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La Grande Pace
da “La ballata della Grande Guerra ”
di Roberto Piumini
100 anni sono passati…
I.C. Como Lago
scuola primaria “Francesco Baracca” Como
4 novembre 2018
Europa 1914
Triplice Intesa
Francia –Gran Bretagna - Russia
Triplice Alleanza
Germania – Austria Ungheria - Italia
Dopo quasi cent’anni senza guerra,
si arma, nell’Europa, ogni potenza:
Quelle centrali vogliono più terra,
le altre potenze fanno resistenza.
Si sono già spartite i continenti,
l’Africa e l’Asia, imperi coloniali:
ma i potenti non son mai contenti:
l’Europa si prepara ad altri mali.
Si armano gli Stati, bellicosi,
navi da guerra e grossi cannoni,
si scambiano messaggi minacciosi,
si stringono alleanze, alzano toni.
28 giugno 1914
attentato
In Serbia è ucciso un Duca: una scusa
ha l’Austria, per invadere il paese.
“E’ un’aggressione!” l’Inghilterra accusa,
lo stesso strilla il Governo francese.
Così scoppia la guerra, la maggiore
che, fino allora, il mondo abbia veduto,
la più piena di morti e di dolore,
la più orrenda in cui il mondo è caduto.
Ogni nazione crede alla vittoria:
“Viva la guerra!” si va proclamando.
Ogni nazione è convinta di gloria,
e partono gli eserciti, cantando.
Le madri e le mogli e le sorelle,
salutano i soldati alla partenza,
e quelli le salutano: “Ciao, belle!”
auguri, fiori, baci, non violenza.
I giovani arruolati se ne vanno,
restano a casa le donne e gli anziani
per fare tutti i lavori dell’anno,
pensando ai loro giovani lontani.
E dopo i canti e i baci, c’è la guerra,
fatta di corpi umani e di animali,
e spari, scoppi, sangue, fango, terra,
di qua o di là dal fronte, tutti uguali.
Dicevano, dall’una all’altra parte:
“Noi vinceremo in qualche settimana!”
Ma la guerra non è un gioco di carte,
la fine si fa sempre più lontana.
24 maggio 1915
Forse il fiume Piave davvero quel 24 maggio 1915 “mormorava calmo e placido”...
ma per i soldati al fronte e per tutti gli italiani da quel giorno cominciarono anni durissimi,
di sofferenze e di miseria...
II Piave mormorava
calmo a placido al passaggio
dei primi fanti, il ventiquattro maggio:
l’esercito marciava
per raggiunger la frontiera,
per far contro il nemico una barriera…
Muti passaron quella notte i fanti:
tacere bisognava, e andare avanti…
S’udiva, intanto, dalle amate sponde,
sommesso e lieve, il tripudiar dell’ onde.
Era un presagio dolce e lusinghiero.
Il Piave mormorò:
“Non passa lo straniero!”
.
l’Italia è in guerra!
https://www.youtube.com/watch?v=ufQj8HUjURU
Da meno di vent’anni, dagli uccelli,
hanno imparato gli uomini a volare,
e già, qui, come falchi sugli agnelli,
calano occhiuti, pronti ad artigliare.
Da aerei molto fragili, nel cielo,
cadono i semi della distruzione,
da casematte di cemento e gelo
sputa semi di morte il cannone.
La nostra scuola primaria è intitolata a Francesco Baracca
Si scavano dei solchi nella terra,
così profondi, mai se n’è veduti:
dentro, viventi semi della guerra,
stanno i soldati, spaventati e muti.
Passano i mesi, il vento, le stagioni,
nelle trincee scende pioggia e neve:
dentro, bagnate, gelide legioni
di veterani, e sempre nuove leve.
In patria, nelle fabbriche, le donne,
che facevano, prima, i mestieri
di casa e orto, sporcano le gonne
con l’olio d’officina, tra i neri
sbuffi e il frastuono dei macchinari
al posto di operai, ora soldati:
ma, anche se son donne, gli orari
di produzione restano immutati.
L’industria della guerra fa faville,
si fabbricano armi a tonnellate,
gli industriali guadagnano a mille,
mentre le donne sono consumate.
Al fronte, sopra i campi di battaglia,
attacchi, contrattacchi, avanti, indietro,
dalle trincee, su, verso la mitraglia,
per conquistare solo qualche metro.
Se non si è feriti, o non si muore,
si va per qualche giorno in retrovia,
a riposarsi un poco dal terrore,
scrivere lettere di nostalgia.
Le leggono le donne, silenziose,
e, se i bambini vogliono sapere,
dicono loro solo poche cose,
le più gloriose, quelle più leggere.
… E non c’è mai silenzio, sempre tuona
qualche cannone, un continuo fragore,
se senti il colpo è una cosa buona:
la palla viene prima del rumore.
