Con il termine comportamento vessatorio si suole designare quella condotta mediante la quale si sottopone qualcuno a continui abusi, arbitri, maltrattamenti e altre azioni simili. Il termine inglese mobbing (dalla forma infinita del verbo to mob) ha invece un significato leggermente diverso: designa il comportamento aggressivo del branco nei confronti di un singolo individuo. Dall'etologia, scienza da cui il termine è derivato, alle scienze sociali il passo è stato breve e, appunto, in queste ultime viene utilizzato per indicare quell'insieme di comportamenti vessatori, perpetrati con una certa continuità da parte di un soggetto (singolo o collettivo) denominato mobber, ai danni di un soggetto (prevalentemente singolo) denominato mobbizzato.
Dispensa per il corso di Psicologia di Comunita a.a. 2007/08 dell’Universita degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti e Pescara
a cura di Graziana Mazzotta
SENATO DELLA REPUBBLICA ATTO N. 765 – DISEGNO DI LEGGE PRESENTATO IL 4 GIUGNO...Drughe .it
- DISPOSIZIONI IN TEMA DI VIOLENZA E PERSECUZIONE PSICOLOGICA NELL'AMBITO DELL’ATTIVITÀ LAVORATIVA PER LA TUTELA E LA PREVENZIONE DEI LAVORATORI -
Negli ultimi anni la giurisdizione del giudice del lavoro, insieme agli studi della sociologia del lavoro e dell’organizzazione, hanno dato sempre più spazio a un fenomeno che, trasversalmente, è presente tanto nel settore pubblico quanto in quello privato. Secondo recenti sondaggi, dall’8 al 9 per cento dei lavoratori dell’Unione Europea, dunque dai dodici ai tredici milioni di persone, sarebbero stati infatti vittime di violenze psicologiche sul posto di lavoro.
Il mobbing: tra tutela delle condizioni di lavoro ed efficienza organizzativ...Drughe .it
Nella sezione dedicata al “lavoro” del “Rapporto Italia 2013” (presentato a Roma il 4 febbraio 2013) sul sen timent degli italiani, recentemente presentato dall’Istituto di ricerca EURISPES, emerge un quadro non certo rasserenante; l’indagine, invero, prende in analisi alcuni dei principali elementi di criticità del contesto sociale italiano, tra i quali un ruolo di primaria importanza può essere riconosciuto al “mobbing”, che: «da semplice forma di repressione nei confronti di un lavoratore, si è ormai delineato come problematica complessa». I dati riportati nel richiamato studio si presentano come intrinsecamente allarmanti: il 23,5 % degli occupati – senza particolare distinzione tra soggetti di sesso femminile e soggetti di sesso maschile – affermano di riconoscere i “sintomi” del mobbing e di essere stati, almeno una volta, interessati dal mede simo, dichiarando di aver subìto forme di sopruso o, addirittura, di persecuzione. Fra le classi di età interessate dall’indagine, i giovani risultano i maggior mente colpiti, in una percentuale del 35,5 % di soggetti interessati, con ogni probabilità, in ragione della diffusa precarietà. Di sicuro interesse, inoltre, è il dato relativo alla diffusione delle due forme di mobbing: il c.d. mobbing “verticale”, meglio noto come “bossing”, risulta prevalentemente diffuso (nell’87,6 % dei casi), mentre il c.d. mobbing “orizzontale” si riscontra, “solamente”, nel 39,2 % dei casi.
Un male oscuro chiamato mobbing
di Dorina Cocca e Tiziano Argazzi
(Lavoro@Confronto - Numero 22 - Luglio/Agosto 2017)
In Italia il mobbing sta assumendo proporzioni significative e per molti aspetti allarmanti in ciò accentuato anche dalla crisi economica e la crescente disoccupazione che diventano fardelli sempre più pesanti per quei lavoratori che sono fatti oggetto di soprusi e sono per certi versi costretti a subirli per paura di perdere il posto di lavoro.
Un male oscuro chiamato mobbing
di Dorina Cocca e Tiziano Argazzi
Il termine mobbing ha una derivazione anglosassone; il verbo è “to mob” che significa affollarsi intorno a qualcuno, ed anche assalire, malmenare e aggredire. Diretto derivato di una comune espressione latina, mobile vulgus (folla tumultuante), che identificava la situazione tipica di una marcia o di un evento caratterizzato dalla presenza di persone con la cattiva abitudine di muoversi in modo disordinato spingendo ed urtando i vicini. Il dizionario Treccani ci ricorda che la parola viene usata in etologia per indicare il comportamento messo in atto da un gruppo di potenziali prede nei confronti di un predatore, per intimorirlo e dissuaderlo dall’attacco. Ed infatti il primo ad usare tale termine è stato proprio un etologo, Konrad Lorenz, all’inizio degli anni ’70, per descrivere il comportamento di alcuni animali che si coalizzano contro un componente del gruppo per escluderlo ed isolarlo.
Proposta di Legge: Norme per la tutela dei lavoratori da molestie morali e vi...Drughe .it
Tutti gli studi internazionali attribuiscono ormai grande importanza all’organizzazione del lavoro: una cattiva organizzazione del lavoro creerà prevedibilmente maggiore stress nei dipendenti, e faciliterà quindi il verificarsi di situazioni di mobbing, soprattutto se in presenza di personalità disturbate: ciò a dire che varie sono le cause che possono determinare tali situazioni. Anche in Italia il fenomeno diventa sempre più esteso ed eclatante. Nel 2001, nel corso della Prima conferenza nazionale sulla salute mentale, l’allora Ministro della sanità, professor Veronesi, fornì alcuni dati ufficiali. Il mobbing è risultato al secondo posto tra i fattori di rischio per malattie mentali, con circa due milioni di vittime, cui fanno seguito circa quattro milioni di familiari coinvolti, anch’essi colpiti da questa grave patologia sociale. Gli effetti sulle vittime sono devastanti: dagli studi fatti in tutto il mondo le vittime risultano ammalarsi di sindrome post-traumatica da stress a cui si aggiunge un disturbo depressivo, in genere grave, tanto che in uno studio condotto da Leymann in collaborazione con l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) è risultato che tra il 20 ed il 15 per cento dei suicidi in Svezia era dovuto a situazioni di mobbing. I disturbi fisici generalmente presenti sono l’ipertensione, l’ulcera, le malattie artrosiche, le malattie della pelle e perfino i tumori.
