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Dal Corano alla Poesia L’Archetipo dell’Intraducibile
Oggi comunemente il  Corano  ci rievoca la presenza di una  fede aggressiva e militante . Così come in passato, dal punto di vista occidentale, era associato alla  spada  della conquista islamica, oggi lo percepiamo come alveo del  radicalismo islamico .
Eppure, i  testi sacri  sono sempre stati il motore di una profondissima spiritualità, capace di accordare  i cuori degli esseri umani  con i  segreti  delle  energie creatrici  presenti nella sostanza di  realtà manifeste o nascoste .  La  creazione letteraria  è uno dei principali prodotti delle tradizioni sacre. Questo è ancora più evidente nella  poesia , dove nel lavoro sulla parola (primigenia qualità dell’umani) si gioca costantemente una  dialettica tra il visibile e l’invisibile, l’urgentemente esprimibile e l’indicibile .
Nella nostra epoca pare che le  religioni rivelate e istituzionalizzate  tentino in ogni modo di annerire il proprio fondo di verità sacra e ridurlo a una  retorica muta e aderente alla superficie del discorso confessionale .
Di fronte all’atrofizzazione del sacro sono due le reazioni alle quali, oggi, assistiamo: 1.  Primato dell’immanente sul trascendente  (deviazioni  politiche  e  catechistiche  delle religioni) 2.  Neo-spiritualità  varie, che emergono per restituire una superficiale sacralità di fondo alla religiosità muta delle chiese istituzionalizzate. (New-Age, Goa, Paulo Coelho, etc.)
Risulta quindi facile per noi, per di più in un contesto accademico,  professare un distaccato laicismo  soprattutto quando leggiamo (male) la storia dell’illuminismo e del  progresso scientifico.   Il  testo sacro , così come la  poesia , è legato al lavoro su un  piano  sottile  della realtà, verificarne la portata, più che la veridicità storica, è il compito di chi studia questo materiale con un vero  afflato umanistico .
Credere o meno che i testi sacri siano stati rivelati da  un’ispirazione divina  non deve essere per noi importante.  Ciò che importa è verificare la portata della loro  efficacia simbolica  nei tempi e nei luoghi.
L’accanimento filologico nei confronti delle verità presenti nel Corano non ci ha portato a nulla, nell’arco degli ultimi due secoli non è stato dimostrato nulla di significativo rispetto alla sua ispirazione divina.
Il Corano, rivelato al Profeta Muhammad nel VII sec. d.C., è stato inizialmente tradotto molto poco sia in occidente che nei paesi islamici.  La sua traduzione non è mai stata problematica come la traduzione nella Bibbia.
In genere associamo  ontologicamente  e  funzionalmente  la  Bibbia  al  Corano , ma non è tanto la storia della loro ricezione a marcare una profonda differenza tra questi due testi sacri. E’ piuttosto la loro essenza a differire radicalmente
Secondo questo luogo comune la Bibbia sta al Corano così come Gesù sta a Muhammad (volgarmente “Maometto”) Libro Sacro : Bibbia = Corano Profeta : Gesù = Muhammad
Potrà sembrarci strano, ma la seguente proporzione potrebbe essere un modo più efficace per descrivere un’ipotetica associazione funzionale tra Cristianesimo e Islam: Maria : Muhammad = Gesù : Corano   Maria era  vergine  così come Muhammad era  ignorante  ( ummi ), il medium della rivelazione in entrambi i casi è stato  Gabriele .  Come spiegare la corrispondenza proposta tra Gesù e Corano?
Per comprendere questa associazione è necessario analizzare il rapporto che sia  Gesù  che il  Corano  intrattengono con la  Parola , il  Logos .
Prologo al Vangelo di Giovanni 1.  In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. 2. Egli era  in principio presso Dio : 3.tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. […]  14. E il  Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità.
Nel Cristianesimo la Parola Sacra  non corrisponde  al Testo Sacro così come noi intendiamo la Bibbia.  Piuttosto, la Bibbia è una  cornice narrativo-descrittiva  in cui è presentata la discesa del  Logos , il Verbo. Per questo motivo è doveroso sottolineare una differenza tra i due testi: 1. Testo Primigenio : Logos, Verbo. 2. Narrazione : Bibbia
Se per Logos intendiamo la Parola di Dio, descritta nella sua essenza primigenia, non possiamo trovare alcuna corrispondenza con la struttura ontologica della Bibbia. Caratteristiche del  Logos : 1. E’ situato “nel principio” 2. E’ presso Dio, e corrisponde a Dio non per essenza, bensì per “prossimità” 3. “Si fece carne”, ovvero corrisponde pienamente con il “corpo di Cristo”
Nella tradizione Cristiana quindi  l’archetipo della Parola Divina (il  Logos ) gode di una natura pre-eterna, il cui ingresso nella storia è segnato da una sua traduzione in carne : la nascita di Cristo, per mezzo di una vergine, annunciata da Gabriele.  E’ Cristo la Parola di Dio,  non la Bibbia.
Anche nel Corano si Parla di un Archetipo Celeste della Parola: “Dio cancella quel che vuole, e quel che vuole conferma:  presso di Lui  è la Madre del Libro.” (13;39) “Per il Libro Chiarissimo! Noi ne facemmo un  Corano arabo  perché voi intendiate, ed esso  sta scritto presso di Noi  nella Madre del Libro, ed è Alto e Sapiente.”
L’espressione  Madre del Libro  ( Umm al-Kitab ) sottintende l’idea di un archetipo, una matrice divina della scrittura. Essa designa il  prototipo celeste del Corano , che sarebbe la sua traduzione tangibile “discesa” sulla terra, e il cui originale, come il  Logos  giovanneo, si trova “ presso Dio ”.
Se quindi, nella tradizione cristiana, il  Logos  si fa carne (Gesù), nell’Islam l’archetipo verbale è tradotto nella forma di un libro, rivelato in arabo (il Corano). Il Corano è la realizzazione materiale (voce/scrittura) di una Verità Verbale eterna che si trova “presso Dio” proprio come il Logos giovanneo. Il Libro quindi, a differenza della Bibbia, è già in sé, fisicamente,  un’ipostasi dell’essere , in termini neoplatonici:  L’Emanazione Prima, o Intelletto Primo .
Quali sono quindi le caratteristiche di questo Logos tradotto in parola coranica? Esso è scritto “ in lingua araba chiarissima ”, e il suo stile è molto vicino a quello che oggi, così come ieri, può essere definito “poetico”: “Fin dall’epoca della sua redazione,  il Corano stesso s’è giustificato con la propria qualità letteraria . Nella società araba arcaica la poesia svolgeva un ruolo importante, e se il Profeta è severo verso i poeti, che tratta come bugiardi, egli non può prescindere dalla mentalità del suo uditorio.  La stessa radice “sh’r” che designa l’attività poetica, significa anche “conoscere”, “sentire qualcosa”, (donde il termine shu’ur, “intelligenza”, “conoscenza”).” M.T. Urvoy - “Inimitabilità del Corano”, in  Dizionario del Corano.
La tradizione islamica afferma “di sintetizzare e sigillare i messaggi profetici anteriori, [essa] individua nella  Umm al-Kitab  la  “matrice” celeste non solo del Corano ma anche di tutti i libri rivelati . Da questa matrice sarebbero state estratte le Tavole della Legge per essere consegnate a Mosé sul monte Sinai. Accezione che alcuni mistici chiamano “l’unità trascendente delle religioni” ( wahdat al-adyan )” Ida Zilio Grandi - “Archetipo della Scrittura”, in  Dizionario del Corano.
Il Corano propone la missione profetica di Muhammad come “sigillo” di un’unica rivelazione che ha inizio prima del tempo, con il “Patto Primigenio”, confermata da Adamo (primo profeta) e da tutti gli inviati riconosciuti dalle altre fedi monoteistiche.  La Verità presente nella  Madre del Libro  è quindi unica, comune anche a cristiani ed ebrei, eppure: “Ma poiché essi [i figli di Israele] ruppero il loro patto, li abbiamo maledetti e indurimmo i loro cuori, sì che  essi hanno stravolto il retto senso della Parola  e hanno obliato parte di quello che fu loro insegnato. Tu t’accorgerai continuamente di qualche perfidia da parte loro, salvo pochi; ma tu perdonali e sii indulgente, ché Dio ama i buoni”  Corano  5;13.
Stravolgere il senso della parola:  tahrif interpolazione, corruzione, indica l’alterazione volontaria delle parole e delle lettere, associato alla parola  harf , lettera, parola, discorso.
In virtù della sostanziale unità della profezia divina, Dio, secondo una tradizione ( hadith ) avrebbe mostrato i segni del Suo  Logos  per mezzo dei miracoli di tre Inviati. Miracoli la cui natura, nel tempo, è proporzionata alle arti in cui gli uomini eccellono:  1.  Mosè  - Al suo tempo gli uomini erano maestri nell’arte della  magia . Il bastone di Mosé si tramuta in serpente che divora i serpenti creati dai maghi del Faraone. 2.  Gesù  - E’ concepito in un’epoca in cui gli uomini sono impareggiabili  nell’arte medica , il suo miracolo consiste nel portare in vita i morti (Gesù-taumaturgo).
3.  Muhammad  - Fu inviato da Dio in un’epoca in cui gli uomini erano maestri nell’arte della  parola poetica . E’ per questo motivo che il Corano si presenta, in primo luogo, come prova di  un’inimitabilità linguistica e letteraria . Inimitabilità, miracolo, in arabo:  i’jaz , che significa il “ fatto di rendere incapace, impotente ”. Gli uomini sono invitati a produrre un discorso che sia più eloquente ed evocativo del Corano stesso: “persino l’unione di umani e  jinn  non saprebbe produrre nulla di simile a questa predicazione (Qur’an)” (17,88).
L’inimitabilità linguistica e letteraria del Corano quindi implica necessariamente due questioni: 1.  Condanna della poesia  (su cui ritorneremo in seguito) 2.  Fondamentalismo  linguistico . La parola coranica si presenta come principale ed essenziale fonte scientifica al cui dettato la comunità islamica deve attenersi strettamente.
Nella tradizione cristiana il  Logos  è incarnato nel corpo di Cristo, ed è proprio quel corpo (nonché il sangue)  che il fedele deve ingerire per essere partecipe della Parola Sacra . Se nell’Islam il  Logos  appare in forma di libro, sarà la sua  recitazione  a rendere partecipe il fedele della verità rivelata. La Parola tradotta in parola , per via della sua natura linguistica, si presenta automaticamente al vaglio interpretativo della comunità, visto  che ogni suo significato (chiarissimo) deve essere sviscerato  in modo da far coincidere la legge degli uomini con la Legge sacra:  Islam din wa dawla , Islam è religione e stato.
La verità del Corano si presenta quindi prima di ogni cosa nella veste di una forma linguistica, è nella sua stessa struttura formale che alberga il  Logos  primigenio tradotto in parola. Pertanto, questa traduzione coranica del  Logos  è inscindibile dalla lingua araba in cui esso è stato rivelato. Paradosso: come si accorda il carattere linguistico “arabo” del Corano con la sua aspirazione universalistica e quindi plurilinguistica?
