Qto 110 La datazione delle conoscenze dei rischi da esposizione all'amianto
1. Paolo Pitotto
La datazione delle conoscenze
dei rischi da esposizione
all amianto
QUADERNI TEMATICI DELL ONA QTO n. 110
2. 2
QUADERNI TEMATICI DELL ONA
QTO 110
Paolo Pitotto
La datazione delle conoscenze
dei rischi da esposizione
all amianto
Editore: Osservatorio Nazionale sull Amianto ONA Onlus
Tutti i diritti sono riservati a norma di legge e a norma delle convenzioni internazionali
Prima edizione: 30 Giugno 2015
ISBN 978-88-99182-06-9
4. 4
PREFAZIONE
Uno degli argomenti usati più frequentemente per cercare di
mascherare le responsabilità dei datori di lavoro nell ambito di
procedimenti giudiziari connessi con la insalubrità dei posti di lavoro e
delle condizioni di lavoro, fa riferimento ad una presunta non conoscenza
della pericolosità delle lavorazioni e dei materiali utilizzati, nonché, anche
qualora tale pericolosità fosse conosciuta, ad una sostanziale indisponibilità
di misure di prevenzione sia in termini di soluzioni tecnologiche sia in
termini di dispositivi di protezione individuale.
Il dott. Pitotto con il presente lavoro procede ad una puntuale
ricostruzione storica e documentale del livello delle conoscenze dei rischi,
occupazionali e ambientali, derivanti da esposizione all amianto, e delle
misure di prevenzione volta per volta ritenute idonee se non ad eliminare le
conseguenze dell esposizione, quanto meno a ridurle.
La maschera viene così a cadere e le responsabilità emergono in tutta
la loro evidenza: documentando il livello delle conoscenze, infatti, viene
anche documentato il livello di conoscibilità delle stesse da parte di coloro
che, occupando una posizione di garanzia verso terzi, avrebbero dovuto
utilizzare queste conoscenze per informarne la propria azione e le proprie
decisioni al fine di assicurare quanto più possibile la tutela della salute, sia
in ambito lavorativo sia in ambito ambientale.
La presente pubblicazione ha quindi il duplice scopo di costituire, da
una parte, una ricostruzione storica dell evoluzione dell igiene del lavoro e,
dall altro, un mezzo con cui argomentare in sede di responsabilità civile e
penale.
Roma, 30 giugno 2015
5. 5
INDICE
Introduzione 7
I vari tipi di asbesto 8
Amianto e industrie. 16
TLV e altre normative 18
Igiene del lavoro 27
Prevenzione 35
Prima Onda: lotta alle polveri e alla fibrosi 40
Asbestosi 62
Fibrosi polmonare 80
Placche e ispessimenti pleurici 88
Seconda Onda: neoplasie 90
Tumore polmonare 90
Altre neoplasie da amianto 98
Terza Onda: neoplasie mesoteliali 101
Quarta Onda: mesoteliomi pleurici in esposti a basse dosi 116
Considerazioni conclusive 123
Referto e Primo Certificato Medico INAIL 123
Variabilità del tasso assicurativo 123
Sindrome ansioso-depressiva amianto correlata 123
Monitoraggio ex esposti 124
6. 6
Paolo Pitotto
La datazione delle
conoscenze/conoscibilità dei rischi,
occupazionali e ambientali, da
esposizione all amianto e delle misure
di prevenzione nella prospettiva delle
responsabilità civili e penali
7. 7
Introduzione
Gran parte delle notizie che verranno qui di seguito esposte sono contenute nella mia
CTU del 1997, riportata in toto nella sentenza del 1998 resa dal Dott. Vincenzo
Ciocchetti della Sezione Lavoro della Pretura di Torino in Vayr c. Fiat Avio S.p.A.-
INPS - INAIL, intervenuta con riferimento ad un lavoratore esposto all amianto a basse
dosi dal 1960 al 1982 (addetto per un lungo periodo della sua attività lavorativa allo
smontaggio di motori marini ed alla coibentazione esterna delle turbine, dunque a
contatto con contaminanti) - e già nel corso degli anni novanta1
tutto ciò è stato posto in
evidenza ed accertato con dovizia di approfondimenti anche dalla nostra
giurisprudenza2
.
Sull amianto vengono spesso riportate notizie incomplete o errate, dovute in parte alla
superficialità di qualche addetto ai lavori, ma soprattutto alla complessità della materia.
Ritengo quindi opportuno effettuare una revisione delle principali fonti bibliografiche,
suddividendo l argomento in diversi capitoli introduttivi che testimoniano, anche sul
piano cronologico, l avanzamento delle conoscenze relative a questa pericolosa
esposizione, che ha coinvolto e coinvolge ancora oggi molti ambienti di lavoro e di vita.
Bisogna innanzitutto considerare che, oltre all effetto sclerogeno, l amianto ha anche un
effetto oncogeno, e che i diversi tipi di amianto hanno un intensità di effetto
cancerogeno correlata alla minore o maggiore biopersistenza delle loro fibre.
Per contro, anche l organismo ospite contribuisce in modo diverso a sviluppare la
malattia, in analogia con quanto dimostrato dalle ricerche sui geni Brca1 e Brca2 nel
caso dei tumori alla mammella ed all ovaio. Questi due geni sono i principali
responsabili di predisposizione ereditaria di K mammario e ovarico, e la loro mutazione
determina il 14% dei tumori mammari ed il 10% dei tumori ovarici. E stato accertato
che il rischio di sviluppare un tumore ovarico in caso di mutazione di uno dei due geni è
compresa tra il 44-60%, rispetto all 1% di probabilità dei non portatori.
Anche per le malattie amianto-correlate è lecito attendersi delle predisposizioni
genetiche, per cui in futuro il nesso causale potrà essere influenzato dal genotipo della
parte offesa, mentre attualmente poiché l esposizione ad amianto è ubiquitaria
occorre considerare soprattutto i dati statistici, perché singoli casi possono teoricamente
essere ricondotti all ipersensibilità individuale, mentre è praticamente impossibile
negare la responsabilità dell ambiente di lavoro quando vi sono vistose eccedenze
rispetto all ambiente di vita, specie se nell ambiente di lavoro sono state rilevate
significative e protratte violazioni delle norme di buona tecnica espressamente indicate
nella normativa vigente.
1
Nonostante l industria degli estrattori/produttori di amianto abbia sempre cercato di nascondere gli effetti
cancerogeni, censurando ad esempio le ricerche svolte da Gardner negli anni 30, cfr. H.K. Abrams, Some bidden
histories of occupational medicine, Environ. Res. 1992, 59:23-35. La stessa cosa è accaduta in seguito per i danni da
fumo attivo e passivo di tabacco, e di recente per i danni da radiazioni elettromagnetiche.
2
Pretura di Torino, Sez. Lav., 30 aprile 1998, sentenza n. 3308, Pretore dott. Vincenzo Ciocchetti, consultabile e
richiedibile in pdf all Archivio di Stato di Torino con C.T.U. Dott. Paolo Pitotto (parte integrante di tale sentenza
insieme ai suoi preziosi allegati), costituisce un punto di riferimento assolutamente fondamentale per qualsiasi studio
e controversia in materia, ancorché, stante la sua mole, non risulti essere mai stata pubblicata nelle riviste giuridiche.
8. 8
Chi cerca trova scrisse il Vasari sul suo affresco della Sala dei Cinquecento di Palazzo
Vecchio a Firenze, indicando in questo modo la presenza sulla stessa parete di un
sottostante affresco di Leonardo da Vinci che i restauratori stanno cercando di riportare
alla luce. Chi cerca trova - dico io soprattutto riguardo alla doverosa ricerca di tutti i
casi di tecnopatia che ancor oggi non vengono segnalati, nonostante che il referto sia un
obbligo per tutti i medici. Bisognerebbe poi scorporare dalle patologie attribuite
all ambiente di vita quelle che di fatto derivano da inquinamento proveniente da
ambienti di lavoro limitrofi; ancora più carente risulta poi la redazione del primo
certificato medico di malattia professionale (previsto anche nei casi di solo sospetto di
tecnopatia) che molti medici non redigono neppure una volta nell arco della loro attività
lavorativa
I vari tipi di asbesto.
Con il termine di amianto (usato preferibilmente in Italia ed in Francia) o
asbesto (più diffuso in Germania, in Russia e nei paesi anglosassoni) 3
, si identificano
minerali differenti, minimamente biodegradabili, la cui caratteristica fondamentale è
quella di avere una struttura fibrosa, a sua volta suddivisibile longitudinalmente in
filamenti più sottili (a differenza delle fibre vetrose che si rompono solo
trasversalmente, generando fibre più corte); questi ultimi hanno un diametro così
piccolo che ne occorrono circa 500.000 per coprire la larghezza di un centimetro,
mentre di capelli umani ne bastano circa 3004
. Le fibre che determinano un
inquinamento ambientale tendono poi a suddividersi, per svariati meccanismi (es.
calpestio), in filamenti di diametro e peso inferiori, e di superficie maggiore, che
rimangono più facilmente sospesi nell aria e che possono quindi diffondersi a distanza5
.
Si tratta quindi di fibre di dimensioni molto piccole, invisibili all occhio umano;
pertanto non è sufficiente l apparente mancanza di polvere nell ambiente per
escludere completamente l inquinamento da amianto.
Lo sfruttamento industriale di questi minerali fibrosi, e, in varia misura, filabili,
termoisolanti, fonoassorbenti, flessibili, resistenti agli acidi, ininfiammabili e a volte
brillanti come la seta, iniziò alla fine dell 800, quando l amianto venne utilizzato come
materiale di coibentazione delle macchine a vapore.
Intorno al 1870, in Italia, vennero aperte in Valtellina, in Valsesia e in Valle d Aosta, le
prime cave d amianto, note per una qualità di minerale a fibra lunga, assai pregiato;
nello stesso periodo in Val di Susa ed a Usseglio, vennero aperte altre cave, dalle quali
si estraeva un minerale più polveroso, a fibra più corta e meno costoso. Sempre in Italia,
tra il 1860 e il 1875, l industria sviluppò tecnologie di lavorazione dell amianto per la
fabbricazione di tessuti, corde e pannelli termoisolanti, e furono proprio i produttori
italiani, consapevoli delle risorse naturali presenti nelle zone alpine, a richiamare
l attenzione internazionale sulle potenzialità di impiego di questo minerale nel corso
dell Esposizione Universale di Parigi del 1878; nel 1910 nel nostro Paese si lavoravano
3
E. Repossi (R. Archivio di Stato, Roma) & L. Tonelli (Ing. ind. tessile), voce amianto , Enciclopedia italiana di
scienze, lettere ed arti, vol. II, Ist. Giovanni Treccani, Roma 1929.
4
G. Scansetti, Introduzione all igiene industriale, Cortina Ed., Torino 1980.
5
Fondazione Carlo Erba, Università degli Studi di Milano, L inquinamento da amianto nell ambiente di vita, a cura
di G. Chiappino, Milano giugno 1990.
9. 9
oltre tremila tonnellate di asbesto6
. In Canada, lo sfruttamento dell amianto iniziò nel
1878, e negli anni 30 questo paese divenne il principale produttore mondiale di
amianto a fibra corta; l asbesto si traeva anche dalla Corsica e dai Pirenei.
Sempre per fare degli esempi sull industria globale dell amianto può considerarsi come
i macchinari per l estrazione dell asbesto nelle cave di San Vittore nel torinese vennero
importate dal Canada, dagli Stati Uniti e dalla Francia. L Eternit svizzera e la Turner
Brothers inglese intrattenevano strette relazioni con la società che gestiva le anzidette
cave. Negli anni venti del secolo scorso i rapporti commerciali dell Italia con imprese e
clienti stranieri andavano dalla Spagna agli Emirati arabi e in questo contesto tecnici e
scienziati dell amianto non avevano davvero confini. L industria dell estrazione e della
trasformazione dell asbesto era a tutti gli effetti un tutt uno.
Gli obiettivi delle politiche di occultamento delle notizie sulla nocività dell asbesto
furono:
· continuare ad utilizzare l amianto impiegato per i fini più disparati;
· sfruttare i lavoratori, inconsapevolmente contagiati, sino al pensionamento o
decesso;
· distoglierli da scioperi e nuove pretese economiche;
· scongiurare rivendicazioni sindacali protese a contemplare indennità (tramite
incrementi delle buste paghe) per i lavoratori esposti al pericolo in questione; evitare
di investire in misure precauzionali;
· arginare il più possibile i rischio di contenziosi e le richieste di risarcimenti (si
confidava, come ovvio, nella prescrizione ed in difese del tipo non eravamo a
conoscenza dei rischi e pertanto siamo esenti da responsabilità ).
