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Mercoledì 5 marzo 2014

Innovazione energetica

Motto perpetuo

«Nella fisica odierna non abbiamo un modello che esprima l'energia come somma di termini definiti» (Richard Feynman 1918–1988)

Crossroads

sviluppo sostenibile fonti pulite

Il talento creativo
si tinge di verde
Le startup del cleantech
corrono e scommettono
sui sistemi di accumulo,
sull’efficienza
e le bioenergie avanzate
di Elena Comelli
a Il talento creativo si tinge di verde. Crisi o
non crisi, le startup del cleantech continuano a correre e nel 2013 hanno raccolto 6,8
miliardi di dollari dai capitalisti di ventura
globali, in base al rapporto Global CleanTech 100. Ma il flusso di fondi nell’innovazione energetica sta cambiando direzione: se
prima vincevano le tecnologie di sviluppo
delle fonti di base, solare ed eolico, ora si
scommette più volentieri sull’efficienza
energetica, i sistemi di accumulo, le smart
grid, le bioenergie avanzate eil solare di terza generazione.
La forte crescita della produzione elettrica da fonti rinnovabili ha messo in evidenza
il grave problema del solare e dell’eolico,
chesballano il sistema con la loro produzione incostante. Di conseguenza, l’attenzione
degli innovatori si è spostata verso i sistemi
diaccumuloeleretiintelligenti,chiavidivolta per continuare sulla strada dello sviluppo
sostenibile. Chi scoprirà un modo per stoccare l’energia elettrica così facilmente come
oggi si mette un litro di benzina in una tanica, avrà scoperto una miniera d’oro. Corrono anche le bioenergie avanzate, nella speranzadiriuscireaconvertiregliscartiinbiocarburanticonunatecnologiatalmenteefficiente da sbaragliare la concorrenza dei
combustibili fossili. E le nuove scoperte sui
semiconduttori attraggono capitali, facendo intravvedere un futuro in cui l’energia
del sole potrà essere imbrigliata in maniera

Modello Torino

spin off

supereconomica. Nel frattempo, l’intelligenza delle reti consentirà di accordare meglio la domanda con l’offerta, spianando i
picchi dei consumi, che mettono in difficoltà le fonti verdi. E l’efficienza energetica taglierà le bollette, che pesano sempre di più.
I centri nevralgici di questa corsa allosvilupposostenibilesono come sempre i grandi cluster attorno a Berkeley e Boston negli
Stati Uniti, a Oxford e Cambridge nel Regno Unito, a Zurigo e Losanna in Svizzera,
ma crescono rapidamente anche le università cinesi e coreane. Nella ricerca sulle batterie per l’auto elettrica, ad esempio, gli
scienziati cinesi sono di gran lunga più
avanti rispetto al resto del mondo. Il New
Energy Automobile Engineering Center
della Tongji University, a Shanghai, fondato dall’attuale ministro cinese della Scienza, Wan Gang, è considerato uno dei centri
più avanzati nello studio delle celle a combustibile e delle batterie agli ioni di litio,
mentre la cinese Byd è l’azienda leader di
questo settore a livello mondiale, con un
esercito di ricercatori e ottime prospettive
di crescita ulteriore, considerato il target di
5 milioni di auto elettriche entro il 2020, a
cui punta il governo cinese.
In Italia, le fonti pulite sono diventate
grandi: con oltre 100 terawattora immessi
in rete, nel 2013 hanno coperto oltre un terzodelladomandaelettricanazionale.Lacrescitadelmercatohaportatoancheun’ondatad’innovazione,malgradolebarrierefraricerca e impresa. I pionieri sono emersi soprattuttonelsolare,nell’eolicoenellachimicaverde. Daisistemi aconcentrazionediArchimede Solar alle turbine superefficienti
di LeitWind, dai biocarburanti sostenibili di
Beta Renewables alle bioplastiche di Novamont, l’Italia va fiera di alcuni campioni
mondiali nei rispettivi settori.
Manon mancano soddisfazioni nemmeno fra lapiccole, con tuttii limitidi unecosistema industriale dove manca l’anello di
congiunzione fra una buona idea e i capitali
di rischio. Tra le 20 startup più promettenti
d’Europa individuate dall’ultimo CleanTe-