E’ possibile tradurre il Corano in altre lingue?
A rigor di logica un testo come il Corano,  direttamente “estratto” dall’archetipo eterno del  Logos  divino , dovrebbe essere soggetto alla proibizione assoluta di ogni tipo di trasporto in altra lingua, visto che è nella sua forma araba che il miracolo linguistico ha avuto luogo.  Ma già Abu Hanifa, il capostipite di una delle principali scuole giuridiche islamiche, a poco meno di un secolo dalla rivelazione,  propone l’utilizzo di traduzioni pubbliche del testo da usare durante la preghiera .
E alcune traduzioni sono infatti attestate già dai primi secoli dell’epoca islamica, soprattutto in persiano e in berbero, le lingue delle due prime grandi civiltà toccate dall’islamizzazione arabofona. Eppure il fenomeno delle traduzioni non ha mai assunto un carattere universalmente diffuso, nonostante l’aspirazione universalistica che contraddistingueva il nuovo credo religioso.  Se la  sostanza vera  della verità coranica è affermata dalla forma del  Logos , è secondo una prospettiva  formale  che bisogna tentare di sciogliere questo paradosso .
Se pensiamo alla Bibbia secondo l’opposizione  forma/contenuto , potremmo ipotizzare la priorità del contenuto (il messaggio) sulla forma del testo per via di due principali fattori: 1. L’effettivo  plurilinguismo  presente nel testo biblico (ebraico, aramaico, greco, latino). 2. Il testo  non è  strutturalmente partecipe del  Logos , bensì né è il  vettore , la  narrazione di una rivelazione che è rinnovata ogni volta, durante l’eucarestia .
Proprio in ragione della forma extra-linguistica dell’incarnazione del  Logos  (eucarestia) che il  testo-arca non può essere interpretato da chiunque, bensì da una gerarchia ecclesiastica che assicura nel tempo la retta lettura della narrazione relativa al processo di transustanziazione . Allo stesso tempo il messaggio deve raggiungere ogni cultura, l’atto eucaristico è indipendente dalle lingue, quindi evangelizzare significa introdurre il libro nell’altrove. Istituto Universitario Orientale = Collegio dei Cinesi
Il Corano, invece, contenendo il Logos nella propria forma, per sua stessa natura non può essere tradotto, assistiamo a un movimento opposto rispetto al Cristianesimo: l’Islam  ri-porta  al Corano i popoli conquistati. Non esiste alcuna forma di proselitismo, il testo viene letto, oppure imposto con la spada, oppure in ogni insediamento i musulmani sono solo un’elite che non ha alcun interesse nella conversione delle altre comunità. Prima ancora che a una islamizzazione assistiamo a una “coranizzazione”, o meglio a una “arabizzazione”, e non si tratta di un semplice processo unidirezionale.
Il Logos, in qualità di testo tangibile, si offre automaticamente al vaglio interpretativo. Per quale motivo? La verità del  Logos  giovanneo è attualizzata ogni volta nel consumo del corpo e sangue di Cristo da parte dei fedeli cristiani.  Attualizzazione e comprensione extra-linguistica, l’interpretazione in realtà è una  ingestione .  Il  Logos  coranico invece ritorna alla Madre del Libro ogni volta che viene recitato ad alta voce  (etim. Qur’an) o semplicemente letto. E’ il testo stesso che chiede di essere interpretato, a più riprese, tanto nei suoi versetti chiari quanto nei versetti oscuri.
Il Corano diventa archetipo di una “società del libro”, la sua interpretazione implica la nascita di svariate scienze che muovono tutte dall’interpretazione della parola sacra: 1. Diritto 2. Teologia 3. Grammatica 4 Retorica
Categorie esegetiche: 1. Esegesi linguistica, basata sull’analisi grammaticale, sintattica e retorica del discorso coranico, prendendo esempi dalla poesia classica araba. 2. Esegesi filosofica e razionalistica. 3. Esegesi storica, concerne i racconti geograficamente e cronologicamente situati presenti nel Corano. 4. Esegesi intertestuale, il Corano è interpretato tramite lo stesso Corano o per mezzo dei detti del Profeta. 5. Esegesi giuridica. 6. Esegesi basata sul giudizio indipendente.
Tradurre il Corano, quindi, è un falso problema , visto che da un lato la sua interpretazione è essenzialmente libera (a patto che si scelga una “via media”) e dall’altro la sua essenza logo-centrica è legata alla forma araba.  Il Corano è la fonte principale della retorica e della poetica sviluppate in ambito islamico , espresse in decine di lingue per più di un millennio dalla Andalusia all’Indonesia.  Non è solo un testo-mondo, è un testo-civiltà molto più di quanto lo sia stata la Bibbia.
“ E Questo ancora è rivelazione del Signore del Creato, - e lo portò lo Spirito Fedele - sul tuo cuore, perché fossi Mònito agli uomini in lingua araba chiara. E già si trovava nei Libri Sacri antichi. Non è forse un Segno per loro, che già lo conoscano i Figli di Israele? E se noi l’avessimo rivelato a qualche straniero, e questi lo avesse recitato loro, non gli avrebber creduto. […] No, non l’abbiamo rivelato per bocca di demoni, (né s’addiceva loro, né sarebbero stati capaci di farlo, perché sono estraniati dall’udire la Parola di Dio). Non invocare dunque insieme con Dio un altro dio, ché ne saresti duramente punito. E ammonisci i più vicini a te della tua tribù. E abbassa l’ala clemente su chi fra i credenti ti segue. […] Vi dovrò io annunciare su chi scendono i demoni? Scendono su ogni mentitore malvagio, e gli insegnano discorsi ch’essi hanno captato furtivi, e i più di essi sono falsi…
E i poeti poi, che i traviati seguono, non vedi come vagano per ogni vallata e dicono quello che non fanno? Eccetto coloro che credono ed operano il bene, e molto menzionano Dio e si difendono, con l’aiuto divino, quando sono ingiustamente oppressi: ma gli oppressori sapranno quale sorte li attenda” “Sura dei Poeti”,  Corano , 26, vv.192-226.
In seguito alla Rivelazione coranica la  poesia  acquisisce un carattere particolare nell’alveo della cultura islamica: 1.  Discorso necessariamente fittizio  (vs. la mimesis classica) (poeta = sha’ir: colui che sente, che conosce l’invisibile) 2.  Principale veicolo del messaggio coranico , estrinsecato però dal contesto arabo e aperto alla commistione culturale con visioni del mondo altre rispetto al contesto originario.  3.  La parola poetica è la Parola per eccellenza , associata al Logos-primigenio creatore del mondo. Mimetica quindi è la sua genealogia rispetto alla Rivelazione logocentrica, ma allo stesso tempo fittizio è il suo ambito d’applicazione.
I persiani, eredi di un millenario retaggio culturale, accoglieranno sincreticamente, accanto alla rivelazione coranica, la poesia e parte della lingua degli arabi, producendo una realtà linguistica mista semitica/indoeuropea e riadattando alla propria storia un nuovo impeto creativo basato principalmente su un sistema di contrapposizioni.
“ Teniamo una mano sul Corano e l’altra sulla coppa del vino, Ora siamo nel lecito ed ora nell’illecito. Sotto questa volta turchese  Non siamo né del tutto musulmani, né del tutto miscredenti ” ‘ Omar Khayyām (XII sec., Iran)
Nezami di Ganjé -  Le Sette Principesse   - XII sec. Iran “O Tu dal quale il mondo ha trovato l’essere suo, ché nessun essere era prima di Te! Nel Tuo atto iniziante è il principio di tutte le cose, nel Tuo atto terminante è di tutte le cose il termine! O Tu che hai innalzato il firmamento eccelso, illuminatore di stelle, raccoglitore di folle. […]  O donatore di luce ai veggenti, non nella forma, ma nell’adornar Tuo tutte le forme . O Tu che hai creato il mondo dal nulla, suonatore di melodie,  il nome Tuo, che è il principio di ogni nome, è il primo principio e l’ultima fine: primo dei primi all’inizio del conto, ultimo degli ultimi alla fine di tutto . […] Tu hai acceso dentro il cervello dell’uomo un intelletto più luminoso della lampada, […]  L’Anima, che è divenuta sostanza, e sta nel nostro corpo, nessuno sa quale sia il suo luogo : Tu, che non sei sostanza, non hai luogo, come quindi potrebbe raggiungerTi l’immaginazione impazzita?
Tu sei colui che muta i nostri stati, nessuno come Te può trasmutarci, finché Tu non lo voglia, non avviene nulla, né in bene né in male, e l’essenza di nessuno esiste.  Tu dai e Tu apporti, dall’argilla e dalla pietra, il fuoco del rubino e il rubino del fuoco.  Il mondo, e il cielo viandante attorno al mondo, fanno da guardiani accanto alla Tua porta.  Ognuno è pittore della Tua cortina, tutti son nulla, quel che si fa Tu lo fai. Come potrebbero il male e il bene venire dall’astro, se esso stesso è vinto dal male e dal bene?  […] Tutte le sottigliezze degli astri, insieme con le scienze occulte, ad una ad una le ho studiate tutte, e ho cercato in ogni carta il loro segreto; ma quando ho trovato Te, tutte le ho cancellate le mie carte!” Nezami Ganjevi,  Le sette principesse , trad. A. Bausani, pp. 25-7.
Causa della composizione del libro “Il  messaggero  portandomi il Suo ordine, così mi disse: - trai giù dalla notte di festa una falce di luna, tanto sottile che nessuno attraverso il velo della tenebra possa scorgerla, e affinché  il tuo gioco di fantasia renda i maghi preda della tua magica arte , versa un po’ di pepe sul fuoco e mormora scongiuri nella fiamma ardente e la vecchia cera secca in questo calore, ammollisci, per intenerire i cuori. Spargi profumo dalla tua penna, perché la brezza dell’alba acquisti aromi odorosi,  fa che danzi il vento sull’ambra e deponga muschio profumato sulla seta delle valli . Alza il sipario e mostra la tua abilità, svela il volto alle  vergini velate ! -
Quando il regale messaggero m’ebbe fatto questa richiesta si posò su di me la gioia e scomparve il dolore. Nei libri finalmente composti cercai quello che potesse deliziare il cuore.  Era tuttavia rimasta, di quei frammenti di rubino, un po’ di polvere e ognuno aveva fatto qualcosa con quei frammenti, ma io, come un gioielliere, da quegli scarti ho costruito un simile tesoro . Cercai nei libri nascosti che erano sparsi intorno al mondo,  testi arabi e persiani , ogni perla che fosse stata gettata in qualche sotterraneo tesoro, tutti i fogli che mi caddero nelle mani li rilegai assieme in un quaderno e quando, da tutto ciò che la penna annerì, le cose migliori furono da me scelte e adornai questo libro simile al Commento dei magi con Sette Spose, affinché le  Sette Spose degli astri , se mai riguarderanno alle mie spose, possano, in virtù della loro concorde operazione e del loro parallelo ornamento, favorirle dell’aiuto loro, una a una.
