R. Villano - Il senso della storia e il dovere della memoriaRaimondo Villano
R. Villano “Il tempo scolpito nel silenzio dell’eternità. Riflessioni sull’indagine diacronica per la memoria dell’homo faber”, presentazione sotto l’Alto Patrocinio del Ministero dei Beni e le Attività Culturali. Vincitore della LXXIV edizione del Premio nazionale Massimo Piccinini per la ricerca storico-scientifica. Presentazioni di: Ven. Balì Gran Croce di Giustizia del Sovrano Militare Ordine di Malta von Lobstein, già Gran Priore di Roma; Past District Governor 2100 Italia del Rotary International e critico letterario Prof. Carosella; Presidente Commissione Internazionale UNESCO per Biotecnologie Prof. Tarro. Saggio di filosofia della storia dal titolo bellissimo e dalle profonde, coerenti e ben articolate riflessioni (secondo lo storico Fra’ Giovanni SCARABELLI). Da quest’originale opera emergono non soltanto solide architravi concettuali per sorreggere l’impalcatura della memoria, per non dimenticare, bensì anche un lavoro letterario che si cimenta nel compimento di un’ulteriore opera altamente civile, putrellando elementi di riflessione di pacificazione sociale, di concorso al ravvivamento del sentimento di coesione nazionale, particolarmente bisognoso d’esser coltivato e diffuso nei tempi attuali, nonché di custodia e protezione delle autentiche radici che, sostanzialmente, riguardano tutto il Paese. Con apprezzamenti ufficiali di autorità, tra cui il Capo dello Stato e il Santo Padre. È in prestigiose istituzioni in Italia e all’estero, tra cui: Quirinale; Vaticano; Ministero della Salute; Ministero Beni e Attività Culturali; Accademia Nazionale delle Scienze detta dei XL. (Ed. Chiron Hystart, ISBN 978-88-90423536, 5^ rist. gen. 2013 - pp. 132);
R. Villano - Il senso della storia e il dovere della memoriaRaimondo Villano
R. Villano “Il tempo scolpito nel silenzio dell’eternità. Riflessioni sull’indagine diacronica per la memoria dell’homo faber”, presentazione sotto l’Alto Patrocinio del Ministero dei Beni e le Attività Culturali. Vincitore della LXXIV edizione del Premio nazionale Massimo Piccinini per la ricerca storico-scientifica. Presentazioni di: Ven. Balì Gran Croce di Giustizia del Sovrano Militare Ordine di Malta von Lobstein, già Gran Priore di Roma; Past District Governor 2100 Italia del Rotary International e critico letterario Prof. Carosella; Presidente Commissione Internazionale UNESCO per Biotecnologie Prof. Tarro. Saggio di filosofia della storia dal titolo bellissimo e dalle profonde, coerenti e ben articolate riflessioni (secondo lo storico Fra’ Giovanni SCARABELLI). Da quest’originale opera emergono non soltanto solide architravi concettuali per sorreggere l’impalcatura della memoria, per non dimenticare, bensì anche un lavoro letterario che si cimenta nel compimento di un’ulteriore opera altamente civile, putrellando elementi di riflessione di pacificazione sociale, di concorso al ravvivamento del sentimento di coesione nazionale, particolarmente bisognoso d’esser coltivato e diffuso nei tempi attuali, nonché di custodia e protezione delle autentiche radici che, sostanzialmente, riguardano tutto il Paese. Con apprezzamenti ufficiali di autorità, tra cui il Capo dello Stato e il Santo Padre. È in prestigiose istituzioni in Italia e all’estero, tra cui: Quirinale; Vaticano; Ministero della Salute; Ministero Beni e Attività Culturali; Accademia Nazionale delle Scienze detta dei XL. (Ed. Chiron Hystart, ISBN 978-88-90423536, 5^ rist. gen. 2013 - pp. 132);
Trattato di Carlo Angelo Bianco conte di St. Jorioz sulla teorizzazione della guerra per bande come prassi di lotta nella guerra di liberazione nazionale dell'Italia.
