Di Federico Butera
Nell’ultimo ventennio la pubblica amministrazione è stata interessata da molteplici interventi riformatori. Come è stato rilevato da molti osservatori, forse si sarebbe dovuto dedicare meno sforzi a realizzare “meno stato” e più attenzione a rispondere alla domanda “quale stato”. Lo stesso processo di digitalizzazione dell’amministrazione, pensato da molti come il cavallo di Troia dell’innovazione, ha prodotto risultati differenti: accanto a soluzioni di eccellenza si sono registrati esiti negativi o irrilevanti. È apparso evidente che il cambiamento della Pubblica Amministrazione, come peraltro di altre organizzazioni, non è prevalentemente né processo normativo né un processo tecnologico. Come progettare il cambiamento della Pubblica Amministrazione? Immettere una leva di giovani qualificati che sopperisca ai deficit di organico e di competenze? Intervenire sull’organizzazione con un approccio consapevole della molteplicità delle variabili in gioco (cultura, meccanismi operativi, sistemi incentivanti, relazioni industriali, condivisione degli obiettivi) e dell’importanza della partecipazione dei lavoratori in termini di saperi e competenze?
Federico Butera è studioso e architetto di organizzazioni complesse e Professore emerito di Scienze dell’Organizzazione. È stato Ordinario di Sociologia e Scienze dell’Organizzazione presso l’Università di Milano Bicocca e prima Ordinario di Sociologia dell’Organizzazione alla Sapienza. È Presidente della Fondazione Irso - Istituto di Ricerca Intervento sui Sistemi Organizzativi da lui fondato e presieduto dal 1974. Ha pubblicato oltre 150 articoli e 34 libri e ha firmato alcuni progetti che hanno innovato i modelli organizzativi di imprese e PA, accompagnando il percorso di superamento del fordismo in Italia.
Di Federico Butera
Nell’ultimo ventennio la pubblica amministrazione è stata interessata da molteplici interventi riformatori. Come è stato rilevato da molti osservatori, forse si sarebbe dovuto dedicare meno sforzi a realizzare “meno stato” e più attenzione a rispondere alla domanda “quale stato”. Lo stesso processo di digitalizzazione dell’amministrazione, pensato da molti come il cavallo di Troia dell’innovazione, ha prodotto risultati differenti: accanto a soluzioni di eccellenza si sono registrati esiti negativi o irrilevanti. È apparso evidente che il cambiamento della Pubblica Amministrazione, come peraltro di altre organizzazioni, non è prevalentemente né processo normativo né un processo tecnologico. Come progettare il cambiamento della Pubblica Amministrazione? Immettere una leva di giovani qualificati che sopperisca ai deficit di organico e di competenze? Intervenire sull’organizzazione con un approccio consapevole della molteplicità delle variabili in gioco (cultura, meccanismi operativi, sistemi incentivanti, relazioni industriali, condivisione degli obiettivi) e dell’importanza della partecipazione dei lavoratori in termini di saperi e competenze?
Federico Butera è studioso e architetto di organizzazioni complesse e Professore emerito di Scienze dell’Organizzazione. È stato Ordinario di Sociologia e Scienze dell’Organizzazione presso l’Università di Milano Bicocca e prima Ordinario di Sociologia dell’Organizzazione alla Sapienza. È Presidente della Fondazione Irso - Istituto di Ricerca Intervento sui Sistemi Organizzativi da lui fondato e presieduto dal 1974. Ha pubblicato oltre 150 articoli e 34 libri e ha firmato alcuni progetti che hanno innovato i modelli organizzativi di imprese e PA, accompagnando il percorso di superamento del fordismo in Italia.
Stato, Cittadini E Imprese Nell’Era Digitale - Piattaforme integrate e serviz...AmmLibera AL
La ricerca, realizzata da The European House-Ambrosetti con la collaborazione di Poste Italiane, è stata presentata durante la 39° edizione del Forum "Lo scenario di oggi e di domani per le strategie competitive" di Villa d'Este dell'8 settembre 2013.
Lo studio fa una diagnosi dello stato di arretratezza dell’Italia nel campo dei servizi digitali e dell’e-Government, che invece costituiscono una leva di modernizzazione e competitività del Paese, e suggerisce le linee guida per invertire la rotta.
"Un incremento dell'efficienza dei servizi digitali genererebbe 2 punti di PIL. Allo stato attuale l'economia digitale pesa solo l'1,7% del PIL rispetto al 3,9% della media europea. Con il risultato che cittadini e imprese italiane sono costrette a perdere troppo tempo in pratiche burocratiche e servizi inefficienti. E recuperare già solo 30 minuti di tempo utile al giorno produrrebbe vantaggi per il Paese quantificabili fino a 40 miliardi di euro. Il quadro che emerge dallo studio è quello di un Paese ancora arretrato sul fronte della digitalizzazione dei servizi pubblici: solo il 22% dei cittadini italiani usa abitualmente i servizi della PA on line contro il 52% della media UE, l'Italia è ultima nell'UE-27 per sviluppo dell'e-Government, ed è terz'ultima per utilizzo di e-Commerce. La polverizzazione delle infrastrutture è un altro freno: sono più 4 mila i data center della PA per una spesa di gestione pari a circa 6 miliardi di euro. Di questi, oltre il 50% sono sottoutilizzati".