Alla fine, se sette linee si riuniscono concordi, ne nasce un punto che predice i felici esiti delle opere.  Il pittore, anche se dipinge dieci immagini, deve pur restare attento a un solo filo, dal quale anche se si discosta d’un pelo, sbaglia tutte le altre disposizioni . […] Che dico dunque?  Che queste parole sono mie?  La mia acqua viene da una  Nuvola di Grazia, le mie perle da un Eden . Se la conchiglia sperimenta generosità dalla nuvola, la nuvola, in cambio, sperimenterà fedeltà dalla conchiglia, perché ciò che la nuvola sparge dall’aria la conchiglia trasforma in perle regali.  Non sono un Gabriele, è un  genio  che mi spinge a muovere la penna sulla pagina in questo modo ; dunque, per questa magia, appresa da un genio, procura tu nuova veste, ché è stagione di Primavera.
Mio compito è quello di  fondere nella zecca della poesia oro purissimo, non oro scadente ; se nessuno comprerà la mia ambra, basta per la mia seta il valore del mio muschio. I sottili poeti, cantati i loro versi, alla fine si stancarono e si addormentarono,  ma noi abbiamo costruito le tombe a quegli scomparsi e abbiamo sciolto i calzari ai veggenti del villaggio . Da quegli stili che furono prima di noi nessuno prima d’ora ha tratto frutto così nuovo, e, se anche nella forma abbiamo qualche difetto,  nell’arte retorica abbiamo perfetto dominio : diamo midollo puro senza inutili pelli; ma, malgrado l’originalità dell’arte nostra,  non ci distogliamo da quella antica forma .”
In Lode della Parola Ciò che è nuovo e nel contempo vecchio è la Parola , e, su questo, molto si potrebbe dire.  La  Madre del Libro,  creatrice, fin dall’inizio della creazione, non generò figlio più bello che la Parola . La parola, immacolata come lo Spirito, è la tesoriera dello scrigno del mondo invisibile; essa conosce storie mai udite, essa legge libri mai scritti; guarda bene e vedrai che  di tutto ciò che Dio ha creato nulla resta saldo se non la Parola , il resto non è che vento.
Hafez di Sciraz (XIV sec.) - Iran Non sarà elegante vantarsi  dell’arte poetica al cospetto dell’amato, silenziosa allora è la lingua, eppure,  d’arabo si riempie la bocca
L’angelo dallo splendido corpo  nascose il volto, mentre il  demone apparve in tutto il suo fulgore , sconvolta, stupita prese fuoco la ragione, quale prodigio è mai questo?
Mai nessuno per queste valli colse  rose  senza le  spine , sì è con le Fiamme del  Maledetto  che la Fiaccola del  Prescelto  s’accompagna
Non chiederci per quale motivo la  volta degli astri  cosparse d’affetto e carezze i  miserabili , perché velate e senza ragione sono le  ragioni delle stelle
Non hanno alcun fascino per me la volta del monastero e la confraternita, io, per me, un palazzo mi costruisco nella casa del vino, mio trono saranno le anfore di vino
E’ luce per i nostri occhi il  fulgore  della figlia della  vite , il vino io guardo che come  cristallo  è avvolto nel velo dell’iride, buccia d’uva,  nel manto della cornea .
D’eleganza e  mille arti  m’ornavo prima d’ora, o Sovrano, ma adesso  inebriato e rapito dal vino come sono, regola stringente sarà per me  l’indecenza
Nella  coppa d’Aleppo , e nella  brocca di Cina troverò quell’acqua di vita che mi porta adesso via le  disperazioni  dal cuore
Innalza adesso la  coppa del vino , perché, come Hafez, di mille speranze m’alimentano le suppliche di mezzanotte, le lacrime dell’alba.
 
Segno di Bellezza  non e' chi lucenti ha i capelli e stretta la cintura, inginocchiati ai piedi di chi nel volto ha il  Segno più ineffabile
Carezzevoli e delicati sono i modi di quelli  splendidi nel corpo , ma la  Bellezza  e' altra cosa, e la grazia altro,  d'Altro ancora
Trova infine la fonte dei miei occhi, tu, rosa sorridente, nel desiderio d'averti , qui rapida scorre l'acqua corrente
Nell'arte della freccia gli occhi tuoi e il  tuo sopracciglio han portato via di mano  il vigore ad ogni maestro d'archi
Chi mai potrà sottrarti la  sfera di bellezza , quando il sole non è in questo un cavaliere capace di stringere le briglie sino a  oriente ?
Un  segno del cuore  è la mia  Parola , perche tu l'accolga, sì, sì! La  Parola d‘Amore  è intrisa del  Suo Segno
Non vantarti di  prodigi e inganni  con chi siede inebriato tra rovine, ogni parola ha il suo tempo, e ogni  Punto è nel suo luogo
Sulla  via d'amore  nessuno sfolgora nella certezza di custodire il segreto, ad ognuno il suo certo, e si conforma a  quanto sa cogliere
L'uccello sapiente non prende a cantare per giardini, quando sa che questa primavera è seguita da un più nero autunno
Dillo al negatore, che non venda ad Hafez le  finezze dei suoi incanti , perché anche il nostro calamo è ornato dalla  lingua , e dall’arte del  bel parlare.
Introduzione al Canzoniere di Hafez  (XIV sec.): Infinite lodi e grazie senza pari al Signore che affidò agli Angeli la memoria degli effetti della Sua potenza, l’Ineguagliabile che, innalzando i sette cieli, ha dato un segno inimitabile della Sua conoscenza e della Saggezza senza pari.  Il Sapiente che ha donato parola a quel pappagallo che mastica zucchero, ovvero l’essere umano, il quale dinanzi allo specchio della comprensione delle spose dei significati ha appreso il verso che allieta il cuore “Così bella è la parola, quasi da farsi incantesimo”.  Lode al Maestro che per la lingua, usignolo cantastorie dalla voce melodiosa,  tradusse in parole la potenza del pensiero nell’angusta gabbia della bocca : “E’ di profonda scienza che si ornano alcune poesie”.
Quel sovrano che i servi accarezza, pose la lingua nella bocca, ripose la perla della Parola nella conchiglia di ogni lingua . Diede all’anima un cibo raffinato dalla mensa del linguaggio, ripose nel cuore la felicità d’accogliere l’infinita gioia della Parola. Coltivò la perla dei significati nel mare del petto, Sconfinata la miniera del talento dove ripose innumeri rubini di parole.
lode a quel petto aperto all’eloquenza che  recò alle orecchie degli umani e dei viaggiatori angelici della volta celeste l’appello vivificante:  tra gli arabi e tra i non arabi nessuno mi supererà per raffinatezza dell’eloquenza . Lui, che con il profumo della brezza che nutre l’anima con l’appello:  sgorgò nel mio cuore lo Spirito Santo , rese piacevolmente odoroso l’animo dei cuori vividi dei due mondi, e decorò con la bellezza del suo discorso i capelli delle spose della parola nell’annunciare che:  mi hanno consegnato la Madre del Libro, e con Essa la Sua traduzione , e adornò i tesori dei cuori con le perle prescelte che mostrano il miracolo del  mi hanno concesso la perfezione dei discorsi , ovvero il Profeta Prescelto, Signore dei paesi della conoscenza, colui che inaugurò il libro dove s’illumina la Parola, portatore del sacro sigillo del  Lo giuriamo sul Corano contenente il Monito , inviato al quale  non insegnammo la poesia, e non è cosa che a lui si addice , Sigillo della Profezia, sovrano dei prescelti, Mohammad, rivolto sia a lui il migliore e perfetto e purissimo e felicissimo saluto:
Saluti senza fine agli spiriti puri e ai corpi onesti degli amici e dei parenti della sua Casa, rendiamo grazie a Lui, che il cavallo della Parola, dall’agile ed elegante andatura, dal passo svelto dell’immaginazione e della metafora, ha adornato con tali ornamenti, e nel mercato delle parole si è messo al galoppo,  e nell’arena della raffinatezza e dell’eloquenza ha superato con arte tutti i retori e i recitatori e i maestri d’ogni luogo , affinché facesse pervenire la voce gloriosa del Messaggio e proclamasse il canto splendente alle orecchie dello spirito degli elevati in raffinatezza in tutti gli angoli della terra e agli eloquenti di ogni popolo:  Mohammad è l’inviato di Dio e con i suoi compagni sconfiggerà i miscredenti , affinché i colpi della lingua e la spada del discorso del  E i poeti sono tali che i traviati li seguono , non permettano che la maestà splendente della profezia si lanci al sacrificio guerriero.
Nell’ora della lotta e della polemica con questi unica arma fu  lo scudo del Miracolo, l’Inimitabile Parola:  non potranno produrre qualcosa di simile al Corano, anche se si aiutassero vicendevolmente . Eppure, lo sanno bene i mercanti nel bazar dell’eloquio, gli orefici del negozio della finezza, i famosi nella contrada della parola, i cittadini del quartiere dell’intelligenza e della sapienza, coloro che percorrono il sentiero di prosa e poesia,  lo sanno bene i sovrani del regno della raffinatezza poetica che la Poesia è la perla della Parola, e nella sua essenza sono racchiusi valore e purezza senza fine, nel negozio del mondo nessuna mercanzia più preziosa può essere comprata , e nel bazar dei tempi non si può vedere alcuna merce più costosa di quella, moneta più preziosa di quella non raggiungerà il cuore del cambiavalute della sapienza,
e  per il pittore del pensiero nei veli dell’immaginario non si mostrerà un’immagine più bella di quella . Il peso e il valore di quella perla non lo possiede la perla delle corti regali, se non i sapienti perfetti, e la potenza e il valore di questa moneta perfetta non la conoscono i briganti di strada, eccetto i fini conoscitori di perle dell’intelletto: Se esistesse un’essenza preziosa oltre la Parola essa discenderebbe al posto della Parola. E questo è un terreno che soltanto gli intelletti fini sono capaci di percorrere, ed è una bilancia che soltanto la lungimiranza dei conoscitori della parola ne soppesa il piatto, ma numerosi sono gli stili del discorso e le varietà delle composizioni in prosa e in poesia.
E la diversità tra le posizioni degli oratori e la divergenza tra i gradi degli artisti è conforme alle disparità tra le popolazioni e i loro temperamenti e costumi.  Hanno detto che non è eloquenza quella le cui briglie del calamo siano sciolte, eloquenza significa invece espressione del proprio discorso nella cornice di una forma raffinata e di un significato senza eguali , ogni poeta ingegnoso che raggiunga questo risultato e che sia al corrente della regola di questo assioma, il volto della sua espressione acquisirà freschezza e la bellezza della sua parola guadagnerà rigoglio, affinché arrivi a un punto in cui un solo suo verso raggiunga lo stesso grado di un intero panegirico, e affinché una sua unica canzone raggiunga il valore di un intero canzoniere, e che da un frammento costruisca il regno di un intero fondo terriero, e che con una  sola quartina conquisti i tre quarti della terra.