ch Summit, 6 erano imprese italiane, sbocciatenegliincubatori più efficacidellapenisola, come BmSolar (ottimizzazione del fotovoltaico), nata da Pont-Tech, il parco tecnologico di Pontedera, Vass (fotovoltaico
integrato), fondata nel polo dell’innovazione torinese e finanziata dal fondo Piemontech, o NreResearch (bonifiche ambientali)
e ItsEnergy (micro cogenerazione), nate
nell’Area Science Park di Trieste, mentre
SprinTechnologies (biocatalizzatori) è uno
spinoffdell’UniversitàdiTrieste, partecipatadalfondo AlAdInndellafinanziariaregionale Friulia. Il dinamismo dei parchi tecnologici italiani non può sopperire completamente alle difficoltà di finanziamento, ma
talvoltariesce a compiere il miracolo.Il parco scientifico veneziano, Vega, è il più ricco
d’Italia con le sue 200 imprese, fra cui alcune appartenentialdistretto fotovoltaico veneto, come Solwa, attiva nella desalinizzazione con l’energia solare. L’Environment
Parkdi Torinocombina tecnologiaedecoefficienza. A Milano c’è il PoliHub del Politecnico,che organizzaanche l’ItalianCleanTech Challenge. Il Polo Tecnologico di Navacchio, vicino a Pisa, gravita su uno dei centri
universitaripiù verdi d’Italia, da cui è uscito
anche Michele Grassi, fondatore di 40SouthEnergy, una startup fra le più avanzate
del mondo nello sfruttamento dell’energia
delle onde, che ormai si è insediata nel Regno Unito, a Plymouth, per coordinare i vari progetti in corso in quelle acque.
La fuga all’estero non è solo la mossa del
cavallo, spesso vincente, degli startupper
italiani,ma anchedeicapitalidirischio:Italeaf, l’acceleratore di TerniEnergia, si prepara a sbarcare alla Borsa di Londra, perché«in questospecificosegmento,sulqualetutto il mondo sta puntando, l’Italiaèancora indietro», dice l’amministratore delegatoStefanoNeri.Lepiccoleimprese innovative, invece, sostengono che in Italia le
idee ci sono ma i soldi non si trovano. Si
mettessero d’accordo...
@elencomelli

ENERGIA
E DIGITALE
DISEGNANO
L’AMBIENTE
Fotovoltaico

Il crowdfunding punta sul sole
Non è solo questione di efficienza delle celle,
ora si può finanziare con piccole somme la ricerca
di Elena Comelli
TIPS

Biomasse

Il biofuel nascerà dal batterio
La scommessa è sviluppare microrganismi in grado
di trasformare in biocarburante tutto ciò che mangiano
di Elena Comelli
REUTERS

Consumi

L’efficienza parte dalla batteria
I sistemi di accumulo diventano sempre più cruciali,
accanto alla misurazione e alla gestione dei flussi
di Elena Comelli

© RIPRODUZIONE RISERVATA

Iren

Torino lavora all’Energy Center
Un centro d’eccellenza
dove far incontrare
domanda e offerta
di Filomena Greco
a Prima regione in Italia per percentuale di
Pil destinato a R&S e per numero di startup:
128 secondoidatiaggiornatidaUnioncamere,il30% traindustriaeservizi. VistadalPiemonte, la spinta verso l’innovazione è quasi
una strada obbligata. A cominciare da uno
dei settori più in evoluzione come quello
dell’energia. A spulciare tra le aziende
dell’incubatore I3P del Politecnico di Torino, si scopre ad esempio il caso della Safen,
societàfondatatre annifa,chegraziealprogettodelpneumotrasformatorefornisce alle imprese manifatturiere una tecnologia in
grado di ridurre i consumi di aria compressa, voce di costo che sfiora la media del 40%
perun’impresadimediedimensioni. Oppure la Microidro, che produce piccoli sistemi
idroelettrici da utilizzare nei canali d’acqua
piùpiccoliperlaproduzionedi energiaidroelettrica. O, ancora, la Acusidea che elabora
soluzioniIctperleutilityingradodiottimizzare gli acquisti di energia elettrica, tema
fondamentale per i distributori, e di gestire,
sulfrontedellaclientela,ilfenomenodel"turismo energetico".
«Stimolare la domanda di innovazione
nel settore cleantech partendo da mercato e
imprese è l’idea che ispira la collaborazione
avviatatraPolitecnicodiTorinoeIren»spiegaMarcoCantamessa, acapodell’incubatore del Poli. Una collaborazione voluta da
FrancescoProfumo,ex rettoredelPolitecni-

