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Spazio, attività, movimento e
coordinazione sensori-motoria
I disturbi spaziali
nei bambini
Definizione di spazio
(De Renzi, 1982)
“qualità pervasiva delle nostre percezioni
ed azioni in ogni attività cognitiva e
manipolativa correlata agli stimoli
localizzati nel mondo esterno e sulla
superficie del nostro corpo”
MODULAZIONE
PERCETTIVA RAPPRESENTATIVA
 Attività spaziale: comportamenti nello
spazio (apparentemente) controllati da
feedback percettivo
 Conoscenza spaziale: comportamenti
nello spazio (apparentemente)
controllati da processi rappresentativi
I disturbi spaziali nei cerebrolesi adulti
 Ampio spettro di disordini che indicano una
stima erronea degli aspetti spaziali
dell‟esperienza visiva, colpiscono la
percezione delle relazioni spaziali tra un
osservatore ed un oggetto, tra oggetti nello
spazio extra-corporeo o l‟orientamento degli
stimoli esterni, con difficoltà a ricordare qs
tipo di informazione e difficoltà nella
realizzazione di operazioni spaziali mentali
(Benton, 1985)
I disturbi spaziali nei bambini
 Disturbi della percezione spaziale e
dell‟analisi visuo-spaziale
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forma)
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 Disturbi della conoscenza spaziale
(del pensiero spaziale, delle rotazioni mentali,
memoria per i luoghi, MBT-MLT spaziale,
apprendimento di labirinti)
 Disturbi dell‟orientamento topografico
I disturbi spaziali nei bambini
 Dissociabili da:
-disturbi dell’immagine corporea e
dell’orientamento personale
(localizzazione e denominazione delle
parti del corpo, anosognosia,
disorientamento ds/sn, agnosia delle
dita)
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-(neglect visuo-spaziale)
I disturbi spaziali nei bambini
N.B.
fase del processo di
elaborazione delle informazioni
SISTEMI VISIVI CORTICALI
“che cosa è” “dove è”
l‟oggetto percepito
SISTEMI VISIVI CORTICALI
 Disturbi del riconoscimento dei pattern
visivi
danni delle vie occipito-temporali
 Disturbi spaziali
danni delle proiezioni dorsali, occipito-
parietali del sistema visivo
Comportamenti spaziali complessi e
funzioni spaziali elementari del cervello
 Es.: difficoltà apprendimento nuovi percorsi
a) Difettoso apprezzamento delle relazioni
spaziali
b) Incapacità di riconoscere e richiamare
landmarks significativi
c) Neglect
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adeguata (verbale/non verbale)
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funzioni spaziali elementari del cervello
 Percezione spaziale
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 Operazione di disengage (interruzione della
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collaudo epigenetico delle
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SPAZIO
funzione adattiva spontaneamente
emergente attraverso il movimento del
bambino nell‟ambiente
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multimodale immediatamente disponibile
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DA MAPPE NEURALI PERCETTIVO-MOTORIE
A
RAPPRESENTAZIONE DELLO SPAZIO
Inquadramento dei disturbi spaziali
a) Frame di referenza, spazio
egocentrico/allocentrico (coordinate
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 La funzione adattiva emerge dall‟interazione
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Spazio pratico emergente dal collaudo epigenetico
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di reaching visivo/uditivo/tattile)
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Spazio concettualizzato
rappresentazione spaziale
progressivamente emergente nelle prime forme di
coscienza del bambino
Sviluppo dei meccanismi
di concettualizzazione
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Dispositivi di trasformazione di coordinate
sensoriali in altre coordinate
propriamente spaziali, relativamente
amodali, rispetto alle quali il
movimento/le compensazioni posturali
attivate vengono monitorati e modificati
Ontogenesi della conoscenza spaziale
“sensazione di conoscere dove si
trovano le cose quando ci si sposta da
un posto all‟altro nell‟ambiente, e i suoi
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I disturbi spaziali nei neonati
 Semeiotica dei disturbi precoci:
-espressione immediata del
coinvolgimento di un meccanismo
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I disturbi spaziali nei neonati
 Alterazioni della reazione di
orientamento:
-neglect
-recezione senza localizzazione in una
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cadute nell‟interazione del bambino verso
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dello spazio extra-corporeo
I disturbi spaziali nei neonati
 Diagnosi differenziale di asimmetria nella
postura e nel movimento, rispetto a:
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I disturbi spaziali nei neonati
 Il comportamento visibile del neonato può
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 Predisposizione ad una corrispondenza
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differenziazione)/ possibilità di recupero
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? QUESITI ?