Infine la persona cui è rivolta questa introduzione è lo spirito angelica del Mowlana alA’zam As-sayd, il defunto martire, orgoglio dei sapienti, maestro dei letterati, la cui vita traboccava di grazia per la conoscenza dei misteri dell’altrove, tesoro della conoscenza divina, luce del regno e della fede  Mohammad Hafez di Sciraz , che Iddio purifichi le sue lastre e innalzi la sua posizione al regno degli angeli, le cui brillanti poesie fanno invidia alla fonte di vita eterna, e le figlie del suo pensiero fanno invidia ai corpi sottili delle fanciulle e dei ragazzi del paradiso,  i versi suoi seducenti e colmi di grazia abrogano e gettano nell’oblio i versi composti dai poeti preferiti dal Profeta .
Ha addolcito la bocca dei popoli con solide parole, e ha sedotto le bocche dei nobili con significati luminosi, sia i maestri del manifesto hanno aperto a lui le porte della conoscenza, sia le genti dell’occulto hanno attinto da lui lo scrigno dei segreti,  ora ha indotto al gioco di sguardi e al sentiero di passione gli inebriati del vicolo dell’amore , e ha infranto lo specchio della loro sopportazione sulla pietra dell’instabilità,  ora ha trascinato i bevitori del vino nero nella taverna della devozione al servizio del vecchio del convento dei magi e alla frequentazione dei bordelli .
La grazia della sua poesia dolce come acqua corrente,  un mare che può essere bevuto, dolce, dalle acque meravigliose , abbraccia sia i nobili che la gente comune, e la benedizione delle sue opere raffinate  come una nicchia al cui interno è una lampada , illumina le cose vicine e lontane. Il  lecito incantesimo della sua arte  ha ridotto al silenzio le facoltà della parola, e il laccio di versi dei suoi pensieri ha sottratto valore alla merce del mare (la perla) e delle miniere (la gemma), le gocce delle fonti della sua mente illuminata hanno concesso al  giardino del convivio dell’affetto all’acqua corrente dell’  ogni cosa dall’acqua trae la propria vita , e i profumi del roseto dei suoi pensieri hanno svelato nei giardini delle anime il senso del versetto coranico  Osserva i segni della grazia di Dio e guarda come egli concede anima alla terra morta , come l’alito di Cristo le sue eleganti parole hanno ridato vita ai cuori morti, e le gocce dei calami suoi eterni hanno mostrato i miracoli sul trono della parola.
Diresti che il profumo della primavera ha tratto la sua grazia dalla brezza del suo carattere, e il volto della rosa e della rosa selvatica hanno acquisito ornamento e freschezza dalla sua poesia splendente, e la statura del bosso e l’altezza affabile del libero cipresso hanno accolto temperanza ed eleganza dalla solidità del suo pensiero. E con fortuna ma anche con cattiva sorte  si è legato alle persone dal corpo bello , e nel convivio dei  poveri  e dei  nobili  e nelle stanze private della  religione  e dello  stato , con  sovrani  e  mendicanti , con i colti e gli ignoranti, si è dato ai banchetti e in ogni luogo ha istigato tumulti ed elevato fervori.
Le carovane delle sue canzoni conquistarono il mondo in pochissimo tempo, raggiungendo l’Asia Centrale e l’India, e le lettighe della sua parola che allieta il cuore in breve hanno lambito i margini dei due Iraq e dell’Azerbaijan, “soffiava come il vento e come Cristo mostrava il sentiero con affetto, come una parabola giungeva ad ogni luogo, e come il lampo, come le immagini notturne si precipitava”.  La danza dei mistici non si sarebbe accesa senza le sue estatiche canzoni, e il convivio degli adoratori del vino non avrebbe trovato splendore senza il gusto inebriante e  succoso del suo discorso .
La Sura di Giuseppe La più bella delle storie…
“ Ecco i Segni del Libro Chiarissimo: ecco, l’abbiam rivelato in dizione araba a che abbiate a comprenderlo.  Noi ti narreremo ora la più bella delle storie , col rivelarti questa Lettura, nonostante che tu, prima, sia stato fra i noncuranti. Quando Giuseppe disse a suo padre: -  O padre mio, ho visto undici stelle e il sole e la luna, li ho visti che avanti a me si prostravano  - Rispose il padre: - Figliuol mio, non raccontare il tuo sogno ai tuoi fratelli, che non abbiano a insidiarti d’insidie, poiché certo Satana è un chiaro nemico. E così il tuo Signore ti trasceglierà,  t’insegnerà l’interpretazione dei detti oscuri, e compirà su di te la Sua grazia . E per certo vi sono, in Giuseppe e nei suoi fratelli,  dei Segni per cercatori del Vero .”
“ E Così Noi demmo un rango importante a Giuseppe in quella terra,  anche per istruirlo nell’interpretazione dei detti oscuri ; ché Dio vince sempre nell’eseguir il Suo Piano, ma i più non lo sanno, fra gli uomini. […] Ora la donna, nella cui casa egli abitava, gli chiese che si desse a lei, e chiuse tutte le porte, e disse: -  Vieni qui! - Ma egli rispose: - Mi rifugio in Dio! Il mio Signore, in verità, m’ha dato asilo buono, e certo gli iniqui non prospereranno ! - Ed essa lo desiderava, e la avrebbe desiderata egli pure, se non fosse ch’ei aveva visto la Prova del Signore: così noi allontanammo da lui il male e la turpitudine, perché egli era uno dei nostri servi puri.  E corsero ambedue verso la porta, ed essa lo afferrò e gli strappò la tunica per di dietro .”
“ E dicevano certe donne per la città: - La moglie del principe è presa d’amore per il suo garzone! Egli l’ha infiammata d’amore: a noi sembra che si stia chiaramente traviando! - E quando essa udì le loro dicerie segrete,  mandò a invitarle, e preparò loro un banchetto, diede a ciascuna di loro un coltello, poi disse a Giuseppe: - Esci, e mostrati ad esse! -  Quando quelle lo videro, grandemente lo ammirarono,  e si tagliuzzavan le mani, e dicevano: - Dio ce ne guardi! Costui non è un uomo, costui è un angelo sublime del cielo  -  E la donna disse loro: -  Ecco, questo è colui per il quale mi biasimavate; sì, io ho bramato che egli si desse a me, ma costui mi ha rifiutato .”
Sa’di (Iran, XIII sec.) 1. No, non posso avvolgermi in  lenzuola di seta  la notte dell’addio, ché lunga è la notte per chi dorme nel  letto della solitudine.  2. Del progressivo impazzire del folle gli assennati lo sanno che non rimane alcuna pace a chi non sopporta. 3. Se guarderai il suo volto, e riuscirai a distinguere le mani dai cedri sarà tuo diritto rimproverare le turpi brame di Zoleikha. 4. Così giovane come sei,  cala il velo sul tuo volto altrimenti scapperà il cuore di mano al seppur solido vecchio. 5. Tu sei quell’albero fiorito che l’altezza della tua statura ha tolto ogni valore dall’elevato cipresso.
6. Qualunque cosa tu dirai io non mi opporrò più perché senza te  non ci è possibile vivere . 7. Con gli occhi spalancati come le più lucide stelle dell’Orsa Minore   veglio per tutta la notte, a guardare le Pleiadi .  8. Che meraviglia è restare svegli, a notte,  con la fiaccola del tuo abbraccio e guardare il tuo volto, perché ciechi diventino i rivali. 9. Io cos’ho da lamentarmi di te? Ché nella  religione d’amore lo perdonano l’amato, persino se ha commesso volontario delitto. 10. Così tu hai  rubato il cuore a una città intera con gli sguardi come i servi di Bani Sa’d hanno saccheggiato la tavola del banchetto. 11. Così come tu ti comporti è con mille come Sa’di che potrai praticare infedeltà e violenze,  ma ti prego, non farlo, amore mio.
1. Ogni porta da cui uscirai tu, così bello e meraviglioso sarà  una porta della Grazia ad aprirsi sul volto della gente . 2. Là, dove sarà tratta dal velo la bellezza di Giuseppe, non distingueranno le proprie mani dai cedri, loro che inutilmente si dedicano al biasimo.   3. E’ con gioielli che adornano il corpo dei belli in volto, ma tu,  dal corpo d’argento , sei così bello da ornare tu stesso i gioielli. 4. Scorge il volto della rosa l’usignolo, e la sua lingua prende a cantare, ma io, davanti al tuo viso,  sono così preso da sgomento che mi si serra in petto la voce .
5. No, tu così splendido non puoi celare il volto alla gente, ché brilli come il sole attraverso la coppa , e si scorge il tuo corpo dai delicati tessuti.  6. Siedi tu su un grado elevato, anima mia, e non ti curi dei poveri, così assonnato non concedi grazia alcuna a coloro che  svegli se ne stanno . 7. Come libero cipresso  sei spuntato elegante dal fango , e allora non allontanarti da noi,  ché unica è la nostra origine . 8. Se non mi dedichi parole amorose, allora fammi felice con gli insulti, seppur amara,  è dolce cosa la parola  pronunciata da quelle labbra.
9. Assetato mi gettai in mare, pensando che sino alla cintura m’arrivasse l’acqua, solo quando non trovai più piede compresi che, come nell’Oceano, in te sprofondo .  10. Non importa se con me vorrai  slacciare le vesti , oppure  inasprirti il volto , non può dirigersi ad altro luogo la mosca, lontano dal bazar dello zucchero. 11. Sa’di,  tu fai resuscitare i morti con queste dolci parole , come può il pappagallo, nei tuoi giorni, vantarsi del dolce eloquio?
Hafez (XIV sec.) 1. Coloro che  in oro tramutano la terra con lo sguardo , potranno mai volgere a noi i loro occhi? 2. E’ meglio che il mio dolore celato resti ai presuntuosi medici, ché forse troverà rimedio nello scrigno dell’occulto. 3. Se l’amato non trae il volto dal velo suo, perché ognuno immagina i tratti del suo viso? 4. La salvezza non dipende dalla dissolutezza e nemmeno dall’ascesi, meglio allora rimettere alla Grazia la propria vita.
5. Non privarti della  Sapienza , ché nel mercato dell’amore la  Gente di Sguardi  tratta solo con chi ben conosce. 6. Sono mille i turbamenti che scorrono adesso  dietro il velo , vedremo poi cosa accade  quando il velo sarà tratto .  7. Non stupirti se geme la pietra per questo racconto, i  Sovrani del Cuore  cantano splendidamente la storia del cuore. 8. Bevi vino, perché  cento peccati  velati agli estranei, sono meglio della falsa devozione.  9. Temo che la veste da cui mi giunge l’odore di Giuseppe sia strappata dai fratelli suoi invidiosi.
10. Passa per il  tempio del vino , perché la folla che ti attende passerà il tempo a pregare per te. 11. Chiamami a te di nascosto dagli invidiosi perché i grandi è in segreto che si dedicano al bene per soddisfare il Signore . 12. Hafez, non è possibile che  l’incontro perduri , è poca l’attenzione che prestano i sovrani alla vita del mendicante.

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corano

  • 1. Dal Corano alla Poesia L’Archetipo dell’Intraducibile
  • 2. Oggi comunemente il Corano ci rievoca la presenza di una fede aggressiva e militante . Così come in passato, dal punto di vista occidentale, era associato alla spada della conquista islamica, oggi lo percepiamo come alveo del radicalismo islamico .
