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TESI CONGRESSO P.A.T.T.
Mezzocorona - 13 Marzo 2016
RADICI – CULTURA – TRADIZIONI – IDENTITA’
Dicembre 2015
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RADICI – CULTURA – TRADIZIONI – IDENTITA’
“Bisogna dare un segnale di svolta e di cambiamento per recuperare e
salvaguardare quel poco che è rimasto della Nostra Identità Tirolese, la Vera e
Primaria Ragione Sociale, su cui si basa la Nostra Autonomia Speciale……”
PREMESSA
Stiamo vivendo un momento di congiuntura Europea e Mondiale veramente
particolare. Una situazione la cui evoluzione è tutta da decifrare, ma che non lascia
presagire nulla di positivo. Ciò nonostante penso che ogni realtà, grande o piccola che
sia, non debba perdere la Fiducia, ma debba invece guardare costantemente avanti.
Guardare avanti, ma sempre con un occhio di riguardo al passato, per capire, e per
non compiere gli stessi Errori ed “Orrori” di chi nel tempo ci ha preceduti.
Per questo, con il supporto di un Gruppo di Amici, ho deciso di metterci la faccia. Ho
osservato spesso come i “politicanti”, per il loro personale tornaconto, riescano a
interpretare, a rigirare ogni dichiarazione, ma quando ci sono affermazioni scritte e
votate, come quelle proclamate nella Primavera del 2012, che recitano….
“Dobbiamo guardare oltre e rilanciare l’autonomia in una visione propositiva e capace
di reinterpretare i tempi di oggi con i valori di ieri, con la creativa responsabilità che ci
apre al domani senza negare quello che siamo. L’identità, la nostra identità è un valore
competitivo che dobbiamo avere la capacità e l’orgoglio di investire nel nostro futuro.”
Con queste parole, nell’ultimo Congresso tenutosi nell’Aprile del 2012, il Segretario
Politico Franco Panizza, parlava dell’identità. La Nostra Identità che, con un Governo
Provinciale a Guida Autonomista, doveva essere Tutelata e Rilanciata.
Come ??? Per esempio con la Nomina da parte del Presidente di un “nostro”
assessore alla Cultura ed alla Protezione Civile, con una “nostra” gestione diretta delle
iniziative inerenti il Centenario della Prima Guerra Mondiale…. Di tutto questo, niente
di niente !!! Anzi, pieno appoggio da parte del Presidente all’adunata ANA del 2018
a Trento !!!
Se questo è difendere la Nostra Identità, sulla base di quanto dichiarato dal Segretario
Politico Franco Panizza… beh, direi che non ci siamo!!!
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Sono qui soprattutto per questo; per cercare in modo democratico di far ragionare il
PATT che deve cambiare rotta, che deve invertire questa “deriva” tutt’altro che
Coraggiosa !!!
Il Popolo Autonomista non è un monolite culturale, ma una sfera con tante
sfaccettature, tutte convergenti verso un unico centro, tutte equidistanti, tutte da
tenere in eguale considerazione. Per Otto Secoli Noi e la nostra Terra siamo stati
parte integrante di una Regione chiamata Tirolo, e solo da 100 anni siamo
forzatamente incorporati nello Stato “Italia”. Nel Tirolo plurilingue, noi eravamo il
punto di giuntura fra il ceppo tedesco e il ceppo italiano, e questo dato di fatto non è
mai stato per Noi un peso, bensì un vantaggio di cui eravamo e siamo pienamente
coscienti.
Per questo da sempre siamo portatori di una doppia Cultura, quella derivante dalla
parlata “italico-romanza” e dall’anima Mitteleuropea, e non dobbiamo ne’ vogliamo
rinunciare a nessuna delle due. Proprio per questo, dopo l’esperienza dell’ASAR, era
nato il PPTT, divenuto poi PPTT-UE. Nato e supportato dall’esigenza di salvaguardare
la nostra Identità Culturale, da quello che era stato il nazionalismo italiano sorto a
seguito della Prima Guerra Mondiale. Siamo stati obbligati con la forza a metterci su
una nuova strada, ci è stato negato a suo tempo quel plebiscito che tutte le regioni
d’Italia hanno avuto (anche se falsificato) e che avrebbe tenuto la nostra terra
sicuramente legata al Tirolo: oggi è impossibile negare questa verità, o nasconderla
con il silenzio.
Oggi il PATT deve ritrovare questa Verità, e promulgarla con forza: il Nostro Partito
deve tornare ad essere protagonista principale sulla scena politica, e non attore
succube e subalterno nel gioco degli equilibrismi “in punta di carega”. Deve mantenere
la propria Identità e non spalmare la propria linea politica su quella degli alleati di
governo; deve ritrovare la sua naturale collocazione, e non svendere la sua Anima per
cercare di conquistare potenziali candidati ed elettori che non sono, e non saranno
mai in grado di condividere i nostri ideali, il nostro essere in grado di autogovernarci,
senza ridurre l’Autonomia ad un mero esercizio di Economia Statico ed Improduttivo.
È sotto gli occhi di Tutti la Nostra titubanza su tematiche molto importanti. Ad esempio,
sulla questione PiRuBi o Valdastico qual dir si voglia, dipendiamo dal Veneto. Il PATT
sembra avere già deciso: farà quello che deciderà il Veneto. Stessa musica per l'alta
velocità dove a decidere saranno Bolzano e Verona. C'è confusione sulla Sanità, sul
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futuro Ospedale che dovrebbe sorgere fra Trento e Rovereto sotto l'ombrello di una
facoltà di medicina che dovrebbe aprirsi in una delle due Città. Non si sa cosa fare
delle aree….. ex Sloi, Italcementi, delle Albere, del futuro del Monte Bondone. Il
Partito pare nascondersi dietro il Governo Provinciale, invece di esserne parte attiva e
propositiva.
Invece il PATT deve tornare a fare Politica “sul” e “per” il Nostro Territorio, deve
tornare a distinguersi in modo “forte” dai partiti nazionali. Non può cancellare con un
comportamento strisciante quanto è stato fatto finora, rinnegando la propria Storia e
la propria Identità. Noi non vogliamo che si trasformi fino al punto tale da
assomigliare a quell’ammasso partitesco italiano in continua ebollizione, che si
autoalimenta esclusivamente per lo scopo di incassare denaro pubblico a fini quasi
sempre indirizzati agli interessi personali o di partito, tanto da portare nientemeno
che il Presidente della Repubblica Italiana Mattarella ad affermare che “in Italia
c’è una corruzione diffusa, come se ci fosse una sorta di concezione rapinatoria
della vita (dal Fatto Quotidiano del 14 maggio 2015)”.
Il PATT deve recuperare le proprie radici, la propria identità, la propria anima, quella di
Pruner, quella dell’ASAR. Solo in questo modo si potrà ricucire l’indispensabile
legame tra i vertici e la “base autonomista”, legame andato sempre più sfaldandosi
nel corso di questa legislatura. E’ fondamentale mantenere nel partito quell’UNITA’,
sottolineo UNITA’, che è la componente indispensabile, per la crescita sua e quella
della Nostra Terra Tirolese.
Noi non vogliamo spaccare il Partito, sia ben chiaro…… Anzi!
Noi lavoriamo perché esso torni a parlare di Cultura, di Tradizioni, di Radici,
perchè riaffermi la Verità della Nostra Millenaria Storia, in poche parole perché
recuperi la propria Identità Tirolese, la Primaria Ragione Sociale su cui si basa la
Nostra Autonomia “Speciale” !!!
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ANALISI DEI PRINCIPI FONDANTI E STATUTARI DEL PATT
L’attività del partito deve essere tesa a realizzare i dettami dello STATUTO e dei
PRINCIPI FONDANTI. Per far questo, è indispensabile CAMBIARE RADICALMENTE
ROTTA ALL’AZIONE POLITICA E DI GOVERNO, dando pari dignità e centralità alle
cosiddette “periferie”, anima dell’identità autonomista quanto, se non più dei centri
urbani.
Lo Statuto recita: “Il PATT ispira la propria azione politica ai valori
dell’Autonomia politica e culturale, del federalismo e dell’autogoverno, quali
tradizionali valori comuni delle popolazioni Trentino – Tirolesi e privilegia
l’anima Trentina autentica, le vallate e la montagna, la parte di società più
lontana dai centri di potere economico e politico. Auspica il mantenimento e la
valorizzazione delle Municipalità e delle Autonomie Comunali….”
Nella realtà, Mai azione amministrativa fu più accentratrice di quella portata avanti da
questa Giunta Provinciale a guida per cosi dire Autonomista. I Territori vengono
sistematicamente svuotati, a discapito della tanto decantata ed auspicata
“Territorialità”, con Azzeramento della funzione “Istituzionale” delle Comunità di Valle.
L’accorpamento forzato dei comuni stile “ventennio” è li a dimostrarlo. Non per niente
ho definito la riforma “Daldoss” una riforma “Tolomeiana” ……. Riforma basata su
ricatti economici e false promesse, con annullamento dell’Identità dei paesi, obbligati a
svendersi l’anima per sopravvivere. Questa è una Vergogna !!!
Altro aspetto della disintegrazione delle Valli, sono le ripetute azioni di accentramento
dei servizi al cittadino, in primis lo smantellamento degli Ospedali periferici, con
un’azione distruttiva programmata e mirata, mascherata dietro al paravento della
maggior sicurezza, in realtà per mera incapacità gestionale. Non parlo soltanto dei
punti nascita, anche se in questo specifico settore la sudditanza ai dettami romani ha
raggiunto livelli inaccettabili, fino al punto di esultare per l’emanazione di un Decreto
legge nazionale (quello dell’11.11.2015) che equipara le Provincie Autonome di Trento
e di Bolzano alle Regioni a Statuto Ordinario.
E’ l’intera organizzazione della sanità che fa acqua: assistiamo a scene di inaudita
gravità, all’accavallarsi di dichiarazioni contrastanti e di continuo palleggio di
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responsabilità; si parla di “razionalizzazione delle risorse” ma la realtà e’ una serie di
azioni inconsulte e deleterie.
Ora si sta pure ventilando l’unificazione della gestione delle Case di Riposo, sempre in
nome di immaginifici risparmi, invece di estenderne la capillarità sul territorio,
aumentando la capacità ricettiva per le persone non autosufficienti, e magari
individuando nuove forme di residenzialità per gli utenti autosufficienti ma soli……
sono proprio queste le strutture che devono essere vicine alle persone, alle famiglie,
alle Comunità. Solo chi ha conoscenza del territorio in cui lavora, riesce ad operare al
meglio dal punto di vista amministrativo ma e soprattutto, da quello SOCIALE E
UMANO.