Gli Stati e le amministrazioni locali, peraltro, non disdegnarono queste politiche e se ne
resero complici, assecondando costantemente l industria: i ricavi dalle concessioni
minerarie per l estrazione dell amianto, lo sviluppo industriale (di cui gli Stati erano
direttamente co-protagonisti con le imprese a partecipazione pubblica), la questione
occupazionale, la rilevanza nella politica commerciale internazionale7
, gli impieghi
dell amianto sul fronte bellico costituivano tutte ottime ragioni per lasciare mano libera
alle industrie ed a se stessi, nonché per intervenire solo blandamente a livello normativo
e non incentivare i controlli.
Per quasi un secolo hanno vinto gli interessi economici di tutti questi soggetti (privati e
pubblici), e non è un certamente caso che, nonostante l evidente improrogabile esigenza
della messa al bando dell amianto, in diverse aree geografiche tuttora si tolleri
l impiego di questo minerale (ad esempio Capo Verde, Colombia8
, Russia e India) o
comunque i divieti siano in larga misura aggirabili o comunque ampiamente circoscritti
(Cina e Stati Uniti9
).
6
Amianto naturale in Piemonte - Cronistoria delle concessioni e dei permessi di ricerca mineraria, a cura di Arpa
Piemonte, Torino, 2008, 24 (www.arpa.piemonte.it).
7
Questo è sicuramente il caso dell Italia, come si è riferito tra i maggiori produttori e utilizzatori dell asbesto.
8
L. Cairoli, I danni dell amianto Il killer libero di uccidere in mezzo Sudamerica, La Stampa 17/07/2011 pp. 14
15. Si segnala che in Colombia, a differenza che in Argentina, Brasile e Cile, non vi è alcun divieto di produzione e
utilizzazione di manufatti in amianto e pertanto la presenza di cisterne dell acqua in cemento amianto e di coperture
in eternit è pressoché ubiquitaria.
9
Nel 1989 la United States Environmental Protection Agency (EPA), dagli anni settanta impegnata insieme alla
Occupational Safety and Health Administration (OSHA) nella messa al bando dell asbesto e della maggior parte dei
prodotti che lo contenevano, riuscì nei suoi intenti nonostante le forti resistenze delle imprese e dei governi
10. 10
Più che di colpevole leggerezza e sottovalutazione del problema da parte delle industrie
pubbliche e private estrattrici e/o trasformatrici/utilizzatrici del minerale, delle autorità
statali e delle amministrazioni locali, sarebbe decisamente più corretto (anche con
riferimento all Italia) parlare di autentiche strategie volte ad occultare e sminuire
dolosamente la gravità della situazione. Sia in Europa e sia negli USA si costituirono
cartelli d imprese e si studiarono a tavolino misure per sopprimere l emersione delle
morti e delle patologie da amianto10
. Attraverso la manipolazione costante della
comunità scientifica internazionale11
si è perseverato fino a tempi recentissimi ad
esporre i lavoratori (e non solo questi12
) ai gravissimi rischi connessi all asbesto.
Ancora ai nostri tempi, peraltro, associazioni rappresentative dell industria (per quanto
ci riguarda, Confindustria in prima posizione), imprese e dirigenti continuano ad
addurre a propria difesa una loro ignoranza, sino ad epoca recentissima, delle
conseguenze legate all utilizzo dell amianto, contro ogni evidenza tentando altresì di
opporre una supposta inconsistenza dei rilievi epidemiologici che già da decenni
dimostrano inconfutabilmente la relazione diretta tra varie patologie (l asbestosi, il
carcinoma polmonare e il mesotelioma della pleura) e l utilizzo dell asbesto. Ma si
tratta di difese inaccettabili, di un disperato tentativo di negare ciò che si è saputo da
anni.
Alla fine del XIX sec. l amianto veniva già utilizzato in più di cento lavorazioni diverse
(tessuti, filtri, vernici13
) soprattutto come materiale ignifugo; a tale
scopo fu impiegato nelle vetture della metropolitana di Parigi nel
1903, dopo un incendio che aveva provocato numerose vittime.
Successivamente, venne introdotto nei rotabili di altre metropolitane,
sulle carrozze ferroviarie e sulle navi14
, nonché adoperato come
copertura degli edifici sotto forma di lastre in eternit nel Regno e nelle
Colonie (cfr. pubblicità sulla copertina elenco telefonico di Tripoli
1940).
Subito dopo la Seconda Guerra Mondiale, in seguito ai danni provocati dai
bombardamenti con bombe incendiarie, l impiego dell amianto nel settore edilizio
statunitense e canadese, ma nel 1991 l industria dell amianto vinse una causa federale, capovolgendo così i divieti
promossi dall EPA. Cfr. J.L. Leonardi, It s Still Here!: The Continuing Battle Over Asbestos in America, 16
Villanova Environmental Law Journal 129, 2005, 135-138.
10
B.I. Castleman, Asbestos: Medical and Legal Aspects, 5th ed., Aspen Law and Business, Engelwood Cliffs, New
Jersey, 2005, 28-32. Barry Castleman è stato uno degli esperti sentiti a Torino nel processo Eternit (udienza del 22
novembre 2010).
11
B.I. Castleman & R.A. Lemen, The Manipulation of International Scientific Organizations, Internat. J. Occup.
Envir. Health. 4: 53-55, 1998.
12
In primo luogo va debitamente ricordato come il rischio morbigeno dell amianto, essendo altresì riconducibile alla
contaminazione ambientale degli stabilimenti, riguardi tutti i lavoratori a prescindere dal tipo di lavorazione
effettuata. Si pensi soprattutto agli operatori adibiti a postazioni contigue ai dipendenti direttamente alle prese con
l asbesto. Nondimeno, l elenco delle vittime dell amianto è purtroppo risultato molto più esteso, comprendendo i
congiunti dei lavoratori (contaminatisi ad esempio lavando le tute di questi), gli abitanti di zone interessate
dall estrazione o dalla lavorazione dell asbesto, le persone residenti in costruzioni, strutture e laboratori
precedentemente adibiti alla trasformazione dell asbesto, le persone a contatto con prodotti o costruzioni realizzate
con l uso dell amianto. Che l esposizione non sia solo occupazionale, ma anche ambientale è invero un dato
tristemente confermato anche in Italia. Si pensi, ad esempio, che nel comune di Casale Monferrato le indagini
epidemiologiche hanno documentato come il 50% dei casi non siano ricollegabili a esposizioni lavorative specifiche.
Sovvengono altresì casi di insegnati in scuole edificate utilizzando cemento-amianto. Peraltro, a questo già ampio
novero di vittime si aggiungono quelle rimaste colpite da modalità di esposizione all amianto generalmente definite
come insolite , o in quanto meno frequenti o perché ancora oggetto di studi.
13
I. Ghersi, Prodotti e procedimenti nuovi nelle industrie, Hoepli Ed., Milano 1916.
14
Nel 1932 venne dato molto risalto pubblicitario alla coibentazione del translatlantico Queen Mary.
11. 11
pubblico e privato venne potenziato fino ad assorbire il 70% dell amianto estratto, con
l utilizzo pressoché ubiquitario di manufatti in cemento-amianto (canne fumarie, calate
rifiuti, sfiati, acquedotti e cisterne dell acqua, scarichi delle fogne, condotti di
ventilazione e tettoie ondulate)15
.
La rapida diffusione dell amianto nei diversi settori industriali è stata certamente
favorita dalle sue elevate qualità tecnologiche e dal suo basso costo. Venne impiegato
come isolante termico in tutti i cicli industriali con alte e basse temperature, (ad esempio
in tutte le centrali termiche, impianti frigorifero e di condizionamento), nelle condotte
per gli impianti elettrici e come materiale fonoassorbente. In ambito domestico veniva
utilizzato in alcuni elettrodomestici (asciugacapelli, forni, stufe e ferri da stiro), nelle
presine e guanti da forno, nei teli da stiro, come protezione degli impianti di
riscaldamento (stufe, caldaie e termosifoni). Nei mezzi di trasporto si trovava in freni,
frizioni, parafiamma, guarnizioni, antirombo e coibentazioni varie; e nelle infrastrutture
veniva impiegato nelle massicciate ferroviarie e di altri trasporti su rotaia, negli intonaci
delle gallerie, stazioni o spruzzato sulle parti metalliche. Alla fine degli anni 60, erano
in commercio oltre 2500 prodotti diversi contenenti amianto. Negli anni 80, nel mondo
venivano prodotti e utilizzati annualmente oltre 4 milioni di tonnellate di amianto (di cui
più della metà fornite dall U.R.S.S.), tanto da far prevedere agli esperti un esaurimento
abbastanza rapido della materia prima16
. Dal 1986 l Organizzazione Mondiale della
Sanità ha stabilito che l esposizione a qualunque tipo di fibra di amianto va evitata in
quanto causa di cancro, e da allora in 52 paesi del mondo l amianto è fuori legge.
I diversi tipi di amianto fanno capo al gruppo dei serpentini17
, e a quello degli anfiboli
(dal greco e dal latino amphibolus = ambiguo); questi ultimi sono più
pericolosi per la salute, si suddividono a loro volta in monoclini e ortorombici
(antofillite) e sono variamente fusibili (quelli più ricchi di magnesio fondono meno
facilmente).
Al gruppo dei serpentini appartiene:
· il crisotilo (dal greco = fibra d oro) o amianto bianco-grigio-verdastro;
silicato idrato di magnesio, 3MgO,2SiO,2H2O - n. CAS18
12001-29-5, molto
flessibile, con temperatura di decomposizione tra i 450-700°C e punto di fusione
1520°C; è il tipo di amianto di gran lunga più diffuso. In Italia si estrae dalle cave di
Val Malenco in alta Valtellina (a fibra lunga e molto pregiato), e della Val di Susa19
.
Al gruppo degli anfiboli appartengono:
· l actinolite o actinoto (dal greco = pietra raggiata) o amianto verde-nero;
silicato idrato di calcio, ferro e magnesio, 2CaO,4MgO,FeO,8SiO2,H2O - n. CAS
77536-66-4; ha una temperatura di decomposizione tra 620-900°C e punto di
fusione 1390°C; è un componente abbondante delle rocce scistose-cristalline della
catena alpina.
15
L. Paoletti, S. Cavallo, P. Comba, C. Bruno, Manuale di dati tecnico-scientifici sull asbesto. Aspetti chimico-fisici,
tecnologici, analitici, epidemiologici e normativi, Rapporto Istisan, 90/27, Roma 1990.
16
J. Boissonnas, P. Bourdeau, Risorse minerali non combustibili, Enciclopedia del 900, vol. VIII, pag. 941 e tab. IV,
Ist. Enc. Italiana Treccani, Roma 1989.
17
F. Bonomo, Le cave di serpentino nell intrico normativo: molte contraddizioni nell uso delle pietre verdi in Italia,
in
18
Il CAS (Chemical Abstracts Service) consente l identificazione delle sostanze chimiche; in questo caso trattandosi
di sostanze naturali la formula chimica riportata è da considerarsi solo tra le formule possibili.
19
E. Artini, I minerali, VI edizione, Hoepli Ed., Milano 1963.
12. 12
· l amosite (dall acronimo di Asbestos Mines of South Africa) o amianto bruno-
giallo-grigio o cummingtonite o grunerite; silicato idrato di ferro e magnesio,
5.5FeO,1.5MgO,8SiO2,H2O- n. CAS 12172-73-5), di flessibilità discreta, con
temperatura di decomposizione tra 600-800°C e punto di fusione 1400°C.
· la crocidolite (dal greco pietra simile a un fiocco di lana) o
amianto blu o amianto del Capo o riebeckite; silicato idrato di sodio, ferro ferrico,
ferro ferroso e magnesio, Na2O,Fe2O3,3FeO,8SiO2,H2O - n. CAS 12001-28-4; di
buona flessibilità, con temperatura di decomposizione tra 400-600°C e punto di
fusione di 1190°C; proviene dalle vicinanze di Griqua Town, nell Africa australe20
.
· la tremolite o amianto grigio-verde-giallo; silicato idrato di calcio e magnesio,
2CaO,5MgO,8SiO2,H2O - n. CAS 77536-68-6), fragile, con temperatura di
decomposizione tra 950-1040°C e punto di fusione di 1360°C. E comune in molte
località alpine, e prende il nome dalla Valle Tremola21
nel massiccio del S. Gottardo
(Campolongo, nel Canton Ticino).
· l antofillite22
(dal greco =fiore e = foglia, e dal latino scientifico
antophyllum = garofano) o amianto verde-giallo-bianco; silicato idrato di magnesio,
7MgO,8SiO2,H2O- n. CAS 77536-67-5, fragile, con temperatura di decomposizione
tra 600-850°C e punto di fusione di 1470°C. E il più importante degli anfiboli
rombici, è frequente nei micascisti dell Alto Adige (Val Passiria, sopra a Merano) e
in misura inferiore anche all isola d Elba.
Nella profondità del terreno, in seguito all infiltrazione dell acqua, sottoposta a notevole
pressione, i minerali contenuti nelle rocce danno luogo ai vari tipi di amianto, molto
diversi tra loro anche quando appartengono alla medesima categoria merceologica. Per i
diversi tipi d amianto sopra riportati, sono spesso indicate formule chimiche differenti23
;
a tale proposito, ricordo che si tratta di aggregati molecolari, spesso non sovrapponibili
e con componenti chimiche molto eterogenee, che dovrebbero essere sempre
identificate mediante un analisi quantitativa elementare. Prima di studiare gli effetti
dell esposizione ad amianto, sarebbe quindi necessario stabilirne con estrema precisione
la provenienza, la modalità di lavorazione e di impiego.