  • 3. Eppure, i testi sacri sono sempre stati il motore di una profondissima spiritualità, capace di accordare i cuori degli esseri umani con i segreti delle energie creatrici presenti nella sostanza di realtà manifeste o nascoste . La creazione letteraria è uno dei principali prodotti delle tradizioni sacre. Questo è ancora più evidente nella poesia , dove nel lavoro sulla parola (primigenia qualità dell’umani) si gioca costantemente una dialettica tra il visibile e l’invisibile, l’urgentemente esprimibile e l’indicibile .
  • 4. Nella nostra epoca pare che le religioni rivelate e istituzionalizzate tentino in ogni modo di annerire il proprio fondo di verità sacra e ridurlo a una retorica muta e aderente alla superficie del discorso confessionale .
  • 5. Di fronte all’atrofizzazione del sacro sono due le reazioni alle quali, oggi, assistiamo: 1. Primato dell’immanente sul trascendente (deviazioni politiche e catechistiche delle religioni) 2. Neo-spiritualità varie, che emergono per restituire una superficiale sacralità di fondo alla religiosità muta delle chiese istituzionalizzate. (New-Age, Goa, Paulo Coelho, etc.)
  • 6. Risulta quindi facile per noi, per di più in un contesto accademico, professare un distaccato laicismo soprattutto quando leggiamo (male) la storia dell’illuminismo e del progresso scientifico. Il testo sacro , così come la poesia , è legato al lavoro su un piano sottile della realtà, verificarne la portata, più che la veridicità storica, è il compito di chi studia questo materiale con un vero afflato umanistico .
  • 7. Credere o meno che i testi sacri siano stati rivelati da un’ispirazione divina non deve essere per noi importante. Ciò che importa è verificare la portata della loro efficacia simbolica nei tempi e nei luoghi.
  • 8. L’accanimento filologico nei confronti delle verità presenti nel Corano non ci ha portato a nulla, nell’arco degli ultimi due secoli non è stato dimostrato nulla di significativo rispetto alla sua ispirazione divina.
  • 9. Il Corano, rivelato al Profeta Muhammad nel VII sec. d.C., è stato inizialmente tradotto molto poco sia in occidente che nei paesi islamici. La sua traduzione non è mai stata problematica come la traduzione nella Bibbia.
  • 10. In genere associamo ontologicamente e funzionalmente la Bibbia al Corano , ma non è tanto la storia della loro ricezione a marcare una profonda differenza tra questi due testi sacri. E’ piuttosto la loro essenza a differire radicalmente
  • 11. Secondo questo luogo comune la Bibbia sta al Corano così come Gesù sta a Muhammad (volgarmente “Maometto”) Libro Sacro : Bibbia = Corano Profeta : Gesù = Muhammad
  • 12. Potrà sembrarci strano, ma la seguente proporzione potrebbe essere un modo più efficace per descrivere un’ipotetica associazione funzionale tra Cristianesimo e Islam: Maria : Muhammad = Gesù : Corano Maria era vergine così come Muhammad era ignorante ( ummi ), il medium della rivelazione in entrambi i casi è stato Gabriele . Come spiegare la corrispondenza proposta tra Gesù e Corano?
  • 13. Per comprendere questa associazione è necessario analizzare il rapporto che sia Gesù che il Corano intrattengono con la Parola , il Logos .
  • 14. Prologo al Vangelo di Giovanni 1. In principio era il Verbo, il Verbo era presso Dio e il Verbo era Dio. 2. Egli era in principio presso Dio : 3.tutto è stato fatto per mezzo di lui, e senza di lui niente è stato fatto di tutto ciò che esiste. […] 14. E il Verbo si fece carne e venne ad abitare in mezzo a noi; e noi vedemmo la sua gloria, gloria come di unigenito dal Padre, pieno di grazia e di verità.
  • 15. Nel Cristianesimo la Parola Sacra non corrisponde al Testo Sacro così come noi intendiamo la Bibbia. Piuttosto, la Bibbia è una cornice narrativo-descrittiva in cui è presentata la discesa del Logos , il Verbo. Per questo motivo è doveroso sottolineare una differenza tra i due testi: 1. Testo Primigenio : Logos, Verbo. 2. Narrazione : Bibbia
  • 16. Se per Logos intendiamo la Parola di Dio, descritta nella sua essenza primigenia, non possiamo trovare alcuna corrispondenza con la struttura ontologica della Bibbia. Caratteristiche del Logos : 1. E’ situato “nel principio” 2. E’ presso Dio, e corrisponde a Dio non per essenza, bensì per “prossimità” 3. “Si fece carne”, ovvero corrisponde pienamente con il “corpo di Cristo”
  • 17. Nella tradizione Cristiana quindi l’archetipo della Parola Divina (il Logos ) gode di una natura pre-eterna, il cui ingresso nella storia è segnato da una sua traduzione in carne : la nascita di Cristo, per mezzo di una vergine, annunciata da Gabriele. E’ Cristo la Parola di Dio, non la Bibbia.
  • 18. Anche nel Corano si Parla di un Archetipo Celeste della Parola: “Dio cancella quel che vuole, e quel che vuole conferma: presso di Lui è la Madre del Libro.” (13;39) “Per il Libro Chiarissimo! Noi ne facemmo un Corano arabo perché voi intendiate, ed esso sta scritto presso di Noi nella Madre del Libro, ed è Alto e Sapiente.”
  • 19. L’espressione Madre del Libro ( Umm al-Kitab ) sottintende l’idea di un archetipo, una matrice divina della scrittura. Essa designa il prototipo celeste del Corano , che sarebbe la sua traduzione tangibile “discesa” sulla terra, e il cui originale, come il Logos giovanneo, si trova “ presso Dio ”.
  • 20. Se quindi, nella tradizione cristiana, il Logos si fa carne (Gesù), nell’Islam l’archetipo verbale è tradotto nella forma di un libro, rivelato in arabo (il Corano). Il Corano è la realizzazione materiale (voce/scrittura) di una Verità Verbale eterna che si trova “presso Dio” proprio come il Logos giovanneo. Il Libro quindi, a differenza della Bibbia, è già in sé, fisicamente, un’ipostasi dell’essere , in termini neoplatonici: L’Emanazione Prima, o Intelletto Primo .
  • 21. Quali sono quindi le caratteristiche di questo Logos tradotto in parola coranica? Esso è scritto “ in lingua araba chiarissima ”, e il suo stile è molto vicino a quello che oggi, così come ieri, può essere definito “poetico”: “Fin dall’epoca della sua redazione, il Corano stesso s’è giustificato con la propria qualità letteraria . Nella società araba arcaica la poesia svolgeva un ruolo importante, e se il Profeta è severo verso i poeti, che tratta come bugiardi, egli non può prescindere dalla mentalità del suo uditorio. La stessa radice “sh’r” che designa l’attività poetica, significa anche “conoscere”, “sentire qualcosa”, (donde il termine shu’ur, “intelligenza”, “conoscenza”).” M.T. Urvoy - “Inimitabilità del Corano”, in Dizionario del Corano.
  • 22. La tradizione islamica afferma “di sintetizzare e sigillare i messaggi profetici anteriori, [essa] individua nella Umm al-Kitab la “matrice” celeste non solo del Corano ma anche di tutti i libri rivelati . Da questa matrice sarebbero state estratte le Tavole della Legge per essere consegnate a Mosé sul monte Sinai. Accezione che alcuni mistici chiamano “l’unità trascendente delle religioni” ( wahdat al-adyan )” Ida Zilio Grandi - “Archetipo della Scrittura”, in Dizionario del Corano.
  • 23. Il Corano propone la missione profetica di Muhammad come “sigillo” di un’unica rivelazione che ha inizio prima del tempo, con il “Patto Primigenio”, confermata da Adamo (primo profeta) e da tutti gli inviati riconosciuti dalle altre fedi monoteistiche. La Verità presente nella Madre del Libro è quindi unica, comune anche a cristiani ed ebrei, eppure: “Ma poiché essi [i figli di Israele] ruppero il loro patto, li abbiamo maledetti e indurimmo i loro cuori, sì che essi hanno stravolto il retto senso della Parola e hanno obliato parte di quello che fu loro insegnato. Tu t’accorgerai continuamente di qualche perfidia da parte loro, salvo pochi; ma tu perdonali e sii indulgente, ché Dio ama i buoni” Corano 5;13.
  • 24. Stravolgere il senso della parola: tahrif interpolazione, corruzione, indica l’alterazione volontaria delle parole e delle lettere, associato alla parola harf , lettera, parola, discorso.
  • 25. In virtù della sostanziale unità della profezia divina, Dio, secondo una tradizione ( hadith ) avrebbe mostrato i segni del Suo Logos per mezzo dei miracoli di tre Inviati. Miracoli la cui natura, nel tempo, è proporzionata alle arti in cui gli uomini eccellono: 1. Mosè - Al suo tempo gli uomini erano maestri nell’arte della magia . Il bastone di Mosé si tramuta in serpente che divora i serpenti creati dai maghi del Faraone. 2. Gesù - E’ concepito in un’epoca in cui gli uomini sono impareggiabili nell’arte medica , il suo miracolo consiste nel portare in vita i morti (Gesù-taumaturgo).
  • 26. 3. Muhammad - Fu inviato da Dio in un’epoca in cui gli uomini erano maestri nell’arte della parola poetica . E’ per questo motivo che il Corano si presenta, in primo luogo, come prova di un’inimitabilità linguistica e letteraria . Inimitabilità, miracolo, in arabo: i’jaz , che significa il “ fatto di rendere incapace, impotente ”. Gli uomini sono invitati a produrre un discorso che sia più eloquente ed evocativo del Corano stesso: “persino l’unione di umani e jinn non saprebbe produrre nulla di simile a questa predicazione (Qur’an)” (17,88).
  • 27. L’inimitabilità linguistica e letteraria del Corano quindi implica necessariamente due questioni: 1. Condanna della poesia (su cui ritorneremo in seguito) 2. Fondamentalismo linguistico . La parola coranica si presenta come principale ed essenziale fonte scientifica al cui dettato la comunità islamica deve attenersi strettamente.
  • 28. Nella tradizione cristiana il Logos è incarnato nel corpo di Cristo, ed è proprio quel corpo (nonché il sangue) che il fedele deve ingerire per essere partecipe della Parola Sacra . Se nell’Islam il Logos appare in forma di libro, sarà la sua recitazione a rendere partecipe il fedele della verità rivelata. La Parola tradotta in parola , per via della sua natura linguistica, si presenta automaticamente al vaglio interpretativo della comunità, visto che ogni suo significato (chiarissimo) deve essere sviscerato in modo da far coincidere la legge degli uomini con la Legge sacra: Islam din wa dawla , Islam è religione e stato.
  • 29. La verità del Corano si presenta quindi prima di ogni cosa nella veste di una forma linguistica, è nella sua stessa struttura formale che alberga il Logos primigenio tradotto in parola. Pertanto, questa traduzione coranica del Logos è inscindibile dalla lingua araba in cui esso è stato rivelato. Paradosso: come si accorda il carattere linguistico “arabo” del Corano con la sua aspirazione universalistica e quindi plurilinguistica?
