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ANNO XXIV NUMERO 153 - PAG I IL FOGLIO QUOTIDIANO LUNEDÌ 1 LUGLIO 2019
L
ibra, la moneta virtuale lanciata da Facebook,
può diventare il catalizzatore delle preoccu-
pazioni che ruotano attorno al ricco e influen-
te mondo delle piattaforme. Forse per la pri-
ma volta, l’annuncio di una rivoluzionaria in-
novazione da parte di una delle grandi piattaforme di in-
ternet non è stata accolta dalla usuale retorica della
Silicon Valley sull’accrescimento della libertà e del be-
nesseredeiconsumatori.Piuttostocisonostatetantecriti-
chedapartedigovernatoridibanchecentrali,thinktanks,
giornalisti.
Ataleproposito,valelapenadievidenziarechenonci
sonosoltantoitimorichel’introduzionedellanuovamo-
neta virtuale sta sprigionando – e che spaziano dalle
conseguenze sulla stabilità finanziaria mondiale, ai ri-
schi di riciclaggio e assenza di trasparenza nei movi-
menti di capitali, dall’attacco alla residua sovranità fi-
nanziaria statale ai possibili pregiudizi per i consuma-
tori – ma libra è il simbolo più vistoso delle ambiguità
del capitalismo digitale.
Legrandipiattaformecheanimanolaretesonoinfatti
insostituibili strumenti di accrescimento del benessere
dei consumatori – perché ampliano enormemente le
possibilitàdiscelta,riduconoiprezzi,consentonolosvi-
luppo di offerte più personalizzate, rendono facilmente
accessibile una massa enorme di informazioni, riduco-
no i costi di transazione, forniscono innumerevoli servi-
zi che semplificano la vita di tutti noi – e si sono altresì
dimostrate indispensabili per le imprese, specie le più
piccole, che intendono raggiungere nuovi mercati e mi-
gliorare il loro business. Ma tutti questi vantaggi non
possono portare a sottovalutare i rischi che la rivoluzio-
ne digitale porta con sé per l’economia, la democrazia e
la società. Del resto tutte le rivoluzioni industriali del
passato, con i loro disruptive effects, hanno prodotto in-
sieme ai benefici grandi costi sociali, e il compito preci-
puo del potere pubblico è stato quello di mantenere i
benefici e limitare i costi e i rischi prodotti dal cambia-
mento.
Questasfidasiripeteoggi,solocheoggiilcambiamen-
to si verifica con una velocità estremamente più elevata
di quella conosciuta dalle rivoluzioni industriali del
passato e, per giunta, in un contesto politico e culturale
incuic’èstataquellacheEricSadin,inunlibrorecente,
ha chiamato la “siliconisation du monde”, cioè l’affer-
mazione a livello globale dell’ideologia della Silicon
Valley secondo cui attraverso le piattaforme l’umanità
raggiungerà un livello di libertà, di benessere e di auto-
nomia individuale impensabile per le passate civiltà.
Ora, però, questo clima sta cambiando e nel mondo si
sviluppano varie iniziative che vanno in una direzione
ben precisa: internet e le sue piattaforme hanno portato
enormibeneficiall’umanità,mairischinonsonodame-
noedègiuntofinalmenteilmomentodiaffrontarli.Que-
sta tendenza ha preso corpo, in tutto l’Occidente, nel
contesto, sempre più globale, del diritto antitrust e non
percaso:l’antitrust,infatti,sicolloca,findalsuoesordio
con lo Sherman Act, al crocevia tra il mercato, la demo-
crazia e la coesione sociale. Proprio negli Stati Uniti,
dove l’intervento antitrust sulle piattaforme digitali è
statoassaitimidosenoninesistenteinnomedellacapa-
cità dei mercati di autocorreggersi (secondo i dettami
della scuola di Chicago) e dell’esigenza di evitare che
l’interventopubblicobloccassel’innovazionecheconti-
nuamente si produce su internet, abbiamo avuto, negli
ultimissimi tempi, un florilegio di iniziative che mirano
a introdurre una robusta azione antitrust in considera-
zione della peculiarità dell’economia delle piattaforme
che spinge verso la creazione di nuovi monopoli. Essi
difficilmente possono essere scalzati da altri innovatori
perché le barriere all’entrata in questi mercati sono
praticamente insormontabili (le piattaforme hanno
spesso un “bottleneck power”). Non solo, i giganti della
rete possono anche fare leva sul potere di mercato che
hanno in un settore per espandersi in un altro settore a
spese dei concorrenti (il caso Goggle shopping deciso
dalla Commissione europea) e inoltre operando, in mol-
ticasi,simultaneamentecomegestoridiun“marketpla-
ce” e attori che vendono merci e servizi sullo stesso
“marketplace” (vedi Amazon) possono dettare le regole
e conformare gli algoritmi della piazza virtuale in modo
tale da risultare favoriti rispetto ai concorrenti che ven-
dono merci e servizi analoghi o da discriminare quelle
impresechenonutilizzanoiserviziaccessorifornitidal-
la piattaforma. Per non parlare del fatto che chi è domi-
nante in mercato entra in possesso di una tale quantità
di dati che, nell’”economia dei dati”, costituiscono una
fonte di potere economico che mette in una condizione
di insuperabile svantaggio chi, magari con servizi inno-
vativi, vorrebbe entrare nello stesso mercato.