 Possibilità di evoluzione delle differenti
funzioni in caso di danno cerebrale precoce
ad un emisfero (es. b. sordi cerebrolesi ds)?
 Percorso evolutivo di una funzione sostituita
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 Confrontabilità con i bambini “normali”
 Quanto il disturbo motorio
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Tra i numerosi compiti coinvolgenti la
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 Abilità costruttive tridimensionali
 Abilità grafico-costruttive,
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Def. Aprassia nell’adulto
“disturbo del movimento volontario, intenzionale, non
attribuibile a paralisi, ad un disturbo sensitivo, ad un
disturbo cerebellare, ad un deficit intellettivo”
Ideativa Ideomotoria
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rappresentazione di “tradurre” la sequenza
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COME SI COSTRUISCE UNA
“PRASSIA”
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Def. Piaget di “prassia”
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coordinati in funzione di un‟intenzione e di un
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vs. prassia come abilità nell‟esecuzione del gesto
 Disprassia in età evolutiva (scuola francese):
disordine non soltanto motorio, ma percettivo
motorio, gnosico e concettuale
 (Denckla e Roeltgen, ‟92) disturbo che può
includere gesti rappresentazionali e non (dist.
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Apprendimento di competenze
sulla base di pre-adattamenti flessibili
a) feed-forward (preparazione dell‟azione o intenzione)
b) Feed-back nel corso dell‟azione ad opera del sist.
effettivo
c) Verifica del risultato
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cronologicamente
con il feed-forward, con la
“rappresentazione” mentale dell‟attività
con la programmazione degli atti
sequenziali indispensabili per
realizzarla
(Bernstein; Evarts; cfr sist. neo-cortico-cerebellare)
Def. Disprassia congenita
Mancata acquisizione di un‟attività intenzionale (abilità,
competenza), ovvero acquisizione di strategie povere
e stereotipate, con scarse soluzioni alternative e
capacità di trasferimento di strategie
analogamente
ridotta capacità di “rappresentarsi” l‟oggetto
su cui agire, l‟intera azione e le sequenze che la
compongono; difficoltà ad ordinare in serie e
coordinare i movimenti elementari in vista di uno
scopo (programmazione), di avviare i relativi
programmi, di prevedere un risultato, di controllare
ogni sequenza e l‟intera attività nel corso dell‟azione
(feed-back), di verificare il risultato ottenuto come
corrispondente a quello previsto ed atteso.
HP.
 Mancato sviluppo del feed-forward (es.
