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Fenomeni di instabilità sui 
ravaneti 
(Bacini Marmiferi di Carrara) 
G. Bruschi 
Questa presentazione vuole essere la sintesi degli studi eseguiti sulla 
stabilità dei ravaneti condotti a partire dal 1995 dal Dipartimento di 
Scienze della Terra dell’Università degli Studi di Pisa, in collaborazione 
con i geologi del Comune di Carrara. 
I dati esposti sono contenuti in tre pubblicazioni a cui si rimanda per un 
approfondimento: 
Baroni C., Bruschi G. & Ribolini A. (2000): Human-induced hazardous 
debris flows in Carrara Marble Basins (Tuscany, Italy). Earth Surf. Proc. 
Land., 25, 93-103. 
Baroni C., Bruschi G., Criscuolo A. & Ribolini A. (2001) – Il rischio 
geomorfologico indotto dall’attività estrattiva nei Bacini Marmiferi Apuani 
(Alpi Apuane, Toscana). Atti Soc. Tosc. Sc. Nat. Memorie, Serie A, 107 
(2000), 87-96. 
Baroni C., Bruschi G., Criscuolo A., Mandrone G. & Ribolini A. (2003): 
Complete grain-size analyses on debris-flows source area in the Carrara 
Marble Basins, Apuane Alps, Italy . Proceeding of 3th International 
Conference on "Debris-Flow Hazards Mitigation: Mechanics, Prediction, 
and Assessment", Davos, Switzerland, 12 pp. Rickenmann & Chen Eds. 
Millpress, Rotterdam.
2 
Classificazione del fenomeno 
Debris flows 
- rapidi colamenti 
di una miscela di 
detrito, acqua e 
aria che si 
muove come un 
fluido viscoso 
- Argini ben 
definiti e 
depositi lobati 
(Brundsen, 
1979) 
Negli studi sulla stabilità dei versanti la prima cosa da definire, ed anche la 
più importante, riguarda la classificazione del dissesto e quindi i 
meccanismi di innesco e di movimento. 
Sui ravaneti sono stati rilevati negli ultimi anni numerosi trasporti in massa 
di materiale detritico che, nel caso particolare, vengono definiti come 
colate di detriti (debris flows). I debris flows sono rapidi movimenti di una 
miscela di detrito, acqua e aria che si muove come un fluido viscoso. Il 
loro tipo di movimento differisce da quello delle frane, in cui una massa 
rigida scivola lungo una superficie di taglio. 
Le colate di debris flows sono riconoscibili da una serie di caratteristiche 
geomorfologiche determinate dalla reologia del flusso. In particolare si 
osserva a valle dell’area di innesco una zona ad argini deposti (in rilavato 
rispetto alla superficie del ravaneto) ed una zona terminale a forma lobata.
3 
Evento del 13/11/02 
Sui ravaneti di Carrara, oltre a numerosi debris flows di piccole e medie 
dimensioni, in alcuni casi si sono mobilizzate porzioni rilevanti di ravaneto, 
che hanno portato all’interruzione della viabilità comunale di fondovalle: il 
caso riportato in figura è riferito all’evento del 13/11/02 nella zona dei 
Canaloni di Colonnata.
4 
Caratteristiche zone di innesco 
- Presenza di materiale fine (terre, marmettola etc.) 
- Presenza di tagli orizzontali ed impluvi 
- Elevata acclività del ravaneto 
La zona di innesco è caratterizzata da una sovrapposizione di strati a 
differente composizione granulometrica, derivanti dal susseguirsi di 
differenti tecniche estrattive. 
In una sezione ideale attraverso un ravaneto troveremo gli strati più 
profondi e più antichi costituiti da blocchi grossolani con scarsa matrice 
per lo più sabbiosa, seguiti da livelli a pezzatura uniforme (testa d’uomo) 
tipici del periodo a cavallo tra l’800 ed il ‘900, mentre gli strati più 
superficiali risultano invece costituiti oltre che da blocchi e massi di 
dimensioni eterogenee anche da una grande quantità di materiale fine 
(limi) che diminuisce la permeabilità dell’accumulo. 