CAMERA DEI DEPUTATI N. 436 - PROPOSTA DI LEGGE PRESENTATA IL 21 MARZO 2013 As...Drughe .it
Anche in Italia il fenomeno diventa sempre più esteso ed eclatante. Nel 2001, nel corso della Prima conferenza nazionale sulla salute mentale, l’allora Ministro della sanità, professor Veronesi, fornì alcuni dati ufficiali. Il mobbing è risultato al secondo posto tra i fattori di rischio per malattie mentali, con circa due milioni di vittime, cui fanno seguito circa quattro milioni di familiari coinvolti, anch’essi colpiti da questa grave patologia sociale. Gli effetti sulle vittime sono devastanti: dagli studi fatti in tutto il mondo le vittime risultano ammalarsi di sindrome post-traumatica da stress a cui si aggiunge un disturbo depressivo, in genere grave, tanto che in uno studio condotto da Leymann in collaborazione con l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) è risultato che tra il 20 ed il 15 per cento dei suicidi in Svezia era dovuto a situazioni di mobbing.
Il mobbing, ovvero il lavoro nella modernità “liquida” di Tiziano MorettiDrughe .it
Già a suo tempo, John Maynard Keynes, nel suo celebre apologo delle giraffe in lotta attorno ad un albero per assicurarsi le foglie migliori, aveva ammonito sui rischi insiti in una società dove conta solo la competizione. È tempo allora di ripensare profondamente i meccanismi che stanno alla base del mondo del lavoro. La lotta al mobbing, e alle sue pesantissime conseguenze personali e collettive, non si sostiene soltanto con le pur necessarie azioni legali e sindacali. Occorre far sì che la massa indistinta racchiusa nell’espressione “capitale umano” torni a diventare un insieme di persone ognuna con i propri diritti, la propria individualità, le proprie speranze e la propria vita da realizzare in modo dignitoso. Questo è un compito che spetta all’educazione e, soprattutto alla politica. Sarebbe un modo per celebrare degnamente il settantesimo anniversario della Dichiarazione universale dei Diritti umani che cadrà nel 2018. Sarà davvero possibile veder realizzato davvero questo augurio?
ALLA RICERCA DELLA FATTISPECIE MOBBING - NICOLA GHIRARDIDrughe .it
A oltre dieci anni dalla prima sentenza che, espressamente, ha fatto riferimento al termine mobbing nell’ordinamento italiano, si può dire che il fenomeno sia stato ampiamente a approfonditamente analizzato. Numerose sono state infatti le sentenze e gli interventi della dottrina che hanno affrontato la fattispecie, senza contare i progetti di legge, le leggi regionali, i provvedimenti amministrativi e i contratti collettivi che si sono interessati in questi anni di mobbing.
Il Mobbing Secondario e gli effetti sulla prole in età evolutiva - Tesi di La...Drughe .it
Questa tesi ha lo scopo di individuare i disturbi che un genitore vittima di Mobbing provoca sulla prole in età evolutiva. Abbiamo parlato convenzionalmente di “Mobbing Secondario” perché si considerano come primari gli effetti causati dal Mobbing sulla vittima, e secondari tutti gli effetti che a sua volta la vittima provoca sulle persone che gli stanno intorno.
CAMERA DEI DEPUTATI N. 1722 - PROPOSTA DI LEGGE - Disposizioni per la prevenz...Drughe .it
CAMERA DEI DEPUTATI N. 1722 - PROPOSTA DI LEGGE D’INIZIATIVA DEI DEPUTATI ROBERTO ROSSINI, GALANTINO, FRATE, DAVIDE AIELLO, CASA, CATALDI, CECCONI, DE GIROLAMO, GIANNONE, GIULIODORI, LOMBARDO, MAMMÌ, PENNA, RAFFA, ROMANIELLO, SARLI, VILLANI, VIZZINI
Disposizioni per la prevenzione e il contrasto delle molestie morali e delle violenze psicologiche in ambito lavorativo
Presentata il 1° aprile 2019
…..
INTRODUZIONE DELL’ARTICOLO 610-BIS DEL CODICE PENALE
Dopo l’articolo 610 del codice penale è inserito il seguente:
« Art. 610-bis. – (Atti di discriminazione o di persecuzione psicologica in ambito lavorativo) – Chiunque, nel luogo o nell’ambito di lavoro, si rende responsabile di atti, omissioni o comportamenti di vessazione, discriminazione, violenza morale o persecuzione psicologica, reiterati nel tempo in modo sistematico o abituale, che provochino un degrado delle condizioni di lavoro tale da compromettere la salute fisica o psichica ovvero la professionalità o la dignità della lavoratrice o del lavoratore, è punito, salvo che il fatto costituisca più grave reato, con la reclusione da sei mesi a quattro anni e con la multa da euro 30.000 a euro 100.000.
La pena di cui al primo comma è aumentata di un terzo se gli atti, le omissioni o i comportamenti sono commessi dal superiore gerarchico ovvero in accordo tra più persone appartenenti al medesimo ambiente di lavoro. Se gli atti, le omissioni o i comportamenti sono commessi nei confronti di una donna in stato di gravidanza o nel corso dei primi quattro anni di vita del figlio, ovvero nei confronti di un minore o di una persona con disabilità ai sensi dell’articolo 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, le pene di cui ai commi primo e secondo del presente articolo sono aumentate della metà.
Il delitto è punito a querela della persona offesa. Il termine per la proposizione della querela è di sei mesi. Si procede d’ufficio nelle ipotesi di cui al secondo e al terzo comma».
Dispensa per il corso di Psicologia di Comunita a.a. 2007/08 dell’Universita degli Studi “G. D’Annunzio” di Chieti e Pescara
a cura di Graziana Mazzotta
SENATO DELLA REPUBBLICA ATTO N. 765 – DISEGNO DI LEGGE PRESENTATO IL 4 GIUGNO...Drughe .it
- DISPOSIZIONI IN TEMA DI VIOLENZA E PERSECUZIONE PSICOLOGICA NELL'AMBITO DELL’ATTIVITÀ LAVORATIVA PER LA TUTELA E LA PREVENZIONE DEI LAVORATORI -
Negli ultimi anni la giurisdizione del giudice del lavoro, insieme agli studi della sociologia del lavoro e dell’organizzazione, hanno dato sempre più spazio a un fenomeno che, trasversalmente, è presente tanto nel settore pubblico quanto in quello privato. Secondo recenti sondaggi, dall’8 al 9 per cento dei lavoratori dell’Unione Europea, dunque dai dodici ai tredici milioni di persone, sarebbero stati infatti vittime di violenze psicologiche sul posto di lavoro.