Piattaforme integrate e servizi di e-Government per la competitività del Paese.
I servizi digitali della Pubblica Amministrazione sono una chiave fondamentale di modernizzazione e competitività degli Stati avanzati. L’Italia oramai dal 2000 punta all’e-Government, ma la transizione non è ancora avvenuta. Il Paese, per non perdere il passo, deve migliorare enormemente la governance della digitalizzazione, coinvolgere i cittadini e affidarsi ad aziende con competenze veramente competitive a livello mondiale per realizzarla. La Ricerca ha approfondito, con confronti con i paesi più avanzati, le modalità per accelerare l’ingresso dell’Italia nell’”era digitale” e i suoi benefici per la crescita e la qualità della vita: anche l’Italia ha competenze e infrastrutture per attivare servizi digitali in breve tempo!
Presentata alla 39° edizione del Forum di Villa d'Este, 8 settembre 2013.
SMAU Milano, 23 ottobre 2015. Il digitale è tra noi. Ogni resistenza è inutile. Ma la resistenza continua. L'errore più grande da parte di PA ed aziende è di considerare il digitale come tecnologia e non come parte integrante nella riorganizzazione dei processi aziendali. In questo seminario sarà trattato il tema dell'integrazione digitale, ovvero di ripensare l'organizzazione con un'ottica di valorizzazione dei benefici apportati dal digitale.
Intervento dell'Avv. Luigi Foglia al convegno organizzato dall'Associazione Forense di Lecce il 1 dicembre 2016 sul tema:
Il commercio elettronico nella società dell'informazione
Intervento dell'Avv. Andrea Lisi al convegno organizzato dall'Associazione Forense di Lecce il 1 dicembre 2016 sul tema:
Il commercio elettronico nella società dell'informazione
Intervento dell'Avv. Sarah Ungaro al convegno organizzato dall'Associazione Forense di Lecce il 1 dicembre 2016 sul tema:
Il commercio elettronico nella società dell'informazione
Nuovo CAD, Regolamento UE eIDAS. Come cambia la sicurezza nella gestione e la conservazione digitale.
Giovanni Manca Presidente ANORC
8 giugno 2016 (Security Summit - Roma)
Seminario di studio: "Il sistema di conservazione dei documenti informatici".
Intervento del dr Gianni Penzo Doria, Direttore Generale Università dell'Insubria, Presidente Anorc Professioni.
Intervento dell'Avv. Giuseppe Chiriatti al convegno organizzato dall'Associazione Forense di Lecce il 1 dicembre 2016 sul tema:
Il commercio elettronico nella società dell'informazione
ANORC Professioni, associazione professionale, indipendente e senza scopo di lucro, è nata con l'obiettivo di dare regolamentazione e riconoscimento ai Professionisti della digitalizzazione documentale e della privacy, figure ormai necessarie in ogni moderna organizzazione, sia pubblica che privata.
La domanda di competenze digitali nei prossimi anni continuerà infatti ad aumentare, rappresentando la vera sfida per la modernizzazione del Paese, ecco perché queste Professioni vanno sostenute e tutelate.
Intervento della dr.ssa Chiara Pascali al convegno organizzato dall'Associazione Forense di Lecce il 1 dicembre 2016 sul tema:
Il commercio elettronico nella società dell'informazione
Stato, Cittadini E Imprese Nell’Era Digitale - Piattaforme integrate e serviz...AmmLibera AL
La ricerca, realizzata da The European House-Ambrosetti con la collaborazione di Poste Italiane, è stata presentata durante la 39° edizione del Forum "Lo scenario di oggi e di domani per le strategie competitive" di Villa d'Este dell'8 settembre 2013.
Lo studio fa una diagnosi dello stato di arretratezza dell’Italia nel campo dei servizi digitali e dell’e-Government, che invece costituiscono una leva di modernizzazione e competitività del Paese, e suggerisce le linee guida per invertire la rotta.
"Un incremento dell'efficienza dei servizi digitali genererebbe 2 punti di PIL. Allo stato attuale l'economia digitale pesa solo l'1,7% del PIL rispetto al 3,9% della media europea. Con il risultato che cittadini e imprese italiane sono costrette a perdere troppo tempo in pratiche burocratiche e servizi inefficienti. E recuperare già solo 30 minuti di tempo utile al giorno produrrebbe vantaggi per il Paese quantificabili fino a 40 miliardi di euro. Il quadro che emerge dallo studio è quello di un Paese ancora arretrato sul fronte della digitalizzazione dei servizi pubblici: solo il 22% dei cittadini italiani usa abitualmente i servizi della PA on line contro il 52% della media UE, l'Italia è ultima nell'UE-27 per sviluppo dell'e-Government, ed è terz'ultima per utilizzo di e-Commerce. La polverizzazione delle infrastrutture è un altro freno: sono più 4 mila i data center della PA per una spesa di gestione pari a circa 6 miliardi di euro. Di questi, oltre il 50% sono sottoutilizzati".