per scarsa rappresentazione o difficoltà
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risultato (es. verifica percettiva
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 Difficoltà di diagnosi differenziale tra
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sguardo
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Disprassia verbale distrettuale labio-glosso-
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Disprassia verbale distrettuale labio-glosso-
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 Sintomi:
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– Difficoltà nelle linguali e nel muovere la lingua a
comando
– DIFFICOLTA‟ DI COMPRENSIONE LINGUISTICA
E DISCRIMINAZIONE FONEMICA
Disgrafia aprassica o disprassia della scrittura
 (Luria, 1950) Linguaggio grafico:
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da scrivere
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– Trasformare le lettere, o i segni visivi della
scrittura, nei corrispondenti tratti grafici
TRADUZIONE VISUO-CINESTESICA
(Tressoldi e Sartori, Denckla e Roeltgen)
Sottosistemi cognitivi della scrittura
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 Calligrafia stereotipata (lettere uguali una
all‟altra)
 Disegno molto povero
 Possibilità di apprendimento della scrittura
con addestramento visuo-motorio
 Presenza frequente di disturbi costruttivi
BIBLIOGRAFIA OBBLIGATORIA
 Cap. 15 Le competenze visuo-spaziali e visuo-
costruttive. Da Vicari-Caselli „Neuropsicologia dello
sviluppo‟. Il Mulino. 2010
BIBLIOGRAFIA FACOLTATIVA
 Cap. 5 Disturbi dell‟apprendimento non verbale (visuospaziale).
Da Cornoldi „Difficoltà e disturbi dell‟apprendimento‟ Il Mulino.
pp. 121-141.
 Cap. 2 Lo spazio e l‟attività, il movimento e la coordinazione
sensori-motoria (introduzione ai disturbi spaziali nei bambini) e
Cap. 3 L‟attività intenzionale (disprassia in età evolutiva e
disgrafia aprassica o disprassia della scrittura). Da Sabbadini
„Manuale di Neuropsicologia dell‟età evolutiva‟. Zanichelli. pp.
84-173.
 Steinman K.J. Et al. Toward a narrower, More pragmatic View of
Developmental Dyspraxia. Journal of Child Neurology Vol. 25 N
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disturbi spaziali e di movimento

  • 1. Spazio, attività, movimento e coordinazione sensori-motoria I disturbi spaziali nei bambini
  • 2. Definizione di spazio (De Renzi, 1982) “qualità pervasiva delle nostre percezioni ed azioni in ogni attività cognitiva e manipolativa correlata agli stimoli localizzati nel mondo esterno e sulla superficie del nostro corpo” MODULAZIONE PERCETTIVA RAPPRESENTATIVA
  • 3.  Attività spaziale: comportamenti nello spazio (apparentemente) controllati da feedback percettivo  Conoscenza spaziale: comportamenti nello spazio (apparentemente) controllati da processi rappresentativi
  • 4. I disturbi spaziali nei cerebrolesi adulti  Ampio spettro di disordini che indicano una stima erronea degli aspetti spaziali dell‟esperienza visiva, colpiscono la percezione delle relazioni spaziali tra un osservatore ed un oggetto, tra oggetti nello spazio extra-corporeo o l‟orientamento degli stimoli esterni, con difficoltà a ricordare qs tipo di informazione e difficoltà nella realizzazione di operazioni spaziali mentali (Benton, 1985)
  • 5. I disturbi spaziali nei bambini  Disturbi della percezione spaziale e dell‟analisi visuo-spaziale (localizzazione, percezione della profondità o distanza, orientamento di linee, percezione della forma)  Disturbi dell‟esplorazione/attenzione spaziale (aprassia oculomotoria, simultanagnosia, restringimento del campo attentivo, atassia ottica o misreaching, neglect o emiinattenzione)  Disturbi della conoscenza spaziale (del pensiero spaziale, delle rotazioni mentali, memoria per i luoghi, MBT-MLT spaziale, apprendimento di labirinti)  Disturbi dell‟orientamento topografico