E, nel silenzio, qualche volta arriva
il suono delle voci dei nemici,
voci come la tua, umana e viva,
vicine come quelle dei tuoi amici.
E altre voci, a volte, offesa e sfida,
anche al cielo, astiose e rabbiose,
battute sconce, lazzi, fischi, grida,
ordini di ufficiali, voci odiose.
… In terra, sotto terra, in aria, in mare,
quando, alla fine, vince il più forte,
questa orribile guerra può contare,
dieci milioni di persone morte.
Ma anche ai vivi, lascia quantità
di corpi ammalati o mutilati,
a volte ne rimane una metà,
mezze persone, resti di soldati.
Reduci con la guerra nella mente,
col rombo del cannone nel pensiero,
senza lavoro, a morir lentamente,
dentro un presente disperato e nero.
E altri dolori e danni, immisurati,
le vedovanze e le orfanità,
città e paesi e case rovinati:
un’altra guerra è la povertà.
E le Potenze? Ahi, di nuovo pronte
a nuove discussioni, accuse, offese,
contendersi un fiume, mezzo monte,
a chiedere i rimborsi per le spese.
Non pensano alla pace come un bene,
ma come al tempo per i buoni affari.
Non pensano a levare le catene,
pensano a spartirsi terre e mari.
Se andranno avanti in questo modo,
temo fra dieci anni, o quindici, o venti,
al massimo ventuno, rivedremo
ancora sfide, e armi, e reggimenti,
ascolteremo ancora, sulla terra,
il suono, il tuono orribile e profondo,
un altro tempo di violenza e guerra,
un’altra guerra assassina del mondo.
PROMEMORIA
Ci sono cose da fare ogni giorno:
lavarsi, studiare, giocare,
preparare la tavola
a mezzogiorno.
Ci sono cose da fare di notte:
chiudere gli occhi, dormire,
avere sogni da sognare,
e orecchie per non sentire.
Ci sono cose da non fare mai,
né di giorno né di notte,
né per mare né per terra:
per esempio, la guerra.
Gianni Rodari
II 4 novembre 1918 si conclude per l’Italia
il primo conflitto mondiale – la Grande Guerra –
Quel giorno venne firmato a Villa Giusti (Padova)​
l'armistizio con l'Impero austro-ungarico
In questa giornata si intende ancora ricordare,
tutti coloro che, anche giovanissimi,
hanno sacrificato la propria vita per un ideale di Patria
e di attaccamento al dovere,
nella speranza di una Grande Pace tra i popoli.
La Grande Guerra avrà definitivo termine
il giorno 11 novembre 1918

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La Grande Pace

  • 1. La Grande Pace da “La ballata della Grande Guerra ” di Roberto Piumini 100 anni sono passati… I.C. Como Lago scuola primaria “Francesco Baracca” Como 4 novembre 2018
  • 2. Europa 1914 Triplice Intesa Francia –Gran Bretagna - Russia Triplice Alleanza Germania – Austria Ungheria - Italia Dopo quasi cent’anni senza guerra, si arma, nell’Europa, ogni potenza: Quelle centrali vogliono più terra, le altre potenze fanno resistenza. Si sono già spartite i continenti, l’Africa e l’Asia, imperi coloniali: ma i potenti non son mai contenti: l’Europa si prepara ad altri mali. Si armano gli Stati, bellicosi, navi da guerra e grossi cannoni, si scambiano messaggi minacciosi, si stringono alleanze, alzano toni.
  • 3. 28 giugno 1914 attentato In Serbia è ucciso un Duca: una scusa ha l’Austria, per invadere il paese. “E’ un’aggressione!” l’Inghilterra accusa, lo stesso strilla il Governo francese.
  • 4. Così scoppia la guerra, la maggiore che, fino allora, il mondo abbia veduto, la più piena di morti e di dolore, la più orrenda in cui il mondo è caduto. Ogni nazione crede alla vittoria: “Viva la guerra!” si va proclamando. Ogni nazione è convinta di gloria, e partono gli eserciti, cantando. Le madri e le mogli e le sorelle, salutano i soldati alla partenza, e quelli le salutano: “Ciao, belle!” auguri, fiori, baci, non violenza. I giovani arruolati se ne vanno, restano a casa le donne e gli anziani per fare tutti i lavori dell’anno, pensando ai loro giovani lontani. E dopo i canti e i baci, c’è la guerra, fatta di corpi umani e di animali, e spari, scoppi, sangue, fango, terra, di qua o di là dal fronte, tutti uguali. Dicevano, dall’una all’altra parte: “Noi vinceremo in qualche settimana!” Ma la guerra non è un gioco di carte, la fine si fa sempre più lontana.