L aumentata produzione e utilizzazione dei prodotti contenenti amianto (confermata dal
crescente spazio dedicato alla voce amianto negli elenchi telefonici anni 1960-197424
),
non accompagnata da un adeguata informazione sui rischi per la salute derivanti
dall esposizione a questa sostanza, né da cautele atte a limitarne la diffusione
ambientale, ha determinato un incremento delle patologie ad esso correlate. A parità di
esposizione, sia le fibrosi sia le neoplasie si verificano più spesso nel caso di inalazione
di anfiboli, tuttavia anche i serpentini risultano sclerogeni e cancerogeni. Tali
patologie25
si sono manifestate dapprima ed in misura più rilevante negli addetti
20
Vocabolario della lingua italiana, Ist. Enc. Italiana Treccani, Roma 1986.
21
Vocabolario della lingua italiana, Ist. Enc. Italiana Treccani, Roma 1994.
22
N. Tommaseo, B. Bellini, Dizionario della lingua italiana, voce antofillite , vol. I, UTE Ed., Torino 1865.
23
M.B. Bever (MIT), Encyclopedia of materials science and engineering, Pergamon Press, New York 1986.
24
Elenco generale degli abbonati al telefono d Italia, Parte categorica- amianto (e articoli di), vol. I pag. 272-273,
S.E.A.T. Ed., Torino 1960 - Elenco abbonati al telefono Torino e Provincia, Categorico e stradale-amianto (e articoli
di), pag. 30, STIPEL Torino 1964 - Elenco abbonati al telefono di Torino e Provincia, Pagine gialle SIP-amianto (e
articoli di), pag. 31, SEAT Ed.,Torino 1967 - Elenco abbonati al telefono di Torino e Provincia, Pagine gialle SIP-
amianto-cemento e amianto manufatti, pag. 64, SEAT Ed.,Torino 1974.
25
Occupational Safety and Health Series, Asbestos: health risks and their prevention, n. 30 International Labour
Office, Geneva 1973.
13. 13
all estrazione ed alla lavorazione del minerale, maggiormente sottoposti ad esposizione,
secondo una relazione dose-risposta. Questo fenomeno è stato particolarmente intenso
nella provincia di Torino, dove, già dalla fine del 1800, sono sorte numerose aziende per
l estrazione e la lavorazione dell amianto. Una pubblicazione della Camera di
Commercio del 56 ne indica 1226
, e da una visura al terminale della metà degli anni 90
sono state evidenziate le seguenti ditte27
: Società Amianto Italiana Valle Aosta s.p.a.
(esercizio di cave e miniere d amianto, estrazione e lavorazione dei prodotti minerari e
loro derivati; vendita e commercio in genere di essi; operante del 1949 al 1980); Ditta
Francesco Possio & Figli, (industria di Lanzo Torinese per la macinazione del talco e
dell amianto, fondata nel 1870 e attiva sino 1992); Asbestos Cement Service Company
Limited s.p.a. (ditta di Torino per l importazione ed esportazione di fibre d amianto,
operante dal 1966 al 1979); Stabilimento di Amianto e Gomma Elastica già Bender &
Martiny (azienda di Nole Camse, specializzata in tutte le applicazioni di amianto bianco
e bleu, di amiantite per guarnizioni e di materiale d attrito per freni e frizioni, nonché
impianto ed esercizio di miniere d amianto; fondata nel 1870); Capamianto (società
torinese, situata nella zona del parco della Tesoriera, specializzata nella lavorazione e
vendita di amianto e gomma, in tutti i suoi prodotti e sottoprodotti; fondata nel 1912);
CARVIL s.r.l. (industria di Villanova Canavese, che dal 1978 ha introdotto la
lavorazione dell amianto e il commercio degli articoli tecnici derivati; risulta ancora
operante); Società Anonima Fabbricazione Ipoclorito Derivati (fabbrica torinese che
lavorava anche fibre d amianto; fondata nel 1928, e trasferita successivamente a
Grugliasco; è ancora operante); Società Italo Russa per l Amianto (azienda fondata nel
1911, con sede a Leuman, specializzata nello sfruttamento di cave d amianto e nella
lavorazione del medesimo.
L inquinamento ambientale urbano28
da amianto (tra 0,1-3,3 ff/l) è attualmente
determinato dal deterioramento dei tetti in cemento-amianto (favorito dalle piogge
acide, piogge poco dure e dal gelo), dal pietrisco contaminato utilizzato in passato nei
giardini, nelle strade non asfaltate ecc. e non ancora rimosso, come pure dal fondo dei
campi da bocce e da tennis, oltre che dalle discariche abusive e dalle fonti geologiche
(in Italia, come in molti altri paesi, esistono zone geografiche ricche di rocce contenenti
amianto); a tali fonti di inquinamento si aggiungevano fino agli anni 90 le cave da cui
si estraeva la materia prima e le industrie di lavorazione della medesima, nonché le fibre
provenienti dal materiale d attrito delle auto e di altro materiale rotabile (freni29
e
frizioni), che tra l altro ha rappresentato un elevato di rischio di esposizione per
manutentori elettromeccanici operanti nelle gallerie delle metropolitane, meccanici e
gommisti30
. L inquinamento indoor, variabile da 0,2 a 10 ff/l, deriva invece dalla
dispersione di fibre provenienti da pannelli in amianto o altri rivestimenti in amianto
spruzzato, installati negli ambienti chiusi (abitazioni, scuole, ospedali, stazioni e gallerie
metropolitane ecc.) e nei mezzi di trasporto (rotabili, navi ecc.), per prevenire gli
26
Camera di Commercio Industria e Agricoltura, Torino, Catalogo importatori ed esportatori della provincia di
Torino, S.E.L. Ed., Torino 1956.
27
Camera di Commercio Industria e Agricoltura, Torino- n. 8 visure aziende: S.A.I.V.A., Ditta Possio, A. C. S. Co.,
Bender & Martiny, Capamianto, CARVIL, S.A.F.I.D., S.I.R.
28
G.W. Canonica, Inquinamento dell aria e patologia umana, F. Folini Ed., Casalnoceto (AL) 1992.
29
La polvere prodotta dallo sfregamento del materiale d attrito nel corso di frenata, è costituita da forsterite, derivante
dalla disidratazione e ricristallizzazione del crisotilo conseguente alle alte temperature raggiunte (600-800°C) - cfr.
E.C. Vigliani, A.D. Bonsignore, Medicina del Lavoro, pag. 108, II edizione, E.C.I.G. Genova 1983.
30
R. Lemen , Asbetsos in Brakes: Exposure and Risk of Disease, Am. Journal of Industrial Medicine 45: 229-237
(2004).
14. 14
incendi, ridurre le vibrazioni e migliorare l isolamento acustico; dall impiego di cartoni
d amianto dietro a stufe e radiatori, di teli termoisolanti per l asse da stiro, di coperte
ignifughe conservate sotto il letto, dalle condotte in cemento-amianto della
climatizzazione forzata; si ricorda inoltre anche la possibile liberazione di fibre dalla
polvere di talco31
, impiegata come prodotto di toeletta. Fino al 1960 l amianto è stato
utilizzato anche come componente di alcuni farmaci, nella pasta dentaria per
otturazioni, nella polvere per il controllo della sudorazione dei piedi.
In alcuni casi di marcato inquinamento per deterioramento dei rivestimenti contenenti
amianto, si è reso necessario lo sgombero dei locali, com è avvenuto, ad esempio, per la
sede della Comunità Economica Europea. Nel 1968, a Bruxelles, venne inaugurato il
palazzo Berlaymont, grandiosa costruzione di 13 piani, con eliporto sul tetto, vari uffici
direttivi nei piani alti, sale-convegno ai piani bassi, più stazioni delle F.S. e della
metropolitana nei sotterranei. Fin dal primo momento le interpreti non riuscirono a
svolgere il loro lavoro negli appositi box, perché colpite da tosse stizzosa; dopo qualche
anno, inoltre, fu notata dai dipendenti, al mattino, una strana polvere biancastra sulle
scrivanie. Si fece strada l ipotesi, supportata da analisi olandesi richieste dai sindacati
dei dipendenti, che si trattasse d amianto; dopo le prime interrogazioni dell 87-88, con
risposte rassicuranti da parte della Commissione della Comunità Europea, venne infine
ammessa la presenza di amianto, proveniente dallo sfaldamento del materiale utilizzato
per le infrastrutture del palazzo, a fini isolanti e ignifughi. Nel 92, dopo che le autorità
sanitarie dello stato belga avevano inizialmente negato il collegamento tra inquinamento
da amianto indoor e la neoplasia polmonare del dipendente CEE sig. Nardone, la
Comunità indennizzava il dipendente, ritenendo di non poter escludere la genesi
lavorativa di tale patologia. Nel 93 seguirono altre interrogazioni, anche se il palazzo,
soprannominato nel frattempo Berlaymort , era stato sgomberato, e solo di recente lo
stato belga, proprietario dell immobile, lo ha riaperto dopo radicale bonifica e
ristrutturazione, consentendo alla CEE, che aveva dovuto decentrare le varie direzioni
ed il numeroso personale, (attualmente supera le 25.000 unità32
) di rientrare nella sede
originaria. Altri palazzi inquinati e bonificati radicalmente sono la sede SIP di Genova
Brignole, e quella INPS di Vercelli33
, mentre tra quelli tuttora da bonificare si annovera
la sede RAI di via Cernaia a Torino.
L inquinamento alimentare deriva in particolare dall acqua potabile (tra 106
-107
ff/l),
contaminata da fibre provenienti dalla precipitazione atmosferica, dall erosione naturale
di rocce, dai rifiuti di attività minerarie e industriali, e dalla cessione di fibre da parte di
tubature in cemento-amianto (le acque poco dure sono maggiormente aggressive). A
tale proposito, è stato calcolato che le case in cui viene erogata acqua contaminata,
presentano un inquinamento ambientale di fondo 10 volte maggiore delle altre; per
quanto riguarda il vino, in passato si sono registrate contaminazioni conseguenti
all utilizzo di filtri di amianto.
31
Le patologie correlate alla presenza di amianto come impurità del talco hanno di recente determinato numerose
vertenze giudiziarie negli USA. In Italia il maggiore centro dell industria e commercio del talco si trova a Pinerolo
(cfr. E. Ridoni, Prodotti caratteristici delle Alpi piemontesi: il talco e la sua storia, Rivista mensile del TCI n.8
agosto 1930-VIII).
32
Courrier du personnel, n. 73 du 6 au 12 octobre 1994, CEE Bruxelles - Interrogazione scritta n. 1913/86, Gazzetta
Ufficiale CEE 11/5/87 - Interrogazione scritta n. 935/87, Gazzetta Ufficiale CEE 4/3/88 - Interrogazione scritta n.
2021/91, Gazzetta Ufficiale CEE 22/9/93.
33
Dott. Ing. D. Errichiello, Preventivo dei lavori di bonifica dall amianto della Sede Provinciale INPS di Vercelli,
Torino 1991- Id., Progetto di conduzione della bonifica negli edifici civili, senza sospensione delle attività lavorative.
15. 15
Le caratteristiche chimico-fisiche dell amianto, dettagliatamente descritte nei testi
moderni di tecnologia34
, erano già illustrate con precisione su tre enciclopedie di
Chimica del periodo 1868-1902. Sulla prima35
, del 1868, si parla di rocce anfiboliche,
ricordando la loro presenza nella Valle di Brozo in Piemonte e segnalando che le tre
basi isomorfe, la calce, la magnesia ed il protossido di ferro, formano, combinandosi
con la silice, una serie di minerali molto sparsi alla superficie del globo . Alla voce
amianto si ricorda che questa sostanza mineralogica è un silicato di calce e di
magnesia, contenente d ordinario una piccola quantità di allumina e si passa poi a
descrivere il curioso caso di una certa signora Perpenti, che coll amianto riuscì, in sul
principio di questo secolo, a fabbricare tele, carta e perfino merletti. Sulla carta che essa
ottenne dall amianto fu stampata un intera opera, la quale, ad onore della valentissima
donna, fu presentata e deposta all Istituto di Francia, per cura del francese signor
Huzard . Viene poi citata la ditta del cav. Aldini, che produceva vestiti ignifughi e si
precisa infine che le regioni montuose dell Italia superiore sono ricche di amianto,
soprattutto della varietà morbida, filamentosa e bianca. Trovasi frequente nelle valli di
Lanzo, sui colli di Viù e di Pinerolo, a Castiglione e St-Berthélemy, nella provincia
d Aosta. A Crissolo, presso il Monviso, avvene una specie dotata di rara tenacità.
