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Il terzo settore: definizioni,
ruoli, evoluzioni, rilevanza
Prof. Carlo Borzaga
Perché parlarne?
!  poco considerato fino agli anni ’90; prevalenza
modello socio economico bipolare: Stato-Mercato
!  interesse crescente negli anni successivi man
mano che crescono le difficoltà del binomio Stato-
Mercato a individuare e soddisfare i bisogni
soprattutto sociali
!  sviluppo della ricerca sul tema, a livello nazionale e
comparato e crescente attenzione da parte delle
istituzioni
Es. Italia: fino agli anni ’90 quasi inesistente e non
considerato. Nel 2011 Censimento Generale dedicato
Definizioni
In crescendo:
" volontariato (organizzato): organizzazioni gestite in
prevalenza da volontari
" terzo settore: l’insieme delle organizzazioni (soprattutto
associazioni e fondazioni) che perseguono obiettivi
diversi dal profitto (cooperative escluse)
" nonprofit: come terzo settore (con spostamento di
accento sul vincolo formale)
" economia sociale: le organizzazioni incluse nelle
definizioni precedenti più tutte le cooperative
Quindi in Italia: associazioni, fondazioni, enti morali, enti
religiosi, cooperative sociale e non
Caratteristiche
- private: create e gestite da gruppi di cittadini per
libera scelta
- obiettivo: sociale in senso generale:
mutualistico, pubblico
- gestione: generalmente democratica (eccetto
fondazioni e enti religiosi)
- vincoli: - non distribuibilità degli utili correnti:
totale (associazioni,fondazioni);
parziale: cooperative (in Italia)
- non distribuibilità del patrimonio
(anche cooperative)
Principali forme giuridiche (Italia)
-  associazioni: - non riconosciute
- riconosciute (con personalità giuridica)
-  associazioni di volontariato (L. 266/91)
-  associazioni di promozione sociale
-  fondazioni: - costituite da patrimoni privati
- di impresa
- di origine bancaria
- di partecipazione
-  enti morali/ecclesiastici
-  cooperative sociali: legge 381/91
-  imprese sociali: qualsiasi forma giuridica, ma con vincoli
(legge 118/2005 decreto lgsl. 155/06)
-  cooperative: - di produttori (agricole, ecc.)
- di consumatori
- di lavoratori
Ruoli
Più ruoli diversi:
!  promozione di diritti (advocacy) e di sostegno
alla partecipazione civile
!  redistribuzione di reddito a favore di iniziative
sociali (fondazioni grant-making come quelle di
origine bancaria, ma anche associazioni che
fanno raccolta fondi)
!  produzione/erogazione di servizi di welfare,
culturale, ricreativi, in generale di servizi alla
persona:
a. in forma sperimentale
b. in forma continuativa
Dal ruolo dipendendo anche le attività svolte
Settori di attività principali
Praticamente presenti in tutti i settori.
Associazioni, fondazioni e cooperative sociali,
soprattutto in:
-  servizi socio-assistenziali e sociali
-  servizi sanitari (donazioni sangue, ma anche
ospedali)
-  servizi educativi (nidi-scuole materne)
-  ricerca e formazione
-  attività culturali
-  attività sportive e ricreative
-  cooperazione allo sviluppo
-  inserimento lavorativo soggetti svantaggiati
Cooperative: in tutti i settori economici, ma
in particolare:
-  agricoltura
-  consumo al dettaglio
-  servizi alle imprese
-  credito
Evoluzione
Dagli anni ’90 del 900 :
- aumento significativo del numero di
organizzazioni, volontari e dipendenti (il settore
più dinamico tra il 2001 e il 2011)
-  aumento della funzione produttiva di
associazioni e fondazioni e delle nuove forme
giuridiche (ass. volontariato, cooperative sociali)
-> imprese sociali
-  aumento della collaborazioni con le
amministrazioni pubbliche
Questa evoluzione spiega l’interesse crescente
per il settore
Come mai?
