3. Che cosa chiedere alla storia?
«Nescire autem quid ante
quam natus sis acciderit,
idest semper esse puerum
[Il non sapere che cosa sia
accaduto prima che si sia
nati equivale all’essere
sempre fanciulli]»
(Cicerone)
4. Che cosa chiedere alla storia?
“La storia, in senso stretto, è la
scienza del passato umano. In senso
largo, essa studia il divenire così
della terra, del cielo e delle specie
come della civiltà. D’altra parte, in
senso concreto, il termine storia
designa una certa realtà; in senso
formale, la conoscenza di questa
realtà”
5. Che cosa chiedere alla storia?
“Scrivere e insegnare la storia: questo è il mio mestiere da
circa trentaquattr’anni. Un mestiere che mi ha portato a
sfogliare una grande quantità di documenti di età diverse, per
fare, quanto meglio mi fosse possibile, la cernita del vero e
del falso; e, anche, a guardare e ad osservare molto. Ho
sempre pensato, infatti, che il primo dovere di uno storico
consista – come diceva il mio maestro Pirenne –
nell’interessarsi alla «vita»”
6. Che cosa chiedere alla storia?
“La particolare attenzione che nelle mie opere ho dedicato
alle cose rurali ha rafforzato in me la convinzione che, se non
ci si china sul presente, è impossibile capire il passato: a uno
storico delle campagne, due buoni occhi per contemplare la
forma dei campi sono indispensabili quanto una certa
attitudine a leggere vecchi testi indecifrabili”
7. Che cosa chiedere alla storia?
“La storia influirà sulla nostra esistenza in un
modo tanto più efficace quanto meno avremo
cercato in essa anzitutto un interesse immediato”
9. Che cosa chiedere alla storia?
“Il ragionamento interviene soltanto per classificare e
interpretare i fatti. Le ipotesi devono di continuo rinforzarsi a
contatto con l’esperienza e sforzarsi, con fatica, di modellarsi
su di essa. A sua volta, l’azione economica – l’arte, se si
vuole, dopo la scienza – può bene cercare di utilizzare il reale
ai suoi fini (proponendosi dei fini e formulando dei giudizi di
valore, essa è azione e non più scienza). Negando il reale,
distruggerebbe se stessa.”
10. Che cosa chiedere alla storia?
“Giammai un fenomeno si riproduce esattamente negli stessi
identici termini. Per contro, riappaiono simili certi fattori la cui
combinazione varia in misura maggiore o minore. Occorre
ripeterlo? Fare variare questi fattori per valutarne gli effetti,
ecco precisamente in che cosa consiste un’esperienza, con
quanto tale parola comporta in prospettiva futura.
L’esperienza naturale che è l’esperienza storica si trova nella
stessa situazione delle altre.”
11. Che cosa chiedere alla storia?
“Ogni conoscenza umana, escluse le matematiche, si fonda sull’esperienza. Ma nel
vasto campo delle discipline di osservazione, c’è un settore privilegiato: quello delle
scienze che possono provocare l’esperienza, in una parola le scienze sperimentali. Il
fisico isola i fenomeni; isola i loro fattori; li combina a suo piacere: perciò acquista sul
mondo una padronanza incomparabile. Altre discipline, sfortunatamente, sono ridotte a
constatare e ad analizzare le esperienze spontanee che la realtà ci offre. Per scoprire
le cause dei fenomeni che esse studiano, sono costrette ad accontentarsi delle
svariate combinazioni che si producono da sé, a limitarsi a guardare, senza intervenire,
come, di fatto, la presenza o l’assenza di tale o talaltro fattore intervengano nel risultato
finale. Il loro ruolo si limita a saper bene scoprire, bene delimitare, bene scomporre, per
mezzo del ragionamento, le esperienze naturali.”
13. Che cosa chiedere alla storia?
“Si può sperare che un giorno lo studio del passato ci
conduca a stabilire leggi evolutive? Queste leggi ci
permetteranno di determinare certe rotture regolari
d’equilibrio, certe successioni di fasi e, di conseguenza,
quando ci troveremo in una fase data, di prevedere in
qualche misura e soprattutto di preparare la fase successiva?
Ciò, s’intende, salvo mantenere come solido parapetto il
famoso principio «toutes choses égales d’ailleurs»”
14. Che cosa chiedere alla storia?
“Infatti sempre dovrà essere specificato in modo netto che la legge è valida
soltanto per un milieu rispondente a certe condizioni date e che, se queste
condizioni di fondo vengono a mancare, cessa di applicarsi la periodicità. Un
giorno mi è sfuggito di dire che il progresso economico consiste in un seguito
di fallimenti: partendo dal «condono dei debiti» nell’Atene di Solone,
passando per la svalutazione monetaria, che ridusse a poca cosa le rendite
signorili del medioevo, per arrivare agli avvenimenti più recenti, sui quali è
inutile insistere. Se in questa boutade, di cui mi scuso, c’è una parte di verità,
forse qualcuno considererà una siffatta successione di equilibri e di
disequilibri degna di essere meditata dai creditori!”