Rinomatissime sono le cave d amianto dei pressi di Chamonix, di Tignes e dalla
montagna di Serru, nella provincia di Tarantasia (Alta Savoia) . La segnalazione di
questi diversi giacimenti, concorda con quanto rilevato nel corso del procedimento
giudiziario di Torino del 1906-1907.
La seconda enciclopedia di chimica36
del 1901, segnala che l amianto migliore e più
puro è l amianto italiano della Valtellina, che è silicato di magnesia e calce [...] Esso
presenta la particolarità di essere in fibre lunghe e sottili, capaci di potere essere filate a
mano, e questa caratteristica fu quella che al principio del secolo decimonono invogliò
la signora Perpenti di Como a fabbricare carta, tela e merletti. L industria dell amianto
in seguito a questi tentativi fu fondata in Italia dal marchese di Baviera, che cominciò a
ritirare i prodotti delle provincie di Sondrio e di Torino [...] L amianto canadese
[...]cominciò a essere segnalato e a mettersi in commercio nel 1878, ed oggi si può dire
che esso ha totalmente soppiantato quello italiano. Chimicamente, però, differisce da
quest ultimo, giacché esso è un serpentino, al quello si è dato il nome di crysotile, che
sarebbe un silicato di magnesia idrato, contenente del protossido di ferro . Sul testo si
precisa poi che l amianto canadese, estratto da 12 centri situati nella provincia del
Quebec (11 cave e 1 miniera), soddisfa il 90% del consumo mondiale, che fa quasi
interamente capo all Inghilterra. Tra gli impieghi dell amianto, si segnala la produzione,
in Inghilterra, di carte per sigarette riciclabili, di pipe, di materassi o rivestimenti per
caldaie marine, briglie, bende per medicazioni, ovatta emostatica ecc. La terza
pubblicazione, del 1902 37
, riporta alla voce igiene la segnalazione di inquinamento
dell aria da parte polveri, esprimendo i vari livelli in mg di polvere per litro e
descrivendo i diversi metodi di analisi, con le relative apparecchiature. Il testo tratta poi
le nozioni di igiene industriale dell epoca, soffermandosi anche sul problema dello
sviluppo e della diffusione delle polveri industriali; a tale proposito, ricorda le ricerche
di Rieghel e Meinel sull incremento delle ceneri silicee nei polmoni delle persone
esposte a polvere per motivi di lavoro. Le polveri vengono suddivise in minerali
34
S. Speil, J.P. Leineweber, Asbestos Minerals in Modern Technology, En. Res. 2: 166-208, 1969.
35
F. Selmi, Enciclopedia di chimica scientifica e industriale, vol. I, UTET Ed., 1868 Torino.
36
I. Guareschi, Nuova enciclopedia di chimica, vol. III, UTET Ed., 1901 Torino.
37
Id, vol. VII, UTET Ed., Torino 1902.
17. 17
crisotilo o crocidolite in rapporto 9:1; in alcuni casi l amianto blu era presente in
quantità maggiore, perché per produrre pannelli di eternit venivano utilizzati anche
scarti di manufatti contenente crocidolite, e con il degrado da queste coperture si
liberavano fibre più pericolose perché maggiormente biopersistenti. Anche le
guarnizioni di accoppiamento tra le flange dei segmenti di condotti e di unione dei
condotti ai serbatoi erano fabbricati con un impasto di gomma e amianto crisotilo, detta
amiantite o sirite o ammiragliato, e considerato un materiale di consistenza compatta,
soprattutto al momento dell installazione. L amianto compatto rilascia fibre solo se
forato, segato o ammalorato. Rientrano in questa categoria anche i pattini frenanti o
ferodi utilizzati per frenare carriponte e altri macchinari con necessità di sistemi
frenanti. In questo caso le fibre si liberavano durante l uso, nonché nel corso della loro
sostituzione.
Valutazione dell esposizione: i lavoratori vengono definiti esposti a una sostanza
tossica quando essa è presente nel posto di lavoro. Tuttavia l esposizione in sé non
fornisce notizie sul livello di intensità, ed anche quando questa viene misurata
permangono problemi relativi al metodo di misurazione, nonché alla durata della
medesima. Troppe sono le variabili tra i singoli lavoratori per mansioni, reparti,
differenti modalità di lavoro nonché monitoraggi ambientali e personali non
standardizzati, per poter valutare correttamente la dose della sostanza tossica assorbita
dal corpo. Pertanto tutti i dati relativi ad esposizioni cumulative e cioè la quantità
totale/anno che caratterizza l esposizione a sostanze tossiche, risultano molto opinabili,
dal momento che alte esposizioni per brevi periodi di tempo non sempre comportano gli
stessi rischi di basse esposizioni protratte a lungo, anche se la dose complessiva è la
stessa; tali difficoltà aumentano ulteriormente quando la sostanza è cancerogena. Nel
caso di esposizione a fibre di amianto, durante attività molto polverose la deposizione
bronco-alveolare non risponde più in modo lineare, in quanto i meccanismi di clearance
che determinano una rimozione delle fibre vengono inibite dal sovraccarico. Anche la
presenza di altre sostanze irritanti e/o cancerogene per l apparato respiratorio influisce
negativamente sulla clearance muco-ciliare; ricordo inoltre che con questo meccanismo
non vi è l espulsione dall organismo delle sostanze tossiche o cancerogene, ma bensì la
loro ingestione, con conseguente danno a carico di altri organi o apparati. Per tutti
questi motivi l esposizione cumulativa ponderata esprime dei valori scarsamente
attendibili, che nel caso dell amianto debbono essere prese in considerazione solo per la
prevenzione degli effetti fibrotici e non per quelli cancerogeni, in quanto per questi
ultimi nessuna organizzazione igienistica ha mai fissato dei valori limite. Solo
considerando tutte queste variabili è possibile arrivare ad una corretta chiave di lettura
del DL 277/91, della L 257/92, del DM 257/06 e del DL 81/08.
Molta attenzione va prestata anche quando si calcolano le esposizioni ponderate, perché
oltre ai problemi di concentrazione delle sostanze e dei tempi di esposizione esistono
anche variabili legate alle interazioni delle esposizioni multiple, dalle quali possono
derivare effetti sinergici moltiplicativi. La banca dati Amyant risulta pertanto molto
approssimativa, nonostante che prenda in considerazione numerose lavorazioni, e
l attendibilità dei dati decresce quando si passa dalle lavorazioni con utilizzo diretto di
amianto a quelle in cui l esposizione era di tipo indiretto. In ogni caso per i lavori di
coibentazione e di riempimento con fiocchi vengono segnalate esposizioni molto
rilevanti, ed anche l uso di mezzi di protezione individuale in amianto sta ad indicare
esposizioni tutt altro che trascurabili.
18. 18
Purtroppo, a differenza di quanto prescrive la nostra Costituzione, la filosofia dei valori-
limite non tiene conto di questi importanti risvolti al fine di tutelare realmente il
benessere psico-fisico di tutti i cittadini. In passato l esposizione di alcuni lavoratori
nell ambiente di vita è stata particolarmente rilevante in quanto spesso i datori di lavoro,
per assicurarsi le maestranze, hanno costruito delle case operaie in prossimità delle
fabbriche, come nel caso di molte industrie dell amianto: poiché la manodopera locale,
conscia dei rischi, cercava di evitare questo tipo di lavoro, l offerta della casa costituiva
un attrazione per le maestranze provenienti da zone economicamente più depresse, le
quali erano inconsapevoli dei pericoli cui andavano incontro (ben diverso il
comportamento delle Società Operaie, che costruivano le loro case in località sane ed
amene 44
). Del resto, il problema della contaminazione dell ambiente di vita è di antica
data, tant è che Seneca decise di andarsene da Roma proprio per allontanarsi dall aria
malsana e piena di fumi maleodoranti45
della città. Gli studenti di Medicina erano a
conoscenza della cancerogenicità dell amianto già alla fine degli anni 40, come
dimostrato da un libro di testo adottato proprio dall Università di Milano (P. Rondoni,
cfr. infra) in cui si afferma che Nordmann già nel 38 riteneva la polvere di amianto un
importante agente eziologico per il cancro polmonare, mentre dalla fine degli anni 60 è
noto a tutti che l amianto non inquina solo gli ambienti di lavoro ma anche quelli di vita
(cfr. IV Congresso Nazionale della Società Italiana di Cancerologia del 1967, lavoro
riepilogativo di Vigliani sui tumori professionali del polmone, in cui ricorda che il
problema dei tumori da amianto coinvolge non solo l ambiente professionale ma anche
quello di vita).
TLV e altre normative.
All inizio del XX sec. sono stati elaborati i primi valori-limite ambientali per le polveri,
e sono state indicate le relative tecniche di misurazione ambientale. Gli interessi
economici collegati alle polveri sono sempre stati molto elevati, perché questa
esposizione professionale ha coinvolto, da sola, un numero di lavoratori maggiore di
quello costituito dall insieme degli esposti a tutti gli agenti chimici industriali.
I limiti per gli agenti chimici sono basati sulla concentrazione quantitativa dei singoli
agenti presenti nell atmosfera, mentre per le polveri si sono seguiti criteri diversi, quali
la concentrazione ponderale nell aria, la superficie delle particelle in sospensione
nell atmosfera o il loro numero. Tutto ciò non ha certo contribuito a fare chiarezza, e la
situazione è rimasta confusa sino agli anni 7046
: è solo a partire dagli anni 80, grazie
alla standardizzazione delle metodiche, che i dati ambientali risultano più facilmente
confrontabili tra loro47
. In questi stessi anni vengono create anche le prime mappe di
44
P. Pitotto, In località sane ed amene le abitazioni delle Società Operaie, in Le Società Operaie di Mutuo
Soccorso, il Risorgimento e l Unità d Italia, p. 27, Marco Valerio ed., Torino 2011.
45
Sen. Ad Lucil, 17-18.106,6 "Ut primum gravitatem urbis excessi et illum odorem culinarum fumantium quae motae
quidquid pestiferi vaporis sorbuerunt cum pulvere effundunt, protinum mutatam valetudine sensi".
46
N. Zurlo, M. Patroni, I M.A.C. per le polveri, Med. Lav.,Vol. 64, n. 5-6, 1973.
47
S. Battisti, P. Comba, E. Munafò, A. Serio, Distribuzione di fibre di asbesto sui filtri nei prelievi secondo il metodo
AIA: adattamento della curva di Poisson, Ann. Ist. Sup. Sanità, v. 18 supp., pp 915-918, Roma 1982.
19. 19
rischio, in ottemperanza al disposto preventivo ex art. 20 L.833/78, istitutiva del
Servizio Sanitario Nazionale48
.
Il primo regolamento relativo all amianto è stato sviluppato nel 1931 in Gran Bretagna,
unitamente dal governo e dalle industrie, ma è stato spesso disatteso. Il Bureau of
Mines, nel 1935, indicava un limite ambientale di 175 pp/cc, con più del 50% di silice
libera.
Il primo limite per l amianto, raccomandato nel 1938 dall United States Public Health
Service, era di 5 mppcf (= 175 pp/cc); nel 46 tale limite venne fatto proprio anche
dall ACGIH49
, assumendo in U.S.A. effetto legale negli anni 60.
Nei paesi occidentali, sono stati elaborati dei limiti massimi accettabili di
concentrazione degli inquinanti particellari, che si ispirano alla legge di Haber, per la
quale l effetto di una sostanza nociva dipende dalla concentrazione della stessa
moltiplicata per il tempo di esposizione, per cui in molti casi la concentrazione può
teoricamente essere aumentata se si riduce la durata dell esposizione.
Attraverso un attento studio dei parametri pre-clinici, sono stati pertanto definiti i:
Þ TLV (Threshold Limit Value = soglia limite valore).
Þ TLV-TWA (Threshold Limit Value-Time Weighted Average = soglia limite valore-
soglia media ponderata), per i quali è ammesso un certo numero di superamenti
giornalieri per tempi prefissati, purché compensati da altrettanti periodi di
concentrazioni inferiori al valore-soglia.
Þ TLV-C (TLV-Ceiling = limite massimo), che non possono essere superati e che
sono indicati per circa un quarto delle sostanze aventi TLV.
Þ TLV-STEL (TLV-Short Term Exposure Limit = breve periodo di esposizione
limite), che possono essere raggiunti per non più di 15 minuti e per non più di 4 volte
per turno di lavoro, separate da almeno un ora di osservanza del TLV-TWA.
Le tabelle del TLV, introdotte nel 1937, riportano poi l annotazione delle sostanze
assorbibili anche attraverso la pelle, di quelle con effetto cancerogeno certo o sospetto
per l uomo, e segnalano eventuali azioni sinergiche o additive conseguenti a esposizioni
multiple. Per l amianto, la notazione cancerogeno risale all inizio degli anni 70.
L ACGIH (American Conference of Governmental Industrial Hygienists) pubblica,
all incirca ogni cinque anni, la documentazione sulla quale si basano tutti gli oltre 700
TLV, i quali vengono invece aggiornati annualmente; in alcuni casi la pubblicazione
avviene in modo congiunto con l OSHA (Occupational Safety and Health
Administration).
