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TEMI & QUESTIONI  T&Q  308 
 
Giancarlo Ugazio
Intervista sulla
MCS- TILT
domande di
Celeste Altamura e
Patrizio Pacioni
commento di
Giulia Lo Pinto
 
L’Occhio di Horus APS 
Temi & Questioni
308
Giancarlo Ugazio
Intervista sulla
MCS- TILT
di Celeste Altamura
e Patrizio Pacioni
con il commento di
Giulia Lo Pinto
L’Occhio di Horus APS
Intervista	sulla	MSC‐TILT
di	Giancarlo	Ugazio
Tutti	i	diritti	riservati
©	2020	‐	L’Occhio	di	Horus	APS,	Aprilia
www.locchiodihorus.it
horus.aps@gmail.com
	
	
ISBN	978‐88‐32202‐16‐8
	
	
	
	
	
	
	
	
	
	
	
	
Questo	 libro	 è	 frutto	 dell’impegno	 a	 favore	 della	
prevenzione	 primaria	 del	 prof.	 Giancarlo	 Ugazio	 e	
dell’Associazione	 di	 Promozione	 Sociale	 e	 Culturale	
L’Occhio	di	Horus	APS.	Per	espressa	volontà	dell’Autore	e	
dell’Editore	è	dedicato	ad	incrinare	la	cortina	di	silenzio,	
di	incredulità	e	di	superficialità	che	circonda	coloro	che	
sono	affetti	da	Sensibilità	Chimica	Multipla.
Se infelice è l’innamorato
che invoca baci di cui non sa il sapore,
mille volte più infelice
è chi questo sapore gustò appena
e poi gli fu negato
Italo Calvino
6
7
PREFAZIONE
Il 4 giugno 2015 presi parte a un Convegno intitolato “La
sicurezza sul lavoro del personale militare impegnato nelle
missioni di pace: profili normativi, tecnici e sanitari” organizzato
a Trani dall’Associazione Donne Giuriste Italiane (A.D.G.I.).
A me fu chiesto di presentare la relazione intitolata “Aspetti
sanitari. A chi giovano uranio impoverito, asbesto & alluminio?”
Antonio Camuso presentò un’altra relazione, intitolata “I
muri di gomma sul caso uranio impoverito e malattie
professionali contratte in servizio dai militari”.
L’amico Camuso riscosse tutta la mia più completa
ammirazione per le informazioni divulgate e per lo spirito che
era sotteso a esse. Inoltre egli mi fece poi avere il testo
integrale, pubblicato da Malatempora, dell’intervista fatta dalla
dott.ssa Giulia Di Pietro all’Ammiraglio Falco Accame, sul tema
dell’uranio impoverito disperso nella guerra dei Balcani.
Lessi quel documento con la massima attenzione
rimanendone letteralmente affascinato. Però, la differente
cultura professionale mia, rispetto alla loro, mi aveva permesso
di captare qualche lieve smagliatura nella presentazione degli
aspetti sanitari correlati con il DU (Depleted Uranium).
Allora, mi ero permesso di registrare un pò di utili e
pertinenti modifiche alla loro versione originale. Li avevo poi
avvisati della mia iniziativa, domandando loro se fossero
incuriositi dalle novità introdotte col mio lavoro. Entrambi si
dichiararono curiosi di conoscere le possibili innovazioni.
Mandai loro il testo da me chiosato, che riscosse la loro piena
soddisfazione. Pubblicai in seguito l’intervista, con le mie
chiose, nel mio lavoro “Patologia ambientale, Passato, Presente
e Futuro”. Edito da ONA, Onlus Roma, 2017 - ISBN 978-88-
99182-19-9.
8
Allora, avevo collezionato già quasi un decennio di
“militanza” nello studio e nella sperimentazione semeiologica
direttamente con pazienti affetti da MCS-TILT – Multiple
Chemical Sensitivity- Toxicant Induced Loss of Tolerance.
Mi sentivo pronto a sostenere un’intervista su questo tema;
allora contattai Giulia Di Pietro per sapere se fosse disposta a
intervistarmi lei in questa nuova avventura. Mi rispose col suo
consenso. Dato che era passato del tempo da quando aveva
interrogato Accame a casa dell’intervistato, le offrii di tenere i
contatti su un testo che le avrei mandato per e-mail. Sulle prime,
parve d’accordo, ma poi si eclissò, e non seppi più nulla. Fui
sorpreso da quella fine inattesa, e non ci pensai più per anni.
Di recente, dopo l’esperienza positiva con Amaranto.
Amaro Amianto1
, di Patrizio Pacioni, pensai di interessare lui per
questa impresa. Egli fu sorpreso del mio invito, ma mi disse che
non si sentiva adatto a un progetto di tal fatta. Allora pensai a
Celeste Altamura, che conobbi tanti anni fa, tra il pubblico di una
ventina di amici e conoscenti che, a casa mia, assistettero a una
presentazione di prova di una conferenza, la prima, che avrei
tenuto in pubblico a Settimo Torinese, sulla MCS.
Grazie al ricordo positivo di quell’esperienza,
recentemente, rivolsi anche a lei l’invito di intervistarmi, per e-
mail, sulla MCS. Pertanto mandai tutte le indicazioni per leggere
i miei scritti sul tema, a partire dalle tre monografie inserite nel
sito web www.grippa.org, oltre alle altre mie pubblicazioni degli
ultimi tempi. Il 22 ottobre 2020 il Pacioni, a metà novembre
l’Altamura, mi fecero avere l’uno nove domande, e l’altra sei.
Quindi, circa due settimane fa, cominciai a redigere le risposte,
corredandole con le illustrazioni elaborate nel corso di tanti anni.
1
[N.d.E.] Amaranto. Amaro Amianto è iIl dramma scritto da Patrizio Pacioni,
liberamente ispirato al diario di Manuela Costalli, vedova di una vittima
dell’amianto. Giancarlo Ugazio ha contribuito nella stesura fornendo tutte le
informazioni di carattere medico e scientifico.
9
In corso d’opera, mi parve utile, per il lettore, che il dialogo
fosse letto e commentato anche da Giulia Lo Pinto, l’altra
malata che mi gratificò con la frase: “Grazie di esistere”, oltre
che con quanto ha scritto nel commento della domanda 15.
Ora, alla fine di questa ennesima fatica, ho chiesto a una
collaboratrice informatica di vecchia data, Annarita Serra,
esperta in questa disciplina, di volermi rivedere la stesura
attuale dell’intervista. Tra l’altro, oltre al dovere di ringraziarla di
cuore per tutto l’aiuto che mi ha dato in tanti anni, ho il piacere
di informare i lettori che Annarita definisce, da sempre, i miei
scritti “Manuali di sopravvivenza”.
Concludendo questa nota che ha carattere eminentemente
divulgativo, sono obbligato a esprimere la mia più sincera
riconoscenza a Celeste Altamura, Patrizio Pacioni, e Giulia Lo
Pinto. Compio tale dovere con molto piacere, giacché questi
amici mi hanno reso possibile realizzare un magnifico sogno
che covavo da un lustro e che, ormai, ero rassegnato a
considerare svanito.
Del resto, la fine di quest’avventura non avrebbe potuto
essere diversa, considerando: la vecchia militanza di Celeste
nella conoscenza dei problemi sanitari e sociali della MCS-TILT,
la collaborazione e la stima reciproca con Patrizio, nate intorno
al suo magnifico recente lavoro teatrale Amaranto, e da ultimo,
per l’elenco, ma primo, per l’importanza morale e per la
cronologia, la reciproca fraterna amicizia con Giulia, impiantata
su un rapporto medico-paziente di una serietà e disponibilità
fuori dal consueto, direi raro, in considerazione dell’ignoranza
del problema etico-sociale, oltre al negazionismo, ancora oggi
tanto diffuso nella classe medica.
gu
10
LE DOMANDE
Ho unificato le nove domande di Pacioni e le sei domande di
Altamura in una unica intervista, costruita seguendo un iter logico
di trattazione dei vari aspetti dell’argomento in modo da favorire al
massimo il lettore.
Ne è risultato l’elenco seguente, ove ho mantenuto
l’evidenziazione di chi aveva formulato la domanda in origine,
indicando n.A = Altamura e n.P = Pacioni
1 [1P]
In cosa consiste, sinteticamente, la MCS (Sensibilità
Chimica Multipla)?
2 [2P]
Quando è avvenuta e a chi si deve la sua scoperta?
Con quali modalità?
3 [3P]
Esiste da sempre e si è aggravata con l’aumentare
dell’inquinamento o si può considerare una nuova
sindrome? Quali ne sono gli sviluppi prevedibili nei
prossimi decenni?
4 [4P] Com'è distribuita nel mondo?
5 [5P]
Che incidenza ha sulla popolazione italiana in
percentuale e (ove possibile) in termini di distribuzione
tra le varie regioni?
6 [6P]
Da quello che ho capito attraverso i suoi scritti, mi è
parso di capire che si tratta di una malattia incurabile
ma non ingestibile. È così?
7 [1A]
Come potrebbe essere in grado il medico
convenzionato a capire se un proprio paziente è affetto
da patologia ambientale, in particolare cosa dovrebbe
essere in grado di sapere e quali linee guida dovrebbe
indicare al proprio paziente?
8 [2A]
È possibile prevedere la durata minima di tempo di
esposizione agli inquinanti secondari affinché possano
provocare danni all’uomo come la comparsa di forme
tumorali?
11
9 [3A]
È quindi possibile “fermare” l’avanzare della propria
malattia prima della manifestazione dei sintomi? In
particolare, è possibile prevenire la malattia non
sottovalutando sintomi, come ad esempio lievi fastidi
durante l’esposizione ad agenti inquinanti? (come nel
caso del bibliotecario toscano)
10 [7P]
I malati di MCS passano talvolta per persone
stravaganti, “fastidiose” per i vicini e per chi viene in
contatto con loro. Perché? E soprattutto, chi sono i veri
“pazzi”?
11 [8P]
L'amianto si rimuove anche se a fatica; nella
produzione di energia si può optare per l'eolico, il solare
e altri metodi di produzione meno invasivi ed inquinanti.
Cosa si può fare invece, a suo giudizio per la MCS?
Quale modello di sviluppo si può pensare per ovviare a
questo specifico problema?
12 [4A]
Come ci si può liberare al 100% dall’amianto ingerito
involontariamente e nonostante l’adozione delle cautele
consigliate?
13 [5A]
Nonostante i danni provocati dall’amianto, ne è stato
consentito nuovamente da due anni l’utilizzo del
minerale nell’edilizia.
14 [6A]
Com’è possibile che i Paesi riconoscano le invalidità da
esposizione all’amianto ma allo stesso tempo ne
consentano l’utilizzo?
15 [9P]
Per aiutare chi leggerà questa intervista a capire meglio
quest’argomento, ci può raccontare qualche esperienza
particolarmente toccante in cui le sia capitato di
imbattersi personalmente?
12
LE RISPOSTE
1
In cosa consiste, sinteticamente, la MCS
(Sensibilità Chimica Multipla)?
L’acronimo MCS significa, in inglese, Multiple Chemical
Sensitivity, o Sensibilità Chimica multipla, cioè l’incapacità-
impossibilità di tollerare le sostanze (atomi, ioni, molecole,
composti inorganici e/o organici, volatili o solidi) diffusi
nell’ambiente che ci circonda e che entrano nel nostro
organismo con l’acqua, o i liquidi, che beviamo, con i cibi che
mangiamo, con l’aria che respiriamo o con cui siamo in contatto.
Moltissimi di questi “veleni” ambientali sono d’origine
antropogena, cioè sono prodotti, o diffusi, dall’uomo, in
circostanze occupazionali, nei tre principali settori produttivi, il
primario, l’agricolo, il secondario, l’industriale, o il terziario,
quello che eroga i servizi alla collettività.
Tanti altri, invece, sono naturali, perché prodotti dai
compagni dell’uomo nella sua avventura di vita sul nostro
pianeta, piante e animali. In altre parole, provengono dal mondo
vegetale e dal mondo animale, rispettivamente. Pero, anche in
queste circostanze, l’uomo non sempre è solo il bersaglio finale
dell’azione patogena di questi veleni naturali, ma può anche
intervenire in “corso d’opera”. Un semplice esempio può chiarire
le idee su questa peculiare circostanza. Questo fenomeno
occorre quando un essere umano, per lavoro o per diletto, per
esempio, estrae dal giacimento minerario fibre d’amianto,
oppure estrae da un fiore il profumo che la natura gli ha donato
come il mezzo per produrre un composto che gli permette la
conservazione della specie biologica: i geni e gli enzimi, giacché
gli garantisce il richiamo degli insetti impollinatori, senza i quali,
la specie si estinguerebbe.
A proposito di questo “divenire” di agenti ambientali nocivi
13
s’impone di esporre alcune importanti precisazioni, al fine di
permettere al comune lettore, eventualmente predisposto, nel
genoma, a perdere la tolleranza di uno o più veleni diffusi
nell’ambiente (aria, acqua, cibi), per riuscire, tempestivamente,
a individuare un rapporto preciso di causalità tra l’esposizione e
la comparsa dei sintomi conseguenti.
Alison Johnson (Casualties of progress, 2000) nel suo
capolavoro, fu molto chiara e convincente nello stabilire questo
nesso eziologico, in altre parole, di causalità. La conoscenza e
la consapevolezza sono ingredienti preziosi per una
prevenzione primaria per davvero. L’Alison è arrivata a
suggerire a chi avverte i primi – strani – sintomi, di prender nota,
sul diario quotidiano, tutti i comportamenti, insoliti, del soggetto
che sta guadando per la prima volta il fossato tra un’esposizione
per lui/lei “nuova” e la comparsa di sintomi mai avvertiti prima.
Solo il collegamento oggettivo tra causa ed effetto può
insegnare al paziente, non più cittadino sano, a evitare ulteriori
esposizioni. Giacché la MCS consolidata, in secondo e/o terzo
stadio, è irreversibile, e in buona sostanza incurabile, il
cosiddetto evitamento (di nuove esposizioni) attuato il più presto
possibile, è l’unico provvedimento che il malato può prendere,
per non peggiorare verso intollerabili condizioni di sofferenza.
Per esempio, Denise Nichols (1998) depose che avrebbe
preferito ritornare dalla guerra del golfo senza un braccio che
essere “amputata” della vita intera.
Altre importanti prerogative dei veleni ambientali, da tenere
sempre in conto, sono: 1) non s’incontrano mai soli, uno per
volta, ma ci aggrediscono in gruppo, quanti sono, là e in quel
momento (per esempio, sul marciapiedi di una via cittadina,
possiamo inalare le PM, emesse dai motori a scoppio degli
autoveicoli, insieme con 2) i campi elettromagnetici emessi da
strutture fisse o da apparecchi della telefonia mobile. In tali
circostanze si può verificare, non solo, la sommatoria dei due
tipi di danno biologico, ma un effetto cocktail di sinergismo o di
14
potenziamento tossicologico. In modo comparabile, potremmo
andare incontro a una deleteria trasformazione chimica del
veleno. È questo l’esempio di due metalli, frequenti inquinanti
dell’acqua: il mercurio e l’arsenico.
Entrambi possono subire trasformazioni biochimiche,
legandosi a molecole organiche. Il mercurio, quando si lega al
gruppo metilico, diviene liposolubile, poi può entrare
liberamente nel tessuto nervoso del cervello, ed esprimere tutta
la sua elevata neuro tossicità. Invece l’arsenico, che nelle falde
acquifere di talune zone del mondo è assai concentrato,
(Bengala e Bangla Desh), quando si lega a molecole organiche,
perde parte della sua originale tossicità di metallo.
Un’altra peculiare prerogativa che un veleno ambientale
può danneggiare un essere umano sia in ambiente di lavoro sia
in ambiente non lavorativo. È classico il cromo di una fabbrica di
cromatura, disperso nell’aria, sotto forma di polvere, quindi
inalato, che è esattamente il medesimo atomo quando è
disciolto nell’acqua potabile di una falda acquifera in cui è
defluito per perdite da un impianto d’uso di produzione
industriale. Inalato o bevuto, quel Cr6+
può arrivare alle stesse
cellule suscettibili di cancerogenesi e legarsi come addotto al
DNA cromosomale del nucleo cellulare, innescando il processo
di cancerogenesi.
A questo punto, l’autore promette al potenziale lettore che
gli risparmia l’elencazione sistematica e dettagliata degli agenti
patogeni della MCS giacché non ha il dovere di compilare un
trattato sul tema, ma ha solo il compito di trattare l’argomento
con una chiarezza sufficiente affinché un cittadino comune,
dotato di un appropriato spirito critico, sappia coltivare il
sospetto che anche il più innocente gesto, o qualunque atto
operativo della sua vita, può esporlo a un veleno patogeno per
la MCS.
Per finalità di chiarezza, sebbene la domanda originare
15
chiedesse una definizione “sintetica” della sindrome in cartello,
ottempererò al mio dovere di completezza e di chiarezza.
Perciò, riporterò le immagini con gli schemi delle più comuni e
frequenti sedi di esposizione ai veleni ambientali (extra-
lavorative o occupazionali), da un lato, e delle sedi anatomiche
dei sintomi più comunemente sofferti da un paziente, dall’altro.
Per chiudere succintamente la trattazione delle risposte
alla prima domanda, faccio ricorso a un’affermazione “lapidaria”,
ricorrendo alla diretta voce di molti malati. Ho sentito più d’uno
dire che: “Sono sensibili a TUTTO”. Infatti, l’anamnesi
alimentare del paziente n. 4 della monografia MCS-III del sito
web grippa.org insegna che le sue residue tolleranze alimentari
sono circoscritte a due-tre alimenti o bevande.
Però, a questo punto, mi s’impone anche di: riportare un
inventario schematico sia degli agenti patogeni, da un lato, sia
dei sintomi che ne conseguono più comunemente, dall’altro, e
precisare che non esistono mai due malati uguali. Il sanitario
“curante”, cioè non negazionista, deve far ricorso sempre a un
approccio anamnestico rigorosamente individuale. In altre
parole, al medico, nell’interesse del paziente, di là dagli schemi
dei protocolli ufficiali della scienza biomedica, si raccomanda di
accettare e di registrare qualunque esposizione ambientale, di
vita o di lavoro, di un paziente che si dimostra, quanto al
rapporto di causa/effetto, all’opposto del soggetto intervistato
cinque minuti prima, o mezz’ora dopo. Per esempio, un
soggetto non può nemmeno sentir parlare dei frutti delle
solanacee, mentre invece un altro mangia impunemente patate
fritte cosparse di salsa di pomodoro, oppure fette di melanzane
grigliate.
Un'altra circostanza di divergenza anamnestica potrebbe
interessare í due partner di una coppia. Generalmente,
nemmeno loro sono consapevoli del rischio che entrambi
facciano parte di quel dieci percento della popolazione generale
di un paese tecnologicamente sviluppato, e non hanno ancora
16
per le mani riscontri diagnostici preventivi di un’anomalia
genetica personale. Tranne un evento casuale di questo tipo,
due coniugi non possono avere nemmeno il più lieve sospetto
della possibilità di correre insieme il rischio di ammalarsi di MCS
– TILT.
L’autore della presente esperienza ha ben presente il caso
di due coniugi piemontesi che, dopo una vita di occupazioni
lavorative diverse tra loro, dopo il TFR, hanno rallegrato i loro
giorni di pensionati col diletto di un hobby, tanto attraente
quanto rischioso: il restauro di mobili antichi. Puntualmente,
dopo pochi mesi di quest’attività rischiosa, in entrambi, si è
sviluppata una grave intolleranza per i veleni aero-dispersi, non
solo i disinfestanti per il tarlo, ma anche per i prodotti di
combustione, del tabacco, del legno, del carbone e dei diversi
combustibili, domestici e industriali.
Ancora, a proposito dei partner di una coppia, per quanto
concerne l’immancabile ricaduta dell’affezione MCS sui loro stili
di vita, è doveroso citare un’altra grave e curiosa conseguenza
comportamentale. Frequentemente, quando è malato lui, parte
della minoranza del bacino nosologico, il 20%, lei non smette di
usare profumi, fragranze, prodotti di bellezza, detersivi,
sbiancanti, ammorbidenti, prodotti tanto diffusi nella cura degli
ambienti domestici, e degli effetti personali, oppure concimi e
insetticidi usati da una massaia dotata di pollice verde. Quando
invece è lei a essere sofferente, per un 80% della popolazione
dei malati, lui non si rassegna a rinunciare al fumo di tabacco, ai
profumi dei dopo-barba o di saponi vari. Entrambi i partner
malati conducono una vita d’inferno, molto più pesante del
prevedibile, ma prevenibile, a patto che ci fossero
consapevolezza, rispetto umano e ... amore in chi sta bene. La
causa di ciò è un insieme di pulsioni umane disdicevoli,
ignoranza ed egoismo, in primis. Le conseguenze, spesso, sono
la separazione dei partner, con l’abbandono dell’eventuale
prole, da parte del genitore malato, il più debole.
In questo tragico scenario, la sussistenza di prole
17
costituisce non una fonte di gioia, come capita in gran parte
delle coppie di genitori, ma una grave preoccupazione, sia per
le pesanti esigenze della vita dei figli, sia, anche, per il rimorso
di aver messo al mondo esseri destinati a una perpetua
infelicità, a causa delle sofferenze fisiche ed esistenziali cui
sono condannati da improvvidi genitori. Alcuni anni fa, questo
pensiero, su una situazione sociale di difficile gestibilità,
fortunatamente poco diffusa e prevenibile, mi aveva suggerito di
interpellare la malata di MCS che leggerà la presente nota e la
commenterà prima della divulgazione, domandandole il suo
parere sull’opportunità di informare le coppie a rischio di
procreare prole infelice, non per un programma di eugenetica,
ma al fine di evitare di dar vita a nuovi esseri umani gravemente
sofferenti. La risposta, data da persona ben informata dei fatti,
fu positiva per un’informazione corretta.
Fatte queste premesse, passo alla tipologia più frequente
sia dei diversi agenti patogeni della MCS, cui potrebbe essere
esposta la popolazione generale, in ambiente occupazionale od
extra-lavorativo, sia della sintomatologia, variabile tra i vari
distretti dell’organismo, tra i diversi pazienti, oltre che nel tempo,
innescata dalla perdita della tolleranza verso di essi.
Dati personali tratti dalla pubblicazione “Patologia
Ambientale, Passato-Presente-Futuro” di Giancarlo Ugazio,
Editore ONA Onlus, Roma, 2017, ISBN 978-88-99182-19-9,
cap. XIII, pag 1297.
18
13.1. SCM: Sensibilità Chimica Multipla o MCS: Multiple
Chemical Sensitivity.
TILT: Toxicant Induced Loss of Tolerance.
Sindrome multifattoriale e multi sistemica, devastante e
irreversibile, che colpisce circa il 10% della popolazione,
geneticamente predisposto ed esposto ripetutamente ad
agenti patogeni ambientali, anche a dosi infinitesime. La
diagnosi si basa prevalentemente sull’anamnesi.
Alterazione molecolare: circolo vizioso del perossinitrile
NO/ONOO-
TIPOLOGIA AMBIENTALE DEGLI AGENTI PATOGENI DELLA
SCM
19
TIPOLOGIA SISTEMICA DELLA SINTOMATOLOGIA
Le informazioni di questi schemi richiedono alcune precisazioni:
la distinzione tra ambiente lavorativo e ambiente di vita è
pleonastica quando si tratta dello stesso agente; i sintomi
possono comparire in alcuni distretti, poi spostarsi altrove,
nell’organismo, oltre che mutare d’intensità e durata.
20
2
Quando è avvenuta e a chi si deve la sua
scoperta? Con quali modalità?
Personalmente, sono inciampato nell’MCS piuttosto tardi,
nella mia vita biologica e di ricercatore biomedico, anzi quasi
alla fine di essa.
Nel luglio 2006, inaspettatamente, ricevetti una chiamata
telefonica che proveniva da un’amica di vecchia data, Fabiana
Cioni, di Rosignano, che mi chiedeva la cortesia di controllare,
da medico, una storia clinica (anamnesi) di un malata grave di
MCS.
Quella fu la prima volta, in assoluto, che incontravo quella
sigla e, ovviamente, non sapevo di che malanno si trattasse.
Però, dopo aver espresso l’accettazione della richiesta, mi
precipitai sul computer per cercare lumi sul quesito. Imparai
quale problema affliggeva la paziente, da un lato, mentre anche
incontrai gli scienziati che avevano studiato l’entità nosologica
ed avevano pubblicato i risultati delle loro ricerche, dall’altro.
Feci quindi la conoscenza di David Overstreet et al (1996),
Nicholas Ashford e Claudia Miller (1998), e di Alison Johnson
(2000). La prima pubblicazione, su una rivista periodica in
inglese, descriveva lo studio di un modello della MCS in animali
sperimentali (ratti), la seconda era un libro di ricerche
osservazionali in una popolazione umana, già tradotto in
italiano, il terzo, in inglese, era una rassegna di testimonianze
personali di cinquantasette pazienti affetti da MCS, editate con
grande cura dalla Johnson, lei stessa, giornalista free lance,
affetta dalla sindrome, quindi persona ben informata dei fatti.
Lessi attentamente il primo lavoro, in un estratto ottenuto
dalla biblioteca di facoltà, poi acquistai sia il volume del
secondo, già tradotto, sia quello del terzo, in lingua originale. Da
quei giorni in poi, per circa un mese, fui occupato a leggere con
cura i due nuovi libri, che illustravano bene lo stato dell’arte sul
tema della MCS.
21
Devo dire che l’opera della Johnson, Casualties of
Progress (Vittime del Progresso) (alias, Le testimonianze di 57
canarini della miniera), mi affascinò profondamente. Quasi
inconsapevolmente, dopo pochi giorni di questo studio, avendo
alle spalle non più di una decina di storie cliniche, una più
interessante delle altre, mi scoprii intento a tradurre in italiano il
testo dell’opera, soddisfattissimo di poter condividere quelle
novità scientifiche, per me uniche, con miei connazionali,
sanitari, studenti, e pazienti, potenziali o già malati. A quel
punto, un barlume di buonsenso mi suggerì di chiedere alla
Johnson l’autorizzazione di tradurre e di divulgare il suo
capolavoro a beneficio dei soggetti sopra detti, potenzialmente
interessati alla prevenzione del malanno.