Al caffè degli esistenzialisti - Al Complexity Literacy Meeting il libro pres...Complexity Institute
Siamo a cavallo tra il 1932 e il 1933. Al Bec-de-Graz, un caffè di Parigi la cui specialità sono i cocktail all’albicocca, si incontrano tre giovani amici: Jean-Paul Sartre, Simone de Beauvoir e il loro compagno di scuola Raymond Aron. È lui a introdurre Sartre e la de Beauvoir alla fenomenologia, una nuova corrente di pensiero così radicale che, dice indicando i bicchieri, «Se sei un fenomenologo puoi parlare di questo cocktail ed è filosofia!».
Questa stringata argomentazione dà a Sartre l’ispirazione di cui era in cerca da anni, e gli offre lo spunto per creare la propria filosofia basata sull’esperienza della vita reale, sull’amore e il desiderio, sulla libertà e l’essere, sui caffè e i camerieri, sull’amicizia e il fervore rivoluzionario. Sono idee che ammalieranno Parigi, avranno rapida diffusione in tutto il mondo e lasceranno un marchio indelebile sulla cultura giovanile degli anni Sessanta, dai movimenti per i diritti civili a quelli studenteschi fino alle rivendicazioni del femminismo.
Tesi liceale sull'esistenza, un percorso filosofico ed introspettivo per concepire meglio l'esistenza individuale e la sua fragilità, nonché la sua potenza.
Presentazione del volume "Nove saggi danteschi" di Borges a cura di Maria Rosa Panté.
Illuminazioni di un poeta visionario sulla visione del poeta più grande: Dante.
Trattato di Carlo Angelo Bianco conte di St. Jorioz sulla teorizzazione della guerra per bande come prassi di lotta nella guerra di liberazione nazionale dell'Italia.
Al caffè degli esistenzialisti - Al Complexity Literacy Meeting il libro pres...Complexity Institute
Siamo a cavallo tra il 1932 e il 1933. Al Bec-de-Graz, un caffè di Parigi la cui specialità sono i cocktail all’albicocca, si incontrano tre giovani amici: Jean-Paul Sartre, Simone de Beauvoir e il loro compagno di scuola Raymond Aron. È lui a introdurre Sartre e la de Beauvoir alla fenomenologia, una nuova corrente di pensiero così radicale che, dice indicando i bicchieri, «Se sei un fenomenologo puoi parlare di questo cocktail ed è filosofia!».
Questa stringata argomentazione dà a Sartre l’ispirazione di cui era in cerca da anni, e gli offre lo spunto per creare la propria filosofia basata sull’esperienza della vita reale, sull’amore e il desiderio, sulla libertà e l’essere, sui caffè e i camerieri, sull’amicizia e il fervore rivoluzionario. Sono idee che ammalieranno Parigi, avranno rapida diffusione in tutto il mondo e lasceranno un marchio indelebile sulla cultura giovanile degli anni Sessanta, dai movimenti per i diritti civili a quelli studenteschi fino alle rivendicazioni del femminismo.
Tesi liceale sull'esistenza, un percorso filosofico ed introspettivo per concepire meglio l'esistenza individuale e la sua fragilità, nonché la sua potenza.
Presentazione del volume "Nove saggi danteschi" di Borges a cura di Maria Rosa Panté.
Illuminazioni di un poeta visionario sulla visione del poeta più grande: Dante.
presentazione della filosofia di Nietzsche in 20 slides non realizzata da me ma da un autore di cui non conosco il nome e che mi ha linkato questa presentazione nel forum scolastico da me utilizzato con imiei studenti
1. Socrate, Nietzsche e Heidegger
due
bibliografia
M. Montinari, Che cosa ha detto Nietzsche,
S. Ahbel-Rappe, R. Kamterkar, A companion to Socrates,
Socrate e Nietzsche: problematiche di
Alcuni punti di partenza:
1. Un interesse testimoniato da varie citazioni
a. Socrates, um es nur zu bekennen, steht mir so nahe, dass ich fast immer
1875)
“Socrate – devo confessarlo
contro di lui”.
