portare avanti il progetto speciale di riordino del relativo Fondo Gallerie Storiche, avviato l'estate scorsa - risulta invece possibile, in considerazione del fatto che tale progetto speciale ha marciato a tappe più rapide di quanto prudenzialmente previsto, anticiparla al prossimo mese. In considerazione dello specifico taglio dato alla mostra - il cui comun denominatore è la direzione femminile di spazi espositivi romani nel periodo in questione (oltre ovviamente ad altro materiale documentario e illustrativo per meglio inquadrare periodo e tematiche) - si ritiene possibile inaugurare l'evento nel pomeriggio di giovedì 5 marzo 2015: giusto in tempo per domenica 8 Marzo, in occasione della quale si propongono altresì due visite guidate alla Biblioteca. Oltre a tale motivazione tematica, l'inaugurazione in tale data consente di non coincidere con nuovi, imminenti periodi di assenza di chi scrive. Al pari delle ultime due altre mostre allestite in Biblioteca nel 2014, la presente mostra documentaria - cui hanno lavorato, oltre a chi scrive (in qualità di supervisore), Elisabetta Bianchi (progettazione e organizzazione), Giulia Arganini (ricerca cura e allestimento), Eleonora Rebiscini (archivio cura e allestimento) e Roberto De Nicola (timeline e allestimento) - sarà a costo zero per l'Amministrazione. [ Omissis ] Ringraziando sin d'ora per l'attenzione che la S.V. vorrà riservare alla mia richiesta, con osservanza, Alessandro Califano ---------------------------------------------------- Dr. Alessandro Califano, Curatore Responsabile Archivi e Biblioteca MACRO - Museo d'Arte Contemporanea, Roma