Oltre a fornire la documentazione relativa alle sostanze prese in considerazione, le
organizzazioni scientifiche americane del settore segnalano sempre che i valori di TLV
non rappresentano il confine tra benessere e malattia, ma costituiscono bensì una soglia
tra queste due condizioni. Soltanto campionamenti ambientali e personali protratti,
48
C. Jacobelli, B. Felluga, A. Lori, S. Lucke, V. Montanari, R. Palomba, A. Sardoni, M. Scorziello, C. Spalletti, F.
Zucco, Mappatura del rischio negli ambienti di lavoro e di vita come strumento di programmazione della
prevenzione, Rep. Ambiente di Lavoro, I.T.B.M., C.N.R. Roma 1981.
49
M.A. Mehlman, A. Upton, The Identification and Control of Environmental and Occupational Diseases: Asbestos
and Cancers, vol. XXII, Princeton Scientific Publishing Co. Inc., Princeton New Jersey 1994.
20. 20
ripetuti più volte, con successiva eliminazione dei dati estremi (mediana e mediana
rafforzata), insieme alla considerazione dei diversi parametri microclimatici, consentono
di valutare in modo fedele, anche se più costoso, la realtà dell inquinamento ambientale
da incrociare con il monitoraggio periodico degli indicatori di esposizione e di effetto da
valutare con il contributo di un medico competente.
Le persone esposte a polveri presentano risposte cliniche molto differenti tra loro, a
causa della diversa predisposizione individuale a contrarre la malattia; tale diversità
riconosce fattori congeniti di tipo genetico e fattori acquisiti, conseguenti ad esempio a
pregresse o concomitanti esposizioni e/o patologie. Già nell Almanacco di igiene
industriale di Mantegazza del 1881 viene introdotto indirettamente il problema
dell ipersensibilità, descrivendo le persone iposensibili alle polveri, prese erroneamente
ad esempio dai compagni di lavoro, al fine di non utilizzare i mezzi di protezione
individuale. Nel IX Convegno Nazionale di Medicina del Lavoro, tenutosi a Roma nel
1930, Caccuri si sofferma sul problema dei soggetti ipersensibili, citando i pionieristici
lavori di Bastai e Frugoni. Tre importanti lavori scientifici50
sul tema consentono di
approfondire ulteriormente l argomento e di comprendere i motivi per i quali i valori-
limite proposti dall igiene industriale non tutelano in pratica i soggetti ipersensibili, al
contrario di quanto avviene per le norme antinfortunistiche.
L Unione Sovietica ha elaborato i propri valori-limite attraverso lo studio
comportamentale; suddetti valori non sono per nessun motivo valicabili, eccetto quelli
relativi all ossido di carbonio, e sono espressi anche per le fibre in mg/m3
. Tali limiti
sovietici, detti M.A.C., si riferiscono ad oltre 1000 composti e sono stati introdotti nel
1933.
Gli igienisti americani esprimono i limiti relativi all amianto in particelle/cm3
, e
forniscono il seguente rapporto di conversione dei valori sovietici: 1 mg/m3
= 210
pp/cc.
In Italia, fino all entrata in vigore della riforma sanitaria, la prevenzione delle tecnopatie
era gestita dall ENPI (Ente Nazionale Prevenzione Infortuni), istituto di diritto
pubblico, sottoposto alla vigilanza del Ministero del Lavoro ed avente lo scopo di
promuovere la prevenzione degli infortuni e delle malattie professionali. Esso si
componeva di una sezione tecnica, di una sezione medica e di una sezione di
propaganda; comprendeva 33 sedi periferiche, 20 delle quali comprendevano un Istituto
di Medicina Industriale per le visite mediche preventive e periodiche degli operai, per
esami psicotecnici, radiologici e di laboratorio51
.
I medici degli Istituti di Medicina Industriale effettuavano sopralluoghi nelle fabbriche,
mentre la sezione sanitaria dell ENPI gestiva numerose infermerie di fabbrica, fornendo
tutto ciò che occorreva al loro funzionamento. L ENPI ha rappresentato, sul piano
sanitario, la più vasta organizzazione a livello internazionale dei servizi medici per
l industria, e di essa hanno beneficiato in modo particolare centinaia di piccole e medie
industrie che non avrebbero avuto la possibilità di organizzare in modo autonomo un
servizio sanitario aziendale efficiente.
50
W. Clark, Indicators of susceptibility to industrial chemicals, J. Occ. Med., 15 (4): 355-359, 1973 - H.E. Stokinger,
Hypersusceptibility and genetic problems in occupational medicine- A consensus report, J. Occ. Med., 15 (7): 564-
573, 1973 - C.F. Reinhardt, Chemical hypersusceptibility, J. Occ. Med., 20 (5): 319-322, 1978.
51
G. A. Vigliani, Gli Istituti di Medicina Industriale, n. 6, E.N.P.I. Ed., Torino 1937.
21. 21
Con la legge di riforma sanitaria n. 83352
, dall 01/01/80 il Servizio Sanitario Nazionale
ha previsto il passaggio dei compiti ENPI alle Unità Sanitarie Locali, con proroga per
tutto il 1980 dell attività sanitaria ENPI; dal 1980 molte Regioni, in accordo con il
Regolamento di Igiene Generale del 1927, riveduto, ampliato e perfezionato nel 1955
con numerose disposizioni (DPR n. 303 del 19/03/56), hanno organizzato dei laboratori
multizonali di sanità pubblica, per coadiuvare l attività dei servizi di igiene pubblica,
presso i quali solitamente opera il settore di medicina del lavoro della USL
territorialmente competente. Sempre a livello regionale, sono stati inoltre varati
numerosi piani sanitari a cadenza periodica, che spesso hanno integrato le disposizioni
centrali, sviluppando maggiormente le problematiche locali53
.
Le visite mediche preventive e periodiche dei lavoratori esposti a rischio54
sono state
svolte dall ENPI sino al 1980, ad eccezione che nelle grandi aziende (ex art. 21 L.
833/78), le quali disponevano di un proprio servizio sanitario55
che, a differenza
dell ENPI, risulta a tutt oggi operativo; dopo il 1980, le piccole e medie aziende, per le
visite dei propri lavoratori (ex art. 33 DPR 303/56), si sono rivolte a poliambulatori
privati e/o alle USSL.
Le determinazioni ambientali sono cambiate nel corso degli anni, e risulta pertanto
difficile comparare misurazioni svolte da operatori differenti, con metodiche diverse e
spesso in presenza di modifiche del ciclo produttivo. Agli albori dell igiene industriale,
le polveri venivano misurate con precipitatori termici e successiva esecuzione del
conteggio della polvere al microscopio ottico in campo chiaro, contando le particelle a
200 ingrandimenti56
. Ulteriori miglioramenti dei metodi di captazione, conteggio,
analisi granulometrica e mineralogica sono stati apportati da L. Parmeggiani, L. Peretti,
E. Occella e N. Zurlo, al XVIII Congresso Nazionale di Medicina del Lavoro di St.
Vincent del 195257
. Nel 1967 il TLV relativo all asbesto, adottato nel XXIX Convegno
ACGIH, Chicago-Illinois, 1-2 maggio, era di 5 mppcf, e, utilizzando il fattore di
conversione indicato, si otteneva un valore-limite di 177 particelle per cc58
. Suddetto
valore portava, nel caso in cui tutta la polvere misurata fosse stata costituita da asbesto
inalabile, ad un esposizione di 177 ff/cc. In base alle conoscenze attuali, risulta chiaro
che, con una simile esposizione, si va incontro ad un asbestosi massiva.
Il TLV per l amianto del 67 si basava su un lavoro di W.C. Dreessen, J.M. Dallavalle,
T.I. Edwards, J.W. Miller, R.R. Sayers, H.F. Easom e M.F. Trice, pubblicato nel 1938 e
svolto su un campione di 511 lavoratori di un industria tessile che utilizzava amianto,
ma escludeva 150 dipendenti licenziati poco prima perché ammalati di asbestosi.
Solitamente le fibre minerali vengono definite dal rapporto lunghezza/diametro, che
deve essere uguale o superiore a 3; si ritengono inalabili le fibre minerali con diametro
52
Agenzia Giornalistica Montecitorio, La Riforma Sanitaria, TEAM Ed., 1979 Roma.
53
Regione Piemonte, Prevenzione e tutela della salute nei luoghi di lavoro, L. R. 20/5/1980 n. 53 (B.U. 28/5/1980 n.
21).
54
D.P.R. 303/56, Tabella delle lavorazioni per le quali vige l obbligo delle visite mediche preventive periodiche,
allegato art. 33 del D.P.R.
55
D. Casula, N.F. Izmerov, L. Parmeggiani, P. Recht, L organizzazione della medicina del lavoro in Europa con
particolare riguardo ai servizi sanitari di fabbrica, Fondazione Carlo Erba, sez. Medicina del Lavoro e Igiene
Ambientale, Prof. Vigliani, Milano 1979.
56
E.C. Vigliani, Nuovi strumenti per il controllo della polverosità atmosferica, Rassegna di Medicina Industriale,
anno 15, n. 1, 1946 (articolo del 10/12/1944).
57
L. Parmeggiani, L. Peretti, E. Occella, N. Zurlo, La determinazione della pericolosità agli effetti della silicosi nelle
lavorazioni polverose, Atti XVIII Congresso Naz. Medicina del Lavoro, St. Vincent 1952, Capella Ed., Ciriè 1954.
58
ACGIH , TLV for 1967, 29th Annual Meeting, Chicago Illinois, may 1967.
22. 22
uguale o superiore a 3 , e al conteggio delle fibre si prendono in considerazione solo
quelle di lunghezza superiore ai 5 , perché quelle più corte vengono rimosse ad opera
della clearance muco-ciliare. Anche la forma delle fibre è importante, in quanto gli
anfiboli diritti sono più attivi ed inalabili rispetto al crisotilo, curvilineo ed arrotondato.
A proposito della citata clearance muco-ciliare, si ricorda che agenti infettivi e sostanze
chimiche irritanti, contenute ad esempio nello smog e nel fumo di tabacco, compreso
quello passivo, danneggiano più o meno gravemente le ciglia vibratili che stanno alla
base di questo importante meccanismo depurativo. Al microscopio elettronico, l epitelio
che riveste internamente le vie aeree, dalla porzione prossimale del bronchiolo
respiratorio sino alla parte distale della laringe, appare sempre fornito di ciglia; si tratta
di un epitelio dapprima cilindrico monostratificato e successivamente a cellule
cilindriche più alte e pluriseriate; ad intervalli regolari le cellule cilindriche cigliate sono
intercalate da cellule mucipare caliciformi, che diventano più numerose man mano che
aumenta il diametro del tratto respiratorio, arrivando ad un rapporto di uno a quattro.
Sia le cellule cilindriche cigliate sia quelle caliciformi hanno un attività secretoria
mucipara e forniscono al muco diversi elementi della sua complessa costituzione.
Nei bronchi di una certa dimensione, forniti di cartilagine, vi sono poi ghiandole acinose
ramificate dette ghiandole bronchiali a secrezione siero-mucosa. L insieme di queste
secrezioni forma il secreto bronchiale, ricco di mucopolisaccaridi e prodotto in quantità
di circa 100 cm3
al dì; tale muco, grazie al movimento cigliare, viene trasportato verso
l alto ad una velocità di circa 16 cm/ora; arrivato a livello laringeo, si riversa nella
faringe e viene deglutito. In caso di infezione e/o irritazione respiratoria, il secreto
bronchiale assume una diversa densità e, stimolando i recettori laringei, viene espulso
con la tosse sotto forma di escreato. Questo meccanismo muco-cigliare costituisce una
sorta di vernice protettiva ed è il più potente sistema di depurazione delle vie aeree
dalle estraneità che si depositano sulle sue pareti insieme all aria. Al microscopio
elettronico la mucosa bronchiale normale appare come un fondo marino ricoperto di
alghe; in caso di infezione, virale o batterica, le ciglia appaiono danneggiate o mancanti.
Poiché ogni giorno inoltre respiriamo 15.000-20.000 litri di aria, gli agenti inquinanti
dannosi per l apparato respiratorio provocano col tempo un inspessimento ed un
addensamento del secreto, con conseguente schiacciamento delle ciglia sottostanti e
riduzione del meccanismo di rimozione del muco; si viene così a determinare un terreno
predisponente alle infezioni ed alla loro cronicizzazione, con ulteriore compromissione
delle ciglia stesse.