Piattaforme integrate e servizi di e-Government per la competitività del Paese.
I servizi digitali della Pubblica Amministrazione sono una chiave fondamentale di modernizzazione e competitività degli Stati avanzati. L’Italia oramai dal 2000 punta all’e-Government, ma la transizione non è ancora avvenuta. Il Paese, per non perdere il passo, deve migliorare enormemente la governance della digitalizzazione, coinvolgere i cittadini e affidarsi ad aziende con competenze veramente competitive a livello mondiale per realizzarla. La Ricerca ha approfondito, con confronti con i paesi più avanzati, le modalità per accelerare l’ingresso dell’Italia nell’”era digitale” e i suoi benefici per la crescita e la qualità della vita: anche l’Italia ha competenze e infrastrutture per attivare servizi digitali in breve tempo!
Presentata alla 39° edizione del Forum di Villa d'Este, 8 settembre 2013.
SMAU Milano, 23 ottobre 2015. Il digitale è tra noi. Ogni resistenza è inutile. Ma la resistenza continua. L'errore più grande da parte di PA ed aziende è di considerare il digitale come tecnologia e non come parte integrante nella riorganizzazione dei processi aziendali. In questo seminario sarà trattato il tema dell'integrazione digitale, ovvero di ripensare l'organizzazione con un'ottica di valorizzazione dei benefici apportati dal digitale.
Intervento dell'Avv. Luigi Foglia al convegno organizzato dall'Associazione Forense di Lecce il 1 dicembre 2016 sul tema:
Il commercio elettronico nella società dell'informazione
Intervento dell'Avv. Andrea Lisi al convegno organizzato dall'Associazione Forense di Lecce il 1 dicembre 2016 sul tema:
Il commercio elettronico nella società dell'informazione
Intervento dell'Avv. Sarah Ungaro al convegno organizzato dall'Associazione Forense di Lecce il 1 dicembre 2016 sul tema:
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Nuovo CAD, Regolamento UE eIDAS. Come cambia la sicurezza nella gestione e la conservazione digitale.
Giovanni Manca Presidente ANORC
8 giugno 2016 (Security Summit - Roma)
Seminario di studio: "Il sistema di conservazione dei documenti informatici".
Intervento del dr Gianni Penzo Doria, Direttore Generale Università dell'Insubria, Presidente Anorc Professioni.
Intervento dell'Avv. Giuseppe Chiriatti al convegno organizzato dall'Associazione Forense di Lecce il 1 dicembre 2016 sul tema:
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ANORC Professioni, associazione professionale, indipendente e senza scopo di lucro, è nata con l'obiettivo di dare regolamentazione e riconoscimento ai Professionisti della digitalizzazione documentale e della privacy, figure ormai necessarie in ogni moderna organizzazione, sia pubblica che privata.
La domanda di competenze digitali nei prossimi anni continuerà infatti ad aumentare, rappresentando la vera sfida per la modernizzazione del Paese, ecco perché queste Professioni vanno sostenute e tutelate.
Intervento della dr.ssa Chiara Pascali al convegno organizzato dall'Associazione Forense di Lecce il 1 dicembre 2016 sul tema:
Il commercio elettronico nella società dell'informazione
Per affrontare la (delicata) questione della consegna della memoria digitale alle future generazioni, in termini di sicurezza l’errore da evitare è quello di iniziare “dalla fine”, cioè dal considerare unicamente le criticità connesse alla fase conservativa. Il dinamismo proprio dell’ambiente digitale impone di fatto una rilettura delle coordinate spazio-temporali entro le quali collocare il “problema conservativo”, che ha inizio già nella fase di formazione e gestione del documento e pretende l’adozione di una strategia di lunga durata.
L'articolo di Francesca Cafiero Consulente Archivista – Ufficio Presidenza ANORC Professioni per ICT Security
PA digitale: a che punto siamo? Mercato e PA a confronto
Dopo il successo dell'appuntamento tenutosi lo scorso 13 ottobre, ANORC Professioni, con il Patrocinio di AIFAG, ha organizzato il 9 febbraio 2017 a Roma (Auditorium sede centrale dell’INAIL - P.le Pastore, 6) un secondo incontro per PA e mercato anche alla luce delle recenti modifiche del Codice dell'Amministrazione Digitale, apportate dal D. Lgs. n. 179/2016.