  • 6. I disturbi spaziali nei bambini  Dissociabili da: -disturbi dell’immagine corporea e dell’orientamento personale (localizzazione e denominazione delle parti del corpo, anosognosia, disorientamento ds/sn, agnosia delle dita) -aprassia costruttiva -(neglect visuo-spaziale)
  • 7. I disturbi spaziali nei bambini N.B. fase del processo di elaborazione delle informazioni SISTEMI VISIVI CORTICALI “che cosa è” “dove è” l‟oggetto percepito
  • 8. SISTEMI VISIVI CORTICALI  Disturbi del riconoscimento dei pattern visivi danni delle vie occipito-temporali  Disturbi spaziali danni delle proiezioni dorsali, occipito- parietali del sistema visivo
  • 9. Comportamenti spaziali complessi e funzioni spaziali elementari del cervello  Es.: difficoltà apprendimento nuovi percorsi a) Difettoso apprezzamento delle relazioni spaziali b) Incapacità di riconoscere e richiamare landmarks significativi c) Neglect d) Confusione nel girare a ds e a sn e) Incapacità d‟uso del corpo come sistema di referenza f) Fallimento nell‟impiegare una strategia adeguata (verbale/non verbale)
  • 10. Comportamenti spaziali complessi e funzioni spaziali elementari del cervello  Percezione spaziale  Memoria spaziale  Attenzione spaziale  Operazione di disengage (interruzione della fissazione-perseverazione) Networks neuronali (rappresentazione spaziale come funzione distribuita modulare)
  • 11. ESPLORAZIONE ATTIVA (movimento) DELL’AMBIENTE collaudo epigenetico delle rappresentazioni sensoriali che le vincola in modo funzionale al movimento nell‟ambiente e le seleziona rispetto alla fase di ridondanza transitoria
  • 12. ESPLORAZIONE ATTIVA (movimento) DELL’AMBIENTE Selezione del repertorio primario (fase della stabilizzazione selettiva della rete dei circuiti rivelatisi essenziali nell‟interazione con l‟ambiente) Definizione del repertorio secondario (stabilizzazione selettiva dei pesi nelle connessioni sinaptiche all‟interno dei circuiti selezionati in base alle interazioni adattive)
  • 13. SPAZIO funzione adattiva spontaneamente emergente attraverso il movimento del bambino nell‟ambiente dalla raccolta di un‟informazione multimodale immediatamente disponibile nel contesto DA MAPPE NEURALI PERCETTIVO-MOTORIE A RAPPRESENTAZIONE DELLO SPAZIO
  • 14. Inquadramento dei disturbi spaziali a) Frame di referenza, spazio egocentrico/allocentrico (coordinate corporee/ambientali) b) Settore dello spazio, spazio peripersonale o vicino, personale, extrapersonale o lontano c) Dimensione: sensoriale/percettiva vs. motoria vs. premotoria-attenzionale- intenzionale d) Grado di consapevolezza (es.: blindsight)
  • 15. Inquadramento dei disturbi spaziali e) Tipo di compito e di stimoli coinvolti f) Tipo di orientamento: laterale, radiale, verticale con gradi differenti di dissociabilità
  • 16.
  • 17. Nel neonato: capacità innata di innescare interazioni con la sua nicchia ecologica, le cui caratteristiche modificheranno tale patrimonio vs “tabula rasa”
  • 18. Nel neonato: presenza di una funzione di astrazione cioè di elaborazione di relazioni tra regole generative di funzioni percettive e motorie vs repertorio fisso S-R
  • 19. Nel neonato: localizzazione distribuita tra numerose regioni cerebrali, corticali e sottocorticali (e midollari!) vs. unica regione cerebrale
  • 20. Nel neonato: Emergenza dello spazio dall‟attività parallela e distribuita di moltissime regioni cerebrali. Attenzione spaziale e coscienza spaziale corrisponderanno a peculiari stati di interazioni di tale/i sistema/i spaziale/i
  • 21. AZIONE/SCOPO UTILIZZO COMBINATO DI MOLTEPLICI FUNZIONI SEQUENZA DI ATTI MOTORI SEQUENZE DI POSTURE E MOVIMENTI