Progetto Orme. Verte sul recupero funzionale
dei mulini per produrre energia idroelettrica.
Un nuovo concetto di ruota idraulica

co,ministrodell’Universitàeoggipresidente di Iren. «Nelle aziende di servizio torinesi
– spiega Profumo – lavorano 13mila addetti
rispetto agli 8mila di Fiat, ad esempio. Un
dato che racconta di come queste società
possanodavveroportare sviluppoalterritorio se saranno in grado di trasformare la
vendita di commodities in servizi a valore
aggiunto».Lasfida èsfruttarelacapacitàingegneristica di un’azienda come Iren, spiega Profumo, e coniugarla con una capacità
innovativa che arrivi dall’esterno. Mettere
al servizio delle startup un mercato.
Unacollaborazionechesecondoi progetti dovrebbe sfociare in un vero e proprio
energy center, fra le mura del Politecnico,
dove offerta di servizi, soluzioni e tecnologie incontra la domanda di innovazione
che arriva dal mercato. E che punta a integrarenei progettistrategici dellamultiutili-

ty tecnologie e servizi "incubati". Un centro
di eccellenza, aggunge Profumo, dedicato
ad esempio alla taratura dei contatori intelligenti o alla certificazione. «Iren è un partner strategico. Quando una grande multiutility, che si occupa di energia, di rifiuti e di
illuminazione, diventa il primo mercato di
una startup, si innesca un circolo virtuoso
che garantisce liquidità e ritorni economici
e stimola il venture capital, sul modello di
quanto accade negli Usa» aggiunge Cantamessa. Quanto al valore aggiunto del modello Torino, questo sta da un lato nella
struttura profondamente manifatturiera
dell’economia locale, che garantisce alle
startupun facileaccessoai fornitori. Dall’altro, «nella possibilità di avere accesso – aggiungeCantamessa–al patrimoniodiinnovazioni e progetti che le imprese tengono
nelcassetto». Il lavoro che ha avviato l’incubatore, dunque, affianca al sostegno alle
startup lo stimolo a creare spinoff aziendali
a cui affidare lo sviluppo dei progetti in ambitoneutro.«Ne abbiamolanciatounoesiamo al lavoro per altre due iniziative nel cleantech» conclude Cantamessa. Il filone del
risparmio energetico e i servizi a valore aggiunto sono gli ambiti più promettenti. Cosìcome le applicazionioutdoor el’illuminazione pubblica. Ma una serie di sinergie
stannonascendoanchenelsettoredelletecnologie applicate alle rinnovabili. È il caso
delprogetto Orme che vede lacollaborazione del Politecnico e del Polo regionale di innovazione di Vercelli Enermhy, per il recupero funzionale, ai fini della produzione di
energia idroelettrica, dei tradizionali mulini: «Sono quattro le aziende coinvolte –
spiega Roberto Isola, coordinatore tecnico
del polo Enermhy – insieme al Politecnico
nel progetto di sviluppo sperimentale di un
nuovoconcettodi ruotaidraulica,piùsostenibile e a miglior resa».
© RIPRODUZIONE RISERVATA