Ultimo ma non ultimo, la destrutturazione del sistema scolastico, i tagli fatti con
l’accetta, gli accorpamenti ma soprattutto la sistematica chiusura delle scuole nei
piccoli centri. Specialmente quest’ultima azione contribuisce in maniera drammatica
allo svuotamento dei Nostri Paesi di montagna, praticamente TUTTI !!!
E’ inconcepibile e deleterio accentrare i servizi in questo modo: si finirà con
l’impoverire definitivamente la struttura sociale delle Valli, facendole MORIRE.
Lo Statuto recita: “Il PATT lavora per la semplificazione burocratica e
amministrativa, per avvicinare le istituzioni al cittadino, opponendosi a logiche
consociative tipiche della partitocrazia romana e si richiama anche nell’azione
politico-amministrativa al buon senso dei nostri padri.”
Nella realtà, il risparmio nella Pubblica Amministrazione, e parlo di Comuni, di
Comunità di Valle, di Sanità, di Scuola.. non si ottiene accorpando, accentrando,
portando tutto e tutti a Trento. Si ottiene semplificando e sburocratizzando….
Le gestioni associate potrebbero essere LA soluzione…… ma Non se sono
organizzate secondo la riforma Daldoss, usando un pallottoliere al posto della
coscienza e della conoscenza dei territori. Per fare un esempio, in Bassa Valsugana
abbiamo 21 Comuni, a breve saranno 18, ma sempre con 16 Segretari Comunali: con
una popolazione di 27.000 abitanti potrebbero bastarne 4 o 5 !!!
Questi sono i costi in esubero delle Municipalità, non i gettoni di presenza dei
Consiglieri.
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“Il PATT si batte per il raggiungimento di una completa autonomia su tutto il
territorio, con conseguente diritto all’autogoverno e all’autogestione
dell’economia, della finanza, della scuola, della cultura, della sanità, della
previdenza e delle politiche sociali, della giustizia e dell’ordine pubblico.”
Nella realtà, il Trentino Coraggioso, lo slogan per il futuro del PATT lanciato a
“Sambapolis”, stride con l’azione politica e amministrativa del governo provinciale a
guida Autonomista.
Paura di prendere delle decisioni autonome, sudditanza estrema nei confronti di
Roma, anche nei settori dove abbiamo competenza primaria, vedi Sanità. E poi,
abdicazione totale dei diritti economici acquisiti, accettazione supina dei diktat
finanziari. Ogni accordo è una svendita dell’autonomia e delle nostre risorse, che
usiamo per foraggiare e contribuire al “bene del NOSTRO???? Paese”.
Eclatante il cosiddetto “Patto di Garanzia” siglato a Roma nell’Ottobre del 2014 dai
Governatori Regionali Rossi e Kompatscher. Con quel famigerato “Patto di Garanzia”
abbiamo rinunciato a SEI MILIARDI e TRECENTO MILIONI di EURO basati su Ricorsi
contro una serie di Decreti emessi dall’allora Governo Monti. Ricorsi basati e giustificati
giuridicamente dai contenuti dei Nostri Statuti, i quali definiscono le norme su cui è
strutturata la Nostra Autonomia Speciale. Con quella firma non abbiamo perso solo il
“vile denaro” ma abbiamo RINUNCIATO DI FATTO alla NOSTRA AUTONOMIA !!!
Lo Statuto del PATT, fra le altre cose ricorda ed auspica… “il Diritto di
Occupazione dei lavoratori residenti nella propria terra con Precedenza su quelli
provenienti da altre Regioni….”
Nella realtà delle cose, quello che si sta verificando per esempio nel Comparto Scuola,
è abbastanza emblematico per tutto il mondo del lavoro, ed è a dir poco scandaloso.
Il Governo Provinciale, che ha competenza primaria in materia di gestione del
personale scolastico, con delibere di giunta ed atti del Dipartimento della Conoscenza,
ha modificato il sistema di reclutamento degli insegnanti. E’ stata istituita una quarta
fascia provinciale, dalla quale sono stati sistematicamente esclusi tutti i docenti
diplomati magistrali che da anni lavorano per la scuola trentina, favorendo invece
l’inserimento nelle Graduatorie per Titoli i neolaureati in “Scienze di Formazione
Primaria” di Tutta Italia.
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Questa operazione sta contribuendo a far si che venga meno il Lavoro ai Nostri
Insegnati Trentini, disconoscendo di fatto i contenuti del Nostro Statuto. Vengono così
discriminati, Insegnati Trentini Diplomati e Preparati; Insegnanti Trentini con Anni di
esperienza alle spalle; Insegnanti Trentini che hanno sostenuto regolari esami di
abilitazione per l’insegnamento delle Lingue Straniere. Insegnanti Trentini che, a
differenza dei “professori” provenienti dalla Campania piuttosto che dalla Sicilia,
potrebbero sicuramente contribuire in modo più “sentito” alla riuscita di quel Progetto
sul “Trilinguismo” fortemente voluto da Tutti Noi.
Lo Statuto recita: “Il PATT uniforma la sua azione politica ai principi morali
derivanti dalla tradizione cristiana delle genti trentine, applicati non solo
all’individuo, ma anche alle formazioni sociali naturali, quali la famiglia e il
popolo trentino.”
Nella realtà, l’attività legislativa del governo provinciale è stata bloccata per mesi dalla
legge antiomofobia (superata fin prima della discussione dalle bozze di legge
nazionali) e dal dibattito sull’adeguamento dei programmi scolastici alla cosi detta
“Teoria Gender” !!! Non dobbiamo essere succubi del PD e dei problemi di quel
partito con il suo elettorato. Possiamo ben capire “la coalizione”, ma su certe tematiche
dobbiamo un minimo di considerazione e di rispetto al nostro elettorato, che ha per
base la famiglia “tradizionale”. Dovremmo invece pretendere che il Consiglio
Provinciale si occupi di argomenti più pressanti e meritevoli di interesse, lasciando alle
famiglie il compito e la libertà di trasmettere ai figli le basi morali e civili con cui
affrontare il mondo ed i suoi cambiamenti.
Lo Statuto recita: “Il PATT valuterà l’apertura di nuove frontiere di governabilità
attraverso il confronto continuo e costruttivo verso tutte le varie anime
autonomiste.”
I partiti Autonomisti Sudtirolesi, hanno addirittura nominato una delegazione del
Consiglio Provinciale di Bolzano, per andare in Scozia e in Catalunya……e Noi???
Andiamo sempre e solo a Roma???
Non sarebbe forse il caso, di prevedere la Nomina di una apposita Commissione, da
parte dell’Ufficio di Presidenza della Dreier Landtag Euroregionale, che dovrebbe
essere composta da rappresentanti eletti nei Tre Consigli Provinciali di Trento –
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Bolzano – Innsbruck, che si rechi in veste Ufficiale in Catalunya e in Scozia, a
verificare come procede il pacifico processo di quelle Regioni d’Europa verso
l’Indipendenza ???
Lo Statuto recita: “Il PATT ribadisce la propria vocazione europeista e il proprio
impegno a collaborare con Bolzano ed Innsbruck per la realizzazione del
progetto politico della Euregio Trentino Tirolese, nella prospettiva POLITICO-
ISTITUZIONALE, nel quadro dell’evoluzione dell’Europa delle Regioni e dei
Territori.”
Nella realtà, l’Euregio Tirolese è ancora una scatola vuota, o meglio è un G.E.C.T. che
si basa su iniziative da portare avanti in modo transfrontaliero: potrebbe essere
considerato un Inizio. Manca però la volontà politica di costruirne il Futuro.
Per ISTITUZIONALIZZARE veramente la EUROREGIONE TIROLO, compresi i
Territori di “Magasa e Valvestino”, “Casotto e Pedemonte”, “Cortina – Colle Santa
Lucia – Livinallongo”, è indispensabile cominciare a pensare concretamente ad un
Referendum basato sulla Convenzione Internazionale sui diritti economici, sociali
e culturali, che definisce il Diritto all’Autodeterminazione di Un Popolo (Parte
Prima, art. 1). Convenzione che è stata ratificata dall’Italia con legge Nr. 881 del 1977.
Anche la SVP, a cui il PATT fa da sempre riferimento, nel Suo Statuto di Partito
contiene il chiaro riferimento al Diritto Internazionale all’Autodeterminazione o
Selbstbestimmung.
Quindi anche il Nostro Statuto, se veramente si crede alla Istituzionalizzazione in
modo “pacifico” della Euroregione Tirolo, dovrebbe essere integrato con un
apposito Articolo che preveda questa opportunità, a cui in extrema ratio potersi
appellare.
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PROPOSTE PER UNA LINEA POLITICA
Basata sui PRINCIPI FONDANTI del Nostro STATUTO, che sono:
RADICI - STORIA - CULTURA - TRADIZIONI - VERITÀ ……………. IDENTITA’
E’ da questi principi che bisogna ricominciare, per amministrare questo territorio cosi
speciale. L’autonomia deve partire dal basso, dalle piccole Comunità, per arrivare ai
più alti livelli Amministrativi. Deve partire dalla periferia che, riacquistata la possibilità di
gestire il territorio, torna pariteticamente centrale. Annullando il divario fra centro e
periferia, fra Valli e Città, l’Autonomia si diffonde capillarmente e diventa più Forte.
AUTONOMIA DELLE MUNICIPALITA’
Il primo gradino dell’autogoverno responsabile, i Nostri Comuni. Comuni che hanno
minimo Mille Anni di Storia (la Provincia Autonoma di Trento di anni ne ha appena
67!!). Cancellare le piccole municipalità significa depauperare il territorio. Svuotare di
competenze gli amministratori locali, vuol dire minare il senso di appartenenza. Non
si risparmia unificando a forza i Comuni, come fatto per Decreto dal Regime Fascista.
Non si vanificano anni di esperienze, gettando al vento risorse umane incalcolabili.
Si risparmia con le gestioni associate, che però in un territorio come il nostro, non
possono essere studiate a tavolino e formalizzate con un Decreto, con un’ Operazione
che accorpa zone disomogenee (vedi casi in Valsugana “Tutto il Tesino compreso
Bieno con Grigno ed Ospedaletto”, o Primiero “Canal San Bovo con Sagron Mis”),
tracciando righe a matita e creando ambiti sulla scorta di numeri derivanti da una
Tabella Excel.