b. Dämonion — warnende Stimme des
“Il demonico (?) – voce ammonitrice del padre”
c. "Che accadrebbe se, un giorno o una notte,
solitudini (ein Dämon in deine einsamste Einsamkeit nachschliche
l'hai vissuta, dovrai viverla ancora una volta e ancora innumerevoli volte, e non ci sarà
nuovo, ma ogni dolore e ogni piacere e ogni pensiero e sospiro, e ogni indicibilmente piccola e grande cosa
della tua vita dovrà fare ritorno a te…”
2. Non è l’unico, privilegiato obiettivo della
di una immaginaria e vissuta catabasi:
d. Anch'io sono stato agli inferi (
montoni ho sacrificato per potere parlare con alcuni morti; bensì non ho risparmiato il mio stesso sangue.
Quattro furono le coppie che a me, il sacrificante, non si negarono: Epicuro e Montaigne, Goethe e Spinoz
Platone e Rousseau, Pascal e Schopenhauer.
essi voglio farmi dare ragione o torto, essi voglio ascoltare, quando essi stessi si danno fra loro ragione e torto.
Con queste persone devo disc
Socrate, Nietzsche e Heidegger
due esempi di ricezione socratica
a c. di Gabriele Galeotto
bibliografia saggistica di riferimento:
Che cosa ha detto Nietzsche, Milano, 1999
A companion to Socrates, 2009
Socrate e Nietzsche: problematiche di esegesi allo
“Trasillo è una di quelle misteriose nature
quali noi possiamo osservare spesso
nella penombra di un vecchio mondo
che muore e uno nuovo che nasce”.
(F. Nietzsche, Aurora, 365, 117-118)
“Quella serie di preplatonici rappresenta i tipi puri e non misti,
tanto nel tipo di filosofemi quanto nei caratteri.
Socrate è l’ultimo di questa serie.
Chi vuole può definire tutti questi come ‘unilaterali’”.
(F. Nietzsche, I filosofi preplatonici, 1913 1, semestri 1867-70)
1. Un interesse testimoniato da varie citazioni ed emersioni, ininterrotte dal 1856 al 1888:
um es nur zu bekennen, steht mir so nahe, dass ich fast immer einen Kampf mit ihm kämpfe
devo confessarlo - mi sta talmente attaccato, che io conduco una fiera battag
warnende Stimme des Vaters (nota biografica, KGWB/NF-1878, 28[9])
voce ammonitrice del padre”
"Che accadrebbe se, un giorno o una notte, un demone strisciasse furtivo nella più solitaria delle tue
in deine einsamste Einsamkeit nachschliche) e ti dicesse: «Questa vita, come tu ora la vivi e
l'hai vissuta, dovrai viverla ancora una volta e ancora innumerevoli volte, e non ci sarà in essa mai niente di
nuovo, ma ogni dolore e ogni piacere e ogni pensiero e sospiro, e ogni indicibilmente piccola e grande cosa
ua vita dovrà fare ritorno a te…” (La gaia scienza, Libro IV, aph. 341).
obiettivo della filosofia col martello nietzschiana, anzi non è ricordato tra gli
catabasi:
Anch'io sono stato agli inferi (in der Unterwelt), come Odisseo, e ci tornerò ancora più volte; e non solo
montoni ho sacrificato per potere parlare con alcuni morti; bensì non ho risparmiato il mio stesso sangue.
Quattro furono le coppie che a me, il sacrificante, non si negarono: Epicuro e Montaigne, Goethe e Spinoz
Platone e Rousseau, Pascal e Schopenhauer. Con queste devo discutere dopo aver peregrinato
essi voglio farmi dare ragione o torto, essi voglio ascoltare, quando essi stessi si danno fra loro ragione e torto.