Le fibre aghiformi inalate, per la loro conformazione, tendono a permanere nei polmoni;
questi, compiendo oltre 20.000 atti respiratori al giorno, dilatano e restringono la
superficie di scambio alveolare, che, in condizioni normali, supera i 100 m2
. In questo
modo si determinano microlesioni parenchimali, che favoriscono l ingresso di agenti
infettivi e cancerogeni; inoltre, vista la scarsa biodegradabilità dell amianto, le fibre
inspirate nei primi anni di vita possono agire molto più a lungo rispetto a quelle inalate
in tarda età. Questo meccanismo era già noto all inizio del XX secolo.59
Alla fine degli anni 60, si è fatto strada il concetto che il rapporto fibre/cc sia l unico
indice rappresentativo del rischio di asbestosi. Nel 1969, infatti, per il crisotilo la BOHS
(British Occupational Hygiene Society) ha fornito uno standard igienico di 100 fibre/cc,
59
J. Cryns ,Guide populaire d hygiène , Manceaux Ed., Bruxelles 1901.
23. 23
al quale corrisponde un rischio dell 1% di contrarre asbestosi iniziale; suddetto limite
equivale a 2 fibre/cc/anno per 50 anni, oppure a 10 fibre /cc/anno per 10 anni. Nello
stesso anno la BOHS ha poi fornito un fattore di conversione dal limite numerico delle
fibre a quello ponderale: 2 ff/cc = 0,1 mg/m3
. Un lavoro di Zurlo del 1969, reso
pubblico in occasione del XXXII Congresso Nazionale di Medicina del Lavoro, segnala
l opportunità di conteggiare, nell esposizione ad amianto, le fibre anziché le polveri in
toto, ed afferma che la Clinica Devoto si è uniformata al nuovo TLV della ACGIH di 12
ff più lunghe di 5 /ml aria60
. Sempre nel 69, Vigliani, in qualità di direttore della
Clinica Devoto, avvalla la proposta inglese, che, di fatto, abbassa bruscamente i meno
drastici limiti americani, ed afferma che la ragione del forte abbassamento dei limiti
tollerabili dell amianto, consiste nel fatto che l asbestosi predispone all insorgenza
del cancro polmonare e del mesotelioma della pleura. [...] L azione oncogena
dell amianto fa trascendere il problema dei suoi effetti biologici dal campo della
patologia professionale a quello della medicina preventiva e dell igiene pubblica.
[...] In alcuni paesi, si è incominciato a tenere un registro dei mesoteliomi. [...] Nella
polvere dell atmosfera delle città, sono contenute fibre di amianto, come è stato di
recente osservato anche a Torino .61
Già nel XXXIV Congresso di Medicina del Lavoro del giugno 72, M. Governa e B.
Pernis, riferendo sulle azioni biologiche dell amianto, ritennero i valori proposti dal
BOHS e dall ACGIH non idonei a garantire un efficace prevenzione62
. Nel 73 Zurlo
riferisce che, secondo le ultime acquisizioni, la soglia accettabile per l asbesto risulta
essere di 5 ff/cc. Nel 1975 i sovietici, secondo il testo di F.M. Kogan63
, propongono
limiti differenti, a seconda della percentuale di fibre d amianto di lunghezza superiore ai
10 presenti nella polvere totale, con valori compresi tra 1 e 8 mg/m3
, equivalenti ad un
massimo di 20 ff/cc; suddetti valori, molto più alti di quelli occidentali, si giustificano
unicamente pensando che le reazioni comportamentali degli animali alle polveri sono
decisamente più lente rispetto a quelle per i solventi, e pertanto il metodo
comportamentale usato dai russi per i MAC non risulta appropriato per lo studio dei
rischi fisici. Nel 75 la ACGIH raccomandava un TLV minore di 5 ff/cc64
. In Italia,
sempre nel 1975, l Associazione degli Igienisti Industriali segnalava, nel caso
dell amianto, un valore-limite ponderato di 2 ff/cc, esclusa la crocidolite, considerata tra
le sostanze cancerogene del gruppo A, insieme a benzidina, -naftil-amina e 4-amino-
difenile; gli altri tipi di amianto risultavano inseriti tra i cancerogeni del gruppo B65
.
I tedeschi adottavano invece il cosiddetto TRK = Technische Richtkonzentrantionem, o
limite tecnico; si tratta della più bassa concentrazione tecnicamente raggiungibile, in
base alla realtà tecnica produttiva del momento.
Nel 1977 l ILO (International Labour Office) pubblicava un riepilogo dei valori-limite
per l asbesto, in vigore nei diversi paesi: Australia 4 ff/cc, Cecoslovacchia 4 mg/m3
per
60
N. Zurlo, M.A.C. del laboratorio di igiene industriale della Clinica del Lavoro di Milano, Med. Lav, vol. 60 n. 11,
1969.
61
E.C. Vigliani, Criteri per la determinazione delle concentrazioni massime tollerabili di silice e amianto nell aria,
Med. Lav. vol. 60 n. 2, 1969.
62
M. Governa, B. Pernis, Azioni biologiche dell amianto, Med. Lav. vol. 63, n. 56, 1972.
63
F.M. Kogan, Polveri contenenti amianto e misure di prevenzione contro la loro nocività per la salute dei
lavoratori, Sverdlovsk 1975 (traduzione dal russo Sig.ra N. Pastore, via Montemagno 70, Torino).
64
ACGIH, TVL for 1975.
65
Valori limite ponderati degli inquinanti chimici e particolati degli ambienti di lavoro, proposti dalla Società
Italiana di Medicina del Lavoro e dalla Associazione Italiana degli Igienisti Industriali per il 1975, Med. Lav. vol.
66 n. 4, 1975.
24. 24
polveri con meno del 10% di asbesto e 2 mg/m3
per polveri con più del 10% di asbesto,
Finlandia 5 ff/cc.66
Nel 1979 l ACGIH confermava il limite di 5 ff/cc67
; nel 1981, al V
Convegno Nazionale di Igiene Industriale, svoltosi presso l Università Cattolica del
Sacro Cuore di Roma il 15-16 dicembre 1981, Bontempelli e Baggio, del Servizio
Tutela Ambientale e Sicurezza Eternit, ripercorrevano la storia dei TLV dell amianto,
segnalando che l ACGIH dal 1950 al 1967 aveva adottato un TLV di 5 mppcf, con
proposta di modifica nel 68- 69, tramite il conteggio delle fibre e ritenendo necessario
non superare il valore di 12 ff/cc68
. Dal 70 al 73 le proposte di modifica consigliavano
il valore di 5 ff/cc, mentre nel 78- 79 venne proposto un limite differenziato di 2 ff/cc
per il crisotilo, di 0,5 ff/cc per l amosite e di 0,2 ff/cc per la crocidolite. Tali limiti
differenziati vennero adottati nel 1980-81 e tutte le qualità di asbesto erano inserite tra
le sostanze cancerogene per l uomo. Si segnala infine l effetto sinergico del fumo di
sigaretta negli esposti ad asbesto, evidenziato da Selikoff & Hammond nel 7869
; i due
studiosi registrarono un aumento di morti per cancro polmonare tra i fumatori, mentre
non vennero segnalati significativi incrementi di mesoteliomi. Agli inizi degli anni 80,
il problema dell interazione in ambito lavorativo tra il fumo di tabacco e gli altri rischi
professionali venne ripreso da importanti riviste mediche70
, con successivi studi dei vari
tipi di interazione e proposte di modelli sperimentali71
. In seguito il sinergismo
moltiplicativo fumo-amianto nella genesi del cancro polmonare venne messo in
discussione, ma un recente studio di Gustavsson72
lo ha confermato, ed altri autori
hanno poi avanzato numerose ipotesi per spiegarlo73
(il benzopirene del fumo verrebbe
assorbito dalla fibra di amianto, facilitandone l ingresso nelle cellule, mentre il
rallentamento della clearance muco-ciliare indotto dal fumo ridurrebbe la capacità di
eliminare le fibre).
Il Comitato Tecnico per la definizione dei valori-limite di esposizione, facente capo
all ENPI, nel 1978 indicava la possibilità di un esposizione per 15 minuti al giorno ad
un livello di 10 ff/cc.
La Direttiva CEE del 19/09/1983 n. 47774
, relativa alla protezione dei lavoratori dai
rischi connessi con l esposizione ad amianto (recepita in Italia con D. Leg. 277/91, in
66
Occupational Safety and Health Series, Occupational exposure limits for airborne toxic substances, n.37, ILO
1977.
67
Giornale degli igienisti industriali, TLVs, ACGIH 1979, n. 4 anno IV, dicembre 1979.
68
E. Bontempelli, Situazione igienico-ambientale nell industria del fibrocemento alla luce degli interventi di bonifica
e della normativa internazionale. 5° Convegno Nazionale di Igiene Industriale, Università Cattolica del Sacro Cuore,
Roma dicembre 1981.
69
E.C. Hammond, I.J. Selikoff, Relation of cigarette smoking to risk of death of asbestos-associated disease among
insulation workers in the United States ,Cancer 28, 87-99, 1978.
70
H.O Engel, Is smoking an occupational risk?, Journal of the Royal Society of Medicine, vol. 74, January 1981.
71
P. Pitotto, A. Serio, G. Ugazio, Interazione tra agenti nocivi nell ambito lavorativo: considerazioni cliniche e
modelli sperimentali, Atti IV Convegno sulla patologia da tossici ambientali ed occupazionali, Cagliari maggio 83.
72
P. Gustavsson, F. Nyberg, G. Pershagen, Low dose exposure in asbestos and lung cancer: dose response relation
and interaction with smoking in a population based case referent study in Stockholm, Sweden, Am. J. Epidemiol.
155:1016-22, 2002.
73
D.W. Henderson, K. Rödelsperger, et al., Helsinki: a multidisciplinary review of the relationship between asbestos
exposure and lung cancer, with emphasis on studies published during 1997-2004, Pathology dec: 36(6):517-50, 2004.
74
Direttiva CEE 83/477, Sulla protezione dei lavoratori contro i rischi connessi con l esposizione all amianto
durante il lavoro, G.U. CEE 24/9/83.
25. 25
considerevole ritardo per l ostruzione degli imprenditori75
), pone il limite di 0,5 ff/cc
riferito alle 8 ore di lavoro per la crocidolite, e di 1 ff/cc per gli altri tipi di amianto.
La Direttiva rappresenta uno dei 5 atti normativi previsti dall art. 189 del Trattato CEE,
insieme al Regolamento, alla Decisione, al Parere ed alla Raccomandazione. Le fonti
internazionali del diritto comprendono poi gli atti normativi OIL/BIT (Organizzazione
Internazionale del Lavoro); le strutture dell OIL sono suddivise in Ufficio
Internazionale del Lavoro, Consiglio d Amministrazione con funzione amministrativa, e
Conferenza Generale. Gli atti normativi OIL sono la Raccomandazione e la
Convenzione.
Con la Legge 27 marzo 1992 n. 257, vengono invece emanate le norme relative alla
cessazione dell estrazione, dell importazione e della lavorazione dell amianto in tutti i
settori produttivi.
A livello nazionale e locale, tutte queste normative igienistiche sono state ampiamente
pubblicizzate, mediante convegni, corsi d aggiornamento, opuscoli e testi divulgativi,
rivolti non solo agli specialisti, ma a tutte le forze sociali. Si elencano qui di seguito, in
ordine cronologico, alcune di queste pubblicazioni:
¨ Atti del Convegno di Studi sulla Patologia da Asbesto76
, Torino 21/06/1968
(Provincia di Torino, Società Piemontese di Medicina ed Igiene del Lavoro). In
presenza di diverse autorità politiche, amministrative, scientifiche e sindacali,
vengono analizzati i problemi dell inquinamento atmosferico, dei corpuscoli
polmonari, delle placche pleuriche intese come segno di esposizione, della frequenza
di asbestosi e relative cause di morte degli asbestosici, della prevenzione tecnica,
della ricerca epidemiologica sulla genesi del cancro polmonare e sulla diagnostica
precoce dell asbestosi.
¨ Atti del Convegno su Patologia da fibre minerali77
, Torino 26 ottobre 1979 (Regione
Piemonte). Nel corso dell incontro, si trattano i rischi per la salute derivanti
dall esposizione a fibre minerali naturali e artificiali, i modelli sperimentali di
sclerosi, la diagnosi precoce, l epidemiologia sulla mortalità, i valori-limite
ambientali, ed i problemi dell identificazione e del conteggio delle fibre.
¨ Amianto, piano di intervento di prevenzione del rischio amianto78
, Consiglio dei
Delegati dell O.G.R.-F.S., Regione Piemonte, FIT, FILT, UILT, Torino 1980. Il
documento illustra le modalità del piano di scoibentazione dei rotabili F.S.,
segnalando un esposizione massima di 17 ff/cc nel 1980, di 5 ff/cc in ambiente
chiuso con filtraggio dell aria e dell acqua nel 1983, di scoibentazione automatica
nel 1987 e di termine delle operazioni di bonifica entro il 1990. Nonostante questo
piano, ancor oggi numerosi vagoni, con finestrini e porte saldate, giacciono sui
binari morti di molte stazioni, con il loro carico d amianto79
.
75
Verbale riunione presso Assocemento-Roma,17/11/....Arch. Di Stato di Torino, prot. n. 10184/IX-4-2, sez. I Reg.
Copie n. 106, conservato nella serie: Società Amiantifera di Balangero - mazzo 1869-fascicolo Ass: amiantieri
(corrisp. -verbali- statuto) copia conforme 24/12/96.