Questo strato superficiale (circa 2 m) dei ravaneti è costituito dagli scarti 
derivanti dall’utilizzo del filo diamantato che produce una notevole quantità 
di marmettola (polvere di marmo con la granulometria dei limi); 
recentemente, nei ravaneti sono state riversate anche le terre derivanti 
dalle operazioni di grigliatura dei clasti recuperati per la produzione di 
CaCO3. 
Queste operazioni, in special modo la grigliatura degli scarti di 
lavorazione, hanno determinato un notevole incremento della frazione fine 
dei ravaneti diminuendo drasticamente la soglia di saturazione.
5 
Caratteristiche granulometriche 
ravaneti stabili ed instabili 
I fattori predisponenti i dissesti sui ravaneti sono da ricercare nell’elevata 
concentrazione di matrice fine presente negli scarti messi in posto 
recentemente. 
Nei grafici delle curve granulometriche sono stati indicati con la lettera M i 
ravaneti recenti in cui sono state registrate colate di debris flows, e con la 
lettera A i ravaneti più vecchi nei quali non sono stati registrati rilevanti 
fenomeni di dissesto. 
Dai grafici si può osservare la sensibile differenza granulometrica 
specialmente per quanto riguarda la percentuale di frazione fine tra le due 
famiglie di ravaneti.
6 
Rappresentazione schematiche dei debris 
flows rilevati nei ravaneti 
In figura è riportato uno schema che riassume le principali caratteristiche 
dei debris flows rilevati sui ravaneti: 
La zona di innesco, come abbiamo già visto è caratterizzata dalla 
sovrapposizione di strati a differente composizione granulometrica 
derivanti dal susseguirsi di differenti tecniche estrattive. Nel caso in esame 
i debris flows si mobilizzano come frane superficiali a causa dell’aumento 
di peso dello strato superficiale con abbondante matrice che tende a 
saturarsi prima dello strato profondo; successivamente la massa in 
movimento perde velocemente coesione trasformandosi in debris flow.
7 
Soglie di attivazione rilevate prima del 
23/09/03 
140 
130 
120 
110 
100 
90 
80 
70 
60 
50 
40 
30 
20 
10 
0 
18 19 20 21 22 23 24 1 2 3 4 5 
Time (h) 
Precipitation (mm) 
80 
70 
60 
50 
40 
30 
20 
10 
0 
10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 
Time (h) 
Precipitation (mm) 
„ 06-07/11/97 (Colonnata) 
„ 24/10/99 (Torano) 
Risulta particolarmente importante alla luce dell’evento alluvionale del 
23/09/03 vedere quali sono state le soglie di attivazione di alcuni dissesti 
rilevati nei bacini marmiferi. 
I dati esposti nella figura evidenziano una soglia estremamente bassa per 
l’attivazione di debris flows di medie dimensioni nei bacini di Carrara. La 
soglia di attivazione più bassa tra quelle riportate è relativa all’evento del 
24/10/99, in cui un lobo di medie dimensioni si è fermato nelle vicinanze 
del paese di Miseglia. In occasione di quest’evento sono piovuti circa 60 
mm in 5 ore con un massimo di soli 14 mm dalle 19 alle 20. Altri eventi 
sono caratterizzati da una maggiore intensità di pioggia in ristretti intervalli 
temporali, come avvenuto il 6/11/97.
8 
I maggiori eventi del 23/09/03 
Con il pallino giallo sono state indicate le aree più colpite dall’evento 
alluvionale del 23/09/03, ed in particolare la fascia che corrisponde al 
fianco rovescio della sinclinale di Carrara ed alcune zone localizzate nei 
Canaloni di Colonnata e nell’area di Ravaccione.
9 
Ravaneto Calocara Est 
Area di innesco del debris flows del ravaneto di Calocara Est. 
Si osserva l’accumulo di materiale fine corrispondente all’area di innesco 
della colata in cui sono visibili anche solchi di ruscellamento concentrato. 
Nella parte bassa dell’immagine si notano gli argini deposizionali della 
colata.
10 
Ravaneto Bettogli 
Colata nel ravaneto dei Bettogli.
11 
Ravaneto Pulcinacchia 
Ravaneto di Pulcinacchia. 
L’area di innesco è stata rilevata in corrispondenza della zona più scura 
del ravaneto dovuta alla presenza di terre.
12 
Ravaneto Ravaccione 
Lobo deposizionale di debris-flow sul ravaneto di Ravaccione. 