Con queste persone devo discutere, dopo che a lungo ho peregrinato da solo (wenn ich lange allein gewandert
llo specchio
einen Kampf mit ihm kämpfe. (KSA 8.97,
battaglia quasi ininterrotta
strisciasse furtivo nella più solitaria delle tue
e ti dicesse: «Questa vita, come tu ora la vivi e
in essa mai niente di
nuovo, ma ogni dolore e ogni piacere e ogni pensiero e sospiro, e ogni indicibilmente piccola e grande cosa
non è ricordato tra gli exempla
, e ci tornerò ancora più volte; e non solo
montoni ho sacrificato per potere parlare con alcuni morti; bensì non ho risparmiato il mio stesso sangue.
Quattro furono le coppie che a me, il sacrificante, non si negarono: Epicuro e Montaigne, Goethe e Spinoza,
peregrinato a lungo solo, da
essi voglio farmi dare ragione o torto, essi voglio ascoltare, quando essi stessi si danno fra loro ragione e torto.
wenn ich lange allein gewandert
2. bin), da essi voglio farmi dare ragione o torto, essi voglio ascoltare, quando essi stessi si danno fra loro ragione
e torto. (Opinioni e sentenze diverse, aph. 408, Il viaggio nell'Ade, KSA 2.533-534).
Socrates 130 occ. vs Plato 430
3. Non è oggetto di un atteggiamento unilaterale. Non avrebbe potuto sfuggire ad una formazione solidamente
filologica come quella nietzschiana la presenta di un rivelante Socratic problem (cfr. Porter, 407).
4. Neppure Nietzsche ha un profilo unilateralmente definito, e il medium caratteristico del suo stile è spesso
disorientante, non di rado contraddittorio.
d. Quanto alle lezioni universitarie, ciò che interessava preminentemente Nietzsche era il metodo di
insegnamento. Egli cercava di imparare come si diventa insegnanti, perché voleva diventare egli stesso un
vero “insegnante pratico”, capace di risvegliare negli allievi la coscienza meditativa del “perché? che cosa? e
come?” della loro scienza (BAW, III, 297, La mia vita, 162).
5. Socrate è il nemico pubblico di Nietzsche “più creativamente interpretato” (Porter, 407).
Nella cronologia nietzschiana
1. Nella fase preparatoria alla Nascita della tragedia (dal 1869 al 1872) non sembra avere un’importanza-chiave se
non dopo il 1872:
a. la distinzione tra presocratici e postsocratici, già aristotelica e ciceroniana, prima è negata, poi diventa giudizio
teleologico/etico;
a. “I greci erano con Empedocle e Democrito sulla strada migliore per soppesare con esattezza l’esistenza
umana, la sua irrazionalità, i suoi patimenti (die menschliche Existenz, ihre Unvernunft, ihr Leiden): non hanno
però poi coronato il cammino, grazie a Socrate. […] Il mondo greco più antico pose in auge i suoi talenti in una
serie di filosofi che con Socrate ebbe fine: egli tenta di dare origine a se stesso e di rigettare ogni tradizione
[…] I presocratici non hanno la presuntuosa pretesa della felicità (die garstige Pretension auf Glueck): non tutto
riguarda gira intorno alla condizione delle anime (um der Zustand hiren Seelen) […] I greci non hanno trovato
i loro filosofi e riformatori. Basti pensare a Platone: è stato traviato da Socrate (ist durch Socrates abgelenkt)
(KGWB/NF-1875,6[25], Frammenti postumi, 1875).
b. Plat. Apol. 29d-e: “Tu, mio caro, il migliore tra gli uomini, che sei di Atene, la città suprema e di massima
fama nella sapienza e nella potenza, non provi vergogna a preoccuparti di avere quanti più beni possibile, ma
non ti dai pensiero né ti curi della reputazione, dell’onore, della saggezza e della verità e dell’anima, perché
sia la migliore possibile?”