76
Atti del Convegno di Studi sulla Patologia da Asbesto, Torino 21 giugno 1968.
77
Atti del convegno su La patologia da fibre minerali, Torino 26 ottobre 1979.
78
Amianto, piano di intervento di prevenzione del rischio, Torino 1980.
79
Green Peace, Scandalo delle carrozze all amianto, Roma 1995 @ Internet.
26. 26
¨ Il rischio da amianto oggi80
, Torino 1985 (Istituto di Medicina del Lavoro,
Università di Torino-Regione Piemonte) nella pubblicazione sono trattati i problemi
mineralogici, la contaminazione da amianto ed altri minerali commerciali, le altre
fibre minerali naturali, artificiali ed organiche, le caratteristiche delle fibre
aereodisperse, le malattie da asbesto e la loro epidemiologia, gli aspetti preventivi
compresi i problemi di misura delle fibre areodisperse e dei valori-limite italiani e
stranieri.
¨ A come amianto81
, Ediesse, Roma 1986. Nel testo si parla dei rischi delle lavorazioni
con amianto e dell inquinamento conseguente; i dati sono coordinati dal Centro
Ricerche e Documentazione Rischi e Danni da Lavoro, della Cgil-Cisl e Uil.
¨ Elementi di Medicina del Lavoro82
, U.N.A.M., Torino marzo 1987. Nel corso di un
incontro di aggiornamento per i medici di base, vengono trattati numerosi problemi
relativi alle tecnopatie, ed in particolare viene sviluppato, ad opera del prof. G.F.
Rubino, il capitolo dei tumori professionali, compresi quelli indotti dall amianto.
¨ Amianto, miracoli, virtù, vizi83
, Editoriale Tosca, Firenze 1992. La pubblicazione
divulgativa raccoglie la documentazione relativa a una mostra sull impiego
dell amianto, fornendo esempi di estrema chiarezza ed utilità sociale.
¨ C era una volta... l amianto84
, Regione Toscana, Firenze 1995. L opuscolo riporta il
censimento ed il controllo del rischio lavorativo in Toscana, evidenziando le
problematiche dei vari settori, incluso quello della cantieristica navale e dei trasporti
marittimi.
¨ Dizionario di storia della salute85
, Einaudi Ed., Torino 1996. Cfr. voci ambiente ,
igiene , lavoro e malattie dei lavoratori , alle quali sono riassunte in modo
esauriente le principali acquisizioni scientifiche in materia.
Anche illustri scrittori hanno trattato il tema dell amianto: ad esempio, Italo Calvino86
ha scritto sulle pagine de L Unità del 1954 (Edizione piemontese) un articolo intitolato
La fabbrica nella montagna , in cui descrive le condizioni dei lavoratori
dell Amiantifera di Balangero, alla quale anche Primo Levi87
ha dedicato un capitolo
del suo libro Il sistema periodico (1975, Einaudi Ed.). L esposizione alle polveri era
inoltre già stata descritta da Kafka, sui diari del 191288
.
80
G. Scansetti, G. Piolatto, E. Pira, Il rischio da amianto oggi, Torino 1985.
81
M. Biocca, C. Bracci, G. Cecchetti, F. D Orsi, G. Malaspina, A. Marconi, E. Munafò, F. Zucco, A come amianto,
Ediesse, Roma 1986.
82
G.F. Rubino, L. Pettinati, G. Scansetti, A. Berra, M. Pizzetti, P. Pitotto, Elementi di medicina del lavoro, Torino
1987.
83
F. Carnevale, E. Chellini, Amianto, miracoli, virtù, vizi, Editoriale Tosca, Firenze 1992.
84
S. Silvestri, E. Merler, C era una volta... l amianto, TiConErre Ed., Firenze 1995.
85
G. Cosmacini, G. Gaudenzi, R. Satolli, Dizionario di storia della salute, Einaudi Ed., Torino 1996.
86
Italo Calvino, La fabbrica nella montagna, L Unità (Edizione piemontese), domenica 28 febbraio 1954.
87
P. Levi, Il sistema periodico, Nichel, pag. 64, Einaudi Ed., Torino 1975.
88
F. Kafka, Diari-1912, pag. 332, Mondadori Ed., Milano 1972 (Franz Kafka nel periodo antecedente la prima guerra
mondiale investì molto del suo tempo libero nella fabbrica di amianto situata a Praga di proprietà del marito della
sorella).
27. 27
Igiene del lavoro
Le leggi sanitarie hanno sempre fatto seguito alle acquisizioni scientifiche, nell intento
di ripristinare o mantenere la salute dei cittadini, mediante il potenziamento di strutture
volte alla cura e alla prevenzione delle malattie. La branca della medicina che si occupa
di stabilire le norme idonee a questo scopo, si chiama igiene89
, termine introdotto nella
lingua italiana alla fine del 700.
L Igiene90
(dal greco salute) nasce in Francia, con l istituzione della Scuola di
Sanità, avvenuta nel 1794 (III giacobino). La salute da allora diventa un diritto primario
di ogni cittadino. In Italia la prima normativa organica sui problemi di igiene e sanità
pubblica viene emanata da Napoleone Bonaparte nel 1806, con il Regolamento di
polizia medica, di sanità continentale e di sanità marittima. Sotto la spinta delle
pandemie coleriche, già dal 1830 alcuni stati italiani (Stato Pontificio, Lombardo-
Veneto, Granducato di Toscana) emanano alcune disposizioni; nel 1847 Carlo Alberto
promulga per il Regno di Sardegna un Editto Sanitario; nel 1851 gli stati italiani già
citati partecipano alla Prima Conferenza Sanitaria Internazionale di Parigi; nel 1859 il
Regno di Sardegna emana una legge sanitaria completa, che, ampliata e modificata,
diventa la prima legge sulla sanità pubblica del nuovo Regno d Italia (Legge n. 2248 del
20/3/1865). Nel 1884, per incarico di De Pretis, il medico milanese Agostino Bertani
(vicepresidente della giunta incaricata, nel 1877, dell inchiesta sulla condizione
sanitaria dei lavoratori della terra in Italia) imposta l igiene pubblica.
Al tempo delle annessioni degli stati italiani, i problemi della sanità venivano trattati da
una commissione denominata Affari Generali; nel 1861 vengono aggregati alla
divisione speciale delle Opere Pie, come sezione sanitaria, coordinata da un medico e
composta da altri tre medici e da cinque amministrativi. Nel 1863 viene istituita la
Divisione di Sanità Pubblica, coordinata da un amministrativo e composta da due
sezioni dirette da medici. Vi sono state in seguito numerose altre variazioni, e richieste
di potenziamento dell igiene pubblica, volte soprattutto al risanamento degli spazi
urbani. Nel 1887 Francesco Crispi richiede la consulenza del prof. Luigi Pagliani; da
questa collaborazione scaturisce l istituzione della Direzione Generale della Sanità
Pubblica, con decreto del 27/11/1887 e presentazione in Senato, nella stessa data, della
Legge per la tutela dell igiene della sanità pubblica, che viene promulgata, con il
22/12/188891
; tale legge all art. 3 prevede l assistenza medica chirurgica e ostetrica
gratuita per i poveri, e all art. 60 impone l inserimento, nei regolamenti locali di igiene,
di prescrizioni atte a evitare o rimuovere altre cause di insalubrità non enumerate in
questa legge . Suddetto evento è stato definito da Benedetto Croce come fatto
memorabile della vita politica italiana. Il Regolamento Generale per l applicazione della
legge è stato decretato il 9 ottobre 1889. Il 17/03/1898 viene sanzionata e promulgata da
Umberto I Re d Italia la Legge sugli infortuni degli operai sul lavoro92
, con successivo
Regolamento Generale applicativo contenuto nel R.D. n. 230 del 18/06/1899,
pubblicato sulla G.U.R. 26/06/1899 n. 148; l art. 7 di tale regolamento impone
89
M. Cortelazzo, P. Zolli, Dizionario etimologico della lingua italiana, 3/I-N, Zanichelli Ed, Bologna 1983 - AA.
VV. trad. M.G. Levi, Dizionario classico di medicina di chirurgia e d igiene pubblica e privata, vol. XVII ,G.
Antonelli Ed., Venezia 1834.
90
D. Ottolenghi (prof. Igiene, R. Univ. Bologna), Enciclopedia italiana di scienze, lettere ed arti, vol. XVIII, Ist.
Enc. Treccani Ed., Roma 1933 - G. Vanini, R. Bucci, Storia dei Congressi degli Igienisti Italiani, Univ. Cattolica del
Sacro Cuore, Facoltà di Medicina e Chirurgia A. Gemelli , Istituto di Igiene, Roma 1991.
91
L. n. 5849 del 22/12/1888, Legge per la tutela dell igiene e della sanità pubblica, G.U.R. 24/12/88 n.301.
92
L. n. 80 del 17/03/1898, Legge sugli infortuni degli operai sul lavoro, G.U.R. 31/03/1898 n.75.
28. 28
l adozione di mezzi di protezione individuale. Con R. D. n. 231 del 18/06/1899 viene
approvato il regolamento per la prevenzione degli infortuni nelle miniere e nelle cave,
(G.U.R. 26/06/1899 n. 148). Con R.D. n. 51 del 31/01/1904, Vittorio Emanuele III
approva il Testo Unico di Legge per gli infortuni degli operai sul lavoro93
.
Un commento in chiave giuridica di tutta la normativa relativa all igiene del lavoro, alle
industrie insalubri e pericolose e agli infortuni dei lavoratori, unitamente ad un
confronto con la legislazione straniera, è contenuto in un testo94
del 1910. Il 15/05/1919
viene emanato il Decreto-legge Luogotenenziale95
, che detta le norme per la
compilazione del regolamento generale e di quelli speciali circa l igiene del lavoro,
stabilendo inoltre le penalità per le contravvenzioni ai regolamenti medesimi; tale
decreto viene convertito in legge nel 192596
. Nel 1927 viene approvato il Regolamento
generale per l igiene del lavoro97
; esso contiene norme sulla segnalazione e custodia
delle sostanze nocive, sulla cassetta di Pronto Soccorso, sul medico di fabbrica per le
visite di ammissione al lavoro e periodiche (da stabilirsi con apposito elenco), sul
microclima, sul ricambio d aria, sulla difesa dell aria dagli inquinamenti con prodotti
nocivi (con aspirazione dei medesimi, incluse le polveri, e con provvedimenti atti a
ridurne o a impedirne, per quanto è possibile, la diffusione nell ambiente dove lavorano
gli operai) ex art. 17, sul rumore e sugli scuotimenti, sui mezzi di protezione individuale
e di difesa ex art. 38. Questo Regolamento Generale impone inoltre al datore di lavoro
di informare i dipendenti sui rischi ai quali vengono sottoposti, indicando anche le
norme di buona tecnica. Proprio l inosservanza del Regolamento di Igiene, ha
consentito ai lavoratori di richiedere, in ambito civile, il risarcimento dei danni sofferti;
per tale motivo, il riconoscimento delle malattie professionali, negato alla Camera il
16/04/1902 nell ambito della discussione della legge relativa al Testo Unico sugli
infortuni lavorativi, diventava utile anche agli imprenditori, e pertanto, con Regio
Decreto98
vengono riconosciute 6 patologie professionali (intossicazioni da piombo,
mercurio, fosforo bianco e solfuro di carbonio; anchilostomiasi). Con un successivo
provvedimento99
, vengono dettate le disposizioni per l assicurazione obbligatoria degli
infortuni sul lavoro e delle malattie professionali, con indicazione del periodo massimo
di indennizzabilità dalla cessazione del lavoro.
Nel 1924 Giovanni Antonio Vigliani, in allora direttore generale dell Istituto Nazionale
per la cura degli operai infortunati sul lavoro e per l applicazione delle leggi sociali ( La
Vigile ), in una pubblicazione medica100
auspica l istituzione di un ente nazionale per la
protezione degli infortuni. L autore ricorda poi che spesso sia gli industriali che i
sindacalisti non si documentano a sufficienza sui rischi delle patologie da lavoro
segnalate in letteratura.
93
R.D. n. 51 del 31/01/1904, Testo unico di legge per gli infortuni degli operai sul lavoro, G.U.R. 27/02/1904 n. 43.
94
G.B. Cereseto, La Legislazione Sanitaria in Italia - Commento alla legge 22/12/1888 n. 5849 e alle leggi
complementari ed affini,(T.U.17/07/1907 n. 636), vol. III, UTET, Torino 1910.
95
D.L. Luogotenenziale n.818 del 15/05/1919, Norme per la compilazione del regolamento generale e di quelli
speciali circa l igiene del lavoro, G.U. 2/06/1919 n.130.
96
L. n. 473 del 17/04/1925, Conversione in legge di decreti luogotenenziali, G.U. 05/05/1925 n. 104.
97
R.D. n. 530 del 14/04/1927, Approvazione del regolamento generale per l igiene del lavoro, G.U. 25/04/1927 n.