Mandai quindi un messaggio di richiesta all’autrice, per
posta elettronica, prima presentandole le mie credenziali
accademiche, poi esplicitando la prospettiva che le sue
testimonianze avrebbero permesso alla salute pubblica del
Belpaese di star lontana dalla percentuale del 10% della
popolazione generale a rischio, considerato il paese tanto
ecologicamente inquinato da agenti patogeni quanto sviluppato
nella tecnologia, infine garantendole la completa assenza di
lucro dall’operazione divulgativa. Allora, passarono parecchie
settimane senza una sua risposta, pertanto le rimandai il
messaggio come sollecito. Infine mi rispose acconsentendo al
programma di traduzione e di divulgazione della sua opera
editoriale e d’insegnamento medico.
Senza dover più affrontare alcuna preoccupazione,
continuai il lavoro sistematico di traduzione, poi di ripasso, infine
pubblicai la versione italiana dell’opera con il nome di
Monografia MCS-I, nella sezione DIVULGAZIONE del sito web
grippa.org (acronimo di Gruppo di Ricerca per la Prevenzione
della Patologia Ambientale), che può essere visitato e scaricato
da chiunque, a costo zero.
22
Questa è la cronistoria fedele della mia imprevista
avventura scientifico-divulgativa a proposito della MCS. D’altra
parte, ammetto che l’abbia incontrata tardi, ma poi ho
recuperato il tempo perduto, grazie ad una cospicua mole di
lavoro e soprattutto mediante un’assoluta disponibilità d’animo
di ascolto e di comprensione. Queste due ultime prerogative mi
hanno gratificato con l’espressione testuale: “Grazie di esistere”
rivoltami da due delle pazienti più gravi che ho incontrato negli
anni recenziori.
A questo punto, ammetto senza esitazione, rimane ancora
aperto il problema di pronunciarmi sullo scopritore di questa
entità nosologica, come da domanda [2P]. Istintivamente, ma
razionalmente, mi sentirei di pronunciare l’amato nome di Alison
Johnson. Non è che costei abbia scoperto uno specifico agente
patogeno, per l’MCS, come se fosse stato il Vibrio cholerae (da
F. Pacini, 1854 e da R. Koch, 1883) o la Yersinia pestis (da S.
Kitasato e A. E. J. Yersin, 1894); ma perché, per prima, ebbe il
merito di chiamare col nome più appropriato, gli autori della sua
collezione di testimonianze: “Casualties of Progress”, cioè “LE
VITTIME DEL PROGRESSO”.
E ora mi corre l’obbligo anche di dare al lettore
un’adeguata spiegazione di tale dictum. Però, per far questo, mi
occorre retrocedere un poco nella storia dell’umanità.
Negli anni 1972-1974, ad Afar, località dell’attuale Etiopia
(Africa), un gruppo di paleo-antropologi ebbe la ventura di
trovare molte (52) ossa fossilizzate costitutive di circa il 40%
dello scheletro di un esemplare di Australopithecus afarensis,
risalente a 3,2 milioni d’anni fa.
Quegli scienziati accertarono che alcune peculiari
conformazioni delle ossa, in particolare dei tarsi, indicavano che
Lucy, nome dato al soggetto preistorico, aveva una postura
bipede ed eretta. In sostanza, era uno o l’unico primo ominide,
diverso dai primati. Infatti, non camminava a quattro zampe, due
anteriori e due posteriori, ma aveva due braccia e due gambe,
23
quindi con due mani e due piedi, rispettivamente. Con le prime,
poteva anche eseguire operazioni elaborate, controllate dalla
funzione di un sistema nervoso centrale adeguato, contenuto in
una scatola cranica di sufficiente volume. Nel corso dei millenni,
quell’ominide riuscì anche a manifestare opere correlare col
pensiero e con la fantasia. Le molte pitture rupestri che, in tempi
recenziori, sono state scoperte dagli speleologi in diverse zone
del pianeta, ne sono una magnifica testimonianza.
Poi, venendo in qua col tempo, attorno a 3.400 anni a. C.,
l’uomo (il popolo dei Sumeri, in Mesopotamia) ha inventato la
scrittura. Da allora è partito l’orologio della Storia. In seguito, nel
bacino mediterraneo, è fiorita la civiltà di Roma, nell’età antica.
Quindi, dopo la caduta dell’impero romano d’occidente (476
d.C.), i popoli mediterranei hanno vissuto i secoli bui del Medio
Evo, periodo di oscurantismo culturale e tecnologico, terminato
con l’esplorazione navale di Cristoforo Colombo (1492) che
portò alla scoperta del nuovo mondo. L’occidente è poi passato
all’età moderna, infine, con il discrimine della rivoluzione
francese (1789), è subentrata l’età contemporanea. Proprio
questo è il periodo storico in cui hanno avuto luogo molte
invenzioni e scoperte, per merito di uomini colti e intelligenti, che
hanno dato il progresso alla società, da un lato, ma condizioni
ambientali di rischio per la salute e il benessere dell’umanità,
dall’altro. Troppo spesso, la salute ambientale ha lascito il posto
alla patologia ambientale, suo reciproco e prodotto di quel
progresso che, ben presto, ha fatto le sue vittime, molto più
numerose delle cinquantasette di Alison Johnson.
A questo punto, per dovere di chiarezza e di completezza,
è utile abbozzare un inventario succinto di alcune invenzioni-
scoperte pertinenti, dell’età contemporanea (XIX e XX secolo).
In quel periodo, in sequenza, tra l’altro, furono elaborate le
tecnologie ottimali per: la sintesi dell’anilina (colorante) e del
bromuro (farmaco calmante), per la vulcanizzazione del
caucciù, per la produzione industriale dell’acciaio, la sintesi
24
dell’acido acetilsalicilico (farmaco), la produzione industriale
della soda, la produzione della dinamite (Nobel), la produzione
dell’alluminio e del nichel puri, la produzione di fibre tessili
innovative (rayon), la produzione dell’elettricità, idraulica e
termica, e della loro distribuzione alla più estesa utenza
possibile, settore industriale allora beneficiario di un
considerevole decollo. Nello stesso periodo di tempo, furono
inventati: il telefono (Meucci e Bell), il cinematografo (Fratelli
Lumiere), il telegrafo (Marconi), il motore a scoppio, a
combustione interna, a benzina, o a nafta (Diesel).
Tutte queste innovazioni tecnologiche, applicate al
trasporto di persone e cose, diedero un grande sviluppo alle
ferrovie e al commercio legato alla navigazione marina, lacustre,
fluviale, con l’addio ai velieri di vecchia costumanza.
Pensare alle trasformazioni del mondo civile, al tenore di
vita dell’erede della Lucy Afarensis, indubbiamente, fa
strabuzzare gli occhi. Però, come dice l’adagio, non è oro
tutto ciò che luccica. Ogni medaglia, ogni conio, ha una testa e
una croce: benefici e inconvenienti, in compensazione
reciproca.
Il cittadino del tempo della rivoluzione industriale, fu in
grado, da un giorno all’altro, per illuminare il suo ambente di vita
o di lavoro, di passare dall’accensione di una candela di cera
mediante un adatto acciarino, all’accensione di una lampadina
elettrica, pigiando il pulsante di un interruttore. Inoltre, viaggiò
comodamente e velocemente, in automobile, in treno oppure in
nave. Però, quello stesso cittadino, all’improvviso, fu esposto a
tutti quei composti, molecole, atomi, ioni, impiegati nelle nuove
tecnologie dette sopra, per lui assolutamente nuove, e in
condizioni ambientali, per lui, nuove.
Inconsapevolmente fu costretto ad adattarsi a esse.
L’adattamento, talora, si manifestò attraverso reazioni
d’intolleranza. La croce di quella medaglia, del progresso, fu
spesso identificata con un depauperamento della salute, del
25
benessere, non raramente da malattie. Proprio allora, nacquero
la medicina occupazionale e l’igiene, gestite da specifici cultori, i
ricercatori-docenti, da un lato, e gli utenti, i malati, o i soggetti a
rischio, in via di “adattamento”.
Quelle innovazioni, non solo, beneficiarono lo stile di vita
delle collettività nazionali ma, insieme, misero a dura prova sia
le scienze mediche specifiche, quanto al sapere, sia la classe
imprenditoriale, detentrice del denaro messo in gioco, stimolata
come mai prima d’allora in una pesante tenzone etico-sociale.
Questa, da un lato, era tesa dal profitto pecuniario, dall’altro era
tenuta al rispetto della dignità umana e della salute dei
prestatori d’opera che agivano nell’azienda.
La storia ci insegna, senza ombre di dubbio, che quella
bilancia non fu, e non è, sempre in equilibrio. L’egoismo umano,
talora il cinismo, spesso la facevano, e la fanno, pendere dal
lato del profitto, a scapito della salute, del benessere, e talora,
della vita del prestatore d’opera (le morti da lavoro).
Un chiaro esempio di queste conflitto s’incontra
nell’impiego dell’asbesto. Questo minerale, naturale, già noto e
sporadicamente usato nel Medio Evo, ha tante prerogative
favorevoli. Nel mondo, ce n’è in abbondanza, costa poco, può
essere lavorato agevolmente con le nuove tecnologie d’oggi, è
durevole per molto tempo, e possiede prerogative tecnologiche
molto vantaggiose, essendo un ottimo coibente termico,
acustico, ed elettrico. Però, il rovescio della medaglia, la croce
della moneta, sta nel fatto che le sue fibre sono cancerogene
per quasi tutti i tessuti dell’organismo umano. Il cane, animale di
compagnia dell’uomo, manifesta una suscettibilità comparabile
con quella umana.
A causa di questo increscioso grave squilibrio tra costi e
benefici, triste palestra dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo,
legato all’impiego industriale dell’asbesto, non solo si assiste al
pagamento di un prezzo pesantissimo da parte del lavoratore
(col depauperamento di benessere, salute e vita), a favore del
26
profitto imprenditoriale, ma anche a un ingrediente basilare di
questa situazione: l’inganno.
Incidentalmente, posso e devo ricordare al lettore che la
classe imprenditoriale, già dagli esordi della rivoluzione
industriale, ha sempre frodato la società, soprattutto la classe
lavoratrice, con il “silenzio” sulla verità, relativa ai rischi
dell’asbesto: proprio qui sta l’inganno di cui ho detto sopra. E
tale frode, per gli imprenditori specifici, non vale solo per il
minerale coibente, ma per tutte le materie prime e/o i prodotti
finiti; si pensi al cromo6+
, all’alluminio, al mercurio, ai ftalati, al
talco, a tutto.
Su questo tema particolare, amo citare la preziosa,
pubblicazione di Lilienfeld (David E. Lilienfeld, Il silenzio:
l'industria dell'amianto e la ricerca sul cancro professionale
iniziale - Uno studio di caso. Am J Public Health, 81, 791-800,
1991).
Questo ricercatore afferma: “Al fine di conoscere le attività
aziendali riguardanti l’identificazione dei cancerogeni
occupazionali, all'inizio del secolo (1900), sono state esaminate
le azioni di un settore produttivo, l'industria dell'amianto. Questa
industria, in concerto con molti dei suoi assicuratori,
sistematicamente ha sviluppato e poi occultato le informazioni
sulla cancerogenicità dell'asbesto. Lo sviluppo delle avvertenze
per gli esposti ad asbesto è stato ritardato. Come risultato,
milioni di lavoratori furono esposti al cancerogeno e centinaia di
migliaia morirono. Questi eventi sono stati collocati nell’ambito
di simili attività in altri settori durante quel periodo”.
Ecco perché ho detto che l’inganno imprenditoriale può
interessare qualunque processo produttivo, in qualunque
settore, primario, agricolo, secondario, industriale, terziario, dei
servizi. Quest’autore, illustrata la pecca, si spinge a proporre
una possibile pena, come deterrente, usando la citazione
scritturale: “Se un bue colpisce con le corna qualcuno che poi
muore, il bue dovrà essere ucciso, e la sua carne non potrà
27
essere mangiata; però il padrone del bue non sarà
responsabile. Al contrario, se il bue ha dato indicazioni di
incornare persone e il suo padrone era informato, ma il bue non
è stato rinchiuso e poi ha ucciso qualcuno; il bue sarà ucciso e
dovrà essere ucciso anche il suo padrone”. (Esodo 22: 28-29).
Quasi contemporaneamente alla pubblicazione di
Lilienfeld, Abrams aggiunse una triste considerazione sul
binomio asbesto e salute. (Herbert K. Abrams, Storie segrete di
Medicina Occupazionale. Environmental Research, 59, 23-35,
1992). Quest’autore domanda: “Quante vite avrebbero potuto
essere salvate se le osservazioni di Gardner, comprese quelle
sulla relazione tra cancro polmonare e asbesto, fossero state
pubblicate subito e senza censura?”
L’immoralità nel trattamento del problema asbesto è solo
un prototipo, piuttosto circoscritto, ma può essere riferito, tal
quale, anche alla MCS.
Infine, a proposito dell’estensione e alla gravità del rischio
asbesto, è utile l’illustrazione riportata nella pagina seguente e
utilizzata anche per la Relazione presentata a Torino il 26
ottobre 2016 al Convegno di commemorazione del dottor Paolo
Pitotto tenuto presso la Terrazza Solferino, “Reiterazione della
geografia anatomica delle patologie correlate con l’esposizione
occupazionale e/o non lavorative all’asbesto”.
28
LOCALIZZAZIONE ANATOMICA DELLE PIU’ FREQUENTI
PATOLOGIE DA ASBESTO
29
3
Esiste da sempre e si è aggravata con
l’aumentare dell’inquinamento o si può
considerare una nuova sindrome? Quali ne sono
gli sviluppi prevedibili nei prossimi decenni?
La risposta a questa domanda è implicita nella
precedente risposta [2P]. L’avverbio sempre è pleonastico,
perché è solo dopo la rivoluzione industriale, avvenuta a cavallo
tra XIX e XX secolo, che l’ambiente ha subito un grave
insudiciamento da agenti patogeni, responsabili, tra l’altro,
anche della MCS. (Sensibilità Chimica Multipla).
Piuttosto, a questo punto, devo citare un altro parametro
temporale che si è realizzato in tempi assai recenziori, e che
costituisce un valico di progresso e di nuova morbilità. Si tratta
dell’esordio, nel mondo moderno, della telefonia mobile, con
tutti gli innumerevoli apparecchi telefonici, e con tutte le strutture
di rice-trasmissione tra le “cellule” del sistema. L’evento risale al
3 aprile 1973.
In quel giorno, è iniziata una nuova era, sia nelle tele-
comunicazioni, sia nella medicina della collettività. La
sensibilizzazione da veleni ambientali si è arricchita di un nuovo
agente patogeno, fisico, che si è affiancato a quelli chimici. Di
conseguenza, l’acronimo MCS, per la precisione, dovrebbe
essere integrato con TILT (Toxicant Induced Loss of Tolerance =
Perdita di Tolleranza Indotta da Veleni Ambientali).
In altre parole, si è trattato della comparsa di una nuova
entità nosografica.
Infine, riguardo alla prevedibilità della possibile
evoluzione di essa nel tempo, le innovazioni tecnologiche che
stanno per essere introdotte nel sistema delle comunicazioni,
5G e autoveicoli ibridi, implicano inevitabilmente la ricaduta di
un aumento della morbilità generale.
30
4 Com'è distribuita nel mondo?
Recentemente, D. Belpomme et al. (2015) ha dichiarato: “Il
riconoscimento dell’EHS (Elettro-Iper-Sensibilità) e dell’MCS
come risultanti da cause ambientali si oppone ai potenti
interessi socio-economici e si può spiegare il motivo per cui non
sono ancora riconosciuti come veri e propri disturbi patologici da
parte di organismi nazionali o internazionali e di istituzioni
sanitarie”. (in “Biomarcatori affidabili che caratterizzano e
identificano malattie, l’elettro-ipersensibilità e la sensibilità
chimica multipla, come due aspetti eziopatogenetici di un
disturbo patologico unico”. (Rev Environ Health, 30, 251–271,
2015).
In questa situazione globalizzata, finalizzata al “silenzio”
dei rischi, da un lato, e al “massimo profitto possibile” per
l’imprenditoria mondiale, dall’altro, è in pratica impossibile che
l’OMS, e/o le istituzioni sanitarie nazionali, riconoscano
l’affezione suddetta e pubblichino le statistiche nosologiche di
riferimento.
Va da sé che i malati, in realtà non poco “strani”, perché’
indicibilmente sofferenti (cfr. la deposizione di Denise Nichols),
finiscano per non essere né “contati” né “considerati”, oltre che
vituperati dal mondo sanitario perché “auto referenziati”. Loro si
auto-definiscono “Malati invisibili”.
Ciononostante, nel tentativo di dare un quadro
approssimativo della loro densità nei diversi paesi del mondo, è
possibile fare ricorso a una mappa mondiale
dell’industrializzazione dei paesi sviluppati, cui può essere
parallela una maggior densità delle attività produttive dei settori
primario (agricoltura) e terziario (dei servizi). A questo proposito,
può valere l’aforisma: “Più produzione & PIL = più inquinamento
ambientale = più patologia ambientale = meno salute
ambientale”.
31
Economia Mondiale
Quattro aree con lo stesso Pil
5
Che incidenza ha sulla popolazione italiana in
percentuale e (ove possibile) in termini di
distribuzione tra le varie regioni?
Il Belpaese, dal 1946, fa parte dell’ONU, segue le
direttive sanitarie dell’OMS, pertanto la mappa delle economie
regionali potrebbe dare la stessa indicazione di quella mondiale.
A essa si rimanda il lettore.
32
6
Da quello che ho capito attraverso i suoi scritti, mi
è parso di capire che si tratta di una malattia
incurabile ma non ingestibile. È così?
La MCS-TILT, una volta innescata, è irreversibile.
Tuttavia, per fortuna, è prevenibile: di prevenzione
primaria, di prevenzione secondaria, di prevenzione terziaria.
Per poter mettere in atto la prima che, per definizione,
sarebbe tale a patto che avvenisse quando ancora non fossero
comparsi sintomi, altrimenti scalerebbe a secondaria. Per
raggiungere questo fine, sarebbe indispensabile che 1. Il
soggetto a rischio si sottoponesse preliminarmente a una
diagnosi di predisposizione genetica, oppure 2. Quando uno dei
partner di una coppia fosse già malato, allo stadio I, II, o III. la
coppia si astenesse dal mettere al mondo figli, perché molto
verosimilmente sarebbero predisposti ad ammalarsi.
Rimane al soggetto malato, soprattutto agli esordi, con i
primi lievi e sporadici sintomi, di cui abbia saputo stabilire una
correlazione eziologica a specifiche esposizioni, la possibilità di
evitare altre esposizioni agli stessi agenti patogeni. Tale pratica,
in gergo, è definita “evitamento”, e dà luogo alla “prevenzione
secondaria”.
Qualora un soggetto, già divenuto paziente, per difetto di
tempestività, di accuratezza, e di saggezza, fosse colpito da
sintomatologia progressivamente sempre più grave, e mal
sopportabile, percorrerebbe il secondo e il terzo stadio. (cfr. la
deposizione di Denise Nichols).
A questo punto, l’affezione è irreversibile. Ciononostante,
si potrebbe far ricorso all’assunzione di quei farmaci capaci di
combattere o di limitare la formazione dei mediatori biochimici
attivi nella patogenesi della MCS-TILT: NO (ossido nitrico), ROS
(specie reattive dell’ossigeno) e NMDA (N-Metil-D-Aspartato),
oltre che di prevenire il depauperamento, a livello cellulare e/o
33
tessutale, degli agenti biochimici favorevoli, come l’ATP
(Adenosina-Tri-Fosfato, riserva energetica) e il BH4
(Tetraidrobioterina, strumento di difesa tessutale). Secondo Pall
e Ziem anche il Glutatione ridotto, per via parenterale, può dare
benefici al disordine biochimico che caratterizza l’affezione.
34
7
Come potrebbe essere in grado il medico
convenzionato a capire se un proprio paziente è
affetto da patologia ambientale, in particolare cosa
dovrebbe essere in grado di sapere e quali linee
guida dovrebbe indicare al proprio paziente?
Nell’accingermi a rispondere a questa domanda, faccio
appello a due auto-definizioni che mi sono cucito addosso, tanti
anni fa, ma che mi sono rimaste ben incise nella mente, e che
hanno sempre ispirato la mia lunga attività di ricercatore, di
studioso, di docente, infine, di divulgatore, dopo il TFR. Mi
ritengo 1. Un “medico-non-pentito”, di valutare la salute altrui
come fosse la mia e 2. Uno “scienziato-non-in-vendita”, a
nessun prezzo.
In effetti, a questo punto di partenza arrivai ben presto, da
matricola della scuola medica di Pavia, nel 1951, quando, dopo
un ginnasio-liceo piuttosto travagliato, percorsi poi molto bene
gli studi universitari, grazie al mio approccio di “lavoratore degli
studi medici”.
Su questa base, ho la netta sensazione di aver le carte in
regola per poter dare i miei suggerimenti alla classe medica del
giorno d’oggi, quando deve trattare un paziente affetto dalla
MCS-TILT ma, meglio ancora, quando è in fieri per arrivare ad
essa.
Ho rivelato in precedenza quando e come sono inciampato
in questa terribile sindrome. Nel dire ciò, sono stato del tutto
sincero e privo di spocchia. Ci sono arrivato tardi, nel 2006, alla
vigilia del mio TFR, con un solo anno davanti di rapporto
accademico, ma nel regime terminale di fuori ruolo, cioè senza
doveri di didattica istituzionale.
Certo, da sempre che, secondo Socrate, sapere di non
sapere è scienza, oltre che saggezza, appena ricevuta la
chiamata telefonica da Fabiana Cioni, non attribuii a
35
quell’acronimo il significato di Maurizio Costanzo Show, con
pigrizia e ignavia, ma mi precipitati davanti al computer per
ricercare il suo vero significato scientifico. Lo imparai
immediatamente, incontrando i ricercatori biomedici che
avevano già studiato il problema, ma fui affascinato da una
giornalista free lance (Alison Johnson), lei stessa affetta dal
serio malanno, che aveva raccolto e messo in bella veste
editoriale le storie di 57 “canarini della miniera”, cioè le semplici
anamnesi dei rapporti tra la loro vita, il loro lavoro, compreso
l’impegno bellico, se del caso, e l’insorgenza di quella triste
entità nosologica.
Ho detto che sono arrivato tardi a conoscere l’MCS, ma
che mi sento legittimato ad affermare che sto recuperando il
tempo perduto prima. Il riconoscimento di due malate, tra le più
gravi che ho conosciuto: “Grazie di esistere”, detto e scritto, mi
autorizza a coltivare questo pensiero. Grazie a questa
sensazione, non ho dubbi sull’utilità che inizi a consigliare i
medici curanti, ignari, nel loro approccio con malati di MCS.
Anzitutto, in primis, direi loro di non essere negazionisti,
aprioristicamente, della realtà nosologica della MCS. Poi, che
compiano il miracolo di “ascoltarli”, astenendosi dal trattarli da
mentecatti, perché colpiti da un malanno che “sta solo nella loro
testa”, e terminando un rapporto sanitario con la
somministrazione di una scheda psichiatrica da compilare.
Poi, senza alcuna presunzione, consiglierei ai sanitari, di
qualunque ordine o grado, così come qualunque altro cittadino
comune, ancora ignaro del problema MCS-TILT, di provare a
ripercorrere il mio cammino etico e culturale del luglio 2006,
post Fabiana Cioni, detto in precedenza.
A questo punto, ritengo superfluo che descriva in dettaglio
ciò che feci allora, passo dopo passo. Piuttosto, sarebbe più
utile che riportassi qui una testimonianza di due prodotti concreti
di quel mio impegno. Rispettivamente, esse sono: uno schema,
succinto, delle storie cliniche dei canarini della miniera (cfr.
36
Monografia MCS-I del sito web grippa.org), mentre l’altro è il
medaglione dell’allegoria del “pilota d’aereo”, un concetto
educativo che mi venne in mente mentre conversavo con una
malata di MCS (cfr. Monografia MCS-III, ibidem).
Entrambi questi due messaggi conoscitivi sono apparsi,
tempo fa. nelle mie pubblicazioni specifiche, però, in questa
sede, meritano qualche precisazione aggiuntiva.
Cinquantasette sono le anamnesi dei canarini della
miniera, Due sono di malati che, disperati, si sono tolti la vita,
quindi, i dati corrispondenti alla loro sofferenze sono arrivati ad
Alison Johnson attraverso loro amici o conoscenti. Diversi, tra i
cinquantasette, si sono ammalati grazie alle esposizioni agli
agenti nocivi incontrati nel corso della guerra del Golfo, dal
numero spropositato di vaccini ricevuti in pochissimi giorni prima
della partenza verso il teatro bellico, al fumo del petrolio dei
pozzi d’estrazione fatti incendiare da Saddam Hussein, o ai
pesticidi sparsi in abbondanza nei luoghi di accasermamento
dei militari.
Di questi, uno dei casi più intriganti si riferisce a James
(18): Sergente d’aviazione, mobilitato per la guerra del Golfo, fu
vaccinato contro l’antrace e assunse piridostigmina; fu sentinella
di notte degli aerei USA in un aeroporto in Germania, a intervalli
si ricoverava in una garitta riscaldata da un bruciatore di nafta,
inalò i suoi fumi; dopo queste esposizioni acquisì la perdita di
tolleranza agli agenti esogeni, fu affetto dalla “sindrome della
guerra del Golfo senza essere mai stato in Irak”, e non gli fu
riconosciuta la causa di servizio.
Una decina di pazienti erano medici oppure parasanitari,
quindi persone che, professionalmente, potevano essere
informate dei rischi eziologici nella patogenesi dell’affezione.
Però, quasi tutti entrarono ignari nel tunnel della MCS. L’unica
eccezione, indicativa oltre che encomiabile, fu il caso di Connie
(20) che, medico anatomopatologo, esposto per lungo tempo
senza conseguenze alla formaldeide, soffrì di un’afonia legata
37
all’ambiente di lavoro, in ospedale dopo introduzione di
candeggina, limonene e citrullina, remissione dei sintomi
quando ottenne dal direttore sanitario del nosocomio
l’autorizzazione di svolgere il suo lavoro a domicilio, in ambiente
sano, perché bonificato. Con questa provvidenziale soluzione,
evitò di rimanere disoccupata e di lottare con la fame e
l’indigenza.