  • 30. E’ possibile tradurre il Corano in altre lingue?
  • 31. A rigor di logica un testo come il Corano, direttamente “estratto” dall’archetipo eterno del Logos divino , dovrebbe essere soggetto alla proibizione assoluta di ogni tipo di trasporto in altra lingua, visto che è nella sua forma araba che il miracolo linguistico ha avuto luogo. Ma già Abu Hanifa, il capostipite di una delle principali scuole giuridiche islamiche, a poco meno di un secolo dalla rivelazione, propone l’utilizzo di traduzioni pubbliche del testo da usare durante la preghiera .
  • 32. E alcune traduzioni sono infatti attestate già dai primi secoli dell’epoca islamica, soprattutto in persiano e in berbero, le lingue delle due prime grandi civiltà toccate dall’islamizzazione arabofona. Eppure il fenomeno delle traduzioni non ha mai assunto un carattere universalmente diffuso, nonostante l’aspirazione universalistica che contraddistingueva il nuovo credo religioso. Se la sostanza vera della verità coranica è affermata dalla forma del Logos , è secondo una prospettiva formale che bisogna tentare di sciogliere questo paradosso .
  • 33. Se pensiamo alla Bibbia secondo l’opposizione forma/contenuto , potremmo ipotizzare la priorità del contenuto (il messaggio) sulla forma del testo per via di due principali fattori: 1. L’effettivo plurilinguismo presente nel testo biblico (ebraico, aramaico, greco, latino). 2. Il testo non è strutturalmente partecipe del Logos , bensì né è il vettore , la narrazione di una rivelazione che è rinnovata ogni volta, durante l’eucarestia .
  • 34. Proprio in ragione della forma extra-linguistica dell’incarnazione del Logos (eucarestia) che il testo-arca non può essere interpretato da chiunque, bensì da una gerarchia ecclesiastica che assicura nel tempo la retta lettura della narrazione relativa al processo di transustanziazione . Allo stesso tempo il messaggio deve raggiungere ogni cultura, l’atto eucaristico è indipendente dalle lingue, quindi evangelizzare significa introdurre il libro nell’altrove. Istituto Universitario Orientale = Collegio dei Cinesi
  • 35. Il Corano, invece, contenendo il Logos nella propria forma, per sua stessa natura non può essere tradotto, assistiamo a un movimento opposto rispetto al Cristianesimo: l’Islam ri-porta al Corano i popoli conquistati. Non esiste alcuna forma di proselitismo, il testo viene letto, oppure imposto con la spada, oppure in ogni insediamento i musulmani sono solo un’elite che non ha alcun interesse nella conversione delle altre comunità. Prima ancora che a una islamizzazione assistiamo a una “coranizzazione”, o meglio a una “arabizzazione”, e non si tratta di un semplice processo unidirezionale.
  • 36. Il Logos, in qualità di testo tangibile, si offre automaticamente al vaglio interpretativo. Per quale motivo? La verità del Logos giovanneo è attualizzata ogni volta nel consumo del corpo e sangue di Cristo da parte dei fedeli cristiani. Attualizzazione e comprensione extra-linguistica, l’interpretazione in realtà è una ingestione . Il Logos coranico invece ritorna alla Madre del Libro ogni volta che viene recitato ad alta voce (etim. Qur’an) o semplicemente letto. E’ il testo stesso che chiede di essere interpretato, a più riprese, tanto nei suoi versetti chiari quanto nei versetti oscuri.
  • 37. Il Corano diventa archetipo di una “società del libro”, la sua interpretazione implica la nascita di svariate scienze che muovono tutte dall’interpretazione della parola sacra: 1. Diritto 2. Teologia 3. Grammatica 4 Retorica
  • 38. Categorie esegetiche: 1. Esegesi linguistica, basata sull’analisi grammaticale, sintattica e retorica del discorso coranico, prendendo esempi dalla poesia classica araba. 2. Esegesi filosofica e razionalistica. 3. Esegesi storica, concerne i racconti geograficamente e cronologicamente situati presenti nel Corano. 4. Esegesi intertestuale, il Corano è interpretato tramite lo stesso Corano o per mezzo dei detti del Profeta. 5. Esegesi giuridica. 6. Esegesi basata sul giudizio indipendente.
  • 39. Tradurre il Corano, quindi, è un falso problema , visto che da un lato la sua interpretazione è essenzialmente libera (a patto che si scelga una “via media”) e dall’altro la sua essenza logo-centrica è legata alla forma araba. Il Corano è la fonte principale della retorica e della poetica sviluppate in ambito islamico , espresse in decine di lingue per più di un millennio dalla Andalusia all’Indonesia. Non è solo un testo-mondo, è un testo-civiltà molto più di quanto lo sia stata la Bibbia.
  • 40. “ E Questo ancora è rivelazione del Signore del Creato, - e lo portò lo Spirito Fedele - sul tuo cuore, perché fossi Mònito agli uomini in lingua araba chiara. E già si trovava nei Libri Sacri antichi. Non è forse un Segno per loro, che già lo conoscano i Figli di Israele? E se noi l’avessimo rivelato a qualche straniero, e questi lo avesse recitato loro, non gli avrebber creduto. […] No, non l’abbiamo rivelato per bocca di demoni, (né s’addiceva loro, né sarebbero stati capaci di farlo, perché sono estraniati dall’udire la Parola di Dio). Non invocare dunque insieme con Dio un altro dio, ché ne saresti duramente punito. E ammonisci i più vicini a te della tua tribù. E abbassa l’ala clemente su chi fra i credenti ti segue. […] Vi dovrò io annunciare su chi scendono i demoni? Scendono su ogni mentitore malvagio, e gli insegnano discorsi ch’essi hanno captato furtivi, e i più di essi sono falsi…
  • 41. E i poeti poi, che i traviati seguono, non vedi come vagano per ogni vallata e dicono quello che non fanno? Eccetto coloro che credono ed operano il bene, e molto menzionano Dio e si difendono, con l’aiuto divino, quando sono ingiustamente oppressi: ma gli oppressori sapranno quale sorte li attenda” “Sura dei Poeti”, Corano , 26, vv.192-226.
  • 42. In seguito alla Rivelazione coranica la poesia acquisisce un carattere particolare nell’alveo della cultura islamica: 1. Discorso necessariamente fittizio (vs. la mimesis classica) (poeta = sha’ir: colui che sente, che conosce l’invisibile) 2. Principale veicolo del messaggio coranico , estrinsecato però dal contesto arabo e aperto alla commistione culturale con visioni del mondo altre rispetto al contesto originario. 3. La parola poetica è la Parola per eccellenza , associata al Logos-primigenio creatore del mondo. Mimetica quindi è la sua genealogia rispetto alla Rivelazione logocentrica, ma allo stesso tempo fittizio è il suo ambito d’applicazione.
  • 43. I persiani, eredi di un millenario retaggio culturale, accoglieranno sincreticamente, accanto alla rivelazione coranica, la poesia e parte della lingua degli arabi, producendo una realtà linguistica mista semitica/indoeuropea e riadattando alla propria storia un nuovo impeto creativo basato principalmente su un sistema di contrapposizioni.
  • 44. “ Teniamo una mano sul Corano e l’altra sulla coppa del vino, Ora siamo nel lecito ed ora nell’illecito. Sotto questa volta turchese Non siamo né del tutto musulmani, né del tutto miscredenti ” ‘ Omar Khayyām (XII sec., Iran)
  • 45. Nezami di Ganjé - Le Sette Principesse - XII sec. Iran “O Tu dal quale il mondo ha trovato l’essere suo, ché nessun essere era prima di Te! Nel Tuo atto iniziante è il principio di tutte le cose, nel Tuo atto terminante è di tutte le cose il termine! O Tu che hai innalzato il firmamento eccelso, illuminatore di stelle, raccoglitore di folle. […] O donatore di luce ai veggenti, non nella forma, ma nell’adornar Tuo tutte le forme . O Tu che hai creato il mondo dal nulla, suonatore di melodie, il nome Tuo, che è il principio di ogni nome, è il primo principio e l’ultima fine: primo dei primi all’inizio del conto, ultimo degli ultimi alla fine di tutto . […] Tu hai acceso dentro il cervello dell’uomo un intelletto più luminoso della lampada, […] L’Anima, che è divenuta sostanza, e sta nel nostro corpo, nessuno sa quale sia il suo luogo : Tu, che non sei sostanza, non hai luogo, come quindi potrebbe raggiungerTi l’immaginazione impazzita?
  • 46. Tu sei colui che muta i nostri stati, nessuno come Te può trasmutarci, finché Tu non lo voglia, non avviene nulla, né in bene né in male, e l’essenza di nessuno esiste. Tu dai e Tu apporti, dall’argilla e dalla pietra, il fuoco del rubino e il rubino del fuoco. Il mondo, e il cielo viandante attorno al mondo, fanno da guardiani accanto alla Tua porta. Ognuno è pittore della Tua cortina, tutti son nulla, quel che si fa Tu lo fai. Come potrebbero il male e il bene venire dall’astro, se esso stesso è vinto dal male e dal bene? […] Tutte le sottigliezze degli astri, insieme con le scienze occulte, ad una ad una le ho studiate tutte, e ho cercato in ogni carta il loro segreto; ma quando ho trovato Te, tutte le ho cancellate le mie carte!” Nezami Ganjevi, Le sette principesse , trad. A. Bausani, pp. 25-7.
  • 47. Causa della composizione del libro “Il messaggero portandomi il Suo ordine, così mi disse: - trai giù dalla notte di festa una falce di luna, tanto sottile che nessuno attraverso il velo della tenebra possa scorgerla, e affinché il tuo gioco di fantasia renda i maghi preda della tua magica arte , versa un po’ di pepe sul fuoco e mormora scongiuri nella fiamma ardente e la vecchia cera secca in questo calore, ammollisci, per intenerire i cuori. Spargi profumo dalla tua penna, perché la brezza dell’alba acquisti aromi odorosi, fa che danzi il vento sull’ambra e deponga muschio profumato sulla seta delle valli . Alza il sipario e mostra la tua abilità, svela il volto alle vergini velate ! -
  • 48. Quando il regale messaggero m’ebbe fatto questa richiesta si posò su di me la gioia e scomparve il dolore. Nei libri finalmente composti cercai quello che potesse deliziare il cuore. Era tuttavia rimasta, di quei frammenti di rubino, un po’ di polvere e ognuno aveva fatto qualcosa con quei frammenti, ma io, come un gioielliere, da quegli scarti ho costruito un simile tesoro . Cercai nei libri nascosti che erano sparsi intorno al mondo, testi arabi e persiani , ogni perla che fosse stata gettata in qualche sotterraneo tesoro, tutti i fogli che mi caddero nelle mani li rilegai assieme in un quaderno e quando, da tutto ciò che la penna annerì, le cose migliori furono da me scelte e adornai questo libro simile al Commento dei magi con Sette Spose, affinché le Sette Spose degli astri , se mai riguarderanno alle mie spose, possano, in virtù della loro concorde operazione e del loro parallelo ornamento, favorirle dell’aiuto loro, una a una.