95.
98
R.D. n. 928 del 13/05/1929, Assicurazione obbligatoria contro le malattie professionali, G.U. 14/06/1929 n. 138.
99
R.D. n. 1765 del 17/08/1935, Disposizioni per l assicurazione obbligatoria degli infortuni sul lavoro e delle
malattie professionali, G.U. 14/10/1935 n. 240.
100
G.A. Vigliani, La Scienza Medica al servizio del Lavoro, Del Signore Ed., Torino 1924.
29. 29
Al fine di consentire ai medici di fabbrica di svolgere correttamente il loro lavoro, nel
1936 viene pubblicato un manuale che contiene la normativa relativa all igiene del
lavoro ed all assicurazione delle tecnopatie e degli infortuni101
.
Il mancato riconoscimento assicurativo delle tecnopatie da polveri, ha determinato un
numero considerevole di richieste di indennizzo in ambito civile da parte dei lavoratori,
negli anni 1938- 40102
. Le numerose cause presentate, hanno determinato una sensibile
accelerazione del riconoscimento assicurativo delle pneumoconiosi (silicosi ed
asbestosi), avvenuto nel 1943. Questo contesto viene descritto da Mottura sulla rivista
Cultura e realtà103
, nell articolo L ammalato per contratto di lavoro (considerazioni
indotte dallo studio della malattie polmonari da polveri industriali).
Il disegno di legge n. 2262, relativo all estensione a silicosi ed asbestosi
dell assicurazione obbligatoria per le malattie professionali, viene presentato il
25/01/1943, ed è approvato dalla Commissione Legislativa dell Industria il 05/02/1943,
dopo ampio dibattito scientifico e medico-legale, così come testimoniato dagli atti
preparatori della legge; suddetto disegno di legge viene poi trasmesso il giorno
successivo al Senato, dove, il 5/3/1943 viene approvato e poi pubblicato come L. n. 455
il 12/04/1943104
.
Dal 1943 si attiva pertanto una copertura assicurativa INAIL per l asbestosi, anche se
associata a tubercolosi, indennizzabile sino a 10 anni dalla cessazione del lavoro, e non
risulta quindi ammissibile l ignoranza della patologia assicurata. L Istituto
Assicuratore105
, con una lettera del 02/06/1943, segnala alle sedi periferiche di
provvedere all applicazione dell assicurazione obbligatoria contro silicosi ed asbestosi,
di prossima pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. La Direzione Generale dell INAIL,
con lettera prot. n. 75 del 28/06/1943, ribadisce l avvenuta pubblicazione, sulla G.U. n.
137 del 14/06/ 43, della legge relativa all assicurazione obbligatoria per silicosi ed
asbestosi. Il risarcimento delle pneumoconiosi avviene per le patologie invalidanti in
misura superiore al 33%, contrariamente alle altre malattie professionali che venivano
indennizzate in allora, e già da qualche anno, nei casi superiori al 20%. Erano già
previste le prestazioni sanitarie, le rendite e gli assegni in caso di morte, oltre alla
rendita di passaggio, a titolo assistenziale, nel caso di abbandono del lavoro perché
affetti da tecnopatia in percentuale variabile dallo 0% all 80%. Secondo le indicazioni
contenute nelle norme transitorie, la legge estende retroattivamente il beneficio
assicurativo per i casi manifestatisi in un periodo compreso sino a 10 anni prima, con
esclusione dei lavoratori e loro superstiti che, avendo intentato un procedimento civile,
fossero risultati soccombenti, e dei casi conclusisi con condanna del datore di lavoro o
101
A. Altarelli, Codice del medico del lavoro, Hoepli Ed. Milano 1936.
102
Responsabilità civile e previdenza, anno 41, vol.12 - Id., anno 42, vol.13 - G. Balella, Massimario di
giurisprudenza corporativa, 1941 Roma.
103
G. Mottura , Cultura e realtà, rivista bimestrale n. 1 -1950.
104
Disegno di Legge n. 2262/C del 25/01/1943, Estensione dell assicurazione obbligatoria contro le malattie
professionali alla silicosi ed asbestosi - Discussione in Commissione Legislativa dell Industria della Camera
05/02/43 - Disegno di Legge n. 2215/S del 06/02/43 ex 2262/C - Approvazione del provvedimento da parte della
Commissione dell economia corporativa e dell autarchia, 57° riunione, 05/03/43 - L. n. 455 del 12/04/1943, G.U.
14/06/43 n. 137.
105
INAIL: Circolare n. 63 del 02/06/1943 - Circolare n. 75 del 28/06/43 - Lettera Pos. n. 306/Ar del 28/12/43 -
Circolare n. 74 del 24/07/45 - Circolare n. 73 del 03/08/46 - Circolare n. 74 del 05/08/46 - Circolare n. 41 del
05/04/1950 - Circolare n. 179 del 24/11/54 - Circolare n. 184 del 27/09/54 - Circolare n. 8 del 16/01/56 - Lettera
circolare riservata n. 1 del 31/10/57.
30. 30
transazione, salvo che per la differenza in difetto tra quanto già corrisposto e quanto
dovuto.
Sempre la Direzione Generale dell INAIL, trasferitasi a Lecco per le note vicende
belliche, il 28/12/43 comunica le modalità di applicazione dei tassi assicurativi.
Seguono altre circolari, nuovamente da Roma, tra le quali desidero ricordare quella n.
74 del 27/07/45, che indica le modalità di inoltro delle denunce di pneumoconiosi;
quella n. 73 del 03/08/46, che ricorda la necessità di centralizzare tutti i casi di silicosi
ed asbestosi presso la Direzione Generale, inviando della documentazione medica e
radiologica in originale e utilizzando un unico protocollo in cui il numero è seguito
dall indicazione Sil o Asb , a seconda del tipo di patologia; quella n. 74 del
05/08/46, che segnala la sospensione dei termini prescrizionali dall 08/09/43 al
15/10/46, nei territori soggetti all Amministrazione Italiana ed in quelli ancora soggetti
al Governo Militare Alleato. Con circolare n. 41 del 05/04/50 il Servizio Sanitario della
Direzione Generale segnala agli ispettori compartimentali sanitari le modalità di
istruzione delle rendite per pneumoconiosi, sottolineando l importanza dell anamnesi
lavorativa, del quadro radiologico, dell esame obiettivo e delle prove di esercizio fisico;
sempre nella stessa circolare vengono fornite agli ispettori le seguenti norme di buona
tecnica per le inchieste:
· analisi delle condizioni generali e professionali (abitudine al fumo, pregresse
attività lavorative con esposizione a polveri).
· cubatura, aerazione, ventilazione, presenza di aspiratori, mezzi di protezione e
controlli ambientali delle polveri sul luogo di lavoro.
· malattie pregresse ed affezioni attuali, controllando i dati della visita preventiva
di assunzione e delle visite periodiche.
· casi mortali, con particolare controllo della causa di morte e richiesta di
necroscopia nei casi sospetti.
L allegato 2 della citata circolare riporta altresì modalità e termini delle rilevazioni
radiologiche, mentre l allegato 3 contiene il prospetto per l esame obiettivo e la prova
statica e dinamica sulla grandezza della forza di riserva del cuore.
Con la Legge n. 1967 del 15/11/1952106
, viene ampliata la tabella delle malattie
professionali in vigore dal 1935; le malattie indennizzabili divengono 40, oltre alle
pneumoconiosi già citate in precedenza.
Con circolare n. 179 del 24/11/54, si introducono l elettrocardiogramma, la misurazione
della pressione arteriosa e la ricerca del bacillo di Koch nell espettorato tra gli
accertamenti clinici previsti per le pneumoconiosi.
Con circolare n. 184 del 27/11/54 il Servizio Centrale Infortuni segnala il
decentramento della gestione delle rendite per silicosi e asbestosi agli organi periferici.
Con circolare n. 8 del 16/1/56 viene ribadita la necessità di segnalazione all INPS dei
casi di silicosi od asbestosi associate a tubercolosi. Con lettera circolare riservata, la
Direzione Generale INAIL il 31/10/57 comunica ai vari ispettori compartimentali la
possibilità di concessione delle cure climatiche, se utili per restaurare la capacità
lavorativa.
106
Legge n. 1967 del 15/11/52, Modifica della tabella delle malattie professionali, allegata al R.D. 17/08/1935 n.
1765, G.U. n. 288 del 12/12/1952.
31. 31
L erogazione di rendita lavorativa avviene, in origine, solo per le pneumoconiosi che
determinano una invalidità permanente superiore al 33%, mentre dal 1956, con apposito
provvedimento legislativo, si stabilisce di erogare le rendite in tutti i casi con inabilità
permanente al lavoro superiore al 20%, ed il periodo massimo di indennizzabilità viene
elevato a 15 anni dalla cessazione del lavoro (DPR n. 648 del 20/03/1956, pubblicato
sulla G.U. n. 173 del 13/07/56107
).
Con DPR n. 547 del 27/04/1955108
, vengono fornite le nuove norme per la prevenzione
degli infortuni, e i relativi obblighi dei datori di lavoro, dei dirigenti, dei preposti e dei
lavoratori, in sintonia con la normativa precedente.
Con DPR n. 303 del 19/03/1956109
, vengono emanate le nuove norme generali per
l igiene del lavoro, anch esse in piena sintonia con la normativa vigente in precedenza,
e con un considerevole ampliamento dei casi in cui sono previste le visite preventive e
periodiche dei lavoratori esposti a rischio di tecnopatia.
Con DPR n. 1169 del 21/7/1956 viene approvato il regolamento sull assicurazione
obbligatoria contro la silicosi ed asbestosi; all art.1 si specifica quanto segue: Ai fini
dell applicazione delle norme di legge e della tabella delle lavorazioni per le quali è
obbligatoria l assicurazione contro la silicosi e l asbestosi, le rocce, gli abrasivi e i
materiali indicati nella tabella medesima si considerano contenenti silice libera o
amianto quando questi siano presenti in percentuale tale da poter dare luogo, avuto
riguardo alle condizioni delle lavorazioni, ad inalazione di polvere di silice libera o di
amianto tale da determinare il rischio 110
.
In ambito CEE, mediante la Raccomandazione del 23/07/1962111
, viene proposta una
lista europea delle malattie professionali, suddivise in tecnopatie da agenti chimici (n.
25 patologie), cutanee (n. 2 patologie), da inalazione (n. 7 patologie, comprese silicosi,
associata o meno a tubercolosi polmonare, e asbestosi, associata o meno a tubercolosi o
a un cancro del polmone), da agenti infettivi e parassitari (n. 4 patologie), da carenza
vitaminica (n. 1 patologia), da agenti fisici (n. 3 patologie).
Successivamente la Corte Costituzionale segnala l illegittimità dell art. 74, II comma
del DPR 30/06/65 n. 1124, nella parte in cui non pone, agli effetti della rendita, chi è
colpito da malattia professionale nella stessa condizione di chi è invece colpito da
infortunio sul lavoro.
La Legge n. 780 del 27/12/1975112
estende la valutazione globale del danno, in pazienti
affetti da pneumoconiosi, anche a tutte le forme morbose dell apparato respiratorio e
107
DPR n. 648 del 20/03/1956, Norme modificatrici della L. n. 455 del 12/04/1943, sull assicurazione obbligatoria
contro la silicosi e l asbestosi, G.U. n. 173 del 13/07/1956.
108
DPR n. 547 del 27/04/1955, Norme per la prevenzione degli infortuni sul lavoro, s. o. G.U. n.158 del 12/07/1955.
109
DPR n. 303 del 19/03/1956, Norme generali per l igiene del lavoro, s. o. G.U. n.105 del 30/04/56.
110
DPR n. 1169 del 21/07/1960, Approvazione delle norme regolamentari per l attuazione della L. 12/04/1943, n.
455, modificata con D. L. 20/03/1956 n. 648, sull assicurazione obbligatoria contro la silicosi ed asbestosi. G.U. n.
263 del 26/10/1960.
111
G. Miraldi, Gli infortuni sul lavoro e le malattie professionali, CEDAM Ed., Padova 1979.
112
Proposta di Legge n. 793/C del 20/09/72, Estensione dei benefici previsti dalla L.27/07/62 n. 1115 ai superstiti dei
lavoratori colpiti da silicosi, associata o no ad altre forme morbose, contratta nelle miniere di carbone in Belgio, -
Proposta di Legge n. 245/C del 12/06/72, Modifica alle norme sulla prevenzione e l assicurazione obbligatoria
contro la silicosi e l asbestosi - Disegno di Legge n. 886/S del 21/02/73, Miglioramento al trattamento economico
degli infortunati del lavoro già liquidati in capitale o rendita vitalizia - Commissione 13/C, seduta 19/11/75 - 530°
seduta pubblica/S del 17/12/75 - Legge n. 780 del 27/12/75, Norme concernenti la silicosi e l asbestosi, nonché la
rivalutazione degli assegni continuativi mensili agli invalidi liquidati in capitale, G.U. 22/01/76 n. 19.