b. nella Nascita della tragedia è unilateralmente giudicato come sintomo-effetto della décadance verso una
dimensione altra rispetto allo spirito originario della grecità, rappresentato dalla tragedia.
c. Che Socrate avesse uno stretto legame di tendenza con Euripide, non sfuggí all’antichità in quel tempo; e
l’espressione piú eloquente di questo fiuto felice è quella leggenda circolante ad Atene, secondo cui Socrate
usava aiutare Euripide a poetare […] Ma la parola piú acuta per quella nuova e inaudita stima del sapere e
dell’intelligenza la pronunciò Socrate, quando trovò di essere l’unico che ammettesse di non saper niente;
mentre, nelle sue peregrinazioni critiche per Atene, egli incontrava dappertutto, parlando con i maggiori
statisti, oratori, poeti e artisti, la presunzione del sapere. Vide con stupore che tutte quelle celebrità non
avevano un’idea giusta e sicura neanche della loro professione, e che la esercitavano solo per istinto. “Solo per
istinto”: con questa espressione tocchiamo il cuore e il centro della tendenza socratica (mit diesem Ausdruck
berühren wir Herz und Mittelpunkt der sokratischen Tendenz). Con essa il socratismo condanna tanto l’arte
vigente quanto l’etica vigente: dovunque esso volga i suoi sguardi indagatori, vede la mancanza di
intelligenza e la potenza dell’illusione, e da questa mancanza deduce l’intima assurdità e riprovevolezza di
quanto esiste nel presente. Partendo da questo punto, Socrate credette di dover correggere l’esistenza: egli,
come individuo isolato (der Einzelne), entra con aria di sprezzo e di superiorità, quale precursore di una
cultura, di un’arte e di una morale di tutt’altra specie, in un mondo dove ascriveremmo a nostra massima
fortuna il riuscire a coglierne con venerazione un frammento.
È questa l’enorme perplessità (die ungeheuere Bedenklichkeit) che ci prende ogni volta di fronte a Socrate, e che
ogni volta ci sprona a riconoscere il senso e il fine di questa problematicissima apparizione dell’antichità
(dieser fragwürdigsten Erscheinung des Alterthums). Chi è costui, che osa da solo negare la natura greca, quella
che attraverso Omero, Pindaro ed Eschilo, attraverso Fidia, attraverso Pericle, attraverso la Pizia e Dioniso,
3. attraverso l’abisso piú profondo e la cima piú alta è sicura della nostra stupefatta adorazione (staunenden
Anbetung)? Quale forza demonica è questa, che può ardire di rovesciare nella polvere un tale filo incantato?
(Welche dämonische Kraft ist es, die diesen Zaubertrank in den Staub zu schütten sich erkühnen darf?) Quale semidio
è questo, a cui il coro degli spiriti dei piú nobili fra gli uomini deve gridare: “Ahi! Ahi! Tu lo hai distrutto, il
bel mondo, con polso possente; esso precipita, esso rovina!”. (La nascita della tragedia 1, 13.1-3, 02/01/1872)
2. Nella fase successiva al 1879 l’orizzonte sembra meno storico e filologico:
a. diventa una sorta di “mnemonic and a chiffre” per tutta una serie di temi caratteristici della philosophia perennis.
b. una nota (estesissima) del 1888 (dopo Il problema (di) Socrate, ne “Il crepuscolo degli dèi”, 1887), onnicomprensiva
dell’intero percorso di riflessione su Socrate:
Il problema di Socrate
Le due antitesi
la disposizione tragica
la disposizione Socratica
: in che senso la disposizione socratica è un fenomeno di décadence
: in che senso è, nondimeno, una salute, una forza robusta nel suo totale habitus, nelle capacità dialettiche,
nell’efficacia e nella autodisciplina dell’uomo di scienza (- la salute del plebeo; la sua debolezza comunque
capace di vivere, alla fine di affermare la vita – e, vale la pena di sottolinearlo, di vivere la vita con tutti i crismi
di una “attiva”, assertiva consapevolezza di uno spirito che si eleva, capace di disprezzare i vaneggiamenti
della massa, benché l’entità più bassa dovrebbe, a tutto diritto, rappresentare l’antitesi di queste creature
iperattive.