  • 22. AREA DI ADATTABILITA’  La funzione adattiva emerge dall‟interazione di molteplici atti (senso) motori modulari, componibili in modo parallelo e/o seriale, dotati di uno specifico sottoscopo, realizzabile in un‟area definita di variazioni ambientali, trasmesse attraverso specifici patterns di modulazione dei tuning afferenziali, con ritmi e modalità di acquisizione specifici (SNC individuale, ambiente)
  • 23. Sviluppo dei meccanismi di concettualizzazione Spazio agito Spazio pratico emergente dal collaudo epigenetico interattivo di numerosi atti motori interattivi contesto- dipendenti (spazio visivo-oculomotorio-uditivo-spazio di reaching visivo/uditivo/tattile) geneticamente predisposti ad interagire con le caratt. della nicchia ecologica Spazio concettualizzato rappresentazione spaziale progressivamente emergente nelle prime forme di coscienza del bambino
  • 24. Sviluppo dei meccanismi di concettualizzazione Mappe spaziali Dispositivi di trasformazione di coordinate sensoriali in altre coordinate propriamente spaziali, relativamente amodali, rispetto alle quali il movimento/le compensazioni posturali attivate vengono monitorati e modificati
  • 25. Ontogenesi della conoscenza spaziale “sensazione di conoscere dove si trovano le cose quando ci si sposta da un posto all‟altro nell‟ambiente, e i suoi cambiamenti durante lo sviluppo (1 aa.), in correlazione alla comparsa della locomozione autonoma e dei cambiamenti nell‟attenzione visiva”
  • 26. Ontogenesi della conoscenza spaziale 1° frame of reference: coordinate corporee (navigazione inerziale) 2° frame of reference: Landmarks 3° frame of reference: Set di landmarks considerati in modo relazionale (mappe)
  • 27. Ipotesi sulla sovramodalità della funzione spaziale  La funzione spaziale non è di per sé consentita dall‟integrità sensoriale, né dall‟integrità motrice, ma dall‟integrazione dinamica delle stesse in un unico sistema di astrazioni interattive
  • 28. I disturbi spaziali nei neonati  Semeiotica dei disturbi precoci: -espressione immediata del coinvolgimento di un meccanismo deficitario -prodotto dell‟esercizio d‟uso del meccanismo deficitario intervento educativo precoce e selettivo
  • 29. I disturbi spaziali nei neonati  Alterazioni della reazione di orientamento: -neglect -recezione senza localizzazione in una o più modalità sensoriali cadute nell‟interazione del bambino verso determinate zone dello spazio extra-corporeo
  • 30. I disturbi spaziali nei neonati  Diagnosi differenziale di asimmetria nella postura e nel movimento, rispetto a: – Disturbi motori – Iper/ipotono – Paresi – Distonia – Persistenza/esaltazione di riflessi primitivi Condizioni variabili attraverso specifiche variazioni del contesto e della modalità sensoriale utilizzata.
  • 31. I disturbi spaziali nei neonati  Il comportamento visibile del neonato può modificarsi in relazione a: – Modalità sensoriale coinvolta – Una particolare submodalità – All‟intensità ed al tipo di stimolazione – Al tipo di contesto utilizzato – Esperienze riabilitative vs Presenza eventuale di deficit elementari sensoriali o motori
  • 32. Es.: movimenti erratici di ricerca  dissociazione funzionale tra riconoscimento dell‟identità della sorgente di stimolazione (es. m/b), possibile sia uditivamente che visivamente, e perdita della capacità di localizzazione spaziale sia visiva che uditiva, non giustificata da alcun deficit sensoriale o motorio elementare  Predisposizione ad una corrispondenza intermodale unificante (cfr. hp differenziazione)/ possibilità di recupero (es: neglect)
  • 33. ? QUESITI ?  Possibilità di evoluzione delle differenti funzioni in caso di danno cerebrale precoce ad un emisfero (es. b. sordi cerebrolesi ds)?  Percorso evolutivo di una funzione sostituita o compensata? (tempi, qualità e flessibilità, strategie evolutive e interazione con l‟ambiente)  Confrontabilità con i bambini “normali”  Quanto il disturbo motorio determina/nasconde un disturbo spaziale?