  • 49. Alla fine, se sette linee si riuniscono concordi, ne nasce un punto che predice i felici esiti delle opere. Il pittore, anche se dipinge dieci immagini, deve pur restare attento a un solo filo, dal quale anche se si discosta d’un pelo, sbaglia tutte le altre disposizioni . […] Che dico dunque? Che queste parole sono mie? La mia acqua viene da una Nuvola di Grazia, le mie perle da un Eden . Se la conchiglia sperimenta generosità dalla nuvola, la nuvola, in cambio, sperimenterà fedeltà dalla conchiglia, perché ciò che la nuvola sparge dall’aria la conchiglia trasforma in perle regali. Non sono un Gabriele, è un genio che mi spinge a muovere la penna sulla pagina in questo modo ; dunque, per questa magia, appresa da un genio, procura tu nuova veste, ché è stagione di Primavera.
  • 50. Mio compito è quello di fondere nella zecca della poesia oro purissimo, non oro scadente ; se nessuno comprerà la mia ambra, basta per la mia seta il valore del mio muschio. I sottili poeti, cantati i loro versi, alla fine si stancarono e si addormentarono, ma noi abbiamo costruito le tombe a quegli scomparsi e abbiamo sciolto i calzari ai veggenti del villaggio . Da quegli stili che furono prima di noi nessuno prima d’ora ha tratto frutto così nuovo, e, se anche nella forma abbiamo qualche difetto, nell’arte retorica abbiamo perfetto dominio : diamo midollo puro senza inutili pelli; ma, malgrado l’originalità dell’arte nostra, non ci distogliamo da quella antica forma .”
  • 51. In Lode della Parola Ciò che è nuovo e nel contempo vecchio è la Parola , e, su questo, molto si potrebbe dire. La Madre del Libro, creatrice, fin dall’inizio della creazione, non generò figlio più bello che la Parola . La parola, immacolata come lo Spirito, è la tesoriera dello scrigno del mondo invisibile; essa conosce storie mai udite, essa legge libri mai scritti; guarda bene e vedrai che di tutto ciò che Dio ha creato nulla resta saldo se non la Parola , il resto non è che vento.
  • 52. Hafez di Sciraz (XIV sec.) - Iran Non sarà elegante vantarsi dell’arte poetica al cospetto dell’amato, silenziosa allora è la lingua, eppure, d’arabo si riempie la bocca
  • 53. L’angelo dallo splendido corpo nascose il volto, mentre il demone apparve in tutto il suo fulgore , sconvolta, stupita prese fuoco la ragione, quale prodigio è mai questo?
  • 54. Mai nessuno per queste valli colse rose senza le spine , sì è con le Fiamme del Maledetto che la Fiaccola del Prescelto s’accompagna
  • 55. Non chiederci per quale motivo la volta degli astri cosparse d’affetto e carezze i miserabili , perché velate e senza ragione sono le ragioni delle stelle
  • 56. Non hanno alcun fascino per me la volta del monastero e la confraternita, io, per me, un palazzo mi costruisco nella casa del vino, mio trono saranno le anfore di vino
  • 57. E’ luce per i nostri occhi il fulgore della figlia della vite , il vino io guardo che come cristallo è avvolto nel velo dell’iride, buccia d’uva, nel manto della cornea .
  • 58. D’eleganza e mille arti m’ornavo prima d’ora, o Sovrano, ma adesso inebriato e rapito dal vino come sono, regola stringente sarà per me l’indecenza
  • 59. Nella coppa d’Aleppo , e nella brocca di Cina troverò quell’acqua di vita che mi porta adesso via le disperazioni dal cuore
  • 60. Innalza adesso la coppa del vino , perché, come Hafez, di mille speranze m’alimentano le suppliche di mezzanotte, le lacrime dell’alba.
  • 61.  
  • 62. Segno di Bellezza non e' chi lucenti ha i capelli e stretta la cintura, inginocchiati ai piedi di chi nel volto ha il Segno più ineffabile
  • 63. Carezzevoli e delicati sono i modi di quelli splendidi nel corpo , ma la Bellezza e' altra cosa, e la grazia altro, d'Altro ancora
  • 64. Trova infine la fonte dei miei occhi, tu, rosa sorridente, nel desiderio d'averti , qui rapida scorre l'acqua corrente
  • 65. Nell'arte della freccia gli occhi tuoi e il tuo sopracciglio han portato via di mano il vigore ad ogni maestro d'archi
  • 66. Chi mai potrà sottrarti la sfera di bellezza , quando il sole non è in questo un cavaliere capace di stringere le briglie sino a oriente ?
  • 67. Un segno del cuore è la mia Parola , perche tu l'accolga, sì, sì! La Parola d‘Amore è intrisa del Suo Segno
  • 68. Non vantarti di prodigi e inganni con chi siede inebriato tra rovine, ogni parola ha il suo tempo, e ogni Punto è nel suo luogo
  • 69. Sulla via d'amore nessuno sfolgora nella certezza di custodire il segreto, ad ognuno il suo certo, e si conforma a quanto sa cogliere
  • 70. L'uccello sapiente non prende a cantare per giardini, quando sa che questa primavera è seguita da un più nero autunno
  • 71. Dillo al negatore, che non venda ad Hafez le finezze dei suoi incanti , perché anche il nostro calamo è ornato dalla lingua , e dall’arte del bel parlare.
  • 72. Introduzione al Canzoniere di Hafez (XIV sec.): Infinite lodi e grazie senza pari al Signore che affidò agli Angeli la memoria degli effetti della Sua potenza, l’Ineguagliabile che, innalzando i sette cieli, ha dato un segno inimitabile della Sua conoscenza e della Saggezza senza pari. Il Sapiente che ha donato parola a quel pappagallo che mastica zucchero, ovvero l’essere umano, il quale dinanzi allo specchio della comprensione delle spose dei significati ha appreso il verso che allieta il cuore “Così bella è la parola, quasi da farsi incantesimo”. Lode al Maestro che per la lingua, usignolo cantastorie dalla voce melodiosa, tradusse in parole la potenza del pensiero nell’angusta gabbia della bocca : “E’ di profonda scienza che si ornano alcune poesie”.
  • 73. Quel sovrano che i servi accarezza, pose la lingua nella bocca, ripose la perla della Parola nella conchiglia di ogni lingua . Diede all’anima un cibo raffinato dalla mensa del linguaggio, ripose nel cuore la felicità d’accogliere l’infinita gioia della Parola. Coltivò la perla dei significati nel mare del petto, Sconfinata la miniera del talento dove ripose innumeri rubini di parole.
  • 74. lode a quel petto aperto all’eloquenza che recò alle orecchie degli umani e dei viaggiatori angelici della volta celeste l’appello vivificante: tra gli arabi e tra i non arabi nessuno mi supererà per raffinatezza dell’eloquenza . Lui, che con il profumo della brezza che nutre l’anima con l’appello: sgorgò nel mio cuore lo Spirito Santo , rese piacevolmente odoroso l’animo dei cuori vividi dei due mondi, e decorò con la bellezza del suo discorso i capelli delle spose della parola nell’annunciare che: mi hanno consegnato la Madre del Libro, e con Essa la Sua traduzione , e adornò i tesori dei cuori con le perle prescelte che mostrano il miracolo del mi hanno concesso la perfezione dei discorsi , ovvero il Profeta Prescelto, Signore dei paesi della conoscenza, colui che inaugurò il libro dove s’illumina la Parola, portatore del sacro sigillo del Lo giuriamo sul Corano contenente il Monito , inviato al quale non insegnammo la poesia, e non è cosa che a lui si addice , Sigillo della Profezia, sovrano dei prescelti, Mohammad, rivolto sia a lui il migliore e perfetto e purissimo e felicissimo saluto:
  • 75. Saluti senza fine agli spiriti puri e ai corpi onesti degli amici e dei parenti della sua Casa, rendiamo grazie a Lui, che il cavallo della Parola, dall’agile ed elegante andatura, dal passo svelto dell’immaginazione e della metafora, ha adornato con tali ornamenti, e nel mercato delle parole si è messo al galoppo, e nell’arena della raffinatezza e dell’eloquenza ha superato con arte tutti i retori e i recitatori e i maestri d’ogni luogo , affinché facesse pervenire la voce gloriosa del Messaggio e proclamasse il canto splendente alle orecchie dello spirito degli elevati in raffinatezza in tutti gli angoli della terra e agli eloquenti di ogni popolo: Mohammad è l’inviato di Dio e con i suoi compagni sconfiggerà i miscredenti , affinché i colpi della lingua e la spada del discorso del E i poeti sono tali che i traviati li seguono , non permettano che la maestà splendente della profezia si lanci al sacrificio guerriero.
  • 76. Nell’ora della lotta e della polemica con questi unica arma fu lo scudo del Miracolo, l’Inimitabile Parola: non potranno produrre qualcosa di simile al Corano, anche se si aiutassero vicendevolmente . Eppure, lo sanno bene i mercanti nel bazar dell’eloquio, gli orefici del negozio della finezza, i famosi nella contrada della parola, i cittadini del quartiere dell’intelligenza e della sapienza, coloro che percorrono il sentiero di prosa e poesia, lo sanno bene i sovrani del regno della raffinatezza poetica che la Poesia è la perla della Parola, e nella sua essenza sono racchiusi valore e purezza senza fine, nel negozio del mondo nessuna mercanzia più preziosa può essere comprata , e nel bazar dei tempi non si può vedere alcuna merce più costosa di quella, moneta più preziosa di quella non raggiungerà il cuore del cambiavalute della sapienza,
  • 77. e per il pittore del pensiero nei veli dell’immaginario non si mostrerà un’immagine più bella di quella . Il peso e il valore di quella perla non lo possiede la perla delle corti regali, se non i sapienti perfetti, e la potenza e il valore di questa moneta perfetta non la conoscono i briganti di strada, eccetto i fini conoscitori di perle dell’intelletto: Se esistesse un’essenza preziosa oltre la Parola essa discenderebbe al posto della Parola. E questo è un terreno che soltanto gli intelletti fini sono capaci di percorrere, ed è una bilancia che soltanto la lungimiranza dei conoscitori della parola ne soppesa il piatto, ma numerosi sono gli stili del discorso e le varietà delle composizioni in prosa e in poesia.
  • 78. E la diversità tra le posizioni degli oratori e la divergenza tra i gradi degli artisti è conforme alle disparità tra le popolazioni e i loro temperamenti e costumi. Hanno detto che non è eloquenza quella le cui briglie del calamo siano sciolte, eloquenza significa invece espressione del proprio discorso nella cornice di una forma raffinata e di un significato senza eguali , ogni poeta ingegnoso che raggiunga questo risultato e che sia al corrente della regola di questo assioma, il volto della sua espressione acquisirà freschezza e la bellezza della sua parola guadagnerà rigoglio, affinché arrivi a un punto in cui un solo suo verso raggiunga lo stesso grado di un intero panegirico, e affinché una sua unica canzone raggiunga il valore di un intero canzoniere, e che da un frammento costruisca il regno di un intero fondo terriero, e che con una sola quartina conquisti i tre quarti della terra.