di Luca De Biase

L

a vitalità delle
innovazioni nel
fondamentale
sistema che genera,
immagazzina, distribuisce,
usa l’energia è in profonda
accelerazione. L’impatto
delle rinnovabili ha
scardinato l’economia delle
centrali tradizionali, in un
contesto normativo molto
speciale.
La rete di distribuzione
intelligente è diventata un
mercato per le produzioni
decentrate. Le batterie più
efficienti stanno attivando
novità profonde nella
mobilità. Il design di tutti gli
oggetti che consumano
energia viene trasformato
dalle esigenze del risparmio
energetico. Le opportunità
si moltiplicano. E
coinvolgono centri di
ricerca, finanziamenti e
imprenditori che operano in
un vasto range di attività,
dal digitale ai materiali,
dall’estrazione alla
sicurezza e al design.
Il sistema delle startup
che si occupano di
argomenti collegati
all’energia richiede di certo
maggiore attenzione. E il
contest lanciato da Edison
intorno a questo tema – del
quale si parla anche in
questo numero di Nòva – è
benvenuto. Non solo per
l’investimento che
comporta. Ma anche per la
sensibilità che dimostra nei
confronti della connessione
tra l’innovazione energetica
e sociale. Inoltre, si fa notare
per il modo relativamente
aperto col quale informa sui
progetti che si candidano,
registrandoli su una mappa
disegnata sfruttando una
piattaforma che potrebbe in
futuro essere sviluppata per
ospitare le segnalazioni di
altre iniziative analoghe.
Il fatto è che l’innovazione
nell’energia è perfettamente
adatta a dimostrare il valore
della locuzione "ecosistema
dell’innovazione". Perché
aggiunge una dimensione
molto concreta all’insieme
di condizioni ambientali che
favoriscono la fioritura di
esperimenti, progetti,
visioni di cui c’è bisogno. E
fa da abilitatore di ulteriori
cambiamenti: mentre il
digitale pervade l’ambiente,
ogni giorno di più
l’energetico coinvolge la
socialità. Insieme abilitano
l’inimmaginabile. E talvolta
lo suggeriscono.
© RIPRODUZIONE RISERVATA

direttore responsabile:
Roberto Napoletano
redazione
Luca De Biase (caporedattore),
Pierangelo Soldavini
(vicecaporedattore),
Alessia Maccaferri (caposervizio),
Francesca Cerati (vicecaposervizio)
Luca Tremolada (coordinatore
Nòva24tech online)
ufficio grafico
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Clara Mennella,
Antonio Missieri

#EDISONSTART

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Nòva - Il Sole 24 Ore - Il talento creativo si tinge di verde