Il mobbing: tra tutela delle condizioni di lavoro ed efficienza organizzativ...Drughe .it
Nella sezione dedicata al “lavoro” del “Rapporto Italia 2013” (presentato a Roma il 4 febbraio 2013) sul sen timent degli italiani, recentemente presentato dall’Istituto di ricerca EURISPES, emerge un quadro non certo rasserenante; l’indagine, invero, prende in analisi alcuni dei principali elementi di criticità del contesto sociale italiano, tra i quali un ruolo di primaria importanza può essere riconosciuto al “mobbing”, che: «da semplice forma di repressione nei confronti di un lavoratore, si è ormai delineato come problematica complessa». I dati riportati nel richiamato studio si presentano come intrinsecamente allarmanti: il 23,5 % degli occupati – senza particolare distinzione tra soggetti di sesso femminile e soggetti di sesso maschile – affermano di riconoscere i “sintomi” del mobbing e di essere stati, almeno una volta, interessati dal mede simo, dichiarando di aver subìto forme di sopruso o, addirittura, di persecuzione. Fra le classi di età interessate dall’indagine, i giovani risultano i maggior mente colpiti, in una percentuale del 35,5 % di soggetti interessati, con ogni probabilità, in ragione della diffusa precarietà. Di sicuro interesse, inoltre, è il dato relativo alla diffusione delle due forme di mobbing: il c.d. mobbing “verticale”, meglio noto come “bossing”, risulta prevalentemente diffuso (nell’87,6 % dei casi), mentre il c.d. mobbing “orizzontale” si riscontra, “solamente”, nel 39,2 % dei casi.
Un male oscuro chiamato mobbing
di Dorina Cocca e Tiziano Argazzi
(Lavoro@Confronto - Numero 22 - Luglio/Agosto 2017)
In Italia il mobbing sta assumendo proporzioni significative e per molti aspetti allarmanti in ciò accentuato anche dalla crisi economica e la crescente disoccupazione che diventano fardelli sempre più pesanti per quei lavoratori che sono fatti oggetto di soprusi e sono per certi versi costretti a subirli per paura di perdere il posto di lavoro.
Un male oscuro chiamato mobbing
di Dorina Cocca e Tiziano Argazzi
Il termine mobbing ha una derivazione anglosassone; il verbo è “to mob” che significa affollarsi intorno a qualcuno, ed anche assalire, malmenare e aggredire. Diretto derivato di una comune espressione latina, mobile vulgus (folla tumultuante), che identificava la situazione tipica di una marcia o di un evento caratterizzato dalla presenza di persone con la cattiva abitudine di muoversi in modo disordinato spingendo ed urtando i vicini. Il dizionario Treccani ci ricorda che la parola viene usata in etologia per indicare il comportamento messo in atto da un gruppo di potenziali prede nei confronti di un predatore, per intimorirlo e dissuaderlo dall’attacco. Ed infatti il primo ad usare tale termine è stato proprio un etologo, Konrad Lorenz, all’inizio degli anni ’70, per descrivere il comportamento di alcuni animali che si coalizzano contro un componente del gruppo per escluderlo ed isolarlo.
Proposta di Legge: Norme per la tutela dei lavoratori da molestie morali e vi...Drughe .it
Tutti gli studi internazionali attribuiscono ormai grande importanza all’organizzazione del lavoro: una cattiva organizzazione del lavoro creerà prevedibilmente maggiore stress nei dipendenti, e faciliterà quindi il verificarsi di situazioni di mobbing, soprattutto se in presenza di personalità disturbate: ciò a dire che varie sono le cause che possono determinare tali situazioni. Anche in Italia il fenomeno diventa sempre più esteso ed eclatante. Nel 2001, nel corso della Prima conferenza nazionale sulla salute mentale, l’allora Ministro della sanità, professor Veronesi, fornì alcuni dati ufficiali. Il mobbing è risultato al secondo posto tra i fattori di rischio per malattie mentali, con circa due milioni di vittime, cui fanno seguito circa quattro milioni di familiari coinvolti, anch’essi colpiti da questa grave patologia sociale. Gli effetti sulle vittime sono devastanti: dagli studi fatti in tutto il mondo le vittime risultano ammalarsi di sindrome post-traumatica da stress a cui si aggiunge un disturbo depressivo, in genere grave, tanto che in uno studio condotto da Leymann in collaborazione con l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) è risultato che tra il 20 ed il 15 per cento dei suicidi in Svezia era dovuto a situazioni di mobbing. I disturbi fisici generalmente presenti sono l’ipertensione, l’ulcera, le malattie artrosiche, le malattie della pelle e perfino i tumori.
CAMERA DEI DEPUTATI N. 436 - PROPOSTA DI LEGGE PRESENTATA IL 21 MARZO 2013 As...Drughe .it
Anche in Italia il fenomeno diventa sempre più esteso ed eclatante. Nel 2001, nel corso della Prima conferenza nazionale sulla salute mentale, l’allora Ministro della sanità, professor Veronesi, fornì alcuni dati ufficiali. Il mobbing è risultato al secondo posto tra i fattori di rischio per malattie mentali, con circa due milioni di vittime, cui fanno seguito circa quattro milioni di familiari coinvolti, anch’essi colpiti da questa grave patologia sociale. Gli effetti sulle vittime sono devastanti: dagli studi fatti in tutto il mondo le vittime risultano ammalarsi di sindrome post-traumatica da stress a cui si aggiunge un disturbo depressivo, in genere grave, tanto che in uno studio condotto da Leymann in collaborazione con l’Organizzazione mondiale della sanità (OMS) è risultato che tra il 20 ed il 15 per cento dei suicidi in Svezia era dovuto a situazioni di mobbing.
Il mobbing, ovvero il lavoro nella modernità “liquida” di Tiziano MorettiDrughe .it
Già a suo tempo, John Maynard Keynes, nel suo celebre apologo delle giraffe in lotta attorno ad un albero per assicurarsi le foglie migliori, aveva ammonito sui rischi insiti in una società dove conta solo la competizione. È tempo allora di ripensare profondamente i meccanismi che stanno alla base del mondo del lavoro. La lotta al mobbing, e alle sue pesantissime conseguenze personali e collettive, non si sostiene soltanto con le pur necessarie azioni legali e sindacali. Occorre far sì che la massa indistinta racchiusa nell’espressione “capitale umano” torni a diventare un insieme di persone ognuna con i propri diritti, la propria individualità, le proprie speranze e la propria vita da realizzare in modo dignitoso. Questo è un compito che spetta all’educazione e, soprattutto alla politica. Sarebbe un modo per celebrare degnamente il settantesimo anniversario della Dichiarazione universale dei Diritti umani che cadrà nel 2018. Sarà davvero possibile veder realizzato davvero questo augurio?