In fin dei conti, gli innovatori di ieri divenuti i mono-
polisti di oggi possono bloccare l’innovazione. Ed è pro-
prio in nome della tutela dell’innovazione e degli effetti
positivicheessahasulbenesseredeiconsumatori,oltre
che sulla base delle peculiarità dell’economia delle
piattaforme, che il cosiddetto “Stigler Report” (cioè il
Rapporto sullo studio delle piattaforme digitali redatto
dal “George J. Stigler Center for the study of the Econo-
my and the State”, dell’Università di Chicago Booth
Schoool of Business), appena pubblicato, prospetta di
rivedere le interpretazioni e le categorie del diritto an-
titrust americano per consentire un più robusto inter-
vento nei mercati digitali. Al di là delle tecnicalità, la
vera rivoluzione copernicana consiste nel passaggio da
una fase in cui la cultura economica e giuridica metteva
in guardia dai rischio di “over enforcement”, sul pre-
supposto che in mercati dinamici l’intervento antitrust
puòrilevarsidannosoperchéincapacedicogliereivan-
taggi in termini di efficienza e di innovazione di prati-
che apparentemente anticoncorrenziali, alla nuova op-
posta affermazione secondo cui in questi mercati c’è un
forte “under-enforcement”. Il diritto antitrust deve ag-
giornarsi nelle interpretazione per aprire mercati che
altrimenti tendono irrimediabilmente a chiudersi.
LamedesimafilosofiastaprendendopiedeinEuropa,
dove la Commissione europea e le Autorità nazionali
hanno condannato in più occasioni i giganti della rete e
dove tutt’ora sono pendenti davanti a esse casi impor-
tanti, anche se predominano le incertezze sul quadro
concettuale di riferimento. In Europa, tra i vari docu-
menti, due in particolare stanno avendo un impatto im-
portante: “Competition policy for the digital era” da po-
co elaborato per la Commissione europea da tre autore-
voli economisti e “Unlocking digital competition” pub-
blicato nel marzo 2019 dall’Autorità della Concorrenza
delRegnoUnito.Ancheinquestidocumentitroviamola
stessa premessa: l’economia delle piattaforme ha delle
proprie peculiarità che spingono al monopolio e alla
chiusura dei mercati e non bisogna invocare lo spaurac-
chio dell’“over-enforcement” ma piuttosto renderci
conto che quello che va contrastato è l’“under-enforce-
ment”grazieaunarinnovatapoliticadellaconcorrenza.
Inunquadrocosìvivaceeinmovimento,l’Autoritàanti-
trustitaliana–cheèstatatrai“pionieri”nell’affrontare
i nodi dei mercati digitali – farà sicuramente sentire la
sua voce e perciò dobbiamo ascoltare con grande atten-
zionequellocheilnuovoautorevolepresidentedell’An-
titrust, Roberto Rustichelli, dirà domani in occasione
della sua prima relazione annuale al Parlamento.
Internetelesuepiattaformehannoportato
enormibeneficiall’umanità,mairischinonsono
damenoedègiuntoilmomentodiaffrontarli.
Questatendenzahapresocorponelcontesto,
semprepiùglobale,deldirittoantitrustenonper
caso:l’antitrust,infatti,sicollocaalcroceviatra
ilmercato,lademocraziaelacoesionesociale
L’economiadellepiattaformehadelleproprie
peculiarità che spingono al monopolio e alla
chiusura dei mercati e non bisogna invocare
lo spauracchio dell’“over-enforcement” ma
piuttosto renderci conto che quello che va
contrastatoèl’“under-enforcement”graziea
una rinnovata politica della concorrenza
L’azzardo finanziario della Silicon Valley
Libra,lamonetavirtualelanciatadaFacebook,èilsimbolopiùvistosodelleambiguitàdelcapitalismodigitale.Ildiritto
antitrustdeveaggiornarsi.Perchégliinnovatoridiieridivenutiimonopolistidioggipossonobloccarel’innovazione
di Giovanni Pitruzzella
Giovanni Pitruzzella, giurista, dal 2011 al 2018 è stato
presidente dell’Autorità garante della concorrenza e del
mercato. Dall’ottobre 2018 è avvocato generale alla Corte
di giustizia dell’Unione europea.