  • 1. Aumenta il giornale Scarica la app NòvaAJ, inquadra l’immagine con il logo dell’app. Scarica il contenuto, leggi e condividi n. 403 Mercoledì 5 marzo 2014 Innovazione energetica Motto perpetuo «Nella fisica odierna non abbiamo un modello che esprima l'energia come somma di termini definiti» (Richard Feynman 1918–1988) Crossroads sviluppo sostenibile fonti pulite Il talento creativo si tinge di verde Le startup del cleantech corrono e scommettono sui sistemi di accumulo, sull’efficienza e le bioenergie avanzate di Elena Comelli a Il talento creativo si tinge di verde. Crisi o non crisi, le startup del cleantech continuano a correre e nel 2013 hanno raccolto 6,8 miliardi di dollari dai capitalisti di ventura globali, in base al rapporto Global CleanTech 100. Ma il flusso di fondi nell’innovazione energetica sta cambiando direzione: se prima vincevano le tecnologie di sviluppo delle fonti di base, solare ed eolico, ora si scommette più volentieri sull’efficienza energetica, i sistemi di accumulo, le smart grid, le bioenergie avanzate eil solare di terza generazione. La forte crescita della produzione elettrica da fonti rinnovabili ha messo in evidenza il grave problema del solare e dell’eolico, chesballano il sistema con la loro produzione incostante. Di conseguenza, l’attenzione degli innovatori si è spostata verso i sistemi diaccumuloeleretiintelligenti,chiavidivolta per continuare sulla strada dello sviluppo sostenibile. Chi scoprirà un modo per stoccare l’energia elettrica così facilmente come oggi si mette un litro di benzina in una tanica, avrà scoperto una miniera d’oro. Corrono anche le bioenergie avanzate, nella speranzadiriuscireaconvertiregliscartiinbiocarburanticonunatecnologiatalmenteefficiente da sbaragliare la concorrenza dei combustibili fossili. E le nuove scoperte sui semiconduttori attraggono capitali, facendo intravvedere un futuro in cui l’energia del sole potrà essere imbrigliata in maniera Modello Torino spin off supereconomica. Nel frattempo, l’intelligenza delle reti consentirà di accordare meglio la domanda con l’offerta, spianando i picchi dei consumi, che mettono in difficoltà le fonti verdi. E l’efficienza energetica taglierà le bollette, che pesano sempre di più. I centri nevralgici di questa corsa allosvilupposostenibilesono come sempre i grandi cluster attorno a Berkeley e Boston negli Stati Uniti, a Oxford e Cambridge nel Regno Unito, a Zurigo e Losanna in Svizzera, ma crescono rapidamente anche le università cinesi e coreane. Nella ricerca sulle batterie per l’auto elettrica, ad esempio, gli scienziati cinesi sono di gran lunga più avanti rispetto al resto del mondo. Il New Energy Automobile Engineering Center della Tongji University, a Shanghai, fondato dall’attuale ministro cinese della Scienza, Wan Gang, è considerato uno dei centri più avanzati nello studio delle celle a combustibile e delle batterie agli ioni di litio, mentre la cinese Byd è l’azienda leader di questo settore a livello mondiale, con un esercito di ricercatori e ottime prospettive di crescita ulteriore, considerato il target di 5 milioni di auto elettriche entro il 2020, a cui punta il governo cinese. In Italia, le fonti pulite sono diventate grandi: con oltre 100 terawattora immessi in rete, nel 2013 hanno coperto oltre un terzodelladomandaelettricanazionale.Lacrescitadelmercatohaportatoancheun’ondatad’innovazione,malgradolebarrierefraricerca e impresa. I pionieri sono emersi soprattuttonelsolare,nell’eolicoenellachimicaverde. Daisistemi aconcentrazionediArchimede Solar alle turbine superefficienti di LeitWind, dai biocarburanti sostenibili di Beta Renewables alle bioplastiche di Novamont, l’Italia va fiera di alcuni campioni mondiali nei rispettivi settori. Manon mancano soddisfazioni nemmeno fra lapiccole, con tuttii limitidi unecosistema industriale dove manca l’anello di congiunzione fra una buona idea e i capitali di rischio. Tra le 20 startup più promettenti d’Europa individuate dall’ultimo CleanTe- ch Summit, 6 erano imprese italiane, sbocciatenegliincubatori più efficacidellapenisola, come BmSolar (ottimizzazione del fotovoltaico), nata da Pont-Tech, il parco tecnologico di Pontedera, Vass (fotovoltaico integrato), fondata nel polo dell’innovazione torinese e finanziata dal fondo Piemontech, o NreResearch (bonifiche ambientali) e ItsEnergy (micro cogenerazione), nate nell’Area Science Park di