Durante la giornata si è tenuto il confronto tra importanti amministrazioni centrali e i referenti del mercato IT, che si occupano di conservazione digitale e firme elettroniche, su:
modelli di governance adeguati a sostenere questo cambiamento
definizione dell'organigramma delle competenze necessarie e livelli di professionalità indispensabili a costituire i team di trasformazione digitale
clausole contrattuali più opportune per definire al meglio le reciproche responsabilità
verifica della questione grave, delicata e intricata della certificazione dei conservatori accreditati
L'evento è stato patrocinato da AgID (Agenzia per l'Italia digitale) e dal Garante per la protezione dei dati personali.
PA digitale: a che punto siamo? Mercato e PA a confronto
Dopo il successo dell'appuntamento tenutosi lo scorso 13 ottobre, ANORC Professioni, con il Patrocinio di AIFAG, ha organizzato il 9 febbraio 2017 a Roma (Auditorium sede centrale dell’INAIL - P.le Pastore, 6) un secondo incontro per PA e mercato anche alla luce delle recenti modifiche del Codice dell'Amministrazione Digitale, apportate dal D. Lgs. n. 179/2016.
Durante la giornata si è tenuto il confronto tra importanti amministrazioni centrali e i referenti del mercato IT, che si occupano di conservazione digitale e firme elettroniche, su:
modelli di governance adeguati a sostenere questo cambiamento
definizione dell'organigramma delle competenze necessarie e livelli di professionalità indispensabili a costituire i team di trasformazione digitale
clausole contrattuali più opportune per definire al meglio le reciproche responsabilità
verifica della questione grave, delicata e intricata della certificazione dei conservatori accreditati
L'evento è stato patrocinato da AgID (Agenzia per l'Italia digitale) e dal Garante per la protezione dei dati personali.
PA digitale: a che punto siamo? Mercato e PA a confronto
Dopo il successo dell'appuntamento tenutosi lo scorso 13 ottobre, ANORC Professioni, con il Patrocinio di AIFAG, ha organizzato il 9 febbraio 2017 a Roma (Auditorium sede centrale dell’INAIL - P.le Pastore, 6) un secondo incontro per PA e mercato anche alla luce delle recenti modifiche del Codice dell'Amministrazione Digitale, apportate dal D. Lgs. n. 179/2016.
Durante la giornata si è tenuto il confronto tra importanti amministrazioni centrali e i referenti del mercato IT, che si occupano di conservazione digitale e firme elettroniche, su:
modelli di governance adeguati a sostenere questo cambiamento
definizione dell'organigramma delle competenze necessarie e livelli di professionalità indispensabili a costituire i team di trasformazione digitale
clausole contrattuali più opportune per definire al meglio le reciproche responsabilità
verifica della questione grave, delicata e intricata della certificazione dei conservatori accreditati
L'evento è stato patrocinato da AgID (Agenzia per l'Italia digitale) e dal Garante per la protezione dei dati personali.
Il Dossier sull’Economia Digitale è una collezione di riflessioni sui cambiamenti in campo economico e sociale derivanti dallo sviluppo e della pervasiva diffusione delle nuove tecnologie digitali.
Dall’Impresa 4.0 verso una Società̀ 4.0, dove le dinamiche e le logiche che caratterizzano la nuova economia arrivano a produrre rilevanti impatti in diversi altri settori (medicina, informazione, mondo del lavoro, cultura, privacy e così via).
Il Dossier, lontano dal voler proporre una raffigurazione completa ed esaustiva dell’argomento, intende invece individuare alcune tematiche strategiche, chiarire alcuni punti nodali e offrire utili strumenti interpretativi nel tentativo di disegnare un futuro che, per la gran parte della collettività, appare ancora come un orizzonte incerto e preoccupante.
Rispetto al dibattito corrente relativo all’impatto prodotto dalle nuove tecnologie digitali, questo lavoro cerca di superare la contrapposizione tra “apocalittici e integrati”.
Nello stile dei Copernicani, si cerca di cambiare la prospettiva, l’angolo di visione, per meglio evidenziare, attraverso il contributo di esperti di diverse discipline, le principali opportunità – nonché i maggiori rischi – che abbiamo davanti. Elementi essenziali da comprendere, se si desidera iniziare ad essere protagonisti attivi del grande cambiamento nel quale siamo già tutti coinvolti.
Il fenomeno open data - Indicazioni e norme per un mondo di dati apertiAmmLibera AL
Il fenomeno open data - Indicazioni e norme per un mondo di dati aperti
a cura di Simone Aliprandi
Versione 1, febbraio 2014 - ISBN: 9788867050116
www.aliprandi.org/fenomeno-opendata
Nell’affascinante mondo della cultura open, dopo software open source, standard aperti, open access e open content, il fenomeno dei dati aperti rappresenta l’ultima frontiera e forse anche quella attualmente più strategica.
Alla fine degli anni 2000 si è infatti aperto il dibattito sull’importanza della disponibilità e libera diffusione di dati “crudi” (anche e soprattutto da parte del settore pubblico) così da poter aumentare il potenziale informativo e comunicativo della conoscenza condivisa figlia della rivoluzione digitale. Ci si è presto accorti che la possibilità di raccogliere, gestire e riutilizzare quantità di dati sempre maggiori e sempre più dense di correlazioni porta la necessità di alcune riflessioni di carattere sia giuridico che tecnologico.