Bisogna rispettare le peculiarità, le caratteristiche, la storia delle Comunità. Per farlo,
bisogna conoscerle a fondo, senza l’arroganza del potere, ma con l’umiltà della politica
che prima di tutto deve essere Servizio. Andiamo a vedere cosa succede dove la
politica di accorpamento è già stata portata a termine: la cancellazione dello spirito di
appartenenza ad un paese, ad una comunità, Dimensionata e Familiare, porta
all’allontanamento, allo sfinimento, allo sfascio, alla cancellazione dell’Identità,
all’Etnocidio di Un Popolo.
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I costi sociali aumentano, perché viene a mancare la cura, la solidarietà, il volontariato.
I piccoli centri si svuotano di Autonomia, di conseguenza di attività a favore della
Comunità. Alla fine diventano periferia della periferia, inaridiscono e muoiono, prima
dentro e poi fuori.
Proponiamo di cambiare rotta. Basta con l’incentivare le Fusioni dei Comuni, a meno
che non siano gli stessi Comuni a chiederlo; ma questo dovrebbe avvenire senza
pressioni e lusinghe di tipo economico.
Dobbiamo rivedere la forma giuridica delle Comunità di Valle, che come concepite non
servono quasi a niente, visto che devono sottostare alla Volontà della Conferenza dei
Sindaci. Devono diventare un Ente Istituzionale a Tutti gli effetti, come erano a suo
tempo i BEZIRKE (ancora in essere nel Nord Tirolo); Enti Territoriali che possano
gestire concretamente e senza interferenze, le risorse per mantenere a livello
Sovracomunale la Viabilità, l’Ambiente, la Cultura, la Sicurezza, gli Asili, le Scuole
Elementari, le Opere Pubbliche di Interesse Territoriale, il coordinamento della
Protezione Civile e quant’altro necessario per rendere veramente visibile quella
TERRITORIALITA’ che ridarebbe linfa e vigore all’economia periferica della nostra
Provincia.
CAPILLARITA DEL SISTEMA SCOLASTICO
Chiudere centri scolastici, privare i paesi delle scuole elementari, accorpare gli istituti,
vuol dire togliere l’anima ai centri più piccoli. Per costruire radicamento sul territorio, e
prevenirne l’abbandono, è fondamentale mantenere le scuole elementari in tutti i
paesi. Non è vero che grande sia migliore, che la globalizzazione sia qualcosa di
positivo, anzi… direi il contrario. Crescere generazioni future senza radici è
pericolosissimo…
Invece un’azione politica davvero attenta ai territori, deve perseguire il mantenimento
dell’attività scolastica di primo livello (scuola elementare) anche nei centri cosi detti
“minori”, ricorrendo se necessario alle tanto denigrate multiclassi, perché la qualità
dell’educazione non dipende certo dai numeri.
Guardiamo all’esempio austriaco, invece che a quello della Lombardia: in Austria le
scuole elementari sono presenti in TUTTI i paesi, anche nei più piccoli, in alcuni
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Länder addirittura le multiclassi sono i 2/3 del totale. I bambini vanno a scuola A PIEDI,
da soli, nel loro paese…. che così è, e resta LORO.
Tutto ciò è di fondamentale importanza anche per bilanciare gli effetti deleteri della
globalizzazione che, se esasperata, sradica e snatura. Al contrario, frequentare i primi
anni di scuola nel proprio paese, crea aggregazione sociale e familiare, aumenta il
senso di appartenenza ad una comunità, intensifica il legame con il territorio: tutto
questo si traduce a lungo termine in costi molto inferiori per l’intero comparto del
“sociale”, sia per la gestione ordinaria che per le emergenze. Perché una comunità
viva e coesa è più attenta alle proprie fasce deboli rispetto ad una società allargata e
globale, non ci sono dubbi su questo. L’INCLUSIONE comincia anche da qui.
E poi, parliamo anche di programmi scolastici: quelli ministeriali vanno integrati, con
l’Insegnamento dell’educazione civica in ambito prima di tutto locale, della storia della
nostra terra, della nostra identità, delle peculiarità del nostro territorio, dei motivi per
cui la nostra Regione è Autonoma.
Le nuove generazioni dovranno difendere la nostra Autonomia, farla crescere fino a
ché la Stessa possa diventare autogoverno e autodeterminazione. E la Scuola è il
luogo deputato dove seminare l’Autonomia nelle coscienze e nel DNA dei giovani,
perché facendo proprio il senso di appartenenza e di Heimat, siano protagonisti del
futuro. Solo chi ha coscienza e certezza delle proprie radici, avrà Ali per volare.
Anche in questo senso, i nostri Insegnanti Trentini dovrebbero essere tenuti in debita e
sacrosanta considerazione. Va rivisto il sistema dei punteggi, cercando nelle more del
diritto e nelle prerogative delle nostre competenze primarie, la possibilità di estrapolare
graduatorie particolari vincolate alle specifiche materie di insegnamento ed ai
programmi scolastici provinciali.
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DECENTRAMENTO DEI SERVIZI SANITARI
Lo smantellamento dei servizi sul territorio, iniziato nella precedente legislatura, sta
letteralmente distruggendo il nostro sistema sanitario. Anche qui la tendenza va
capovolta senza indugi. Il Partito non può e non deve sottostare alle logiche
accentratrici di una parte della coalizione, e lasciare ad altri (leggi: Gilmozzi piuttosto
che Olivieri) la difesa dei territori, e nemmeno può arroccarsi attorno al Governatore,
quando quest’ultimo sbaglia.
Non ci si nasconda dietro il paravento della carenza di risorse. Ai problemi economici
non si può reagire TAGLIANDO SCRITERIATAMENTE, quando i problemi sono dovuti
principalmente a CARENZE ORGANIZZATIVE. Quella sanitaria è un’azienda
elefantiaca che vive di autoreferenzialità, i cui vertici sembrano costantemente intenti a
farsi le scarpe a vicenda, invece che risolvere i problemi. Spetta alle forze di governo
scuoterla, prima che sia troppo tardi. All’Azienda Sanitaria vanno date direttive
precise, in primis deve essere ricostruito il rapporto di fiducia della popolazione nei
confronti dell’intero sistema ospedaliero provinciale, e questo può avvenire soltanto
rendendo i servizi ACCESSIBILI alla totalità della popolazione.
I Dirigenti dei distretti e degli Ospedali devono essere monitorati e monitorare, devono
essere loro in prima persona ad operare come se la struttura che dirigono fosse “il
LORO Ospedale, il LORO Distretto”. Devono essere responsabilizzati, motivati e se
serve CAMBIATI. Solo cosi saranno in grado di responsabilizzare e motivare i loro
colleghi e collaboratori, perché anche fra gli operatori sanitari si assiste ad uno
spaventoso calo di motivazione. Quando è l’infermiere piuttosto che l’OSS a sentirsi un
don Chisciotte, che combatte contro i mulini a vento della propria stessa dirigenza,
vuol dire che nell’apparato ci sono molte cose che non vanno….
Vanno analizzati i flussi di mobilità passiva, capire perché sono cosi importanti.
Suggerirei ai responsabili della sanità provinciale di testare, in incognito da utenti
comuni, per esempio l’ospedale di Bolzano, dove tanti nostri pazienti migrano, se
vogliono essere curati in maniera puntuale e soprattutto umana. Perché in quella
struttura un paziente istituzionale che accede per una cura a lungo termine, è seguito
SEMPRE dallo stesso medico in maniera del tutto automatica? Perché le nostre liste
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di attesa per l’attività istituzionale sono di una lunghezza scandalosa, mentre la stessa
prestazione in libera professione si riceve nel giro di due giorni?
Razionalizzare non vuol dire dirottare su Trento qualsiasi caso appena sopra la
soglia minima di problematicità o se arriva dopo le otto di sera. Tutte le strutture
periferiche devono funzionare al meglio soprattutto nel settore delle urgenze, mentre
ora si assiste ad un viavai incredibile di elicotteri ed ambulanze e al conseguente
intasamento delle Unita di Pronto Soccorso di Trento e Rovereto.
Razionalizzare non vuol dire pretendere che a Cles o a Tione si operi a cuore aperto,
ma questi centri, con Cavalese, dovrebbero essere l’eccellenza per la traumatologia
d’urgenza, vista la peculiarità del loro ambito di competenza, non ci vuole un master
per arrivarci, basta il buon senso…
Razionalizzare non vuol dire chiudere i punti nascita sotto i 500 parti, e nemmeno
quelli sotto i 200. Razionalizzare vuol dire riportare quel reparto ad essere il punto di
riferimento per le donne di quel bacino di utenza.
Razionalizzare non vuol dire spedire un ultraottantenne di Pozza di Fassa in medicina
intensiva a Rovereto, come se fosse un pacco, togliendo la possibilità ai familiari di
assisterlo e di accompagnarlo nel suo percorso di degenza.
Anche e soprattutto in questo settore il PATT deve tornare ad essere la forza politica
dei territori e DELLE PERSONE, prendendosi tutte le responsabilità che ha un partito
di governo.
CULTURA
Andrebbe rivista la politica Culturale che la Provincia Autonoma di Trento sta
perpetrando: è stato un errore gravissimo quello di lasciare questo settore ad altri,
invece di mantenerlo saldamente fra le competenze del PATT, che dovrebbe avere
innata dentro di sé la CULTURA DELLA POLITICA IDENTITARIA. Gli effetti si vedono
e sono devastanti.
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Basti pensare alla programmazione per il “Centenario” indirizzata in modo quasi
unilaterale e presieduta dal Museo Storico del Risorgimento di Rovereto.
Basti pensare alla questione Adunata ANA che si dovrebbe tenere a Trento nel 2018.
Nulla contro gli Alpini, intesi come base che lavora nel mondo del sociale e del
volontariato, ma qualcosa avrei da dire ai “Vertici ANA” che sostenuti dalla Giunta
Provinciale a guida Autonomista, rivendicano, forti del sentirsi Eredi della famigerata
“Legione Trentina” , questa “Storica Adunata”.
Noi chiediamo solamente lo spostamento ad altra data, poiché i vertici Nazionali di
quella che altro non è che un’associazione in armi, nel 2018 vogliono CELEBRARE
una Vittoria che NON è MAI stata accettata dalla Nostra Popolazione.