ALLA RICERCA DELLA FATTISPECIE MOBBING - NICOLA GHIRARDIDrughe .it
A oltre dieci anni dalla prima sentenza che, espressamente, ha fatto riferimento al termine mobbing nell’ordinamento italiano, si può dire che il fenomeno sia stato ampiamente a approfonditamente analizzato. Numerose sono state infatti le sentenze e gli interventi della dottrina che hanno affrontato la fattispecie, senza contare i progetti di legge, le leggi regionali, i provvedimenti amministrativi e i contratti collettivi che si sono interessati in questi anni di mobbing.
Il Mobbing Secondario e gli effetti sulla prole in età evolutiva - Tesi di La...Drughe .it
Questa tesi ha lo scopo di individuare i disturbi che un genitore vittima di Mobbing provoca sulla prole in età evolutiva. Abbiamo parlato convenzionalmente di “Mobbing Secondario” perché si considerano come primari gli effetti causati dal Mobbing sulla vittima, e secondari tutti gli effetti che a sua volta la vittima provoca sulle persone che gli stanno intorno.
CAMERA DEI DEPUTATI N. 1722 - PROPOSTA DI LEGGE - Disposizioni per la prevenz...Drughe .it
CAMERA DEI DEPUTATI N. 1722 - PROPOSTA DI LEGGE D’INIZIATIVA DEI DEPUTATI ROBERTO ROSSINI, GALANTINO, FRATE, DAVIDE AIELLO, CASA, CATALDI, CECCONI, DE GIROLAMO, GIANNONE, GIULIODORI, LOMBARDO, MAMMÌ, PENNA, RAFFA, ROMANIELLO, SARLI, VILLANI, VIZZINI
Disposizioni per la prevenzione e il contrasto delle molestie morali e delle violenze psicologiche in ambito lavorativo
Presentata il 1° aprile 2019
…..
INTRODUZIONE DELL’ARTICOLO 610-BIS DEL CODICE PENALE
Dopo l’articolo 610 del codice penale è inserito il seguente:
« Art. 610-bis. – (Atti di discriminazione o di persecuzione psicologica in ambito lavorativo) – Chiunque, nel luogo o nell’ambito di lavoro, si rende responsabile di atti, omissioni o comportamenti di vessazione, discriminazione, violenza morale o persecuzione psicologica, reiterati nel tempo in modo sistematico o abituale, che provochino un degrado delle condizioni di lavoro tale da compromettere la salute fisica o psichica ovvero la professionalità o la dignità della lavoratrice o del lavoratore, è punito, salvo che il fatto costituisca più grave reato, con la reclusione da sei mesi a quattro anni e con la multa da euro 30.000 a euro 100.000.
La pena di cui al primo comma è aumentata di un terzo se gli atti, le omissioni o i comportamenti sono commessi dal superiore gerarchico ovvero in accordo tra più persone appartenenti al medesimo ambiente di lavoro. Se gli atti, le omissioni o i comportamenti sono commessi nei confronti di una donna in stato di gravidanza o nel corso dei primi quattro anni di vita del figlio, ovvero nei confronti di un minore o di una persona con disabilità ai sensi dell’articolo 3 della legge 5 febbraio 1992, n. 104, le pene di cui ai commi primo e secondo del presente articolo sono aumentate della metà.
Il delitto è punito a querela della persona offesa. Il termine per la proposizione della querela è di sei mesi. Si procede d’ufficio nelle ipotesi di cui al secondo e al terzo comma».
Le conseguenze nefaste del mobbing (Lavoro@Confronto - Numero 26 - Marzo/Apr...Drughe .it
Le conseguenze nefaste del mobbing
A colloquio con Herald Hege, psicologo del lavoro
di Dorina Cocca e Tiziano Argazzi
Lavoro@Confronto - Numero 26 - Marzo/Aprile 2018
DISTURBI DEL SONNO E PATOLOGIE MOBBING-CORRELATEDrughe .it
DISTURBI DEL SONNO E PATOLOGIE MOBBING-CORRELATE
UNIVERSITÀ DI PISA
Facoltà di Medicina e Chirurgia
Corso di laurea specialistica in Medicina e Chirurgia
I disturbi del sonno giocano un ruolo importante nel disturbo da disadattamento lavorativo, in particolare se questo disturbo consegue ad attività mobbizzanti.
MOBBING e PSICONEUROIMMUNOLOGIA: DALLO STRESS PSICOSOCIALE ALLA MALATTIA Drughe .it
MOBBING e PSICONEUROIMMUNOLOGIA: DALLO STRESS PSICOSOCIALE ALLA MALATTIA
Emilia Costa - Flora Ippoliti
Cattedra di Psichiatria, Sapienza Università di Roma
Cattedra di Immunologia sapienza Università di Roma
E’ ormai noto come il “Mobbing è una forma di violenza psicofisica e molestia morale che conduce al degrado delle condizioni di lavoro ed è atta a ledere la salute, la professionalità, la dignità e l’immagine della persona lavoratore …”(Costa E. 2002).
Il calcolo dei costi dello stress e dei rischi psicosociali nei luoghi di lav...Drughe .it
I rischi psicosociali e lo stress lavoro-correlato, unitamente alle ripercussioni negative sulla salute e sull’economia, interessano un numero estremamente elevato di luoghi di lavoro in Europa (EU-OSHA, 2014a, 2014b). Tra i cambiamenti significativi osservati nei luoghi di lavoro negli ultimi decenni, che hanno portato a nuove sfide per la sicurezza e la salute sul lavoro (SSL), si annoverano gli sviluppi sociopolitici a livello globale, come il diffondersi della globalizzazione e l’instaurarsi di un libero mercato, i progressi nel settore delle tecnologie dell’informazione e della comunicazione, nuovi tipi di accordi in materia contrattuale e di orario di lavoro e gli importanti mutamenti demografici (EU-OSHA, 2007). In un più ampio contesto sociologico, la vita lavorativa risente di una accelerazione del ritmo di vita in generale, che determina un’intensificazione del lavoro, con ritmi costantemente incalzanti, la necessità di eseguire più compiti contemporaneamente (“multitasking”) e il bisogno di acquisire nuove competenze anche soltanto per mantenere lo status quo (Rosa, 2013). Oltre a questi cambiamenti strutturali e a lungo termine, l’attuale crisi economica sta sottoponendo datori di lavoro e lavoratori a una pressione crescente per rimanere competitivi.
