Negli ultimi dieci anni in Italia il consumo del suolo naturale ha proceduto secondo ritmi analoghi a quelli conosciuti negli anni del boom economico e demografico, con la differenza rispetto ad allora che la popolazione è rimasta sostanzialmente stabile e il Pil è cresciuto pochissimo.
Consumo del suolo - Maurizio Anolfo, Presidente di Confagricoltura Udine, dice la sua
1. Comunicato stampa
C ONSUMO DI SUOLO
Una serie di coincidenze di questi giorni mi induce a parlare di quest’argomento.
Il 7 luglio scorso nel corso di un incontro organizzato dalla Provincia di Udine ho posto il problema del
consumo del suolo sotto il duplice aspetto della realizzazione delle infrastrutture e dello sviluppo
urbanistico.
Per quanto riguarda le infrastrutture ho sostenuto che è indispensabile una rigorosa verifica circa la loro
effettiva necessità e ho fatto l’esempio dei Peep e Pip che tutti i Comuni volevano e che ora , dopo
aver sottratto terreno all’agricoltura, in molti casi sono desolatamente abbandonati.
Per quanto riguarda i centri urbani assistiamo da un lato al loro continuo espandersi e contestualmente
vediamo aree al loro interno degradate e abbandonate.
L’assessore Regionale Riccardi ha puntualmente risposto alla sollecitazione sostenendo che la Regione
Friuli Venezia Giulia sta predisponendo disposizioni normative in materia.
L’11 luglio la Commissione Ambiente del Senato ha approvato una risoluzione che impegna il Governo
a predisporre nuove norme di indirizzo in materia urbanistica con l’obiettivo di limitare il consumo di
suolo libero con l’introduzione di un sistema bilanciato di incentivi e disincentivi fiscali.
Il 24 luglio il Ministro delle politiche agricole Mario Catania ha pubblicamente manifestato l’intenzione
di portare a settembre 2012 in Consiglio dei Ministri un disegno di legge quadro in materia di
valorizzazione delle aree agricole e di contenimento del consumo del suolo.
Alcune considerazioni:
L’aumento progressivo delle superfici costruite, è stato una costante negli ultimi due secoli, anche se
fino a tempi molto recenti la crescita delle città è stata molto più rapida sul piano demografico che non
in termini di spazio occupato. Oggi molti in paesi europei queste dinamiche si presentano rovesciate
con il consumo del suolo che in molte città cresce più rapidamente della popolazione.
Negli ultimi dieci anni in Italia il consumo del suolo naturale ha proceduto secondo ritmi analoghi a
quelli conosciuti negli anni del boom economico e demografico, con la differenza rispetto ad allora che
la popolazione è rimasta sostanzialmente stabile e il Pil è cresciuto pochissimo.
Nella situazione italiana poi i tassi accelerati di consumo di suolo appaiono correlati con alcuni caratteri
specifici, non positivi, del nostro modello insediativo: la tendenza ad una crescita degli insediamenti a
“macchia d’ olio”, secondo lo schema del cosiddetto “urban sprawl”; l’altissimo livello di disordine
urbanistico, la tendenza a privilegiare l’edificazione di aree libere, sempre più lontane dai centri delle
città, piuttosto che la densificazione urbana e l’utilizzo di aree urbanizzate dismesse.
2. La drastica riduzione del consumo del suolo extra urbano si ottiene mediante una politica incentivante
che incoraggi le potenzialità della “rigenerazione urbana”, una nuova idea di sviluppo delle città fondata
sul recupero delle aree industriali dismesse o di aree urbane comunque degradate, insomma della
cosiddetta “città consolidata”.
Un’operazione che nel suo complesso migliorerebbe la qualità urbana, le condizioni di vivibilità delle
città italiane , porterebbe benefici e ricchezza al Paese e condizioni utili anche per gli enti locali.
Da diversi anni l’Unione Europea ha fatto proprio l’obiettivo di limitare il consumo di suolo; più di
qualche Paese europeo ha varato normative finalizzate a tale obiettivo; in Italia si sono moltiplicate le
iniziative promosse da organismi pubblici e privati per contribuire ad arginare i fenomeni legati al
consumo di suolo.
Ora i tempi sono maturi perché Governo nazionale e Governo regionale agiscano di conseguenza.
In particolare è indispensabile introdurre meccanismi di riforma dell’attuale fiscalità urbanistica, tali da
incoraggiare gli interventi su aree già urbanizzate e da penalizzare gli interventi su aree ancora naturali,
bisogna favorire forme di compensazione tali da consentire, su scala intercomunale, l’utilizzo coordinato
di aree già urbanizzate da rigenerare.
Maurizio Anolfo
Presidente
maurizio.anolfo@confagriud.com
Udine, 31 luglio 2012