In questo libro, in ottica divulgativa, si cerca di presentare le principali questioni emergenti, tracciando un quadro normativo completo e fornendo alcune essenziali linee guida.
Il regolamento europeo sui dati personali (GDPR 2016/679) e l'impatto delle nuove regole sulle tecnologie emergenti. Il caso della Blochchain tra criticità ed opportunità.
Trasformazione digitale e open government: una panoramica delle questioni giu...Simone Aliprandi
Le slides utilizzate per il webinar "Trasformazione digitale e open government: una panoramica delle questioni giuridiche" tenuto da Simone Aliprandi nell’ambito del corso “La transizione digitale dei servizi al cittadino” e del progetto di formazione “Centri P3@-Palestre Digitali e la diffusione della cultura degli Open Data” di Edulife Spa.
Slide dell'ntervento Avv. Andrea Lisi - ForumPA 2017
"Amministrazione Digitale e Regole Tecniche: dal Data Protecion Officer al Digital Preservation Officer. Figure a confronto".
Presentazione a cura dell'ing. Paolo A. Catti, Associate Partner VPS, tenutasi in occasione dell'evento annuale del GDL Governance Digitale, di ANORC Mercato e ANORC Professioni.
28 novembre 2019, Roma - Centro Congressi della Banca d’Italia
Similar to CAD: in attesa di un codice partecipato (20)
Presentazione a cura del dott. Stefano Tomasini, Direzione Centrale per l’Organizzazione Digitale presso INAIL, tenutasi in occasione dell'evento annuale del GDL Governance Digitale, di ANORC Mercato e ANORC Professioni.
28 novembre 2019, Roma - Centro Congressi della Banca d’Italia
Presentazione a cura dell''avv. Andrea Lisi, Presidente ANORC Professioni, tenutasi in occasione dell'evento annuale del GDL Governance Digitale, di ANORC Mercato e ANORC Professioni.
28 novembre 2019, Roma - Centro Congressi della Banca d’Italia
Intervento tenuto in occasione del seminario informativo in materia di e-commerce e servizi ICT, organizzato da Camera di Commercio italiana per la Germania (ITKAM), su incarico del Ministero federale tedesco per l’Economia e l’Energia (BMWi).
L’evento è stato realizzato nell’ambito del programma di internazionalizzazione delle piccole e medie imprese (PMI) promosso dal BMWi.
Sede: Istituto italiano di Cultura di Berlino
Data: 12 settembre 2019
Intervento a cura di: avv. Andrea Lisi, Titolare Studio Legale Lisi e Presidente di ANORC Professioni.
di Enrico Pelino, avvocato - Partner Grieco Pelino Avvocati e consigliere Direttivo ANORC Professioni
Presentazione tenuta presso il 18:°Meeting ACEF, Bologna - 19 ottobre 2018
Le nuove competenze per la digitalizzazione e la privacy
CAD: in attesa di un codice partecipato
1. Allo stesso modo, avendo qua-
le punto di riferimento un Re-
golamento Europeo vincolante,
erano chiari alcuni requisiti di
coerenza. Eppure, per merito e
per metodo, la bozza resa pub-
blica dal Ministro della Semplifi-
cazione e della Pubblica Ammi-
nistrazione, Marianna Madia, ha
suscitato notevoli polemiche,
scatenando, ex post, un dibatti-
to con gli addetti ai lavori sui ri-
sultati di un prodotto che, al
momento, viene letto in modo
molto contraddittorio, rilevando
l’introduzione di principi forti,
quali i diritti digitali di cittadini e
di imprese, ma anche segnalan-
do la rinuncia a perseguire con
convinzione quei temi altrettan-
to delicati e importanti su cui la
PA si è mostrata più refrattaria.
Secondo ‘round’
Il 23 febbraio, alcuni referenti isti-
tuzionali, tra cui Paolo Coppola,
Presidente del Tavolo permanente
per l’innovazione e l’agenda digitale
alla Presidenza del Consiglio dei Mi-
nistri e consigliere per il digitale del
ministro Madia, Stefano Quintarelli,
Presidente del Comitato d’indiriz-
zo dell’Agenzia per l’Italia digitale,
Antonio Samaritani, Direttore ge-
nerale di Agid, Elio Gullo, dirigen-
te del Dipartimento della Funzione
Pubblica presso l’Ufficio per la Mo-
dernizzazione delle Pubbliche Am-
ministrazioni, Riccardo Luna, Digi-
tal Champion italiano hanno invitato
a Palazzo Vidoni alcuni esponenti
del mondo associativo, accademi-
co e diversi esperti di diritto a con-
frontarsi sul tema. In questa sede,
sono state raccolte le osservazioni
dei presenti e, ancora, sono nate
polemiche sui criteri di scelta degli
stessi. Di certo, la bozza di decre-
to dovrà adesso essere discussa nel-
le opportune sedi parlamentari,
prima di essere approvata nella
sua versione definitiva (approva-
zione che dovrebbe avvenire in
tempi piuttosto rapidi, visto che il
d.lgs. dovrebbe entrare in vigore a
partire dal 1° luglio 2016).