È considerato illegittimo, anche qualora non contrasti con specifiche disposizioni, il licenziamento disposto a conclusione di un percorso vessatorio di mobbing.
Aspetti clinici del Mobbing - Prof. Dott. Gino Pozzi Drughe .it
Ministero degli Affari Esteri
D.G.R.O. – Istituto Diplomatico
Mattinata di sensibilizzazione sul fenomeno del Mobbing
Sala Conferenze Internazionali - Palazzo della Farnesina
Roma, 18 novembre 2009
Aspetti clinici del Mobbing - Prof. Dott. Gino Pozzi (Ricercatore confermato e Professore aggregato di Psichiatria - Facoltà di Medicina e Chirurgia "A. Gemelli" - Università Cattolica del Sacro Cuore Roma).
Mobbing: virus organizzativo - La prevenzione del fenomeno per lo sviluppo de...Drughe .it
DEFINIZIONE DI MOBBING PSICOSOCIALE
“Atti, atteggiamenti o comportamenti di violenza morale o psichica in occasione di lavoro ripetuti nel tempo in modo sistematico o abituale che portano ad un degrado delle condizioni di lavoro idoneo a compromettere la salute o la professionalità o la dignità del lavoratore e della lavoratrice”
Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ministero della Funzione Pubblica
Università La Statale di Milano - Un solo evento stressante può causare effet...Drughe .it
Uno studio dell’Università Statale di Milano osserva come un singolo evento stressante possa causare modificazioni a lungo termine nella trasmissione nervosa e nella struttura dei circuiti neuronali, aprendo nuove vie per la gestione del Disturbo Post‐traumatico da Stress.
Milano, 14 novembre 2016 ‐ Lo stress causato da vari fattori ambientali (traumi, eventi naturali, stress psicologico, etc.) è considerato un fattore di rischio importante per numerose malattie, in particolare le malattie neuropsichiatriche e neurodegenerative. Uno studio recente, pubblicato sulla rivista Molecular Psychiatry (del gruppo Nature), ha dimostrato che un solo evento stressante può causare effetti a lungo termine nella corteccia cerebrale. La ricerca è stata coordinata da Laura Musazzi e Maurizio Popoli, del Dipartimento di Scienze Farmacologiche e Biomolecolari dell’Università degli Studi di Milano.
CAMERA DEI DEPUTATI N. 2191 - PROPOSTA DI LEGGE D’INIZIATIVA DELLA DEPUTATA G...Drughe .it
Introduzione dell’articolo 582-bis del codice penale, in materia di molestia morale e violenza psicologica nell’attività lavorativa (mobbing e straining).
Presentata il 14 marzo 2014
PROPOSTA DI LEGGE
ART. 1.
1. La Repubblica promuove incontri tra i diversi soggetti del mercato del lavoro al fine di sensibilizzare i lavoratori, i datori di lavoro e i sindacati al rispetto della normativa in materia dei reati di mobbing e di straining.
ART. 2.
1. Dopo l’articolo 582 del codice penale è inserito il seguente:
« ART. 582-bis. – (Mobbing e straining). Salvo che il fatto costituisca più grave reato, il datore di lavoro o il lavoratore che, in pendenza di un rapporto di lavoro, con più azioni di molestia, minaccia, violenza morale, fisica o psicologica ripetute nel tempo ponga in pericolo o leda la salute fisica o psichica ovvero la dignità di un lavoratore, è punito con la reclusione da sei mesi a tre anni e con la multa da euro 5.000 a euro 20.000. Il delitto è procedibile d’ufficio. Se la condotta di cui al primo comma è realizzata con un’unica azione, il reato è punito con la pena da tre mesi a due anni e con la multa da euro 3.000 a euro 15.000. Il delitto è procedibile d’ufficio».
Mobbing: elementi costitutivi e onere della provaDrughe .it
MOBBING: una serie di atti vessatori protratti nel tempo, posti in essere nei confronti di un lavoratore da
parte dei componenti del gruppo di lavoro in cui è inserito o dal suo capo, caratterizzati da un intento di
persecuzione e di emarginazione, finalizzato all'obiettivo primario di escludere la vittima dal gruppo.
Mobbing da parte del dirigente scolastico, la storia di un’insegnante che ha vinto
Quello che a breve andrete a leggere non è una favola tantomeno un romanzo ma semplicemente una storia di vita vissuta, dolorosa, molto comune (più di quanto non si pensi), complessa e ricca di cattiverie, così come solo la mente umana è capace di sviluppare. La voglio rendere pubblica per dare coraggio a chi può condividere o ha già condiviso questo percorso, per dire che il mobbing si può combattere, si può sconfiggere. Per farlo però è necessario avere fiducia e autostima; il mobizzato non ha problemi psicologici, è principalmente una vittima. Poiché la mente umana, attraverso la memoria compatta gli avvenimenti, ne cancella quelli poco piacevoli, è necessario per prima cosa prendere appunti, annotare tutto quello che accade, giorno per giorno, episodio con episodio, registrare gli orari in cui i fatti accadono e le persone presenti.
Esordisce così la professoressa Giovanna Piga nel suo racconto inviato alla redazione di “OggiScuola.it” in cui parla di un momento delicato della sua vita. Una storia fatta di mobbing da parte del dirigente scolastico, anni di bugie e calunnie che alla fine hanno visto trionfare l’insegnante in tribunale. Il Miur è stato condannato a risarcire la docente per il danno biologico subito. “Io – scrive la docente – ho pagato un prezzo alto: la serenità che per anni è venuta a mancare ma sono stata ripagata da tanta solidarietà che è vero non è arrivata dall’ufficio ma ciò che conta è il risultato”. Una storia fatta di ansie, dolori, tachicardia e visite dalla psichiatra, anni che hanno devastato l’insegnante che per raccontare la sua vittoria, ma soprattutto i suoi dolori, ha scelto di scrivere, mettere nero su bianco quelle sofferenze e condividerle.
tratto da: oggiscuola.com
DISEGNO DI LEGGE SUI REATI RELATIVI AGLI ATTI PERSECUTORI NEI LUOGHI DI LAVORO
LE VESSAZIONI E LA LORO DIMENSIONE GIURIDICA
1. CAPITOLO I°
LE VESSAZIONI E LA LORO DIMENSIONE
GIURIDICA
PARTE I VESSAZIONI E PERSECUZIONI
PSICOLOGICHE
1.1 Il fenomeno delle pratiche vessatorie
Con il termine comportamento vessatorio si suole designare
quella condotta mediante la quale si sottopone qualcuno a
continui abusi, arbitri, maltrattamenti e altre azioni simili.