Note alla tabella della pagina seguente: TCE: tricloroetilene;
VOC: composti organici volatili; pets: animali d’affezione; I
termini in rosso sia riferiscono a professioni sanitarie o
parasanitarie, 10 su 57 ≈ 18%; Su 57 canarini della miniera, 36
sono donne ≈ 63 %, e 21 uomini ≈ 37 %.
38
* pagine nella monografia MCS-I, 2009 sito web [www.grippa.org;
39
Il 19 novembre 1998, all’udienza del Comitato Presidenziale
Speciale per le Negligenze studiando la sindrome della Guerra
del Golfo (Pres. Senatore Warren B. Rudman, N.H.), il Maggiore
Denise Nichols, che ritornava dal servizio militare nella Guerra
del Golfo affetta dalla sindrome della Guerra del Golfo e dalla
MCS, testimoniò: “Io, per uno a uno, scambierei una ferita da
shrapnel o la perdita di un arto in cambio di queste malattie di
cui noi soffriamo che sono croniche, debilitanti e che alterano la
vita per sempre” (dalla post-fazione di Alison Johnson).
40
In tempi recenziori, rispetto al primo impatto con la MCS
(2006), nel 2009, presi parte al Convegno “Sinergie Architettura
e Medicina: il rapporto Ambiente-Ospedale”, del 20-21 ottobre
2009, presso il Politecnico di Torino.
In quell’evento scientifico, colsi l’occasione per inaugurare
un concetto molto importante ai fini della prevenzione della
grave sindrome della MCS, espressa in un’apposita allegoria
che, mediante uno schema succinto, illustra il comportamento,
favorevole o negativo, può tenere il soggetto che esordisce con
i primissimi segni dell’intolleranza ai veleni ambientali.
Questi suggerimenti mi sono derivati dalla conversazione
che, occasionalmente, intrattenni con la paziente n. 9 della
monografia MCS-III del sito web grippa.org, la stessa che è
ricomparsa nel libro “Attualità su Ambiente e Salute”, di Lo Pinto
G.et al., Aracne, Ariccia Roma, 2014. ISBN 978-88-548-6958-5,
capitolo 3, pag. 128.
Alla mia prima domanda: “Cosa farai da grande?”, mi
rispose: “La profumiera, ho fatto un corso di riconoscimento di
profumi e sono stata definita <un naso>, data la mia bravura”.
Poi, nel corso della conversazione, raccontò che, da bambina,
spesso, la sorella la inseguiva con mentine di liquerizia in mano,
a scopo di dileggio, essendo intollerante per l’aroma ed il gusto
della liquerizia. Inoltre, mi rivelò che non sopportava il fumo e
l’aroma delle caldarroste.
De facto, questo occasionale colloquio, per me, ebbe la
funzione di una preziosa indagine anamnestica; infatti, mi resi
conto che lei aveva già fatto ingresso nella fase d’innesco di
una TILT. Dopo questa prima esperienza, in seguito, con altri
conoscenti, ebbi occasione di incontrare – casualmente – molti
casi simii.
Alla fine, l’insieme di tutte queste osservazioni, m’indusse
a pensare che, realmente, chi finisce per ammalarsi di MCS-
41
TILT, ha percrso un lungo periodo di “decollo” prima di entrare
nel novero dei malati. Nel frattempo, lo stesso soggetto è
sempre stato ignaro, nè ha mai avuto occasione d’incontrare un
sanitario ben informato dei fatti e sensato. Così tanto tempo è
stato perduto invano, mentre avrebbe potuto essere speso in
modo del tutto proficuo per la salute.
Questo scopo mi ha indotto ad escogitare quest’immagine
di un pilota d’aereo, l’equivalente di un soggetto predisposto alla
TILT, ma ignaro del rischio, che salga a bordo di un Jumbo per
decollare in volo in cielo.
42
43
44
8
È possibile prevedere la durata minima di tempo di
esposizione agli inquinanti secondari affinché
possano provocare danni all’uomo come la
comparsa di forme tumorali?
È possibile tentare di valutare questi parametri cronologici
tra l’espsizione agli agenti patogeni ambientali, chimici e fisici,
portati al nostro organismo attraverso i principali veicoli: l’aria
che respiriamo, l’acqua e i liquidi che beviamo, i cibi solidi che
mangiamo. Tale avventura non è proibita da alcuno, però è un
inutile e ingannevole esercizio, come lo è quando si vuole
prestare fede ai cosiddetti “limiti di legge”, nella previsione del
rischio ambientale di flogosi, di tumori, o della perdita di
tolleranza per i suddetti agenti patogeni. Non solo tumori.
Immagino lo smagliante sgranamento d’occhi del lettore di
fronte a questa constatazione. Bisogna dire che essa non ha
una finalità dissacrante per molte credenze popolari, ma è
dettata dalla consapevolezza di una caratteristica biologica
congenita dell’essere umano d’oggi.
Dai tempi di Lucy, l’Australopithecus afarensis, di circa tre
milioni d’anni fa, i discendenti di quel bipede che camminava in
posizione eretta, si sono adattati alle condizioni ambientali
incontrate, quanto a clima, cibo, aria, acqua. Pertanto,
oggigiorno, noi siamo il risultato algebrico di un’infinità di queste
sollecitazioni ambientali, favorevoli o sfavorevoli per la
sopravvivenza degli individui e per la conservazione della nostra
specie.
I nostri cinque sensi - vista, olfatto, gusto, udito e tatto –
sono prerogative del nostro organismo favorevoli al
mantenimento della specie, però sono condizionati da valori
limite, minimo e massimo, di funzionamento. Di conseguenza,
molti dei parametri del nostro organismo, rapportati all’ambiente
che ci circonda, sfuggono alla nostra valutazione. Pensiamo
45
invece, per esempio, alla formica tagliafoglie, che sfrutta un
affinatissimo senso dell’olfatto, nella coltivazione sotterranea di
funghi che costituiscono il suo cibo. Dotato di un altrettanto
eccezionale senso dell’olfatto è il petrello delle nevi (Pagodroma
nivea) che si avvale di esso per cercare cibo sott’acqua e per
ritrovare il partner di coppia, a distanza. Alcune specie marine
sono dotate di organi sensoriali paragonabili ai sonar. Altre
specie di animali che vivono nell’oscurità delle caverne sotto
terra individuano le loro prede mediante organi che captano le
vibrazioni. Noi uomini, possiamo solo immaginare questo
patrimonio sensoriale.
Proprio questa è la ragione per cui non possiamo avere
l’immagine istantanea, previsionale, del nostro destino, di fronte
a: flogosi, tumori, intolleranze (cfr. domanda 8).
Tenendo conto di questa lacuna, nel tentativo di ovviare a
essa nel modo più conveniente, e facendo tesoro di tante
osservazioni scientifiche incontrate nel corso del tempo, ho
escogitato un concetto olistico di questa bilancia biologica
riferita al rapporto previsionale salute/malattia che caratterizza
la nostra vita, rappresentandola graficamente con l’immagine
del “tiro alla fune” quello sport esercitato da atleti raggruppati in
due squadre, oppure da due individui singoli, l’una contro l’altra
armata, che tirano una fune verso la propria parte.
L’immagine allegorica del “Tiro alla fune” – di per sè
espressione di una nota competizione atletica – significa, in
questo caso – la contrapposizione tra gli agenti favorevoli alla
salute e i negativi al suo mantenimento.
I risultati di tale contrapposizione, con maggiore o minore
occupazione di letti di degenza, e/o di uso di bare per gli effetti
sulla letalità, devono essere attribuiti all’interrelazione algebrica
di tali agenti, strettamente condizionati da effetti di sommatoria,
di potenziamento, di sinergismo, e di competizione tra essi.
46
Raramente, l’uomo della strada - con l’acqua che beve, col
cibo che mangia, con l’aria che respira - è esposto a una dose
massimale di un solo agente patogeno, che è propria delle
condizioni del trattamento d’un animale sperimentale. Però,
l’assunzione di dosi subliminali di diversi agenti nocivi insieme
può raggiungere un effetto cocktail lesivo, talora letale. Accanto
47
a questo effetto nocivo di più agenti patogeni, compresenti, si
può verificare un danno da dosi eccessive di agenti altrimenti
benefici, come nel caso di un sovradosaggio di vitamina C o di
vitamina D. Una peculiare condizione espositiva potrebbe
configurare, comunemente, un accumulo di agenti patogeni, a
livelli non più tollerabili dai sistemi di difesa.
Dopo queste considerazioni generali sul meccanismo
eziopatogenetico dei diversi ingredienti del tiro alla fune, per fini
di chiarezza e, entro certi limiti, di precisione, passo a
considerare le diverse pedine, secondo i diversi
raggruppamenti.
Per inciso, ma per brevità, aggiungo che i riferimenti
bibliografici di tutte queste informazioni scientifiche sono
reperibili nelle mie pubblicazioni di ricerca e/o nelle mie note
divulgative, rispettivamente prima e dopo il mio TFR.
Posso ora prendere le mosse da uno dei componenti più
importanti ed efficaci dei sistemi naturali, congeniti, di difesa di
cui dispone, l’organismo. Si tratta della P53, anche conosciuta
come proteina tumorale 53 (gene TP53). Essa è un fattore di
trascrizione che regola il ciclo cellulare e ricopre la funzione di
soppressore tumorale. La sua funzione è particolarmente
importante negli organismi pluricellulari per sopprimere i tumori
nascenti. La P53 è stata descritta come "il guardiano del
genoma" riferendosi al suo ruolo di preservazione della stabilità
attraverso la prevenzione delle mutazioni. Deve il suo nome alla
sua minuscola massa molecolare: pesa infatti 53 kDalton.
Accanto alla P53, si può citare il sistema immunitario, con
le diverse classi di anticorpi, o immunoglobuline. Gli anticorpi
(nel caso fossero su un linfocita B vergine) sono una classe di
glicoproteine del siero presenti nei vertebrati, il cui ruolo nella
risposta immunitaria specifica è di enorme importanza. Infatti, la
loro produzione, garantita dal processo di maturazione dei
48
linfociti B (che genera le plasmacellule) costituisce una delle
funzioni principali del sistema immunitario umorale [umorale
perché il sangue è definito dai vecchi anatomisti un "umore"].
Insieme ai recettori dei Linfociti T), costituiscono l'unica
classe di molecole in grado di rispondere specificamente ad un
agente estraneo presente nell'ospite. Nello specifico, il "non-
self" è costituito da un determinante antigenico (o epitopo)
esposto sulla superficie cellulare di un patogeno (es. batterio o
virus) ed il "self" è costituito da un particolare idiotipo
denominato paratopo.
Gli anticorpi posseggono una peculiare struttura
quaternaria (o tridimensionale). che conferisce loro una forma a
"Y": è proprio grazie a questa struttura che avviene il
riconoscimento degli epitopi. In termini schematici e semplificati,
si può dire che ciò avviene perché al termine dei bracci della "Y"
vi è una struttura in grado di "legare" i segmenti del corpo
estraneo da riconoscere. Ogni chiusura ha una chiave diversa,
costituita dal proprio determinante antigenico; quando la
"chiave" (l'antigene) è inserita, l'anticorpo si attiva.
Adesso, le immunoglobuline sono suddivise in alcune
classi generali: IgG, IgA, IgE, IgM e IgD. Tutto ciò,
sinteticamente, dà un’idea dell’attività normale delle difese
immunitarie. Però, purtroppo, talvolta si sviluppa
un’autoimmunità. Con questo termine s’intende un’anomalia del
funzionamento del sistema immunitario che scatena una
reazione contro alcuni dei propri componenti.
Nel proprio sviluppo, il sistema immunitario è in grado di
distinguere ciò che gli appartiene (gli antigeni self) da ciò che è
estraneo (o non self). Nel caso dell’autoimmunità, il sistema
immunitario non riconosce come self e dunque come innocui,
alcuni propri elementi costituenti e reagisce contro una parte
dello stesso organismo. Pare che un meccanismo patogenetico
importante della sclerosi laterale amiotrofica consista in
un’autoimmunizzazione contro i corpi cellulari dei moto-neuroni
49
cerebrali (area 4), che comporta la diminuzione-soppressione
degli stimoli sui muscoli corrispondenti, cui fa seguito la
mancanza della loro contrazione, poi la progressiva loro
ipotrofia ed atrofia.
Altri fattori del funzionamento ottimale delle cellule e dei
tessuti dell’organismo sono le concentrazioni fisiologiche degli
acidi grassi poli-insaturi. Tra i più importanti, si annoverano
l’EPA (acido eicosapentenoico) e il DHA (acido
docosaesaenoico). I precursori di questi acidi grassi poli-insaturi
(PUFA), gli acidi grassi ω-3, hanno comunemente un’origine
alimentare, la più ricca è nei cibi da ittiofauna, col rischio
dell’assunzione di mercurio, ubiquitario in essa, ma
preferibilmente da olio di mais e/o di girasole, meglio che
d’oliva.
Un fattore favorevole alla salute è rappresentato dalla
vitamina D, liposolubile, di origine alimentare, nelle due forme
chimiche D2 e D3 (rispettivamente, ergocalciferolo e
colecalciferolo). In genere, l’apporto alimentare è sufficiente, in
condizioni di necessità è possibile ricorrere all’assunzione
d’integratori alimentari, però è necessario evitare un
sovradosaggio (oltre 400 UI), perché sarebbe sfavorevole o
patogeno, secondo le informazioni di Yoshiaki Omura, della
Columbia University, di New York (2006).
Agenti protettivi idrosolubili naturali, suggerti dalla
medicina Ayurvedica, sono costituti da erbe officinali, il Cilantro
e l’Haritaki (Omura, 2006 e 2013) oltre che la Lawsonia inermis
(Guha et al., 2011). Tutte queste tre erbe hanno il potere di
chelante e di emuntorio di diversi composti patogeni d’origine
ambientale. Tra questi, si annoverano quasi tutti i metalli
pesanti, in particolare mercurio, piombo, cromo, particolarmente
lesivi di strutture e funzioni dell’organismo. Le tre erbe sono
mutualmente compatibili, secondo Omura, 2006, con una dose
ottimale di un cocktail di 1,5 g pro/die e per una persona adulta,
di circa 70 Kg di p.c. Bisogna tener presente che la loro azione
50
benefica sarebbe depressa o soppressa dall’apporto alimentare
di zucchero e/o di caffeina, oppure ancora di nicotina dal fumo
di tabacco. Pertanto è raccomandabile distanziare l’assunzione
del cocktail T:L:C di circa un’ora da: caffè, dolci, o sigaretta.
A questo punto, lasciando il terreno amico, passo a quello
minato, dai molti agenti patogeni ambientali, portati a noi
attraverso i tre principali vettori: aria, acqua, cibo.
Preliminarmente, si deve tenere ben presente che tra
questi agenti patogeni, non si realizza solo un effetto di
semplice sommatoria ma, spesso, di sinergismo e di
potenziamento tossicologico. In altre parole, la sommatoria uno
+ uno + uno non dà tre ma, dieci o dodici, quanto a danni, a
patologie.
Un esempio classico è il potenziamento della nocività del
tetracloruro di carbonio dalla assunzione di barbiturici, che
promuove la funzionalità enzimatica delle membrane
microsomali degli epatociti. Il trattamento preliminare esalta la
trasformazione dell’alogeno-composto in radicale libero pro-
ossidante (CCl4 -> C*Cl3). Tutto ciò vuol dire più grave necrosi
degli epatociti, più steatosi epatica, più precoce e grave cirrosi
del fegato.
Poi fa seguito un nutrito pacchetto di veleni tal quali, o di
loro precursori. Si tratta di 1. due pestiferi minerali: l’asbesto e il
talco, 2. molti dei metalli pesanti (quasi tutti pro-ossidanti) e 3.
Un gruppo di microrganismi patogeni (Candida albicans,
Citomegalo Virus, Clamidia trachomatis, Helicoacter pilori). La
presenza simultanea di due o più di questi veleni comporta un
potenziamento delle lesioni nelle cellule dei tessuti interessati.
Una catena di trasmissione molto frequente ed attiva nella
patogenesi dl danno tessutale si identifica con l’innesco del ciclo
del NO/ONOO, descritto da Martin Pall, con incremento dei
componenti nocivi (NO, ROS, NMDA), accompagnato dalla
51
diminuzione dei componenti favorevoli (ATP, e BH4).
L’esposizione per lungo tempo ad asbesto può portare al morbo
di Alzheimer, con una cospicua ricchezza di accumulo di
particelle di β-amiloide, oppure, in altri soggetti, a un grave
tumore cerebrale, il glioblastoma, spesso accompagnato da
livelli considerevoli di mercurio, di cromo, e di Clamidia
trachomatis (Omura, 2006).
In queste circostanze, mi corre l’obbligo di segnalare la
cancerogenicità diretta del talco. Si sa che l’asbesto provoca
cancro in molte sedi di localizzazione del nostro organismo, non
solo nelle pleure, attraverso un meccanismo perossidativo,
stimolando la formazione di radicali liberi. Il talco, nei tessuti
animali, in vivo, è stato trovato capace di provocare alterazioni
perossidative simili a quelle dell’asbesto (comparsa di epossidi,
esaurimento del glutatione ridotto o GSH), comparsa di LOOH
(lipoidroperossidi, derivati dei lipidi insaturi di membrana).
Perciò, il talco può essere nocivo per sè stesso, non necessita
di essere contaminato da asbesto per far del male.
Infine, nello schema del tiro alla fune, incontriamo diversi
cibi, o additivi alimentari che possono essere, inaspettatamente,
nocivi, talvolta per il contenuto di particolari componenti, talaltra
per un eccesso d’assunzione rispetto alla dose ottimale.
Questo elenco è merito di Yoshiaki Omura 2006) perché
discende da molte sue osservazioni dirette. Per esempio,
quest’autore ha trovato, sperimentando di persona, che la cute
del pesce commestibile, soprattutto se è stata bruciacchiata nel
processo di cottura, è nociva quando è mangiata. Ancora Y. O.,
in un lavoro del 2013, ha rivelato che, da quando si accorse di
questo rischio singolare, non mangiò più la pelle di qualsiasi
pesce commestibile. Altrettanto, egli ha segnalato che la cute di
molti animali da carne è nociva, ad eccezione di quella
dell’uomo e dello scimpanzé, ma entrambi non sono destinati a
produrre derrate alimentari.
52
Segni di questa loro nocività stanno in un ribaltamento dei
telomero delle cellule tumorali, rispetto al telomero delle cellule
normali. Questo fenomeno è patognomonico, cioè indicativo
dell’avvenuto primo passo della cancerogenesi. La
determinazione sperimentale di questo fenomeno è stata
eseguita con il metodo BDORT (Bi Digital O Ring Test = Test
dell’Anello con Due Dita), scoperto da Omura, titolare della
relativa patente.
Accanto alla cute di animali, l’autore sistema nella tabella
dei cibi rischiosi, da evitare, tutti i cibi parzialmente bruciati, di
qualsiasi tipo, animali o vegetali. Egli lancia l’avvertimento: “No
burnt food” (nessun cibo bruciato). Per tale precauzione, una
bistecca di carne equivale a una fetta di melanzana arrostita alla
griglia e disegnata con un reticolo di righe nere, zone
carbonizzate, cancerogene.
È intuitivo che un individuo non corre un rischio mortale se
consuma un po’ di burnt food di tanto in tanto, occasionalmente.
Le previsioni sarebbero totalmente diverse, molto più serie se,
per soddisfare i suoi gusti personali, mangiasse cibi grigliati sia
a pranzo sia a cena, tutti i giorni dell’anno. Un saggio commento
direbbe puntualmente: “Est modus in rebus” (Quinto Orazio
Flacco). E altrettanta prudenza dovrebbe essere esercitata di
fronte a: pepe, mango, cocco, ananas, mandorle, zucchero,
aglio, cipolla.
Da proscrivere del tutto sono invece gli edulcoranti di
sintesi, saccarina, aspartame, ciclamato. Riguardo agli additivi
alimentari, due vitamine sarebbero in grado di costituire un
rischio per la nostra salute qualora fossero assunte in eccesso
rispetto alla dose ottimale. Si tratta della vitamina C,
idrosolubile, con dose ottimale di 75 mg, e della vitamina D,
liposolubile, con d. o. di 400 UI.
Accanto a questo blocco di alimenti e di additivi alimentari,
Omura pone un elenco di agenti potenzialmente nocivi: i campi
elettromagnetici che, dopo lunghe esposizioni, sono in grado di
53
provocare danni organici o funzionali a strutture del nostro
organismo. Tali agenti fisici sono emessi dagli apparecchi e
dalle strutture fisse della telefonia mobile, dalle reti di
distribuzione, pubblica e privata, dell’energia elettrica, da molti
elettrodomestici, dagli smart meter messi in opera dalle aziende
di distribuzione di luce, gas, acqua, acqua calda per
riscaldamento, dai motorini elettrici che movimentano poltrone
mobili sanitarie e parasanitarie, oltre che dai motoveicoli ibridi o
elettrici al 100%. I più frequenti disturbi di salute provocati dai
campi elettromagnetici potrebbero essere le degenerazioni
neurologiche, i C.E.M. provocano demielinizzazione degli assoni
nervosi, oppure tumori dei tessuti nervosi, oppure ancora l’EIS,
o EHS (Elettro Iper Sensibilità, parte della sindrome MCS,
meglio detta MCS-TILT).
Tutte queste affezioni, caratteristiche del mondo
intensamente industrializzato, possono alimentare un
incremento di morbilità della collettività, con un rilevante
incremento dell’impegno sanitario, medico e chirurgico: la
medicina curativa. Questa tendenza, inevitabilmente, comporta
un incremento anche dell’attività della medicina dei morti, la
quale fornisce lavoro agli anatomopatologi e agli epidemiologi. I
numeri raccolti da queste due figure professionali potrebbero
contribuire, sebbene tardivamente, alla prevenzione quaternaria
dei rischi ambientali, dopo il parziale fallimento di quella
primaria. Il villico commenterebbe, a ragione: “Meglio tardi che
mai”.
Dopo questa valutazione critica del significato biomedico
delle singole componenti del quadro generale dell’allegoria del
“Tiro alla fune” è necessario prendere in considerazione
un’aggiornata e completa “Visione olistica” dell’eziopatogenesi,
non solo della MCS-TILT tal quale, ma anche di altre entità
nosologiche affini che condividono diversi tasselli
eziopatogenetici della Sensibilità Chimica Multipla e che,
54
ultimativamente, esprimono sintomatologie diversificate. Si tratta
di: Perdita di Tolleranza da Veleni Ambientali, Sensibilità
Chimica Multipla, Sindrome da Stanchezza Cronica,
Fibromialgia, Disordine da stress post-traumatico, Sindrome
della guerra del Golfo, Elettro-ipersensibilità.
L’immagine della pagina seguente è stata ideata - scientificamente - da
Giancarlo Ugazio, assemblando i dati bibliografici più recenti, e
realizzata - graficamente - da Annarita Serra.
55
APPROCCIO OLISTICO NEL VEDERE I RAPPORTI TRA
L’INQUIAMENTO DELL’AMBIENTE E LE PRINCIPALI
PATOLOGIE CORRELATE.
TILT: Toxicant Induced Loss of Tolerance, Perdita di Tolleranza da Veleni.
MCS: Multiple Chemical Sensitivity, Sensibilità Chimica Multipla
CFS: Chronic Fatigue Syndrome, Sindrome da Stanchezza Cronica
FM: Fibromyalgia, Fibromialgia
PTSD: Post-Traumatic Stress Disorder, Disordine da stress post-traumatico
GWS: Gulf War Syndrome, Sindrome della guerra del golfo
EHS: Electro Hyper Sensitivity, Elettro-iper-sensibilità.
56
Questa immagine riassume molto bene l’eziopatogenesi
della perdita di tolleranza per i veleni ambientali, elencati nelle
diverse tesserine poste a ventaglio nella parte superiore del
grafico. Tutti, quale più, quale meno gravemente, innescano il
circolo vizioso del NO/ONOO studiato ed illustrato da Martin
Pall. In sostanza, attraverso lo stress nitrosativo, e a seguito
della stimolazione dell’iNOS (sintasi inducibile dell’ossido nitrico)
con un cospicuo incremento dei livelli cellulari e tessutali di
perossinitrito, responsabile, tra l’altro di quella mitocondriopatia
che provoca un blocco della sintesi dell’ATP, esaurito il quale, la
cellula non dispone più dell’energia indispensabile per le sue
funzioni e la sua vita stessa.
Nella parte inferiore dell’immagine, sono elencate, oltre
alle diverse forme di sensibilizzazione agli agenti patogeni,
chimici e fisici, anche due gravi entità nosologiche piuttosto
diffuse e preoccupanti: 1. la flogosi o infiammazione
generalizzata in tutto l’apparato gastro-enterico, come avviene
nel morbo di Crohn e 2. il cancro.
Sul problema delle possibilità diagnostiche e di trattamento
migliorativo, nel corso degli ultimi anni ho acquisito
personalmente alcuni interessanti risultati sperimentali. Ritengo
che sia utile inserirli come parte integrante della risposta alla
domanda.
Nel 2010, chiesi a Yoshiaki Omura l’autorizzazione a
tradurre in italiano e a divulgare, senza fini di lucro, la sua
magnifica pubblicazione del 2006. Egli me l’accordò con
piacere, e m’invitò a partecipare al 27° Simposio internazionale
annuale di Agopuntura e di Elettroterapia che stava
organizzando per l’imminente mese di ottobre, presso la Scuola
Medica della Columbia University, a New York. Partecipai a
questo interessantissimo evento scientifico, approfondendo,
attraverso le sue lezioni e le sue esercitazioni pratiche, ciò che
avevo letto nel suo lavoro del 2006.
57
Incontrai con entusiasmo la possibilità 1. di individuare e di
quantizzare rapidamente, con metodo non invasivo, patologie
nei tessuti dell’organismo, con il BDORT e 2. di eliminare
l’asbesto e i microrganismi, spesso compresenti col minerale nei
tessuti colpiti da degenerazioni e/o da neoplasie, mediante
l‘azione chelante e di emuntorio del cilantro, una prodigiosa
erba officinale.
Il metodo BDORT (Bi Digital O Ring Test) fu (1985) una
geniale scoperta di Omura, di cui aveva ottenuto il brevetto
(Patente 5.188.107 – 23 febbraio 1993). Poi, in un’esercitazione
del Simposio, vidi eliminare dal mio organismo il 90%
dell’asbesto presente al tempo zero, quando assunsi per via
orale mezza compressa di cilantro, entro un intervallo di trenta
minuti.
