2. Negli ultimi decenni le “nuove professioni” hanno conosciuto
una forte crescita che ha modificato l’articolazione interna del
lavoro indipendente.
Nonostante la grande diffusione nel MdL e la discontinuità
segnata rispetto al “vecchio” lavoro autonomo, la ricerca
sociale e, in generale, il dibattito pubblico hanno dedicato
scarsa attenzione al fenomeno accostandolo, di volta in volta,
ad altri istituti giuridici (collaborazioni, ad es.) e inserendolo
all’interno di altre problematiche → precariato, crisi del ceto
medio, fine del lavoro ecc.
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Il problema
3. Obiettivo, domanda di ricerca, focal point
La tesi si è proposta di affrontare il tema del nuovo lavoro autonomo
(NLA) e di indagare nello specifico le forme della rappresentanza
degli interessi che questo gruppo professionale, in Italia e in diversi
paesi, sta sperimentando per colmare il vuoto lasciato dai sindacati
tradizionali.
Quali sono le forme, i meccanismi partecipativi e gli effetti di
policy delle nuove associazioni di rappresentanza quasi-
sindacali?
3 focal point: rappresentazione, rappresentatività, rappresentanza
del nuovo lavoro autonomo
4. La letteratura sociologia esaminata ha elaborato molteplici
rappresentazioni di questa categoria: «tecnici», «knowledge
workers», «creative class», «l’atipico-precario», «il lavoratore
autonomo di seconda generazione»
IN GENERALE il NLA è rimasto nascosto dietro 3 coni d’ombra:
1. dell’impresa, che esalta la dimensione imprenditoriale a
scapito di quella lavoristica;
2. del lavoro atipico, che considera il nuovo lavoro autonomo
come strumento per aggirare le rigidità dell’occupazione
subordinata;
3. del professionalismo, che traccia confini netti tra professioni
regolamentate e non regolamentate, trascurando i processi di
convergenza nelle condizioni di lavoro tra i due gruppi.
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RAPPRESENTAZIONI
5. Queste rappresentazioni
emergono dall’eterogeneità
interna del gruppo (diversi
profili profesionali e
condizioni di reddito e
mercato)
ma anche
dalla ambigua
comunicazione di sé
prodotta dalla categoria che
fatica ad auto-percepirsi
come un gruppo sociale con
interessi e bisogni comuni.
RAPPRESENTAZIONI
RICONOSCIMENTO
IDENTITA’
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MA:
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RAPPRESENTATIVITA’
In tutte le rappresentazioni elaborate si rintraccia un
elemento comune: il rischio.
In particolare, le principali categorie di rischi: il rischio legato
alla stabilità economica; il rischio connesso al mantenimento
della professionalità, attraverso l’aggiornamento delle
competenze; il rischio derivato dall’esclusione dal sistema di
protezione sociale; quello derivante dalla mancanza di una
rete di supporto una rappresentanza collettiva
Rappresentatività del NLA rispetto a cambiamenti socio-economici di più
ampia portata → vulnerabilità sociale generata dai cambiamenti del MdL e
dalle inadeguate trasformazioni del modello di welfare pubblico.
8. Si è analizzata l’offerta di rappresentanza SINDACALE
E QUASI SINDACALE in diversi contesti internazionali
per comprendere SE e COME hanno risposto alle
domande di questo specifico gruppo professionale;
Le forme e strategie di rappresentanza sindacale e
quasi-sindacale dei freelance sono state sintetizzate
nell’elaborazione di 2 tipologie, ognuna delle quali ha
identificato 4 tipi ideali.
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RAPPRESENTANZA
9. SINDACATI
La tipologia è stata costruita a partire da 2 dimensioni:
1. l’innovazione delle strutture dimostrata per la
rappresentanza specifica degli freelance;
2. la specificità delle strategie elaborate per la tutela mirata
della categoria.
Queste dimensioni sono utili per capire il grado di
sovrapposizione tra la “rappresentazione” del nuovo lavoro
indipendente con la figura all’atipico e, di conseguenza, al
grado di innovazione, organizzativa e strategica, rispetto alla
logica impiegata per la tutela del lavoro subordinato a
tempo indeterminato.
10.