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  • 1. ANNO XXIV NUMERO 153 - PAG I IL FOGLIO QUOTIDIANO LUNEDÌ 1 LUGLIO 2019 L ibra, la moneta virtuale lanciata da Facebook, può diventare il catalizzatore delle preoccu- pazioni che ruotano attorno al ricco e influen- te mondo delle piattaforme. Forse per la pri- ma volta, l’annuncio di una rivoluzionaria in- novazione da parte di una delle grandi piattaforme di in- ternet non è stata accolta dalla usuale retorica della Silicon Valley sull’accrescimento della libertà e del be- nesseredeiconsumatori.Piuttostocisonostatetantecriti- chedapartedigovernatoridibanchecentrali,thinktanks, giornalisti. Ataleproposito,valelapenadievidenziarechenonci sonosoltantoitimorichel’introduzionedellanuovamo- neta virtuale sta sprigionando – e che spaziano dalle conseguenze sulla stabilità finanziaria mondiale, ai ri- schi di riciclaggio e assenza di trasparenza nei movi- menti di capitali, dall’attacco alla residua sovranità fi- nanziaria statale ai possibili pregiudizi per i consuma- tori – ma libra è il simbolo più vistoso delle ambiguità del capitalismo digitale. Legrandipiattaformecheanimanolaretesonoinfatti insostituibili strumenti di accrescimento del benessere dei consumatori – perché ampliano enormemente le possibilitàdiscelta,riduconoiprezzi,consentonolosvi- luppo di offerte più personalizzate, rendono facilmente accessibile una massa enorme di informazioni, riduco- no i costi di transazione, forniscono innumerevoli servi- zi che semplificano la vita di tutti noi – e si sono altresì dimostrate indispensabili per le imprese, specie le più piccole, che intendono raggiungere nuovi mercati e mi- gliorare il loro business. Ma tutti questi vantaggi non possono portare a sottovalutare i rischi che la rivoluzio- ne digitale porta con sé per l’economia, la democrazia e la società. Del resto tutte le rivoluzioni industriali del passato, con i loro disruptive effects, hanno prodotto in- sieme ai benefici grandi costi sociali, e il compito preci- puo del potere pubblico è stato quello di mantenere i benefici e limitare i costi e i rischi prodotti dal cambia- mento. Questasfidasiripeteoggi,solocheoggiilcambiamen- to si verifica con una velocità estremamente più elevata di quella conosciuta dalle rivoluzioni industriali del passato e, per giunta, in un contesto politico e culturale incuic’èstataquellacheEricSadin,inunlibrorecente, ha chiamato la “siliconisation du monde”, cioè l’affer- mazione a livello globale dell’ideologia della Silicon Valley secondo cui attraverso le piattaforme l’umanità raggiungerà un livello di libertà, di benessere e di auto- nomia individuale impensabile per le passate civiltà. Ora, però, questo clima sta cambiando e nel mondo si sviluppano varie iniziative che vanno in una direzione ben precisa: internet e le sue piattaforme hanno portato enormibeneficiall’umanità,mairischinonsonodame- noedègiuntofinalmenteilmomentodiaffrontarli.Que- sta tendenza ha preso corpo, in tutto l’Occidente, nel contesto, sempre più globale, del diritto antitrust e non percaso:l’antitrust,infatti,sicolloca,findalsuoesordio con lo Sherman Act, al crocevia tra il mercato, la demo- crazia e la coesione sociale. Proprio negli Stati Uniti, dove l’intervento antitrust sulle piattaforme digitali è statoassaitimidosenoninesistenteinnomedellacapa- cità dei mercati di autocorreggersi (secondo i dettami della scuola di Chicago) e dell’esigenza di evitare che l’interventopubblicobloccassel’innovazionecheconti- nuamente si produce su internet, abbiamo avuto, negli ultimissimi tempi, un florilegio di iniziative che mirano a introdurre una robusta azione antitrust in considera- zione della peculiarità dell’economia delle piattaforme che spinge verso la creazione di nuovi monopoli. Essi difficilmente possono essere scalzati da altri innovatori perché le barriere all’entrata in questi mercati sono praticamente insormontabili (le piattaforme hanno spesso un “bottleneck power”). Non solo, i giganti della rete possono anche fare leva sul potere di mercato che hanno in un settore per espandersi in un altro settore a spese dei concorrenti (il caso Goggle shopping deciso dalla Commissione europea) e inoltre operando, in mol- ticasi,simultaneamentecomegestoridiun“marketpla- ce” e attori che vendono merci e servizi sullo stesso “marketplace” (vedi Amazon) possono dettare le regole e conformare gli algoritmi della