Al mio rientro in sede, non esitai un istante a sperimentare
quei metodi innovativi, avendo intuito che essi sarebbero stati
preziosi per i malati di MCS, sensibili a tutto, compresa la
piridina, il denaturante dell’alcol disinfettante, e il caucciù del
laccio emostatico, tanto per limitarmi al prelievo di sangue dalla
vena cubitale del braccio. Due anni dopo (2013) fui invitato di
nuovo da Omura, al 29° Simposio, a New York. Nel frattempo,
avevo incontrato e apprezzato le rilevanti proprietà terapeutiche
dell’Haritaki (ottenuto dalla Terminalia kebula) (Omura) e della
Lawsonia inermis (Guha et al.). Al rientro, dedicai considerevole
tempo a sperimentare, de facto, quella batteria di composti attivi
sul benessere, applicati in un cocktail di cui avevo accertato la
compatibilità reciproca degli ingredienti, oltre che alle rispettive
dosi ottimali, secondo l’insegnamento di Omura (2006).
Qui di seguito, sono riportati i risultati ottenuti, via via, con
questa intensa attività di ricerca. In questa fase di studio,
almeno in alcuni esperimenti pilota, ho applicato lo schema
terapeutico suggerito dalle ricerche di Pall e Ziem, che hanno
osservato l’azione di agenti riducenti, come il GSH
somministrato per via parenterale, aerosol.
58
Risultati sperimentali con il metodo BDORT di Y. Omura
Livelli dei parametri patologici e/o riparativi del ciclo vizioso
NO/ONOO nei due gruppi sperimentali.
Significatività statistica: * p<0,05; ** p<0,01
Questi risultati sperimentali dimostrano le variazioni – attese -
dei livelli dei tre parametri sfavorevoli per la salute (NO, ROS,
NMDA), con un aumento significativo nei soggetti affetti da MCS
rispetto ai controlli, variazioni opposte hanno colpito le riserve
energetiche (ATP) e il potenziale delle difese dell’organismo
(BH4). In buona approssimazione, si potrebbe offrire
un’interpretazione di questi risultati, come un’evidenza che tutto
ciò che, clinicamente, sembrerebbe solo auto-referenziato dai
pazienti, le alterazioni dei parametri del ciclo vizioso del
NO/ONOO, oggettivate mediante il metodo del BDORT,
potrebbero costituire una concreta prova diagnostica.
0
50
100
150
200
250
300
350
NO ATP ROS NMDA BH4
Unità BDORT (ng)
gruppo controlli
gruppo malati
*
*
** **
*
59
TENTATIVI RIPARATIVI DI RESTITUTIUM AD INTEGRUM
L’unico intervento sanitario veramente utile e
indispensabile per la gestione della Sensibilità Chimica Multipla,
o TILT, è la prevenzione primaria, vale a dire l’evitamento
dell’esposizione ai numerosi agenti patogeni colpevoli della
perdita della tolleranza nei soggetti predisposti geneticamente
all’insorgenza della condizione clinica. Del resto, il cosiddetto
“rischio zero” anche per la SCM avrebbe lo stesso valore che
interessa qualunque affezione cancerosa, le patologie da
asbesto insegnano, così come molte affezioni degenerative
nell’adulto, oltre a diverse malformazioni congenite.
Alison Johnson, autrice-editor del lavoro Casualties of
progress, “Vittime del progresso” tradotto e pubblicato nella
Monografia MCS–I (sito web grippa.org, Ugazio, 2009) è stata
riservata, si potrebbe dire reticente, riguardo alle possibilità di
terapia della SCM. Però, dal tempo della raccolta delle 57 storie
cliniche dei “canarini della miniera”, la ricerca biomedica è
progredita tanto che ora conosciamo molte tappe biochimiche
della patogenesi della SCM e delle malattie correlate.
Su queste basi, all’autore è sembrato conveniente riferirsi
qui integralmente alla tabella di Pall che presenta un quadro
completo dei farmaci che, in combinazione, inibiscono la
formazione o bloccano il potenziale nocivo di: NO, ROS, NMDA,
da un lato, e proteggono i parametri favorevoli: ATP & BH4.
Infine, per l’utilità di un soggetto, già affetto dalla condizione
clinica, oppure ancor sano ma geneticamente predisposto, è
riportata un’accurata descrizione dei meccanismi patogenetici
del circolo vizioso NO/ONOO in relazione con la perdita della
tolleranza per i veleni ambientali e con le possibilità terapeutiche
(Ziem, 2006).
Di conseguenza, l’autore s’è reso conto dell’utilità di
verificare il potenziale terapeutico del cocktail di farmaci
suggerito da Pall & Ziem, su soggetti affetti dalla condizione
60
clinica, specificamente identificati col metodo del BDORT, la
tecnica accurata e non invasiva scoperta e collaudata da Omura
(2006), descritti in precedenza. In particolare, sono stati studiati:
sia un soggetto [I] (cuoco) esposto a elevati livelli di CEM
nell’ambiente lavorativo (cucina), sia un soggetto [II] (casalinga)
esposto a muffe ed al cloro di disinfettanti-sbiancanti usati per
debellare le muffe.
DATI SPERIMENTALI DEL PRIMO CASO [I]: La storia clinica
del soggetto ha rivelato un singolare quadro sintomatologico
che comprende, oltre ad una spiccata intolleranza al profumo e
all’aroma di liquerizia, al cloro, e ai fumi di legno bruciato, una
peculiare suscettibilità ai campi elettromagnetici. Questa non
preclude l’uso di strumenti di comunicazione, quali il telefono
cellulare, il tablet, il computer, ma si manifesta sia con forte mal
di testa, sia con un cospicuo edema degli arti inferiori che
compaiono entro breve tempo dopo l’inizio dell’esposizione a
sorgenti di CEM, quali un gruppo elettronico antifurto, ed un
complesso di fornelli e forno di cottura da cucina. Il livello
d’intensità del CEM si avvicina a circa 380-400 μTesla. Tale
esposizione perdura per tutto il turno lavorativo.
Il soggetto ha eseguito uno specifico programma
sperimentale osservazionale. Sulla scorta della constatazione
che il fotogramma delle mani e dei piedi equivale a quello del
viso, ai fini diagnostici della presente ricerca (cfr. i risultati del
soggetto n. 21 del secondo gruppo) si è auto fotografata il viso
al tempo 0 (prima dell’inizio dell’esposizione ai CEM in ambiente
occupazionale), poi ogni ora, durante tutto il turno di lavoro,
infine in serata dopo il rientro a domicilio. Nelle stesse tappe
dell’osservazione, il soggetto ha registrato il grado d’intensità
della cefalea e dell’edema delle gambe, in unità arbitrarie,
secondo una scala da 0 a 10, oltre che delle altre
sintomatologie correlate (nausea, insicurezza, irritabilità).
Alla fine dell’esperimento, mediante il BDORT, è stata
eseguita la determinazione del livello dei parametri del circolo
61
del NO/ONOO [NO, ATP, ROS. NMDA, BH4] per ciascuno dei
fotogrammi di ognuna delle tappe sperimentali.
L’intensità dei CEM, nel luogo dell’esposizione
occupazionale, è stata misurata con strumento iPad corredato
con Programma software iElectrosmog.
Lo schema terapeutico, quando applicato, era il seguente:
(*) ORE 7:00 – 7:30 entro le 8:00
1. Inalazione di TATIONIL®: 4 ml di GSH nebulizzati da
un’apparecchiatura per aerosolterapia (concentrazione: 600
mg di GSH ridotto diluito con 4 ml di solvente sterile) in circa
20 minuti, con distanza del soggetto dall’apparecchiatura >
2,00 m.
2. Ingestione di 1 compressa di BENEXOL (Vit. B1: 250 mg;
Vit. B6: 250 mg; Vit. B12: 500 μg)
3. Ingestione di 1 perla di LIPOIC-CoQuTen con ACIDO ALFA-
LIPOICO (50 mg) & COENZIMA Q (40 mg).
4. Ingestione di 1 compressa con AMINO-CARNITINA (500 mg)
& Vitamina B6 (5 mg)
5. Ingestione di 1 compressa con AMINO-TAURINA (500 mg)
6. Ingestione di 1 g di CILANTRO in polvere, con acqua
7. ingestione di 100 mg di ZEOLITE, con acqua
8. ingestione di 1 compressa di HARITAKI-NAWAYTO (400
mg).
Le determinazioni sono state eseguite sia in assenza sia alla
presenza del trattamento illustrato in precedenza.
62
Nocività dei C.E.M. rivelata da sintomi clinici e da alterazioni dei
parametri di difesa e/o nocivi del ciclo vizioso del NO/ONOO,
senza (rosso) o con (verde) trattamento terapeutico.
63
DATI SPERIMENTALI DEL SECONDO CASO [II]:
Effetti benefici della terapia di Pall sulle alterazioni dei parametri
del ciclo del NO/ONOO, provocati da: CLORO da candeggina
più CEM di telefonia mobile.
PARAMETRI PATOGENI E PARAMETRI DI DIFESA
N NO ATP ROS NMDA BH4
Senza terapia (1o
- 17,30; 2o
- 19,30)
1° 810 200 700 70 40
2° 780 240 600 50 50
Δ% - 3,7 + 20,0 - 14,3 - 28,6 + 25,0
Con terapia (3o
- 9,10; 4o
- 11,10)
3° 810 200 700 70 40
4° 400 280 300 48 80
Δ% - 50,6 + 40,0 - 57,1 - 31,4 + 100,0
All’allontanamento dal suo domicilio inquinato, anche per
un tempo limitato (2 ore), fa seguito una riduzione dei parametri
patogeni accompagnata da un lieve incremento dei parametri
favorevoli per la salute.
L’assunzione del pacchetto di farmaci suggerito da Pall,
integrato da energici chelanti quali cilantro, zeolite, haritaki
manifesta effetti favorevoli per la salute, sia nell’ambito della
biochimica che sta alla base del ciclo vizioso del NO/ONOO, sia
per quanto attiene alla sintomatologia clinica, con la scomparsa
di sofferenze del tipo della fibromialgia e della CFS (sindrome
cronica da affaticamento), manifesta nella serata e per tutta la
notte. Gli effetti benefici per la sintomatologia nel caso [II]
confermano quelli del caso [I] – nell’assenza basale di edemi
alle gambe e di mal di testa.
64
L’insieme di questi risultati sperimentali conferma l’azione
riparativa degli agenti chelanti e/o di quelli riducenti, sulle
alterazioni dei componenti biochimici del ciclo del NOONOO
illustrato da Pall, con un apprezzabile ripianamento sia dei
fattori favorevoli (NO, ROS, NMDA) sia di quelli favorevoli (ATP
e BH4).
TRATTAMENTO DI NEOPLASIA: in soggetto caucasico
maschio adulto, di 64 anni d’età, di professione quadro direttivo,
già affetto da processo produttivo polmonare, quattro anni fa,
trattato chirurgicamente e con chemioterapia, seguita da
radioterapia, al momento senza recidive.
Risultati della determinazione colo metodo BDORT degli effetti
favorevoli alla salute della somministrazione della miscela
Trifala:Lawsonia:Cilandro (2:3:10, p:p) alla dose orale di 1,5 g
pro die.
Tabella 1. Analisi del modulo di scrittura con bocca-mano-
piede (secondo Omura)
Parametri pro* o contro** la salute. I dati sono espressi in unità BDORT
PARAMETRO T.0. 1 Settimana 1 Mese 5 Mesi
** Integrina α1 β1 170,7 ng 91,7 ng 6,2 ng 1,3 ng
** Oncogene 8-
OH-dG
375,01 ng 150,01 ng 49,3 ng 1,0 ng
** Clamidia
trachomatis
2216,7 ng 1500,0 ng 191,7 ng 0
**Asbesto 600 ng 1 ng 0 0
*Telomero Cellule
Normali
483,3 ng 700,0 ng 1300,2
ng
1450,0
ng
** Telomero Cell.
Cancerose
450,0 ng 216,7 ng 12,0 pg 1,0 yg
ng = 10-9
g ; pg = 10-12
g ; yg = 10-24
g
65
Tabella 2. Analisi della fotografia del volto (secondo Omura)
Parametri pro* o contro** la salute. I dati sono espressi in unità BDORT
PARAMETRO T.0. 1 Settimana 1 Mese 5 Mesi
NO** 400 ng 200 ng 150 ng 135 ng
ATP* 100 ng 200 ng 250 ng 300 ng
ROS** 350 ng 300 ng 150 ng 100 ng
NMDA** 250 ng 150 ng 130 ng 90 ng
BH4* 5 ng 8 ng 20 ng 40 ng
ng = 10-9
g
Tabella 3. Analisi della fotografia del volto, di: Al, Cr, Mn,
MeHg, Asbesto, Talco.
I dati sono espressi in unità BDORT
METALLO -
MINERALE
T.0. 1
Settimana
1 Mese 5 Mesi
Alluminio Al 600 ng 40 ng 0 0
Cromo Cr 950 ng 200 ng 0 0
Manganese Mn 900 ng 200 ng 0 0
Mercurio Hg 200 ng 20 ng 0 0
Metilmercurio MeHg 150 ng 2 ng 0 0
Asbesto 600 ng 1 ng 0 0
Talco 25 ng 0 0 0
ng = 10-9
g
I risultati della ricerca su questo caso, nel loro insieme,
dimostrano che un trattamento prolungato con la miscela Triphala :
Lawsonia : Cilantro: 1) ha rimosso la pre esistente criticità dei
parametri del ciclo del NO/ONOO, 2) ha normalizzato il quadro dei
66
parametri rilevanti nel processo della cancerogenesi (integrina,
oncogene, clamidia, telomeri), e 3) ha ripulito l’organismo da un
cospicuo carico di metalli pesanti e di minerali, tutti attivi, non solo
nello scenario della neurotossicità, ma anche in quello, non meno
importante, della cancerogenesi .
TRATTAMENTO DI MORBO DI CROHN (Flogosi dell’apparato
gastroenterico)
Tabella 1 . RISULTATI DA FOTO
PARAMETRO
VALORI (Unità BDORT)
18.12.05 03.04.18
[-] NO 450 ng 1200 ng
[+] ATP 50 ng 20 ng
[-] ROS 400 ng 700 ng
[-] NMDA 150 ng 200 ng
[+] BH4 6 ng 1 ag
INTERLEUCHINA 1β < 1 γg < γg
INTERLEUCHINA 6 < 1 γg < γg
INTERLEUCHINA 8 < 1 γg 5 ng
INTERLEUCHINA 9 < 1 γg < γg
INTERLEUCHINA 10 < 1 γg 5 ng
INTERLEUCHINA 12 < 1 γg < yg
INTERLEUCHINA 18 < 1 γg < yg
INTERLEUCHINA 20 < 1 γg < yg
INTERLEUCHINA 23 < 1 γg < yg
TUMOR NECROSIS
FACTOR
2200 ng 2200 ng
INTERFERON y < 1 γg < γg
67
PARAMETRO
VALORI (Unità BDORT)
18.12.05 03.04.18
Al, Sb, As, Be, Cd,
Co
Ferro 1500 ng 2000 ng
Li
Manganese 2 mg 3 mg
Hg, Mo, Ni, Pb, Cu,
Ti, W, U, V, Zn
Asbesto 1200 ng 1600 ng
Talco 300 ng 400 ng
β-Amiloide 0 0
Nella tabella successiva sono riportati i risultati dell’esame
eseguiti sullo stesso Paziente affetto da MORBO di CROHN al
31/05/2019.
Didascalia:
1: PRIMA Tempo zero
2: Dopo un pizzico di TLC sulla lingua
3: Dopo 0,2 g TLC per os
4: 60 minuti dopo 1,5 g TLC per os.
68
Tabella 2 RISULTATI DA FOTO
PARAMETRO
VALORI (Unità BDORT)
1 2 3 4
[-] NO 950 ng 850 ng 550 ng 300 ng
[+] ATP 20 ng 30 ng 100 ng 150 ng
[-] ROS 500 ng 450 ng 300 ng 200 ng
[-] NMDA 250 ng 200 ng 100 ng 50 ng
[+] BH4 2 ng 5 ng 20 ng 30 ng
METALLI PESANTI
Al, Sb, As, Be, Cd,
Co
Ferro 2000 ng 1800 ng 1500 ng 900 ng
Litio ng ng ng ng
Manganese 4 mg 3,5 mg 3 mg 1 mg
Hg, Mo, Ni, Pb, Cu,
Ti, W, U, V, Zn
Asbesto 1600 ng 1200 ng 900 ng 200 ng
Talco 400 ng 350 ng 250 ng 100 ng
β-Amiloide 0 0 0 0
69
GRADAZIONE BDORT SU ORGANI SINGOLI : BDORT
GRADE
DATA INTESTINO PROSTATA RENI
31/05/2019 – 1 [ - 12 ] [ + 12 ] [ + 12 ]
31/05/2019 – 2 [ - 10 ] [ + 12 ] [ + 12 ]
31/05/2019 – 3 [ - 9 ] [ + 12 ] [ + 12 ]
31/05/2019 – 4 [ - 8 ] [ + 12 ] [ + 12 ]
VALUTAZIONE SECONDO YOSHIAKI OMURA DEI VALORI DI
GRADAZIONE BDORT
INTERVALLI DI
GRADAZIONE
VALUTAZIONE
DIAGNOSTICA
[ - 12 ] - [ - 6 ] MOLTO GRAVE
[ - 6 ] - [ 0 ] GRAVE
[ 0 ] - [ + 6 ] DISCRETO
[ + 8 ] - [ + 12 ] OTTIMO
CONSIDERAZIONI SUI RISULTATI DELLE DETERMINAZIONI
Inizialmente, sono riportati i dati ricavati dalle fotografie del
2005 e del 2018. Nell’intervallo di tredici anni, si sono
notevolmente aggravati i livelli sia dei parametri del ciclo del
NO/ONOO: incremento di NO, ROS e NMDA (fattori sfavorevoli
alla salute) e diminuzione di ATP e BH4 (rispettivamente riserve
energetiche e difese dell’organismo). Contemporaneamente, si
aggrava la presenza di ferro e di manganese, tra i metalli, e di
asbesto e di talco, tra i minerali.
Poi, sono riferiti i corrispondenti risultati dei trattamenti
esplorativi della responsività al TLC. Tra il 2018 e il 2019, non si
osservano rilevanti variazioni dei dati che testimoniano la
criticità della condizione biochimica. Tuttavia, sia i livelli dei
parametri sfavorevoli per la salute sia di quelli favorevoli
70
manifestano modifiche, rispettivamente, in diminuzione (NO,
ROS, NMDA) e in aumento (ATP, BH4). Coerentemente, i
metalli, ferro e manganese, appaiono chelati ed eliminati
dall’organismo, così come avviene per i minerali, l’asbesto e il
talco. Questo effetto si evince paragonando le situazioni del
punto 4, rispetto a quella del punto 1. D’altra parte, anche le
situazioni dei punti 2 e 3, de facto superflue ai fini del controllo
della responsività del paziente al cocktail TLC,
sorprendentemente mostrano già un’azione minore ma
protettiva.
Infine, anche la gradazione BDORT per i singoli organi
evidenzia un certo miglioramento per l’intestino.
Questi risultati, nel loro complesso, indicano chiaramente
l’opportunità di un programma d’assunzione di miscela TLC (1,5
g pro die, per os) per almeno un mese, purché non si
manifestino i segni d’intolleranza ad esso per cui sono state
eseguite le prove dei punti 2 e 3. Dopo questo periodo, è
necessario procedere alla valutazione dei risultati della
determinazione su due foto, una PRIMA e una 60 minuti DOPO
l’assunzione del TLC. È possibile che si ripeta il successo del III
paziente del T&Q 302.
Nel loro insieme, i risultati di queste ultime ricerche,
evidenziati con il BDORT (Omura), dimostrano che il cocktail
T:L:C blocca le alterazioni biochimiche caratteristiche di MCS,
neoplasia e flogosi, provocate da agenti chimici e, a questo
punto, nasce spontanea la domanda successiva.
71
9
È quindi possibile “fermare” l’avanzare della
propria malattia prima della manifestazione dei
sintomi? In particolare, è possibile prevenire la
malattia non sottovalutando sintomi, come ad
esempio lievi fastidi durante l’esposizione ad
agenti inquinanti? (come nel caso del bibliotecario
toscano)
“Fermare” l’aggravamento di una sindrome di MCS, prima
della comparsa dei primi sintomi, è in pratica un’impresa assai
ardua, se non impossibile. Nell’ipotesi più favorevole, si può
“rallentarla” riducendo l’esposizione ai patogení. Questa
previsione, ragionata, discende dal fatto che, in una società
sviluppata, la presenza di agenti nocivi nell’ambiente, aria,
acqua, cibi, anche a livelli ragguardevoli, è inevitabile, se non
ponendo il soggetto interessato, ormai paziente, sotto una
campana di vetro. Però, la sua non sarebbe più una vita per
essere vissuta agevolmente in quelle condizioni.
L’unica condizione che sarebbe in grado di tentare un
miracolo di tale portata sarebbe quella propria di un discendente
di un malato di MCS, padre o madre che fosse, che si facesse
fare una diagnosi di un possibile difetto genomico, che si
rendesse conto di essere geneticamente predisposto, evitando
poi d’incontrare veleni ambientali.
Sul caso del bibliotecario toscano, ci sarebbe da precisare
che egli svolgeva due mansioni insieme, bibliotecario e tecnico
di laboratorio sperimentale di chimica. È proprio nel secondo
scenario che, per anni, è stato esposto ai ftalati nella
valutazione manuale della morbidezza di manufatti in materiale
plastico di sintesi (PVC). Certamente se, ai primissimi sintomi,
avesse cambiato mansioni al più presto, d’accordo col datore di
lavoro, non sarebbe precipitato nello stato invivibile in cui si
trova adesso.
72
La saggia avventura di Connie, anatomopatologa
ospedaliera, il canarino della miniera n. 20 di Alison Johnson, è
un precedente prezioso da conoscere. Proprio con questo
scopo ho chiesto di poterlo tradurre e divulgare. Del resto,
coerentemente, tentai a Cecina di far capire i rischi che correva
a quella neo-laureata in scienze del restauro, con i risultati
fallimentari che ho raccolto e raccontato. Termino queste
riflessioni col pensiero che la vita è il frutto dell’arte del
possibile, e che la consapevolezza è sempre il migliore
ingrediente a favore di essa.
73
10
I malati di MCS passano talvolta per persone
stravaganti, “fastidiose” per i vicini e per chi viene
in contatto con loro. Perché? E soprattutto, chi
sono i veri “pazzi”?
I malati di MCS passano “sempre” per persone
stravaganti, “fastidiose” per i vicini e per chi viene in contatto
con loro.
Per tentare di sapere perché, condividendo la conoscenza
dei fatti con il lettore, penso opportuno distinguere tra i due
scenari: i vicini di casa e i sanitari “curanti”, nel maneggiare le
naturali esigenze di rispetto morale e ambientale dei malati che
soffrono, non poco, essendo “sensibili a tutto”, come ho
ricordato in precedenza.
Ci sono, nel mondo, innumerevoli “vicini di casa” di malati
di MCS, che fanno parte di quel 90% d’umanità che non è
sensibile ad alcunché, mentre i secondi sono sensibili a tutto. È
ovvio, e naturale, che i secondi, soffrendo irrimediabilmente, e
sempre - notte e giorno – chiedano ai vicini la comprensione per
le loro sofferenze e che rinuncino a esporli a condizioni
ambientali patogene.
Verosimilmente, la reiterazione quotidiana della richiesta
dei secondi ai primi, di non far questo, di non far quello, magari
con toni talora duri e scontrosi, il tutto spiegabile con le
sofferenze patite dai malati, provoca l’insofferenza dei vicini di
casa verso i malati di MCS, definiti stravaganti e fastidiosi.
Va da sé che non si può imporre il sorriso e la serenità a
tutti i cittadini, né ai malati, sofferenti, né ai vicini, infastiditi.
Analogamente, possono andare i rapporti tra i malati e
i ”curanti`”. Sui primi, è superfluo sprecare parole. Sui secondi,
si può dire che, molto spesso, quasi sempre, ignorano l’entità
nosologica in cartello, sia perché negli studi medici, nessuno
glielo ha spiegato, sia perché non hanno mai avvertito la
74
motivazione a studiarla da sé. Troppo spesso, il medico
nasconde la sua ignoranza sotto un approccio spregiativo o
scostante, e offensivo per il paziente, oppure, peggio, è
negazionista della verità nosologica della MCS-TILT, incivile!
In questo triste scenario sociale, di pazzi, non ce n’è per
davvero C’è’ solo gente che soffre e gente che è egoista e che
non sa o non vuol capire chi soffre.
Piuttosto, a proposito della “stranezza” dei malati di MCS-
TILT, nella società moderna, non si può trascurare il triste
fenomeno che li colpisce frequentemente, per opera di soggetti
che potrebbero essere definiti crudeli, usando termini contenuti,
ma il cui comportamento può e deve essere considerato di
“criminali” veri e propri.
Si tratta dello stalking.
Con il termine inglese stalking (derivante da “to stalk”) si è
soliti indicare una serie di atteggiamenti – comportamenti (c.d.
atti persecutori) tenuti da un soggetto (c.d. stalker) nei confronti
di un altro soggetto – vittima, mediante persecuzione e al fine di
ingenerare nello stesso paura ed ansia, compromettendo, in tal
modo, il normale svolgimento della vita quotidiana.
Tali comportamenti costituiscono una condotta penalmente
rilevante (art. 612 bis c.p.), che viene approfondita di seguito
ricorrendo alla voce Stalking di Manuela Rinaldi riportata in
ItalexPedia.
QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO
Nel 2008 il Consiglio dei Ministri ha approvato il disegno di
legge recante “Misure contro gli atti persecutori”.
Successivamente, è stato approvato il decreto legge del 23
febbraio 2009, n. 11 (Misure urgenti in materia di sicurezza
pubblica e di contrasto alla violenza sessuale, nonché in tema di
atti persecutori) con cui è stato istituito il reato di stalking (atti
persecutori), mediante l’inserimento dell’articolo 612 bis del
codice penale.
75
Tale decreto legge è stato, poi, convertito, con
modificazioni, nella legge del 23 aprile 2009, n. 38.