In qualità di LKdt Stv. del WTSB, mi sono speso assieme ai componenti della
Bundesleitung per far si che le commemorazioni inerenti la Prima Guerra Mondiale in
onore di TUTTI i Caduti di Tutte le Guerre, potessero essere fatte TUTTI Assieme;
Schützen, Alpini, Kaiserjäger, Landesschützen, Kaiserschützen, nonché Tutte le
rappresentanze di Tutti gli Eserciti dell’Europa e del Mondo.
Avevamo proposto ai Vertici ANA di Trento, per poter addivenire ad un effettivo
rappacificamento fra le parti, che nelle commemorazioni Ufficiali venisse issata
un’Unica Bandiera, quella Europea, al suono dell’omonimo Inno alla Gioia: questo per
testimoniare di aver finalmente metabolizzato gli orrori della guerra e tutte le tremende
vicende che il Nostro Territorio aveva subito, ancora vive nella memoria collettiva. La
risposta dei Vertici ANA è stata a dir poco sprezzante: “Noi siamo una Associazione
d’Arma. Il Nostro Protocollo Nazionale prevede; primo: il Suono della Leggenda del
Piave; secondo: l’alzabandiera del vessillo tricolore (sacro) al Suono dell’Inno di
Mameli”.
Non possiamo accettare questo modo di porsi, in perfetto stile da “ventennio”; non
possiamo accettare “Il Piave”: Non passa lo Straniero? Ma “Lo Straniero” eravamo e
siamo NOI. Per non parlare della sfilata con la cosiddetta “ bandiera di guerra”. E poi si
vuol parlare di Pace, di rispetto , di ricordo? Questi sono i frutti del continuare a
presentare in maniera nebulosa gli accadimenti, con la pretesa di chiamarli Storia,
occultando la verità.
Per Noi Autonomisti, accettare questa Adunata nel 2018 a Trento, è e rimane in ogni
caso un gravissimo errore Politico. Il PATT deve pertanto chiedere che venga rivista la
posizione del Governo Provinciale, ufficialmente espressa dal Presidente Ugo Rossi.
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SOSTEGNO DELLE ATTIVITA ECONOMICHE LEGATE AL TERRITORIO
E SVILUPPO DELLE MICRO-ECONOMIE INTEGRATE
Anche in questo settore, se la politica provinciale si fosse basata sul principio
dell’identità, del legame forte con il territorio, dell’amore per la propria Heimat, il nostro
sviluppo economico sarebbe stato completamente diverso. Solo per fare alcuni
esempi, di sicuro non ci sarebbero stati gli investimenti fallimentari per sostenere la
grande industria nei nostri fondovalle, le spinte alla fusione delle piccole cooperative
(nel settore vitivinicolo o nel lattiero-caseario) per creare dei mostri in perenne perdita,
i contributi per chiudere le piccole stalle familiari per incentivare solo immense aziende
agricole modello pianura padana, o quel proliferare di seconde case che ha completato
il processo di svendita del nostro territorio.
Anche qui, apriamo gli occhi, andiamo a “studiare” chi ha saputo sviluppare al
massimo il turismo, l’agricoltura, l’intera economia, salvaguardando e promuovendo
l’ambiente, la cultura, l’identità e facendo diventare tutto questo parte integrante di un
prodotto “a marchio”.
In questo particolare momento di contrazione economica, è indispensabile sostenere e
incentivare la microimprenditorialità. Parlo di aziende agricole tradizionali e familiari, di
agricoltura di montagna, di agriturismo vero, di riscoperta e di valorizzazione
dell’immenso patrimonio costituito dalle malghe e dagli alpeggi. Parlo di sinergia fra
agricoltura e turismo, di prodotti a chilometri zero, di “albergo diffuso”, di “Zimmer mit
Frühstück”. Parlo di artigianato, di artigianato creativo, di artigianato artistico, di
professionalità tradizionali da recuperare, da tramandare per creare nuove attività
occupazionali.
Bisogna trovare il sistema per sburocratizzare al massimo le piccole imprese di
montagna (non è possibile assoggettare la produzione di formaggio in malga alle
stesse norme CE vigenti per la Parmalat!); Bisogna agevolare le microattività
integrative, invece di criminalizzare il cosiddetto “secondo lavoro”;
Io non sono un economista, ma penso che forse non tutto è perduto, forse non è tardi
per invertire la rotta. Sono convinto che non si tratterebbe di “decrescita felice”, ma di
crescita magari lenta, ma costante. E chi, se non il PATT, può e deve farsi carico di
questo cambio di marcia?
17
CONCLUSIONI
Tante sarebbero le ulteriori tematiche da approfondire, ad esempio; Il LAVORO, la
VIABILITA’, la SICUREZZA, le POLITICHE GIOVANILI, la COOPERAZIONE. Sulla
Cooperazione mi limito solo ad evidenziare lo “strabismo” congenito che la attanaglia;
dovrebbe guardare a Nord, la storia lo dice, per consolidare e favorire il “Sistema
Euregio”, ma attirata dalle “Sirene Padane” si svende verso Sud.
Di TUTTO ciò sarà possibile discutere al nostro interno, ma soprattutto programmare
concretamente solo Se saremo in grado di far rispettare gli accordi internazionali
che ancorano e giustificano l’Autonomia Speciale anche al Nostro Territorio, e
non solo a quello di Bolzano.
Anche sulla questione Doppia Cittadinanza dobbiamo farci sentire, poiché la Storia lo
dice….. una Storia che in ogni circostanza emerge e conforta l’essenza delle Nostre
Radici Identitarie comuni agli amici di Bolzano e di Innsbruck !!!
Non si può girare la testa dall’altra parte e far finta di Non vedere. La Nostra
Autonomia, soprattutto quella della Provincia di Trento, è in estremo pericolo,
anche a causa nostra, se continuiamo a farne una mera questione territoriale,
invece che IDENTITARIA. Forse sarebbe il caso di difenderla in questo momento
cosi delicato andando non solo a Roma, ma anche A VIENNA, perché l’Austria ha
la funzione di tutela per l’intera Regione Trentino-Südtirol e quindi per le due
provincie di Bolzano e di TRENTO. Ricordo, quanto affermato dalla Presidente del
Parlamento Austriaco dott.ssa Barbara Prammer nel Novembre del 2011: “La funzione
di TUTELA deriva dall’Accordo di Parigi e dagli accordi successivi rilevanti ai sensi del
Diritto Internazionale e pertanto, nella misura ivi riconducibile, si riferisce anche alla
Regione Autonoma Trentino-Südtirol ed alla Provincia di Trento”.
Lo Stato “Italia” continua imperterrito nella sua azione di “taglio” sistematico delle
risorse, con continui attacchi denigratori nei Nostri confronti sui presunti privilegi di cui
godiamo. Dobbiamo ricordare allo Stato “Italia” che il Nostro Statuto d’Autonomia
prevede che i 9/10 di quanto prodotto dovrebbe “ritornare”.
Capisco la congiuntura economica. Capisco i costi della politica nazionale. Capisco
tantissime altre cose, ma allo stato di fatto stiamo navigando al ribasso verso i 6/10, ne
abbiamo già persi per strada 3!!! Studi internazionali dicono che la soglia di non ritorno,
dal punto di vista economico, per il sostentamento delle competenze di una terra
autonoma, è attorno ai 5/10. Non manca molto.
18
Certo, aumentano le competenze, lo Stato “Italia” ce ne darà altre.. E le risorse???
Un’Autonomia senza risorse, che Autonomia è??
Il PATT deve muoversi in questa direzione, anche senza gli altri partiti del panorama
provinciale. Dobbiamo rilanciare, inserendo nel Nostro Statuto, come a suo tempo
fatto dalla SVP, quel Diritto Internazionale all’Autodeterminazione –
Selbstbestimmung, a cui in “extrema ratio” potersi appellare.
Diritto che si rifà alla Convenzione Internazionale sui diritti economici, sociali e
culturali, che definisce il Diritto all’Autodeterminazione di Un Popolo (Parte
Prima, art. 1). Convenzione ratificata dall’Italia con legge Nr. 881 del 1977.
Si parla di revisione dello Statuto di Autonomia, ed in particolare di “Terzo Statuto”.
Viste le modifiche che si andranno ad apportare allo Statuto di Autonomia
Regionale; sottolineo REGIONALE, poiché la Tutela Internazionale parla di
“Regione”, e questo non dobbiamo Mai dimenticarlo! dobbiamo trovare la forza,
assieme a Bolzano, di inserire all’interno del Nuovo Statuto questo fondamentale
Diritto all’Autodeterminazione che in caso di necessità ci consenta di indire un
regolare Referendum.
Si devono riscoprire le Radici della Nostra Storia, della Nostra Cultura, delle Nostre
Tradizioni, per essere in grado di crescere verso il Futuro, traghettando la Nostra
“Piccola Patria fra i Monti” con tutti i suoi componenti, assieme alle Verità negate e
censurate, verso una meta di Libertà, che sicuramente Non sta nel paese “levantino”
posto a Sud di Borghetto !!!
Anche per questo, Vorremmo vedere Tutti i Sindaci dotarsi, quale simbolo di
rappresentanza delle proprie Comunità, del Medaglione con impresso il Simbolo del
Comune, come previsto dall’Art. 30 dell’Ordinamento dei Comuni – Regione Trentino
Südtirol - Articolo 7 del Decreto del Presidente della Giunta Regionale 12 Luglio 1984,
n. 12/L.
Questo in primis per ottemperare ad una Legge Regionale. Quella Regione che il
PATT difende. Quindi, secondo logica, dovrebbe contribuire a far recepire agli
amministratori, e nello specifico ai Sindaci, le Leggi che la Stessa emana. Ed in
secondo luogo, per dare Visibilità alla Nostra Specialità, alla Nostra Identità.
Mi auguro che almeno i Nostri Sindaci Autonomisti, quelli iscritti al PATT, facciano
finalmente propria questa Mia proposta.
19
SEGUIRE LA STRADA MAESTRA DELL’AUTONOMIA, DECIDERE FINALMENTE
DOVE VOGLIAMO ANDARE… O RITORNARE
Il principio dell’autodeterminazione, è fondamentale per vincolare l’autonomia non a
un vago Territorio Alpino, ma alla nostra Identità. E per poter finalmente scegliere
cosa vogliamo essere. Ma per far questo, dobbiamo ritrovare la nostra forza, nella
coscienza e nella fiducia di ciò che siamo.
Non dobbiamo aver paura di autogovernarci, lo abbiamo fatto per secoli.