Trieste, mentre SprinTechnologies (biocatalizzatori) è uno spinoffdell’UniversitàdiTrieste, partecipatadalfondo AlAdInndellafinanziariaregionale Friulia. Il dinamismo dei parchi tecnologici italiani non può sopperire completamente alle difficoltà di finanziamento, ma talvoltariesce a compiere il miracolo.Il parco scientifico veneziano, Vega, è il più ricco d’Italia con le sue 200 imprese, fra cui alcune appartenentialdistretto fotovoltaico veneto, come Solwa, attiva nella desalinizzazione con l’energia solare. L’Environment Parkdi Torinocombina tecnologiaedecoefficienza. A Milano c’è il PoliHub del Politecnico,che organizzaanche l’ItalianCleanTech Challenge. Il Polo Tecnologico di Navacchio, vicino a Pisa, gravita su uno dei centri universitaripiù verdi d’Italia, da cui è uscito anche Michele Grassi, fondatore di 40SouthEnergy, una startup fra le più avanzate del mondo nello sfruttamento dell’energia delle onde, che ormai si è insediata nel Regno Unito, a Plymouth, per coordinare i vari progetti in corso in quelle acque. La fuga all’estero non è solo la mossa del cavallo, spesso vincente, degli startupper italiani,ma anchedeicapitalidirischio:Italeaf, l’acceleratore di TerniEnergia, si prepara a sbarcare alla Borsa di Londra, perché«in questospecificosegmento,sulqualetutto il mondo sta puntando, l’Italiaèancora indietro», dice l’amministratore delegatoStefanoNeri.Lepiccoleimprese innovative, invece, sostengono che in Italia le idee ci sono ma i soldi non si trovano. Si mettessero d’accordo... @elencomelli ENERGIA E DIGITALE DISEGNANO L’AMBIENTE Fotovoltaico Il crowdfunding punta sul sole Non è solo questione di efficienza delle celle, ora si può finanziare con piccole somme la ricerca di Elena Comelli TIPS Biomasse Il biofuel nascerà dal batterio La scommessa è sviluppare microrganismi in grado di trasformare in biocarburante tutto ciò che mangiano di Elena Comelli REUTERS Consumi L’efficienza parte dalla batteria I sistemi di accumulo diventano sempre più cruciali, accanto alla misurazione e alla gestione dei flussi di Elena Comelli © RIPRODUZIONE RISERVATA Iren Torino lavora all’Energy Center Un centro d’eccellenza dove far incontrare domanda e offerta di Filomena Greco a Prima regione in Italia per percentuale di Pil destinato a R&S e per numero di startup: 128 secondoidatiaggiornatidaUnioncamere,il30% traindustriaeservizi. VistadalPiemonte, la spinta verso l’innovazione è quasi una strada obbligata. A cominciare da uno dei settori più in evoluzione come quello dell’energia. A spulciare tra le aziende dell’incubatore I3P del Politecnico di Torino, si scopre ad esempio il caso della Safen, societàfondatatre annifa,chegraziealprogettodelpneumotrasformatorefornisce alle imprese manifatturiere una tecnologia in grado di ridurre i consumi di aria compressa, voce di costo che sfiora la media del 40% perun’impresadimediedimensioni. Oppure la Microidro, che produce piccoli sistemi idroelettrici da utilizzare nei canali d’acqua piùpiccoliperlaproduzionedi energiaidroelettrica. O, ancora, la Acusidea che elabora soluzioniIctperleutilityingradodiottimizzare gli acquisti di energia elettrica, tema fondamentale per i distributori, e di gestire, sulfrontedellaclientela,ilfenomenodel"turismo energetico". «Stimolare la domanda di innovazione nel settore cleantech partendo da mercato e imprese è l’idea che ispira la collaborazione avviatatraPolitecnicodiTorinoeIren»spiegaMarcoCantamessa, acapodell’incubatore del Poli. Una collaborazione voluta da FrancescoProfumo,ex rettoredelPolitecni- Progetto Orme. Verte sul recupero funzionale dei mulini per produrre energia idroelettrica. Un nuovo concetto di ruota idraulica co,ministrodell’Universitàeoggipresidente di Iren. «Nelle aziende di servizio torinesi – spiega Profumo – lavorano 13mila addetti rispetto agli 8mila di Fiat, ad esempio. Un dato che racconta di come queste società possanodavveroportare sviluppoalterritorio se saranno in grado di trasformare la vendita di commodities in servizi a valore aggiunto».Lasfida èsfruttarelacapacitàingegneristica di un’azienda come Iren, spiega Profumo, e coniugarla con una capacità innovativa che arrivi dall’esterno. Mettere al servizio delle startup un mercato. Unacollaborazionechesecondoi progetti dovrebbe sfociare in un vero e proprio energy center, fra le mura del Politecnico, dove offerta di servizi, soluzioni e tecnologie incontra