piazza virtuale in modo tale da risultare favoriti rispetto ai concorrenti che ven- dono merci e servizi analoghi o da discriminare quelle impresechenonutilizzanoiserviziaccessorifornitidal- la piattaforma. Per non parlare del fatto che chi è domi- nante in mercato entra in possesso di una tale quantità di dati che, nell’”economia dei dati”, costituiscono una fonte di potere economico che mette in una condizione di insuperabile svantaggio chi, magari con servizi inno- vativi, vorrebbe entrare nello stesso mercato. In fin dei conti, gli innovatori di ieri divenuti i mono- polisti di oggi possono bloccare l’innovazione. Ed è pro- prio in nome della tutela dell’innovazione e degli effetti positivicheessahasulbenesseredeiconsumatori,oltre che sulla base delle peculiarità dell’economia delle piattaforme, che il cosiddetto “Stigler Report” (cioè il Rapporto sullo studio delle piattaforme digitali redatto dal “George J. Stigler Center for the study of the Econo- my and the State”, dell’Università di Chicago Booth Schoool of Business), appena pubblicato, prospetta di rivedere le interpretazioni e le categorie del diritto an- titrust americano per consentire un più robusto inter- vento nei mercati digitali. Al di là delle tecnicalità, la vera rivoluzione copernicana consiste nel passaggio da una fase in cui la cultura economica e giuridica metteva in guardia dai rischio di “over enforcement”, sul pre- supposto che in mercati dinamici l’intervento antitrust puòrilevarsidannosoperchéincapacedicogliereivan- taggi in termini di efficienza e di innovazione di prati- che apparentemente anticoncorrenziali, alla nuova op- posta affermazione secondo cui in questi mercati c’è un forte “under-enforcement”. Il diritto antitrust deve ag- giornarsi nelle interpretazione per aprire mercati che altrimenti tendono irrimediabilmente a chiudersi. LamedesimafilosofiastaprendendopiedeinEuropa, dove la Commissione europea e le Autorità nazionali hanno condannato in più occasioni i giganti della rete e dove tutt’ora sono pendenti davanti a esse casi impor- tanti, anche se predominano le incertezze sul quadro concettuale di riferimento. In Europa, tra i vari docu- menti, due in particolare stanno avendo un impatto im- portante: “Competition policy for the digital era” da po- co elaborato per la Commissione europea da tre autore- voli economisti e “Unlocking digital competition” pub- blicato nel marzo 2019 dall’Autorità della Concorrenza delRegnoUnito.Ancheinquestidocumentitroviamola stessa premessa: l’economia delle piattaforme ha delle proprie peculiarità che spingono al monopolio e alla chiusura dei mercati e non bisogna invocare lo spaurac- chio dell’“over-enforcement” ma piuttosto renderci conto che quello che va contrastato è l’“under-enforce- ment”grazieaunarinnovatapoliticadellaconcorrenza. Inunquadrocosìvivaceeinmovimento,l’Autoritàanti- trustitaliana–cheèstatatrai“pionieri”nell’affrontare i nodi dei mercati digitali – farà sicuramente sentire la sua voce e perciò dobbiamo ascoltare con grande atten- zionequellocheilnuovoautorevolepresidentedell’An- titrust, Roberto Rustichelli, dirà domani in occasione della sua prima relazione annuale al Parlamento. Internetelesuepiattaformehannoportato enormibeneficiall’umanità,mairischinonsono damenoedègiuntoilmomentodiaffrontarli. Questatendenzahapresocorponelcontesto, semprepiùglobale,deldirittoantitrustenonper caso:l’antitrust,infatti,sicollocaalcroceviatra ilmercato,lademocraziaelacoesionesociale L’economiadellepiattaformehadelleproprie peculiarità che spingono al monopolio e alla chiusura dei mercati e non bisogna invocare lo spauracchio dell’“over-enforcement” ma piuttosto renderci conto che quello che va contrastatoèl’“under-enforcement”graziea una rinnovata politica della concorrenza L’azzardo finanziario della Silicon Valley Libra,lamonetavirtualelanciatadaFacebook,èilsimbolopiùvistosodelleambiguitàdelcapitalismodigitale.Ildiritto antitrustdeveaggiornarsi.Perchégliinnovatoridiieridivenutiimonopolistidioggipossonobloccarel’innovazione di Giovanni Pitruzzella Giovanni Pitruzzella, giurista, dal 2011 al 2018 è stato presidente dell’Autorità garante della concorrenza e del mercato. Dall’ottobre 2018 è avvocato generale alla Corte di giustizia dell’Unione europea. Trova questo quotidiano e tutti gli altri molto prima,ed in più riviste,libri,fumetti, audiolibri,e tanto altro,tutto gratis,su:https://marapcana.best