Una revisione indispensabile
Su tutto, emerge la voglia di get-
tare basi giuridiche forti per quei
punti dell’Agenda digitale legati al-
l’identità digitale, quali l’Anagrafe
unica, lo Spid e Italia Login, co-
struendo un percorso che superi la
frammentazione attuale, ma le im-
plicazioni insite nella stesura dei di-
versi articoli hanno innescato rea-
zioni e osservazioni che fanno in-
travvedere la necessità di un con-
fronto più aperto e condiviso di
quanto fatto.
Innov@zione.PA ha raccolto così le
impressioni di due stakeholder
‘pre’ e ‘post’ confronto, registran-
do considerazioni e necessità di ri-
flessione sui diversi punti.
GENNAIO FEBBRAIO 2016
‘NUOVO’ CAD
S ICENAR
16
L’Avvocato Andrea Lisi, Presi-
dente dell’Associazione Nazio-
nale per Operatori e Responsabili
della Conservazione digitale dei
documenti (ANORC), è uno degli os-
servatori recentemente intervenuti
nel dibattito suscitato dallo schema
di revisione del CAD.
Ne abbiamo raccolto le impressio-
ni come giurista e esperto di docu-
menti digitali e conservazione degli
stessi, aspetto centrale per il famo-
so spin off digitale della PA.
“L'azione di revisione del CAD de-
nota sicuramente attenzione al tema
dell'Amministrazione digitale da
parte di questo Governo e si inse-
risce in un solco di interventi nor-
mativi sul Codice cui, in effetti, non
sono stati estranei neanche i governi
precedenti. In effetti, esiste la ne-
cessità di armonizzarlo con la nor-
mativa comunitaria prevista dal Re-
golamento e-IDAS. Fatta questa
premessa, emergono però alcune
note problematiche connesse al-
l'intenzione stessa di innovare tra-
mite normativa”.
È un sistema che non la convince?
“In Italia, il primo taglio necessario,
piuttosto che alle spese, andrebbe
rivolto alle normative. Purtroppo si
continua ad affastellare normativa
primaria, rendendo il nostro sistema
sempre più pletorico. In Italia, se-
condo Luca Attias, le norme sono un
numero imprecisato tra le 70.000 e
165.000. Il Paese europeo che ci se-
gue più da vicino è la Francia, con
circa 7.000 leggi. Pensare di som-
mare normative e credere di fare in-
novazione è sbagliato. Serve un
grande lavoro di semplificazione.
È un problema già noto al diritto ro-
mano, arrivato intatto sino a noi.
Tacito ricorda che ‘corruptissima re
publica, plurimae leges’. Abbiamo
un'emergenza normativa nazionale
che non risolve l'emergenza digita-
le. La nostra è una Repubblica dove
due fenomeni sono evidenti e col-
legati: la corruzione e il ritardo di-
gitale. Oggi il governo sta cercan-
do di risolvere il ritardo con nor-
mative generali, aggiungendo nuo-
ve indicazioni a quelle esistenti”.
Quali sono gli elementi di maggio-
re debolezza del CAD?
“Nel Codice mancavano e conti-
nuano a mancare le sanzioni.
Continuano a indicare all’Ammini-
strazione pubblica, centrale e loca-
le, di digitalizzarsi, a dirgli che que-
sto sforzo deve essere compiuto a
costo zero, ma, al tempo stesso, ras-
sicurano chi non fa nulla. Riformare
il Codice senza questo elemento è
fare un ulteriore passo indietro.
Si dovrebbe premiare chi ha af-
frontato i cambiamenti del digitale
e rendere cogenti i principi intro-
dotti, sostenere il tutto con regole
tecniche più precise e stabilire le san-
zioni per i 'burocrati della carta'”.
Cosa cambia per il tema della digi-
talizzazione?
“Si deve riconoscere il lavoro fatto
sulle definizioni per renderle più
compatibili con il regolamento di e-
IDAS. In questo senso, si sta conti-
nuando a lavorare ed il Governo si
sta aprendo anche ai contributi di as-
sociazioni e portatori di interesse di-
versi. Probabilmente avrebbe do-
vuto farlo prima, anche per una mag-
giore trasparenza sull'iter formativo
di questa norma. Notiamo che si è
cercato di rendere più severe le nor-
me di accreditamento dei certifica-
tori per gestire determinati pro-
cessi delicati, come il rilascio di fir-
me elettroniche, pec e conserva-
zione dei documenti digitali.
Sono stati stabiliti nuovi requisiti eco-
nomici per svolgere questi compi-
ti e si richiedono garanzie analoghe
a quelle richieste dal legislatore
alle banche. Molti certificatori, ac-
creditati con un capitale di 200.000
euro, con il nuovo testo se ne ve-
dono richiedere milioni. Si rischia di
bloccare un mercato, dopo averlo in
precedenza autorizzato.