Il termine inglese mobbing (dalla forma infinita del verbo to
mob) ha invece un significato leggermente diverso: designa il
comportamento aggressivo del branco nei confronti di un
singolo individuo. Dall'etologia, scienza da cui il termine è
derivato, alle scienze sociali il passo è stato breve e,
appunto, in queste ultime viene utilizzato per indicare
quell'insieme di comportamenti vessatori, perpetrati con una
certa continuità da parte di un soggetto (singolo o collettivo)
2. denominato mobber, ai danni di un soggetto
(prevalentemente singolo) denominato mobbizzato.
Nella cultura anglosassone il fenomeno del mobbing, però è
più conosciuto col termine di bossing, termine con il quale si
indica la pratica vessatoria messa in atto dalla direzione di
un'impresa per indurre alle dimissioni i dipendenti
indesiderati. Altrettanto diffuso è il termine bullying (quando la
pratica vessatoria è messa in atto da un capo ed assume i
caratteri tipici dell'abuso di potere)1
.
In Europa i primi studi relativi alle vessazioni sul lavoro, e alle
loro conseguenze, sono abbastanza recenti e si devono allo
psicologo del lavoro Heinz Leymann, un tedesco emigrato in
Svezia alla fine degli anni '80; ed è appunto in questi anni che
egli divulga i risultati delle sue ricerche, e formula le sue
teorie, sulle conseguenze psico-fisiche a carico di soggetti
sottoposti a vessazioni e violenze psicologiche da parte dei
superiori e/o dei colleghi di lavoro.
Soprattutto nei paesi scandinavi e in quelli di cultura
germanica, le tesi di Leymann si sono diffuse rapidamente. I
risultati degli ulteriori approfonditi studi e quelli delle analisi
3. sulle vittime di questi fenomeni hanno portato all'intensificarsi
di prese di posizione e di iniziative sia ad opera delle
organizzazioni dei lavoratori che ad opera delle istituzioni
governative.
In Svezia, ad es., il mobbing è considerato una pratica
socialmente dannosa perseguibile penalmente2
ed in
Germania i danni provocati da questo fenomeno rientrano tra
le malattie professionali; in questo paese, inoltre, le strutture
sanitarie di base (le AOK) offrono cure e assistenza alle sue
vittime.
Sempre in Germania, infine, gli studi sulle pratiche vessatorie
sono molto avanzati ed è qui che oggi si possono trovare i
maggiori esperti di violenze psicologiche sui luoghi di lavoro3
.
Anche in Italia, seppure si sia partiti in ritardo, si parla sempre
più spesso del fenomeno delle vessazioni e delle violenze
psicologiche sui luoghi di lavoro: gli articoli sui quotidiani e sui
periodici sono frequenti, sono stati editi i primi libri sul
mobbing4
, si sono tenuti i primi convegni5
e sono stati aperti
1
A. Ascenzi - G. L. Bergagio, Il Mobbing sociale come strumento per combatterlo, Torino,
2000, p. 14.
2
H. Ege, Il mobbing in Italia, Bologna, 1997, p. 6.
3
H. Ege, op. cit., p. 7.
4
La Pitagora Editrice di Bologna vi ha dedicato un'intera collana nella quale si trovano tre
opere di H. Ege: Che cos'è il terrore psicologico sul posto di lavoro, 1996; Il Mobbing in
4. numerosi siti Internet. Varie sono le iniziative a sostegno
delle vittime di questo fenomeno da parte dei sindacati; sono
state fondate delle associazioni tra cui citiamo: PRIMA
(Associazione Italiana contro Mobbing e Stress Psicosociale)
e M.I.M.A (Movimento Italiano Mobbizzati Associati); sono
state presentati alcuni disegni di legge a tutela delle vittime
delle vessazioni e violenze psicologiche sui luoghi di lavoro6
.
Anche la dottrina comincia ad interessarsi del problema7
e da
ultimo anche la giurisprudenza ha riconosciuto e sanzionato8
il fenomeno del mobbing.
L'importanza e l'attenzione che vengono date oggi ai
problemi legati alle vessazioni e violenze psicologiche a
danno dei lavoratori deriva, probabilmente, sia da una più
matura e consapevole attenzione dedicata oggi alla salute
psico-fisica dei lavoratori, sia dal rilevante impatto economico
Italia. Introduzione al Mobbing culturale, 1997; I numeri del Mobbing. Interviste e questionari
a più di 300 Vittime, 1999; ancora: H. Ege - M. Lancioni, Stress e Mobbing, Bologna, 1998; P.
G. Monateri - M. Bona - U. Oliva, Mobbing - Vessazioni sul lavoro, Milano, 2000; M.
Meucci, Danni da mobbing e loro risarcibilità, Roma, 2002.
5
Tra gli altri: Mobbing, dalla molestia alla persecuzione sul luogo di lavoro, Genova, 3
Dicembre 1999; Mobbing, Un fenomeno anche italiano, Roma, 8 Febbraio 2000; Mobbing, un
caso italiano: la palazzina LAF di Taranto, 20 Marzo 2000.
6
Su questo punto vedi oltre.
7
Tra gli altri: V. Matto, Il Mobbing fra danno alla persona e lesioni del patrimonio
professionale, Dir. Rel. Ind., 4/1999, p. 491 e seg.; P. Tullini, Mobbing e rapporto di lavoro;
Riv. It. Dir. Lav., 1/2000, p. 251 e seg.; P. Denari, La responsabilità diretta e personale nel
danno da mobbing, Lav. e Prev. Oggi, 1/2000, p. 5 e seg.
8
Tribunale di Torino, 16 Novembre 1999, Erriquez c. Ergom Materie Plastiche e, ancora,
Tribunale di Torino, 30 Dicembre 1999, Stomeo c. Ziliani S.p.A.