la sua malignitas, spirito frondista la sua acuteza la sua canagliaggine di fondo strettamente dominata grazie alla
saggezza: “brutto”
- bruttezza:
- il prendersi gioco di sé
- la forza dialettica
- la saggezza come tirannide contro “le tirannidi” (gli istinti)
tutto di Socrate è esagerato, eccentrico, caricatura, un buffo, in piena incarnazione con gli istinti voltairiani
- ha scoperto una nuova forma di agone
- è stato il primo che ha sfidato le classi dirigenti di Atene
- non rappresenta nulla se non la massima forma di acutezza; e la chiama “virtù” […]
Cerco di capire da quali parziali e idiosincrasici stadi possa esser derivato il problema socratico: la sua
equazione di ragione = virtù = felicità (Vernunft = Tugend = Glück). È stato con questa assurdità di una dottrina
fondata sull’identità che egli ha incantato (hat er bezaubert): e gli antichi filosofi non si sono mai liberati da
questa malìa.
Alcune considerazioni conclusive… nietzschiane (troppo nietzchiane?)
1. Socrate non è ammirevole e detestabile sotto diversi punti di vista, lo è per i medesimi. Una sorta di negazione del
principio di non contraddizione. Una delle tendenze costanti del pensiero di Nietzsche è la cosmodicea (Montinari, 85)
2. È decadente, ma anche un corretto coronamento di un protoidealismo greco (cfr. Portman, 410)
3. è un fenomeno ambiguo che condivide la ambiguità della struttura morale del mondo per Nietzsche: è, insomma, un
monstrum, ma è l’immagine perfetta del monstrum cosmico.
4. Socrate è la maschera… della maschera (!), è un performer esagerato e provocatorio
Gli antichi… :
a. Cfr. Plut. Quaest. Conv. 711b-c: C’è in Roma un nuovo genere di intrattenimento introdotto nei simposi, ma
non ancora diffuso tra i più. Sappiate che tra i dialoghi platonici alcuni sono diegematici, altri drammatici: tra i
dialoghi drammatici quelli più leggeri sono oggetto di studio teatrale da parte di alcuni schiavi, come per una
recitazione senza scena: si indossa una maschera adatta al carattere dei personaggi coinvolti e si adottano un
tono di voce, una gestualità ed un abbigliamento adatti alle battute pronunciate.
b. Diog. Laert. 6.54. 1 [Gli fu chiesto da un tale: “Chi ti pare che sia Diogene?”. Rispose: “Socrate che esce di
senno”
c. Diog. Laert. 6.41.8, Accese una lampada in pieno giorno e disse: “Cerco l’uomo”
… e Nietzsche:
soppesate contro la legge della vita
4. a. Continua ironia: si tratta di una scoperta che si paga caro
di Socrate fosse questa: egli aveva un’anima e poi, all’interno di questa, un’altra e un’altra ancora dopo la
seconda. Nella prima giace addormentato Senofonte, nella seconda Platone e nella terza ancora Platone, ma
Platone con una delle sue anime
(eKGWB/NF-1885,34[66], Frammenti sparsi,
c. se Socrate è il “personaggio dialettico del dramma platonico” (?), è vero anche che
dell’arte di Socrate” (KSA, 7.224.8[13],
d. Per dirla scherzosamente e alla maniera
Platone, dietro Platone e in mezzo la Chimera
e. Avete sentito di quel folle uomo
mise a gridare incessantemente: “
Socrate e Heidegger: prove di
“Nessuna scienza, finché è animata da un vero domandare, è facile.