L’area di innesco alla data della fotografia era già stata risistemata, anche 
se è indubbia la sua ubicazione nell’area ricca di materiale fine a monte 
del lobo.

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Fenomeni di instabilità sui Fenomeni di instabilità sui ravaneti Carrara G. Bruschi

  • 1. 1 Fenomeni di instabilità sui ravaneti (Bacini Marmiferi di Carrara) G. Bruschi Questa presentazione vuole essere la sintesi degli studi eseguiti sulla stabilità dei ravaneti condotti a partire dal 1995 dal Dipartimento di Scienze della Terra dell’Università degli Studi di Pisa, in collaborazione con i geologi del Comune di Carrara. I dati esposti sono contenuti in tre pubblicazioni a cui si rimanda per un approfondimento: Baroni C., Bruschi G. & Ribolini A. (2000): Human-induced hazardous debris flows in Carrara Marble Basins (Tuscany, Italy). Earth Surf. Proc. Land., 25, 93-103. Baroni C., Bruschi G., Criscuolo A. & Ribolini A. (2001) – Il rischio geomorfologico indotto dall’attività estrattiva nei Bacini Marmiferi Apuani (Alpi Apuane, Toscana). Atti Soc. Tosc. Sc. Nat. Memorie, Serie A, 107 (2000), 87-96. Baroni C., Bruschi G., Criscuolo A., Mandrone G. & Ribolini A. (2003): Complete grain-size analyses on debris-flows source area in the Carrara Marble Basins, Apuane Alps, Italy . Proceeding of 3th International Conference on "Debris-Flow Hazards Mitigation: Mechanics, Prediction, and Assessment", Davos, Switzerland, 12 pp. Rickenmann & Chen Eds. Millpress, Rotterdam.
  • 2. 2 Classificazione del fenomeno Debris flows - rapidi colamenti di una miscela di detrito, acqua e aria che si muove come un fluido viscoso - Argini ben definiti e depositi lobati (Brundsen, 1979) Negli studi sulla stabilità dei versanti la prima cosa da definire, ed anche la più importante, riguarda la classificazione del dissesto e quindi i meccanismi di innesco e di movimento. Sui ravaneti sono stati rilevati negli ultimi anni numerosi trasporti in massa di materiale detritico che, nel caso particolare, vengono definiti come colate di detriti (debris flows). I debris flows sono rapidi movimenti di una miscela di detrito, acqua e aria che si muove come un fluido viscoso. Il loro tipo di movimento differisce da quello delle frane, in cui una massa rigida scivola lungo una superficie di taglio. Le colate di debris flows sono riconoscibili da una serie di caratteristiche geomorfologiche determinate dalla reologia del flusso. In particolare si osserva a valle dell’area di innesco una zona ad argini deposti (in rilavato rispetto alla superficie del ravaneto) ed una zona terminale a forma lobata.
  • 3. 3 Evento del 13/11/02 Sui ravaneti di Carrara, oltre a numerosi debris flows di piccole e medie dimensioni, in alcuni casi si sono mobilizzate porzioni rilevanti di ravaneto, che hanno portato all’interruzione della viabilità comunale di fondovalle: il caso riportato in figura è riferito all’evento del 13/11/02 nella zona dei Canaloni di Colonnata.
  • 4. 4 Caratteristiche zone di innesco - Presenza di materiale fine (terre, marmettola etc.) - Presenza di tagli orizzontali ed impluvi - Elevata acclività del ravaneto La zona di innesco è caratterizzata da una sovrapposizione di strati a differente composizione granulometrica, derivanti dal susseguirsi di differenti tecniche estrattive. In una sezione ideale attraverso un ravaneto troveremo gli strati più profondi e più antichi costituiti da blocchi grossolani con scarsa matrice per lo più sabbiosa, seguiti da livelli a pezzatura uniforme (testa d’uomo) tipici del periodo a cavallo tra l’800 ed il ‘900, mentre gli strati più superficiali risultano invece costituiti oltre che da blocchi e massi di dimensioni eterogenee anche da una grande quantità di materiale fine (limi) che diminuisce la permeabilità dell’accumulo. Questo strato superficiale (circa 2 m) dei ravaneti è costituito dagli scarti derivanti dall’utilizzo del filo diamantato che produce una notevole quantità di marmettola (polvere di marmo con la granulometria dei limi); recentemente, nei ravaneti sono state riversate anche le terre derivanti dalle operazioni di grigliatura dei clasti recuperati per la produzione di CaCO3. Queste operazioni, in special modo la grigliatura degli scarti di lavorazione, hanno determinato un notevole incremento della frazione fine dei ravaneti diminuendo drasticamente la soglia di saturazione.