La Nostra Autonomia Non deve fermarsi, Non deve implodere su se stessa, Non
deve essere remissiva e compiacente alle volontà “romane”. Ma Deve evolvere
verso un Futuro di Autogoverno, Deve ambire ad una Autonomia più che
Integrale, Deve pensare ad una forma di Indipendenza economica Propria,
basata sulle enormi risorse di cui il Nostro Territorio dispone, ma soprattutto,
Non deve aver paura di pensare in modo convinto ad Un Futuro che veda
nell’Europa delle Regioni, e nello specifico nella Euro Regione TIROLO la meta
finale !
Giuseppe Corona

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Radici – Cultura – Tradizioni – Identità

  • 1. 1 TESI CONGRESSO P.A.T.T. Mezzocorona - 13 Marzo 2016 RADICI – CULTURA – TRADIZIONI – IDENTITA’ Dicembre 2015
  • 2. 2 RADICI – CULTURA – TRADIZIONI – IDENTITA’ “Bisogna dare un segnale di svolta e di cambiamento per recuperare e salvaguardare quel poco che è rimasto della Nostra Identità Tirolese, la Vera e Primaria Ragione Sociale, su cui si basa la Nostra Autonomia Speciale……” PREMESSA Stiamo vivendo un momento di congiuntura Europea e Mondiale veramente particolare. Una situazione la cui evoluzione è tutta da decifrare, ma che non lascia presagire nulla di positivo. Ciò nonostante penso che ogni realtà, grande o piccola che sia, non debba perdere la Fiducia, ma debba invece guardare costantemente avanti. Guardare avanti, ma sempre con un occhio di riguardo al passato, per capire, e per non compiere gli stessi Errori ed “Orrori” di chi nel tempo ci ha preceduti. Per questo, con il supporto di un Gruppo di Amici, ho deciso di metterci la faccia. Ho osservato spesso come i “politicanti”, per il loro personale tornaconto, riescano a interpretare, a rigirare ogni dichiarazione, ma quando ci sono affermazioni scritte e votate, come quelle proclamate nella Primavera del 2012, che recitano…. “Dobbiamo guardare oltre e rilanciare l’autonomia in una visione propositiva e capace di reinterpretare i tempi di oggi con i valori di ieri, con la creativa responsabilità che ci apre al domani senza negare quello che siamo. L’identità, la nostra identità è un valore competitivo che dobbiamo avere la capacità e l’orgoglio di investire nel nostro futuro.” Con queste parole, nell’ultimo Congresso tenutosi nell’Aprile del 2012, il Segretario Politico Franco Panizza, parlava dell’identità. La Nostra Identità che, con un Governo Provinciale a Guida Autonomista, doveva essere Tutelata e Rilanciata. Come ??? Per esempio con la Nomina da parte del Presidente di un “nostro” assessore alla Cultura ed alla Protezione Civile, con una “nostra” gestione diretta delle iniziative inerenti il Centenario della Prima Guerra Mondiale…. Di tutto questo, niente di niente !!! Anzi, pieno appoggio da parte del Presidente all’adunata ANA del 2018 a Trento !!! Se questo è difendere la Nostra Identità, sulla base di quanto dichiarato dal Segretario Politico Franco Panizza… beh, direi che non ci siamo!!!
  • 3. 3 Sono qui soprattutto per questo; per cercare in modo democratico di far ragionare il PATT che deve cambiare rotta, che deve invertire questa “deriva” tutt’altro che Coraggiosa !!! Il Popolo Autonomista non è un monolite culturale, ma una sfera con tante sfaccettature, tutte convergenti verso un unico centro, tutte equidistanti, tutte da tenere in eguale considerazione. Per Otto Secoli Noi e la nostra Terra siamo stati parte integrante di una Regione chiamata Tirolo, e solo da 100 anni siamo forzatamente incorporati nello Stato “Italia”. Nel Tirolo plurilingue, noi eravamo il punto di giuntura fra il ceppo tedesco e il ceppo italiano, e questo dato di fatto non è mai stato per Noi un peso, bensì un vantaggio di cui eravamo e siamo pienamente coscienti. Per questo da sempre siamo portatori di una doppia Cultura, quella derivante dalla parlata “italico-romanza” e dall’anima Mitteleuropea, e non dobbiamo ne’ vogliamo rinunciare a nessuna delle due. Proprio per questo, dopo l’esperienza dell’ASAR, era nato il PPTT, divenuto poi PPTT-UE. Nato e supportato dall’esigenza di salvaguardare la nostra Identità Culturale, da quello che era stato il nazionalismo italiano sorto a seguito della Prima Guerra Mondiale. Siamo stati obbligati con la forza a metterci su una nuova strada, ci è stato negato a suo tempo quel plebiscito che tutte le regioni d’Italia hanno avuto (anche se falsificato) e che avrebbe tenuto la nostra terra sicuramente legata al Tirolo: oggi è impossibile negare questa verità, o nasconderla con il silenzio. Oggi il PATT deve ritrovare questa Verità, e promulgarla con forza: il Nostro Partito deve tornare ad essere protagonista principale sulla scena politica, e non attore succube e subalterno nel gioco degli equilibrismi “in punta di carega”. Deve mantenere la propria Identità e non spalmare la propria linea politica su quella degli alleati di governo; deve ritrovare la sua naturale collocazione, e non svendere la sua Anima per cercare di conquistare potenziali candidati ed elettori che non sono, e non saranno mai in grado di condividere i nostri ideali, il nostro essere in grado di autogovernarci, senza ridurre l’Autonomia ad un mero esercizio di Economia Statico ed Improduttivo. È sotto gli occhi di Tutti la Nostra titubanza su tematiche molto importanti. Ad esempio, sulla questione PiRuBi o Valdastico qual dir si voglia, dipendiamo dal Veneto. Il PATT sembra avere già deciso: farà quello che deciderà il Veneto. Stessa musica per l'alta velocità dove a decidere saranno Bolzano e Verona. C'è confusione sulla Sanità, sul
  • 4. 4 futuro Ospedale che dovrebbe sorgere fra Trento e Rovereto sotto l'ombrello di una facoltà di medicina che dovrebbe aprirsi in una delle due Città. Non si sa cosa fare delle aree….. ex Sloi, Italcementi, delle Albere, del futuro del Monte Bondone. Il Partito pare nascondersi dietro il Governo Provinciale, invece di esserne parte attiva e propositiva. Invece il PATT deve tornare a fare Politica “sul” e “per” il Nostro Territorio, deve tornare a distinguersi in modo “forte” dai partiti nazionali. Non può cancellare con un comportamento strisciante quanto è stato fatto finora, rinnegando la propria Storia e la propria Identità. Noi non vogliamo che si trasformi fino al punto tale da assomigliare a quell’ammasso partitesco italiano in continua ebollizione, che si autoalimenta esclusivamente per lo scopo di incassare denaro pubblico a fini quasi sempre indirizzati agli interessi personali o di partito, tanto da portare nientemeno che il Presidente della Repubblica Italiana Mattarella ad affermare che “in Italia c’è una corruzione diffusa, come se ci fosse una sorta di concezione rapinatoria della vita (dal Fatto Quotidiano del 14 maggio 2015)”. Il PATT deve recuperare le proprie radici, la propria identità, la propria anima, quella di Pruner, quella dell’ASAR. Solo in questo modo si potrà ricucire l’indispensabile legame tra i vertici e la “base autonomista”, legame andato sempre più sfaldandosi nel corso di questa legislatura. E’ fondamentale mantenere nel partito quell’UNITA’, sottolineo UNITA’, che è la componente indispensabile, per la crescita sua e quella della Nostra Terra Tirolese. Noi non vogliamo spaccare il Partito, sia ben chiaro…… Anzi! Noi lavoriamo perché esso torni a parlare di Cultura, di Tradizioni, di Radici, perchè riaffermi la Verità della Nostra Millenaria Storia, in poche parole perché recuperi la propria Identità Tirolese, la Primaria Ragione Sociale su cui si basa la Nostra Autonomia “Speciale” !!!
  • 5. 5 ANALISI DEI PRINCIPI FONDANTI E STATUTARI DEL PATT L’attività del partito deve essere tesa a realizzare i dettami dello STATUTO e dei PRINCIPI FONDANTI. Per far questo, è indispensabile CAMBIARE RADICALMENTE ROTTA ALL’AZIONE POLITICA E DI GOVERNO, dando pari dignità e centralità alle cosiddette “periferie”, anima dell’identità autonomista quanto, se non più dei centri urbani. Lo Statuto recita: “Il PATT ispira la propria azione politica ai valori dell’Autonomia politica e culturale, del federalismo e dell’autogoverno, quali tradizionali valori comuni delle popolazioni Trentino – Tirolesi e privilegia l’anima Trentina autentica, le vallate e la montagna, la parte di società più lontana dai centri di potere economico e politico. Auspica il mantenimento e la valorizzazione delle Municipalità e delle Autonomie Comunali….” Nella realtà, Mai azione amministrativa fu più accentratrice di quella portata avanti da questa Giunta Provinciale a guida per cosi dire Autonomista. I Territori vengono sistematicamente svuotati, a discapito della tanto decantata ed auspicata “Territorialità”, con Azzeramento della funzione “Istituzionale” delle Comunità di Valle. L’accorpamento forzato dei comuni stile “ventennio” è li a dimostrarlo. Non per niente ho definito la riforma “Daldoss” una riforma “Tolomeiana” ……. Riforma basata su ricatti economici e false promesse, con annullamento dell’Identità dei paesi, obbligati a svendersi l’anima per sopravvivere. Questa è una Vergogna !!! Altro aspetto della disintegrazione delle Valli, sono le ripetute azioni di accentramento dei servizi al cittadino, in primis lo smantellamento degli Ospedali periferici, con un’azione distruttiva programmata e mirata, mascherata dietro al paravento della maggior sicurezza, in realtà per mera incapacità gestionale. Non parlo soltanto dei punti nascita, anche se in questo specifico settore la sudditanza ai dettami romani ha raggiunto livelli inaccettabili, fino al punto di esultare per l’emanazione di un Decreto legge nazionale (quello dell’11.11.2015) che equipara le Provincie Autonome di Trento e di Bolzano alle Regioni a Statuto Ordinario. E’ l’intera organizzazione della sanità che fa acqua: assistiamo a scene di inaudita gravità, all’accavallarsi di dichiarazioni contrastanti e di continuo palleggio di
  • 6. 6 responsabilità; si parla di “razionalizzazione delle risorse” ma la realtà e’ una serie di azioni inconsulte e deleterie. Ora si sta pure ventilando l’unificazione della gestione delle Case di Riposo, sempre in nome di immaginifici risparmi, invece di estenderne la capillarità sul territorio, aumentando la capacità ricettiva per le persone non autosufficienti, e magari individuando nuove forme di residenzialità per gli utenti autosufficienti ma soli…… sono proprio queste le strutture che devono essere vicine alle persone, alle famiglie, alle Comunità. Solo chi ha conoscenza del territorio in cui lavora, riesce ad operare al meglio dal punto di vista amministrativo ma e soprattutto, da quello SOCIALE E UMANO. Ultimo ma non ultimo, la destrutturazione del sistema scolastico, i tagli fatti con l’accetta, gli accorpamenti ma soprattutto la sistematica chiusura delle scuole nei piccoli centri. Specialmente quest’ultima azione contribuisce in maniera drammatica allo svuotamento dei Nostri Paesi di montagna, praticamente TUTTI !!! E’ inconcepibile e deleterio accentrare i servizi in questo modo: si finirà con l’impoverire definitivamente la struttura sociale delle Valli, facendole MORIRE. Lo Statuto recita: “Il PATT lavora per la semplificazione burocratica e amministrativa, per avvicinare le istituzioni al cittadino, opponendosi a logiche consociative tipiche della partitocrazia romana e si richiama anche nell’azione politico-amministrativa al buon senso dei nostri padri.” Nella realtà, il risparmio nella Pubblica Amministrazione, e parlo di Comuni, di Comunità di Valle, di Sanità, di Scuola.. non si ottiene accorpando, accentrando, portando tutto e tutti a Trento. Si ottiene semplificando e sburocratizzando…. Le gestioni associate potrebbero essere LA soluzione…… ma Non se sono organizzate secondo la riforma Daldoss, usando un pallottoliere al posto della coscienza e della conoscenza dei territori. Per fare un esempio, in Bassa Valsugana abbiamo 21 Comuni, a breve saranno 18, ma sempre con 16 Segretari Comunali: con una popolazione di 27.000 abitanti potrebbero bastarne 4 o 5 !!! Questi sono i costi in esubero delle Municipalità, non i gettoni di presenza dei Consiglieri.