L’importanza delle organizzazioni del terzo settore
dipende da:
"  capacità di cogliere bisogni che né il pubblico
né il mercato (imprese private) riescono a
individuare
"  capacità di fornire risposte innovative (es.
inserimento lavorativo)
"  capacità di affrontare bisogni anche in assenza
o con scarse risorse monetarie (volontariato)
"  maggior efficienza (rispetto al pubblico) e meno
soggette a comportamenti opportunistici (se
ben governate)
Le dimensioni
Nel 2011 (Censimento):
-  301.191 organizzazioni (incluse le coop. sociali, ma
non le altre cooperative) (+28% rispetto al 2001)
-  4,7 milioni di volontari (+43,5%)
-  680.000 addetti (+39,4%)
-  270.000 lavoratori esterni (+16,9%)
-  5 mila lavoratori temporanei (+48,1%)
-  risorse economiche gestite: 64 miliardi provenienti
da: finanziamenti privati: 65,9% (di cui da vendite di
beni e servizi 47,3%); finanziamenti pubblici: 34,1%
-  di queste circa 93.000 possono essere definite
imprese sociali
Le cooperative (non sociali)
Nel 2011 operavano in Italia:
-  circa 60.000 cooperative
-  con un fatturato pari a 120 miliardi
-  con 1.200.000 addetti (5,7% totale occupati)
Togliendo le cooperative sociali gli addetti
scendono a 840.000
In totale l’economia sociale aveva:
-  un fatturato di circa 174 miliardi
-  un numero di occupati pari a 1.770.000
Avere obiettivi sociali fa la differenza?
Nel corso della crisi (2008-2011)
a.  Occupati nelle cooperative (esclusa
agricoltura) +2,6% contro -1,3%
dell’occupazione totale
b.  In confronto con le spa
Spa Coop
Valore aggiunto +5,2% +28,8%
Redditi da lavoro +17,5% +35,5%
Per approfondimenti
G.P. Barbetta, F. Maggio, Nonprofit, il Mulino, Bologna, 2002
C: Borzaga, L. Fazzi, Le imprese sociali, Carocci, Roma, 2011
A.  Ianes, Le cooperative, Carocci, Roma, 2011
C, Borzaga, F. Paini, Buon lavoro. Le cooperative sociali in Italia:
storie, valori ed esperienze di imprese a misura di persone,
Altreconomia, Milano, 2011
Istat, Atti del Convegno: “Il nonprofit in Italia. Quali sfide e quali
opportunità per il Paese, Roma, 16 aprile, 2014; disponibili inhttp://
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Il terzo settore

  • 1. Il terzo settore: definizioni, ruoli, evoluzioni, rilevanza Prof. Carlo Borzaga
  • 2. Perché parlarne? !  poco considerato fino agli anni ’90; prevalenza modello socio economico bipolare: Stato-Mercato !  interesse crescente negli anni successivi man mano che crescono le difficoltà del binomio Stato- Mercato a individuare e soddisfare i bisogni soprattutto sociali !  sviluppo della ricerca sul tema, a livello nazionale e comparato e crescente attenzione da parte delle istituzioni Es. Italia: fino agli anni ’90 quasi inesistente e non considerato. Nel 2011 Censimento Generale dedicato
  • 3. Definizioni In crescendo: " volontariato (organizzato): organizzazioni gestite in prevalenza da volontari " terzo settore: l’insieme delle organizzazioni (soprattutto associazioni e fondazioni) che perseguono obiettivi diversi dal profitto (cooperative escluse) " nonprofit: come terzo settore (con spostamento di accento sul vincolo formale) " economia sociale: le organizzazioni incluse nelle definizioni precedenti più tutte le cooperative Quindi in Italia: associazioni, fondazioni, enti morali, enti religiosi, cooperative sociale e non
  • 4. Caratteristiche - private: create e gestite da gruppi di cittadini per libera scelta - obiettivo: sociale in senso generale: mutualistico, pubblico - gestione: generalmente democratica (eccetto fondazioni e enti religiosi) - vincoli: - non distribuibilità degli utili correnti: totale (associazioni,fondazioni); parziale: cooperative (in Italia) - non distribuibilità del patrimonio (anche cooperative)
  • 5. Principali forme giuridiche (Italia) -  associazioni: - non riconosciute - riconosciute (con personalità giuridica) -  associazioni di volontariato (L. 266/91) -  associazioni di promozione sociale -  fondazioni: - costituite da patrimoni privati - di impresa - di origine bancaria - di partecipazione -  enti morali/ecclesiastici -  cooperative sociali: legge 381/91 -  imprese sociali: qualsiasi forma giuridica, ma con vincoli (legge 118/2005 decreto lgsl. 155/06) -  cooperative: - di produttori (agricole, ecc.) - di consumatori - di lavoratori