Nel titolo XII – delitti contro la persona – del codice penale,
nella sezione III – dei delitti contro la libertà morale - è dunque
stato introdotto l’articolo 612 bis il quale prevede che “Salvo che
il fatto costituisca più grave reato, chiunque reiteratamente, con
qualunque mezzo, minaccia o molesta taluno in modo tale da
infliggergli un grave disagio psichico ovvero da determinare un
giustificato timore per la sicurezza personale propria o di una
persona vicina o comunque da pregiudicare in maniera rilevante
il suo modo di vivere, è punito, a querela della persona offesa,
con la reclusione da sei mesi a quattro anni“.
Secondo la sentenza della Corte di Appello di Milano, sez.
V penale, del 14 dicembre 2011, depositata in data 13 gennaio
2012, il delitto di atti persecutori (o stalking), previsto dall'art.
612 bis c. p., deve essere qualificato come fattispecie causale,
caratterizzata da condotte alternative e da eventi disomogenei,
ciascuno dei quali idoneo ad integrarla, i quali devono essere
oggetto di rigoroso e puntuale accertamento da parte del
giudice.
In particolare, l'evento consistente nel "fondato timore per
l'incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona [...]
legata [all'agente] da relazione affettiva" dovrà essere desunto
da una ponderata valutazione della gravità delle condotte e
della loro idoneità a rappresentare una minaccia credibile di un
pericolo incombente; mentre l'evento alternativo consistente nel
"grave stato di ansia o di paura" andrà identificato in una
condizione emotiva spiacevole, accompagnata da un senso di
oppressione e da una notevole diminuzione dei poteri di
controllo volontario e razionale, che deve essere grave e non
passeggera e potrà assumere rilevanza penale anche se non si
traduce in precise sindromi canonizzate dalla scienza medico-
psicologica.
Intervista sulla MCS-TILT
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Intervista sulla MCS-TILT

  • 1. TEMI & QUESTIONI  T&Q  308    Giancarlo Ugazio Intervista sulla MCS- TILT domande di Celeste Altamura e Patrizio Pacioni commento di Giulia Lo Pinto   L’Occhio di Horus APS 
  • 3.
  • 4. Giancarlo Ugazio Intervista sulla MCS- TILT di Celeste Altamura e Patrizio Pacioni con il commento di Giulia Lo Pinto L’Occhio di Horus APS
  • 5. Intervista sulla MSC‐TILT di Giancarlo Ugazio Tutti i diritti riservati © 2020 ‐ L’Occhio di Horus APS, Aprilia www.locchiodihorus.it horus.aps@gmail.com ISBN 978‐88‐32202‐16‐8 Questo libro è frutto dell’impegno a favore della prevenzione primaria del prof. Giancarlo Ugazio e dell’Associazione di Promozione Sociale e Culturale L’Occhio di Horus APS. Per espressa volontà dell’Autore e dell’Editore è dedicato ad incrinare la cortina di silenzio, di incredulità e di superficialità che circonda coloro che sono affetti da Sensibilità Chimica Multipla.
  • 6. Se infelice è l’innamorato che invoca baci di cui non sa il sapore, mille volte più infelice è chi questo sapore gustò appena e poi gli fu negato Italo Calvino
  • 7. 6
  • 8. 7 PREFAZIONE Il 4 giugno 2015 presi parte a un Convegno intitolato “La sicurezza sul lavoro del personale militare impegnato nelle missioni di pace: profili normativi, tecnici e sanitari” organizzato a Trani dall’Associazione Donne Giuriste Italiane (A.D.G.I.). A me fu chiesto di presentare la relazione intitolata “Aspetti sanitari. A chi giovano uranio impoverito, asbesto & alluminio?” Antonio Camuso presentò un’altra relazione, intitolata “I muri di gomma sul caso uranio impoverito e malattie professionali contratte in servizio dai militari”. L’amico Camuso riscosse tutta la mia più completa ammirazione per le informazioni divulgate e per lo spirito che era sotteso a esse. Inoltre egli mi fece poi avere il testo integrale, pubblicato da Malatempora, dell’intervista fatta dalla dott.ssa Giulia Di Pietro all’Ammiraglio Falco Accame, sul tema dell’uranio impoverito disperso nella guerra dei Balcani. Lessi quel documento con la massima attenzione rimanendone letteralmente affascinato. Però, la differente cultura professionale mia, rispetto alla loro, mi aveva permesso di captare qualche lieve smagliatura nella presentazione degli aspetti sanitari correlati con il DU (Depleted Uranium). Allora, mi ero permesso di registrare un pò di utili e pertinenti modifiche alla loro versione originale. Li avevo poi avvisati della mia iniziativa, domandando loro se fossero incuriositi dalle novità introdotte col mio lavoro. Entrambi si dichiararono curiosi di conoscere le possibili innovazioni. Mandai loro il testo da me chiosato, che riscosse la loro piena soddisfazione. Pubblicai in seguito l’intervista, con le mie chiose, nel mio lavoro “Patologia ambientale, Passato, Presente e Futuro”. Edito da ONA, Onlus Roma, 2017 - ISBN 978-88- 99182-19-9.
  • 9. 8 Allora, avevo collezionato già quasi un decennio di “militanza” nello studio e nella sperimentazione semeiologica direttamente con pazienti affetti da MCS-TILT – Multiple Chemical Sensitivity- Toxicant Induced Loss of Tolerance. Mi sentivo pronto a sostenere un’intervista su questo tema; allora contattai Giulia Di Pietro per sapere se fosse disposta a intervistarmi lei in questa nuova avventura. Mi rispose col suo consenso. Dato che era passato del tempo da quando aveva interrogato Accame a casa dell’intervistato, le offrii di tenere i contatti su un testo che le avrei mandato per e-mail. Sulle prime, parve d’accordo, ma poi si eclissò, e non seppi più nulla. Fui sorpreso da quella fine inattesa, e non ci pensai più per anni. Di recente, dopo l’esperienza positiva con Amaranto. Amaro Amianto1 , di Patrizio Pacioni, pensai di interessare lui per questa impresa. Egli fu sorpreso del mio invito, ma mi disse che non si sentiva adatto a un progetto di tal fatta. Allora pensai a Celeste Altamura, che conobbi tanti anni fa, tra il pubblico di una ventina di amici e conoscenti che, a casa mia, assistettero a una presentazione di prova di una conferenza, la prima, che avrei tenuto in pubblico a Settimo Torinese, sulla MCS. Grazie al ricordo positivo di quell’esperienza, recentemente, rivolsi anche a lei l’invito di intervistarmi, per e- mail, sulla MCS. Pertanto mandai tutte le indicazioni per leggere i miei scritti sul tema, a partire dalle tre monografie inserite nel sito web www.grippa.org, oltre alle altre mie pubblicazioni degli ultimi tempi. Il 22 ottobre 2020 il Pacioni, a metà novembre l’Altamura, mi fecero avere l’uno nove domande, e l’altra sei. Quindi, circa due settimane fa, cominciai a redigere le risposte, corredandole con le illustrazioni elaborate nel corso di tanti anni. 1 [N.d.E.] Amaranto. Amaro Amianto è iIl dramma scritto da Patrizio Pacioni, liberamente ispirato al diario di Manuela Costalli, vedova di una vittima dell’amianto. Giancarlo Ugazio ha contribuito nella stesura fornendo tutte le informazioni di carattere medico e scientifico.
  • 10. 9 In corso d’opera, mi parve utile, per il lettore, che il dialogo fosse letto e commentato anche da Giulia Lo Pinto, l’altra malata che mi gratificò con la frase: “Grazie di esistere”, oltre che con quanto ha scritto nel commento della domanda 15. Ora, alla fine di questa ennesima fatica, ho chiesto a una collaboratrice informatica di vecchia data, Annarita Serra, esperta in questa disciplina, di volermi rivedere la stesura attuale dell’intervista. Tra l’altro, oltre al dovere di ringraziarla di cuore per tutto l’aiuto che mi ha dato in tanti anni, ho il piacere di informare i lettori che Annarita definisce, da sempre, i miei scritti “Manuali di sopravvivenza”. Concludendo questa nota che ha carattere eminentemente divulgativo, sono obbligato a esprimere la mia più sincera riconoscenza a Celeste Altamura, Patrizio Pacioni, e Giulia Lo Pinto. Compio tale dovere con molto piacere, giacché questi amici mi hanno reso possibile realizzare un magnifico sogno che covavo da un lustro e che, ormai, ero rassegnato a considerare svanito. Del resto, la fine di quest’avventura non avrebbe potuto essere diversa, considerando: la vecchia militanza di Celeste nella conoscenza dei problemi sanitari e sociali della MCS-TILT, la collaborazione e la stima reciproca con Patrizio, nate intorno al suo magnifico recente lavoro teatrale Amaranto, e da ultimo, per l’elenco, ma primo, per l’importanza morale e per la cronologia, la reciproca fraterna amicizia con Giulia, impiantata su un rapporto medico-paziente di una serietà e disponibilità fuori dal consueto, direi raro, in considerazione dell’ignoranza del problema etico-sociale, oltre al negazionismo, ancora oggi tanto diffuso nella classe medica. gu
  • 11. 10 LE DOMANDE Ho unificato le nove domande di Pacioni e le sei domande di Altamura in una unica intervista, costruita seguendo un iter logico di trattazione dei vari aspetti dell’argomento in modo da favorire al massimo il lettore. Ne è risultato l’elenco seguente, ove ho mantenuto l’evidenziazione di chi aveva formulato la domanda in origine, indicando n.A = Altamura e n.P = Pacioni 1 [1P] In cosa consiste, sinteticamente, la MCS (Sensibilità Chimica Multipla)? 2 [2P] Quando è avvenuta e a chi si deve la sua scoperta? Con quali modalità? 3 [3P] Esiste da sempre e si è aggravata con l’aumentare dell’inquinamento o si può considerare una nuova sindrome? Quali ne sono gli sviluppi prevedibili nei prossimi decenni? 4 [4P] Com'è distribuita nel mondo? 5 [5P] Che incidenza ha sulla popolazione italiana in percentuale e (ove possibile) in termini di distribuzione tra le varie regioni? 6 [6P] Da quello che ho capito attraverso i suoi scritti, mi è parso di capire che si tratta di una malattia incurabile ma non ingestibile. È così? 7 [1A] Come potrebbe essere in grado il medico convenzionato a capire se un proprio paziente è affetto da patologia ambientale, in particolare cosa dovrebbe essere in grado di sapere e quali linee guida dovrebbe indicare al proprio paziente? 8 [2A] È possibile prevedere la durata minima di tempo di esposizione agli inquinanti secondari affinché possano provocare danni all’uomo come la comparsa di forme tumorali?
  • 12. 11 9 [3A] È quindi possibile “fermare” l’avanzare della propria malattia prima della manifestazione dei sintomi? In particolare, è possibile prevenire la malattia non sottovalutando sintomi, come ad esempio lievi fastidi durante l’esposizione ad agenti inquinanti? (come nel caso del bibliotecario toscano) 10 [7P] I malati di MCS passano talvolta per persone stravaganti, “fastidiose” per i vicini e per chi viene in contatto con loro. Perché? E soprattutto, chi sono i veri “pazzi”? 11 [8P] L'amianto si rimuove anche se a fatica; nella produzione di energia si può optare per l'eolico, il solare e altri metodi di produzione meno invasivi ed inquinanti. Cosa si può fare invece, a suo giudizio per la MCS? Quale modello di sviluppo si può pensare per ovviare a questo specifico problema? 12 [4A] Come ci si può liberare al 100% dall’amianto ingerito involontariamente e nonostante l’adozione delle cautele consigliate? 13 [5A] Nonostante i danni provocati dall’amianto, ne è stato consentito nuovamente da due anni l’utilizzo del minerale nell’edilizia. 14 [6A] Com’è possibile che i Paesi riconoscano le invalidità da esposizione all’amianto ma allo stesso tempo ne consentano l’utilizzo? 15 [9P] Per aiutare chi leggerà questa intervista a capire meglio quest’argomento, ci può raccontare qualche esperienza particolarmente toccante in cui le sia capitato di imbattersi personalmente?
  • 13. 12 LE RISPOSTE 1 In cosa consiste, sinteticamente, la MCS (Sensibilità Chimica Multipla)? L’acronimo MCS significa, in inglese, Multiple Chemical Sensitivity, o Sensibilità Chimica multipla, cioè l’incapacità- impossibilità di tollerare le sostanze (atomi, ioni, molecole, composti inorganici e/o organici, volatili o solidi) diffusi nell’ambiente che ci circonda e che entrano nel nostro organismo con l’acqua, o i liquidi, che beviamo, con i cibi che mangiamo, con l’aria che respiriamo o con cui siamo in contatto. Moltissimi di questi “veleni” ambientali sono d’origine antropogena, cioè sono prodotti, o diffusi, dall’uomo, in circostanze occupazionali, nei tre principali settori produttivi, il primario, l’agricolo, il secondario, l’industriale, o il terziario, quello che eroga i servizi alla collettività. Tanti altri, invece, sono naturali, perché prodotti dai compagni dell’uomo nella sua avventura di vita sul nostro pianeta, piante e animali. In altre parole, provengono dal mondo vegetale e dal mondo animale, rispettivamente. Pero, anche in queste circostanze, l’uomo non sempre è solo il bersaglio finale dell’azione patogena di questi veleni naturali, ma può anche intervenire in “corso d’opera”. Un semplice esempio può chiarire le idee su questa peculiare circostanza. Questo fenomeno occorre quando un essere umano, per lavoro o per diletto, per esempio, estrae dal giacimento minerario fibre d’amianto, oppure estrae da un fiore il profumo che la natura gli ha donato come il mezzo per produrre un composto che gli permette la conservazione della specie biologica: i geni e gli enzimi, giacché gli garantisce il richiamo degli insetti impollinatori, senza i quali, la specie si estinguerebbe. A proposito di questo “divenire” di agenti ambientali nocivi
  • 14. 13 s’impone di esporre alcune importanti precisazioni, al fine di permettere al comune lettore, eventualmente predisposto, nel genoma, a perdere la tolleranza di uno o più veleni diffusi nell’ambiente (aria, acqua, cibi), per riuscire, tempestivamente, a individuare un rapporto preciso di causalità tra l’esposizione e la comparsa dei sintomi conseguenti. Alison Johnson (Casualties of progress, 2000) nel suo capolavoro, fu molto chiara e convincente nello stabilire questo nesso eziologico, in altre parole, di causalità. La conoscenza e la consapevolezza sono ingredienti preziosi per una prevenzione primaria per davvero. L’Alison è arrivata a suggerire a chi avverte i primi – strani – sintomi, di prender nota, sul diario quotidiano, tutti i comportamenti, insoliti, del soggetto che sta guadando per la prima volta il fossato tra un’esposizione per lui/lei “nuova” e la comparsa di sintomi mai avvertiti prima. Solo il collegamento oggettivo tra causa ed effetto può insegnare al paziente, non più cittadino sano, a evitare ulteriori esposizioni. Giacché la MCS consolidata, in secondo e/o terzo stadio, è irreversibile, e in buona sostanza incurabile, il cosiddetto evitamento (di nuove esposizioni) attuato il più presto possibile, è l’unico provvedimento che il malato può prendere, per non peggiorare verso intollerabili condizioni di sofferenza. Per esempio, Denise Nichols (1998) depose che avrebbe preferito ritornare dalla guerra del golfo senza un braccio che essere “amputata” della vita intera. Altre importanti prerogative dei veleni ambientali, da tenere sempre in conto, sono: 1) non s’incontrano mai soli, uno per volta, ma ci aggrediscono in gruppo, quanti sono, là e in quel momento (per esempio, sul marciapiedi di una via cittadina, possiamo inalare le PM, emesse dai motori a scoppio degli autoveicoli, insieme con 2) i campi elettromagnetici emessi da strutture fisse o da apparecchi della telefonia mobile. In tali circostanze si può verificare, non solo, la sommatoria dei due tipi di danno biologico, ma un effetto cocktail di sinergismo o di
  • 15. 14 potenziamento tossicologico. In modo comparabile, potremmo andare incontro a una deleteria trasformazione chimica del veleno. È questo l’esempio di due metalli, frequenti inquinanti dell’acqua: il mercurio e l’arsenico. Entrambi possono subire trasformazioni biochimiche, legandosi a molecole organiche. Il mercurio, quando si lega al gruppo metilico, diviene liposolubile, poi può entrare liberamente nel tessuto nervoso del cervello, ed esprimere tutta la sua elevata neuro tossicità. Invece l’arsenico, che nelle falde acquifere di talune zone del mondo è assai concentrato, (Bengala e Bangla Desh), quando si lega a molecole organiche, perde parte della sua originale tossicità di metallo. Un’altra peculiare prerogativa che un veleno ambientale può danneggiare un essere umano sia in ambiente di lavoro sia in ambiente non lavorativo. È classico il cromo di una fabbrica di cromatura, disperso nell’aria, sotto forma di polvere, quindi inalato, che è esattamente il medesimo atomo quando è disciolto nell’acqua potabile di una falda acquifera in cui è defluito per perdite da un impianto d’uso di produzione industriale. Inalato o bevuto, quel Cr6+ può arrivare alle stesse cellule suscettibili di cancerogenesi e legarsi come addotto al DNA cromosomale del nucleo cellulare, innescando il processo di cancerogenesi. A questo punto, l’autore promette al potenziale lettore che gli risparmia l’elencazione sistematica e dettagliata degli agenti patogeni della MCS giacché non ha il dovere di compilare un trattato sul tema, ma ha solo il compito di trattare l’argomento con una chiarezza sufficiente affinché un cittadino comune, dotato di un appropriato spirito critico, sappia coltivare il sospetto che anche il più innocente gesto, o qualunque atto operativo della sua vita, può esporlo a un veleno patogeno per la MCS. Per finalità di chiarezza, sebbene la domanda originare
  • 16. 15 chiedesse una definizione “sintetica” della sindrome in cartello, ottempererò al mio dovere di completezza e di chiarezza. Perciò, riporterò le immagini con gli schemi delle più comuni e frequenti sedi di esposizione ai veleni ambientali (extra- lavorative o occupazionali), da un lato, e delle sedi anatomiche dei sintomi più comunemente sofferti da un paziente, dall’altro. Per chiudere succintamente la trattazione delle risposte alla prima domanda, faccio ricorso a un’affermazione “lapidaria”, ricorrendo alla diretta voce di molti malati. Ho sentito più d’uno dire che: “Sono sensibili a TUTTO”. Infatti, l’anamnesi alimentare del paziente n. 4 della monografia MCS-III del sito web grippa.org insegna che le sue residue tolleranze alimentari sono circoscritte a due-tre alimenti o bevande. Però, a questo punto, mi s’impone anche di: riportare un inventario schematico sia degli agenti patogeni, da un lato, sia dei sintomi che ne conseguono più comunemente, dall’altro, e precisare che non esistono mai due malati uguali. Il sanitario “curante”, cioè non negazionista, deve far ricorso sempre a un approccio anamnestico rigorosamente individuale. In altre parole, al medico, nell’interesse del paziente, di là dagli schemi dei protocolli ufficiali della scienza biomedica, si raccomanda di accettare e di registrare qualunque esposizione ambientale, di vita o di lavoro, di un paziente che si dimostra, quanto al rapporto di causa/effetto, all’opposto del soggetto intervistato cinque minuti prima, o mezz’ora dopo. Per esempio, un soggetto non può nemmeno sentir parlare dei frutti delle solanacee, mentre invece un altro mangia impunemente patate fritte cosparse di salsa di pomodoro, oppure fette di melanzane grigliate. Un'altra circostanza di divergenza anamnestica potrebbe interessare í due partner di una coppia. Generalmente, nemmeno loro sono consapevoli del rischio che entrambi facciano parte di quel dieci percento della popolazione generale di un paese tecnologicamente sviluppato, e non hanno ancora
  • 17. 16 per le mani riscontri diagnostici preventivi di un’anomalia genetica personale. Tranne un evento casuale di questo tipo, due coniugi non possono avere nemmeno il più lieve sospetto della possibilità di correre insieme il rischio di ammalarsi di MCS – TILT. L’autore della presente esperienza ha ben presente il caso di due coniugi piemontesi che, dopo una vita di occupazioni lavorative diverse tra loro, dopo il TFR, hanno rallegrato i loro giorni di pensionati col diletto di un hobby, tanto attraente quanto rischioso: il restauro di mobili antichi. Puntualmente, dopo pochi mesi di quest’attività rischiosa, in entrambi, si è sviluppata una grave intolleranza per i veleni aero-dispersi, non solo i disinfestanti per il tarlo, ma anche per i prodotti di combustione, del tabacco, del legno, del carbone e dei diversi combustibili, domestici e industriali. Ancora, a proposito dei partner di una coppia, per quanto concerne l’immancabile ricaduta dell’affezione MCS sui loro stili di vita, è doveroso citare un’altra grave e curiosa conseguenza comportamentale. Frequentemente, quando è malato lui, parte della minoranza del bacino nosologico, il 20%, lei non smette di usare profumi, fragranze, prodotti di bellezza, detersivi, sbiancanti, ammorbidenti, prodotti tanto diffusi nella cura degli ambienti domestici, e degli effetti personali, oppure concimi e insetticidi usati da una massaia dotata di pollice verde. Quando invece è lei a essere sofferente, per un 80% della popolazione dei malati, lui non si rassegna a rinunciare al fumo di tabacco, ai profumi dei dopo-barba o di saponi vari. Entrambi i partner malati conducono una vita d’inferno, molto più pesante del prevedibile, ma prevenibile, a patto che ci fossero consapevolezza, rispetto umano e ... amore in chi sta bene. La causa di ciò è un insieme di pulsioni umane disdicevoli, ignoranza ed egoismo, in primis. Le conseguenze, spesso, sono la separazione dei partner, con l’abbandono dell’eventuale prole, da parte del genitore malato, il più debole. In questo tragico scenario, la sussistenza di prole
  • 18. 17 costituisce non una fonte di gioia, come capita in gran parte delle coppie di genitori, ma una grave preoccupazione, sia per le pesanti esigenze della vita dei figli, sia, anche, per il rimorso di aver messo al mondo esseri destinati a una perpetua infelicità, a causa delle sofferenze fisiche ed esistenziali cui sono condannati da improvvidi genitori. Alcuni anni fa, questo pensiero, su una situazione sociale di difficile gestibilità, fortunatamente poco diffusa e prevenibile, mi aveva suggerito di interpellare la malata di MCS che leggerà la presente nota e la commenterà prima della divulgazione, domandandole il suo parere sull’opportunità di informare le coppie a rischio di procreare prole infelice, non per un programma di eugenetica, ma al fine di evitare di dar vita a nuovi esseri umani gravemente sofferenti. La risposta, data da persona ben informata dei fatti, fu positiva per un’informazione corretta. Fatte queste premesse, passo alla tipologia più frequente sia dei diversi agenti patogeni della MCS, cui potrebbe essere esposta la popolazione generale, in ambiente occupazionale od extra-lavorativo, sia della sintomatologia, variabile tra i vari distretti dell’organismo, tra i diversi pazienti, oltre che nel tempo, innescata dalla perdita della tolleranza verso di essi. Dati personali tratti dalla pubblicazione “Patologia Ambientale, Passato-Presente-Futuro” di Giancarlo Ugazio, Editore ONA Onlus, Roma, 2017, ISBN 978-88-99182-19-9, cap. XIII, pag 1297.
  • 19. 18 13.1. SCM: Sensibilità Chimica Multipla o MCS: Multiple Chemical Sensitivity. TILT: Toxicant Induced Loss of Tolerance. Sindrome multifattoriale e multi sistemica, devastante e irreversibile, che colpisce circa il 10% della popolazione, geneticamente predisposto ed esposto ripetutamente ad agenti patogeni ambientali, anche a dosi infinitesime. La diagnosi si basa prevalentemente sull’anamnesi. Alterazione molecolare: circolo vizioso del perossinitrile NO/ONOO- TIPOLOGIA AMBIENTALE DEGLI AGENTI PATOGENI DELLA SCM
  • 20. 19 TIPOLOGIA SISTEMICA DELLA SINTOMATOLOGIA Le informazioni di questi schemi richiedono alcune precisazioni: la distinzione tra ambiente lavorativo e ambiente di vita è pleonastica quando si tratta dello stesso agente; i sintomi possono comparire in alcuni distretti, poi spostarsi altrove, nell’organismo, oltre che mutare d’intensità e durata.
  • 21. 20 2 Quando è avvenuta e a chi si deve la sua scoperta? Con quali modalità? Personalmente, sono inciampato nell’MCS piuttosto tardi, nella mia vita biologica e di ricercatore biomedico, anzi quasi alla fine di essa. Nel luglio 2006, inaspettatamente, ricevetti una chiamata telefonica che proveniva da un’amica di vecchia data, Fabiana Cioni, di Rosignano, che mi chiedeva la cortesia di controllare, da medico, una storia clinica (anamnesi) di un malata grave di MCS. Quella fu la prima volta, in assoluto, che incontravo quella sigla e, ovviamente, non sapevo di che malanno si trattasse. Però, dopo aver espresso l’accettazione della richiesta, mi precipitai sul computer per cercare lumi sul quesito. Imparai quale problema affliggeva la paziente, da un lato, mentre anche incontrai gli scienziati che avevano studiato l’entità nosologica ed avevano pubblicato i risultati delle loro ricerche, dall’altro. Feci quindi la conoscenza di David Overstreet et al (1996), Nicholas Ashford e Claudia Miller (1998), e di Alison Johnson (2000). La prima pubblicazione, su una rivista periodica in inglese, descriveva lo studio di un modello della MCS in animali sperimentali (ratti), la seconda era un libro di ricerche osservazionali in una popolazione umana, già tradotto in italiano, il terzo, in inglese, era una rassegna di testimonianze personali di cinquantasette pazienti affetti da MCS, editate con grande cura dalla Johnson, lei stessa, giornalista free lance, affetta dalla sindrome, quindi persona ben informata dei fatti. Lessi attentamente il primo lavoro, in un estratto ottenuto dalla biblioteca di facoltà, poi acquistai sia il volume del secondo, già tradotto, sia quello del terzo, in lingua originale. Da quei giorni in poi, per circa un mese, fui occupato a leggere con cura i due nuovi libri, che illustravano bene lo stato dell’arte sul tema della MCS.