  • 7. 7 “Il PATT si batte per il raggiungimento di una completa autonomia su tutto il territorio, con conseguente diritto all’autogoverno e all’autogestione dell’economia, della finanza, della scuola, della cultura, della sanità, della previdenza e delle politiche sociali, della giustizia e dell’ordine pubblico.” Nella realtà, il Trentino Coraggioso, lo slogan per il futuro del PATT lanciato a “Sambapolis”, stride con l’azione politica e amministrativa del governo provinciale a guida Autonomista. Paura di prendere delle decisioni autonome, sudditanza estrema nei confronti di Roma, anche nei settori dove abbiamo competenza primaria, vedi Sanità. E poi, abdicazione totale dei diritti economici acquisiti, accettazione supina dei diktat finanziari. Ogni accordo è una svendita dell’autonomia e delle nostre risorse, che usiamo per foraggiare e contribuire al “bene del NOSTRO???? Paese”. Eclatante il cosiddetto “Patto di Garanzia” siglato a Roma nell’Ottobre del 2014 dai Governatori Regionali Rossi e Kompatscher. Con quel famigerato “Patto di Garanzia” abbiamo rinunciato a SEI MILIARDI e TRECENTO MILIONI di EURO basati su Ricorsi contro una serie di Decreti emessi dall’allora Governo Monti. Ricorsi basati e giustificati giuridicamente dai contenuti dei Nostri Statuti, i quali definiscono le norme su cui è strutturata la Nostra Autonomia Speciale. Con quella firma non abbiamo perso solo il “vile denaro” ma abbiamo RINUNCIATO DI FATTO alla NOSTRA AUTONOMIA !!! Lo Statuto del PATT, fra le altre cose ricorda ed auspica… “il Diritto di Occupazione dei lavoratori residenti nella propria terra con Precedenza su quelli provenienti da altre Regioni….” Nella realtà delle cose, quello che si sta verificando per esempio nel Comparto Scuola, è abbastanza emblematico per tutto il mondo del lavoro, ed è a dir poco scandaloso. Il Governo Provinciale, che ha competenza primaria in materia di gestione del personale scolastico, con delibere di giunta ed atti del Dipartimento della Conoscenza, ha modificato il sistema di reclutamento degli insegnanti. E’ stata istituita una quarta fascia provinciale, dalla quale sono stati sistematicamente esclusi tutti i docenti diplomati magistrali che da anni lavorano per la scuola trentina, favorendo invece l’inserimento nelle Graduatorie per Titoli i neolaureati in “Scienze di Formazione Primaria” di Tutta Italia.
  • 8. 8 Questa operazione sta contribuendo a far si che venga meno il Lavoro ai Nostri Insegnati Trentini, disconoscendo di fatto i contenuti del Nostro Statuto. Vengono così discriminati, Insegnati Trentini Diplomati e Preparati; Insegnanti Trentini con Anni di esperienza alle spalle; Insegnanti Trentini che hanno sostenuto regolari esami di abilitazione per l’insegnamento delle Lingue Straniere. Insegnanti Trentini che, a differenza dei “professori” provenienti dalla Campania piuttosto che dalla Sicilia, potrebbero sicuramente contribuire in modo più “sentito” alla riuscita di quel Progetto sul “Trilinguismo” fortemente voluto da Tutti Noi. Lo Statuto recita: “Il PATT uniforma la sua azione politica ai principi morali derivanti dalla tradizione cristiana delle genti trentine, applicati non solo all’individuo, ma anche alle formazioni sociali naturali, quali la famiglia e il popolo trentino.” Nella realtà, l’attività legislativa del governo provinciale è stata bloccata per mesi dalla legge antiomofobia (superata fin prima della discussione dalle bozze di legge nazionali) e dal dibattito sull’adeguamento dei programmi scolastici alla cosi detta “Teoria Gender” !!! Non dobbiamo essere succubi del PD e dei problemi di quel partito con il suo elettorato. Possiamo ben capire “la coalizione”, ma su certe tematiche dobbiamo un minimo di considerazione e di rispetto al nostro elettorato, che ha per base la famiglia “tradizionale”. Dovremmo invece pretendere che il Consiglio Provinciale si occupi di argomenti più pressanti e meritevoli di interesse, lasciando alle famiglie il compito e la libertà di trasmettere ai figli le basi morali e civili con cui affrontare il mondo ed i suoi cambiamenti. Lo Statuto recita: “Il PATT valuterà l’apertura di nuove frontiere di governabilità attraverso il confronto continuo e costruttivo verso tutte le varie anime autonomiste.” I partiti Autonomisti Sudtirolesi, hanno addirittura nominato una delegazione del Consiglio Provinciale di Bolzano, per andare in Scozia e in Catalunya……e Noi??? Andiamo sempre e solo a Roma??? Non sarebbe forse il caso, di prevedere la Nomina di una apposita Commissione, da parte dell’Ufficio di Presidenza della Dreier Landtag Euroregionale, che dovrebbe essere composta da rappresentanti eletti nei Tre Consigli Provinciali di Trento –
  • 9. 9 Bolzano – Innsbruck, che si rechi in veste Ufficiale in Catalunya e in Scozia, a verificare come procede il pacifico processo di quelle Regioni d’Europa verso l’Indipendenza ??? Lo Statuto recita: “Il PATT ribadisce la propria vocazione europeista e il proprio impegno a collaborare con Bolzano ed Innsbruck per la realizzazione del progetto politico della Euregio Trentino Tirolese, nella prospettiva POLITICO- ISTITUZIONALE, nel quadro dell’evoluzione dell’Europa delle Regioni e dei Territori.” Nella realtà, l’Euregio Tirolese è ancora una scatola vuota, o meglio è un G.E.C.T. che si basa su iniziative da portare avanti in modo transfrontaliero: potrebbe essere considerato un Inizio. Manca però la volontà politica di costruirne il Futuro. Per ISTITUZIONALIZZARE veramente la EUROREGIONE TIROLO, compresi i Territori di “Magasa e Valvestino”, “Casotto e Pedemonte”, “Cortina – Colle Santa Lucia – Livinallongo”, è indispensabile cominciare a pensare concretamente ad un Referendum basato sulla Convenzione Internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, che definisce il Diritto all’Autodeterminazione di Un Popolo (Parte Prima, art. 1). Convenzione che è stata ratificata dall’Italia con legge Nr. 881 del 1977. Anche la SVP, a cui il PATT fa da sempre riferimento, nel Suo Statuto di Partito contiene il chiaro riferimento al Diritto Internazionale all’Autodeterminazione o Selbstbestimmung. Quindi anche il Nostro Statuto, se veramente si crede alla Istituzionalizzazione in modo “pacifico” della Euroregione Tirolo, dovrebbe essere integrato con un apposito Articolo che preveda questa opportunità, a cui in extrema ratio potersi appellare.
  • 10. 10 PROPOSTE PER UNA LINEA POLITICA Basata sui PRINCIPI FONDANTI del Nostro STATUTO, che sono: RADICI - STORIA - CULTURA - TRADIZIONI - VERITÀ ……………. IDENTITA’ E’ da questi principi che bisogna ricominciare, per amministrare questo territorio cosi speciale. L’autonomia deve partire dal basso, dalle piccole Comunità, per arrivare ai più alti livelli Amministrativi. Deve partire dalla periferia che, riacquistata la possibilità di gestire il territorio, torna pariteticamente centrale. Annullando il divario fra centro e periferia, fra Valli e Città, l’Autonomia si diffonde capillarmente e diventa più Forte. AUTONOMIA DELLE MUNICIPALITA’ Il primo gradino dell’autogoverno responsabile, i Nostri Comuni. Comuni che hanno minimo Mille Anni di Storia (la Provincia Autonoma di Trento di anni ne ha appena 67!!). Cancellare le piccole municipalità significa depauperare il territorio. Svuotare di competenze gli amministratori locali, vuol dire minare il senso di appartenenza. Non si risparmia unificando a forza i Comuni, come fatto per Decreto dal Regime Fascista. Non si vanificano anni di esperienze, gettando al vento risorse umane incalcolabili. Si risparmia con le gestioni associate, che però in un territorio come il nostro, non possono essere studiate a tavolino e formalizzate con un Decreto, con un’ Operazione che accorpa zone disomogenee (vedi casi in Valsugana “Tutto il Tesino compreso Bieno con Grigno ed Ospedaletto”, o Primiero “Canal San Bovo con Sagron Mis”), tracciando righe a matita e creando ambiti sulla scorta di numeri derivanti da una Tabella Excel. Bisogna rispettare le peculiarità, le caratteristiche, la storia delle Comunità. Per farlo, bisogna conoscerle a fondo, senza l’arroganza del potere, ma con l’umiltà della politica che prima di tutto deve essere Servizio. Andiamo a vedere cosa succede dove la politica di accorpamento è già stata portata a termine: la cancellazione dello spirito di appartenenza ad un paese, ad una comunità, Dimensionata e Familiare, porta all’allontanamento, allo sfinimento, allo sfascio, alla cancellazione dell’Identità, all’Etnocidio di Un Popolo.