  • 34. Tra i numerosi compiti coinvolgenti la funzione spaziale…  Abilità visuo-costruttive  Abilità costruttive tridimensionali  Abilità grafico-costruttive,  ….. + interazione con il linguaggio
  • 35. Def. Aprassia nell’adulto “disturbo del movimento volontario, intenzionale, non attribuibile a paralisi, ad un disturbo sensitivo, ad un disturbo cerebellare, ad un deficit intellettivo” Ideativa Ideomotoria “il soggetto non sa “il soggetto non sa che cosa fare” come fare” Perdita della Perdita della capacità rappresentazione di “tradurre” la sequenza del gesto motoria in un “programma innervatorio”
  • 36. HP. Magazzino specializzato in programmi motori Esistenza di “engrammi motori visuo-cinestesici” COME SI COSTRUISCE UNA “PRASSIA” ?
  • 37. Def. Piaget di “prassia”  “le prassie ed azioni non sono semplicemente movimenti, ma sistemi di movimenti coordinati in funzione di un‟intenzione e di un risultato” vs. prassia come abilità nell‟esecuzione del gesto  Disprassia in età evolutiva (scuola francese): disordine non soltanto motorio, ma percettivo motorio, gnosico e concettuale  (Denckla e Roeltgen, ‟92) disturbo che può includere gesti rappresentazionali e non (dist. percettivo-motorio o concettuale relativo alla cognizione del gesto)
  • 38. Disprassia congenita N.B. nascita dell‟ intenzione e acquisizione dell‟ abilità Disprassia come sintomo O Disprassia evolutiva specifica come sindrome?
  • 39. Ristrutturazione di funzioni innate (“strutture cinetiche” e “strutture percettive”) Cfr. strutturalismo di Piaget (“uso di ciò che funziona”, “intenzione”, “verifica del risultato”, “rappresentazioni”) o Apprendimento di competenze sulla base di pre-adattamenti flessibili a) feed-forward (preparazione dell‟azione o intenzione) b) Feed-back nel corso dell‟azione ad opera del sist. effettivo c) Verifica del risultato
  • 40. L‟intenzione coincide cronologicamente con il feed-forward, con la “rappresentazione” mentale dell‟attività con la programmazione degli atti sequenziali indispensabili per realizzarla (Bernstein; Evarts; cfr sist. neo-cortico-cerebellare)
  • 41. Def. Disprassia congenita Mancata acquisizione di un‟attività intenzionale (abilità, competenza), ovvero acquisizione di strategie povere e stereotipate, con scarse soluzioni alternative e capacità di trasferimento di strategie analogamente ridotta capacità di “rappresentarsi” l‟oggetto su cui agire, l‟intera azione e le sequenze che la compongono; difficoltà ad ordinare in serie e coordinare i movimenti elementari in vista di uno scopo (programmazione), di avviare i relativi programmi, di prevedere un risultato, di controllare ogni sequenza e l‟intera attività nel corso dell‟azione (feed-back), di verificare il risultato ottenuto come corrispondente a quello previsto ed atteso.