  • 22. 21 Devo dire che l’opera della Johnson, Casualties of Progress (Vittime del Progresso) (alias, Le testimonianze di 57 canarini della miniera), mi affascinò profondamente. Quasi inconsapevolmente, dopo pochi giorni di questo studio, avendo alle spalle non più di una decina di storie cliniche, una più interessante delle altre, mi scoprii intento a tradurre in italiano il testo dell’opera, soddisfattissimo di poter condividere quelle novità scientifiche, per me uniche, con miei connazionali, sanitari, studenti, e pazienti, potenziali o già malati. A quel punto, un barlume di buonsenso mi suggerì di chiedere alla Johnson l’autorizzazione di tradurre e di divulgare il suo capolavoro a beneficio dei soggetti sopra detti, potenzialmente interessati alla prevenzione del malanno. Mandai quindi un messaggio di richiesta all’autrice, per posta elettronica, prima presentandole le mie credenziali accademiche, poi esplicitando la prospettiva che le sue testimonianze avrebbero permesso alla salute pubblica del Belpaese di star lontana dalla percentuale del 10% della popolazione generale a rischio, considerato il paese tanto ecologicamente inquinato da agenti patogeni quanto sviluppato nella tecnologia, infine garantendole la completa assenza di lucro dall’operazione divulgativa. Allora, passarono parecchie settimane senza una sua risposta, pertanto le rimandai il messaggio come sollecito. Infine mi rispose acconsentendo al programma di traduzione e di divulgazione della sua opera editoriale e d’insegnamento medico. Senza dover più affrontare alcuna preoccupazione, continuai il lavoro sistematico di traduzione, poi di ripasso, infine pubblicai la versione italiana dell’opera con il nome di Monografia MCS-I, nella sezione DIVULGAZIONE del sito web grippa.org (acronimo di Gruppo di Ricerca per la Prevenzione della Patologia Ambientale), che può essere visitato e scaricato da chiunque, a costo zero.
  • 23. 22 Questa è la cronistoria fedele della mia imprevista avventura scientifico-divulgativa a proposito della MCS. D’altra parte, ammetto che l’abbia incontrata tardi, ma poi ho recuperato il tempo perduto, grazie ad una cospicua mole di lavoro e soprattutto mediante un’assoluta disponibilità d’animo di ascolto e di comprensione. Queste due ultime prerogative mi hanno gratificato con l’espressione testuale: “Grazie di esistere” rivoltami da due delle pazienti più gravi che ho incontrato negli anni recenziori. A questo punto, ammetto senza esitazione, rimane ancora aperto il problema di pronunciarmi sullo scopritore di questa entità nosologica, come da domanda [2P]. Istintivamente, ma razionalmente, mi sentirei di pronunciare l’amato nome di Alison Johnson. Non è che costei abbia scoperto uno specifico agente patogeno, per l’MCS, come se fosse stato il Vibrio cholerae (da F. Pacini, 1854 e da R. Koch, 1883) o la Yersinia pestis (da S. Kitasato e A. E. J. Yersin, 1894); ma perché, per prima, ebbe il merito di chiamare col nome più appropriato, gli autori della sua collezione di testimonianze: “Casualties of Progress”, cioè “LE VITTIME DEL PROGRESSO”. E ora mi corre l’obbligo anche di dare al lettore un’adeguata spiegazione di tale dictum. Però, per far questo, mi occorre retrocedere un poco nella storia dell’umanità. Negli anni 1972-1974, ad Afar, località dell’attuale Etiopia (Africa), un gruppo di paleo-antropologi ebbe la ventura di trovare molte (52) ossa fossilizzate costitutive di circa il 40% dello scheletro di un esemplare di Australopithecus afarensis, risalente a 3,2 milioni d’anni fa. Quegli scienziati accertarono che alcune peculiari conformazioni delle ossa, in particolare dei tarsi, indicavano che Lucy, nome dato al soggetto preistorico, aveva una postura bipede ed eretta. In sostanza, era uno o l’unico primo ominide, diverso dai primati. Infatti, non camminava a quattro zampe, due anteriori e due posteriori, ma aveva due braccia e due gambe,
  • 24. 23 quindi con due mani e due piedi, rispettivamente. Con le prime, poteva anche eseguire operazioni elaborate, controllate dalla funzione di un sistema nervoso centrale adeguato, contenuto in una scatola cranica di sufficiente volume. Nel corso dei millenni, quell’ominide riuscì anche a manifestare opere correlare col pensiero e con la fantasia. Le molte pitture rupestri che, in tempi recenziori, sono state scoperte dagli speleologi in diverse zone del pianeta, ne sono una magnifica testimonianza. Poi, venendo in qua col tempo, attorno a 3.400 anni a. C., l’uomo (il popolo dei Sumeri, in Mesopotamia) ha inventato la scrittura. Da allora è partito l’orologio della Storia. In seguito, nel bacino mediterraneo, è fiorita la civiltà di Roma, nell’età antica. Quindi, dopo la caduta dell’impero romano d’occidente (476 d.C.), i popoli mediterranei hanno vissuto i secoli bui del Medio Evo, periodo di oscurantismo culturale e tecnologico, terminato con l’esplorazione navale di Cristoforo Colombo (1492) che portò alla scoperta del nuovo mondo. L’occidente è poi passato all’età moderna, infine, con il discrimine della rivoluzione francese (1789), è subentrata l’età contemporanea. Proprio questo è il periodo storico in cui hanno avuto luogo molte invenzioni e scoperte, per merito di uomini colti e intelligenti, che hanno dato il progresso alla società, da un lato, ma condizioni ambientali di rischio per la salute e il benessere dell’umanità, dall’altro. Troppo spesso, la salute ambientale ha lascito il posto alla patologia ambientale, suo reciproco e prodotto di quel progresso che, ben presto, ha fatto le sue vittime, molto più numerose delle cinquantasette di Alison Johnson. A questo punto, per dovere di chiarezza e di completezza, è utile abbozzare un inventario succinto di alcune invenzioni- scoperte pertinenti, dell’età contemporanea (XIX e XX secolo). In quel periodo, in sequenza, tra l’altro, furono elaborate le tecnologie ottimali per: la sintesi dell’anilina (colorante) e del bromuro (farmaco calmante), per la vulcanizzazione del caucciù, per la produzione industriale dell’acciaio, la sintesi
  • 25. 24 dell’acido acetilsalicilico (farmaco), la produzione industriale della soda, la produzione della dinamite (Nobel), la produzione dell’alluminio e del nichel puri, la produzione di fibre tessili innovative (rayon), la produzione dell’elettricità, idraulica e termica, e della loro distribuzione alla più estesa utenza possibile, settore industriale allora beneficiario di un considerevole decollo. Nello stesso periodo di tempo, furono inventati: il telefono (Meucci e Bell), il cinematografo (Fratelli Lumiere), il telegrafo (Marconi), il motore a scoppio, a combustione interna, a benzina, o a nafta (Diesel). Tutte queste innovazioni tecnologiche, applicate al trasporto di persone e cose, diedero un grande sviluppo alle ferrovie e al commercio legato alla navigazione marina, lacustre, fluviale, con l’addio ai velieri di vecchia costumanza. Pensare alle trasformazioni del mondo civile, al tenore di vita dell’erede della Lucy Afarensis, indubbiamente, fa strabuzzare gli occhi. Però, come dice l’adagio, non è oro tutto ciò che luccica. Ogni medaglia, ogni conio, ha una testa e una croce: benefici e inconvenienti, in compensazione reciproca. Il cittadino del tempo della rivoluzione industriale, fu in grado, da un giorno all’altro, per illuminare il suo ambente di vita o di lavoro, di passare dall’accensione di una candela di cera mediante un adatto acciarino, all’accensione di una lampadina elettrica, pigiando il pulsante di un interruttore. Inoltre, viaggiò comodamente e velocemente, in automobile, in treno oppure in nave. Però, quello stesso cittadino, all’improvviso, fu esposto a tutti quei composti, molecole, atomi, ioni, impiegati nelle nuove tecnologie dette sopra, per lui assolutamente nuove, e in condizioni ambientali, per lui, nuove. Inconsapevolmente fu costretto ad adattarsi a esse. L’adattamento, talora, si manifestò attraverso reazioni d’intolleranza. La croce di quella medaglia, del progresso, fu spesso identificata con un depauperamento della salute, del
  • 26. 25 benessere, non raramente da malattie. Proprio allora, nacquero la medicina occupazionale e l’igiene, gestite da specifici cultori, i ricercatori-docenti, da un lato, e gli utenti, i malati, o i soggetti a rischio, in via di “adattamento”. Quelle innovazioni, non solo, beneficiarono lo stile di vita delle collettività nazionali ma, insieme, misero a dura prova sia le scienze mediche specifiche, quanto al sapere, sia la classe imprenditoriale, detentrice del denaro messo in gioco, stimolata come mai prima d’allora in una pesante tenzone etico-sociale. Questa, da un lato, era tesa dal profitto pecuniario, dall’altro era tenuta al rispetto della dignità umana e della salute dei prestatori d’opera che agivano nell’azienda. La storia ci insegna, senza ombre di dubbio, che quella bilancia non fu, e non è, sempre in equilibrio. L’egoismo umano, talora il cinismo, spesso la facevano, e la fanno, pendere dal lato del profitto, a scapito della salute, del benessere, e talora, della vita del prestatore d’opera (le morti da lavoro). Un chiaro esempio di queste conflitto s’incontra nell’impiego dell’asbesto. Questo minerale, naturale, già noto e sporadicamente usato nel Medio Evo, ha tante prerogative favorevoli. Nel mondo, ce n’è in abbondanza, costa poco, può essere lavorato agevolmente con le nuove tecnologie d’oggi, è durevole per molto tempo, e possiede prerogative tecnologiche molto vantaggiose, essendo un ottimo coibente termico, acustico, ed elettrico. Però, il rovescio della medaglia, la croce della moneta, sta nel fatto che le sue fibre sono cancerogene per quasi tutti i tessuti dell’organismo umano. Il cane, animale di compagnia dell’uomo, manifesta una suscettibilità comparabile con quella umana. A causa di questo increscioso grave squilibrio tra costi e benefici, triste palestra dello sfruttamento dell’uomo sull’uomo, legato all’impiego industriale dell’asbesto, non solo si assiste al pagamento di un prezzo pesantissimo da parte del lavoratore (col depauperamento di benessere, salute e vita), a favore del
  • 27. 26 profitto imprenditoriale, ma anche a un ingrediente basilare di questa situazione: l’inganno. Incidentalmente, posso e devo ricordare al lettore che la classe imprenditoriale, già dagli esordi della rivoluzione industriale, ha sempre frodato la società, soprattutto la classe lavoratrice, con il “silenzio” sulla verità, relativa ai rischi dell’asbesto: proprio qui sta l’inganno di cui ho detto sopra. E tale frode, per gli imprenditori specifici, non vale solo per il minerale coibente, ma per tutte le materie prime e/o i prodotti finiti; si pensi al cromo6+ , all’alluminio, al mercurio, ai ftalati, al talco, a tutto. Su questo tema particolare, amo citare la preziosa, pubblicazione di Lilienfeld (David E. Lilienfeld, Il silenzio: l'industria dell'amianto e la ricerca sul cancro professionale iniziale - Uno studio di caso. Am J Public Health, 81, 791-800, 1991). Questo ricercatore afferma: “Al fine di conoscere le attività aziendali riguardanti l’identificazione dei cancerogeni occupazionali, all'inizio del secolo (1900), sono state esaminate le azioni di un settore produttivo, l'industria dell'amianto. Questa industria, in concerto con molti dei suoi assicuratori, sistematicamente ha sviluppato e poi occultato le informazioni sulla cancerogenicità dell'asbesto. Lo sviluppo delle avvertenze per gli esposti ad asbesto è stato ritardato. Come risultato, milioni di lavoratori furono esposti al cancerogeno e centinaia di migliaia morirono. Questi eventi sono stati collocati nell’ambito di simili attività in altri settori durante quel periodo”. Ecco perché ho detto che l’inganno imprenditoriale può interessare qualunque processo produttivo, in qualunque settore, primario, agricolo, secondario, industriale, terziario, dei servizi. Quest’autore, illustrata la pecca, si spinge a proporre una possibile pena, come deterrente, usando la citazione scritturale: “Se un bue colpisce con le corna qualcuno che poi muore, il bue dovrà essere ucciso, e la sua carne non potrà
  • 28. 27 essere mangiata; però il padrone del bue non sarà responsabile. Al contrario, se il bue ha dato indicazioni di incornare persone e il suo padrone era informato, ma il bue non è stato rinchiuso e poi ha ucciso qualcuno; il bue sarà ucciso e dovrà essere ucciso anche il suo padrone”. (Esodo 22: 28-29). Quasi contemporaneamente alla pubblicazione di Lilienfeld, Abrams aggiunse una triste considerazione sul binomio asbesto e salute. (Herbert K. Abrams, Storie segrete di Medicina Occupazionale. Environmental Research, 59, 23-35, 1992). Quest’autore domanda: “Quante vite avrebbero potuto essere salvate se le osservazioni di Gardner, comprese quelle sulla relazione tra cancro polmonare e asbesto, fossero state pubblicate subito e senza censura?” L’immoralità nel trattamento del problema asbesto è solo un prototipo, piuttosto circoscritto, ma può essere riferito, tal quale, anche alla MCS. Infine, a proposito dell’estensione e alla gravità del rischio asbesto, è utile l’illustrazione riportata nella pagina seguente e utilizzata anche per la Relazione presentata a Torino il 26 ottobre 2016 al Convegno di commemorazione del dottor Paolo Pitotto tenuto presso la Terrazza Solferino, “Reiterazione della geografia anatomica delle patologie correlate con l’esposizione occupazionale e/o non lavorative all’asbesto”.
  • 29. 28 LOCALIZZAZIONE ANATOMICA DELLE PIU’ FREQUENTI PATOLOGIE DA ASBESTO
  • 30. 29 3 Esiste da sempre e si è aggravata con l’aumentare dell’inquinamento o si può considerare una nuova sindrome? Quali ne sono gli sviluppi prevedibili nei prossimi decenni? La risposta a questa domanda è implicita nella precedente risposta [2P]. L’avverbio sempre è pleonastico, perché è solo dopo la rivoluzione industriale, avvenuta a cavallo tra XIX e XX secolo, che l’ambiente ha subito un grave insudiciamento da agenti patogeni, responsabili, tra l’altro, anche della MCS. (Sensibilità Chimica Multipla). Piuttosto, a questo punto, devo citare un altro parametro temporale che si è realizzato in tempi assai recenziori, e che costituisce un valico di progresso e di nuova morbilità. Si tratta dell’esordio, nel mondo moderno, della telefonia mobile, con tutti gli innumerevoli apparecchi telefonici, e con tutte le strutture di rice-trasmissione tra le “cellule” del sistema. L’evento risale al 3 aprile 1973. In quel giorno, è iniziata una nuova era, sia nelle tele- comunicazioni, sia nella medicina della collettività. La sensibilizzazione da veleni ambientali si è arricchita di un nuovo agente patogeno, fisico, che si è affiancato a quelli chimici. Di conseguenza, l’acronimo MCS, per la precisione, dovrebbe essere integrato con TILT (Toxicant Induced Loss of Tolerance = Perdita di Tolleranza Indotta da Veleni Ambientali). In altre parole, si è trattato della comparsa di una nuova entità nosografica. Infine, riguardo alla prevedibilità della possibile evoluzione di essa nel tempo, le innovazioni tecnologiche che stanno per essere introdotte nel sistema delle comunicazioni, 5G e autoveicoli ibridi, implicano inevitabilmente la ricaduta di un aumento della morbilità generale.
  • 31. 30 4 Com'è distribuita nel mondo? Recentemente, D. Belpomme et al. (2015) ha dichiarato: “Il riconoscimento dell’EHS (Elettro-Iper-Sensibilità) e dell’MCS come risultanti da cause ambientali si oppone ai potenti interessi socio-economici e si può spiegare il motivo per cui non sono ancora riconosciuti come veri e propri disturbi patologici da parte di organismi nazionali o internazionali e di istituzioni sanitarie”. (in “Biomarcatori affidabili che caratterizzano e identificano malattie, l’elettro-ipersensibilità e la sensibilità chimica multipla, come due aspetti eziopatogenetici di un disturbo patologico unico”. (Rev Environ Health, 30, 251–271, 2015). In questa situazione globalizzata, finalizzata al “silenzio” dei rischi, da un lato, e al “massimo profitto possibile” per l’imprenditoria mondiale, dall’altro, è in pratica impossibile che l’OMS, e/o le istituzioni sanitarie nazionali, riconoscano l’affezione suddetta e pubblichino le statistiche nosologiche di riferimento. Va da sé che i malati, in realtà non poco “strani”, perché’ indicibilmente sofferenti (cfr. la deposizione di Denise Nichols), finiscano per non essere né “contati” né “considerati”, oltre che vituperati dal mondo sanitario perché “auto referenziati”. Loro si auto-definiscono “Malati invisibili”. Ciononostante, nel tentativo di dare un quadro approssimativo della loro densità nei diversi paesi del mondo, è possibile fare ricorso a una mappa mondiale dell’industrializzazione dei paesi sviluppati, cui può essere parallela una maggior densità delle attività produttive dei settori primario (agricoltura) e terziario (dei servizi). A questo proposito, può valere l’aforisma: “Più produzione & PIL = più inquinamento ambientale = più patologia ambientale = meno salute ambientale”.
  • 32. 31 Economia Mondiale Quattro aree con lo stesso Pil 5 Che incidenza ha sulla popolazione italiana in percentuale e (ove possibile) in termini di distribuzione tra le varie regioni? Il Belpaese, dal 1946, fa parte dell’ONU, segue le direttive sanitarie dell’OMS, pertanto la mappa delle economie regionali potrebbe dare la stessa indicazione di quella mondiale. A essa si rimanda il lettore.
  • 33. 32 6 Da quello che ho capito attraverso i suoi scritti, mi è parso di capire che si tratta di una malattia incurabile ma non ingestibile. È così? La MCS-TILT, una volta innescata, è irreversibile. Tuttavia, per fortuna, è prevenibile: di prevenzione primaria, di prevenzione secondaria, di prevenzione terziaria. Per poter mettere in atto la prima che, per definizione, sarebbe tale a patto che avvenisse quando ancora non fossero comparsi sintomi, altrimenti scalerebbe a secondaria. Per raggiungere questo fine, sarebbe indispensabile che 1. Il soggetto a rischio si sottoponesse preliminarmente a una diagnosi di predisposizione genetica, oppure 2. Quando uno dei partner di una coppia fosse già malato, allo stadio I, II, o III. la coppia si astenesse dal mettere al mondo figli, perché molto verosimilmente sarebbero predisposti ad ammalarsi. Rimane al soggetto malato, soprattutto agli esordi, con i primi lievi e sporadici sintomi, di cui abbia saputo stabilire una correlazione eziologica a specifiche esposizioni, la possibilità di evitare altre esposizioni agli stessi agenti patogeni. Tale pratica, in gergo, è definita “evitamento”, e dà luogo alla “prevenzione secondaria”. Qualora un soggetto, già divenuto paziente, per difetto di tempestività, di accuratezza, e di saggezza, fosse colpito da sintomatologia progressivamente sempre più grave, e mal sopportabile, percorrerebbe il secondo e il terzo stadio. (cfr. la deposizione di Denise Nichols). A questo punto, l’affezione è irreversibile. Ciononostante, si potrebbe far ricorso all’assunzione di quei farmaci capaci di combattere o di limitare la formazione dei mediatori biochimici attivi nella patogenesi della MCS-TILT: NO (ossido nitrico), ROS (specie reattive dell’ossigeno) e NMDA (N-Metil-D-Aspartato), oltre che di prevenire il depauperamento, a livello cellulare e/o
  • 34. 33 tessutale, degli agenti biochimici favorevoli, come l’ATP (Adenosina-Tri-Fosfato, riserva energetica) e il BH4 (Tetraidrobioterina, strumento di difesa tessutale). Secondo Pall e Ziem anche il Glutatione ridotto, per via parenterale, può dare benefici al disordine biochimico che caratterizza l’affezione.
  • 35. 34 7 Come potrebbe essere in grado il medico convenzionato a capire se un proprio paziente è affetto da patologia ambientale, in particolare cosa dovrebbe essere in grado di sapere e quali linee guida dovrebbe indicare al proprio paziente? Nell’accingermi a rispondere a questa domanda, faccio appello a due auto-definizioni che mi sono cucito addosso, tanti anni fa, ma che mi sono rimaste ben incise nella mente, e che hanno sempre ispirato la mia lunga attività di ricercatore, di studioso, di docente, infine, di divulgatore, dopo il TFR. Mi ritengo 1. Un “medico-non-pentito”, di valutare la salute altrui come fosse la mia e 2. Uno “scienziato-non-in-vendita”, a nessun prezzo. In effetti, a questo punto di partenza arrivai ben presto, da matricola della scuola medica di Pavia, nel 1951, quando, dopo un ginnasio-liceo piuttosto travagliato, percorsi poi molto bene gli studi universitari, grazie al mio approccio di “lavoratore degli studi medici”. Su questa base, ho la netta sensazione di aver le carte in regola per poter dare i miei suggerimenti alla classe medica del giorno d’oggi, quando deve trattare un paziente affetto dalla MCS-TILT ma, meglio ancora, quando è in fieri per arrivare ad essa. Ho rivelato in precedenza quando e come sono inciampato in questa terribile sindrome. Nel dire ciò, sono stato del tutto sincero e privo di spocchia. Ci sono arrivato tardi, nel 2006, alla vigilia del mio TFR, con un solo anno davanti di rapporto accademico, ma nel regime terminale di fuori ruolo, cioè senza doveri di didattica istituzionale. Certo, da sempre che, secondo Socrate, sapere di non sapere è scienza, oltre che saggezza, appena ricevuta la chiamata telefonica da Fabiana Cioni, non attribuii a
  • 36. 35 quell’acronimo il significato di Maurizio Costanzo Show, con pigrizia e ignavia, ma mi precipitati davanti al computer per ricercare il suo vero significato scientifico. Lo imparai immediatamente, incontrando i ricercatori biomedici che avevano già studiato il problema, ma fui affascinato da una giornalista free lance (Alison Johnson), lei stessa affetta dal serio malanno, che aveva raccolto e messo in bella veste editoriale le storie di 57 “canarini della miniera”, cioè le semplici anamnesi dei rapporti tra la loro vita, il loro lavoro, compreso l’impegno bellico, se del caso, e l’insorgenza di quella triste entità nosologica. Ho detto che sono arrivato tardi a conoscere l’MCS, ma che mi sento legittimato ad affermare che sto recuperando il tempo perduto prima. Il riconoscimento di due malate, tra le più gravi che ho conosciuto: “Grazie di esistere”, detto e scritto, mi autorizza a coltivare questo pensiero. Grazie a questa sensazione, non ho dubbi sull’utilità che inizi a consigliare i medici curanti, ignari, nel loro approccio con malati di MCS. Anzitutto, in primis, direi loro di non essere negazionisti, aprioristicamente, della realtà nosologica della MCS. Poi, che compiano il miracolo di “ascoltarli”, astenendosi dal trattarli da mentecatti, perché colpiti da un malanno che “sta solo nella loro testa”, e terminando un rapporto sanitario con la somministrazione di una scheda psichiatrica da compilare. Poi, senza alcuna presunzione, consiglierei ai sanitari, di qualunque ordine o grado, così come qualunque altro cittadino comune, ancora ignaro del problema MCS-TILT, di provare a ripercorrere il mio cammino etico e culturale del luglio 2006, post Fabiana Cioni, detto in precedenza. A questo punto, ritengo superfluo che descriva in dettaglio ciò che feci allora, passo dopo passo. Piuttosto, sarebbe più utile che riportassi qui una testimonianza di due prodotti concreti di quel mio impegno. Rispettivamente, esse sono: uno schema, succinto, delle storie cliniche dei canarini della miniera (cfr.
  • 37. 36 Monografia MCS-I del sito web grippa.org), mentre l’altro è il medaglione dell’allegoria del “pilota d’aereo”, un concetto educativo che mi venne in mente mentre conversavo con una malata di MCS (cfr. Monografia MCS-III, ibidem). Entrambi questi due messaggi conoscitivi sono apparsi, tempo fa. nelle mie pubblicazioni specifiche, però, in questa sede, meritano qualche precisazione aggiuntiva. Cinquantasette sono le anamnesi dei canarini della miniera, Due sono di malati che, disperati, si sono tolti la vita, quindi, i dati corrispondenti alla loro sofferenze sono arrivati ad Alison Johnson attraverso loro amici o conoscenti. Diversi, tra i cinquantasette, si sono ammalati grazie alle esposizioni agli agenti nocivi incontrati nel corso della guerra del Golfo, dal numero spropositato di vaccini ricevuti in pochissimi giorni prima della partenza verso il teatro bellico, al fumo del petrolio dei pozzi d’estrazione fatti incendiare da Saddam Hussein, o ai pesticidi sparsi in abbondanza nei luoghi di accasermamento dei militari. Di questi, uno dei casi più intriganti si riferisce a James (18): Sergente d’aviazione, mobilitato per la guerra del Golfo, fu vaccinato contro l’antrace e assunse piridostigmina; fu sentinella di notte degli aerei USA in un aeroporto in Germania, a intervalli si ricoverava in una garitta riscaldata da un bruciatore di nafta, inalò i suoi fumi; dopo queste esposizioni acquisì la perdita di tolleranza agli agenti esogeni, fu affetto dalla “sindrome della guerra del Golfo senza essere mai stato in Irak”, e non gli fu riconosciuta la causa di servizio. Una decina di pazienti erano medici oppure parasanitari, quindi persone che, professionalmente, potevano essere informate dei rischi eziologici nella patogenesi dell’affezione. Però, quasi tutti entrarono ignari nel tunnel della MCS. L’unica eccezione, indicativa oltre che encomiabile, fu il caso di Connie (20) che, medico anatomopatologo, esposto per lungo tempo senza conseguenze alla formaldeide, soffrì di un’afonia legata
  • 38. 37 all’ambiente di lavoro, in ospedale dopo introduzione di candeggina, limonene e citrullina, remissione dei sintomi quando ottenne dal direttore sanitario del nosocomio l’autorizzazione di svolgere il suo lavoro a domicilio, in ambiente sano, perché bonificato. Con questa provvidenziale soluzione, evitò di rimanere disoccupata e di lottare con la fame e l’indigenza. Note alla tabella della pagina seguente: TCE: tricloroetilene; VOC: composti organici volatili; pets: animali d’affezione; I termini in rosso sia riferiscono a professioni sanitarie o parasanitarie, 10 su 57 ≈ 18%; Su 57 canarini della miniera, 36 sono donne ≈ 63 %, e 21 uomini ≈ 37 %.