  • 11. 11 I costi sociali aumentano, perché viene a mancare la cura, la solidarietà, il volontariato. I piccoli centri si svuotano di Autonomia, di conseguenza di attività a favore della Comunità. Alla fine diventano periferia della periferia, inaridiscono e muoiono, prima dentro e poi fuori. Proponiamo di cambiare rotta. Basta con l’incentivare le Fusioni dei Comuni, a meno che non siano gli stessi Comuni a chiederlo; ma questo dovrebbe avvenire senza pressioni e lusinghe di tipo economico. Dobbiamo rivedere la forma giuridica delle Comunità di Valle, che come concepite non servono quasi a niente, visto che devono sottostare alla Volontà della Conferenza dei Sindaci. Devono diventare un Ente Istituzionale a Tutti gli effetti, come erano a suo tempo i BEZIRKE (ancora in essere nel Nord Tirolo); Enti Territoriali che possano gestire concretamente e senza interferenze, le risorse per mantenere a livello Sovracomunale la Viabilità, l’Ambiente, la Cultura, la Sicurezza, gli Asili, le Scuole Elementari, le Opere Pubbliche di Interesse Territoriale, il coordinamento della Protezione Civile e quant’altro necessario per rendere veramente visibile quella TERRITORIALITA’ che ridarebbe linfa e vigore all’economia periferica della nostra Provincia. CAPILLARITA DEL SISTEMA SCOLASTICO Chiudere centri scolastici, privare i paesi delle scuole elementari, accorpare gli istituti, vuol dire togliere l’anima ai centri più piccoli. Per costruire radicamento sul territorio, e prevenirne l’abbandono, è fondamentale mantenere le scuole elementari in tutti i paesi. Non è vero che grande sia migliore, che la globalizzazione sia qualcosa di positivo, anzi… direi il contrario. Crescere generazioni future senza radici è pericolosissimo… Invece un’azione politica davvero attenta ai territori, deve perseguire il mantenimento dell’attività scolastica di primo livello (scuola elementare) anche nei centri cosi detti “minori”, ricorrendo se necessario alle tanto denigrate multiclassi, perché la qualità dell’educazione non dipende certo dai numeri. Guardiamo all’esempio austriaco, invece che a quello della Lombardia: in Austria le scuole elementari sono presenti in TUTTI i paesi, anche nei più piccoli, in alcuni
  • 12. 12 Länder addirittura le multiclassi sono i 2/3 del totale. I bambini vanno a scuola A PIEDI, da soli, nel loro paese…. che così è, e resta LORO. Tutto ciò è di fondamentale importanza anche per bilanciare gli effetti deleteri della globalizzazione che, se esasperata, sradica e snatura. Al contrario, frequentare i primi anni di scuola nel proprio paese, crea aggregazione sociale e familiare, aumenta il senso di appartenenza ad una comunità, intensifica il legame con il territorio: tutto questo si traduce a lungo termine in costi molto inferiori per l’intero comparto del “sociale”, sia per la gestione ordinaria che per le emergenze. Perché una comunità viva e coesa è più attenta alle proprie fasce deboli rispetto ad una società allargata e globale, non ci sono dubbi su questo. L’INCLUSIONE comincia anche da qui. E poi, parliamo anche di programmi scolastici: quelli ministeriali vanno integrati, con l’Insegnamento dell’educazione civica in ambito prima di tutto locale, della storia della nostra terra, della nostra identità, delle peculiarità del nostro territorio, dei motivi per cui la nostra Regione è Autonoma. Le nuove generazioni dovranno difendere la nostra Autonomia, farla crescere fino a ché la Stessa possa diventare autogoverno e autodeterminazione. E la Scuola è il luogo deputato dove seminare l’Autonomia nelle coscienze e nel DNA dei giovani, perché facendo proprio il senso di appartenenza e di Heimat, siano protagonisti del futuro. Solo chi ha coscienza e certezza delle proprie radici, avrà Ali per volare. Anche in questo senso, i nostri Insegnanti Trentini dovrebbero essere tenuti in debita e sacrosanta considerazione. Va rivisto il sistema dei punteggi, cercando nelle more del diritto e nelle prerogative delle nostre competenze primarie, la possibilità di estrapolare graduatorie particolari vincolate alle specifiche materie di insegnamento ed ai programmi scolastici provinciali.
  • 13. 13 DECENTRAMENTO DEI SERVIZI SANITARI Lo smantellamento dei servizi sul territorio, iniziato nella precedente legislatura, sta letteralmente distruggendo il nostro sistema sanitario. Anche qui la tendenza va capovolta senza indugi. Il Partito non può e non deve sottostare alle logiche accentratrici di una parte della coalizione, e lasciare ad altri (leggi: Gilmozzi piuttosto che Olivieri) la difesa dei territori, e nemmeno può arroccarsi attorno al Governatore, quando quest’ultimo sbaglia. Non ci si nasconda dietro il paravento della carenza di risorse. Ai problemi economici non si può reagire TAGLIANDO SCRITERIATAMENTE, quando i problemi sono dovuti principalmente a CARENZE ORGANIZZATIVE. Quella sanitaria è un’azienda elefantiaca che vive di autoreferenzialità, i cui vertici sembrano costantemente intenti a farsi le scarpe a vicenda, invece che risolvere i problemi. Spetta alle forze di governo scuoterla, prima che sia troppo tardi. All’Azienda Sanitaria vanno date direttive precise, in primis deve essere ricostruito il rapporto di fiducia della popolazione nei confronti dell’intero sistema ospedaliero provinciale, e questo può avvenire soltanto rendendo i servizi ACCESSIBILI alla totalità della popolazione. I Dirigenti dei distretti e degli Ospedali devono essere monitorati e monitorare, devono essere loro in prima persona ad operare come se la struttura che dirigono fosse “il LORO Ospedale, il LORO Distretto”. Devono essere responsabilizzati, motivati e se serve CAMBIATI. Solo cosi saranno in grado di responsabilizzare e motivare i loro colleghi e collaboratori, perché anche fra gli operatori sanitari si assiste ad uno spaventoso calo di motivazione. Quando è l’infermiere piuttosto che l’OSS a sentirsi un don Chisciotte, che combatte contro i mulini a vento della propria stessa dirigenza, vuol dire che nell’apparato ci sono molte cose che non vanno…. Vanno analizzati i flussi di mobilità passiva, capire perché sono cosi importanti. Suggerirei ai responsabili della sanità provinciale di testare, in incognito da utenti comuni, per esempio l’ospedale di Bolzano, dove tanti nostri pazienti migrano, se vogliono essere curati in maniera puntuale e soprattutto umana. Perché in quella struttura un paziente istituzionale che accede per una cura a lungo termine, è seguito SEMPRE dallo stesso medico in maniera del tutto automatica? Perché le nostre liste
  • 14. 14 di attesa per l’attività istituzionale sono di una lunghezza scandalosa, mentre la stessa prestazione in libera professione si riceve nel giro di due giorni? Razionalizzare non vuol dire dirottare su Trento qualsiasi caso appena sopra la soglia minima di problematicità o se arriva dopo le otto di sera. Tutte le strutture periferiche devono funzionare al meglio soprattutto nel settore delle urgenze, mentre ora si assiste ad un viavai incredibile di elicotteri ed ambulanze e al conseguente intasamento delle Unita di Pronto Soccorso di Trento e Rovereto. Razionalizzare non vuol dire pretendere che a Cles o a Tione si operi a cuore aperto, ma questi centri, con Cavalese, dovrebbero essere l’eccellenza per la traumatologia d’urgenza, vista la peculiarità del loro ambito di competenza, non ci vuole un master per arrivarci, basta il buon senso… Razionalizzare non vuol dire chiudere i punti nascita sotto i 500 parti, e nemmeno quelli sotto i 200. Razionalizzare vuol dire riportare quel reparto ad essere il punto di riferimento per le donne di quel bacino di utenza. Razionalizzare non vuol dire spedire un ultraottantenne di Pozza di Fassa in medicina intensiva a Rovereto, come se fosse un pacco, togliendo la possibilità ai familiari di assisterlo e di accompagnarlo nel suo percorso di degenza. Anche e soprattutto in questo settore il PATT deve tornare ad essere la forza politica dei territori e DELLE PERSONE, prendendosi tutte le responsabilità che ha un partito di governo. CULTURA Andrebbe rivista la politica Culturale che la Provincia Autonoma di Trento sta perpetrando: è stato un errore gravissimo quello di lasciare questo settore ad altri, invece di mantenerlo saldamente fra le competenze del PATT, che dovrebbe avere innata dentro di sé la CULTURA DELLA POLITICA IDENTITARIA. Gli effetti si vedono e sono devastanti.