5. negativo che il fenomeno del mobbing ha sulle imprese dove
esso è presente.
Si stima che in Europa le persone che soffrono le
conseguenze dei questo fenomeno siano circa 12 milioni così
ripartiti9
:
Gran Bretagna 16,3 %
Svezia 10, 2 %
Francia 9, 9 %
Irlanda 9,4 %
Germania 7,3 %
Spagna 5,5 %
Belgio 4,8 %
Grecia 4,7 %
Italia 4,2 %.
Il lusinghiero dato italiano, però, non deve consolare in
quanto potrebbe essere falsato da due elementi; il primo
deriva dal fatto che le ricerche finora svolte riguardano
prevalentemente ambiti ristretti per lo più alla pubblica
amministrazione e, quindi, escludono i dati relativi al settore
privato; molti lavoratori, poi, non sapendo di poter essere
6. tutelati non denunciano ai sindacati o alle organizzazioni
sorte a loro tutela le vessazioni subite e, quindi, non rientrano
nelle statistiche.
Questi dati sono drammatici se si pensa al fatto che queste
persone trascorrono la loro vita lavorativa in un ambiente
dove vengono continuamente sottoposte a vessazioni e
violenze psicologiche che procurano loro delle vere e proprie
lesioni psico-fisiche quando non le spingono addirittura al
suicidio: si stima che in Svizzera il 10% dei casi di suicidio
possano essere collegati alle violenze morali mentre in
Svezia questa percentuale sale al 15 % 10
.
Da un punto di vista della salute psichica le principali
conseguenze sono lo stress, l’ansia, la depressione, la
frustrazione, la perdita della stima in sé stessi. Altrettanto
gravi sono i disturbi fisici che insorgono in seguito al grave
disagio psichico di cui sopra: asma bronchiale, ulcere,
vertigini, cefalee, palpitazioni, disturbi del sonno, carenza di
interessi sessuali, calo delle difese immunitarie11
.
9
Riportato in A. Ascenzi – G. L. Bergagio, op. cit., p. 11 e tratto da International Crime
(Victim) Survey, 1996, aggiornato al 18 Agosto 1998 da KMK (ILO News).
10
A. Ascenzi-G. L. Bergagio, op. cit., p. 8.
11
A. Gilioli – R. Gilioli, Cattivi capi, cattivi colleghi. Come difendersi dal mobbing e dal
nuovo capitalismo selvaggio, Milano, 2000, pag. 11.
7. Un altro aspetto cruciale delle persecuzioni sul lavoro è
costituito dal coinvolgimento della famiglia della vittima.
Quando una persona è in crisi, soprattutto nelle culture
mediterranee come quella italiana, cerca aiuto e conforto
all’interno della propria famiglia; la vittima delle vessazioni,
quindi, sfogherà in famiglia la sua rabbia, la sua
insoddisfazione e la sua depressione cercandovi, nello
stesso tempo, aiuto e consolazione. Questa situazione non
costituirebbe una situazione anomala se fosse di breve
durata ma, come si vedrà meglio oltre, il mobbing è un
fenomeno che si protrae nel tempo, anche per lunghi mesi o
anni; dopo la fase iniziale, quindi, la famiglia non riesce più a
svolgere quella iniziale funzione di ammortizzatore ed entra
in crisi anch’essa, cessando di sostenere la vittima e
cominciando a proteggere se stessa e, se è il caso, anche a
contrattaccare. È questa la cosiddetta situazione di “doppio
mobbing” che non fa che aggravare la situazione di crisi della
vittima12
.
A ricevere un danno dalle pratiche vessatorie, però, non è
solo il lavoratore ma sono anche le imprese. Anche se non è
12
H. Ege, Il mobbing in Italia, op. cit. , pag. 97 e seg.
8. certamente facile stimare quanto costi ad un'azienda un
lavoratore sottoposto a violenza psicologica, in Germania è
stato tentato un calcolo: tra i 50 ed i 150 milioni di Lire l'anno
per scarso profitto, assenze per malattia, errori dovuti allo
stress psicofisico13
. Secondo l’Istituto superiore per la
prevenzione e la sicurezza del lavoro (Ispesl) il rendimento di
un lavoratore che subisce violenze psicologiche sul lavoro è
inferiore del 70 % con un conseguente costo aziendale del
180 % in più; si calcola, infine, che in Europa il costo
complessivo subito dalle imprese a causa di questo
fenomeno sia di circa 20 miliardi di euro14
.
Sarà forse anche per questi motivi economici che la società
Volkswagen ha stipulato con il sindacato un accordo teso a
scoraggiare e combattere il mobbing15
.
Nel CCNL dei metalmeccanici italiani del 8 Giugno 1999,
invece, all'articolo 18 si precisa genericamente solo che: "i
rapporti tra i lavoratori, a tutti i livelli di responsabilità,
saranno improntati a reciproca correttezza ed educazione”.
13
A. Gilioli - R. Gilioli, op. cit., p. 25.
14
Il Sole 24 ore, 21 Ottobre 2002, Quanto “costa” un‘angheria.
15
A. Gilioli - R. Gilioli, op. cit., p. 27.
9. Sempre in ambito italiano è invece diverso l'approccio di altri
CCNL tra i quali quello degli Enti Locali del 9 Ottobre 2003
che prevede delle sanzioni disciplinari contro: a)
comportamenti minacciosi, gravemente ingiuriosi calunniosi o
diffamatori nei confronti di altri dipendenti o degli utenti o di
terzi; b) atti, comportamenti o molestie, anche di carattere
sessuale, lesivi della dignità della persona.
Non mancano, all'opposto, anche i sostenitori delle pratiche
vessatorie. Tra questi troviamo Francesco Merlo che sul
settimanale Sette (nr. 47 del 26 Novembre 1998) scrive:
"L'ultima trovata della filosofia buonista è il mobbing …..
Benché sgradevole, stressante, doloroso e maleodorante il
mobbing è anche uno straordinario strumento di selezione,
l'ordalia medievale che rende forti e seleziona i migliori".
10. 1.2 L'accentuarsi del fenomeno delle vessazioni
All'origine dell'intensificarsi delle pratiche vessatorie,
soprattutto di quelle tra colleghi (il cosiddetto mobbing
orizzontale), si possono individuare delle cause sia endogene
che esogene rispetto all'ambiente di lavoro in cui avvengono.