  • 39. 38 * pagine nella monografia MCS-I, 2009 sito web [www.grippa.org;
  • 40. 39 Il 19 novembre 1998, all’udienza del Comitato Presidenziale Speciale per le Negligenze studiando la sindrome della Guerra del Golfo (Pres. Senatore Warren B. Rudman, N.H.), il Maggiore Denise Nichols, che ritornava dal servizio militare nella Guerra del Golfo affetta dalla sindrome della Guerra del Golfo e dalla MCS, testimoniò: “Io, per uno a uno, scambierei una ferita da shrapnel o la perdita di un arto in cambio di queste malattie di cui noi soffriamo che sono croniche, debilitanti e che alterano la vita per sempre” (dalla post-fazione di Alison Johnson).
  • 41. 40 In tempi recenziori, rispetto al primo impatto con la MCS (2006), nel 2009, presi parte al Convegno “Sinergie Architettura e Medicina: il rapporto Ambiente-Ospedale”, del 20-21 ottobre 2009, presso il Politecnico di Torino. In quell’evento scientifico, colsi l’occasione per inaugurare un concetto molto importante ai fini della prevenzione della grave sindrome della MCS, espressa in un’apposita allegoria che, mediante uno schema succinto, illustra il comportamento, favorevole o negativo, può tenere il soggetto che esordisce con i primissimi segni dell’intolleranza ai veleni ambientali. Questi suggerimenti mi sono derivati dalla conversazione che, occasionalmente, intrattenni con la paziente n. 9 della monografia MCS-III del sito web grippa.org, la stessa che è ricomparsa nel libro “Attualità su Ambiente e Salute”, di Lo Pinto G.et al., Aracne, Ariccia Roma, 2014. ISBN 978-88-548-6958-5, capitolo 3, pag. 128. Alla mia prima domanda: “Cosa farai da grande?”, mi rispose: “La profumiera, ho fatto un corso di riconoscimento di profumi e sono stata definita <un naso>, data la mia bravura”. Poi, nel corso della conversazione, raccontò che, da bambina, spesso, la sorella la inseguiva con mentine di liquerizia in mano, a scopo di dileggio, essendo intollerante per l’aroma ed il gusto della liquerizia. Inoltre, mi rivelò che non sopportava il fumo e l’aroma delle caldarroste. De facto, questo occasionale colloquio, per me, ebbe la funzione di una preziosa indagine anamnestica; infatti, mi resi conto che lei aveva già fatto ingresso nella fase d’innesco di una TILT. Dopo questa prima esperienza, in seguito, con altri conoscenti, ebbi occasione di incontrare – casualmente – molti casi simii. Alla fine, l’insieme di tutte queste osservazioni, m’indusse a pensare che, realmente, chi finisce per ammalarsi di MCS-
  • 42. 41 TILT, ha percrso un lungo periodo di “decollo” prima di entrare nel novero dei malati. Nel frattempo, lo stesso soggetto è sempre stato ignaro, nè ha mai avuto occasione d’incontrare un sanitario ben informato dei fatti e sensato. Così tanto tempo è stato perduto invano, mentre avrebbe potuto essere speso in modo del tutto proficuo per la salute. Questo scopo mi ha indotto ad escogitare quest’immagine di un pilota d’aereo, l’equivalente di un soggetto predisposto alla TILT, ma ignaro del rischio, che salga a bordo di un Jumbo per decollare in volo in cielo.
  • 43. 42
  • 44. 43
  • 45. 44 8 È possibile prevedere la durata minima di tempo di esposizione agli inquinanti secondari affinché possano provocare danni all’uomo come la comparsa di forme tumorali? È possibile tentare di valutare questi parametri cronologici tra l’espsizione agli agenti patogeni ambientali, chimici e fisici, portati al nostro organismo attraverso i principali veicoli: l’aria che respiriamo, l’acqua e i liquidi che beviamo, i cibi solidi che mangiamo. Tale avventura non è proibita da alcuno, però è un inutile e ingannevole esercizio, come lo è quando si vuole prestare fede ai cosiddetti “limiti di legge”, nella previsione del rischio ambientale di flogosi, di tumori, o della perdita di tolleranza per i suddetti agenti patogeni. Non solo tumori. Immagino lo smagliante sgranamento d’occhi del lettore di fronte a questa constatazione. Bisogna dire che essa non ha una finalità dissacrante per molte credenze popolari, ma è dettata dalla consapevolezza di una caratteristica biologica congenita dell’essere umano d’oggi. Dai tempi di Lucy, l’Australopithecus afarensis, di circa tre milioni d’anni fa, i discendenti di quel bipede che camminava in posizione eretta, si sono adattati alle condizioni ambientali incontrate, quanto a clima, cibo, aria, acqua. Pertanto, oggigiorno, noi siamo il risultato algebrico di un’infinità di queste sollecitazioni ambientali, favorevoli o sfavorevoli per la sopravvivenza degli individui e per la conservazione della nostra specie. I nostri cinque sensi - vista, olfatto, gusto, udito e tatto – sono prerogative del nostro organismo favorevoli al mantenimento della specie, però sono condizionati da valori limite, minimo e massimo, di funzionamento. Di conseguenza, molti dei parametri del nostro organismo, rapportati all’ambiente che ci circonda, sfuggono alla nostra valutazione. Pensiamo
  • 46. 45 invece, per esempio, alla formica tagliafoglie, che sfrutta un affinatissimo senso dell’olfatto, nella coltivazione sotterranea di funghi che costituiscono il suo cibo. Dotato di un altrettanto eccezionale senso dell’olfatto è il petrello delle nevi (Pagodroma nivea) che si avvale di esso per cercare cibo sott’acqua e per ritrovare il partner di coppia, a distanza. Alcune specie marine sono dotate di organi sensoriali paragonabili ai sonar. Altre specie di animali che vivono nell’oscurità delle caverne sotto terra individuano le loro prede mediante organi che captano le vibrazioni. Noi uomini, possiamo solo immaginare questo patrimonio sensoriale. Proprio questa è la ragione per cui non possiamo avere l’immagine istantanea, previsionale, del nostro destino, di fronte a: flogosi, tumori, intolleranze (cfr. domanda 8). Tenendo conto di questa lacuna, nel tentativo di ovviare a essa nel modo più conveniente, e facendo tesoro di tante osservazioni scientifiche incontrate nel corso del tempo, ho escogitato un concetto olistico di questa bilancia biologica riferita al rapporto previsionale salute/malattia che caratterizza la nostra vita, rappresentandola graficamente con l’immagine del “tiro alla fune” quello sport esercitato da atleti raggruppati in due squadre, oppure da due individui singoli, l’una contro l’altra armata, che tirano una fune verso la propria parte. L’immagine allegorica del “Tiro alla fune” – di per sè espressione di una nota competizione atletica – significa, in questo caso – la contrapposizione tra gli agenti favorevoli alla salute e i negativi al suo mantenimento. I risultati di tale contrapposizione, con maggiore o minore occupazione di letti di degenza, e/o di uso di bare per gli effetti sulla letalità, devono essere attribuiti all’interrelazione algebrica di tali agenti, strettamente condizionati da effetti di sommatoria, di potenziamento, di sinergismo, e di competizione tra essi.
  • 47. 46 Raramente, l’uomo della strada - con l’acqua che beve, col cibo che mangia, con l’aria che respira - è esposto a una dose massimale di un solo agente patogeno, che è propria delle condizioni del trattamento d’un animale sperimentale. Però, l’assunzione di dosi subliminali di diversi agenti nocivi insieme può raggiungere un effetto cocktail lesivo, talora letale. Accanto
  • 48. 47 a questo effetto nocivo di più agenti patogeni, compresenti, si può verificare un danno da dosi eccessive di agenti altrimenti benefici, come nel caso di un sovradosaggio di vitamina C o di vitamina D. Una peculiare condizione espositiva potrebbe configurare, comunemente, un accumulo di agenti patogeni, a livelli non più tollerabili dai sistemi di difesa. Dopo queste considerazioni generali sul meccanismo eziopatogenetico dei diversi ingredienti del tiro alla fune, per fini di chiarezza e, entro certi limiti, di precisione, passo a considerare le diverse pedine, secondo i diversi raggruppamenti. Per inciso, ma per brevità, aggiungo che i riferimenti bibliografici di tutte queste informazioni scientifiche sono reperibili nelle mie pubblicazioni di ricerca e/o nelle mie note divulgative, rispettivamente prima e dopo il mio TFR. Posso ora prendere le mosse da uno dei componenti più importanti ed efficaci dei sistemi naturali, congeniti, di difesa di cui dispone, l’organismo. Si tratta della P53, anche conosciuta come proteina tumorale 53 (gene TP53). Essa è un fattore di trascrizione che regola il ciclo cellulare e ricopre la funzione di soppressore tumorale. La sua funzione è particolarmente importante negli organismi pluricellulari per sopprimere i tumori nascenti. La P53 è stata descritta come "il guardiano del genoma" riferendosi al suo ruolo di preservazione della stabilità attraverso la prevenzione delle mutazioni. Deve il suo nome alla sua minuscola massa molecolare: pesa infatti 53 kDalton. Accanto alla P53, si può citare il sistema immunitario, con le diverse classi di anticorpi, o immunoglobuline. Gli anticorpi (nel caso fossero su un linfocita B vergine) sono una classe di glicoproteine del siero presenti nei vertebrati, il cui ruolo nella risposta immunitaria specifica è di enorme importanza. Infatti, la loro produzione, garantita dal processo di maturazione dei
  • 49. 48 linfociti B (che genera le plasmacellule) costituisce una delle funzioni principali del sistema immunitario umorale [umorale perché il sangue è definito dai vecchi anatomisti un "umore"]. Insieme ai recettori dei Linfociti T), costituiscono l'unica classe di molecole in grado di rispondere specificamente ad un agente estraneo presente nell'ospite. Nello specifico, il "non- self" è costituito da un determinante antigenico (o epitopo) esposto sulla superficie cellulare di un patogeno (es. batterio o virus) ed il "self" è costituito da un particolare idiotipo denominato paratopo. Gli anticorpi posseggono una peculiare struttura quaternaria (o tridimensionale). che conferisce loro una forma a "Y": è proprio grazie a questa struttura che avviene il riconoscimento degli epitopi. In termini schematici e semplificati, si può dire che ciò avviene perché al termine dei bracci della "Y" vi è una struttura in grado di "legare" i segmenti del corpo estraneo da riconoscere. Ogni chiusura ha una chiave diversa, costituita dal proprio determinante antigenico; quando la "chiave" (l'antigene) è inserita, l'anticorpo si attiva. Adesso, le immunoglobuline sono suddivise in alcune classi generali: IgG, IgA, IgE, IgM e IgD. Tutto ciò, sinteticamente, dà un’idea dell’attività normale delle difese immunitarie. Però, purtroppo, talvolta si sviluppa un’autoimmunità. Con questo termine s’intende un’anomalia del funzionamento del sistema immunitario che scatena una reazione contro alcuni dei propri componenti. Nel proprio sviluppo, il sistema immunitario è in grado di distinguere ciò che gli appartiene (gli antigeni self) da ciò che è estraneo (o non self). Nel caso dell’autoimmunità, il sistema immunitario non riconosce come self e dunque come innocui, alcuni propri elementi costituenti e reagisce contro una parte dello stesso organismo. Pare che un meccanismo patogenetico importante della sclerosi laterale amiotrofica consista in un’autoimmunizzazione contro i corpi cellulari dei moto-neuroni
  • 50. 49 cerebrali (area 4), che comporta la diminuzione-soppressione degli stimoli sui muscoli corrispondenti, cui fa seguito la mancanza della loro contrazione, poi la progressiva loro ipotrofia ed atrofia. Altri fattori del funzionamento ottimale delle cellule e dei tessuti dell’organismo sono le concentrazioni fisiologiche degli acidi grassi poli-insaturi. Tra i più importanti, si annoverano l’EPA (acido eicosapentenoico) e il DHA (acido docosaesaenoico). I precursori di questi acidi grassi poli-insaturi (PUFA), gli acidi grassi ω-3, hanno comunemente un’origine alimentare, la più ricca è nei cibi da ittiofauna, col rischio dell’assunzione di mercurio, ubiquitario in essa, ma preferibilmente da olio di mais e/o di girasole, meglio che d’oliva. Un fattore favorevole alla salute è rappresentato dalla vitamina D, liposolubile, di origine alimentare, nelle due forme chimiche D2 e D3 (rispettivamente, ergocalciferolo e colecalciferolo). In genere, l’apporto alimentare è sufficiente, in condizioni di necessità è possibile ricorrere all’assunzione d’integratori alimentari, però è necessario evitare un sovradosaggio (oltre 400 UI), perché sarebbe sfavorevole o patogeno, secondo le informazioni di Yoshiaki Omura, della Columbia University, di New York (2006). Agenti protettivi idrosolubili naturali, suggerti dalla medicina Ayurvedica, sono costituti da erbe officinali, il Cilantro e l’Haritaki (Omura, 2006 e 2013) oltre che la Lawsonia inermis (Guha et al., 2011). Tutte queste tre erbe hanno il potere di chelante e di emuntorio di diversi composti patogeni d’origine ambientale. Tra questi, si annoverano quasi tutti i metalli pesanti, in particolare mercurio, piombo, cromo, particolarmente lesivi di strutture e funzioni dell’organismo. Le tre erbe sono mutualmente compatibili, secondo Omura, 2006, con una dose ottimale di un cocktail di 1,5 g pro/die e per una persona adulta, di circa 70 Kg di p.c. Bisogna tener presente che la loro azione
  • 51. 50 benefica sarebbe depressa o soppressa dall’apporto alimentare di zucchero e/o di caffeina, oppure ancora di nicotina dal fumo di tabacco. Pertanto è raccomandabile distanziare l’assunzione del cocktail T:L:C di circa un’ora da: caffè, dolci, o sigaretta. A questo punto, lasciando il terreno amico, passo a quello minato, dai molti agenti patogeni ambientali, portati a noi attraverso i tre principali vettori: aria, acqua, cibo. Preliminarmente, si deve tenere ben presente che tra questi agenti patogeni, non si realizza solo un effetto di semplice sommatoria ma, spesso, di sinergismo e di potenziamento tossicologico. In altre parole, la sommatoria uno + uno + uno non dà tre ma, dieci o dodici, quanto a danni, a patologie. Un esempio classico è il potenziamento della nocività del tetracloruro di carbonio dalla assunzione di barbiturici, che promuove la funzionalità enzimatica delle membrane microsomali degli epatociti. Il trattamento preliminare esalta la trasformazione dell’alogeno-composto in radicale libero pro- ossidante (CCl4 -> C*Cl3). Tutto ciò vuol dire più grave necrosi degli epatociti, più steatosi epatica, più precoce e grave cirrosi del fegato. Poi fa seguito un nutrito pacchetto di veleni tal quali, o di loro precursori. Si tratta di 1. due pestiferi minerali: l’asbesto e il talco, 2. molti dei metalli pesanti (quasi tutti pro-ossidanti) e 3. Un gruppo di microrganismi patogeni (Candida albicans, Citomegalo Virus, Clamidia trachomatis, Helicoacter pilori). La presenza simultanea di due o più di questi veleni comporta un potenziamento delle lesioni nelle cellule dei tessuti interessati. Una catena di trasmissione molto frequente ed attiva nella patogenesi dl danno tessutale si identifica con l’innesco del ciclo del NO/ONOO, descritto da Martin Pall, con incremento dei componenti nocivi (NO, ROS, NMDA), accompagnato dalla
  • 52. 51 diminuzione dei componenti favorevoli (ATP, e BH4). L’esposizione per lungo tempo ad asbesto può portare al morbo di Alzheimer, con una cospicua ricchezza di accumulo di particelle di β-amiloide, oppure, in altri soggetti, a un grave tumore cerebrale, il glioblastoma, spesso accompagnato da livelli considerevoli di mercurio, di cromo, e di Clamidia trachomatis (Omura, 2006). In queste circostanze, mi corre l’obbligo di segnalare la cancerogenicità diretta del talco. Si sa che l’asbesto provoca cancro in molte sedi di localizzazione del nostro organismo, non solo nelle pleure, attraverso un meccanismo perossidativo, stimolando la formazione di radicali liberi. Il talco, nei tessuti animali, in vivo, è stato trovato capace di provocare alterazioni perossidative simili a quelle dell’asbesto (comparsa di epossidi, esaurimento del glutatione ridotto o GSH), comparsa di LOOH (lipoidroperossidi, derivati dei lipidi insaturi di membrana). Perciò, il talco può essere nocivo per sè stesso, non necessita di essere contaminato da asbesto per far del male. Infine, nello schema del tiro alla fune, incontriamo diversi cibi, o additivi alimentari che possono essere, inaspettatamente, nocivi, talvolta per il contenuto di particolari componenti, talaltra per un eccesso d’assunzione rispetto alla dose ottimale. Questo elenco è merito di Yoshiaki Omura 2006) perché discende da molte sue osservazioni dirette. Per esempio, quest’autore ha trovato, sperimentando di persona, che la cute del pesce commestibile, soprattutto se è stata bruciacchiata nel processo di cottura, è nociva quando è mangiata. Ancora Y. O., in un lavoro del 2013, ha rivelato che, da quando si accorse di questo rischio singolare, non mangiò più la pelle di qualsiasi pesce commestibile. Altrettanto, egli ha segnalato che la cute di molti animali da carne è nociva, ad eccezione di quella dell’uomo e dello scimpanzé, ma entrambi non sono destinati a produrre derrate alimentari.
  • 53. 52 Segni di questa loro nocività stanno in un ribaltamento dei telomero delle cellule tumorali, rispetto al telomero delle cellule normali. Questo fenomeno è patognomonico, cioè indicativo dell’avvenuto primo passo della cancerogenesi. La determinazione sperimentale di questo fenomeno è stata eseguita con il metodo BDORT (Bi Digital O Ring Test = Test dell’Anello con Due Dita), scoperto da Omura, titolare della relativa patente. Accanto alla cute di animali, l’autore sistema nella tabella dei cibi rischiosi, da evitare, tutti i cibi parzialmente bruciati, di qualsiasi tipo, animali o vegetali. Egli lancia l’avvertimento: “No burnt food” (nessun cibo bruciato). Per tale precauzione, una bistecca di carne equivale a una fetta di melanzana arrostita alla griglia e disegnata con un reticolo di righe nere, zone carbonizzate, cancerogene. È intuitivo che un individuo non corre un rischio mortale se consuma un po’ di burnt food di tanto in tanto, occasionalmente. Le previsioni sarebbero totalmente diverse, molto più serie se, per soddisfare i suoi gusti personali, mangiasse cibi grigliati sia a pranzo sia a cena, tutti i giorni dell’anno. Un saggio commento direbbe puntualmente: “Est modus in rebus” (Quinto Orazio Flacco). E altrettanta prudenza dovrebbe essere esercitata di fronte a: pepe, mango, cocco, ananas, mandorle, zucchero, aglio, cipolla. Da proscrivere del tutto sono invece gli edulcoranti di sintesi, saccarina, aspartame, ciclamato. Riguardo agli additivi alimentari, due vitamine sarebbero in grado di costituire un rischio per la nostra salute qualora fossero assunte in eccesso rispetto alla dose ottimale. Si tratta della vitamina C, idrosolubile, con dose ottimale di 75 mg, e della vitamina D, liposolubile, con d. o. di 400 UI. Accanto a questo blocco di alimenti e di additivi alimentari, Omura pone un elenco di agenti potenzialmente nocivi: i campi elettromagnetici che, dopo lunghe esposizioni, sono in grado di
  • 54. 53 provocare danni organici o funzionali a strutture del nostro organismo. Tali agenti fisici sono emessi dagli apparecchi e dalle strutture fisse della telefonia mobile, dalle reti di distribuzione, pubblica e privata, dell’energia elettrica, da molti elettrodomestici, dagli smart meter messi in opera dalle aziende di distribuzione di luce, gas, acqua, acqua calda per riscaldamento, dai motorini elettrici che movimentano poltrone mobili sanitarie e parasanitarie, oltre che dai motoveicoli ibridi o elettrici al 100%. I più frequenti disturbi di salute provocati dai campi elettromagnetici potrebbero essere le degenerazioni neurologiche, i C.E.M. provocano demielinizzazione degli assoni nervosi, oppure tumori dei tessuti nervosi, oppure ancora l’EIS, o EHS (Elettro Iper Sensibilità, parte della sindrome MCS, meglio detta MCS-TILT). Tutte queste affezioni, caratteristiche del mondo intensamente industrializzato, possono alimentare un incremento di morbilità della collettività, con un rilevante incremento dell’impegno sanitario, medico e chirurgico: la medicina curativa. Questa tendenza, inevitabilmente, comporta un incremento anche dell’attività della medicina dei morti, la quale fornisce lavoro agli anatomopatologi e agli epidemiologi. I numeri raccolti da queste due figure professionali potrebbero contribuire, sebbene tardivamente, alla prevenzione quaternaria dei rischi ambientali, dopo il parziale fallimento di quella primaria. Il villico commenterebbe, a ragione: “Meglio tardi che mai”. Dopo questa valutazione critica del significato biomedico delle singole componenti del quadro generale dell’allegoria del “Tiro alla fune” è necessario prendere in considerazione un’aggiornata e completa “Visione olistica” dell’eziopatogenesi, non solo della MCS-TILT tal quale, ma anche di altre entità nosologiche affini che condividono diversi tasselli eziopatogenetici della Sensibilità Chimica Multipla e che,
  • 55. 54 ultimativamente, esprimono sintomatologie diversificate. Si tratta di: Perdita di Tolleranza da Veleni Ambientali, Sensibilità Chimica Multipla, Sindrome da Stanchezza Cronica, Fibromialgia, Disordine da stress post-traumatico, Sindrome della guerra del Golfo, Elettro-ipersensibilità. L’immagine della pagina seguente è stata ideata - scientificamente - da Giancarlo Ugazio, assemblando i dati bibliografici più recenti, e realizzata - graficamente - da Annarita Serra.
  • 56. 55 APPROCCIO OLISTICO NEL VEDERE I RAPPORTI TRA L’INQUIAMENTO DELL’AMBIENTE E LE PRINCIPALI PATOLOGIE CORRELATE. TILT: Toxicant Induced Loss of Tolerance, Perdita di Tolleranza da Veleni. MCS: Multiple Chemical Sensitivity, Sensibilità Chimica Multipla CFS: Chronic Fatigue Syndrome, Sindrome da Stanchezza Cronica FM: Fibromyalgia, Fibromialgia PTSD: Post-Traumatic Stress Disorder, Disordine da stress post-traumatico GWS: Gulf War Syndrome, Sindrome della guerra del golfo EHS: Electro Hyper Sensitivity, Elettro-iper-sensibilità.
  • 57. 56 Questa immagine riassume molto bene l’eziopatogenesi della perdita di tolleranza per i veleni ambientali, elencati nelle diverse tesserine poste a ventaglio nella parte superiore del grafico. Tutti, quale più, quale meno gravemente, innescano il circolo vizioso del NO/ONOO studiato ed illustrato da Martin Pall. In sostanza, attraverso lo stress nitrosativo, e a seguito della stimolazione dell’iNOS (sintasi inducibile dell’ossido nitrico) con un cospicuo incremento dei livelli cellulari e tessutali di perossinitrito, responsabile, tra l’altro di quella mitocondriopatia che provoca un blocco della sintesi dell’ATP, esaurito il quale, la cellula non dispone più dell’energia indispensabile per le sue funzioni e la sua vita stessa. Nella parte inferiore dell’immagine, sono elencate, oltre alle diverse forme di sensibilizzazione agli agenti patogeni, chimici e fisici, anche due gravi entità nosologiche piuttosto diffuse e preoccupanti: 1. la flogosi o infiammazione generalizzata in tutto l’apparato gastro-enterico, come avviene nel morbo di Crohn e 2. il cancro. Sul problema delle possibilità diagnostiche e di trattamento migliorativo, nel corso degli ultimi anni ho acquisito personalmente alcuni interessanti risultati sperimentali. Ritengo che sia utile inserirli come parte integrante della risposta alla domanda. Nel 2010, chiesi a Yoshiaki Omura l’autorizzazione a tradurre in italiano e a divulgare, senza fini di lucro, la sua magnifica pubblicazione del 2006. Egli me l’accordò con piacere, e m’invitò a partecipare al 27° Simposio internazionale annuale di Agopuntura e di Elettroterapia che stava organizzando per l’imminente mese di ottobre, presso la Scuola Medica della Columbia University, a New York. Partecipai a questo interessantissimo evento scientifico, approfondendo, attraverso le sue lezioni e le sue esercitazioni pratiche, ciò che avevo letto nel suo lavoro del 2006.
  • 58. 57 Incontrai con entusiasmo la possibilità 1. di individuare e di quantizzare rapidamente, con metodo non invasivo, patologie nei tessuti dell’organismo, con il BDORT e 2. di eliminare l’asbesto e i microrganismi, spesso compresenti col minerale nei tessuti colpiti da degenerazioni e/o da neoplasie, mediante l‘azione chelante e di emuntorio del cilantro, una prodigiosa erba officinale. Il metodo BDORT (Bi Digital O Ring Test) fu (1985) una geniale scoperta di Omura, di cui aveva ottenuto il brevetto (Patente 5.188.107 – 23 febbraio 1993). Poi, in un’esercitazione del Simposio, vidi eliminare dal mio organismo il 90% dell’asbesto presente al tempo zero, quando assunsi per via orale mezza compressa di cilantro, entro un intervallo di trenta minuti. Al mio rientro in sede, non esitai un istante a sperimentare quei metodi innovativi, avendo intuito che essi sarebbero stati preziosi per i malati di MCS, sensibili a tutto, compresa la piridina, il denaturante dell’alcol disinfettante, e il caucciù del laccio emostatico, tanto per limitarmi al prelievo di sangue dalla vena cubitale del braccio. Due anni dopo (2013) fui invitato di nuovo da Omura, al 29° Simposio, a New York. Nel frattempo, avevo incontrato e apprezzato le rilevanti proprietà terapeutiche dell’Haritaki (ottenuto dalla Terminalia kebula) (Omura) e della Lawsonia inermis (Guha et al.). Al rientro, dedicai considerevole tempo a sperimentare, de facto, quella batteria di composti attivi sul benessere, applicati in un cocktail di cui avevo accertato la compatibilità reciproca degli ingredienti, oltre che alle rispettive dosi ottimali, secondo l’insegnamento di Omura (2006). Qui di seguito, sono riportati i risultati ottenuti, via via, con questa intensa attività di ricerca. In questa fase di studio, almeno in alcuni esperimenti pilota, ho applicato lo schema terapeutico suggerito dalle ricerche di Pall e Ziem, che hanno osservato l’azione di agenti riducenti, come il GSH somministrato per via parenterale, aerosol.