Altro principio generale che lascia
VERSO LA RICOMPOSIZIONE DEL DIBATTITO SULLE NUOVE NORME PER LA PA DIGITALE
In attesa di un Codice ‘più partecipato’
Lo schema di decreto, al momento, viene letto in modo contraddittorio
LE OSSERVAZIONI CHE RIASSUMONO MOLTE DELLE PERPLESSITÀ SUL TEMA
Le riflessioni degli esperti
Marianna Madia,
Ministro della Semplificazione e della PA
segue da pag.1
2. ‘NUOVO’ CAD
S ICENAR
17GENNAIO FEBBRAIO 2016
perplessi riguarda la difficoltà, per
i privati, di conservare tante tipolo-
gie di documenti digitali, come fat-
ture, pec ecc., alla quale il Codice
risponde esentando il privato lad-
dove i documenti siano conservabili
e conservati all'interno di un fasci-
colo digitale previsto dalla PA,
come quello sanitario o fiscale: mi
sembra un approccio semplicistico
ad un problema reale”.
Quali problemi intravede?
“C'è il rischio che i cittadini risulti-
no spossessati dei propri docu-
menti, essendo tutto affidato alla PA
che, in determinate occasioni, il
cittadino può ritrovare nel ruolo di
controparte. Immaginiamo un Ente
come l'Agenzia delle entrate che
conservi copia delle fatture o le di-
chiarazioni dei redditi di un privato:
se dovesse aprirsi un contenzioso tri-
butario, di fronte ad un giudice, il cit-
tadino sarebbe nella condizione di
dover chiedere documenti e prove
a chi ha l'interesse contrapposto.
Si tratta di uno stra-
volgimento delle re-
gole del diritto: i cit-
tadini devono rima-
nere nel pieno con-
trollo dei propri do-
cumenti, anche se di-
gitalizzati. Probabil-
mente lo Stato dovrebbe favorire la
creazione di poli archivistici digita-
li anche a favore dei privati, che so-
stengano soprattutto cittadini, pro-
fessionisti e piccole imprese nella
complessa attività di conservazione,
garantendone l'imparzialità nella
gestione”.
Uno degli aspetti più controversi tra
chi ha commentato lo schema di
decreto è il tema delle fantomati-
che ‘regole tecniche’, senza le
quali i principi non possono trova-
re applicazione. La sua opinione?
“Il Codice è pieno di principi che
rinviano a regole tecniche, per
certi aspetti troppo numerose e as-
senti per altri. Occorre uniformar-
le e completarle, portandole al-
l'interno di un testo unico, specie
nel campo della sicurezza. Oggi ab-
biamo un codice migliorato, ma an-
cora privo di elementi sanzionato-
ri e di regole tecniche coordinate.
Il tema principale è la mancanza di
professionisti digitali nella PA che
dovrebbero gestire il cambiamen-
to in essere e la trasformazione”.
In altre parole, poche persone capaci
e un contesto che non invoglia a
cambiare le cose?
“Le Amministrazioni, nel quotidia-
no, sono guidate da burocrati ancora
legati ad una visione cartacea dei
documenti e, al tempo stesso, tra i
cittadini non c'è consapevolezza e
attesa nelle alternative. Ricordo che
il Codice prevedeva sin dal 2005
l'importanza di azioni di formazione
sui dipendenti e di informazione ed
alfabetizzazione per i cittadini.
Mi sembra che nel complesso i di-
versi governi succedutisi in questi
anni non abbiano conseguito par-
ticolari risultati”.
A proposito di sicurezza, cosa ne
pensa della rimozione dell’articolo
50 bis, l’obbligo di predisposizione
dei piani di disaster recovery e con-
tinuità operativa per le PA?
“Era un elemento fondamentale.
Si trattava di disposizione cogente
ma non sanzionata, cui alcune Am-
ministrazioni virtuose si erano ade-
guate inoltrando i pia-
ni ad AgID. Di fronte
alle mancanze delle
altre, piuttosto che
semplificare o inter-
venire a sostegno, si è
ritenuto più realistico
abrogare l'articolo.
Ma senza serie regole sulla sicurez-
za la digitalizzazione è un processo
difficile da completare”.
Quale può essere la soluzione?
Affidare il compito a operatori spe-
cializzati, ai certificatori stessi?
“Il problema è il metodo poco tra-
sparente con il quale si è arrivati al-
l’articolato: operazioni come quel-
la dell'articolo 50bis non sono spie-
gate, si possono fare soltanto del-
le supposizioni. Forse l'intenzione è
quella di affidare ad un ente come
AgID il compito di sviluppare un
quadro di regole e disposizioni uni-
tario. Ma, guardando allo stato rea-
le delle cose, risulta difficile pensa-
re che questo possa concretizzarsi.”.