11. Queste organizzazioni alternative formano un campo ampio e diversificato,
ancora poco esplorato dagli studi sulle relazioni industriali che si sono
focalizzate prevalentemente sulle esperienze di community organizing
adottate dai sindacati tradizionali;
si tratta perlopiù di strutture auto-organizzate con limitate risorse
economiche a disposizione, che si configurano come associazioni basate
spesso sul lavoro volontario, composte da un “core” impegnato in modo
continuativo e da una membership “liquida”;
Per quanto riguarda le strategie, le quasi-union si possono dividere
principalmente tra quelle che optano per il servicing, a livello territoriale e
regionale, e quelle che puntano sull’advocacy. Anche se molte
organizzazioni cercano di combinare questi due orientamenti, la maggior
parte di esse può venire identificata piuttosto chiaramente con uno o l'altro
modello.
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QUASI-UNION
12. Da un punto di vista analitico:
1. le organizzazioni che forniscono servizi di tipo collettivo
producono perlopiù “beni di club”, vale a dire beni non rivali
ma escludibili, mentre quelle che puntano sull’attività di
advocacy producono “beni pubblici”, non rivali e non
escludibili.
2. Un’ulteriore distinzione è relativa alla definizione, più o meno
uniforme, del gruppo di riferimento. Sotto il “concetto-
ombrello” di lavoro indipendente è compresa una varietà di
forme contrattuali che cambia nei diversi paesi, in funzione
del contesto istituzionale, delle specificità del MdL e,
probabilmente, anche delle strategie di rappresentanza volte
a includere determinate categorie operanti in specifici settori.
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13.
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Modello identitario (ACTA):
si rivolge a un insieme professionale uniforme (P.Iva) E
basa la propria strategia prevalentemente sull’attività
di advocacy: attraverso le campagne di mobilitazione
e l’attività di lobbiyng preme sui decisori politici per
migliorare le politiche pubbliche e le condizioni
lavorative dell’intera categoria, non solo degli iscritti
Diritti di cittadinanza
15. Analisi dell’azione di ACTA durante il decennio 2004-2014
come problema di policy, cioè come tentativo di fronteggiare
un problema collettivo;
Si ritrovano 3 issue, distinte ma complementari:
1. il tentativo di affermare una rappresentazione legittimata e
condivisa dell’associazione come soggetto collettivo e di
rappresentanza di interessi organizzati.
2. In secondo luogo, la rilevanza del tema fiscale → versamento
previdenziale obbligatorio alla Gestione Separata dell’INPS;
3. Infine, la questione dei diritti di cittadinanza legati al welfare
e all’accesso al sistema di protezione sociale a favore di
nuove categorie di lavoratori.
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AZIONE COLLETTIVA
16. La prima fase si caratterizza per il tentativo di ridefinire i tratti
e i confini degli interessi da rappresentare.
La “lotta per il riconoscimento” è caratterizzata dalla
produzione di narrazioni volte a definire “chi siamo” per
differenza rispetto alle categorie in cui di volta in volta i nuovi
lavoratori autonomi sono stati incasellati Si riprende la
rappresentazione del “lavoratore autonomo di seconda
generazione”
OBIETTIVO: riposizionare la rappresentazione pubblica dei NLA
nell’universo del “lavoro” piuttosto che in quello dell’“impresa
E contrastare un’altra rappresentazione che li oscura: quella
dell’atipico.
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2004-2008:
lo stato nascente
18. I risultati di questa prima fase di attività, si dimostrano
perlopiù di tipo “culturale”, essendo legati ad un’efficace
azione di costruzione del capitale simbolico che rimarrà una
costante anche nelle fasi successive. Meno incisiva si rivela,
invece, l’azione in termini di influenza sull’azione politica e sul
piano dell’affiliazione.