Facile è soltanto il mero apprendere senza comprendere”
(M. Heidegger,
Ogni conversazione è una specie di dialogo. Ma il vero dialogo
non è mai
Alcuni interessi di fondo…
1. Heidegger non parla (quasi) mai di Socrate
la quest filosofica non è solo metodo, ma un metodo non
certo modo di vedere le cose, e più in “quel che Socrate fa che in quel che dice
a. Plat. Ap. 38a 1-7: E […]
della virtù e degli altri argomenti di cui mi sentite parlare
altri, e che la vita senza ricerca non è vita degna di essere vissuta per l
b. Non ci sono nuovi contenuti né movimenti filosofici
dimostrato qui una volta per tutte nella storia d
piuttosto guardare al fondo delle cose e la pos
und die Moeglichkeit und Bestimmung)
c. (sulla questione di un possi
filosofo, e certamente non lo fa nella maniera di un tempo, cioè dicendo che cosa è il filosofo, ma lo fa in
maniera socratica. […] Socrate ci porta un
riflessione […] E’ chiaro che la negazione, compresa in questa dinamica, cioè che possiede una carattere
“dischiudente” (Esrschlieβungcharakter),
purificatrice, tanto che il negativo
tratta di una scoperta che si paga caro […] Io credo (Ich glaube) che la malìa (
di Socrate fosse questa: egli aveva un’anima e poi, all’interno di questa, un’altra e un’altra ancora dopo la
. Nella prima giace addormentato Senofonte, nella seconda Platone e nella terza ancora Platone, ma
delle sue anime. Platone stesso è uomo dalle molte facce e dai molti… posteriori
Frammenti sparsi, 1885);
se Socrate è il “personaggio dialettico del dramma platonico” (?), è vero anche che
dell’arte di Socrate” (KSA, 7.224.8[13], Frammenti sparsi, 1875)
erzosamente e alla maniera di Omero: che altro mai è il Socrate platonico se non
one e in mezzo la Chimera» (Al di là del bene e del male, af. 21)
folle uomo che accese una lanterna alla chiara luce del mattino
mise a gridare incessantemente: “Cerco Dio! Cerco Dio!”(La gaia scienza, af. 125)
Socrate e Heidegger: prove di circolo ermeneutico
“Nessuna scienza, finché è animata da un vero domandare, è facile.
Facile è soltanto il mero apprendere senza comprendere”
(M. Heidegger, I concetti fondamentali della filosofia antica,
Avvertenze preliminari 2)
Ogni conversazione è una specie di dialogo. Ma il vero dialogo
non è mai una conversazione (Che cosa significa pensare?)
di Socrate separatamente da Platone, ma si definisce “socratico”
solo metodo, ma un metodo non tecnicizzabile. La verità della filosofia è nel suo
quel che Socrate fa che in quel che dice”
] io dico che il massimo bene per l’essere umano sia passare ogni giorno a parlare
della virtù e degli altri argomenti di cui mi sentite parlare e su cui mi sentire interrogare sia me stesso che gli
altri, e che la vita senza ricerca non è vita degna di essere vissuta per l’essere umano.
b. Non ci sono nuovi contenuti né movimenti filosofici… Il significato del suo determinare il metodo fu
dimostrato qui una volta per tutte nella storia del pensiero e della ricerca. Il metodo non è tecnica, ma
piuttosto guardare al fondo delle cose e la possibilità di cogliere e determinarle (auf den Grund der Sachen sehen
und die Moeglichkeit und Bestimmung) (I concetti fondamentali della filosofia antica, 19332)
(sulla questione di un possibile seguito del Sofista): “Il dialogo persegue il compito di chiarire che cosa è il
filosofo, e certamente non lo fa nella maniera di un tempo, cioè dicendo che cosa è il filosofo, ma lo fa in
] Socrate ci porta un positivo solo nel mostrarlo e non facendolo un diretto tema di
chiaro che la negazione, compresa in questa dinamica, cioè che possiede una carattere
Esrschlieβungcharakter), può avere, nel suo concreto scoprire le cose, una funzione
negativo stesso assume un carattere positivo”
che la malìa (der Zauber)
di Socrate fosse questa: egli aveva un’anima e poi, all’interno di questa, un’altra e un’altra ancora dopo la
. Nella prima giace addormentato Senofonte, nella seconda Platone e nella terza ancora Platone, ma
molti… posteriori.