  • 5. 24 maggio 1915 Forse il fiume Piave davvero quel 24 maggio 1915 “mormorava calmo e placido”... ma per i soldati al fronte e per tutti gli italiani da quel giorno cominciarono anni durissimi, di sofferenze e di miseria... II Piave mormorava calmo a placido al passaggio dei primi fanti, il ventiquattro maggio: l’esercito marciava per raggiunger la frontiera, per far contro il nemico una barriera… Muti passaron quella notte i fanti: tacere bisognava, e andare avanti… S’udiva, intanto, dalle amate sponde, sommesso e lieve, il tripudiar dell’ onde. Era un presagio dolce e lusinghiero. Il Piave mormorò: “Non passa lo straniero!” . l’Italia è in guerra! https://www.youtube.com/watch?v=ufQj8HUjURU
  • 6. Da meno di vent’anni, dagli uccelli, hanno imparato gli uomini a volare, e già, qui, come falchi sugli agnelli, calano occhiuti, pronti ad artigliare. Da aerei molto fragili, nel cielo, cadono i semi della distruzione, da casematte di cemento e gelo sputa semi di morte il cannone. La nostra scuola primaria è intitolata a Francesco Baracca
  • 7. Si scavano dei solchi nella terra, così profondi, mai se n’è veduti: dentro, viventi semi della guerra, stanno i soldati, spaventati e muti. Passano i mesi, il vento, le stagioni, nelle trincee scende pioggia e neve: dentro, bagnate, gelide legioni di veterani, e sempre nuove leve.
  • 8. In patria, nelle fabbriche, le donne, che facevano, prima, i mestieri di casa e orto, sporcano le gonne con l’olio d’officina, tra i neri sbuffi e il frastuono dei macchinari al posto di operai, ora soldati: ma, anche se son donne, gli orari di produzione restano immutati. L’industria della guerra fa faville, si fabbricano armi a tonnellate, gli industriali guadagnano a mille, mentre le donne sono consumate.
  • 9. Al fronte, sopra i campi di battaglia, attacchi, contrattacchi, avanti, indietro, dalle trincee, su, verso la mitraglia, per conquistare solo qualche metro. Se non si è feriti, o non si muore, si va per qualche giorno in retrovia, a riposarsi un poco dal terrore, scrivere lettere di nostalgia.
  • 10. Le leggono le donne, silenziose, e, se i bambini vogliono sapere, dicono loro solo poche cose, le più gloriose, quelle più leggere.
  • 11. … E non c’è mai silenzio, sempre tuona qualche cannone, un continuo fragore, se senti il colpo è una cosa buona: la palla viene prima del rumore. E, nel silenzio, qualche volta arriva il suono delle voci dei nemici, voci come la tua, umana e viva, vicine come quelle dei tuoi amici. E altre voci, a volte, offesa e sfida, anche al cielo, astiose e rabbiose, battute sconce, lazzi, fischi, grida, ordini di ufficiali, voci odiose.
  • 12. … In terra, sotto terra, in aria, in mare, quando, alla fine, vince il più forte, questa orribile guerra può contare, dieci milioni di persone morte. Ma anche ai vivi, lascia quantità di corpi ammalati o mutilati, a volte ne rimane una metà, mezze persone, resti di soldati. Reduci con la guerra nella mente, col rombo del cannone nel pensiero, senza lavoro, a morir lentamente, dentro un presente disperato e nero. E altri dolori e danni, immisurati, le vedovanze e le orfanità, città e paesi e case rovinati: un’altra guerra è la povertà.
  • 13. E le Potenze? Ahi, di nuovo pronte a nuove discussioni, accuse, offese, contendersi un fiume, mezzo monte, a chiedere i rimborsi per le spese. Non pensano alla pace come un bene, ma come al tempo per i buoni affari. Non pensano a levare le catene, pensano a spartirsi terre e mari. Se andranno avanti in questo modo, temo fra dieci anni, o quindici, o venti, al massimo ventuno, rivedremo ancora sfide, e armi, e reggimenti, ascolteremo ancora, sulla terra, il suono, il tuono orribile e profondo, un altro tempo di violenza e guerra, un’altra guerra assassina del mondo.
  • 14. PROMEMORIA Ci sono cose da fare ogni giorno: lavarsi, studiare, giocare, preparare la tavola a mezzogiorno. Ci sono cose da fare di notte: chiudere gli occhi, dormire, avere sogni da sognare, e orecchie per non sentire. Ci sono cose da non fare mai, né di giorno né di notte, né per mare né per terra: per esempio, la guerra. Gianni Rodari II 4 novembre 1918 si conclude per l’Italia il primo conflitto mondiale – la Grande Guerra – Quel giorno venne firmato a Villa Giusti (Padova)​ l'armistizio con l'Impero austro-ungarico In questa giornata si intende ancora ricordare, tutti coloro che, anche giovanissimi, hanno sacrificato la propria vita per un ideale di Patria e di attaccamento al dovere, nella speranza di una Grande Pace tra i popoli. La Grande Guerra avrà definitivo termine il giorno 11 novembre 1918