Flavia Marzano, Presidente degli
Stati Generali dell'Innovazione, è tra
gli esperti che hanno partecipato alla
riunione di Palazzo Vidoni.
Durante l’incontro, le Associazioni
hanno illustrato le proprie osserva-
zioni, sollecitando un confronto per
accompagnare ancora l’iter di que-
sto importante strumento...
"È positivo il fatto di essere stati au-
diti. Non si sa con certezza quale sia
stata la nascita dell'invito né con
quale criterio siano stati scelti i par-
tecipanti. Scelte che lasciano per-
plessi nel metodo e nel merito.
Comunque, l'invito è stato corredato
da un modulo sul quale annotare gli
emendamenti che ritenevamo op-
portuni. Come Stati Generali del-
l'Innovazione abbiamo presentato
una ventina di proposte”.
Molte delle perplessità riguardano
le modalità poco condivise che
hanno portato alla proposta.
“In effetti, c'è ancora tempo per ar-
rivare ad una elaborazione più ra-
gionata e attenta del testo. Sareb-
be opportuno che venisse nomina-
to un relatore per questa legge.
Serve un referente politico che si fac-
cia carico, in modo trasparente e
continuativo, di mantenere aperto
lo spazio collaborativo di interazio-
ne e confronto con gli stakeholder.
Si decida quanti e quali, ma sempre
in maniera trasparen-
te. Nei giorni scorsi è
stato presentato un
disegno di legge sul-
la sharing economy e
ci è stato chiesto,
come associazione,
di aiutare a definire
strumenti e modelli di consultazio-
ne. Abbiamo fatto un percorso di la-
voro e proposto un paio di soluzio-
ni sulla cui base è stata è stata pre-
sa una decisione ed intavolata una
discussione. C'è un documento on
line e la possibilità di fare osserva-
zioni, commenti e proposte per un
periodo di tre mesi. Secondo me, l'i-
ter per il CAD dovrebbe essere ana-
logo: individuare una guida sicura,
ma consentire anche la discussione
e la condivisione. E lo stesso di-
scorso vale per il Foia”.
Anche su questo fronte è mancata
l’apertura al confronto?
“Sul Freedom of Information Act la
mancanza di confronto ha portato
addirittura all'inserimento di un
principio che è la negazione stessa
del nome. Si tratta del ‘silenzio - di-
niego’. Se il cittadino vuole dei
dati, deve ricorrere al Tar, non ci sono
alternative. Di fatto, l'Amministra-
zione Pubblica può prendere tem-
po per valutare la richiesta di accesso
alle informazioni e, se non risponde
nei termini previsti, la richiesta si ri-
tiene rifiutata. Come titolo, a que-
sto punto, “Libertà di informazione”
sembra almeno un po' stridente”.
Sembrano soluzioni che giustifica-
no e risolvono l’inerzia burocratica.
“Mettendo vicine disposizioni come
la rimozione dell'obbligo dei piani
di disaster recovery a concetti come
il silenzio-diniego per il FOIA, sem-
bra farsi strada l'idea di eliminare
quelle norme che, nella realtà, le PA
non sono state in grado o non
hanno interesse ad adottare, inclu-
si gli open data, mentre bisogne-
rebbe chiedersi come mai queste di-
sposizioni siano state disattese.
Probabilmente, occorre rivederle
alla luce della reale applicabilità ma,
prima di azzerarle, andrebbe mes-
so in campo un gruppo di lavoro per
decidere realmente quelle neces-
sarie e come sia possibile arrivare ad
un risultato ragionevole. Eliminare
dal codice ogni riferimento alla di-
saster recovery e al piano di conti-
nuità operativa, invece, significa
prendere atto del fat-
to che, essendo po-
che quelle dotate di
questo strumento, si
levano tutte le altre
dall’imbarazzo. D’altra
parte, la grande fram-
mentarietà delle PA
rende difficile pensare soluzioni
univoche, a prescindere da dimen-
sioni e capacità. Però è anche vero
che un conto è perdere i dati di un
Comune di 100 abitanti, un altro è
perdere i dati dei pazienti di un
ospedale. Se non si possono lasciare
come sono norme che non hanno
portato frutti, forse occorre vedere
cosa non ha funzionato: mancanza
di sanzioni, di strumenti d'aiuto, di
regole tecniche?”.
Sono state decise ulteriori tappe di
confronto?
"No, per il momento. Alle persone
invitate è stato indicato un tempo
per produrre delle osservazioni.
Questi emendamenti sono stati
raccolti, ma sul prosieguo dell'iter
non ci sono indicazioni. In termini di
trasparenza sarebbe interessante
definire e rendere pubblica una
road map sui passi che porteranno
alla normativa completa. Così da sa-
pere sino a quando gli stakeholder
potranno partecipare alla discus-
sione e quando, invece, comincerà
l'iter parlamentare".
I cittadini
devono rimanere
nel pieno controllo
dei propri documenti,
anche digitalizzati
I Piani
di disaster recovery
e continuità operativa
elementi fondamentali
non sopprimibili