se Socrate è il “personaggio dialettico del dramma platonico” (?), è vero anche che “Platone è… creatura
platonico se non «Davanti
accese una lanterna alla chiara luce del mattino, corse al mercato e si
circolo ermeneutico
, ma si definisce “socratico” (1919-1920), perché
La verità della filosofia è nel suo metodo, in un
essere umano sia passare ogni giorno a parlare
e su cui mi sentire interrogare sia me stesso che gli
ficato del suo determinare il metodo fu
el pensiero e della ricerca. Il metodo non è tecnica, ma
auf den Grund der Sachen sehen
Il dialogo persegue il compito di chiarire che cosa è il
filosofo, e certamente non lo fa nella maniera di un tempo, cioè dicendo che cosa è il filosofo, ma lo fa in
e non facendolo un diretto tema di
chiaro che la negazione, compresa in questa dinamica, cioè che possiede una carattere
le cose, una funzione
5. e qualche forzatura…
2. Socrate è stato un unicum nella storia della filosofia, perché, rompendo una tradizione già consolidata prima di lui,
non ha scritto nulla. Proprio come avrebbe voluto fare Heidegger…
a. Per tutta la sua vita e giustamente alla sua morta, Socrate non ha fatto altro che mettersi in questo gioco, in
questa corrente e mantenersi se stesso. Per questo egli è il pensatore più puro dell’Occidente. Per questo non
ha scritto nulla. Chiunque si metta a scrivere il frutto delle sue meditazioni inevitabilmente finisce per
assomigliare a quelle persone che cercano un rifugio da qualsiasi gioco troppo duro per loro. E’ una storia
ancora nascosta e che conserva il suo segreto il perché tutti i grandi pensatori occidentali dopo Socrate, e con
tutta la loro grandezza, siano stati così pavidi. Il pensiero è entrato nella letteratura (Che cosa significa pensare?,
1951-52, seminari sullo Zarathustra di Nietzsche)
b. D’altro canto, contro il rigido sistema di insegnamento e di studio dei francesi, il mio modo di condurre un
seminario (socratico, come fu senz’altro) fu completamente nuovo e stimolante. Forse si può sviluppare
qualcosa di nuovo. In fondo, la conversazione è più forte di qualsiasi parola scritta, che è in ogni modo
vulnerabile al fraintendimento. Ma Platone lo sapeva già alla fine del Fedro. (Lettera a E. Blochmann, 12
ottobre 1968)
3. Socrate è stato, in qualche modo, il primo “fenomenologo” della storia della filosofia…
a. Plat. Phaed. 100c10-d8: “Io non capisco più e non riesco a trovare altre ragioni sottili: al contrario, se
qualcuno mi da come motivazione del perché una cosa sia bella, magari perché ha un colore che cattura
oppure per la sua forma oppure qualche altra caratteristica del genre, io lascio perdere le altre – perché tutte le
altre cose mi mandano in confusione - ma in modo semplice, senza artifici, e nelle mie possibiltà genuino. Mi
tengo stretto a me stesso: nient’altro rende quella cosa bella se non la bellezza in sé, vuoi per la sua presenza o
la partecipazione o qualsiasi maniera o natura di relazione ci possa essere. Come non mi spingo tanto avanti
da affermare questo, ma solo che è per la bellezza che le cose belle sono belle”.
b. Socrate non si interessa di altro se non di che cosa fossero le cose. “Tu sei ancora qui – gli chiede in modo
accondiscendente il Sofista che ha molto viaggiato – e dici ancora che le stesse parole a riguardo degli stessi
argomenti”. “Sì – risponde Socrate – sono qui. Tu invece che sei così intelligente, tu non dici mai la stessa cosa
della stessa cosa” (Che cosa significa pensare?, 1952.