la domanda di innovazione che arriva dal mercato. E che punta a integrarenei progettistrategici dellamultiutili- ty tecnologie e servizi "incubati". Un centro di eccellenza, aggunge Profumo, dedicato ad esempio alla taratura dei contatori intelligenti o alla certificazione. «Iren è un partner strategico. Quando una grande multiutility, che si occupa di energia, di rifiuti e di illuminazione, diventa il primo mercato di una startup, si innesca un circolo virtuoso che garantisce liquidità e ritorni economici e stimola il venture capital, sul modello di quanto accade negli Usa» aggiunge Cantamessa. Quanto al valore aggiunto del modello Torino, questo sta da un lato nella struttura profondamente manifatturiera dell’economia locale, che garantisce alle startupun facileaccessoai fornitori. Dall’altro, «nella possibilità di avere accesso – aggiungeCantamessa–al patrimoniodiinnovazioni e progetti che le imprese tengono nelcassetto». Il lavoro che ha avviato l’incubatore, dunque, affianca al sostegno alle startup lo stimolo a creare spinoff aziendali a cui affidare lo sviluppo dei progetti in ambitoneutro.«Ne abbiamolanciatounoesiamo al lavoro per altre due iniziative nel cleantech» conclude Cantamessa. Il filone del risparmio energetico e i servizi a valore aggiunto sono gli ambiti più promettenti. Cosìcome le applicazionioutdoor el’illuminazione pubblica. Ma una serie di sinergie stannonascendoanchenelsettoredelletecnologie applicate alle rinnovabili. È il caso delprogetto Orme che vede lacollaborazione del Politecnico e del Polo regionale di innovazione di Vercelli Enermhy, per il recupero funzionale, ai fini della produzione di energia idroelettrica, dei tradizionali mulini: «Sono quattro le aziende coinvolte – spiega Roberto Isola, coordinatore tecnico del polo Enermhy – insieme al Politecnico nel progetto di sviluppo sperimentale di un nuovoconcettodi ruotaidraulica,piùsostenibile e a miglior resa». © RIPRODUZIONE RISERVATA di Luca De Biase L a vitalità delle innovazioni nel fondamentale sistema che genera, immagazzina, distribuisce, usa l’energia è in profonda accelerazione. L’impatto delle rinnovabili ha scardinato l’economia delle centrali tradizionali, in un contesto normativo molto speciale. La rete di distribuzione intelligente è diventata un mercato per le produzioni decentrate. Le batterie più efficienti stanno attivando novità profonde nella mobilità. Il design di tutti gli oggetti che consumano energia viene trasformato dalle esigenze del risparmio energetico. Le opportunità si moltiplicano. E coinvolgono centri di ricerca, finanziamenti e imprenditori che operano in un vasto range di attività, dal digitale ai materiali, dall’estrazione alla sicurezza e al design. Il sistema delle startup che si occupano di argomenti collegati all’energia richiede di certo maggiore attenzione. E il contest lanciato da Edison intorno a questo tema – del quale si parla anche in questo numero di Nòva – è benvenuto. Non solo per l’investimento che comporta. Ma anche per la sensibilità che dimostra nei confronti della connessione tra l’innovazione energetica e sociale. Inoltre, si fa notare per il modo relativamente aperto col quale informa sui progetti che si candidano, registrandoli su una mappa disegnata sfruttando una piattaforma che potrebbe in futuro essere sviluppata per ospitare le segnalazioni di altre iniziative analoghe. Il fatto è che l’innovazione nell’energia è perfettamente adatta a dimostrare il valore della locuzione "ecosistema dell’innovazione". Perché aggiunge una dimensione molto concreta all’insieme di condizioni ambientali che favoriscono la fioritura di esperimenti, progetti, visioni di cui c’è bisogno. E fa da abilitatore di ulteriori cambiamenti: mentre il digitale pervade l’ambiente, ogni giorno di più l’energetico coinvolge la socialità. Insieme abilitano l’inimmaginabile. E talvolta lo suggeriscono. © RIPRODUZIONE RISERVATA direttore responsabile: Roberto Napoletano redazione Luca De Biase (caporedattore), Pierangelo Soldavini (vicecaporedattore), Alessia Maccaferri (caposervizio), Francesca Cerati (vicecaposervizio) Luca Tremolada (coordinatore Nòva24tech online) ufficio grafico Cristiana Acquati, Clara Mennella, Antonio Missieri #EDISONSTART digital design Laura Cattaneo Bando di partecipazione completo su edisonstart.it Giovani da 130 anni la vita nòva Antonio Larizza nòva aj powered by Seac02