Tra le cause legate all'ambiente di lavoro in senso lato
possiamo senz'altro annoverare una tendenza
all'affievolimento delle garanzie del lavoratore in nome di una
maggiore flessibilità e produttività aziendale. Questa
situazione non ha solo effetti deleteri sui rapporti
interpersonali all'interno dell'azienda, ma si ripercuote
negativamente anche all'interno delle tradizionali istituzioni
sociali. Secondo alcuni la deregolamentazione del mercato
del lavoro, a favore di una maggiore mobilità, è anche alla
base della frantumazione della famiglia americana e
dell'aumento del tasso di divorzi.16
In un'organizzazione del lavoro che tende a premiare il più
bravo, il più efficiente, il più flessibile e ad espellere invece
coloro che non possiedono tali qualità, è normale che ci si
11. rassegni a subire le vessazioni o a praticarle pur di non
essere licenziati o emarginati17
.
Questi fenomeni sono poi particolarmente accentuati nei casi
di ristrutturazioni o fusioni aziendali che richiedono fuoriuscite
di personale in esubero. Una delle ragioni di queste manovre,
infatti, è proprio la riduzione del numero di addetti a
vantaggio di una maggiore competitività. In situazioni del
genere è frequente che le procedure per la riduzione di
personale tendano ad aggirare le norme poste a tutela dei
lavoratori e che, quindi, si pratichino delle azioni di mobbing o
direttamente da parte dell'azienda o da parte degli stessi
lavoratori che, pur di mantenere il posto di lavoro, non
esitano a mettere in difficoltà altri colleghi. In Italia è noto il
caso dell'ILVA di Taranto dove nel 1997, con l’arrivo della
nuova proprietà (con Emilio Riva presidente del consiglio di
amministrazione), un gruppo di dodici lavoratori, diventati
successivamente settanta, venne trasferito in una palazzina
fatiscente e priva di impianti di lavorazione (la cosiddetta
Palazzina Laf); il trasferimento di questi lavoratori avvenne in
16
J. Gray, Alba bugiarda, Milano 1998, p. 133 e seg.
17
A. Gilioli - R. Gilioli, op. cit., p. 19.
12. seguito al loro rifiuto della proposta aziendale di lavorare con
qualifiche e mansioni inferiori a quelle da loro
precedentemente svolte18
.
Altra causa strettamente legata all'organizzazione del lavoro
è il cosiddetto surmenage, ossia l'attribuzione da parte del
datore ad un dipendente di carichi di lavoro troppo gravosi
per quantità o qualità. Situazioni di questo genere (si pensi a
turni lavorativi di 10 o 12 ore giornaliere) portano a delle
situazioni psicofisiche di stress che, a loro volta, possono
sfociare, oltre che in malattia, anche in aggressività nei
confronti di coloro che circondano il soggetto (famiglia e
colleghi di lavoro). Questa pratica è utilizzata soprattutto per
contestare al lavoratore la sua incapacità a svolgere i compiti
assegnatigli e, quindi, demansionarlo o estrometterlo
dall’azienda.
Tra i fattori esterni all'ambiente di lavoro che contribuiscono
all'affermarsi dei fenomeni vessatori e di violenza psicologica
troviamo, invece, dei fenomeni psicologici di branco (inteso in
senso etologico): da un lato un soggetto emergente che fa il
prepotente, dall'altro la sua vittima (solitamente il più debole
18
A. Ascenzi-G. L. Bergagio, op. cit., p. 28.
13. del gruppo) ed infine il branco che asseconda il soggetto forte
(il cosiddetto bullismo)19
. Una manifestazione analoga si può
riscontrare nel cosiddetto nonnismo dell'ambiente militare.
Tra le cause dei fenomeni vessatori, infine, possiamo trovare
anche fattori prettamente culturali quali il sessismo e il
razzismo vero e proprio; in pratica, per riallacciarsi alle
logiche del branco, si tende ad escludere da un gruppo (in
questo caso l'ambiente di lavoro in senso stretto) chi è in
qualche modo diverso da quelli più forti e/o numerosi.
Questi fattori culturali rispecchiano in qualche modo le teorie
del darwinismo sociale, secondo le quali in una competizione,
è il soggetto più forte a sopravvivere; il luogo di lavoro viene
quindi visto e vissuto come un'arena dove la fonte del potere
e della legittimazione sono la forza fisica, l'abuso, l'angheria a
danno dei più deboli e/o di coloro che invece si attengono alle
regole (giuridiche e sociali) prestabilite20
.
Una precisazione è d'obbligo: le molestie sessuali, come si
vedrà meglio in seguito, non vanno confuse col mobbing;
generalmente con le prime si vuole ottenere qualcosa dalla
19
La Stampa, 31 Maggio 2001, “A scuola la legge del capobranco”.
20
F. Merlo, settimanale Sette, 26 Novembre 1998, n. 47.
14. vittima e l'attore fa di tutto affinché essa non si allontani (ad
es. promettendo avanzamenti di carriera); con le azioni
vessatorie, al contrario, si vuole creare un danno diretto e
immediato alla vittima o mediante la sua emarginazione o col
suo allontanamento dal posto di lavoro21
.
Il dibattito attorno alle vessazioni, infine, sembra abbia preso
in qualche modo il posto di quello sulle discriminazioni
politiche; questo fenomeno potrebbe anche essere dovuto
all'attenuazione delle contrapposizioni politico-sindacali.
21
H. Ege, op. cit., p. 91.
15. 1.3 I comportamenti vessatori
Prima di analizzare nel dettaglio i comportamenti vessatori, è
necessario premettere che non può essere fornito un
dettagliato elenco esaustivo, ma solo delle categorie di
comportamenti.
Le vessazioni, infatti, per loro natura variano da caso a caso
in relazione alle personalità dei soggetti interessati,
dell'ambiente di lavoro coinvolto, della strategia attuata,
ecc… Insomma si può quasi affermare che non esiste un
caso reale uguale ad un altro. Questi comportamenti, però, si
possono tipizzare; è questa, appunto, l'operazione compiuta
da Heinz Leymann il quale ha elaborato un modello teorico
(LIPT = Leymann Inventory of Psycological Terrorism) dove
sono elencati ben quarantacinque comportamenti22
tipici delle
azioni vessatorie e delle violenze psicologiche messe in atto
da colleghi o da superiori verso la vittima del mobbing,
comportamenti riportati nella seguente tabella:
22
A. Ascenzi - G.L. Bergagio, op. cit., p. 31-33.