  • 6. Ruoli Più ruoli diversi: !  promozione di diritti (advocacy) e di sostegno alla partecipazione civile !  redistribuzione di reddito a favore di iniziative sociali (fondazioni grant-making come quelle di origine bancaria, ma anche associazioni che fanno raccolta fondi) !  produzione/erogazione di servizi di welfare, culturale, ricreativi, in generale di servizi alla persona: a. in forma sperimentale b. in forma continuativa Dal ruolo dipendendo anche le attività svolte
  • 7. Settori di attività principali Praticamente presenti in tutti i settori. Associazioni, fondazioni e cooperative sociali, soprattutto in: -  servizi socio-assistenziali e sociali -  servizi sanitari (donazioni sangue, ma anche ospedali) -  servizi educativi (nidi-scuole materne) -  ricerca e formazione -  attività culturali -  attività sportive e ricreative -  cooperazione allo sviluppo -  inserimento lavorativo soggetti svantaggiati
  • 8. Cooperative: in tutti i settori economici, ma in particolare: -  agricoltura -  consumo al dettaglio -  servizi alle imprese -  credito
  • 9. Evoluzione Dagli anni ’90 del 900 : - aumento significativo del numero di organizzazioni, volontari e dipendenti (il settore più dinamico tra il 2001 e il 2011) -  aumento della funzione produttiva di associazioni e fondazioni e delle nuove forme giuridiche (ass. volontariato, cooperative sociali) -> imprese sociali -  aumento della collaborazioni con le amministrazioni pubbliche Questa evoluzione spiega l’interesse crescente per il settore
  • 10. Come mai? L’importanza delle organizzazioni del terzo settore dipende da: "  capacità di cogliere bisogni che né il pubblico né il mercato (imprese private) riescono a individuare "  capacità di fornire risposte innovative (es. inserimento lavorativo) "  capacità di affrontare bisogni anche in assenza o con scarse risorse monetarie (volontariato) "  maggior efficienza (rispetto al pubblico) e meno soggette a comportamenti opportunistici (se ben governate)
  • 11. Le dimensioni Nel 2011 (Censimento): -  301.191 organizzazioni (incluse le coop. sociali, ma non le altre cooperative) (+28% rispetto al 2001) -  4,7 milioni di volontari (+43,5%) -  680.000 addetti (+39,4%) -  270.000 lavoratori esterni (+16,9%) -  5 mila lavoratori temporanei (+48,1%) -  risorse economiche gestite: 64 miliardi provenienti da: finanziamenti privati: 65,9% (di cui da vendite di beni e servizi 47,3%); finanziamenti pubblici: 34,1% -  di queste circa 93.000 possono essere definite imprese sociali
  • 12. Le cooperative (non sociali) Nel 2011 operavano in Italia: -  circa 60.000 cooperative -  con un fatturato pari a 120 miliardi -  con 1.200.000 addetti (5,7% totale occupati) Togliendo le cooperative sociali gli addetti scendono a 840.000 In totale l’economia sociale aveva: -  un fatturato di circa 174 miliardi -  un numero di occupati pari a 1.770.000
  • 13. Avere obiettivi sociali fa la differenza? Nel corso della crisi (2008-2011) a.  Occupati nelle cooperative (esclusa agricoltura) +2,6% contro -1,3% dell’occupazione totale b.  In confronto con le spa Spa Coop Valore aggiunto +5,2% +28,8% Redditi da lavoro +17,5% +35,5%
  • 14. Per approfondimenti G.P. Barbetta, F. Maggio, Nonprofit, il Mulino, Bologna, 2002 C: Borzaga, L. Fazzi, Le imprese sociali, Carocci, Roma, 2011 A.  Ianes, Le cooperative, Carocci, Roma, 2011 C, Borzaga, F. Paini, Buon lavoro. Le cooperative sociali in Italia: storie, valori ed esperienze di imprese a misura di persone, Altreconomia, Milano, 2011 Istat, Atti del Convegno: “Il nonprofit in Italia. Quali sfide e quali opportunità per il Paese, Roma, 16 aprile, 2014; disponibili inhttp:// censimentoindustriaeservizi.istat.it/istatcens/roma-16-aprile-il-non- profit-in-italia-quali-sfide-e-quali-opportunita-per-il-paese/