  • 5. 5 Caratteristiche granulometriche ravaneti stabili ed instabili I fattori predisponenti i dissesti sui ravaneti sono da ricercare nell’elevata concentrazione di matrice fine presente negli scarti messi in posto recentemente. Nei grafici delle curve granulometriche sono stati indicati con la lettera M i ravaneti recenti in cui sono state registrate colate di debris flows, e con la lettera A i ravaneti più vecchi nei quali non sono stati registrati rilevanti fenomeni di dissesto. Dai grafici si può osservare la sensibile differenza granulometrica specialmente per quanto riguarda la percentuale di frazione fine tra le due famiglie di ravaneti.
  • 6. 6 Rappresentazione schematiche dei debris flows rilevati nei ravaneti In figura è riportato uno schema che riassume le principali caratteristiche dei debris flows rilevati sui ravaneti: La zona di innesco, come abbiamo già visto è caratterizzata dalla sovrapposizione di strati a differente composizione granulometrica derivanti dal susseguirsi di differenti tecniche estrattive. Nel caso in esame i debris flows si mobilizzano come frane superficiali a causa dell’aumento di peso dello strato superficiale con abbondante matrice che tende a saturarsi prima dello strato profondo; successivamente la massa in movimento perde velocemente coesione trasformandosi in debris flow.
  • 7. 7 Soglie di attivazione rilevate prima del 23/09/03 140 130 120 110 100 90 80 70 60 50 40 30 20 10 0 18 19 20 21 22 23 24 1 2 3 4 5 Time (h) Precipitation (mm) 80 70 60 50 40 30 20 10 0 10 11 12 13 14 15 16 17 18 19 20 21 22 23 Time (h) Precipitation (mm) „ 06-07/11/97 (Colonnata) „ 24/10/99 (Torano) Risulta particolarmente importante alla luce dell’evento alluvionale del 23/09/03 vedere quali sono state le soglie di attivazione di alcuni dissesti rilevati nei bacini marmiferi. I dati esposti nella figura evidenziano una soglia estremamente bassa per l’attivazione di debris flows di medie dimensioni nei bacini di Carrara. La soglia di attivazione più bassa tra quelle riportate è relativa all’evento del 24/10/99, in cui un lobo di medie dimensioni si è fermato nelle vicinanze del paese di Miseglia. In occasione di quest’evento sono piovuti circa 60 mm in 5 ore con un massimo di soli 14 mm dalle 19 alle 20. Altri eventi sono caratterizzati da una maggiore intensità di pioggia in ristretti intervalli temporali, come avvenuto il 6/11/97.
  • 8. 8 I maggiori eventi del 23/09/03 Con il pallino giallo sono state indicate le aree più colpite dall’evento alluvionale del 23/09/03, ed in particolare la fascia che corrisponde al fianco rovescio della sinclinale di Carrara ed alcune zone localizzate nei Canaloni di Colonnata e nell’area di Ravaccione.
  • 9. 9 Ravaneto Calocara Est Area di innesco del debris flows del ravaneto di Calocara Est. Si osserva l’accumulo di materiale fine corrispondente all’area di innesco della colata in cui sono visibili anche solchi di ruscellamento concentrato. Nella parte bassa dell’immagine si notano gli argini deposizionali della colata.
  • 10. 10 Ravaneto Bettogli Colata nel ravaneto dei Bettogli.
  • 11. 11 Ravaneto Pulcinacchia Ravaneto di Pulcinacchia. L’area di innesco è stata rilevata in corrispondenza della zona più scura del ravaneto dovuta alla presenza di terre.
  • 12. 12 Ravaneto Ravaccione Lobo deposizionale di debris-flow sul ravaneto di Ravaccione. L’area di innesco alla data della fotografia era già stata risistemata, anche se è indubbia la sua ubicazione nell’area ricca di materiale fine a monte del lobo.