  • 59. 58 Risultati sperimentali con il metodo BDORT di Y. Omura Livelli dei parametri patologici e/o riparativi del ciclo vizioso NO/ONOO nei due gruppi sperimentali. Significatività statistica: * p<0,05; ** p<0,01 Questi risultati sperimentali dimostrano le variazioni – attese - dei livelli dei tre parametri sfavorevoli per la salute (NO, ROS, NMDA), con un aumento significativo nei soggetti affetti da MCS rispetto ai controlli, variazioni opposte hanno colpito le riserve energetiche (ATP) e il potenziale delle difese dell’organismo (BH4). In buona approssimazione, si potrebbe offrire un’interpretazione di questi risultati, come un’evidenza che tutto ciò che, clinicamente, sembrerebbe solo auto-referenziato dai pazienti, le alterazioni dei parametri del ciclo vizioso del NO/ONOO, oggettivate mediante il metodo del BDORT, potrebbero costituire una concreta prova diagnostica. 0 50 100 150 200 250 300 350 NO ATP ROS NMDA BH4 Unità BDORT (ng) gruppo controlli gruppo malati * * ** ** *
  • 60. 59 TENTATIVI RIPARATIVI DI RESTITUTIUM AD INTEGRUM L’unico intervento sanitario veramente utile e indispensabile per la gestione della Sensibilità Chimica Multipla, o TILT, è la prevenzione primaria, vale a dire l’evitamento dell’esposizione ai numerosi agenti patogeni colpevoli della perdita della tolleranza nei soggetti predisposti geneticamente all’insorgenza della condizione clinica. Del resto, il cosiddetto “rischio zero” anche per la SCM avrebbe lo stesso valore che interessa qualunque affezione cancerosa, le patologie da asbesto insegnano, così come molte affezioni degenerative nell’adulto, oltre a diverse malformazioni congenite. Alison Johnson, autrice-editor del lavoro Casualties of progress, “Vittime del progresso” tradotto e pubblicato nella Monografia MCS–I (sito web grippa.org, Ugazio, 2009) è stata riservata, si potrebbe dire reticente, riguardo alle possibilità di terapia della SCM. Però, dal tempo della raccolta delle 57 storie cliniche dei “canarini della miniera”, la ricerca biomedica è progredita tanto che ora conosciamo molte tappe biochimiche della patogenesi della SCM e delle malattie correlate. Su queste basi, all’autore è sembrato conveniente riferirsi qui integralmente alla tabella di Pall che presenta un quadro completo dei farmaci che, in combinazione, inibiscono la formazione o bloccano il potenziale nocivo di: NO, ROS, NMDA, da un lato, e proteggono i parametri favorevoli: ATP & BH4. Infine, per l’utilità di un soggetto, già affetto dalla condizione clinica, oppure ancor sano ma geneticamente predisposto, è riportata un’accurata descrizione dei meccanismi patogenetici del circolo vizioso NO/ONOO in relazione con la perdita della tolleranza per i veleni ambientali e con le possibilità terapeutiche (Ziem, 2006). Di conseguenza, l’autore s’è reso conto dell’utilità di verificare il potenziale terapeutico del cocktail di farmaci suggerito da Pall & Ziem, su soggetti affetti dalla condizione
  • 61. 60 clinica, specificamente identificati col metodo del BDORT, la tecnica accurata e non invasiva scoperta e collaudata da Omura (2006), descritti in precedenza. In particolare, sono stati studiati: sia un soggetto [I] (cuoco) esposto a elevati livelli di CEM nell’ambiente lavorativo (cucina), sia un soggetto [II] (casalinga) esposto a muffe ed al cloro di disinfettanti-sbiancanti usati per debellare le muffe. DATI SPERIMENTALI DEL PRIMO CASO [I]: La storia clinica del soggetto ha rivelato un singolare quadro sintomatologico che comprende, oltre ad una spiccata intolleranza al profumo e all’aroma di liquerizia, al cloro, e ai fumi di legno bruciato, una peculiare suscettibilità ai campi elettromagnetici. Questa non preclude l’uso di strumenti di comunicazione, quali il telefono cellulare, il tablet, il computer, ma si manifesta sia con forte mal di testa, sia con un cospicuo edema degli arti inferiori che compaiono entro breve tempo dopo l’inizio dell’esposizione a sorgenti di CEM, quali un gruppo elettronico antifurto, ed un complesso di fornelli e forno di cottura da cucina. Il livello d’intensità del CEM si avvicina a circa 380-400 μTesla. Tale esposizione perdura per tutto il turno lavorativo. Il soggetto ha eseguito uno specifico programma sperimentale osservazionale. Sulla scorta della constatazione che il fotogramma delle mani e dei piedi equivale a quello del viso, ai fini diagnostici della presente ricerca (cfr. i risultati del soggetto n. 21 del secondo gruppo) si è auto fotografata il viso al tempo 0 (prima dell’inizio dell’esposizione ai CEM in ambiente occupazionale), poi ogni ora, durante tutto il turno di lavoro, infine in serata dopo il rientro a domicilio. Nelle stesse tappe dell’osservazione, il soggetto ha registrato il grado d’intensità della cefalea e dell’edema delle gambe, in unità arbitrarie, secondo una scala da 0 a 10, oltre che delle altre sintomatologie correlate (nausea, insicurezza, irritabilità). Alla fine dell’esperimento, mediante il BDORT, è stata eseguita la determinazione del livello dei parametri del circolo
  • 62. 61 del NO/ONOO [NO, ATP, ROS. NMDA, BH4] per ciascuno dei fotogrammi di ognuna delle tappe sperimentali. L’intensità dei CEM, nel luogo dell’esposizione occupazionale, è stata misurata con strumento iPad corredato con Programma software iElectrosmog. Lo schema terapeutico, quando applicato, era il seguente: (*) ORE 7:00 – 7:30 entro le 8:00 1. Inalazione di TATIONIL®: 4 ml di GSH nebulizzati da un’apparecchiatura per aerosolterapia (concentrazione: 600 mg di GSH ridotto diluito con 4 ml di solvente sterile) in circa 20 minuti, con distanza del soggetto dall’apparecchiatura > 2,00 m. 2. Ingestione di 1 compressa di BENEXOL (Vit. B1: 250 mg; Vit. B6: 250 mg; Vit. B12: 500 μg) 3. Ingestione di 1 perla di LIPOIC-CoQuTen con ACIDO ALFA- LIPOICO (50 mg) & COENZIMA Q (40 mg). 4. Ingestione di 1 compressa con AMINO-CARNITINA (500 mg) & Vitamina B6 (5 mg) 5. Ingestione di 1 compressa con AMINO-TAURINA (500 mg) 6. Ingestione di 1 g di CILANTRO in polvere, con acqua 7. ingestione di 100 mg di ZEOLITE, con acqua 8. ingestione di 1 compressa di HARITAKI-NAWAYTO (400 mg). Le determinazioni sono state eseguite sia in assenza sia alla presenza del trattamento illustrato in precedenza.
  • 63. 62 Nocività dei C.E.M. rivelata da sintomi clinici e da alterazioni dei parametri di difesa e/o nocivi del ciclo vizioso del NO/ONOO, senza (rosso) o con (verde) trattamento terapeutico.
  • 64. 63 DATI SPERIMENTALI DEL SECONDO CASO [II]: Effetti benefici della terapia di Pall sulle alterazioni dei parametri del ciclo del NO/ONOO, provocati da: CLORO da candeggina più CEM di telefonia mobile. PARAMETRI PATOGENI E PARAMETRI DI DIFESA N NO ATP ROS NMDA BH4 Senza terapia (1o - 17,30; 2o - 19,30) 1° 810 200 700 70 40 2° 780 240 600 50 50 Δ% - 3,7 + 20,0 - 14,3 - 28,6 + 25,0 Con terapia (3o - 9,10; 4o - 11,10) 3° 810 200 700 70 40 4° 400 280 300 48 80 Δ% - 50,6 + 40,0 - 57,1 - 31,4 + 100,0 All’allontanamento dal suo domicilio inquinato, anche per un tempo limitato (2 ore), fa seguito una riduzione dei parametri patogeni accompagnata da un lieve incremento dei parametri favorevoli per la salute. L’assunzione del pacchetto di farmaci suggerito da Pall, integrato da energici chelanti quali cilantro, zeolite, haritaki manifesta effetti favorevoli per la salute, sia nell’ambito della biochimica che sta alla base del ciclo vizioso del NO/ONOO, sia per quanto attiene alla sintomatologia clinica, con la scomparsa di sofferenze del tipo della fibromialgia e della CFS (sindrome cronica da affaticamento), manifesta nella serata e per tutta la notte. Gli effetti benefici per la sintomatologia nel caso [II] confermano quelli del caso [I] – nell’assenza basale di edemi alle gambe e di mal di testa.
  • 65. 64 L’insieme di questi risultati sperimentali conferma l’azione riparativa degli agenti chelanti e/o di quelli riducenti, sulle alterazioni dei componenti biochimici del ciclo del NOONOO illustrato da Pall, con un apprezzabile ripianamento sia dei fattori favorevoli (NO, ROS, NMDA) sia di quelli favorevoli (ATP e BH4). TRATTAMENTO DI NEOPLASIA: in soggetto caucasico maschio adulto, di 64 anni d’età, di professione quadro direttivo, già affetto da processo produttivo polmonare, quattro anni fa, trattato chirurgicamente e con chemioterapia, seguita da radioterapia, al momento senza recidive. Risultati della determinazione colo metodo BDORT degli effetti favorevoli alla salute della somministrazione della miscela Trifala:Lawsonia:Cilandro (2:3:10, p:p) alla dose orale di 1,5 g pro die. Tabella 1. Analisi del modulo di scrittura con bocca-mano- piede (secondo Omura) Parametri pro* o contro** la salute. I dati sono espressi in unità BDORT PARAMETRO T.0. 1 Settimana 1 Mese 5 Mesi ** Integrina α1 β1 170,7 ng 91,7 ng 6,2 ng 1,3 ng ** Oncogene 8- OH-dG 375,01 ng 150,01 ng 49,3 ng 1,0 ng ** Clamidia trachomatis 2216,7 ng 1500,0 ng 191,7 ng 0 **Asbesto 600 ng 1 ng 0 0 *Telomero Cellule Normali 483,3 ng 700,0 ng 1300,2 ng 1450,0 ng ** Telomero Cell. Cancerose 450,0 ng 216,7 ng 12,0 pg 1,0 yg ng = 10-9 g ; pg = 10-12 g ; yg = 10-24 g
  • 66. 65 Tabella 2. Analisi della fotografia del volto (secondo Omura) Parametri pro* o contro** la salute. I dati sono espressi in unità BDORT PARAMETRO T.0. 1 Settimana 1 Mese 5 Mesi NO** 400 ng 200 ng 150 ng 135 ng ATP* 100 ng 200 ng 250 ng 300 ng ROS** 350 ng 300 ng 150 ng 100 ng NMDA** 250 ng 150 ng 130 ng 90 ng BH4* 5 ng 8 ng 20 ng 40 ng ng = 10-9 g Tabella 3. Analisi della fotografia del volto, di: Al, Cr, Mn, MeHg, Asbesto, Talco. I dati sono espressi in unità BDORT METALLO - MINERALE T.0. 1 Settimana 1 Mese 5 Mesi Alluminio Al 600 ng 40 ng 0 0 Cromo Cr 950 ng 200 ng 0 0 Manganese Mn 900 ng 200 ng 0 0 Mercurio Hg 200 ng 20 ng 0 0 Metilmercurio MeHg 150 ng 2 ng 0 0 Asbesto 600 ng 1 ng 0 0 Talco 25 ng 0 0 0 ng = 10-9 g I risultati della ricerca su questo caso, nel loro insieme, dimostrano che un trattamento prolungato con la miscela Triphala : Lawsonia : Cilantro: 1) ha rimosso la pre esistente criticità dei parametri del ciclo del NO/ONOO, 2) ha normalizzato il quadro dei
  • 67. 66 parametri rilevanti nel processo della cancerogenesi (integrina, oncogene, clamidia, telomeri), e 3) ha ripulito l’organismo da un cospicuo carico di metalli pesanti e di minerali, tutti attivi, non solo nello scenario della neurotossicità, ma anche in quello, non meno importante, della cancerogenesi . TRATTAMENTO DI MORBO DI CROHN (Flogosi dell’apparato gastroenterico) Tabella 1 . RISULTATI DA FOTO PARAMETRO VALORI (Unità BDORT) 18.12.05 03.04.18 [-] NO 450 ng 1200 ng [+] ATP 50 ng 20 ng [-] ROS 400 ng 700 ng [-] NMDA 150 ng 200 ng [+] BH4 6 ng 1 ag INTERLEUCHINA 1β < 1 γg < γg INTERLEUCHINA 6 < 1 γg < γg INTERLEUCHINA 8 < 1 γg 5 ng INTERLEUCHINA 9 < 1 γg < γg INTERLEUCHINA 10 < 1 γg 5 ng INTERLEUCHINA 12 < 1 γg < yg INTERLEUCHINA 18 < 1 γg < yg INTERLEUCHINA 20 < 1 γg < yg INTERLEUCHINA 23 < 1 γg < yg TUMOR NECROSIS FACTOR 2200 ng 2200 ng INTERFERON y < 1 γg < γg
  • 68. 67 PARAMETRO VALORI (Unità BDORT) 18.12.05 03.04.18 Al, Sb, As, Be, Cd, Co Ferro 1500 ng 2000 ng Li Manganese 2 mg 3 mg Hg, Mo, Ni, Pb, Cu, Ti, W, U, V, Zn Asbesto 1200 ng 1600 ng Talco 300 ng 400 ng β-Amiloide 0 0 Nella tabella successiva sono riportati i risultati dell’esame eseguiti sullo stesso Paziente affetto da MORBO di CROHN al 31/05/2019. Didascalia: 1: PRIMA Tempo zero 2: Dopo un pizzico di TLC sulla lingua 3: Dopo 0,2 g TLC per os 4: 60 minuti dopo 1,5 g TLC per os.
  • 69. 68 Tabella 2 RISULTATI DA FOTO PARAMETRO VALORI (Unità BDORT) 1 2 3 4 [-] NO 950 ng 850 ng 550 ng 300 ng [+] ATP 20 ng 30 ng 100 ng 150 ng [-] ROS 500 ng 450 ng 300 ng 200 ng [-] NMDA 250 ng 200 ng 100 ng 50 ng [+] BH4 2 ng 5 ng 20 ng 30 ng METALLI PESANTI Al, Sb, As, Be, Cd, Co Ferro 2000 ng 1800 ng 1500 ng 900 ng Litio ng ng ng ng Manganese 4 mg 3,5 mg 3 mg 1 mg Hg, Mo, Ni, Pb, Cu, Ti, W, U, V, Zn Asbesto 1600 ng 1200 ng 900 ng 200 ng Talco 400 ng 350 ng 250 ng 100 ng β-Amiloide 0 0 0 0
  • 70. 69 GRADAZIONE BDORT SU ORGANI SINGOLI : BDORT GRADE DATA INTESTINO PROSTATA RENI 31/05/2019 – 1 [ - 12 ] [ + 12 ] [ + 12 ] 31/05/2019 – 2 [ - 10 ] [ + 12 ] [ + 12 ] 31/05/2019 – 3 [ - 9 ] [ + 12 ] [ + 12 ] 31/05/2019 – 4 [ - 8 ] [ + 12 ] [ + 12 ] VALUTAZIONE SECONDO YOSHIAKI OMURA DEI VALORI DI GRADAZIONE BDORT INTERVALLI DI GRADAZIONE VALUTAZIONE DIAGNOSTICA [ - 12 ] - [ - 6 ] MOLTO GRAVE [ - 6 ] - [ 0 ] GRAVE [ 0 ] - [ + 6 ] DISCRETO [ + 8 ] - [ + 12 ] OTTIMO CONSIDERAZIONI SUI RISULTATI DELLE DETERMINAZIONI Inizialmente, sono riportati i dati ricavati dalle fotografie del 2005 e del 2018. Nell’intervallo di tredici anni, si sono notevolmente aggravati i livelli sia dei parametri del ciclo del NO/ONOO: incremento di NO, ROS e NMDA (fattori sfavorevoli alla salute) e diminuzione di ATP e BH4 (rispettivamente riserve energetiche e difese dell’organismo). Contemporaneamente, si aggrava la presenza di ferro e di manganese, tra i metalli, e di asbesto e di talco, tra i minerali. Poi, sono riferiti i corrispondenti risultati dei trattamenti esplorativi della responsività al TLC. Tra il 2018 e il 2019, non si osservano rilevanti variazioni dei dati che testimoniano la criticità della condizione biochimica. Tuttavia, sia i livelli dei parametri sfavorevoli per la salute sia di quelli favorevoli
  • 71. 70 manifestano modifiche, rispettivamente, in diminuzione (NO, ROS, NMDA) e in aumento (ATP, BH4). Coerentemente, i metalli, ferro e manganese, appaiono chelati ed eliminati dall’organismo, così come avviene per i minerali, l’asbesto e il talco. Questo effetto si evince paragonando le situazioni del punto 4, rispetto a quella del punto 1. D’altra parte, anche le situazioni dei punti 2 e 3, de facto superflue ai fini del controllo della responsività del paziente al cocktail TLC, sorprendentemente mostrano già un’azione minore ma protettiva. Infine, anche la gradazione BDORT per i singoli organi evidenzia un certo miglioramento per l’intestino. Questi risultati, nel loro complesso, indicano chiaramente l’opportunità di un programma d’assunzione di miscela TLC (1,5 g pro die, per os) per almeno un mese, purché non si manifestino i segni d’intolleranza ad esso per cui sono state eseguite le prove dei punti 2 e 3. Dopo questo periodo, è necessario procedere alla valutazione dei risultati della determinazione su due foto, una PRIMA e una 60 minuti DOPO l’assunzione del TLC. È possibile che si ripeta il successo del III paziente del T&Q 302. Nel loro insieme, i risultati di queste ultime ricerche, evidenziati con il BDORT (Omura), dimostrano che il cocktail T:L:C blocca le alterazioni biochimiche caratteristiche di MCS, neoplasia e flogosi, provocate da agenti chimici e, a questo punto, nasce spontanea la domanda successiva.
  • 72. 71 9 È quindi possibile “fermare” l’avanzare della propria malattia prima della manifestazione dei sintomi? In particolare, è possibile prevenire la malattia non sottovalutando sintomi, come ad esempio lievi fastidi durante l’esposizione ad agenti inquinanti? (come nel caso del bibliotecario toscano) “Fermare” l’aggravamento di una sindrome di MCS, prima della comparsa dei primi sintomi, è in pratica un’impresa assai ardua, se non impossibile. Nell’ipotesi più favorevole, si può “rallentarla” riducendo l’esposizione ai patogení. Questa previsione, ragionata, discende dal fatto che, in una società sviluppata, la presenza di agenti nocivi nell’ambiente, aria, acqua, cibi, anche a livelli ragguardevoli, è inevitabile, se non ponendo il soggetto interessato, ormai paziente, sotto una campana di vetro. Però, la sua non sarebbe più una vita per essere vissuta agevolmente in quelle condizioni. L’unica condizione che sarebbe in grado di tentare un miracolo di tale portata sarebbe quella propria di un discendente di un malato di MCS, padre o madre che fosse, che si facesse fare una diagnosi di un possibile difetto genomico, che si rendesse conto di essere geneticamente predisposto, evitando poi d’incontrare veleni ambientali. Sul caso del bibliotecario toscano, ci sarebbe da precisare che egli svolgeva due mansioni insieme, bibliotecario e tecnico di laboratorio sperimentale di chimica. È proprio nel secondo scenario che, per anni, è stato esposto ai ftalati nella valutazione manuale della morbidezza di manufatti in materiale plastico di sintesi (PVC). Certamente se, ai primissimi sintomi, avesse cambiato mansioni al più presto, d’accordo col datore di lavoro, non sarebbe precipitato nello stato invivibile in cui si trova adesso.
  • 73. 72 La saggia avventura di Connie, anatomopatologa ospedaliera, il canarino della miniera n. 20 di Alison Johnson, è un precedente prezioso da conoscere. Proprio con questo scopo ho chiesto di poterlo tradurre e divulgare. Del resto, coerentemente, tentai a Cecina di far capire i rischi che correva a quella neo-laureata in scienze del restauro, con i risultati fallimentari che ho raccolto e raccontato. Termino queste riflessioni col pensiero che la vita è il frutto dell’arte del possibile, e che la consapevolezza è sempre il migliore ingrediente a favore di essa.
  • 74. 73 10 I malati di MCS passano talvolta per persone stravaganti, “fastidiose” per i vicini e per chi viene in contatto con loro. Perché? E soprattutto, chi sono i veri “pazzi”? I malati di MCS passano “sempre” per persone stravaganti, “fastidiose” per i vicini e per chi viene in contatto con loro. Per tentare di sapere perché, condividendo la conoscenza dei fatti con il lettore, penso opportuno distinguere tra i due scenari: i vicini di casa e i sanitari “curanti”, nel maneggiare le naturali esigenze di rispetto morale e ambientale dei malati che soffrono, non poco, essendo “sensibili a tutto”, come ho ricordato in precedenza. Ci sono, nel mondo, innumerevoli “vicini di casa” di malati di MCS, che fanno parte di quel 90% d’umanità che non è sensibile ad alcunché, mentre i secondi sono sensibili a tutto. È ovvio, e naturale, che i secondi, soffrendo irrimediabilmente, e sempre - notte e giorno – chiedano ai vicini la comprensione per le loro sofferenze e che rinuncino a esporli a condizioni ambientali patogene. Verosimilmente, la reiterazione quotidiana della richiesta dei secondi ai primi, di non far questo, di non far quello, magari con toni talora duri e scontrosi, il tutto spiegabile con le sofferenze patite dai malati, provoca l’insofferenza dei vicini di casa verso i malati di MCS, definiti stravaganti e fastidiosi. Va da sé che non si può imporre il sorriso e la serenità a tutti i cittadini, né ai malati, sofferenti, né ai vicini, infastiditi. Analogamente, possono andare i rapporti tra i malati e i ”curanti`”. Sui primi, è superfluo sprecare parole. Sui secondi, si può dire che, molto spesso, quasi sempre, ignorano l’entità nosologica in cartello, sia perché negli studi medici, nessuno glielo ha spiegato, sia perché non hanno mai avvertito la
  • 75. 74 motivazione a studiarla da sé. Troppo spesso, il medico nasconde la sua ignoranza sotto un approccio spregiativo o scostante, e offensivo per il paziente, oppure, peggio, è negazionista della verità nosologica della MCS-TILT, incivile! In questo triste scenario sociale, di pazzi, non ce n’è per davvero C’è’ solo gente che soffre e gente che è egoista e che non sa o non vuol capire chi soffre. Piuttosto, a proposito della “stranezza” dei malati di MCS- TILT, nella società moderna, non si può trascurare il triste fenomeno che li colpisce frequentemente, per opera di soggetti che potrebbero essere definiti crudeli, usando termini contenuti, ma il cui comportamento può e deve essere considerato di “criminali” veri e propri. Si tratta dello stalking. Con il termine inglese stalking (derivante da “to stalk”) si è soliti indicare una serie di atteggiamenti – comportamenti (c.d. atti persecutori) tenuti da un soggetto (c.d. stalker) nei confronti di un altro soggetto – vittima, mediante persecuzione e al fine di ingenerare nello stesso paura ed ansia, compromettendo, in tal modo, il normale svolgimento della vita quotidiana. Tali comportamenti costituiscono una condotta penalmente rilevante (art. 612 bis c.p.), che viene approfondita di seguito ricorrendo alla voce Stalking di Manuela Rinaldi riportata in ItalexPedia. QUADRO NORMATIVO DI RIFERIMENTO Nel 2008 il Consiglio dei Ministri ha approvato il disegno di legge recante “Misure contro gli atti persecutori”. Successivamente, è stato approvato il decreto legge del 23 febbraio 2009, n. 11 (Misure urgenti in materia di sicurezza pubblica e di contrasto alla violenza sessuale, nonché in tema di atti persecutori) con cui è stato istituito il reato di stalking (atti persecutori), mediante l’inserimento dell’articolo 612 bis del codice penale.
  • 76. 75 Tale decreto legge è stato, poi, convertito, con modificazioni, nella legge del 23 aprile 2009, n. 38. Nel titolo XII – delitti contro la persona – del codice penale, nella sezione III – dei delitti contro la libertà morale - è dunque stato introdotto l’articolo 612 bis il quale prevede che “Salvo che il fatto costituisca più grave reato, chiunque reiteratamente, con qualunque mezzo, minaccia o molesta taluno in modo tale da infliggergli un grave disagio psichico ovvero da determinare un giustificato timore per la sicurezza personale propria o di una persona vicina o comunque da pregiudicare in maniera rilevante il suo modo di vivere, è punito, a querela della persona offesa, con la reclusione da sei mesi a quattro anni“. Secondo la sentenza della Corte di Appello di Milano, sez. V penale, del 14 dicembre 2011, depositata in data 13 gennaio 2012, il delitto di atti persecutori (o stalking), previsto dall'art. 612 bis c. p., deve essere qualificato come fattispecie causale, caratterizzata da condotte alternative e da eventi disomogenei, ciascuno dei quali idoneo ad integrarla, i quali devono essere oggetto di rigoroso e puntuale accertamento da parte del giudice. In particolare, l'evento consistente nel "fondato timore per l'incolumità propria o di un prossimo congiunto o di persona [...] legata [all'agente] da relazione affettiva" dovrà essere desunto da una ponderata valutazione della gravità delle condotte e della loro idoneità a rappresentare una minaccia credibile di un pericolo incombente; mentre l'evento alternativo consistente nel "grave stato di ansia o di paura" andrà identificato in una condizione emotiva spiacevole, accompagnata da un senso di oppressione e da una notevole diminuzione dei poteri di controllo volontario e razionale, che deve essere grave e non passeggera e potrà assumere rilevanza penale anche se non si traduce in precise sindromi canonizzate dalla scienza medico- psicologica.