  • 42. HP.  Mancato sviluppo del feed-forward (es. per scarsa rappresentazione o difficoltà di programmazione)  Deficit del feed-back nel corso dell‟azione o difficoltà di verifica del risultato (es. verifica percettiva dell‟adeguatezza del compito svolto)  Tutti questi fattori contemporaneamente
  • 43. N.B. Importante rieducare LA CAPACITA‟ DI RAPPRESENTAZIONE DEL MONDO ESTERNO e la capacità di “MANIPOLAZIONE” delle proprie rappresentazioni mentali In clinica: diverse forme di disprassia in analogia con l‟adulto (“che cosa fare” vs. “come fare”) Cfr. classificazione Sabbadini et al. “puri” e”associati”
  • 44.  Difficoltà di diagnosi differenziale tra ritardo di maturazione e disprassia: DISTURBO METACOGNITIVO ad alto livello di “integrazione percettivo-motoria” e “concettuale” (capacità di organizzazione delle proprie conoscenze ed azioni, con o senza presa di coscienza, cfr. Flavell) -esame delle “disfunzioni neurologiche minori” in senso funzionale
  • 45. Predittività: “indicatori” di patologia e valore delle associazioni  Disprassia congenita/disprassia dello sguardo  Disprassia di sguardo/disprassia della scrittura (disgrafia aprassica)  Disprassia di sguardo/disprassia della marcia  Disprassia verbale/disprassia orale N.B. Trattamenti precoci e costanti
  • 46. Disprassia verbale distrettuale labio-glosso- velare-faringo-laringea  Disturbi del linguaggio di natura “aprassica” – Mancata acquisizione di pattern articolatori – Forme lesionali (“agenesia” o “ipogenesia” della via motoria) – Immaturità dello sviluppo articolatorio
  • 47. Disprassia verbale distrettuale labio-glosso- velare-faringo-laringea  Sintomi: – Disprassia delle labbra, della lingua e del velo pendulo – Rinofonia e rinolalia – Fuoriuscita dell‟aria dal naso nel tentativo di parlare – Difficoltà di deglutizione e di masticazione – Difficoltà nelle linguali e nel muovere la lingua a comando – DIFFICOLTA‟ DI COMPRENSIONE LINGUISTICA E DISCRIMINAZIONE FONEMICA
  • 48. Disgrafia aprassica o disprassia della scrittura  (Luria, 1950) Linguaggio grafico: – Conservare il necessario ordine della frase da scrivere – Compiere l‟analisi della composizione fonetica della parola da scrivere – Tradurre i fonemi in lettere visive – Trasformare le lettere, o i segni visivi della scrittura, nei corrispondenti tratti grafici
  • 49. TRADUZIONE VISUO-CINESTESICA (Tressoldi e Sartori, Denckla e Roeltgen) Sottosistemi cognitivi della scrittura Disturbi “motori” della scrittura 1. Buffer grafemico (memoria della rappresentazione grafemica, presumibilmente BT) 2. Sistema grafemico 3. Magazzino “allografico” 4. Aspetto prassico 5. Pianificazione motoria 6. Integrazione visuo-motoria (ma nei bambini….)
  • 50. Caratteristiche principali della scrittura dei bambini disprattici  Il bambino ha difficoltà a tenere in mano la matita e domanda “come devo fare”?  Calligrafia stereotipata (lettere uguali una all‟altra)  Disegno molto povero  Possibilità di apprendimento della scrittura con addestramento visuo-motorio  Presenza frequente di disturbi costruttivi
  • 51. BIBLIOGRAFIA OBBLIGATORIA  Cap. 15 Le competenze visuo-spaziali e visuo- costruttive. Da Vicari-Caselli „Neuropsicologia dello sviluppo‟. Il Mulino. 2010 BIBLIOGRAFIA FACOLTATIVA  Cap. 5 Disturbi dell‟apprendimento non verbale (visuospaziale). Da Cornoldi „Difficoltà e disturbi dell‟apprendimento‟ Il Mulino. pp. 121-141.  Cap. 2 Lo spazio e l‟attività, il movimento e la coordinazione sensori-motoria (introduzione ai disturbi spaziali nei bambini) e Cap. 3 L‟attività intenzionale (disprassia in età evolutiva e disgrafia aprassica o disprassia della scrittura). Da Sabbadini „Manuale di Neuropsicologia dell‟età evolutiva‟. Zanichelli. pp. 84-173.  Steinman K.J. Et al. Toward a narrower, More pragmatic View of Developmental Dyspraxia. Journal of Child Neurology Vol. 25 N 1 Jan 2010 71-81.