  • 15. 15 Basti pensare alla programmazione per il “Centenario” indirizzata in modo quasi unilaterale e presieduta dal Museo Storico del Risorgimento di Rovereto. Basti pensare alla questione Adunata ANA che si dovrebbe tenere a Trento nel 2018. Nulla contro gli Alpini, intesi come base che lavora nel mondo del sociale e del volontariato, ma qualcosa avrei da dire ai “Vertici ANA” che sostenuti dalla Giunta Provinciale a guida Autonomista, rivendicano, forti del sentirsi Eredi della famigerata “Legione Trentina” , questa “Storica Adunata”. Noi chiediamo solamente lo spostamento ad altra data, poiché i vertici Nazionali di quella che altro non è che un’associazione in armi, nel 2018 vogliono CELEBRARE una Vittoria che NON è MAI stata accettata dalla Nostra Popolazione. In qualità di LKdt Stv. del WTSB, mi sono speso assieme ai componenti della Bundesleitung per far si che le commemorazioni inerenti la Prima Guerra Mondiale in onore di TUTTI i Caduti di Tutte le Guerre, potessero essere fatte TUTTI Assieme; Schützen, Alpini, Kaiserjäger, Landesschützen, Kaiserschützen, nonché Tutte le rappresentanze di Tutti gli Eserciti dell’Europa e del Mondo. Avevamo proposto ai Vertici ANA di Trento, per poter addivenire ad un effettivo rappacificamento fra le parti, che nelle commemorazioni Ufficiali venisse issata un’Unica Bandiera, quella Europea, al suono dell’omonimo Inno alla Gioia: questo per testimoniare di aver finalmente metabolizzato gli orrori della guerra e tutte le tremende vicende che il Nostro Territorio aveva subito, ancora vive nella memoria collettiva. La risposta dei Vertici ANA è stata a dir poco sprezzante: “Noi siamo una Associazione d’Arma. Il Nostro Protocollo Nazionale prevede; primo: il Suono della Leggenda del Piave; secondo: l’alzabandiera del vessillo tricolore (sacro) al Suono dell’Inno di Mameli”. Non possiamo accettare questo modo di porsi, in perfetto stile da “ventennio”; non possiamo accettare “Il Piave”: Non passa lo Straniero? Ma “Lo Straniero” eravamo e siamo NOI. Per non parlare della sfilata con la cosiddetta “ bandiera di guerra”. E poi si vuol parlare di Pace, di rispetto , di ricordo? Questi sono i frutti del continuare a presentare in maniera nebulosa gli accadimenti, con la pretesa di chiamarli Storia, occultando la verità. Per Noi Autonomisti, accettare questa Adunata nel 2018 a Trento, è e rimane in ogni caso un gravissimo errore Politico. Il PATT deve pertanto chiedere che venga rivista la posizione del Governo Provinciale, ufficialmente espressa dal Presidente Ugo Rossi.
  • 16. 16 SOSTEGNO DELLE ATTIVITA ECONOMICHE LEGATE AL TERRITORIO E SVILUPPO DELLE MICRO-ECONOMIE INTEGRATE Anche in questo settore, se la politica provinciale si fosse basata sul principio dell’identità, del legame forte con il territorio, dell’amore per la propria Heimat, il nostro sviluppo economico sarebbe stato completamente diverso. Solo per fare alcuni esempi, di sicuro non ci sarebbero stati gli investimenti fallimentari per sostenere la grande industria nei nostri fondovalle, le spinte alla fusione delle piccole cooperative (nel settore vitivinicolo o nel lattiero-caseario) per creare dei mostri in perenne perdita, i contributi per chiudere le piccole stalle familiari per incentivare solo immense aziende agricole modello pianura padana, o quel proliferare di seconde case che ha completato il processo di svendita del nostro territorio. Anche qui, apriamo gli occhi, andiamo a “studiare” chi ha saputo sviluppare al massimo il turismo, l’agricoltura, l’intera economia, salvaguardando e promuovendo l’ambiente, la cultura, l’identità e facendo diventare tutto questo parte integrante di un prodotto “a marchio”. In questo particolare momento di contrazione economica, è indispensabile sostenere e incentivare la microimprenditorialità. Parlo di aziende agricole tradizionali e familiari, di agricoltura di montagna, di agriturismo vero, di riscoperta e di valorizzazione dell’immenso patrimonio costituito dalle malghe e dagli alpeggi. Parlo di sinergia fra agricoltura e turismo, di prodotti a chilometri zero, di “albergo diffuso”, di “Zimmer mit Frühstück”. Parlo di artigianato, di artigianato creativo, di artigianato artistico, di professionalità tradizionali da recuperare, da tramandare per creare nuove attività occupazionali. Bisogna trovare il sistema per sburocratizzare al massimo le piccole imprese di montagna (non è possibile assoggettare la produzione di formaggio in malga alle stesse norme CE vigenti per la Parmalat!); Bisogna agevolare le microattività integrative, invece di criminalizzare il cosiddetto “secondo lavoro”; Io non sono un economista, ma penso che forse non tutto è perduto, forse non è tardi per invertire la rotta. Sono convinto che non si tratterebbe di “decrescita felice”, ma di crescita magari lenta, ma costante. E chi, se non il PATT, può e deve farsi carico di questo cambio di marcia?
  • 17. 17 CONCLUSIONI Tante sarebbero le ulteriori tematiche da approfondire, ad esempio; Il LAVORO, la VIABILITA’, la SICUREZZA, le POLITICHE GIOVANILI, la COOPERAZIONE. Sulla Cooperazione mi limito solo ad evidenziare lo “strabismo” congenito che la attanaglia; dovrebbe guardare a Nord, la storia lo dice, per consolidare e favorire il “Sistema Euregio”, ma attirata dalle “Sirene Padane” si svende verso Sud. Di TUTTO ciò sarà possibile discutere al nostro interno, ma soprattutto programmare concretamente solo Se saremo in grado di far rispettare gli accordi internazionali che ancorano e giustificano l’Autonomia Speciale anche al Nostro Territorio, e non solo a quello di Bolzano. Anche sulla questione Doppia Cittadinanza dobbiamo farci sentire, poiché la Storia lo dice….. una Storia che in ogni circostanza emerge e conforta l’essenza delle Nostre Radici Identitarie comuni agli amici di Bolzano e di Innsbruck !!! Non si può girare la testa dall’altra parte e far finta di Non vedere. La Nostra Autonomia, soprattutto quella della Provincia di Trento, è in estremo pericolo, anche a causa nostra, se continuiamo a farne una mera questione territoriale, invece che IDENTITARIA. Forse sarebbe il caso di difenderla in questo momento cosi delicato andando non solo a Roma, ma anche A VIENNA, perché l’Austria ha la funzione di tutela per l’intera Regione Trentino-Südtirol e quindi per le due provincie di Bolzano e di TRENTO. Ricordo, quanto affermato dalla Presidente del Parlamento Austriaco dott.ssa Barbara Prammer nel Novembre del 2011: “La funzione di TUTELA deriva dall’Accordo di Parigi e dagli accordi successivi rilevanti ai sensi del Diritto Internazionale e pertanto, nella misura ivi riconducibile, si riferisce anche alla Regione Autonoma Trentino-Südtirol ed alla Provincia di Trento”. Lo Stato “Italia” continua imperterrito nella sua azione di “taglio” sistematico delle risorse, con continui attacchi denigratori nei Nostri confronti sui presunti privilegi di cui godiamo. Dobbiamo ricordare allo Stato “Italia” che il Nostro Statuto d’Autonomia prevede che i 9/10 di quanto prodotto dovrebbe “ritornare”. Capisco la congiuntura economica. Capisco i costi della politica nazionale. Capisco tantissime altre cose, ma allo stato di fatto stiamo navigando al ribasso verso i 6/10, ne abbiamo già persi per strada 3!!! Studi internazionali dicono che la soglia di non ritorno, dal punto di vista economico, per il sostentamento delle competenze di una terra autonoma, è attorno ai 5/10. Non manca molto.
  • 18. 18 Certo, aumentano le competenze, lo Stato “Italia” ce ne darà altre.. E le risorse??? Un’Autonomia senza risorse, che Autonomia è?? Il PATT deve muoversi in questa direzione, anche senza gli altri partiti del panorama provinciale. Dobbiamo rilanciare, inserendo nel Nostro Statuto, come a suo tempo fatto dalla SVP, quel Diritto Internazionale all’Autodeterminazione – Selbstbestimmung, a cui in “extrema ratio” potersi appellare. Diritto che si rifà alla Convenzione Internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, che definisce il Diritto all’Autodeterminazione di Un Popolo (Parte Prima, art. 1). Convenzione ratificata dall’Italia con legge Nr. 881 del 1977. Si parla di revisione dello Statuto di Autonomia, ed in particolare di “Terzo Statuto”. Viste le modifiche che si andranno ad apportare allo Statuto di Autonomia Regionale; sottolineo REGIONALE, poiché la Tutela Internazionale parla di “Regione”, e questo non dobbiamo Mai dimenticarlo! dobbiamo trovare la forza, assieme a Bolzano, di inserire all’interno del Nuovo Statuto questo fondamentale Diritto all’Autodeterminazione che in caso di necessità ci consenta di indire un regolare Referendum. Si devono riscoprire le Radici della Nostra Storia, della Nostra Cultura, delle Nostre Tradizioni, per essere in grado di crescere verso il Futuro, traghettando la Nostra “Piccola Patria fra i Monti” con tutti i suoi componenti, assieme alle Verità negate e censurate, verso una meta di Libertà, che sicuramente Non sta nel paese “levantino” posto a Sud di Borghetto !!! Anche per questo, Vorremmo vedere Tutti i Sindaci dotarsi, quale simbolo di rappresentanza delle proprie Comunità, del Medaglione con impresso il Simbolo del Comune, come previsto dall’Art. 30 dell’Ordinamento dei Comuni – Regione Trentino Südtirol - Articolo 7 del Decreto del Presidente della Giunta Regionale 12 Luglio 1984, n. 12/L. Questo in primis per ottemperare ad una Legge Regionale. Quella Regione che il PATT difende. Quindi, secondo logica, dovrebbe contribuire a far recepire agli amministratori, e nello specifico ai Sindaci, le Leggi che la Stessa emana. Ed in secondo luogo, per dare Visibilità alla Nostra Specialità, alla Nostra Identità. Mi auguro che almeno i Nostri Sindaci Autonomisti, quelli iscritti al PATT, facciano finalmente propria questa Mia proposta.
  • 19. 19 SEGUIRE LA STRADA MAESTRA DELL’AUTONOMIA, DECIDERE FINALMENTE DOVE VOGLIAMO ANDARE… O RITORNARE Il principio dell’autodeterminazione, è fondamentale per vincolare l’autonomia non a un vago Territorio Alpino, ma alla nostra Identità. E per poter finalmente scegliere cosa vogliamo essere. Ma per far questo, dobbiamo ritrovare la nostra forza, nella coscienza e nella fiducia di ciò che siamo. Non dobbiamo aver paura di autogovernarci, lo abbiamo fatto per secoli. La Nostra Autonomia Non deve fermarsi, Non deve implodere su se stessa, Non deve essere remissiva e compiacente alle volontà “romane”. Ma Deve evolvere verso un Futuro di Autogoverno, Deve ambire ad una Autonomia più che Integrale, Deve pensare ad una forma di Indipendenza economica Propria, basata sulle enormi risorse di cui il Nostro Territorio dispone, ma soprattutto, Non deve aver paura di pensare in modo convinto ad Un Futuro che veda nell’Europa delle Regioni, e nello specifico nella Euro Regione TIROLO la meta finale ! Giuseppe Corona