  • 79. Infine la persona cui è rivolta questa introduzione è lo spirito angelica del Mowlana alA’zam As-sayd, il defunto martire, orgoglio dei sapienti, maestro dei letterati, la cui vita traboccava di grazia per la conoscenza dei misteri dell’altrove, tesoro della conoscenza divina, luce del regno e della fede Mohammad Hafez di Sciraz , che Iddio purifichi le sue lastre e innalzi la sua posizione al regno degli angeli, le cui brillanti poesie fanno invidia alla fonte di vita eterna, e le figlie del suo pensiero fanno invidia ai corpi sottili delle fanciulle e dei ragazzi del paradiso, i versi suoi seducenti e colmi di grazia abrogano e gettano nell’oblio i versi composti dai poeti preferiti dal Profeta .
  • 80. Ha addolcito la bocca dei popoli con solide parole, e ha sedotto le bocche dei nobili con significati luminosi, sia i maestri del manifesto hanno aperto a lui le porte della conoscenza, sia le genti dell’occulto hanno attinto da lui lo scrigno dei segreti, ora ha indotto al gioco di sguardi e al sentiero di passione gli inebriati del vicolo dell’amore , e ha infranto lo specchio della loro sopportazione sulla pietra dell’instabilità, ora ha trascinato i bevitori del vino nero nella taverna della devozione al servizio del vecchio del convento dei magi e alla frequentazione dei bordelli .
  • 81. La grazia della sua poesia dolce come acqua corrente, un mare che può essere bevuto, dolce, dalle acque meravigliose , abbraccia sia i nobili che la gente comune, e la benedizione delle sue opere raffinate come una nicchia al cui interno è una lampada , illumina le cose vicine e lontane. Il lecito incantesimo della sua arte ha ridotto al silenzio le facoltà della parola, e il laccio di versi dei suoi pensieri ha sottratto valore alla merce del mare (la perla) e delle miniere (la gemma), le gocce delle fonti della sua mente illuminata hanno concesso al giardino del convivio dell’affetto all’acqua corrente dell’ ogni cosa dall’acqua trae la propria vita , e i profumi del roseto dei suoi pensieri hanno svelato nei giardini delle anime il senso del versetto coranico Osserva i segni della grazia di Dio e guarda come egli concede anima alla terra morta , come l’alito di Cristo le sue eleganti parole hanno ridato vita ai cuori morti, e le gocce dei calami suoi eterni hanno mostrato i miracoli sul trono della parola.
  • 82. Diresti che il profumo della primavera ha tratto la sua grazia dalla brezza del suo carattere, e il volto della rosa e della rosa selvatica hanno acquisito ornamento e freschezza dalla sua poesia splendente, e la statura del bosso e l’altezza affabile del libero cipresso hanno accolto temperanza ed eleganza dalla solidità del suo pensiero. E con fortuna ma anche con cattiva sorte si è legato alle persone dal corpo bello , e nel convivio dei poveri e dei nobili e nelle stanze private della religione e dello stato , con sovrani e mendicanti , con i colti e gli ignoranti, si è dato ai banchetti e in ogni luogo ha istigato tumulti ed elevato fervori.
  • 83. Le carovane delle sue canzoni conquistarono il mondo in pochissimo tempo, raggiungendo l’Asia Centrale e l’India, e le lettighe della sua parola che allieta il cuore in breve hanno lambito i margini dei due Iraq e dell’Azerbaijan, “soffiava come il vento e come Cristo mostrava il sentiero con affetto, come una parabola giungeva ad ogni luogo, e come il lampo, come le immagini notturne si precipitava”. La danza dei mistici non si sarebbe accesa senza le sue estatiche canzoni, e il convivio degli adoratori del vino non avrebbe trovato splendore senza il gusto inebriante e succoso del suo discorso .
  • 84. La Sura di Giuseppe La più bella delle storie…
  • 85. “ Ecco i Segni del Libro Chiarissimo: ecco, l’abbiam rivelato in dizione araba a che abbiate a comprenderlo. Noi ti narreremo ora la più bella delle storie , col rivelarti questa Lettura, nonostante che tu, prima, sia stato fra i noncuranti. Quando Giuseppe disse a suo padre: - O padre mio, ho visto undici stelle e il sole e la luna, li ho visti che avanti a me si prostravano - Rispose il padre: - Figliuol mio, non raccontare il tuo sogno ai tuoi fratelli, che non abbiano a insidiarti d’insidie, poiché certo Satana è un chiaro nemico. E così il tuo Signore ti trasceglierà, t’insegnerà l’interpretazione dei detti oscuri, e compirà su di te la Sua grazia . E per certo vi sono, in Giuseppe e nei suoi fratelli, dei Segni per cercatori del Vero .”
  • 86. “ E Così Noi demmo un rango importante a Giuseppe in quella terra, anche per istruirlo nell’interpretazione dei detti oscuri ; ché Dio vince sempre nell’eseguir il Suo Piano, ma i più non lo sanno, fra gli uomini. […] Ora la donna, nella cui casa egli abitava, gli chiese che si desse a lei, e chiuse tutte le porte, e disse: - Vieni qui! - Ma egli rispose: - Mi rifugio in Dio! Il mio Signore, in verità, m’ha dato asilo buono, e certo gli iniqui non prospereranno ! - Ed essa lo desiderava, e la avrebbe desiderata egli pure, se non fosse ch’ei aveva visto la Prova del Signore: così noi allontanammo da lui il male e la turpitudine, perché egli era uno dei nostri servi puri. E corsero ambedue verso la porta, ed essa lo afferrò e gli strappò la tunica per di dietro .”
  • 87. “ E dicevano certe donne per la città: - La moglie del principe è presa d’amore per il suo garzone! Egli l’ha infiammata d’amore: a noi sembra che si stia chiaramente traviando! - E quando essa udì le loro dicerie segrete, mandò a invitarle, e preparò loro un banchetto, diede a ciascuna di loro un coltello, poi disse a Giuseppe: - Esci, e mostrati ad esse! - Quando quelle lo videro, grandemente lo ammirarono, e si tagliuzzavan le mani, e dicevano: - Dio ce ne guardi! Costui non è un uomo, costui è un angelo sublime del cielo - E la donna disse loro: - Ecco, questo è colui per il quale mi biasimavate; sì, io ho bramato che egli si desse a me, ma costui mi ha rifiutato .”
  • 88. Sa’di (Iran, XIII sec.) 1. No, non posso avvolgermi in lenzuola di seta la notte dell’addio, ché lunga è la notte per chi dorme nel letto della solitudine. 2. Del progressivo impazzire del folle gli assennati lo sanno che non rimane alcuna pace a chi non sopporta. 3. Se guarderai il suo volto, e riuscirai a distinguere le mani dai cedri sarà tuo diritto rimproverare le turpi brame di Zoleikha. 4. Così giovane come sei, cala il velo sul tuo volto altrimenti scapperà il cuore di mano al seppur solido vecchio. 5. Tu sei quell’albero fiorito che l’altezza della tua statura ha tolto ogni valore dall’elevato cipresso.
  • 89. 6. Qualunque cosa tu dirai io non mi opporrò più perché senza te non ci è possibile vivere . 7. Con gli occhi spalancati come le più lucide stelle dell’Orsa Minore veglio per tutta la notte, a guardare le Pleiadi . 8. Che meraviglia è restare svegli, a notte, con la fiaccola del tuo abbraccio e guardare il tuo volto, perché ciechi diventino i rivali. 9. Io cos’ho da lamentarmi di te? Ché nella religione d’amore lo perdonano l’amato, persino se ha commesso volontario delitto. 10. Così tu hai rubato il cuore a una città intera con gli sguardi come i servi di Bani Sa’d hanno saccheggiato la tavola del banchetto. 11. Così come tu ti comporti è con mille come Sa’di che potrai praticare infedeltà e violenze, ma ti prego, non farlo, amore mio.
  • 90. 1. Ogni porta da cui uscirai tu, così bello e meraviglioso sarà una porta della Grazia ad aprirsi sul volto della gente . 2. Là, dove sarà tratta dal velo la bellezza di Giuseppe, non distingueranno le proprie mani dai cedri, loro che inutilmente si dedicano al biasimo. 3. E’ con gioielli che adornano il corpo dei belli in volto, ma tu, dal corpo d’argento , sei così bello da ornare tu stesso i gioielli. 4. Scorge il volto della rosa l’usignolo, e la sua lingua prende a cantare, ma io, davanti al tuo viso, sono così preso da sgomento che mi si serra in petto la voce .
  • 91. 5. No, tu così splendido non puoi celare il volto alla gente, ché brilli come il sole attraverso la coppa , e si scorge il tuo corpo dai delicati tessuti. 6. Siedi tu su un grado elevato, anima mia, e non ti curi dei poveri, così assonnato non concedi grazia alcuna a coloro che svegli se ne stanno . 7. Come libero cipresso sei spuntato elegante dal fango , e allora non allontanarti da noi, ché unica è la nostra origine . 8. Se non mi dedichi parole amorose, allora fammi felice con gli insulti, seppur amara, è dolce cosa la parola pronunciata da quelle labbra.
  • 92. 9. Assetato mi gettai in mare, pensando che sino alla cintura m’arrivasse l’acqua, solo quando non trovai più piede compresi che, come nell’Oceano, in te sprofondo . 10. Non importa se con me vorrai slacciare le vesti , oppure inasprirti il volto , non può dirigersi ad altro luogo la mosca, lontano dal bazar dello zucchero. 11. Sa’di, tu fai resuscitare i morti con queste dolci parole , come può il pappagallo, nei tuoi giorni, vantarsi del dolce eloquio?
  • 93. Hafez (XIV sec.) 1. Coloro che in oro tramutano la terra con lo sguardo , potranno mai volgere a noi i loro occhi? 2. E’ meglio che il mio dolore celato resti ai presuntuosi medici, ché forse troverà rimedio nello scrigno dell’occulto. 3. Se l’amato non trae il volto dal velo suo, perché ognuno immagina i tratti del suo viso? 4. La salvezza non dipende dalla dissolutezza e nemmeno dall’ascesi, meglio allora rimettere alla Grazia la propria vita.
  • 94. 5. Non privarti della Sapienza , ché nel mercato dell’amore la Gente di Sguardi tratta solo con chi ben conosce. 6. Sono mille i turbamenti che scorrono adesso dietro il velo , vedremo poi cosa accade quando il velo sarà tratto . 7. Non stupirti se geme la pietra per questo racconto, i Sovrani del Cuore cantano splendidamente la storia del cuore. 8. Bevi vino, perché cento peccati velati agli estranei, sono meglio della falsa devozione. 9. Temo che la veste da cui mi giunge l’odore di Giuseppe sia strappata dai fratelli suoi invidiosi.
  • 95. 10. Passa per il tempio del vino , perché la folla che ti attende passerà il tempo a pregare per te. 11. Chiamami a te di nascosto dagli invidiosi perché i grandi è in segreto che si dedicano al bene per soddisfare il Signore . 12. Hafez, non è possibile che l’incontro perduri , è poca l’attenzione che prestano i sovrani alla vita del mendicante.