→ viene approvata la Legge Finanziaria del 2006 e la Legge n. 247
del 24 dicembre 2007, in cui sono contenute le norme di
attuazione del Protocollo sul Welfare del 23 luglio 2007, che
prevedono per i lavoratori che versano alla GS dell’INPS
l’innalzamento dell’aliquota contributiva dal 18% al 23% a
partire dal 1° gennaio 2007, valore che viene ulteriormente
incrementato nella misura del 24% per l’anno 2008, del 25%
per l’anno 2009 e del 26% a decorrere dall’anno 2010
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19. 2009-2011: seconda fase
• Il passaggio al nuovo periodo viene identificato con
un cambiamento nella strategia organizzativa che,
rispetto al passato, si fa più “movimentista”: una
volta definita la platea degli interessi, la quasi-union
avvia, infatti, una serie di campagne di advocacy
focalizzate sulla questione fiscale-contributiva.
• L’inizio di questo secondo momento si fa coincidere
con l’occupazione simbolica della Triennale a Milano,
il 1 dicembre 2009, come forma di protesta contro la
proposta dell’allora Governo Berlusconi (2008-2011)
di introdurre nella Finanziaria del 2010 un aumento
dell’aliquota dell’1,2%.
21. 2011-oggi: la terza fase
• Nella terza fase l’azione di ACTA si caratterizza per un
ulteriore cambiamento strategico: alle campagne di advocacy
si accompagnano a espliciti tentativi di scambio politico a
livello nazionale.
• Nel 2011, ACTA è riuscita a proporsi come interlocutore
durante la competizione elettorale del governo locale a
Milano. Da questo momento, si assiste al tentativo di
replicare una strategia analoga a livello nazionale, con i tre
governi che si succedono dal 2011 ad oggi: Monti, Letta,
Renzi.
22. 2012:Il Decreto Legge Lavoro (DDL) di Monti
• “Memoria per la Commissione Lavoro, Previdenza sociale del
Senato della Repubblica”
• Nel periodo di discussione del DDL alla Commissione Lavoro
del Senato, ACTA organizza un campagna di mobilitazione che
prevede l’invio di e-mail ai senatori della commissione, un
mail-bombing e successivamente un fax bombing
• Convocazione Commissione Lavoro della Camera in qualità di
soggetto da audire
• Nel periodo elettorale del 2013, ACTA avvia la campagna
“Dica NO 33”
23. Think tank policy oriented
• Nelle 3 fasi, ACTA si pone come interlocutore sulle
policy fiscali e previdenziali che influenzano le
condizioni dei nuovi professioniste autonomi. Va
sottolineato che nel corso degli anni l’attività di
ricerca e di informazione sul nuovo lavoro autonomo
ha accreditato l’associazione come un laboratorio di
idee e programmi, un think tank policy oriented
(Diletti, 2011), che produce studi in proprio, fornisce
expertise sul piano dell’analisi, costruisce i frame per
l’interpretazione delle informazioni, conducendo
attraverso queste modalità un’azione di lobbiyng
(trasparente).
24. Trend articoli riguardanti ACTA (tutti i media)
• La distribuzione temporale degli articoli/servizi (N
321), mostra un evidente punto di svolta dal 2008-
2009 in avanti, anno di inizio della seconda fase
“movimentista”: infatti, dopo i primi tre anni (2006-
2009) la percentuale cumulata non raggiunge
neppure il 10% del totale (9,3%) degli articoli. Tra il
2008 e il 2009 la curva si impenna, così che a fine
2011 la percentuale cumulata è passata al 45,2%. Tra
il 2011 e il 2012 la curva mostra un decremento, per
poi risalire successivamente.
27. Luci e ombre
Il successo di questa strategia di rete su specifiche
issue si basa su una capacità di influenza
indipendente dalla membership effettiva e, quindi, su
risorse strategiche e simboliche diverse da quelle che
hanno segnato la storia del sindacalismo
novecentesco.
Tale efficacia, del resto, si scontra anche con la
difficoltà delle reti inter-organizzative di riprodursi
come stabili unità d’azione, proponendosi come
interlocutori credibili ai governi nazionali
nell’implementazione di processi di scambio politico.
28. In conclusione:
L’analisi dell’azione collettiva di ACTA mette in
evidenza una questione segnalata da parte
della letteratura di riferimento (Heckscher
2006; Heckscher e Carré 2009):
«Labour (…) response must involve a move
away from traditional ways of organizing
towards more network-based forms,
including systematic alliances with
related groups and the use of swarming
pressure in the place of mass strykes»
(Heckscher 2006, pag. 313).